Il Tutto e la Parte
Collana di storia delle idee politiche e sociali
4.
C’è una legge dello Stato che punisce coloro che fotocopiano o mi-
crofilmano i libri senza autorizzazione. Una legge che non è solo italia-
na. Una legge di cui già molti editori si sono serviti per difendere i
propri diritti.
Ma al di là di questa legge, anzi al di là di tutte le leggi del diritto,
c’è la legge dell’etica. E l’etica comanda di riconoscere che il libro, in
quanto frutto di un lavoro comune tra l’autore e l’editore, in quanto
patrimonio di una memoria storica e di una cultura sempre viva, non
può e non deve morire.
Coloro che fotocopiano un libro, ne vogliono la fine. E forse non lo
sanno, o fingono di non saperlo. Colpevoli, comunque. Colpevoli di-
nanzi a quel tribunale del mondo che mai ergendosi a giustiziere, e
mai utilizzando il diritto come strumento di rivalsa o di rancore, pre-
suppone l’onestà nei costumi e la dignità di ogni lavoratore.
Il resto, ancora una volta, è silenzio.
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EDIZIONI ETS
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Stefano Visentin
LA LIBERTÀ NECESSARIA
TEORIA E PRATICA DELLA DEMOCRAZIA IN SPINOZA
EDIZIONI ETS
Introduzione
LA LIBERTÀ NECESSARIA. TEORIA E PRATICA DELLA DEMOCRAZIA
IN SPINOZA
1. La filosofia minacciata
È dallo scambio epistolare tra Spinoza e Henry Oldenburg
che emergono le prime notizie attorno alla stesura del Trattato
teologico-politico e ai motivi che inducono il filosofo olandese a
comporlo. In una lettera del 16651, infatti, lo scienziato tedesco
emigrato in Inghilterra, dove fu tra i fondatori della Royal So-
ciety, manifesta una grande curiosità per gli sviluppi del nuovo
lavoro dell’amico, nel quale la ricerca filosofica tocca l’ambito
della teologia, fino quasi a confondersi con essa: «Vedo che voi,
più che filosofando, state se così è lecito dire, teologizzando,
con le vostre meditazioni intorno agli angeli, alle profezie e ai
miracoli»2. Il riferimento all’orizzonte teologico, che tanto inte-
resse muove in Oldenburg, indica l’apertura di un nuovo spa-
zio d’indagine, a fianco (ma anche in simbiosi) del graduale
processo di maturazione del sistema filosofico spinoziano, de-
stinato a confluire nell’Etica. Si tratta di una ricerca «intorno al
1 Si tratta della lettera XXIX, scritta tra il 4 settembre (data di una lettera inviata
da Spinoza ed andata perduta) ed il 12 ottobre 1665 (data della lettera XXXI). L’epi-
stolario spinoziano è nel IV volume degli Opera, ed è stato integralmente tradotto in B.
SPINOZA, Epistolario, a cura di A. Droetto, Einaudi, Torino, 1974 (I ed. 1951).
2 Opera, IV, p. 165 (trad. it. p. 162). Un’analisi della ricezione del Trattato teologi-
co-politico da parte di Oldenburg è presente in E. CURLEY, Homo audax. Leibniz, Ol-
denburg and Theological-political Treatise, in «Studia Leibnitiana Supplementa»,
XXVII, 1990, pp. 277-312, nonché in S. HUTTON, Henry Oldenburg (1617/20-1677)
and Spinoza, in L’hérésie spinoziste. La discussion sur le Tractatus theologico-politicus,
1670-1677, e la réception immédiate du spinozisme, atti del Convegno internazionale di
Cortona, 10-14 aprile 1991, a cura di P. Cristofolini, APA – Holland University Press,
Amsterdam & Maarssen, 1995, pp. 106-19.
22 La libertà necessaria
anche Spinoza5.
Ma dalla lettera a Oldenburg emergono anche i segni di un
atteggiamento nei confronti della contingenza storica ben di-
verso dall’impegno che il passo citato in precedenza sembrava
suggerire; poche righe sopra, infatti, riflettendo sulla sanguino-
sa guerra in corso tra le Province Unite dei Paesi Bassi e l’In-
ghilterra, Spinoza afferma: «Quanto a me, invece, queste masse
armate non mi fanno né ridere, né piangere, ma piuttosto mi
muovono a filosofare e a osservare più attentamente la natura
umana»6. Si tratta dell’enunciazione succinta di un programma
metodologico che verrà ripreso e di fatto confermato sia nell’E-
tica, sia nel Trattato politico7, e che, a una prima lettura, sembra
invitare a prendere una chiara distanza dal fluire convulso delle
vicende degli uomini e degli Stati, per trovare invece nella me-
ditazione filosofica un rifugio sicuro. Forte è l’impressione di
un’ambivalenza del discorso spinoziano, oscillante tra l’inten-
zione di intervenire direttamente nella vita politica del suo pae-
se e il proposito opposto di isolarsi per poter raggiungere una
distanza dagli avvenimenti tale da garantire la scientificità del-
l’osservazione: un’ambivalenza che tocca il cuore della riflessio-
ne filosofica spinoziana, rivelando il tratto estremamente pro-
blematico, se non addirittura aporetico, di quella saldatura tra
libertà e necessità che rappresenta uno dei cardini della sua on-
tologia8. Da un lato, infatti, la partecipazione alla battaglia teo-
5 È stato già C. GEBHARDT, Die Schriften des Uriel da Costa,, «Bibliotheca Spino-
zana», vol. II, M. Hertzberger, Amsterdam, 1922, a riconoscere nel naturalismo di
Uriel Da Costa assonanze con la successiva filosofia spinoziana. In tempi più recenti,
oltre alla monografia di J.P. OSIER, D’Uriel da Costa a Spinoza, Berg International, Pa-
ris, 1983, cfr. G. ALBIAC, La sinagoga vacía. Un estudio de las fuentas marranas del espi-
nosismo, Hiperión, Madrid, 1987, Y. YOVEL, Spinoza and Other Heretics, vol. I: The
Marrano of Reason, Princeton University Press, Princeton, 1989, e R.H. POPKIN, Was
Spinoza a Marrano of Reason?, in «Philosophia», XX, 1990, pp. 243-46, i quali hanno
affrontato, con prospettive ed esiti peraltro assai differenti, il tema del nesso tra la spe-
culazione di Spinoza e l’universo teorico e psicologico del marranismo.
6 Lettera XXX, cit., p. 166 (trad. it. p. 163).
7 Cfr. Ethica, III, Prefazione (Opera, II, p. 138; trad. it. in SPINOZA, Etica, a cura
di E. Giancotti, Editori Riuniti, Roma, 1988, p. 172), e Tractatus politicus (d’ora in poi:
TP), cap. I, § 4 (Opera, III, p. 274; trad. it. in B. SPINOZA, Trattato politico, testo e tra-
duzione a cura di P. Cristofolini, ETS, Pisa, 1999, pp. 29-31).
8 «Si dice libera quella cosa che esiste in virtù della sola necessità della sua natura
24 La libertà necessaria
essere liberi poiché sono consapevoli delle proprie volizioni e dei propri appetiti, men-
tre non pensano neppure lontanamente alle cause dalle quali sono disposti ad appetire
e a volere, poiché di queste cause essi sono ignari» (Ethica, I, Appendice; Opera, II, p.
78; trad. it. p. 117).
10 Cfr. G.W.F. HEGEL, Enciclopedia delle scienze filosofiche, ann. al § 151, citato da
za nel 350° anniversario della sua nascita, Atti del Convegno internazionale (Urbino, 4-
8 ottobre 1982), a cura di E. Giancotti, Bibliopolis, Napoli, 1985, pp. 373-80, indivi-
dua un dualismo irriducibile nell’opera spinoziana, da una parte dedicata alla ricerca
esclusiva della salvezza personale, dall’altra costantemente interessata agli avvenimenti
politici del suo tempo e del suo paese; ma è proprio tale presunta irriducibiltà che deve
essere oggetto di un’indagine approfondita.
12 Sull’argomento la letteratura è vastissima, né questo può essere il luogo adatto
per renderne conto; ad ogni modo, sui riflessi politici della lotta per la tolleranza reli-
giosa si vedano almeno R.H. BAINTON, La lotta per la libertà religiosa [1951], Il Muli-
no, Bologna, 1963 (IV ed. 1982); M. FIRPO, Il problema della tolleranza religiosa nell’e-
tà moderna, Loescher, Torino, 1978; La liberté de conscience (XVI-XVII siècles), Atti
del Convegno di Mulhouse e Basilea (1989), a cura di H.R. Guggisberg, F. Lestrignant
e J.C. Margolin, Droz, Geneve, 1991. Indicazioni bibliografiche più ampie sono rin-
tracciabili in H. DREITZEL, Gewissensfreiheit und soziale Ordnung. Religionstoleranz als
Problem der politischen Theorie am Ausgang des 17. Jahrhunderts, in «Politische Vier-
teljahresschrift», XXXVI, 1995, pp. 3-33.
26 La libertà necessaria
13 Cfr. M. VAN GELDEREN, The Political Thought of the Dutch Revolt, Cambridge
ISRAEL The Dutch Republic. Its Rise, Greatness, and Fall 1477-1806, Oxford University
Press, Oxford, 1995, pp. 399-420, cui si rinvia anche per la bibliografia.
15 Cfr. J. TAZBIR, A State without Stakes. Polish Religious Toleration in the Six-
Argent et liberté, PUF, Paris, 1990, p. 145. Dello stesso autore cfr. anche Une vision laï-
que du religieux, in Amsterdam XVIIe siècle. Marchands et philosophes: les bénéfices de
la tolérance, a cura di H. Méchoulan, Autrement, Paris, 1993, pp. 42-58.
17 Firpo sottolinea come tale editto costituisca una sorta di concessione di privile-
18 Cfr. J.L. PRICE, Holland and the Dutch Republic in the Seventeenth Century. The
public 1570-1670, in The Dutch Economy in the Golden Age, a cura di K. Davids e L.
Noordegraaf, NEHA, Amsterdam, 1993, pp. 105-30.
20 Così A. THALHEIMER, Klassenverhältnisse und Klassenkämpfen in den Nieder-
landen zur Zeit Spinozas, in A. THALHEIMER, M. DEBORIN, Spinozas Stellung in der Vor-
geschichte des dialektischen Materialismus, Verlag für Literatur und Politik, Wien-Ber-
lin, 1928, pp. 11-39.
21 La tesi di un’anomalia olandese, riemersa nell’opera di A. NEGRI L’anomalia sel-
28 La libertà necessaria
vaggia. Saggio su potere e potenza in Baruch Spinoza, Feltrinelli, Milano, 1981 (ora an-
che in ID., Spinoza, DeriveApprodi, Roma, 1998, pp. 21-285), è comunque già indivi-
duabile – per quanto con accentazioni assai diverse – sia in J. HUIZINGA, La civiltà
olandese del Seicento [1941], Einaudi, Torino, 1967, sia in C. WILSON, La repubblica
olandese [1968], Il Saggiatore, Milano, 1968.
22 Per una storia delle confessioni e dei movimenti religiosi in Olanda, e in partico-
lare ad Amsterdam, cfr. la monumentale opera di R.B. EVENHUIS Ook dat was Amster-
dam, 5 voll., W. Ten Have N.V., Amsterdam, 1965-1978, soprattutto i volumi II e III.
23 Cfr. MÉCHOULAN, Amsterdam au temps de Spinoza, cit., pp. 187-204, e H. BOTS-
O.S. LANKHORST, Une librairie universelle, in Amsterdam XVIIe siècle, cit., pp. 124-37.
I. Le circostanze della composizione del Trattato teologico-politico 29
24 Tractatus theologico-politicus (d’ora in poi: TTP), cap. XX, in Opera, III, pp.
26 Cfr. R. VAN GELDER, Les Messieurs XVII, in Amsterdam XVIIe siècle, cit., pp.
82-102.
27 Cfr. H.W. BLOM, Citizens and the ideology of citizenship in the Dutch Republic:
processo si veda innanzitutto K.O. MEINSMA, Spinoza et son cercle. Étude critique histo-
rique sur les hétérodoxes hollandais [1896], a cura di P.F. Moreau ed H. Méchoulan,
Vrin, Paris, 1983, capp. IX e X. Secondo Meinsma, il destino di Koerbagh ebbe una
parte non trascurabile nella decisione di Spinoza di comporre il TTP (cfr. Spinoza et
son cercle, cit., pp. 375-7). La stessa opinione è espressa da M. FRANCÉS, Spinoza dans
le pays néerlandais de la seconde moitié du XVIIe siècle, 2 voll., Alcan, Paris, 1937, I
vol., p. 62; tuttavia occorre ricordare che nell’anno della sua condanna il TTP era già
ampiamente in fase di elaborazione.
I. Le circostanze della composizione del Trattato teologico-politico 31
ziana, dalle pagine riguardanti la fisica a quelle di filosofia politica, costituendo una
sorta di filo rosso che collega e unifica zone apparentemente differenti.
35 Nel Tractatus de intellectus emendatione, infatti, si dice che dai beni materiali
che gli uomini inseguono, ovvero le ricchezze, i successi, il piacere dei sensi, la mente
viene «così distratta che non può affatto pensare ad un qualche altro bene» (Opera, II,
p. 6; trad. it. p. 11). Tuttavia poco più avanti Spinoza stempera la radicalità di questa
affermazione (cfr. Opera, II, p. 8; trad. it. p. 14).
34 La libertà necessaria
rende il termine latino con «persone di senno» (Lettere, 2 voll., Carabba, Lanciano,
1934, vol. I, p. 191); un’espressione che probabilmente individua con maggiore preci-
sione il pubblico di riferimento della lettera.
37 Opera, III, p. 12 (trad. it. pp. 9-10)
38 Su tale domanda si sofferma anche A. TOSEL in Spinoza ou le crépuscule de la
3. Superstizione e religione
Il TTP, che verrà pubblicato anonimo e con false indicazioni
editoriali nel 167046 – una professione di realismo da parte del
suo autore –, ribadisce fin dal sottotitolo l’intenzione espressa
nella lettera a Oldenburg, ampliando la portata della posta in
gioco: «si mostra come la libertà di filosofare non soltanto può
essere concessa salve restando la pietà e la pace dello Stato, ma
piuttosto non può essere negata se non distruggendo insieme la
pietà e la pace dello Stato»47. Libertà dei cittadini e pace della
Respublica – soprattutto della Repubblica d’Olanda – sono di-
chiarati coessenziali, e delineano il quadro di un’analisi che de-
ve appunto toccare i principi fondamentali del vivere politico.
C’è tuttavia un terzo sostantivo, pietas, che non sembra rientra-
re direttamente nel novero di un approccio filosofico, libero dai
pregiudizi, alla politica, e che anzi lo stesso Spinoza, al capitolo
XV, colloca nell’ambito della teologia («La ragione [è padrona]
nel campo della verità e della sapienza, la teologia in quello del-
la pietà e dell’obbedienza»48). La sua comparsa in questo con-
testo induce a ipotizzare l’esistenza di un legame tra il piano re-
ligioso e quello politico: se la pietà, infatti, può essere tanto pa-
radigma di fede quanto virtù civica, ne consegue che la rifles-
sione sulla teologia, che occupa i primi quindici capitoli del
TTP, e quella sullo Stato e sulla libertà, concentrata invece ne-
gli ultimi cinque, vanno lette in un’evidente continuità logica49.
La compenetrazione tra i due livelli è comunque esplicita fin
di pietà (pia dogmata)» i principi della fede «che muovono l’animo all’obbedienza»
(ivi, p. 176; trad. it. p. 348).
49 La struttura del TTP è stata suddivisa da Giancotti in quattro parti (cfr. l’Intro-
duzione alla traduzione italiana, p. XIV), ma tale ripartizione non va considerata rigida-
mente, bensì deve riconoscere come le diverse tematiche si intersechino fin dalle prime
pagine; basti pensare al significato politico della discussione intorno al concetto di
«legge» nel capitolo IV, o all’affondo del capitolo successivo sulla genesi della società.
D’altra parte, l’analisi della Repubblica ebraica al capitolo XVII contiene elementi im-
portanti della riflessione spinoziana sulla religione e sulla teologia.
38 La libertà necessaria
cal and Theological Thought, cit., pp. 127-36, sottolinea come la locuzione «certum
consilium» comprenda in sé i concetti di «reason, clear knowledge and prudence» (p.
128); ma, giustamente, afferma anche che la forza per contrapporsi alla fortuna non
può essere rintracciata esclusivamente nell’ambito delle scelte dettate dalla ragione.
53 Su questo punto insiste P.F. MOREAU, Fortune et thèorie de l’histoire, in Spinoza.
Issues and Directions, Atti del convegno internazionale di Chicago (1986), a cura di E.
Curley e P.F. Moreau, Brill, Leiden-Kopenaghen-New York-Köln, 1990, pp. 298-305,
nonché M. CHAMLA, Spinoza e il concetto della tradizione ebraica, Angeli, Milano,
1996, pp. 20-5.
I. Le circostanze della composizione del Trattato teologico-politico 39
Politik bei Hobbes und Spinoza, in Hobbes e Spinoza. Scienza e politica, cit., pp. 623-69.
59 Si veda, ad esempio, quanto afferma Hobbes nel De Cive; cfr. Thomas HOBBES,
65 Opera, III, p. 8 (trad. it. p. 5). La traduzione del termine dignitates con «stru-
menti di potere», da parte di Casellato (op. cit., p. 6), per quanto un po’ forzata sul pia-
no lessicale, rende con esattezza il senso del discorso spinoziano.
66 Opera, III, p. 8 (trad. it. p. 5).
67 Per cogliere la complessità della figura del predicatore nel TTP cfr. P.F. MO-
I. Le circostanze della composizione del Trattato teologico-politico 43
REAU, Sacerdos Levita Pontifex. Les prêtres dans le lexique du Traité théologico-politique,
in «Kairos», XI, 1998, pp. 33-40.
68 Opera, III, p. 9 (trad. it. p. 6).
69 L’opposizione esistente tra teologia e religione (intesa come vera religio), tale per
ebraica delle Scritture, a cura di S. J. Sierra, EDB, Bologna, 1995, pp. 317-27.
74 Che la Scrittura diventi con Spinoza «un écrit, au sens strict du terme» e, di
tradizione ebraica, cit., pp. 53-4, il quale sottolinea come tale locuzione indichi in par-
ticolare un approccio «che è tutto il contrario di una ‘filosofia della storia’ finalistica e
mono-direzionale» (p. 54).
I. Le circostanze della composizione del Trattato teologico-politico 45
riflessione a tutto tondo sulla posizione spinoziana intorno alla tradizione, posizione
non priva di risvolti complessi ed articolati, si veda il volume di Chamla già citato.
82 Cfr. Opera, III, p. 110 (trad. it. p. 199).
83 Ibid.
84 Di una «circulation de sens» all’interno del testo biblico, che unifica il messag-
REAU, La lecture de la Bible dans le cercle de Spinoza, in Le Grand Siècle et la Bible, a cu-
ra di J.R. Armogathe, Beauchesne, Paris, 1989, pp. 97-115.
89 Ad esempio Droetto nel commento al TTP afferma che l’obiettivo polemico di
Spinoza non era soltanto la filosofia scolastica, di cui Maimonide sarebbe stato espo-
nente paradigmatico, «ma anche quella moderna, che si arrogava tuttavia la funzione di
‘interprete della Scrittura’, come dichiarava esplicitamente il Meyer nel titolo della sua
‘exercitatio paradoxa’» (op. cit., p. 225). Per una discussione puntuale di questa ipotesi
cfr. BORDOLI, Ragione e Scrittura, cit., pp. 215 sgg.
90 Questa tesi è stata sostenuta anche da M. WALTHER, Biblische Hermeneutik
und historische Erklärung. Lodewijk Meyer und Benedikt de Spinoza über Norm, Me-
thode und Ergebnis wissenschaftlicher Bibelauslegung, in «Studia Spinozana», XI,
1995, pp. 227-300.
91 In realtà la distinzione è triplice: sensus simpliciter dictus, sensus verus e veritas
co, bensì del linguaggio tout court): se, infatti, il popolo ebraico
«conosceva la lingua dei profeti e degli apostoli»99, e per que-
sta ragione poteva leggere e cercare di comprenderne il mes-
saggio, questo significa che la lingua, sebbene non possa essere
intesa come segno immediato del vero100, tuttavia permette in
qualche modo l’accesso alla verità. Va ricordata la stretta di-
pendenza che Spinoza individua tra il linguaggio e l’universo
affettivo, dalla quale segue che il primo si colloca nell’ambito
dell’immaginazione e non in quello della razionalità dispiegata,
come afferma Spinoza nello Scolio della proposizione 18 della
II parte dell’Etica:
dal pensiero della parola pomum un Romano passa immediatamente
al pensiero di un frutto che non ha alcuna somiglianza con quel suono ar-
ticolato, né qualcosa di comune se non che il Corpo dello stesso uomo è
stato affetto spesso da queste due cose, è cioè che lo stesso uomo ha udi-
to spesso la parola pomum mentre vedeva lo stesso frutto e così ognuno
passa da un pensiero all’altro, a seconda di come l’abitudine di ognuno
ha ordinato nel corpo le immagini delle cose101.
99 Ibid.
100 È. BALIBAR, L’institution de la verité. Hobbes et Spinoza, in Hobbes e Spinoza.
Scienza e politica, cit., pp. 3-22, osserva in proposito che «le ‘lieu’ de la verité n’est
pas...le langage en tant que nomination et représentation», poiché «le ‘lieu’ (ou le non
lieu) de la verité est en fait un procès» (p. 18).
101 Opera, II, p. 107 (trad. it. p. 143). Un bel commento di questo Scolio è offerto
102 Quanto alle diverse possibilità inerenti all’uso del linguaggio – e in particolar
A.C. FIX, Radical Reformation and Second Reformation in Holland: the Intellectual
Consequences of the Sixteenth-Century Religious Upheaval and the Coming of a Rational
World View, in «The Sixteenth Century Journal», XVIII, 1987, pp. 63-80, nonché
ISRAEL, The Dutch Republic, cit., pp. 84-101.
12 Sulle vicende dell’anabattismo olandese cfr. W.J. KÜHLER, Geschiedenis der Ne-
derlandsche Doopsgezinden in de zestiende eeuws, H.D. Tjeenk Willink & Zoon, Haar-
lem, 1932, e il più recente C. KRAHN, Dutch Anabaptism. Origin, Spread, Life and
Thought, Nijhoff, Den Haag, 1986.
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 57
13 Della vita e della dottrina di Coornhert si occupano R.M. JONES, Spiritual Re-
formers in the 16th and 17th Centuries, London, Macmillian, 1914 (II ed. 1959), pp.
104-13, J. LINDEBOOM, Stiefkinderen van het Christendom [1929], Gijsbers & Van
Loon, Arnhem, 1973, pp. 264-74, e, più recentemente, H. BONGER, Leven en werken
van D.V. Coornhert, van Oorschot, Amsterdam, 1978. Bonger è anche autore di un sag-
gio dedicato al confronto tra la riflessione religiosa di Coornhert e quella di Spinoza
(Spinoza en Coornhert, «Mededelingen vanwege het Spinozahuis», Brill, Leiden, 1989).
Sull’impatto del pensiero di Coornhert nel contesto olandese cfr. VAN GELDEREN, The
Political Thought of the Dutch Revolt, cit., pp. 243-59.
14 Tra i numerosi scritti in cui Coornhert avanza la sue tesi, il più noto e discusso è
il Synodus van der Conscientien Vryheydt [1582], in D.V. COORNHERT, Wercken, 3 voll.,
Amsterdam, by Jacob Aertsz., 1630.
15 Per una storia del socinianesimo nei Paesi Bassi cfr. J.C. VAN SLEE, De geschiede-
nis van het socinianisme in de Nederlanden, F. Bohn, Haarlem, 1914, e W.J. KÜHLER,
Het socinianisme in Nederland, H.W. Sijthof, Leiden, 1912 (II ed. 1980).
58 La libertà necessaria
nensem, Lugduni Batavorum,1617, anche in ID., Opera omnia theologica, vol. IV, Am-
stelodami, apud heredes Joannis Blaev, 1679, pp. 293-348 (nuova ed. a cura di E. Rab-
bie, Van Gorcum, Assen, 1990). Occorre comunque ricordare che la presa di distanza
dal socinianesimo risponde anche all’esigenza ‘tattica’ di parare le critiche dei calvinisti
ortodossi, i quali cercano di appiattire la posizione dei Rimostranti su quella sociniana,
considerata da tutti eretica.
17 Su questo ruolo insiste F. PINTACUDA DE MICHELIS, Socinianesimo e tolleranza
nell’età del razionalismo, La Nuova Italia, Firenze, 1975, in particolare pp. 1-9; tuttavia
occorre anche sottolineare come negli scritti sociniani il significato del concetto di ra-
gione resti spesso indeterminato, e quindi sia estremamente difficile coglierne i nessi
con la razionalità ‘laica’ della scienza moderna. Per una problematizzazione del quadro
cfr. E. SCRIBANO, Da Descartes a Spinoza. Percorsi della teologia razionale nel Seicento,
Angeli, Milano, 1988, pp. 152 sgg.
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 59
Utrecht, 1980, il quale afferma che quella collegiante è una setta che intende eliminare
ogni settarismo (p. 270). Per una ricostruzione della storia del movimento collegiante
(che già nel XVIII secolo suscitava l’interesse degli studiosi, come attesta il libro di E.
VAN NIMWEGEN Historie der Rijnsburger Vergadering, Rotterdam, 1775), cfr. anche
A.C. FIX, Prophecy and Reason. The Dutch Collegiants in the Early Enlightenment,
Princeton University Press, Princeton, 1991.
60 La libertà necessaria
gianten, cit., pp. 138-41 e ripetuti da L. VAN BUNGE, Johannes Bredenburg (1643-1691).
Een rotterdamse collegiant in de ban van Spinoza, Erasmus Universiteit Drukkerij, Rot-
terdam, 1990, p. 10; Fix, invece, anticipa entrambe le date di un anno (cfr. Prophecy
and Reason, cit., p. 87).
22 Cfr. FIX, Prophecy and Reason, cit., pp. 41-5. Per una panoramica più dettaglia-
ta sulle vicende e sulle idee di Adam Boreel cfr. W. SCHNEIDER, Adam Boreel: Sein Le-
ben und seine Schriften, Giessen, Münchow, 1911.
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 61
del XVII secolo non può non avere degli effetti sulla riflessione
di Spinoza, che condivide con i gruppi eterodossi, come si è
evinto dalla Prefazione del TTP, alcuni importanti presupposti
teorici; resta da capire se questo sia sufficiente per individuare
un terreno concettuale comune, o se le consonanze si limitino
alla polemica nei confronti dell’intolleranza istituzionale. Due
sono i versanti lungo i quali è possibile affrontare questo tema:
quello della ricezione dello scritto spinoziano nell’ambito del
cristianesimo eterodosso olandese23, e quello, già parzialmente
considerato, dell’individuazione da parte di Spinoza dei desti-
natari della sua opera. Se la prima via permette una valutazione
complessiva delle diverse posizioni, e deve quindi essere tenuta
nella giusta considerazione, il secondo percorso può tuttavia
offrire un contributo teorico di maggiore spessore: non si trat-
ta, infatti, soltanto di chiedersi se tra i «lettori filosofi» di Spi-
noza vi siano anche i membri di questi gruppi riformati – la ri-
sposta non potrebbe che essere positiva –, quanto piuttosto di
determinare le linee fondamentali del progetto che sottende la
stesura e la pubblicazione del TTP, e in seconda battuta di in-
terrogarsi intorno alla relazione esistente tra tale progetto e la
riflessione filosofica spinoziana. L’indagine sugli interlocutori
scelti da Spinoza mette in gioco la relazione esistente tra oriz-
zonte metafisico e prassi politica, e lo fa attraverso la mediazio-
ne del linguaggio: non solo del linguaggio religioso come og-
getto d’indagine del TTP, ma anche del linguaggio che Spinoza
utilizza per comunicare la sua verità, e che perciò esprime un
elemento decisivo di soggettività.
zijn kring, cit., sostanzialmente ripreso da FRANCÉS, Spinoza dans le pays néerlandais,
cit., cfr. anche H. VANDENBOSSCHE, Adriaan Koerbagh en Spinoza, «Mededelingen van-
wege het Spinozahuis», Brill, Leiden, 1978. La tesi di una esplicita influenza hobbesia-
na nel pensiero di Koerbagh, e in special modo nella sua filosofia politica, è sostenuta
da G.H. JONGENEELEN, La philosophie politique d’Adrien Koerbagh, in «Cahiers Spino-
za», VI, 1991, pp. 247-67.
25 Een Bloemhof van allerley lieflijkheyd sonder verdriet, geplant door Vreederijk
Waarmond, ondersoeker der waarheyd, tot nut en dienst van al die geen die der nut en
dienst uyt trekken wil. Een vertaling en uytlegging van al de Hebreusche, Griecksche, La-
tijnse, Franse en andere vreemde bastaard-woorden en wijssen van spreeken, die (‘t welk
te beklaagen is) soo inde Godsgeleertheyd, regtsgeleerthyd, geneekonst, als in andere kon-
sten e wetenschapen, en ook in het dagelijks gebruyk van speeken, inde Nederduytse taal
gebruykt worden, Tot Leyden, voor Goedaert Onderwijs, 1668. Il titolo può essere tra-
dotto così: Un giardino fiorito di ogni genere di piaceri e privo di afflizioni, piantati da
Tranquillo Boccasinsera, ricercatore della verità, per l’uso e il vantaggio di chiunque ne
voglia trarre uso e vantaggio. Ossia una traduzione e interpretazione di tutte le parole
ibride e i modi di dire tratti dall’ebraico, dal greco, dal latino, dal francese e da altre lin-
gue straniere, e che sono usate – cosa deplorevole – in teologia, nel diritto, nella medici-
na e in tutte le arti e scienze ed anche nell’uso quotidiano della lingua nederlandese.
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 63
BRAND, Spinoza and the Netherlanders, cit., p. 20, e appare simile a quella riscontrata
anche in numerosi testi sociniani (cfr. la nota 17 di questo capitolo). La cosa forse non
è casuale, se si pensa che Koerbagh frequentava con assiduità numerosi esponenti di
questo movimento, per il quale nei suoi scritti ha anche parole di lode.
66 La libertà necessaria
lavora nella ditta commerciale del padre, come attestano i due studi di A.M. VAZ DIAS
e W.G. VAN DER TAK, Spinoza Merchant and Autodidact. Chartes and other authentic
Documents relating to the Philsopher’s Youth and his Relations, in «Studia Rosenthalia-
na», XVI, 1982, pp. 113-71 (I ed. 1932), e The Firm Bento y Gabriel De Spinoza, in
«Studia Rosenthaliana», XVI, 1982, pp. 178-87.
41 Gedrukt voor den Autheur, 1662 (traduzione: La luce sul candelabro). Esiste
una seconda edizione, del 1684, in cui compare il nome dell’autore, e che esce rilegata
insieme allo scritto di un altro membro del circolo spinoziano, Jarig Jelles, la Belijdenis-
se des algemeenen en christelyken geloofs (Confessione di fede universale e cristiana),
pubblicata dall’editore Jan Rieuwertsz., l’editore del TTP.
42 Questa è ormai l’opinione più diffusa negli studi più recenti, che hanno preso le
distanze dalla lettura ‘mistica’ di C. GEBHARDT, Pieter Ballings. Het Licht op den Kan-
delaar, in «Chronicon Spinozanum», IV, 1925-26, pp. 187-200; cfr. FIX, Prophecy and
Reason, cit., pp. 199 sgg., e W.N.A. KLEVER, De spinozistische prediking van Pieter Bal-
ling, in «Doopsgezinde Bijdragen», XIV, 1988, pp. 55-85, il quale individua una forte
assonanza con l’opera di Koerbagh; ma si veda anche la posizione, discordante dai pre-
cedenti, di SIEBRAND, Spinoza and the Netherlanders, pp. 24 sgg.
68 La libertà necessaria
zaken wel en behoorlijk door de woorden zouden verstaan werden, dat most geschieden
door zodanige die bequaam waren de zaken zelven den genen die ze voor quamen in te
drukken». Le citazioni sono tratte dalla riproduzione del testo di Balling presente in
KLEVER, De spinozistische prediking van Pieter Balling, cit., pp. 66-74 (citazione da p. 66).
44 Cfr. ivi, par. 2 e 3, p. 66.
45 Cfr. ivi, par. 5, p. 67.
46 «’T niet de ware Ghodtsdienst zoo niet gelegen» (ibid.).
47 «Klaare en ondershiedene kennisse van waarheit [...], dat het voor hem onmo-
50 Cfr. ancora KLEVER, De spinozistische prediking van Pieter Balling, cit., p. 61.
51 «Dit Licht is ook het eerste beginzel van den Ghodsdienst, want dewijle geen
ware Ghodsdienst kan zijn zonder een kennisse Ghodts; en geen kennisse Ghodts zon-
der dit Licht» (Het Licht, cit., par. 14, p. 70).
52 Cfr. ivi, par. 12, p. 69.
53 «Dit is ook het ware richtsnoer, na’t welke al ons doen en laten gericht moet
worden. Dit staat voor, voor alle schrift, lere, of iets dat ons van buiten voorkomt» (ivi,
par. 18, p. 72).
54 «Wie zal hier den Richter zijn? wie kan het anders zijn als het Licht in ons?»
(ibid.).
55 «Zonder dit Licht is in den mensche geen macht, of vermogen om yet dat
nel suo Discorso sul metodo 56) della conoscenza interiore, sono
i tratti della religione descritta nella Licht, che riecheggiano le
affermazioni presenti nella Prefazione del TTP; tuttavia la vo-
lontà di liberare l’uomo dall’assoggettamento alle leggi del
mondo trae con sé una sostanziale svalutazione della facoltà
immaginativa come strumento di comunicazione tra gli uomi-
ni, finendo per gettare delle ombre sulle modalità della concre-
ta articolazione della comunità dei veri fedeli; e di conseguenza
anche sul linguaggio, che pure Balling considera un medium
insostituibile per comunicare nel mondo l’essenza della vera
religio.
storia da Thomas Müntzer a Isaac Newton, Feltrinelli, Milano, 1995, e R.H. POPKIN,
Prophecy and Skepticism in the 16th and 17th Centuries, in «British Journal of the Hi-
story of Philosophy», IV, 1996, pp. 1-20.
58 Si veda ad esempio R.A. KNOX, Illuminati e carismatici. Una storia dell’entusia-
59 Sul ruolo del profetismo nella storia dell’anabattismo cfr. GASTALDI, Storia del-
Torino, 1996.
61 Cfr. FIX, Prophecy and Reason, cit., pp. 57 sgg.
62 Per una storia dell’interpretazione di questo passo in età moderna cfr. MIEGGE,
regno spirituale trionfante di nostro signore Gesù Cristo), Amsterdam, 1653. Ne esiste
anche una traduzione latina, apparsa pochi anni dopo (Tractatus de Regno Ecclesiae
glorioso per Christum in terris erigendo, Amsterdam, 1657).
72 La libertà necessaria
64 Cfr. Opera, IV, pp. 158-9 (trad. it. pp. 154 e 156).
65 Responsio ad exercitationem paradoxam anonymi cujusdam, cartesiane sectae di-
scipuli, qua philosophiam pro infallibili S. Literas intepretandi norma orbi christiano ob-
trudit, C. Cunradus, Amsterdam,1667.
66 Il primo e più importante è la Brevis dissertatio de fatali et admiranda illa om-
the ‘contrary thoughts’ of William Ames and Petrus Serrarius, in Reformation, Confor-
mity and Dissent, a cura di R. Buick Knox, Epworth Press, London, 1977, pp. 180-98,
nonché i numerosi contributi di E.G.E. VAN DER WALL, in particolare: De Hemelse ta-
kenen en het rijk van Christus op aarde: chiliasme en astrologie bji Petrus Serrarius, in
«Kerkhistorische Studien», LVII, 1982, pp. 45-64; Petrus Serrarius (1600-1669) et l’in-
terpretation de l’Écriture, in «Cahiers Spinoza», IV, 1982-3, pp. 187-217; De mystieke
chiliast Petrus Serrarius en zijn wereld, dissertazione, Leiden, 1987; The Amsterdam
Millenarian Petrus Serrarius (1600-1669) and the Anglo-Dutch Circle of Philo-Judaists,
in Jewish-Christian Relations in the 17th Century, a cura di J. van der Berg e E.G.E.
van der Wall, Kluwer, Dordrecht-Boston-London, 1988, pp. 73-94.
68 I colloquia prophetica furono «both the outward symbol and the functional
principle of the Rijnsburger religion» (FIX, Prophecy and Reason, cit., p. 169).
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 73
69 Tot Leyden, By Isaac de Waal, 1655 (traduzione: Libertà di parola nella comu-
alleen zeggen, en wy als domme Dieren volghen? Zijn zy dan alleen de onfeylbaere ver-
kondigers der waerheydt? En heeft Godt zijnen Gheest alleen over haer uytghegooten,
dat zy noch willen noch konnen bedriegen?».
71 «Niet zo zeer om te leeren, en verstandiger of vroomer te worden, als om aerdigh
Oude den Jonghen, &c. ende oock Weerkeerig, de een den ander, zonder onder-
scheydt van staeten, kennis, ouderdom, &c. geoorloft is te beteren, en te vermaenen»
(Vryheidt van spreecken, cit., p. 42).
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 75
78 «Want, al-hoe-wel een die een Taele spreeckt, Godt in den Geest spreeckt, en
hem selven sticht, zoo brengt hy nochtans geen nuttigheydt, noch aen de Gemeynte,
noch aen de Ongeloovige...: daer in tegendeel, zoo zy alle Propheteerden, een dubbel
heyl zoude worden aengebragt, en aen zelfs, en aen de Gemeynte, en aen de Ongeloo-
vige» (ivi, p. 52).
79 Ivi, p. 162.
80 «En onder de Christenen, en onder de Joden, zoo in, als buyten de Vergaede-
ringh, yder een gheoorloft was, om de Will, en Wetten Godts voor te draegen, en tot
stichting daer van te spreecken» (ivi, p. 145).
81 Sulla vita e le opere di Bredenburg cfr. VAN BUNGE, Johannes Bredenburg, cit.
82 Amsterdam, By A.D. Oostzaan, Boekverkooper op den Dam, 1686 (traduzione:
86 Ivi, art. 10
87 Ivi, art. 11.
88 Ivi, art. 13.
89 Ivi, art. 16.
90 «Bloot noemden wy dit vertrouwen: Om dat benevens het vertrouwen, dat yder
hier toe uyt het verstandt der Heylighe Schrift sich selven toepast,... niet en blijck,
noch voort-gebracht wordt, eenigh ander ontwijffelijck Goddelijck bewijs, en betoogh,
van dat het Godt in Christo belieft heeft» (Nader verklaringe van de XIX Artikelen,
t’Amsterdam voor Ian Rieuwertsz., 1659, p. 52).
91 «Gedurende den tijdt deses vervals, sorghvuldighlijck te waken, tegens dat de
92 «Niet uyt kracht van eenigh bysonder voor-recht, authoriteyt, ofte Goddelijcke
beroepinge, als Ghesanten Godts en Christi; Maer uyt kracht van een alghemeen be-
roep, ende plicht van liefde tot haer even-naesten» (ivi, p. 90).
93 Una simile lettura è presente, ad esempio, in FIX, Prophecy and Reason, cit.
94 Per un’intepretazione dell’idea di tolleranza nell’opera di Castellion mi permet-
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 79
Martelaars Boek, 1663 (Difesa del governo della comunità anabattista unita dei Vla-
mingen, Vriezen e Hoogduytsche di Amsterdam). L’anno successivo Balling pubblica un
secondo scritto, la Nader Verdediging, presso il medesimo editore.
97 Noodtwendigh Bericht, tot Openinge der tegenwoordighe Onlusten en Geschillen
collegianti, anche se la cosa è probabile. Nel passato alcuni studiosi (in particolare
Hylkema e Meinsma) hanno insistito nel cercare un’associazione stretta tra Spinoza e il
movimento rijnsburghese, mentre altri (tra i quali soprattutto Francés) si sono dimo-
strati più scettici. Ad ogni modo, per una ricostruzione di queste letture cfr. FIX, Pro-
phecy and Reason, cit., pp. 240-2.
103 Opera, III, p. 15 (trad. it. p. 19).
104 Ibid.
105 Su questo punto insistono numerosi intepreti, in particolare H. DONNER, Pro-
106 Cfr. Ethica, II, 38, corollario: «Esistono certe idee o nozioni comuni a tutti gli
e non comune, e che coltivavano la pietà con esimia perseveranza» (ivi, p. 27; trad. it.
p. 32).
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 83
116 Opera, III, p. 37 (trad. it. p. 56). Sulla critica spinoziana alla concezione maimo-
nidea della profezia cfr. ZAC, Spinoza et l’interprétation de l’Écriture, cit., pp. 65-73, e
S.S. GEHLHAAR, Prophetie und Gesetz bei Jehudah Hallevi, Maimonides und Spinoza,
Lang, Frankfurt, 1987. Per una più completa ricostruzione dei rapporti tra l’intepreta-
zione spinoziana della profezia e la tradizione filosofica ebraica cfr. inoltre S. PINES,
Spinoza’s Tractatus Theologico-Politicus and the Jewish Political Tradition, in Jewish
Thought in the Seventeenth Century, a cura di I. Twerski e B. Septimus, Harvard Uni-
versity Press, Cambridge Mass.-London, 1987, pp. 499-521.
117 «Si diceva che i profeti possedevano lo Spirito di Dio perché gli uomini ignora-
crépuscule de la servitude, cit., soprattutto a p. 133; chi invece mette in guardia dall’iso-
lare la pars destruens del discorso spinoziano dal suo progetto etico-politico è D. BO-
STRENGHI, Forme e virtù dell’immaginazione in Spinoza, Bibliopolis, Napoli, 1996, pp.
126-8. Sulla questione Tosel è ritornato in un articolo dal titolo Que faire avec le Traité
Théologico-politique? Réforme de l’imaginaire religieux et/ou introduction à la philoso-
phie?, in «Studia Spinozana», XI, 1995, pp. 165-88, cui ha risposto, nello stesso volu-
me, H. LAUX, Religion et philosophie dans le Traité Théologico-politique. Débat avec
André Tosel, pp. 189-99.
120 TTP, I, nota 2, in Opera, III, p. 251 (trad. it. p. 20). È interessante il parallelo,
che Spinoza svolge in questa nota, tra il potere dei profeti sul loro uditorio e quello
delle somme potestà, il cui «diritto d’imperio (imperri jus)» si fonda esclusivamente
sulla loro autorità (ibid.).
121 Molto appropriatamente si esprime H. LAUX, Imagination et religion chez Spi-
noza, PUF, Paris, 1993, quando afferma che «quelque chose se passe dans le prophète,
86 La libertà necessaria
à travers son corps situé dans la totalité des relations constituant la nature, et cela
échappe à un libre vouloir de type cartésien» (p. 24).
122 Cfr. in particolare C. SCHMITT, Scritti su Hobbes [1938], Giuffrè, Milano, 1986;
L. JAUME, Hobbes et l’État représentatif moderne, PUF, Paris, 1986; Y.C. ZARKA, Hob-
bes et la pensée politique moderne, PUF, Paris, 1995; C. GALLI, Ordine e contingenza: li-
nee di lettura del «Leviatano», in Percorsi della libertà. Scritti in onore di N. Matteucci, a
cura di G. Giorgini et als., Il Mulino, Bologna, 1996, pp. 81-106.
123 Si tratta di un nesso ben evidente in L. STRAUSS, La filosofia politica di Hobbes
[1936], in ID., Che cos’è la filosofia politica?, Argalia, Urbino, 1977, pp. 117-350.
124 Cfr. il cap. XXXVI: «La «parola di Dio» e i «Profeti» (Leviathan, or the matter,
form and power of a commonwealth, ecclesiastical and civil, in The English Works of
T.H. of Malmesbury, vol. III, a cura di W. Molesworth, J. Bohn, London, 1839 (rist.
anastatica Darmstadt, Scientia Verlag, Aalen, 1966, pp. 407-27); trad. it. a cura di A.
Pacchi, Laterza, Roma-Bari, 1989, pp. 340-54).
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 87
mas Hobbes, in Il potere. Per la storia della filosofia politica moderna, a cura di G. Duso,
Carocci, Roma, 1999, pp. 123-41, in particolare p. 127.
88 La libertà necessaria
doxy (pp. 111-46). Per una lettura problematica dell’interpretazione straussiana cfr. M.
PICCININI Leo Strauss e il problema teologico-politico alle soglie degli anni Trenta, in Fi-
losofia politica e pratica del pensiero. Eric Vögelin, Leo Strauss, Hannah Arendt, a cura
di G. Duso, Angeli, Milano, 1988, pp. 199-233, soprattutto le pp. 193-200.
129 Amsterdam, 1684. Sulla vita e le opere di questo personaggio cfr. la monografia
di Y. KAPLAN, From Christianity to Judaism. The Story of Isaac Orobio de Castro, Ox-
ford University Press, Oxford, 1989.
130 Oltre a Strauss vanno ricordati gli interventi di Samuel David Luzzato, di Her-
durst not write so boldly», or How to read Hobbes’ theological-political treatise, in Hob-
bes e Spinoza. Scienza e politica, cit., pp. 497-593.
132 Nella sua recensione a L’anomalia selvaggia, A. Matheron sottolinea come pro-
MEIJER, Wie sich Spinoza zu den Collegianten verhielt, in «Archiv für Geschichte der
Philosophie», XIV, 1901, pp. 1-31; ID., Spinozas democratische Gesinnung und sein Ver-
hältnis zum Christentum, in «Archiv für Geschichte der Philosophie», XVI, 1903, pp.
455-83; A. MENZEL, Spinoza und die Collegianten, in «Archiv für Geschichte der Philo-
sophie», XV, 1902, pp. 277-98), fino a P. HIRSCH, Spinoza, wijsgeer tussen regenten en
90 La libertà necessaria
Spinoza’s First Kind of Knowledge, Van Gorcum, Assen, 1966 (per altri indicazioni si
rinvia alla bibliografia presente in BOSTRENGHI, Forme e virtù dell’immaginazione in
Spinoza, cit., pp. 205-12).
137 Cfr. F. MIGNINI, Ars imaginandi. Apparenza e rappresentazione in Spinoza, ESI,
Napoli, 1981.
138 Cfr. M. BERTRAND, Spinoza et l’imaginaire, PUF, Paris, 1983, e Id., Spinoza. Le
prattutto NEGRI, L’anomalia selvaggia, cit.; per quanto riguarda invece il nesso immagi-
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 91
5-36, J.D. SANCHEZ ESTOP, Des présages a l’entendement. Notes sur les présages, l’imagi-
nation et l’amour dans la lettre a P. Balling, in «Studia Spinozana», IV, 1988, pp. 55-74,
e BOSTRENGHI, Forme e virtù dell’immaginazione in Spinoza, cit., pp. 39-50.
141 Opera, III, p. 5 (trad. it. p. 1).
92 La libertà necessaria
presagi soltanto nella misura in cui esso è connesso a un’analisi più profonda della na-
tura umana; di contro, ogni dibattito teorico intorno a non meglio identificate realtà
spirituali lo lascia del tutto indifferente, come si può cogliere dallo scambio epistolare
con Ugo Boxel (cfr. le lettere LI-LVI, in Opera, IV, pp. 241-62; trad. it. pp. 226-44).
149 Così ad esempio SANCHEZ ESTOP, Des présages a l’entendement, cit., p. 67; inve-
ce M. Gueroult nella sua celebre analisi dell’Etica coglie nella «imaginatio soluta e libe-
ra» della lettera XVII un’anticipazione, per quanto ancora confusa, della dottrina del
parallelismo (cfr. GUEROULT, Spinoza II. L’âme (Ethique II), Aubier-Montaigne, Paris,
1974, pp. 572-7).
150 SANCHEZ ESTOP, Des présages a l’entendement, cit., p. 71, sottolinea le sugge-
stioni suggestioni derivanti dagli scritti di Leone Ebreo e da altre opere rinascimentali;
ma cfr. anche BOSTRENGHI, Forme e virtù dell’immaginazione in Spinoza, cit., p. 48, che
sottolinea opportunamente come la lettera XVII segni il graduale costituirsi di una ri-
flessione originale.
94 La libertà necessaria
ra XVII e quella dei profeti si sofferma anche ZAC, Spinoza et l’interprétation de l’Écri-
ture, cit., pp. 175-8.
152 Ad esempio nel lungo scolio della proposizione 15 (Opera, II, pp. 57-60; trad.
it. pp. 98-101) la conoscenza immaginativa è attribuita a coloro che non sono in grado
di formarsi di Dio e della materia alcuna idea adeguata (cfr. in particolare p. 59; trad.
it. p. 100).
153 Tra i primi a insistere sul legame immaginazione-corporeità è R.G. BLAIR, Spi-
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 95
oggettive del corpo come oggetto di affezioni esterne, nella sua ricettività strutturale;
ma questa struttura è, allo stesso tempo, determinata nella mente, nell’intelletto».
161 Quindi l’elemento allucinatorio non è soltanto una tendenza dell’immaginazio-
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 97
ne, come sostiene GUEROULT, Spinoza II. L’âme, cit., p. 201, ma ne costituisce la strut-
tura profonda; cfr. in proposito MACHEREY, Introduction à l’Ethique de Spinoza. La se-
conde partie, cit., pp. 176 sgg. Che le categorie di «soggetto» e «oggetto» per Spinoza
siano semplicemente degli enti di ragione è quanto sottolinea BOVE, La stratégie du co-
natus, cit., p. 49.
162 Ethica, II, 16, in Opera, II, p. 103 (trad. it. p. 140). Su questo passaggio, fonda-
care, quello di involvere e quello di indicare, che costituisce un elemento distintivo della
gnoseologia, si radichi nell’impianto ontologico della filosofia spinoziana, è prefetta-
98 La libertà necessaria
18, che occorre fare riferimento per comprendere il valore dell’espressività nella filoso-
fia di Spinoza.
167 Ethica, II, 17, scolio, in Opera, II, p. 106 (trad. it. p. 142). Ma cfr. anche l’esempio
del sole presente nello scolio della proposizione 35, in Opera, II, p. 152 (trad. it. p. 117).
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 99
sul nominalismo di Spinoza cfr. J. BENNETT, A Study of Spinoza’s Ethics, Hackett, New
York, 1984, pp. 39-41, e M. MESSERI, L’epistemologia di Spinoza. Saggio sui corpi e le
menti, Il Saggiatore, Milano, 1990, pp. 146 sgg.
170 Ethica, III, 55, scolio, in Opera, II, p. 183 (trad. it. p. 212). Sulle caratteristiche
del distincte imaginari cfr. BOSTRENGHI, Forme e virtù della immaginazione in Spinoza,
cit., pp. 90-3.
171 Ethica, IV, 1, scolio, in Opera, II, p. 212 (trad. it. p. 236).
100 La libertà necessaria
172 Ethica, II, 17, scolio, in Opera, II, p. 106 (trad. it. p. 142).
173 Ethica, II, definizione 3, spiegazione, in Opera, II, p. 85 (trad. it. p. 123).
174 Ethica, II, 43, scolio, in Opera, II, p. 124 (trad. it. p. 158); ma cfr. anche Ethica,
II, 49 scolio, dove Spinoza sottolinea la differenza tra l’idea e le immagini (e le parole),
individuando in questa mancata distinzione l’origine di numerosi pregiudizi antropolo-
gici (Opera, II, pp. 131-2; trad. it. pp. 164-5).
175 Opera, II, p. 122 (trad. it. p. 156).
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 101
176 Ibid.
177 CRISTOFOLINI, Immaginazione, gioia e socialità, in ID., La scienza intuitiva in Spi-
noza, cit., pp. 77-89, individua questo sdoppiamento della conoscenza immaginativa
anche nel TTP, e proprio nelle pagine dedicate alla profezia, attribuendo l’aspetto pas-
sivo dell’esperienza vaga alla massa degli uomini, ed il ruolo attivo dell’immaginazione
ex signis alla figura del profeta, il cui agire «è orientato alla realizzazione di una società
di uomini concordi» (p. 87).
178 Ethica, III, 2, scolio, in Opera, II, p. 141 (trad. it. p. 174). Su questo scolio cfr.
179 Ethica, III, 56, dimostrazione, in Opera, II, p. 184 (trad. it. p. 213).
180 Opera, II, p. 150 (trad. it. p. 182).
181 Sul concetto spinoziano di transizione si vedano R. BODEI, Geometria delle pas-
sioni, Feltrinelli, Milano, 1991, in particolare pp. 315-336, e F. ALQUIÉ, Servitude et li-
berté selon Spinoza, Centre de Documentation Universitaire, Paris, 1957, pp. 26-44.
II. Linguaggio, profezia e immaginazione 103
182 Opera, II, p. 292 (trad. it. p. 303). L’importanza di questa proposizione è giusta-
6 Di «salto di qualità nella storia del modello ebraico» parla L. CAMPOS BORALE-
VI, Per una storia della Respublica Hebraeorum come modello politico, in Dalle ‘repub-
bliche elzeviriane’ alle ideologie del ’900, a cura di V.I. Comparato e E. Pii, Olschki, Fi-
renze,1997, pp. 17-33 (citazione da p. 21).
7 Utili informazioni su Cunaeus e sulla storia dei trattati dedicati alla repubblica
ebraica nel Cinquecento si possono trovare in CAMPOS BORALEVI, Introduzione, cit.,
nonché, per la sua collocazione nel panorama accademico olandese, in H. WANSINK,
Politieke wetenschappen aan de Leidse Universiteit 1575±1650, H&S, Utrecht, 1981,
in particolare pp. 90-3.
8 In proposito cfr. le numerose ricerche condotte negli anni ‘60 da I.S. Revah, i cui
risultati sono riassunti nel saggio Aux origines de la rupture spinozienne: nouvelle exa-
men des origines, du deroulement et des conséquences de l’affaire Spinoza-Prado-Ribera,
in «Annuaire du Collège de France», LXX, 1970, pp. 562-8; LXXI, 1971, pp. 574-89;
LXXII, 1972, pp. 641-53; ma si vedano anche H. MÉCHOULAN, Quelques remarques sur
le marranisme et la rupture spinoziste, in «Studia Rosenthaliana», XI, 1977, pp. 113-25,
A. KASHER e S. BIDERMAN, Why was Baruch de Spinoza Excommunicated?, in Sceptics,
Millenarians and Jews, a cura di D.S. Katz e J.I. Israel, Brill, Leiden-Kopenaghen-New
York-Köln, 1990, pp. 98-141, e YOVEL, Spinoza and Other Heretics, vol. I, cit., pp. 3-14.
9 Tra i più recenti lavori sulla «questione ebraica» nel TTP SMITH, Spinoza, Libe-
108 La libertà necessaria
ralism, and the Question of Jewish Identity, cit., sostiene che il principale obiettivo di
Spinoza «was Christian sectarianism and intolerance, not Jewish particularity and ex-
clusivity» (p. 26). Una posizione più articolata mantiene invece CHAMLA, Spinoza e il
concetto della tradizione ebraica, cit., pp. 52-8.
10 J.J. GROEN, Spinoza: Philosopher and Prophet, in Spinoza on Knowing, Being and
ferma che «the Tractatus is not a pure product of philosophic thought but a hybrid:
moving in a terrain between philosophy, political power, and positive religion» (p.
195); in realtà quel «terreno» coincide interamente con la pratica filosofica spinoziana.
Sul linguaggio del TTP cfr. anche Y. YOVEL, Spinoza: the Psichology of the Multitude
and the Use of Language, in «Studia Spinozana», I, 1985, pp. 305-33, e A.C. WERN-
HAM, Le Contract Social chez Spinoza, in «Revue de Synthese», LXXIX-XC, 1978, pp.
69-78.
III. Immaginazione e democrazia: una lettura della teocrazia ebraica 109
«Trattato teologico-politico» di Spinoza, cit., pp. 173 sgg. Chi invece la pensa diversa-
mente è E.E. HARRIS, Is there an Esoteric Doctrine in the Tractatus Theologico-politi-
cus?, «Mededelingen vanwege het Spinozahuis», Brill, Leiden, 1978, dove il tentativo
spinoziano di adattare il linguaggio della verità alle capacità di comprensione del vul-
gus è chiaramente riconosciuto.
16 Cfr. cap. I, p. 35.
17 Sulla portata politica della critica storica nel TTP si sofferma G. BOSS, L’histoire
«Respublica», XIX, 1977, pp. 661-71. Che la storia sacra sia letta da Spinoza non attra-
verso principi teologici di natura trascendente, bensì a partire da una «teoria della for-
tuna» tutta immanente, è quanto afferma MOREAU, Spinoza. L’expérience et l’éternité,
PUF, Paris, 1994, p. 483; ma cfr. anche infra, il paragrafo 3 del I capitolo.
19 Opera, III, p. 41 (trad. it. p. 59).
112 La libertà necessaria
za, in Spinoza. Science et religion, cit., pp. 141-9, sottolinea come la critica spinoziana
dell’elezione ebraica sottenda «une désacralisation totale du judaïsme» (p. 144). Della
stessa autrice si veda anche La judéité de Spinoza, Vrin, Paris, 1972.
23 Per una lettura stimolante del tema dell’elezione ebraica cfr. S. LEVI DELLA
mare che «Dio non agisce mediante la libertà della volontà» (Ethica, I, 32, corollario I, in
Opera, II, p. 73; trad. it. p. 112), cfr. M. GUEROULT, Spinoza I. Dieu (Ethique I), Parigi,
Aubier-Montaigne, 1968, pp. 375-400, e P. MACHEREY, Introduction à l’Ethique de Spi-
noza. La première partie, PUF, Paris, 1998, pp. 185-92. Gli esiti della metafisica spinozia-
na sul piano della critica religiosa sono opprtunamente rilevati da M. WALTHER Metaphy-
sik als Anti-theologie. Die Philosophie Spinozas in Zusammenhang der religionsphilosophi-
sche Problematik, Felix Meiner, Hamburg, 1977, in particolare il II capitolo (pp. 31-75).
28 Opera, III, p. 81 (trad. it. p. 150). Su questo tema cfr. M. WALTHER, Spinozas
Kritik der Wunder – ein Wunder der Kritik?, in «Zeitschrift für Theologie und Kirche»,
LXXXVIII, 1991, pp. 68-80.
III. Immaginazione e democrazia: una lettura della teocrazia ebraica 115
Societas e fortuna altro non sono se non i due Dei auxilia – ri-
spettivamente internum ed externum – che naturalizzano l’inter-
vento divino. Poco dopo il testo diventa ancora più esplicito:
35 Ivi, pp. 49-50 (trad. it. p. 85). Il testo prosegue con una citazione del Salmo
145, il quale dice che «Dio è vicino a tutti coloro che lo invocano, a tutti coloro che ve-
ramente lo invocano» (ibid.), a ribadire il carattere universale della vocazione religiosa.
36 Opportunamente LAUX, Imagination et religion chez Spinoza, cit., sottolinea co-
e il concetto di tradizione ebraica, cit., p. 110. Più in generale, sulla critica spinoziana al
«fariseismo perenne» cfr. ivi, pp. 75-112, nonché H. MÉCHOULAN, Hébreux, Juifs et
Pharisiens dans le «Traité Théologico-politique», in Spinoza nel 350˚ anniversario della
sua nascita, cit., pp. 439-60.
39 Cfr. FEUER, Spinoza and the Rise of Liberalism, cit., p. 101.
40 Opera, III, p. 54 (trad. it. p. 90).
41 Ivi, p. 57 (trad. it. p. 103).
42 Il termine absolutum, con i suoi derivati, ha nel lessico spinoziano un ruolo di
fondamentale importanza, non soltanto nell’Etica, ma anche nel TP; in questo passo,
tuttavia, Spinoza vuole evidenziare essenzialmente un uso «originario» del concetto di
legge, dal quale derivano i significati determinati.
III. Immaginazione e democrazia: una lettura della teocrazia ebraica 119
prime proposizioni della III parte dell’Etica, la cui importanza sul versante politico ho
cercato di evidenziare nel mio contributo Potenza e potere in Spinoza, in Il potere. Per
una storia della filosofia politica moderna, cit., pp. 143-56.
46 D’altra parte nell’Etica Spinoza afferma che «le decisioni della Mente non sono
altro che gli stessi appetiti che, perciò, variano in corrispondenza della varia disposizio-
ne del Corpo» (III, 2, scolio; in Opera, II, p. 143; trad. it. p. 176).
120 La libertà necessaria
delle relazioni con gli altri uomini; per questo Spinoza, dimo-
strando ancora una volta la sua attenzione alla dimensione co-
municativa, preferisce non insistere sulla definizione esatta di
legge, ma piuttosto cercare di intervenire sulle false opinioni
per farne emergere gradualmente l’aspetto veritiero.
Il rischio di questo procedimento è però considerevole, e il
TTP lo avverte immediatamente: «poiché la parola legge sembra
applicarsi alle cose naturali soltanto in senso traslato, comune-
mente per legge non s’intende altro che un comandamento
(mandatum) che gli uomini possono osservare o trascurare»51.
La natura allucinatoria dell’immaginazione produce uno scivola-
mento (una translatio) semantico che assolutizza l’aspetto uma-
no del concetto di legge, pervertendone così il significato origi-
nario: «la legge sembra doversi definire come un modo di vivere
che l’uomo prescrive a sé o agli altri in vista di un fine». Come
ultima conseguenza avviene che, dal momento che il fine sopra
citato è ignoto ai più, «per legge più che altro si intendesse un
modo di vivere imposto agli uomini dall’autorità di altri (ex alio-
rum imperio)»52. Si è dunque giunti alla nozione inadeguata di
lex, sorretta da un fondamento teleologico ed eteronomo, di
contro al carattere immanente, antifinalistico e necessario della
legge absolute sumpta dalla ragione. Nello spazio esistente tra
questi due estremi, ossia nel medium dell’immaginazione, che
accomuna tutti gli uomini (mentre la razionalità immediatamen-
te dispiegata è di pochi), Spinoza tenta di costruire un percorso
Rossium, 1582.
63 Cfr. F. LAPLANCHE, L’éruditione chretienne au XVIe et XVIIe siècles et l’État des
Hébreux, in L’Écriture Sainte au temps de Spinoza, cit., pp. 133-47. Più in generale, sulle
vicende dell’interpretazione storica della teocrazia mosaica cfr. J. WEILER, Jewish Theo-
cracy, Brill, Leiden, 1988.
64 Cfr. V. CONTI, Consociatio civitatum. Le repubbliche nei testi elzeviriani (1625-
blica Hebraeorum, cit, pp. XXVI-XXVIII, nonché, della stessa autrice, il già citato Per
una storia della Respublica Hebraeorum come modello politico.
67 Cfr. CONTI, Consociatio civitatum, cit., p. 105.
68 R. TUCK, Philosophy and Government 1572-1651, Cambridge University Press,
Cambridge, 1993, parla del De Republica Hebraeorum come di «one of the most remar-
kable pieces of political theory to come out of the early seventeenth-century United
Provinces» (p. 167). Più in generale, per una discussione sul pensiero repubblicano in
epoca proto-moderna si vedano gli articoli di D. Taranto, V. Conti, S. Visentin e M.
Geuna presenti nel I numero di «Filosofia politica», XII, 1998.
69 Cfr. CUNAEUS, De Republica Hebraeorum, cit, pp. 38-40.
III. Immaginazione e democrazia: una lettura della teocrazia ebraica 127
70 Ivi, p. 42.
71 Cfr. ivi, cap. II (pp. 46-58), ma anche i tre capitoli successivi, dedicati al mede-
simo argomento.
72 Ivi, p. 306.
73 Su questo punto insiste CAMPOS BORALEVI, Introduzione a CUNAEUS, De Repu-
che sottolinea come «les Hébreux definissent ainsi leur identité dans l’imaginaire» (p.
200). Inoltre A. MALET, Le Traité Théologico-Politique de Spinoza et la pensée biblique,
Les Belles Lettres, Paris, 1966, mette in risalto l’aderenza dell’interpretazione spinozia-
na alla realtà storica – non sempre così evidente –, in quanto proprio la fede religiosa
garantiva l’unità della coscienza nazionale del popolo ebraico subito dopo la fuga dal-
l’Egitto (cfr. pp. 253 sgg.).
77 Su questo argomento e sul parallelo Spinoza-Machiavelli insiste R. MC SHEA,
The Political Philosophy of Spinoza, Columbia University Press, New York, 1968, pp.
95-104.
78 Opera, III, p. 75 (trad. it. p. 131).
79 Ibid.
130 La libertà necessaria
Spinoza. Teologia e politica, cit., pp. 205 sgg., cfr. soprattutto S. ZAC, Spinoza et l’État
des Hébreux, in ID., Philosophie, théologie, politique, cit., pp. 145-76, il quale sottolinea
l’importanza delle cerimonie religiose per la nascita e lo sviluppo del sentimento civico
degli Ebrei, poiché esse avrebbero trasformato il sentimento dell’obbedienza alla legge
civile in desiderio di libertà.
III. Immaginazione e democrazia: una lettura della teocrazia ebraica 131
83 Ethica, III, 52, scolio, in Opera, II, p. 180 (trad. it. p. 210). Ma cfr. anche lo stes-
so TTP, cap. XVII: «da nessuna cosa questi [sc. gli uomini] sono presi quanto dalla
gioia che nasce dalla devozione, ossia dall’amore e dall’ammirazione insieme» (Opera,
III, pp. 216-7; trad. it. p. 432).
84 Cfr. in proposito il paragrafo 3 del I capitolo.
85 Sul valore della devozione religiosa come medium dell’integrazione politica si
veda anche M. WALTHER, Institution, Imagination und Freiheit bei Spinoza. Eine kriti-
sche Theorie politischer Institutionen, in Politische Institutionen in gesellschaftlichen
Umbruch, a cura di G. Goelher et als., Westdeutscher Verlag, Opladen, 1990, pp. 246-
75, in particolare pp. 256 sgg.
86 Cfr. l’accurata analisi di questo processo in A. MATHERON, Individu et commu-
nauté selon Spinoza, Editions de Minuit, Paris, 1988 (I ed. 1969), pp. 211-4.
87 È infatti lo storico romano il primo a usare, nel Contra Apionem, questo termi-
132 La libertà necessaria
dicazione è giustamente sottolineato nella sua analisi del regime teocratico da MATHE-
RON, Individu et communauté selon Spinoza, cit., pp. 374-5.
98 «In questo primo incontro furono talmente atterriti e fu tale il loro smarrimento
nell’udire la voce di Dio, che credettero fosse arrivata la loro ultima ora» (Opera, III, p.
206; trad. it. p. 419).
99 Cfr. ibid.
100 Cfr. BRETON, Politique, religion, écriture chez Spinoza, cit., p. 78 e, seppure con
ID., Etudes de philosophie politique, Le Belles Lettres, Paris, 1985, pp. 41-5.
102 Cfr. MATHERON, Individu et communauté chez Spinoza, cit., p. 375. Su questo
115 Cfr. CUNAEUS, De Republica Hebraeorum, cit., cap. XVI, pp. 320-35.
116 Vedi la nota 75 di questo capitolo.
117 Opera, III, p. 212 (trad. it. p. 427).
118 Ivi, pp. 212-3 (trad. it. pp. 427-8). Il tema dell’esercito popolare ritorna anche
nel TP, in più stretto rapporto con la situazione olandese dell’epoca. In questo passo,
inoltre, risuonano accenti machiavelliani facilmente riconoscibili, come sottolinea NE-
GRI, L’anomalia selvaggia, cit., p. 143.
III. Immaginazione e democrazia: una lettura della teocrazia ebraica 141
123 Ibid. (trad. it. p. 431). Secondo MALET, Le Traité Théologico-Politique de Spino-
ments bei Thomas von Aquino und Spinoza, in «Antike und Abendland», IX, 1960, pp.
39-62. Sul dibattito che si sviluppa in terra olandese intorno all’eccellenza della costitu-
zione mista, e sull’opposizione da parte di Spinoza a essa, l’analisi del TP offrirà nume-
rosi spunti.
127 Opera, III, p. 217 (trad. it. p. 433).
128 Così, ad esempio, lo interpreta MC SHEA, The political Philosophy of Spinoza, cit.
129 Come afferma BALIBAR, Spinoza e la politica, cit., p. 5, questo passo sottolinea la
continuità tra natura e storicità nella riflessione spinoziana. A tale proposito cfr. inoltre
CHAMLA, Spinoza e il concetto della tradizione ebraica, cit., pp. 15-7.
144 La libertà necessaria
130 Secondo TOSEL, Spinoza et le crépuscule de la servitude, cit., «Moîse a été l’instru-
pietà, che, insieme all’odio verso le altre nazioni, era così coltivata ed alimentata dal
culto quotidiano, da diventare natura» (Opera, III, p. 215; trad. it. p. 430).
132 Cfr. Ethica, III, XII e XIII definizione degli affetti e spiegazione, in Opera, II, p.
qualcuno goda di una certa cosa, che uno solo può possedere, ci sforzeremo di fare in
modo che egli non la possegga» (Ethica, III, 32, in Opera, II, p. 165; trad. it. p. 196).
Secondo A. MATHERON, Spinoza et le pouvoir, in Id., Anthropologie et politique au
XVIIe siècle (études sur Spinoza), Vrin, Paris, 1986, pp. 103-22, Spinoza, quando riflet-
te su questo bene limitato che ciascuno cerca di tenere interamente per sé, ha in mente
la proprietà terriera nella società feudale, causa di infinite lotte intestine.
134 Opera, III, p. 215 (trad. it. p. 430).
135 Ivi, p. 217 (trad. it. p. 433). Sul parallelo esistente tra il concetto di elezione e
quello di «maledizione», che Spinoza nel TTP priva di ogni aura teologica, per ripor-
tarli a una concreta processualità storica, cfr. ZAC, Spinoza et l’interpretation de l’Écritu-
re, cit., pp. 207 sgg.
136 «Il primo intento era stato di attribuire per intero il sacro ministero ai primoge-
niti, non ai Leviti (vedi Numeri 8.17); ma, dopo che tutti ad eccezione dei Leviti, ado-
rarono il vitello, i primogeniti furono ripudiati e incriminati, e al loro posto furono
eletti i Leviti (vedi Deuteronomio 10.8). E quanto più attentamente io considero questo
mutamento, tanto più sento di dover esclamare con Tacito che da allora stette a cuore a
Dio, non la loro sicurezza, ma la loro punizione» (Opera, III, p. 218; trad. it. p. 434).
146 La libertà necessaria
tivo, cosa meglio e cosa peggio [...], segue che gli uomini pos-
sono variare tanto nel giudizio quanto negli affetti (homines
tam judicio, quam affectu variare posse)»6. Si tratta di una diver-
sità di giudizio che rende assai complesso il raggiungimento di
una mediazione tra i desideri e gli interessi particolari, cosicché
la societas umana è percorsa da un livello di conflittualità gene-
ralizzata: essa esprime, per usare una formula solo apprente-
mente paradossale, un grado di «socialità insocievole». Di con-
seguenza, è necessario che la legge naturale sia implementata
da quella artificiale dello Stato; infatti
se gli uomini fossero per natura costituiti in modo da non desiderare
se non ciò che la vera ragione indica, la società non avrebbe affatto biso-
gno di leggi, ma per sé sarebbe sufficiente che agli uomini fossero inse-
gnati i veri principi della vita morale perché facessero spontaneamente
con retta e schietta intenzione ciò che è veramente utile7.
tas, parla F. AKKERMAN, Mots techniques – mots classiques dans le TTP de Spinoza, in
Spinoziana. Ricerche di terminologia filosofica, a cura di P. Todaro, Olschki, Firenze,
1998, pp. 1-22.
11 Opera, III, p. 74 (trad. it. p. 129).
154 La libertà necessaria
cunché di superiore alla comune natura umana, o deve almeno sforzarsi in tutti i modi
di convincere di ciò il popolo» (ibid.; trad. it. p. 130).
13 Ibid.
14 Per un inquadramento storico del problema del consenso in Spinoza cfr. G.
SACCARO DEL BUFFA BATTISTI, Il consenso politico da Hobbes a Spinoza, in Hobbes e Spi-
noza. Scienza e politica, cit., pp. 243-79.
15 Cfr. il paragrafo 2 del III capitolo, p. 123.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 155
siècle, in «Studia Spinozana», III, 1987, pp. 27-46. Gli aspetti di questo conflitto ver-
ranno analizzati nel prossimo capitolo.
18 Cfr. PEÑA ECHEVERRIA, La filosofía política de Espinosa, cit., pp. 176 sgg.; è infatti
il concetto di natura – come sottolinea anche L. STRAUSS, Diritto naturale e storia [1953],
Il Melangolo, Genova, 1990, pp. 90-130 – a determinare quello di diritto naturale.
19 Opera, III, p. 189 (trad. it. p. 377).
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 157
di per sé noto)» (Ethica, I, 11, dimostrazione III, in Opera, II, p. 53; trad. it. p. 95). Im-
portanti indicazioni sul ruolo della potentia nell’ontologia spinoziana si trovano in G.
DELEUZE, Spinoza. Filosofia pratica [1970], Guerini, Milano 1991, cap. IV, e nei più re-
centi A. ILLUMINATI, Il teatro dell’amicizia. Metafore dell’agire politico, Manifestolibri,
Roma, 1998, pp. 92 sgg, e R. CAPORALI, La fabbrica dell’imperium. Saggio su Spinoza,
Liguori, Napoli, 2000, pp. 36 sgg.
21 Tra gli interpreti che insistono con maggiore efficacia sulla centralità del nesso
jus-potentia nella teoria spinoziana del diritto naturale vanno ricordati CAILLOIS, Mé-
taphysique et politique chez Spinoza, cit., il quale afferma che tale coppia mira a eviden-
ziare il ruolo della natura come causa della realtà singolari e, conseguentemente, come
radice di ogni loro diritto, e GIANCOTTI, Sui concetti di potere e potenza in Spinoza, cit.,
che individua nella determinazione del diritto-potere da parte della potenza naturale
un duplice effetto di «legittimazione» – certo non in senso giuridico classico – e di «li-
mitazione» dell’agire individuale. Tenta invece una mediazione la lettura di A. DEREGI-
BUS, La filosofia etico-politica di Spinoza, Pubblicazioni della Facoltà di Magistero, Tori-
no, 1963, che, se da un lato insiste sulla fondazione giuridica del pensiero politico di
Spinoza, dall’altro ne riconosce la «formulazione arazionalistica della dottrina giuridica
e politica» (p. 263).
158 La libertà necessaria
criticato; cfr. ad esempio G. GONNELLA, Il diritto come potenza secondo Spinoza, in Spi-
noza nel III centenario della sua nascita, suppl. speciale alla «Rivista di Filosofia neosco-
lastica», XXV, 1934, pp. 149-80, e C. GALLICET CALVETTI, I diritti della persona umana
nel “Tractatus theologicus-politicus», in Studi di Filosofia e di Storia della Filosofia in
onore di F. Olgiati, Pubblicazioni dell’Università Cattolica, Vita e Pensiero, Milano,
1962, pp. 321-44.
24 Opera, III, p. 190 (trad. it. p. 378). L’assenza di ogni distinzione tra il piano del-
l’essere e quello del dover essere nel giusnaturalismo spinoziano è stata rilevata da J.H.
CARP, Naturrecht und Pflichtbegriff nach Spinoza, in «Chronicon Spinozanum», I, 1921,
pp. 81-90.
25 Opera, III, p. 190 (trad. it. p. 378). Anche qui la traduzione del Droetto non è
corretta, poiché il termine «cupiditas» in Spinoza indica non un aspetto deteriore della
natura umana (come certo è in italiano la «cupidigia»), bensì il «desiderio» che costi-
tuisce l’essenza stessa dell’uomo, ovvero «l’appetito con la sua consapevolezza» (Ethi-
ca, III, 9, scolio, in Opera, II, pp. 147-8; trad. it. p. 180).
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 159
noi non riconosciamo alcuna differenza tra gli uomini e tutti gli altri
individui della natura, né tra gli uomini dotati di ragione e gli altri che
ignorano la vera ragione, né tra i deficienti, i pazzi e i sani. Tutto ciò, in-
fatti, che ciascuna cosa fa secondo le leggi della sua natura, questo fa di
pieno diritto, in quanto agisce nel modo in cui è determinata dalla natu-
ra, né può comportarsi altrimenti26.
L’uguaglianza tra gli uomini riposa sull’immanenza della po-
tenza divina (il simul già ricordato) al diritto naturale individua-
le; ne consegue che essa è un’uguaglianza materiale sempre in
atto; non un’uguaglianza negativa, originata da una mancanza
della natura umana, nè tanto meno un’uguaglianza ideale, basa-
ta sull’idea di una comunanza potenziale della ragione, che si
manifesta nella disposizione naturale di ognuno a ricercare la
soddisfazione dei propri desideri. Un breve raffronto con la
dottrina hobbesiana dell’uguaglianza naturale può chiarire la
posizione del TTP. Nel De Cive Hobbes afferma che, se noi
«guardiamo degli uomini adulti, e consideriamo quanto sia fra-
gile la compagine del corpo umano [...], e con quanta facilità un
uomo debolissimo possa ucciderne uno più forte, non c’è moti-
vo per cui qualcuno, fidando nelle sue forze, si creda superiore
agli altri per natura. Sono uguali coloro che possono fare cose
uguali l’uno contro l’altro (Aequales sunt, qui aequalia contra se
invicem possunt)»27. Una simile affermazione si sostiene non so-
lo su una visione antropologica marcata da un deciso pessimi-
smo, ma più in generale su una concezione del diritto naturale
irriducibile alla semplice potenza: vi è nello jus naturale hobbe-
siano – che è jus omnium ad omnia, cioè diritto potenzialmente
illimitato di ciascuno su tutte le cose; quindi un diritto che si
realizza solo parzialmente, poiché nessun individuo finito può
realmente disporre della potenza necessaria ad esercitare un di-
ritto infinito – un principio di indeterminatezza che può deriva-
re soltanto dalla sua assimilazione al libero arbitrio, più che alla
forza determinata di un conatus sese conservandi in atto28. Di
26 Opera, III, p. 189 (trad. it. p. 378).
27 De Cive, in Thomae Hobbes malmesburniensis opera, cit. vol. II, p. 162 (trad. it.
p. 83). Sulla differenza tra la dottrina spinoziana degli affetti e quella hobbesiana si sof-
ferma P. DI VONA, Aspetti di Hobbes in Spinoza, Loffredo, Napoli, 1990, p. 35.
28 Su questo punto insiste con efficacia C. LAZZERI, Droit, pouvoir et liberté. Spino-
29 Così GIANCOTTI, Sui concetti di potere e potenza in Spinoza, cit., p. 112. R. MI-
SRAHI, Le droit et la liberté politique chez Spinoza, in «Mélanges de philosophie et de lit-
térature juives», I-II, 1956-57, pp. 153-69, coglie con esattezza la portata emancipato-
ria, tanto sul piano politico quanto su quello individuale, di una concezione dello jus
naturale generata dal rifiuto della scissione tra Dio e Natura.
30 Per questo M.H. HOFFHEIMER, Locke, Spinoza and the Idea of Political Equality,
in «History of Political Thought», VII, 1986, pp. 341-60, coglie solo parzialmente la
portata dell’idea di uguaglianza nella filosofia politica di Spinoza: infatti lo Stato non
solo «has the continuing function of promoting political equality and minimizing exi-
sting inequalities» (p. 348), ma è anche il risultato dell’uguaglianza naturale di tutti gli
uomini, ovvero di un comune agire volto alla preservazione del proprio essere.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 161
tativo della filosofia politica spinoziana che vede in Spinoza un precursore dell’utilita-
rismo anglosassone; tra i principali rappresentanti di questa linea vi sono R.A. DUFF,
Spinoza’s Political and Ethical Philosophy, [1903], Kelley, New York, 1970, F. POL-
LOCK, Spinoza’s Political Doctrine, with Special Regard to his Relations to English Publi-
cists, in «Chronicon Spinozanum», I, 1921, pp. 45-57, C.E. VAUGHAN, The Social Con-
tract: Spinoza, in ID., Studies in the History of Political Philosophy before and after
Rousseau, vol. I, Russell and Russell, New York, 1960, pp. 62-129. Tuttavia, come sot-
tolinea giustamente PACCHIANI, Spinoza tra teologia e politica, cit., una simile lettura è
possibile solo se si rimuove ogni nesso tra politica e metafisica nel pensiero di Spinoza,
il che comporterebbe un suo sostanziale impoverimento (cfr. p. 33). Un’analisi della
nozione di utile più attenta all’impianto speculativo spinoziano è presente in E. GIAN-
COTTI, La teoria dell’assolutismo in Hobbes e Spinoza, in Id., Studi su Hobbes e Spinoza,
Bibliopolis, Napoli, 1995, pp. 181-210, e in CORSI, Politica e saggezza in Spinoza, cit.,
pp. 27-9.
39 Cfr. H. GROTIUS, De Iure belli ac pacis libri tres, in quibus ius naturale et gen-
tium, item iuris publici praecipua explicantur (1625), curavit B. J. De Kanter-Van Het-
tinga, Brill, Leiden, 1939, libro II, 11, 1 (De promissis), pp. 326-8. Sulla critica di Spi-
noza alle leggi naturali di Grotius cfr. MATHERON, Spinoza et la problematique juridique
de Grotius, cit. Ben più complessa è la posizione di Hobbes riguardo a questo tema,
come dimostra A. BIRAL, Hobbes: la società senza governo, in Il contratto sociale nella fi-
losofia politica moderna, a cura di G. Duso, Bologna, Il Mulino, 1987, pp. 51-108 (II
ed. 1993).
164 La libertà necessaria
ziana del contratto è pressoché sterminata; per una storia delle vicende interpretative
sono particolarmente rilevanti i contributi di A. MENZEL, Sozialvertrag bei Spinoza, in
«Zeitschrift für den privat - und öffentlichen Recht der Gegenwart», XXXIV, 1907,
pp. 451-60, di G. SOLARI, La dottrina del contratto sociale in Spinoza, in «Rivista di filo-
sofia» III, 1927, pp. 317-53, di W. ECKSTEIN, Zur Lehre vom Staatsvertrag bei Spinoza,
in Texte zur Geschichte der Spinozismus, cit., pp. 362-76, di A.C. WERNHAM, Le Con-
tract Social chez Spinoza, cit. Infine un interessante confronto tra la dinamica del patto
in Hobbes ed in Spinoza è presente in O. UENO, Spinoza et le paradoxe du contrat so-
cial de Hobbes. «Le reste», in «Cahiers Spinoza», VI, 1991, pp. 269-96.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 165
glio di altri interpreti l’aspetto problematico di questo passaggio, senza però riuscire a
scioglierlo pienamente (cfr. pp. 279-80).
42 Anche LAZZERI, Droit, pouvoir et liberté, cit., sottolinea il peso dell’immagina-
zione e della credenza nel meccanismo del trasferimento del diritto e nella conseguente
nascita del potere (cfr. p. 223).
43 Viene così a cadere la principale critica di W. RÖD, Spinozas Lehre von der So-
cietas, in «Filosofia», XVIII, 1967, pp. 777-806, e XIX, 1968, pp. 671-98, alla teoria
politica di Spinoza, ovvero l’individuazione di una permanenza del dualismo insanabile
tra realismo e normativismo. In un certo senso, si può anche affermare, come fa DEN
UYL, Power, State and Freedom, cit., che nel pensiero di Spinoza il termine «trasferi-
mento» è una metafora; ma si tratta di una metafora che ha effetti reali, non solo de-
scrittivi (cfr. p. 15).
166 La libertà necessaria
44 Anche FEUER, Spinoza and the Rise of Liberalism, cit., sottolinea come nel TTP
essere costituita senza alcuna ripugnanza al diritto naturale» (Opera, III, p. 193; trad.
it. p. 382), tuttavia la traduzione è imprecisa: la società, infatti, non si costituisce con il
patto, ma viene da esso soltanto normata, appunto «messa in forma».
46 Ibid. In questa sottolineatura è forse possibile cogliere un accento polemico nei
confronti della dottrina hobbesiana, che verrà ripresa nella lettera L a Jelles, come si
vedrà più avanti.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 167
lum aliquod tolerare licitum: in qua speciatim agitur de prophanatione sabbathi, aut diei
Dominicae (ed. in olandese 1660), in Id., Opera omnia, Roterdami, Typis Reineri Leers
1680, I vol., pp. 609-92; citazione da p. 611.
49 Gijsbertus VOETIUS, Politica Ecclesiastica, 3 Partes, 4 Tomi, Amsterdam, Joannes
54 Così l’affermazione di Balibar, secondo la quale «il carattere assoluto della so-
vranità è uno stato di fatto» (Spinoza e la politica, cit., p. 52), significa esattamente che
quest’ultima viene continuamente rimodellata dai rapporti di forza realmente in campo.
55 E. GIANCOTTI, Réalisme et utopie: limites des libertés politiques et perspectives
de libération dans la philosophie politique de Spinoza, trad. it. in Studi su Hobbes e Spi-
noza, cit., pp. 135-47, individua nel pensiero politico spinoziano una matrice statica ed
una dinamica – dipendenti da due differenti concezioni ontologiche che si intersecano
nell’Etica –, le quali fondano rispettivamente l’assolutismo del potere statale e il diritto
di resistenza e di ribellione; ma, forse, questo dualismo può essere ricomposto alla luce
di quanto affermato finora.
172 La libertà necessaria
sotto lo pseudonimo di Lucius Antistius Constans, che al III capitolo presenta il se-
guente titolo: Aequalitatem omnium hominum Naturalem status Civilis constitutione in
Privatis non mutari (citazione da p. 38; cfr. inoltre MUGNIER-POLLET, La philosophie
politique de Spinoza, cit., p. 204).
65 Su questo punto cfr. K.W. SWART, The Miracle of the Dutch Republic as seen in
Longo, Ravenna, 1984, il quale sottolinea come lo Stato si configuri «solo come mezzo,
anche se necessario e sommamente utile, in quanto garantisce la libertà nella sicurezza,
per l’affermarsi dell’autentico sapere, dell’autentico amore» (p. 92).
69 Che in Spinoza la resistenza alla tirannide sia un diritto assoluto di tutti i citta-
dini e non soltanto, come pretendevano i monarcomachi, dei loro rappresentanti istitu-
zionali, è quanto afferma BOVE, La stratégie du conatus, cit., pp. 288-9.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 177
del TTP vi è quella di T. DE VRIES, Spinoza: State, Religion, Freedom, in «Giornale cri-
tico della filosofia italiana», LVI 1977, pp. 591-611, che schiera Spinoza – forse un po’
troppo forzatamente – direttamente nelle fila del partito dei regenten.
71 TTP, cap. XVIII, titolo, in Opera, III, p. 221 (trad. it. p. 448).
178 La libertà necessaria
the Liberalism, cit., secondo la quale la Repubblica Olandese era simile a una teocrazia
«for it was maneged neither by one man, nor by a single council, nor by the popular
vote», ma manteneva una struttura confederale (p. 120); infatti il regime teocratico è
definito essenzialmente dalla centralità del sentimento religioso nel processo di costitu-
zione dell’unità politica, meccanismo del tutto assente nella Repubblica delle Province
Unite e nella stessa Olanda.
73 Opera, III, p. 16 (trad. it. p. 21). In proposto, si veda l’intero cap. XI (Opera,
III, pp. 151-8; trad. it. pp. 308-16), che mette in luce la differenza tra la predicazione
degli apostoli e quella dei profeti che li hanno preceduti. Sulla presenza del Crisitanesi-
mo nel TTP cfr. LAUX, Imagination et religion chez Spinoza, cit., pp. 245 sgg.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 179
che agli altri popoli, vincolati dal diritto di un altro Stato (qui
alterius Reipublicae jure tenebantur)»74. Il processo di universa-
lizzazione e di interiorizzazione della fede cui il cristianesimo
dà avvio sembra segnare un punto di non ritorno; tuttavia lo
stesso Spinoza riconosce a più riprese che questi elementi non
sono riusciti a «moralizzare» integralmente la storia umana75,
poiché esiste una cesura profonda tra il significato originario
del messaggio di Cristo e il modo in cui esso è stato recepito
nel corso dei secoli dalle masse e dalle stesse autorità religio-
se76: estromessi dalla porta, i riti e le cerimonie sono rientrati
dalla finestra, come segni esteriori di un’appartenenza che ha
ancora un immediato risvolto sociale77. Né, d’altra parte, po-
trebbe essere diversamente, dal momento che il TTP ha chiari-
to fin dalla Prefazione come il carattere ambivalente della reli-
gione sia determinato non dalle modalità storiche del suo dis-
piegarsi, bensì dalla natura dell’immaginazione e degli affetti
umani, nei quali il sentimento religioso è radicato.
È quindi sul principio dell’intrascendibilità dei meccanismi
affettivi che Spinoza fonda il confronto tra il conflitto teologi-
co-politico olandese e le vicende storiche della teocrazia ebrai-
ca, un confronto che si snoda attraverso la messa a fuoco di tre
momenti fondamentali del processo di decadenza della repub-
blica mosaica: in primo luogo, l’unità religiosa del popolo
ebraico viene spezzata «dopo che i pontefici, nel secondo Sta-
to, ebbero acquistata l’autorità di legiferare, di trattare negozi
civili, e dopo che, al fine di rendere perpetua tale autorità, eb-
bero usurpati i diritti sovrani, pretendendo infine il titolo di
74 Opera, III, p. 72 (trad. it. p. 127).
75 Così BALIBAR, Spinoza e la politica, cit., p. 57.
76 Si pensi allo scambio epistolare tra Spinoza e Albert Burgh, esempio lampante
di come la religione cristiana venga stravolta nella percezione di una mente immatura
(cfr. le lettere LXVII e LXXVI, in Opera, IV, pp. 280-91 e 316-24; trad. it. pp. 263-74 e
297-302). Su questo tema cfr. A. MATHERON, Le Christ e la salut des ignorants chez Spi-
noza, Aubier Montaigne, Paris, 1971, pp. 74 sgg.
77 Cfr. il cap. V: «i riti cristiani [...] non furono introdotti se non come distintivi
esteriori della Chiesa universale, e non come cose che abbiano qualche attinenza alla
beatitudine, o che rechino in se stesse alcunché di santificante. Per la qual cosa, sebbe-
ne queste cerimonie non siano state istituite per un motivo di governo (non ratione im-
perii), lo furono tuttavia in vista dell’integrità sociale (ratione tamen integrae Societa-
tis)» (Opera, III, p. 76; trad. it. p. 132).
180 La libertà necessaria
jus circa sacra, le magistère spirituel et la liberté de penser chez Grotius, Hobbes, Constans,
Spinoza, in Hobbes e Spinoza. Scienza e politica, cit., pp. 595-621; in particolare p. 598.
82 Cfr. H.A.E. VAN GELDER, Getemperde vrijheid. Een verhandeling over de ver-
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 181
nism from 1600 to 1650, Cambridge University Press, Cambridge, 1938, pp. 1-24.
85 Den Haag, Hendirk en Dirk Boom, 1610.
86 Cfr. in proposito, oltre a NOBBS, Theocracy and toleration, cit., pp. 27-49, anche
E. CONRING, Kirche und Staat nach der Lehre der niederländischen Calvinisten in den
ersten Hälfte des 17. Jahrhunderts, Neukirchener Verlag, Neukirchen-Vluyn, 1965, pp.
35-8, e A.T. VAN DEURSEN, Bavianen en Slijkgeuzen. Kerk en kerkvolk te tijde van Mau-
rits en Oldenbarnevelt, Van Wijnen, Franeker, 1991 (I ed. 1974).
182 La libertà necessaria
Reformatie non deve essere confuso con il concetto di «seconda Riforma» introdotto
per indicare le ali più radicali del movimento riformato (cfr. la nota 3 del II capitolo, p.
54, nonché F.A. VAN LIEBURG, De Nadere Reformatie in Utrecht ten tijde van Voetius,
Lindenberg, Rotterdam, 1989).
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 183
over het gezag der synoden, Bakker, Amsterdam, 1937. Più in generale, sula figura di
Voetius cfr. l’opera collettanea De onbekende Voetius, a cura di Joost van Oort e als.,
Kok, Kampen, 1989.
91 Politica ecclesiastica, cit., Pars I, Liber I, Tractatus I (De ecclesia instituta), cap.
I, p. 12 (tomo I).
92 «Repugnant Ecclesiae institutae [...] Ecclesiae repraesentativae, ambigue et im-
proprie dictae, quae alio Papistarum termino virtuales appellari possunt» (ivi, p. 22).
93 Cfr. CONRING, Kirche und Staat, cit., p. 48.
184 La libertà necessaria
94 Su questo punto cfr. NOBBS, Theocracy and toleration, cit., p. 173, e CONRING,
Le origini storiche e culturali del pensiero di Ugo Grozio, La Nuova Italia, Firenze,
1967, pp. 122 sgg.
110 «Personam aut coetum cui imperium sit in populo, solius Dei imperio subdi-
tum»» (Hug. GROTII, De Imperio Summarum Potestatum circa sacra. Commentarius po-
sthumus, editio quarta, Hagae-Comitis, ex Typographia Adriani Vlacq 1661, p. 2; trad.
it. p. 13).
111 «Quod summum est, idem nisi Unum esse non potest» (ivi, p. 5; trad. it. p. 16).
MUGNIER-POLLET, La philosophie politique de Spinoza, cit., p. 203, osserva che, oltre al-
l’unità e all’indivisibilità, la summa potestas per Grotius ha anche il carattere dell’uni-
versalità, consegnatole direttamente da Dio, e che quindi neppure la chiesa, avanzando
la pretesa di una propria sovranità indipendente, può toglierle.
112 De Imperio, cit., p. 4 (trad. it. p. 14).
113 «Dunque è compito dell’Autorità Sovrana non solo garantire la pace esterna del-
la società, ma anche prendersi cura della virtù (Non ergo sola pax societatis externa pro-
posita est summis potestatibus, sed et singolorum virtus)» (ivi, pp. 9-10; trad. it. p. 19).
114 «Et dogmata et ritus haud parum ad ipsos mores publicamque foelicitatem mo-
menti habent» (ivi, p. 21; trad. it. p. 28). Su questo punto cfr. LAGRÉE, Du magistère
spirituel à la medicina mentis, cit., p. 599.
188 La libertà necessaria
gli animi (Solus autem Deus est cardiognostes, ac proinde solus in corda imperium obti-
net)» (ibid.). L’integrazione tra le funzioni pubbliche distinte e l’assoluta unitarietà e
univocità del potere sovrano è bene evidenziata da DE MICHELIS, Le origini storiche e
culturali, cit., pp. 155-7.
118 Cfr. De Imperio, cit., p. 106 (trad. it. p. 105); ma cfr. anche pp. 74-5 (trad. it. pp.
123 «Nihil esset tutius quam ea restituere quae primis post Apostolos saeculis ma-
gno populorum consensu, magnoque fructu observata apparent» (ivi, p. 145; trad. it.
p. 142). CONRING, Kirche und Staat, cit., pp. 38-41, sottolinea come per Grotius la reli-
gione rimanga un problema collettivo, che riguarda l’ordine e l’armonia della società, e
non si riduca in nessun modo alla dimensione interiore della coscienza.
124 Sull’antropologia groziana spunti interessanti sono offerti da F. TODESCAN, Le
radici teologiche del giusnaturalismo laico. Vol. I: Il problema della secolarizzazione nel
pensiero giuridico di Ugo Grozio, Giuffrè, Milano, 1983, pp. 43-77.
125 Non è quindi casuale che l’opera politica di Grotius, soprattutto nella fase gio-
punto cfr. anche, della stessa autrice, La raison ardente. Religion naturelle et raison au
XVIIe siècle, Vrin, Paris, 1991, pp. 227-34.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 191
Vossius, cit., p. 142: «Erasmus influenced his religious thought and feeling more than
Luther and Calvin».
192 La libertà necessaria
conferma anche KLEVER, Verba et sententiae Spinozae, cit., p. 83), presente negli Opera
omnia, cit., vol. I, pp. 333-372 (Munus pastorale vulgo dictum concionatorum; et jus ec-
clesiae, definitum ex regulis verbi Divini, primisque Reformationis nostrae fundamentis:
contra Sententiam quorundorum Doctorum, qui Reformationem profitentur, et potesta-
tem Pastorum plus aequo extendunt). Le citazioni sono tratte da quest’ultima.
137 Cfr. ivi, pp. 335-44.
138 Ivi, p. 345.
139 Ibid.
194 La libertà necessaria
140 Ivi, p. 350. La coppia ratio-Scriptura è un elemento decisivo della riflessione del
143 Lucius Antistius COSTANS, De Jure Ecclesiasticorum Liber Singularis, Quo doce-
tur: Quodcumque Divini Humanique Iuris Ecclesiasticis tribuitur, vel ipsi sibi tribuunt,
hoc, aut falso impieque illisi tribui, aut non aliunde, quam a suis, hoc est, ejus Reipubil-
cae sive Civitatis Prodiis, in qua sunt constituti, accepisse, Alethopoli, Caium Valerium
Pennatum 1665. Ulteriori informazioni su quest’opera si possono trovare nell’Introdu-
zione alla traduzione francese, a cura di H.W. Blom e C. Lazzeri, Centre de philosophie
politique et juridique, Université de Caen, Caen, 1991.
144 Così NOBBS, Theocracy and toleration, cit., p. 245. Cfr. inoltre P. F. MOREAU,
statis Prodeorum: Ut appareat penes eos esse omne jus et potestatem Civitatis sive Reipu-
blicae nihilque Juris aut Potestatis penes Cives esse): «Liberum enim esse nihil aliud est,
quam sui Juris et Potestatis, nulliusque alterius subjectum Juri et Potestati esse»; «Ae-
qualem esse, naturale illud in se Jus et Potestatem habere et nulla ex parte penes alium
esse» (p. 9). Giustamente J. Lagrée sottolinea come la coppia jus-potestas si differenzi
nettamente da quella jus-potentia di matrice spinoziana.
146 De Jure Ecclesiasticorum, cit., p. 11.
147 Ibid.
196 La libertà necessaria
Max. esse voluit, ut penes unum quemque [...] permanerent, non autem transferri in
alios aut deponi potest» (ivi, p. 21). Facoltà non trasferibile per eccellenza è la ratio,
che per Constans coincide con l’anima.
151 Ivi, pp. 56-8.
152 Ivi, p. 63; ma cfr. anche p. 103.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 197
sovrane potestà e che l’esercizio esterno del culto religioso si deve adeguare alla pace
della Repubblica, se si vuole rettamente obbedire a Dio» (ivi, p. 228; trad. it. p. 461).
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 199
160 Non a caso Droetto, nelle note alla sua traduzione, afferma che «tra il De impe-
che «il regno di Dio non è autenticamente regno di Dio che per la mediazione del poli-
tico» (p. 225). Su questo punto cfr. anche MUGNIER-POLLET in La philosophie politique
de Spinoza, cit., p. 206.
167 Opera, III, p. 232 (trad. it. p. 466). Si veda in proposito il saggio di L.C. RICE,
servitude, cit., pp. 314-5, quanto MOREAU, Spinoza et le jus circa sacra, cit., pp. 340-1.
202 La libertà necessaria
dica semplicemente l’autonomia, cioè la maggiore potenza rispetto a quella di ogni sin-
golo cittadino, piuttosto che la sovranità in senso tradizionale.
IV. Dalla teoria democratica alla lotta per la libertà 205
179 Ivi, p. 241 (trad. it. p. 483). LAGRÉE, Du magistère spirituel à la medicina mentis,
cit., afferma in proposito che «la méthode adéquate de résolution des conflits dans
l’ordre de la pensée est la méthode de la libre discussion qui rèleve d’une logique ratio-
nelle de la compréhension, et non la méthode de l’authorité qui relève d’une logique
passionelle de la domination» (p. 615).
180 Si veda in proposito l’attenta indagine – anche dal punto di vista terminologico –
cemente «à laïciser le magistère spirituel pou le remettre tout entier entre les mains de
l’Etat», bensì a pensare l’istituzione di una medicina mentis, è quanto sottolinea LA-
GRÉE, Du magistère spirituel à la medicina mentis, cit., p. 621.
184 Opera, III, p. 244 (trad. it. p. 486). ma cfr. anche p. 243 (trad. it. p. 485): «colui
che tutto pretende di stabilire per legge, finirà coll’esasperare le passioni (vitia), più
che reprimerle».
185 A tale proposito R. CAILLOIS, Libéralisme et démocratie chez Spinoza, in «Gior-
nale critico della filosofia italiana», LVI, 1977, pp. 311-8, sottolinea il fatto che il libera-
lismo di Spinoza è realistico, ossia che non si fonda su una sorta di idealismo morale,
bensì sull’utilità che la libertà di espresione ha per lo Stato.
186 Sul nesso pietas-democrazia cfr. NEGRI, Reliqua desiderantur. Congettura per
una definizione del concetto di democrazia nell’ultimo Spinoza [1985], in Id., Spinoza
cit., pp. 313-42.
208 La libertà necessaria
1 PRICE, Holland and the Dutch Republic in the Seventeenth Century, cit., p. 12,
osserva che a una vastississima quantità di studi sull’assolutismo politico del XVII se-
colo non corrisponde una altrettanto cospicua letteratura intorno ai regimi repubblica-
ni della prima epoca moderna in Europa. Per quanto riguarda, più in generale, lo stu-
dio del XVII secolo come periodo critico per l’assetto politico e sociale europeo, si ve-
212 La libertà necessaria
Ancora nel 1436 gli Ordini dei Paesi Bassi avevano ottenuto
la possibilità di riunirsi in Stati Provinciali e Generali e di par-
tecipare alle decisioni politiche riguardanti il loro territorio2;
parallelamente, era rimasta in vita, a fianco della carica di go-
vernatore generale inviato dal potere imperiale, quella di stad-
houder, nata nel XIV secolo come istituzione provinciale, ma in
seguito divenuta una carica elettiva, alle dirette dipendenze
dell’imperatore; una carica affidata in numerose province ai
principi d’Orange, una delle famiglie nobili più influenti3.
Queste due istituzioni, che dunque preesistono alla nascita del-
la Repubblica delle Province Unite, svolgeranno un ruolo fon-
damentale nella rivolta e, successivamente, nella costituzione
del nuovo ordine politico. Due sono gli avvenimenti cruciali
nella storia della nascita della Repubblica, in seguito allo scop-
pio della guerra degli Ottant’Anni contro la Spagna4: l’istitu-
zione dell’Unione di Utrecht e l’Atto di Abiura (Plakkaat van
Verlatinge). L’Unione nasce il 23 gennaio 1579, quando i dele-
gati delle province di Olanda, Zelanda, Utrecht e Groningen,
seguiti dopo pochi mesi da quelli delle province di Friesland e
Gelderland, ed infine anche da Willem il Taciturno, principe
d’Orange e leader carismatico della rivolta, sottoscrivono un’al-
leanza strategica, segnando una cesura tra il loro destino e
da H.R. TREVOR-ROPER, La crisi generale del XVII secolo [1959], in ID., Protestantesi-
mo e trasformazione sociale, Laterza, Bari, 1969, pp. 87-131, nonché i saggi contenuti
nel volume La crisi generale del XVII secolo [1978], a cura di G. Parker e L.M. Smith,
ECIG, Genova, 1988.
2 Cfr. C. SECRETAN, Les privilèges berceau de la liberté. La Révolte des Pays-Bas
aux sources de la pensée politique moderne (1566-1619), Vrin, Paris, 1990, p. 16.
3 Sulle origini della carica di Stadhouder, si veda H.H. ROWEN, Neither Fish nor
Fowl: The Stadholderate in the Dutch Republic, in H.H. ROWEN e A. LOSSKI, Political
Ideas and Institutions in the Dutch Republic, University of California Press, Los Ange-
les, 1982, pp. 3-31.
4 In realtà gli storici non sono concordi nell’indicare l’inizio di tale rivolta: solo
per portare alcuni esempi, G. PARKER, The Dutch Revolt, Allen Lane, London, 1977,
parla di una prima ribellione iniziata nel 1565 e poi fallita, mentre SECRETAN, Les privi-
lèges berceau de la liberté, cit., fa iniziare la lotta per l’indipendenza dal movimento ico-
noclastico del 1566; infine PRICE, Holland and the Dutch Republic in the Seventeenth
Century, cit., afferma che la data tradizionale del 1568 – sulla base della quale è sorta la
denominazione di guerra degli Ottant’Anni (1568-1648) – deve essere sostituita dal-
l’anno in cui insorgono definitivamente le città olandesi, il 1572; dello stesso avviso è
ISRAEL, The Dutch Republic, cit., pp. 169-170.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 213
rij, Nijmegen, 1956, nonché E.H. KOSSMANN, A.F. MELLINK, Texts Concerning the Re-
volt of the Netherlands, Cambridge University Press, Cambridge, 1974.
9 Cfr. SECRETAN, Les privilèges berceau de la liberté, cit., p. 38. Ma si vedano an-
che le pagine che J.N. Figgis dedica alla rivolta dei Paesi Bassi in Studies of Political
Thought. From Gerson to Grotius 1414-1625, Cambridge University Press, Cambridge,
1916 (I ed. 1900), pp. 218-50.
10 Sul nesso esistente tra la riflessione althusiana e lo sviluppo delle Province Uni-
te, interpretato secondo la strategia politica della casa degli Orange, insiste il testo di F.
BORKENAU, La transizione dall’immagine feudale all’immagine borghese del mondo. La
filosofia nel periodo della manifattura [1934], Il Mulino, Bologna, 1984, pp. 126-43. Per
una lettura dell’influenza delle Vindicae sull’ideologia della rivoluzione olandese si ve-
da anche R. SAAGE, Herrschaft, Toleranz, Widerstand. Studien zur politischen Theorie
der niederländischen Revolution, Suhrkamp, Frankfurt, 1981, pp. 35-8.
11 Cfr. E.H. KOSSMANN, Bodin, Althusius en Parker, of: over de moderniteit van de
Althusius, in Il potere, cit., pp. 77-94, da cui risulta evidente come la teoria di Althusius
si collochi ancora in un quadro dominato dai riferimenti alla tradizione politica tardo-
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 215
medievale. Sulla modernità del pensiero politico althusiano aveva invece insistito il sag-
gio di O. von GIERKE Giovanni Althusius e lo sviluppo storico delle teorie politiche
giusntauralistiche [1880], Einaudi Torino, 1974.
13 Ad esempio PRICE, Holland and the Dutch Republic in the Seventeenth Century,
cit., p. 10.
14 Cfr. VAN GELDEREN, The Political Thought of the Dutch Revolt, cit., pp. 172-4.
216 La libertà necessaria
15 Tali riflessioni, espresse in particolare in due discorsi tenuti, nel 1584, davanti al
200-4.
17 Il titolo completo è: Corte vertoninghe van het Recht byden Ridderschap, Eede-
len, ende Steden van Hollandt ende Westvrieslant van allen ouden tijden inden voorsch-
reuen Lande ghebruyckt, tot behoudenisse vende vryheden, gherechticheden, Privilegien
ende Loffelike ghebruycken vanden selven Lande, Tot Rotterdam By Dierck Mullem
[1587].
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 217
ces, 1660-1668, PhD dissertation, University of California at Los Angeles, Los Angeles,
1973, pp. 5 sgg.
218 La libertà necessaria
19 Price paragona gli Stati Generali più a una «conference of ambassadors from
separate countries than a parliament» (Holland and the Dutch Republic in the Seven-
teenth Century, cit., p. 212).
20 Su questo scostamento insiste il saggio di J.C. BOOGMAN, The Union of Utrecht:
glio di Stato (Raad van State), la Camera dei Conti delle Generalità (Generaliteits-Re-
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 219
235-6.
25 Cfr. in proposito ISRAEL, The Dutch Republic, cit., p. 277.
220 La libertà necessaria
costitiuiva, insieme alla città di Amsterdam, la delegazione più influente degli Stati
d’Olanda (The Dutch Republic, cit., p. 279).
28 Sull’importanza sempre maggiore delle città nell’Europa e soprattutto nell’O-
landa del XVII secolo cfr. F. BRAUDEL, Civiltà materiale, economia e capitalismo. Le
strutture del quotidiano (secoli XV-XVIII) [1979], Torino, Einaudi, 1993 (I ed. 1982)
pp. 450 sgg.; in particolare, Braudel parla di una popolazione olandese urbana pari al
59% di quella totale nel 1627 (p. 454).
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 221
31 Intorno agli ultimi giorni di Oldenbarnevelt cfr. J. DEN TEX, Le Procès d’Olden-
land, in Id., The Rhyme and Reason of Politics in Early Modern Europe. Collected Es-
says of Herbert H. Rowen, Kluwer, Dordrecht-Boston-London, 1992, pp. 63-81.
33 Cfr. PRICE, Holland and the Dutch Republic in the Seventeenth Century, cit., pp.
19-31, nonché, per Amsterdam, MÉCHOULAN, Amsterdam au temps de Spinoza, cit., pp.
43-72.
34 Su questo aspetto di degenerazione oligarchica insiste, tra gli altri, P. GEYL, The
Netherlands in the Seventeenth Century. Part Two 1648-1715, Barnes & Noble, Lon-
don-New York, 1964, pp. 199-202.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 223
Republikanismus der höllandischen Regenten. Ein Beitrag zur Geschichte des politischen
Radikalismus in den frühen Neuzeit, in «Geschichte und Gesellschaft», X, 1984, pp.
498-533, secondo la quale l’ufficio dello stadhouder sarebbe un relitto prerivoluziona-
rio nella amministrazione delle province (cfr. p. 503).
224 La libertà necessaria
37 Cfr. in proposito le tabelle presenti in ISRAEL, The Dutch Republic, cit., pp. 302
e 304.
38 Si vedano le pagine dedicate alle funzioni dello stadhouder da FOCKEMA AN-
DREAE, De Nederlandse staat onder de Republiek, cit., pp. 6-11, il quale sottolinea come
un particolare diritto – simile a quello dei sovrani – di cui godeva tale carica fosse quel-
lo di poter concedere la grazia ai condannati, anche se limitato a determinate circostan-
ze (cfr. p. 7).
39 Per un resoconto dettagliato dei fatti cfr. ISRAEL, The Dutch Republic, cit., pp.
433-49.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 225
«Ständestaat», in ID., The Rhyme and Reason of Politics in Early Modern Europe, cit.,
pp. 99-107, paragona il ruolo del raadpensionaris – in particolare durante il periodo di
Johan De Witt – a quello di Mazarino nella Francia di Luigi XIV, definendolo come la
posizione di un servitore il cui compito era di comandare (cfr. p.103).
41 GREVER, The Making of Foreign Policy Decisions in the United Provinces, 1660-
1668, cit., p. 113, ricorda come, durante il periodo compreso tra il 1653 ed il 1668 –
uno dei più agitati del ventennio di «governo senza stadhouder» – furono redatte
22191 pagine di risoluzioni conclusive delle sedute degli Stati d’Olanda.
226 La libertà necessaria
di «decidere sullo stato di eccezione» (cfr. C. SCHMITT, Teologia politica. Quattro capi-
toli sulla dottrina della sovranità [1922], in ID., Le categorie del «politico», Il Mulino,
Bologna, 1972, pp. 27-86; citazione da p. 33). Intorno al problema della sovranità alla
nascita della Repubblica dei Paesi Bassi si vedano anche SAAGE Herrschaft, Toleranz,
Widerstand, cit., pp. 91-4 e 102-5, e E.H. KOSSMANN, Volksouvereiniteit aan het begin
van het nederlandse Ancien Regime, in «Bijdragen en Mededelingen betreffende de
Geschiedenis der Nederlanden», XCV, 1980, pp. 1-34.
44 Cfr. ancora SCHMITT, Teologia politica, cit., pp. 35 sgg. Inoltre per un’analisi
teorica della mutazione del concetto di sovranità all’inizio dell’età moderna, e in parti-
colare del passaggio dalla teoria calvinista a quella bodiniana e poi hobbesiana, cfr. la
voce Herrschaft in Geschichtliche Grundbegriffe. Historisches Lexicon zur politisch-so-
zialen Sprache in Deutschland, a cura di O. Brunner, W. Conze e R. Koselleck, vol. III,
Klett, Stuttgart, 1982, soprattutto le pp. 23-33.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 227
101; ma lo stesso autore si rende ben conto delle difficoltà di una simile interpretazio-
ne, sottolineando come le relazioni di potere tra gli Stati Generali e quelli Provinciali
rimanessero largamente indefinite (cfr. ibid.).
46 Cfr. SECRETAN, La victoire des régents: argent et liberté, cit.: «la constitution des
Part Two (1648-1715), cit., pp. 19-25; invece PRICE, Holland and the Dutch Republic in
the Seventeenth Century, cit., ritiene piuttosto che la Grote Vergadering «symbolizes the
acceptance by Holland of the necessity of the Union» (p. 288).
48 In realtà entrambi i partiti – in particolare quello olandese – sono attraversati
da fazioni e contrapposizioni spesso assai violente, come sottolinea BLOM, Morality and
Causality in Politics, cit., p. 41.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 229
49 Cfr. SWART, The Miracle of the Dutch Republic as seen in the Seventeenth Cen-
tury, cit. Ma si veda anche l’interesante saggio di S. MASTELLONE, I repubblicani del Sei-
cento ed il modello politico olandese, in «Il pensiero politico», XVIII, 1985, pp. 145-63,
dove viene sottolineato il carattere paradigmatico dell’Olanda per i teorici della Re-
pubblica Napoletana.
50 Cfr. ‘T HART, Freedom and Restrictions, cit. Più in generale, sulla supremazia
commerciale delle Province Unite nel XVII secolo, cfr. J.I. ISRAEL, Dutch Primacy in
World Trade 1585-1740, Oxford University Press, Oxford, 1989, e per la situazione di
Amsterdam in particolare, V. BARBOUR, Capitalism in Amsterdam in the 17th Century
[1950], University of Michigan Press, Ann Arbor, 1963.
230 La libertà necessaria
München, 1988, pp. 169-94. In generale, sui primi scritti antimonarchici nella Repub-
blica delle Province Unite cfr. anche il mio articolo Assolutismo e libertà. L’orizzonte re-
pubblicano nel pensiero politico olandese del XVII secolo, in «Filosofia Politica», XII,
1998, pp. 67-85, e la bibliografia in esso citata.
53 Per ulteriori informazioni bibliografiche sul De republica emendanda cfr. la nota
67 del capitolo III; sul Parallelon Rerurmpublicarum, di cui è stato pubblicato soltanto
il II libro, cfr. KOSSMANN, In praise of the Dutch Republic: some seventeenth-century at-
titudes, in ID., Politieke theorie en geschiedenis, cit., pp. 161-75.
54 TUCK, Philosophy and Government, cit., definisce lo scritto di Grotius come
ring the Sixteenth and Seventeenth Centuries, in Britain and the Netherlands, a cura di
J.S. Bromley e E.H. Kossmann, vol. V, Nijhoff, Den Haag, 1975, pp. 78-101.
57 De Antiquitate, p. 16.
58 Cfr. ivi, pp. 44-9.
59 Ivi, p. 52.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 233
Roterdami, Typis Reineri Leers 1680, 2 voll., vol. II, pp. 955-1012, dove però i riferi-
menti espliciti ad Hobbes scompaiono).
64 Cfr. in proposito BLOM, Morality and Causality in Politics, cit., pp. 108 sgg.
234 La libertà necessaria
story and Theory in Dutch Seventeenth Century political Thought, in «Nederlands Jour-
nal of Sociology», XV, 1979, pp. 47-71.
66 Non a caso Geyl definisce Willem II, forse forzando un po’ l’interpetazione, co-
me «the exponent of the monarchical principle which was then prevailing all over the
continent: centralising and militaristic, no longer leaning on the nobility as an indipen-
dent power, but using it all the more ad an instrument and for its own more resplendent
lustre» (The Netherlands in the Seventeenth Century. Part Two (1648-1715), cit., p. 18).
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 235
67 Cfr. in proposito D.J. ROORDA, Partij en factie. De oproeren van 1672 in de ste-
den van Holland en Zeeland, een krachtmeting tussen partijen en facties, Noordhof,
Groningen, 1961, e S. GROENVELD, Holland, das Haus Oranien und die anderen nord-
niederländischen Provinzen im 17. Jahrhundert. Neue Wege zur Faktionsforschung, in
«Reinische Vierteljahrsblätter», LIII, 1989, pp. 92-116, nonché, dello stesso autore,
Evidente factiën in den staet: Social-politieke verhoudingen in de 17e-eeuwse Republiek
der Vereenigde Nederlanden, Uitgeverij Verloren, Hilversum, 1990.
68 Schama si è preoccupato di smitizzare il quadro tradizionale, effetto di una rica-
duta sul piano del senso comune delle tesi weberiane sull’origine del capitalismo, che
voleva gli Olandesi i borghesi più avari d’Europa (cfr. The Embarrassament of Riches,
cit., pp. 294-328).
236 La libertà necessaria
ed ampliata dello scritto Interest van Holland, ofte gronden van Hollands-Welvaren, By
V.D.H. [DE LA COURT], Amsterdam, J.C. van der Gracht 1662, composto probabilmen-
te dal fratello Johan, ma lasciato incompiuto a causa della sua morte, avvenuta nel 1660.
Per ulteriori notizie su questi due scritti, cfr. I.W. WILDENBERG, Johan en Pieter De la
Court (1622-1660 en 1618-1685). Bibliografie en receptiegeschiedenis. Gids tot de studie
van een oeuvre, Holland University Press, Amsterdam-Maarsen, 1986, pp. 16 sgg.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 237
76 Deductie, ofte Declaratie van de Staten van Hollandt ende West-Vrieslandt; behe-
felsende een waerachtich, ende grondich bericht van de Fondamenten der Regieringe van-
de vrye vereenichde Nederlanden; ende specilick van ‘t recht competerende de respective
Staten vande geunieerde provincien yder apart, soo ten reguarde van saecken op andere
rijcken, republicquen, staten, ende landen reflectie hebbende..., In’s Gravenhage, By de
Weduve, ende Ersgename van wylen Hillebrandt Jacobsz. van Wouw, anno 1654.
77 Ivi, p. 9.
78 Cfr. ivi, p. 40.
79 Il titolo completo è: Het recht der souverainiteyt van Hollant, ende daer teghens
oude Hollandsche regeeringe, waer inne klaerlijck werd aengewesen, dat Holland van ha-
re eerste beginselen af onder het beleyd van de Hooge Overigheyt successivelijck is gere-
geert geworden by Personagien van Illustre qualiteyt, en eminente Hoogheyt, tot Middel-
burg door Karel de Vrye, Anno 1669.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 239
81 Ivi, p. 3.
82 Cfr. ivi, pp. 12-42 e 56-79.
83 A tale proposito H.H. Rowen, nella sua prima biografia su De Witt, osserva co-
me, a partire dagli anni ’50, la discussione teorica su chi fosse il legittimo detentore del-
la sovranità nella Repubblica diviene un dialogo tra sordi (cfr. John de Witt, Grand pen-
sionary of Holland, 1625-1677, Princeton University Press, Princeton, 1978, p. 385).
Dello stesso autore si veda anche il più recente e sintetico John de Witt. Statesman of
the «True Freedom», Cambridge University Press, Cambridge, 1986.
84 Deductie, ofte Declaratie, cit.
240 La libertà necessaria
del XVII secolo cfr. E.H. KOSSMANN, Politieke theorie in het zeventiende-eeuwse Ne-
derland, Noord Hollandsche Uitgevers Maatschappij, Amsterdam, 1960, pp. 7 sgg.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 241
der Vereinigten Niederlande in der ersten Hälfte des 17. Jahrhunderts, in «Reinische
Vierteljahrsblätter», LIII, 1989, pp. 117-39, in particolare pp. 117-8.
242 La libertà necessaria
in der Philosophie Spinozas, cit., p. 113, e L. NOORDEGRAAF, Dutch Industry in the Gol-
den Age, in The Dutch Economy in the Golden Age, cit., pp. 131-57. Un ulteriore moti-
vo di conflittualità è la grande immigrazione di lavoratori qualificati che la politica tol-
lerante degli Stati d’Olanda permette, e che ovviamente introduce una forte concorren-
zialità nel mercato del lavoro (cfr. ‘T HART, Freedom and Restrictions, cit., pp. 118-9).
95 In proposito, A. Lossky afferma che «the democratic desiderata of the civic
guards and the guilds, who aspired to have a say in the governments of the towns, alar-
med William as much as they did the oligarchic regents» (Political Ideas of William III, in
Political Ideas and Institutions in the Dutch Republic, cit., pp. 33-59; citazione da p. 49).
96 Cfr. MÖRKE, Souveränität und Autorität, cit.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 245
97 Su questo giudizio cfr. H.H. ROWEN, John de Witt: the Makeshift Executive in a
quando alcuni dei suoi amici più influenti – tra i quali lo stesso
van Beuningen – smettono di sostenerlo100. La medesima stra-
tegia viene utilizzata anche per tenere sotto controllo le forze
d’opposizione, mantenendole divise e impedendo che si coaliz-
zino contro di lui; un esempio è la politica di compromesso
con la fazione orangista, che lascia a quest’ultima le principali
cariche militari, oppure l’affidamento del giovane Willem III a
un comitato di pedagoghi scelti dagli Stati d’Olanda e sotto la
direzione dello stesso De Witt, affinché gli venga impartito un
insegnamento che lo educhi al rispetto delle istituzioni repub-
blicane del paese.
Ma è soprattutto in politica estera, condotta attraverso un’a-
zione diplomatica ininterrotta, che De Witt esprime al massimo
grado le sue capacità di mediatore e di tessitore di alleanze con
gli altri Stati europei, allo scopo di salvaguardare l’indipenden-
za della Repubblica, alla cui forza economica non corrisponde-
va una potenza militare in grado di sostenere il confronto con i
principali eserciti dell’epoca. Le Province Unite vivono sotto la
minaccia costante di un’invasione da parte delle nazioni confi-
nanti: durante il ventennio che va dal 1651 al 1672, a soli tre
anni dalla fine del conflitto con la Spagna, esse devono prima
contrastare la pericolosa concorrenza dell’Inghilterra, che,
nonostante i tentativi di una soluzione pacifica dei contrasti
commerciali, darà luogo a due conflitti, nel 1652 e nel 1665;
poi sostenere la minaccia della Francia di Luigi XIV, che aveva
sostituito la Spagna come principale potenza continentale. La
strategia politica dewittiana si può riassumere nel tentativo, ri-
uscito fino al 1672, di mantenere la Repubblica ai margini dei
conflitti tra i grandi Stati, in modo da difendere, attraverso un
«pacifismo utilitarista»101, gli interessi economici olandesi e
con essi, indirettamente, quelli dei Paesi Bassi102. Perché tale
100 Cfr. ROWEN, John de Witt. Stateman of the «True Freedom», cit., p. 154.
101 Di «utilitarischer Pazifismus» parla J. BOOGMAN, Johan de Witt – Staaträson als
Praxis, in Staaträson, a cura di R. Schnur, Duncker & Humblot, Berlin, 1975 pp. 481-
96 (citazione da p. 482).
102 In realtà, se è nell’interesse olandese che la Repubblica si tenga al di fuori delle
guerre, non lo è certamente il fatto che esse cessino su tutto il territorio europeo; anzi,
il commercio olandese trae indubbio vantaggio da situazioni di conflitto diffuse nei
paesi limitrofi (cfr. in proposito BARBOUR, Capitalism in Amsterdam, cit., pp. 30-3).
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 247
si. Argomenti politici a favore del capitalismo prima del suo trionfo [1977], Feltrinelli,
Milano, 1990, pp. 15-55.
110 Interessanti spunti per un approfondimento di questo tema, per quanto riferito
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 249
113 Cfr. PRICE, Holland and the Dutch Republic in the Seventeenth Century, cit., pp.
91 sgg.
114 Il difficile rapporto esistente tra De Witt e le masse popolari è messo accurata-
115 Pur forzando l’interpretazione della presunta scientificità del pensiero politico
Prince Stadholder in July 1672, transforming the structure of power» (p. 802). Ma su
questo argomento cfr. anche GEYL, Democratische tendenties in 1672, in «Mededelin-
gen der Koninklijke Nederlandsche Akademie van Wetenschappen, Afd. Letterkun-
de», XIII, 1950, n. 11.
117 Sulla figura di Ostens si veda L. VAN BUNGE, The tragic idealist: Jacob Ostens,
dottrina, nel ritenere che tutte le cose della natura, come sono diverse dalla natura e
dall’essenza di Dio, così le loro idee esistano liberamente nella mente divina» (lettera
XLII, in Opera, IV, p. 212; trad. it. cit., p. 203). Da questo passo Klever trae l’ipotesi
che van Velthuysen riconoscesse Spinoza come l’autore del TTP (cfr. Verba et senten-
tiae Spinozae, cit., pp. 21-2).
252 La libertà necessaria
124 In tal senso Blom fa riferimento all’eclettismo filosofico di van Velthuysen, che
gli permette, sulla base dell’assunzione di principi neostoici, di costruire una dottrina
delle norme sociali fondata su principi morali eterni (cfr. Lambert van Velthuysen et le
naturalisme, cit., pp. 209-12).
125 Lettera XLIII, in Opera, IV, p. 219 (trad. it. p. 211).
126 Ivi, p. 221 (trad. it. p. 212).
254 La libertà necessaria
127 Ivi, p. 220 (trad. it. pp. 211-2). Alcuni anni dopo, nel 1676, van Velthuysen ri-
formulerà in modo sistematico queste critiche in una confutazione del TTP, il Tractatus
moralis de naturali pudore et dignitate hominis.
128 Ivi, p. 224 (trad. it. p. 214). Il fatto che Spinoza e van Velthuysen continuino a
torno alla vita di Spinoza, quella composta dal francese Jean Maximilien Lucas (cfr. La
vie de Monsieur Benoit de Spinoza [1719], trad. it. in J.M. LUCAS e J. COLERUS, Vite di
Spinoza, a cura di R. Bordoli, Quodlibet, Macerata, 1994, p. 39); ad essa si rifà tanto
MEINSMA, Spinoza et son cercle. cit., quanto J. FREUDENTHAL, Spinoza. Leben und Leh-
re. Erster Teil: das Leben Spinozas, «Bibliotheca Spinozana», vol. V, M. Hertzberger,
Amsterdam, 1927, p. 128.
130 Questo viaggio è riportato tanto da Lucas (op. cit., pp. 40-7) quanto dall’altro
importante biografo spinoziano del XVIII secolo, Johannes Colerus (cfr. Korte, dog
waarachtige Levens-Beschryving van Benedictus de Spinoza [1705], trad. it. in J.M. LU-
CAS e J. COLERUS, Vite di Spinoza, cit., pp. 78-80).
131 Cfr. la ricostruzione dell’avvenimento in FEUER, Spinoza and the Rise of Libera-
(1665-1670), in «Revue de Littérature Comparée», V, 1925, pp. 431-54 e VI, 1926, pp.
28-78 e 402-23; qui la data del viaggio viene collocata nell’estate del 1673, come d’al-
tronde in MEINSMA, Spinoza et son cercle. cit., p. 423, il che eliminerebbe ogni possibili-
tà di un’influenza da parte di Johan De Witt, che era stato assassinato l’anno preceden-
te. Di contro, FEUER, Spinoza and the Rise of Liberalism, cit., pp. 142-5, ritiene che tale
viaggio avesse effettivamente delle motivazioni politiche, inserendosi nel tentativo del
partito repubblicano, orfano del De Witt, di siglare la pace con la Francia.
256 La libertà necessaria
133 A una simile conclusione giungono tanto FRANCÉS, Spinoza dans le pays néerlan-
dais, cit., p. 323, quanto più recentemente ROWEN, John de Witt, Grand Pensionary of
Holland (1625-1672), cit., p. 411; per una smitizzazione del rapporto Spinoza-De Witt
cfr. già N. JAPIKSE, Spinoza en De Witt, in «Bijdragen voor vaderlandsche geschiedenis
en oudheidkunde’s Gravenhage», VI, 1928, pp. 1-16.
134 Si veda in proposito FRANCÉS, Spinoza dans le pays néerlandais, cit., pp. 296-
308, per quanto la sua tesi che i rapporti tra Spinoza e questi notabili nascano più dal-
l’interesse filosofico che da una partecipazione a un comune progetto politico sia sen-
z’altro discutibile.
135 Opera, III, pp. 227-8 (trad. it. p. 455).
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 257
136 Cfr. in proposito T. DE VRIES, Het Nederlands kenmerk van Spinoza’s staatkun-
del convegno L’hérésie spinoziste, cit., o ancora: L. VAN BUNGE, On the Early Dutch Re-
ception of the Tractatus theologico-politicus, in «Studia Spinozana», V, 1989, pp. 225-51;
HUBBELING, Aperçu général de la réception de la philosophie de Spinoza en Holland au
XVIIe siècle, cit.; H.J. SIEBRAND, On the Early Reception of Spinoza’s Tractatus Theolo-
gico-politicus in the context of Cartesianism, in Spinoza’s Political and Theological
Thought, cit., pp. 214-25.
258 La libertà necessaria
234-6; trad. it. pp. 221-3). Per ulteriori informazioni sulle motivazioni che spingono
Spinoza a questo rifiuto cfr. P. CRISTOFOLINI, La cattedra avvelenata, in Id., La scienza
intuitiva in Spinoza, cit., pp. 107-17.
V. Istituzioni e lotta politica nell’Olanda del XVII secolo 259
139 Cfr. la lettera LXVIII di Spinoza a Oldenburg, scritta nella seconda metà del
«i luoghi del Trattato teologico-politico che hanno lasciato perplessi i dotti», al fine di
poter «corredare tale trattato di alcune note e, se è possibile, estirpare i pregiudizi che
intorno a esso sono nati» (ibid.).
141 TP, cap. II, § 1, in Opera, III, p. 276 (trad it. p. 35).
142 È stato Menzel il primo a rinunciare a un’interpretazione unitaria del pensiero
politico di Spinoza, affermando che, mentre il TTP sostiene l’eccellenza del regime de-
mocratico, il TP è invece più propenso ad attribuire tale primato all’imperium aristocra-
tico (cfr. Wandlungen in der Staatslehre Spinozas, cit.); della stessa opinione si è poi di-
chiarato FEUER, Spinoza and the Rise of Liberalism, cit. Contro questa lettura già all’ini-
zio del secolo L. ADELPHE, La formation et la diffusion de la politique de Spinoza, in
«Revue de Synthese historique», XXVIII, 1914, pp. 253-80, ha avanzato fondate criti-
che, e lo stesso hanno fatto dopo di lui, tra gli altri, PREPOSIET, Spinoza et la liberté des
hommes, cit., e CORSI, Politica e saggezza in Spinoza, cit. Per altri interessanti punti di vi-
sta su questo tema si vedano almeno DEN UYL, Power, State and Freedom, cit., pp. 162-
7, BALIBAR, Spinoza e la politica, cit., pp. 63-6, e soprattutto A. MATHERON, Le problème
260 La libertà necessaria
dazione della democrazia moderna [1992], in ID., Spinoza, cit., pp. 296-312.
Capitolo Sesto
JURA COMMUNIA E MULTITUDO:
IL FONDAMENTO NATURALE DEL POTERE DEMOCRATICO
recenti hanno «passioni» per affectus (cfr. la traduzione di Droetto, cit., p. 1, quella di
A. Montano, Il Tripode, Napoli, 1992, p. 47, e quella di L. Pezzillo, Laterza, Roma-Ba-
ri, 1992, p. 4), nonostante Spinoza nell’Etica distingua esplicitamente l’affectus dalla
passio (cfr. Etica III, def. III, in Opera, II, p. 139; trad. it. p. 173). Chi, oltre a Cristofo-
lini, sottolinea questa differenza, affermando giustamente che anche nel TP deve essere
mantenuto il significato originario di affectus – che può essere tanto attivo quanto pas-
sivo – è A. Dominguez nella sua traduzione spagnola (cfr. Spinoza, Tratado político.
Traduccíon, introduccíon, índice analítico y notas de A. Dominguez, Alianza Editorial,
Madrid, 1986, p. 77).
10 Cfr. soprattutto STRAUSS, Spinoza’s Critique of Religion, cit., pp. 225, e, più in
position to Utopias is thus nothing other than the opposition to religion. For religion
too was rejected because it was held to have its foundation in wishing» (p. 226).
14 Sul significato di questo termine nel lessico spinoziano si vedano ancora le an-
pretazione di Matheron, il quale rintraccia tra gli obiettivi della critica spinoziana non
solo la filosofia tomista, ma anche quella hobbesiana, accusando anche il pensatore in-
glese di soggiacere a una prospettiva teleologica (cfr. Spinoza et la décomposition de la
Politique thomiste, cit.). Su questo punto cfr. anche TOSEL, La théorie de la pratique et
la fonction de l’opinion publique dans la philosophie politique de Spinoza, in ID., Du ma-
térialisme de Spinoza, Kimé, Paris, 1994, pp. 105-24.
16 Cfr. KOSSMANN, Politieke theorie, cit., pp. 9-10, e WANSINK, Politieke weten-
Revolt: the rise of Neostoicism and Dutch Republicanism, in Machiavelli and Republica-
nism, a cura di G. Bock, Q. Skinner e M. Viroli, Cambridge University Press, Cam-
bridge, 1990, pp. 205-23, nonché DIBON, La philosophie néerlandaise au Siècle d’Or,
cit. Per un’ampia panoramica sul ruolo del pensiero neostoico nella storia della filoso-
fia moderna, cfr. G. OESTREICH, Filosofia e costituzione dello Stato moderno [1982], Bi-
bliopolis, Napoli, 1989.
266 La libertà necessaria
que far dimenticare che esistono anche dei punti di vicinanza tra l’etica neostoica e la
riflessione spinoziana, quanto meno per la centralità che entrambe riconoscono agli af-
fetti nell’analisi della costituzione antropologica, e alla dottrina del diritto naturale in
ambito politico. Su questo cfr. P.O. KRISTELLER, Stoic and Neoplatonic Sources of Spino-
za’s Ethics, in «History of European Ideas», V, 1984, pp. 1-15.
21 Cap. I, § 1, in Opera, III, p. 273 (trad. it. p. 27). Sulla consonanza tra questo
23 Cfr. Iusti LIPSI Politicorum sive civilis doctrinae libri sex, Qui ad Principatum
te ratio armetur, neque legibus et poenis, ad imaginem virtutis saltem ac justitiae flecta-
268 La libertà necessaria
tur. Hoc spectavit Aristoteles, hoc intellexit Plato. Haec est causa, cur justitiam ubique
et honestum illud civibus commendent».
27 TP, cap. I, § 2, in Opera, III, p. 273 (trad. it. pp. 27-9).
VI. Jura communia e multitudo 269
mas Hobbes nel De Cive (Dit alles breeder en de klaarder beweezen by Th. Hobb. Elem.
Phil. de Civ.)» (Consideratien van Staat, ofte Polityke Weeg-schaal, beschreven door
V.H., ‘t Amsterdam, by Jacob Volckertrsz., 1661, p. 15. Qui come altrove le citazioni
sono tratte dalla seconda edizione, che è quella posseduta da Spinoza (cfr. il Catalogus
van de Bibliotheek der vereniging Het Spinozahuis te Rijnsburg, Brill, Leiden, 1965); ri-
spetto alla prima, questa è più ampia e meglio ordinata; inoltre vi sono alcune differen-
ze di giudizio intorno alla democrazia; su questo punto, si veda la Bibliography of
Dutch 17th Century Political Thought, cit., p. 81).
29 «Figmentum cordis hominis malum est, a pueritia ipsius, [de menschen] zijn en
blijven Boozen van Nature» (ivi., p. 18). Si veda inoltre anche l’altra opera di Johan De
la Court che Spinoza possedeva, i Politike Discoursen, dove l’affermazione che «tutti
gli uomini sono cattivi per natura (alle menschen van nature boos zijn)» compare più
volte (cfr. Politike Discoursen, handelende in Ses onderscheide boeken van Steeden, Lan-
den, Oorlogen, Kerken, Regeeringen en Zeeden, beschreven door D.C., tot Leyden by
Peter Hackius 1662; ad es. p. 349).
30 Consideratien, cit., p. 19.
31 TP, cap. I, § 2, in Opera, III, p. 274 (trad. it. p. 29).
270 La libertà necessaria
può essere adeguatamente concepita. Come il principio dell’esistenza delle cose natu-
rali, neppure il loro perseverare nell’esistenza può dunque desumersi dalla loro defini-
zione» (Opera, III, p. 276; trad. it. p. 35).
VI. Jura communia e multitudo 271
38 Come afferma giustamente Tosel, l’abilità tecnica dei politici produce solo le
lare p. 248.
43 In tal senso Tosel sostiene che il metodo spinoziano è elaborato «en référence
cessariamente attraversati dagli affetti» (trad. it. p. 31), sottolineando in nota che «il la-
tino obnoxius contiene la duplice valenza di ciò che nuoce e di ciò che invade, o perva-
de» (p. 241).
45 Ibid. (trad. it. p. 33).
46 Ivi, § 7, p. 276 (trad. it. p. 33).
276 La libertà necessaria
47 In realtà poiché, secondo quanto afferma la def. III della III parte dell’Etica,
per affetto si devono intendere «le affezioni del Corpo, con le quali la potenza d’agire
dello stesso Corpo è aumentata o diminuita, favorita o ostacolata e, simultaneamente,
le idee di queste affezioni» (Opera, II, p. 139; trad. it. p. 172), le passioni implicano la
passività tanto del corpo quanto della mente, anche se la causa originaria di tale passi-
vità è corporea.
48 Cfr. Etica, II, 17, in Opera, II, p. 104 (trad. it. p. 141).
49 TP, cap. I, § 5, in Opera, III, p. 275 (trad. it. p. 31). D’altronde già il V capitolo
del TTP afferma che «se gli uomini fossero per natura costituiti in modo da non desi-
derare se non ciò che la vera ragione indica, la società non avrebbe affatto bisogno di
leggi, ma per sé sarebbe sufficiente che agli uomini fossero insegnati i veri principi del-
la vita morale» (Opera, III, p. 73; trad. it. p. 129).
50 TP, cap. I, § 5, in Opera, III, p. 275 (trad. it. p. 31).
VI. Jura communia e multitudo 277
54 R. Misrahi definisce il conatus, ossia la potenza naturale dei modi, come l’insie-
me delle azioni necessarie che definiscono un individuo (Le Désir et la Réflexion dans
la philosophie de Spinoza, Gordon & Breach, Paris-London-New York, 1972, p. 21).
Dello stesso autore si veda anche il saggio più recente, Le désir, l’existence et la joie
dans la philosophie, c’est-à-dire l’éthique de Spinoza, in La Ética de Spinoza. Fundamen-
tos y significado, cit., pp. 53-64. Nello stesso volume la concezione dinamica dell’indivi-
dualità in Spinoza è messa adeguatamente in rilievo da C. FLOREZ MIGUEL, Potencia y
teoría de la acción en Spinoza, pp. 123-34. Più in generale, sul nesso tra la costituzione
ontologica del Deus sive Natura e quella dell’individuo cfr. CAPORALI, La fabbrica del-
l’imperium, cit., pp. 56 sgg.
55 Cfr. in proposito A. TOSEL, Du matérialisme de Spinoza, in Id., Du matérialisme
de Spinoza, cit., pp. 127-53, soprattutto pp. 138-9. Sul rapporto tra Spinoza e la filoso-
fia del XVIII secolo, in particolare in Francia, cfr. anche E. GIANCOTTI, Baruch Spinoza
1632-1677. La ragione la libertà l’idea di Dio e del mondo nell’epoca della borghesia e
delle nuove scienze, Editori Riuniti, Roma, 1985, pp. 144 sgg., e P. VERNIERE, Spinoza et
la pensée française avant la Révolution, 2 voll., PUF, Paris, 1981 (I ed. 1954).
VI. Jura communia e multitudo 279
particolare lo Scolio della proposizione 9, chiarisce il nesso esistente tra conatus, appeti-
tus e cupiditas (cfr. Opera, II, pp. 147-8; trad it. p. 180).
57 Cap. II, § 5, in Opera, III, p. 277 (trad. it. p. 37).
58 Sul concetto spinoziano di vis come manifestazione della potenza naturale al-
59 TP, cap. II, § 8, in Opera, III, p. 279 (trad. it. p. 43). Per una lettura suggestiva
del problema del male in Spinoza cfr. DELEUZE, Spinoza. Filosofia pratica, cit., pp. 44-62.
60 TP, cap. II, § 6, in Opera, III, p. 277 (trad. it. p. 39).
VI. Jura communia e multitudo 281
Più ancora che nel TTP, dove la libertà veniva definita come
facoltà di vivere «secondo il solo dettame della ragione», in
questo brano risalta l’aspetto operativo della libertà, che coinci-
de con la misura effettiva della potenza di agire, cioè di essere
causa adeguata del proprio comportamento; non a caso il verbo
posse – da cui derivano i termini potestas e potentia – in Spinoza
indica sempre una capacità in atto, mai la semplice potenziali-
tà63. L’abbandono delle categorie di infinitezza (nel senso di
«indefinitezza») e di possibilità (nel senso di «potenzialità ine-
sauribile») per definire la libertà umana permette la saldatura
tra quest’ultima e la libertà di Dio, il quale, «come esiste per la
necessità della sua natura, così, sempre per necessità della sua
natura agisce; ovvero agisce in libertà assoluta»64; coerentemen-
te, anche la libertà dell’uomo si esprime sempre nella capacità
di stare pienamente e armonicamente all’interno della necessità
del proprio essere. D’altra parte, poiché «non è nel potere (in
potestate) di ogni uomo usare sempre la ragione ed essere al più
alto livello della libertà umana»65, ne risulta una gradualità nel
61 Ivi, p. 278 (trad. it. p. 39).
62 Cap. II, § 7, in Opera, III, p. 279 (trad. it. p. 41).
63 Cfr. l’analisi prodotta al IV capitolo, p. 157, nonché il riferimento ad Etica, I,
66 Cap. I, §§ 5 e 6, in Opera, III, p. 275 (trad. it. p. 33). Sulla sostanziale omoge-
neità della natura di governanti e governati insiste anche il § 27 del cap. VII (Opera,
III, pp. 319-20; trad. it. pp. 141-3).
VI. Jura communia e multitudo 283
muni usanze e danno forma a qualche stato di civiltà (statum aliquem ci-
vilem), le cause e le fondamenta naturali dello stato non vanno ricercate
negli insegnamenti della ragione, ma vanno dedotte dalla comune natura,
ovvero condizione, degli uomini67.
70 Cfr. soprattutto E.O.G. HAITSMA MULIER, The Myth of Venice and the Dutch
Republican Thought in the Seventeenth Century, Van Gorcum, Assen, 1980, pp. 127
sgg. Per uno sguardo più ampio sulla presenza di Machiavelli nel pensiero politico
olandese della seconda metà del secolo, si veda, dello stesso autore, A controversial re-
publican: Dutch views on Machiavelli in the seventeenth and eighteenth centuries, in Ma-
chiavelli and Republicanism, cit., pp. 247-63.
71 Cfr. M. VAN DER BIJL, Pieter de la Court en de politieke werkelijkheid, in Pieter
de la Court in zijn tijd (1618-1685). Aspecten van een veelzijdig publicist, a cura di
H.W. Blom e I.W. Wildenberg, Holland University Press, Amsterdam-Maarsen, 1986,
pp. 65-91.
72 «Eige liefde is de oorsprong van alle menschelike actien, ‘t zy goede, ‘t zy quaa-
na e alla psicologia cartesiana siano dovuti rispettivamente alla diversa formazione dei
due fratelli, Johan più vicino alla radicalità di Hobbes, mentre Pieter maggiormente in-
fluenzato dagli studi medici compiuti a Leiden, di ispirazione cartesiana (cfr. Politieke
theorie, cit., p. 37).
76 Consideratien van Staat, cit., p. 18. Si tratta di una citazione presente anche nel-
l’Etica, in uno scolio della III parte in cui viene confutata la dottrina del libero arbitrio
(Etica, III, 2, scolio, in Opera, II, p. 143; trad. it. p. 176).
77 Consideratien van Staat, cit., p. 23.
78 Ivi, p. 18. W. Röd legge nell’opera dei De la Court l’indecisione tra una piena
adesione all’orizzonte naturalistico e il riemergere di una tesi sulla malvagità umana (cfr.
Van den Hoves «Politische Waage» und die Modifikation der Hobbesschen Staatsphiloso-
phie bei Spinoza, in «Journal of the History of Philosophy», VII, 1970, pp. 29-48).
286 La libertà necessaria
nell’uomo l’istinto di sopravvivenza e con esso la «paura di una punizione (vreese van
straf)» (p. 357), che limita i desideri smodati degli individui.
82 Consideratien van Staat, cit. p. 30.
83 Blom commenta: «Personal and social well-being is served by a rational trans-
ratien van Staat, alla discussione sulla nascita dello stato politico ne sono dedicate 22,
corrispondenti ai primi 4 capitoli.
VI. Jura communia e multitudo 289
quella di Droetto) di sui juris con «autonomo» appare senz’altro più precisa delle altre
traduzioni consultate, che hanno entrambe «soggetto a se stesso» (cfr. la traduzione di
Montano, cit., p. 55, e quella di Pezzillo, cit., p. 12).
290 La libertà necessaria
lità di questa proposizione nella teoria antropologica spinoziana cfr. MATHERON, Indi-
vidu et communauté chez Spinoza, cit., pp. 153 sgg., e D.J. DEN UYL, Passion, State and
Progress: Spinoza and Mandeville on the Nature of Human Association, in «Journal of
History of Philosophy», XXV, 1987, pp. 369-95, soprattutto pp. 388 sgg.
92 Cfr. ancora MATHERON, Individu et communauté chez Spinoza, cit., p. 155.
93 Etica, III, 29, scolio, in Opera, II, p. 162 (trad. it. p. 194).
94 Cfr. ad esempio cap. VII, § 10, in Opera, III, p. 311 (trad. it. p. 121). In realtà il
passo reca il termine gloria e non ambitio, tuttavia attraverso l’Etica è possibile cogliere
lo stretto rapporto esistente tra questi due affetti; cfr. ad esempio la III parte, 39, sco-
lio: «l’ambizioso, d’altra parte, nulla desidera quanto la Gloria» (Opera, II, p. 170;
292 La libertà necessaria
trad. it. p. 201). Sul valore politico dell’ambizione cfr. anche K. HAMMACHER, Ambi-
tion and social engagement in Hobbes’ and Spinoza’s political thought, in Spinoza’s Poli-
tical and Theological Thought, cit., pp. 56-62.
95 Etica, III, 31, scolio, in Opera, II, p. 164 (trad. it. pp. 195-6).
96 Cfr. anche Etica, III, 57, dimostrazione: «La Gioia e la Tristezza sono la stessa
97 TP, cap. II, § 14, in Opera, III, p. 281 (trad. it. p. 47). Allo stesso modo nella IV
parte dell’Etica Spinoza afferma che in quanto «gli uomini sono combattuti da affetti
che sono passioni, possono essere a vicenda contrari» (prop. 34, in Opera, II, p. 231;
trad. it. p. 253).
98 TP, cap. II, § 14, in Opera, III, p. 281 (trad. it. p. 47).
99 Il termine è coniato da MATHERON, Spinoza et le pouvoir, cit.
100 A tale proposito l’affermazione di Den Uyl, secondo la quale l’autonomia di-
294 La libertà necessaria
penderebbe dal grado di potere di cui si dispone (cfr. Power, State and Freedom, cit., p.
33), meriterebbe ulteriori precisazioni; anche perché l’uso inglese del termine power
per tradurre tanto potestas quanto potentia è inevitabilmente ambiguo.
101 TP, cap. II, § 11, in Opera, III, p. 280 (trad. it. p. 45).
102 Ibid. Per un’analisi approfondita della riflessione spinoziana sull’esse sui juris
cfr. P. CRISTOFOLINI, Esse sui juris e scienza politica, in «Studia Spinozana», I, 1985, pp.
53-71.
103 TP, cap. II, § 15, in Opera, III, p. 281 (trad. it. p. 47).
104 Den Uyl parla di una teoria evoluzionistica della genesi dello Stato, in accordo
con le tesi di Matheron e di altri interpreti (cfr. Power, State and Freedom, cit., pp. 30-1).
Tra gli interventi più recenti, chi sottolinea l’assenza di qualsivoglia ricorso alla ragione
nella teoria politica del TP è B. VERBEEK, Spinoza en het ontstaan van de staat, in «Alge-
meene Nederlandse Tijdschrift voor Wijsbegeerte», XVI, 1990, pp. 252-68.
VI. Jura communia e multitudo 295
tro era accaduto anche nel TTP, necessario al sorgere dello Sta-
to, poiché anch’esso maschererebbe artificiosamente la natura-
le mutevolezza del comportamento individuale, soggetto ai re-
pentini cambiamenti di direzione della cupiditas105. Non l’esito
statico di una decisione che si vuole eterna, bensì il movimento
di un accordo che spezza la polarizzazione dei rapporti di pote-
re, senza però trascendere i confini dello jus naturale, costitui-
sce la condizione di possibilità della nascita di una forma orga-
nizzata di convivenza:
Se due si metton d’accordo (simul conveniant) e uniscono le loro for-
ze, hanno assieme più potere (plus simul possunt), e di conseguenza più
diritto sulla natura (plus juris in naturam simul habent) che uno dei due
da solo; e quanto più numerosi saranno ad essere così stretti in alleanza
(necessitudines sic junxerint suas), tanto maggiore sarà il diritto di tutti lo-
ro assieme106.
105 Cfr. TP, cap. II, § 12, in Opera, III, p. 280 (trad. it. p. 45).
106 Ivi, § 13, p. 281 (trad. it. p. 47).
107 Sulla concezione fisica di Spinoza la bibliografia è assai vasta, raccogliendo dei
109 Ivi, Lemma II dopo la prop. 13, p. 98 (trad. it. p. 135). L’importanza politica di
queste leggi fisiche è ben evidenziata da D. PARROCCHIA, Physique et politique chez Spi-
noza, in «Kairos», XI, 1998, pp. 59-95.
110 Ivi, definizione di individuo pp. 99-100 (tr. it. p. 137). Ma cfr. anche la defini-
zione VII: «Se più Individui concorrono in un’unica azione in modo tale che tutti in-
sieme (simul) siano causa di un unico effetto, li considero tutti in quanto tali come una
sola cosa singolare» (Opera, II, p. 85; trad. it. p. 124).
111 Cfr. MESSERI, L’epistemologia di Spinoza, cit., pp. 104-5.
VI. Jura communia e multitudo 297
le conseguenze sul piano etico, cfr. M. REVAULT D’ALLONNES, Spinoza: éthique du néces-
saire, éthique du singulier, in «Kairos», XI, 1998, pp. 127-40.
113 Covenant è il termine usato da Hobbes per indicare il patto sociale: «Si dice che
uno Stato è istituito, quando gli uomini di una moltitudine concordano e stipulano (do
agree, and covenant) – ciascuno singolarmente con ciascun altro – che qualunque sia
l’uomo, o l’assemblea di uomini, a cui verrà dato dalla maggioranza di incernare la per-
sona di tutti loro (cioè a dire il loro rappresentante) ognuno [...] autorizzerà tutte le
azioni e i giudizi di quell’uomo o di quell’assemblea di uomini» (Leviathan, cit., p. 159;
trad. it p. 145).
114 Cfr. in proposito MATHERON, Le problème de l’évolution de Spinoza du Traité
re della fisica dei corpi fluidi, soggetti più degli altri all’instabi-
lità e al mutamento; ovvero, per tornare all’uomo, alla fluctua-
tio animi115 – sono applicabili anche alla politica116, e che per-
tanto non occorre postulare un atto volontario per spiegare il
costituirsi di una nuova potenza e di un nuovo diritto. La me-
desima natura affettiva che produce le relazioni di potere, im-
pedendo il raggiungimento dell’autonomia individuale, può an-
che favorire una diversa declinazione dei rapporti interindivi-
duali, qualora i fattori comuni prevalgano su quelli disgreganti,
di modo che speranza e timore siano percepiti come vincoli
universalmente validi, piuttosto che come elementi di contrap-
posizione e generatori di conflittualità.
Che la fisica spinoziana agisca nel processo di risemantizza-
zione del linguaggio politico operato dal TP, è del tutto eviden-
te nella ridefinizione del concetto di jus:
il diritto umano naturale, finché è determinato dalla potenza di cia-
scuno e appartiene a ciascuno (quamdiu....uniuscujusque est), è nullo, e
poggia su un’opinione più che sulla realtà, poiché non vi è nessuna sicu-
rezza di mantenerlo. [...] Si aggiunga che è ben difficile per gli uomini so-
pravvivere e coltivare la mente senza aiuto reciproco; e perciò concludia-
mo che è ben difficile concepire il diritto di natura proprio del genere
umano se non là dove gli uomini hanno diritti comuni (vix posse concipi,
nisi ubi homines jura habent communia)117.
nell’Etica all’interno della definizione di individuo, compare anche nello scolio II della
prop. 37 della IV parte, dove Spinoza riassume i meccanismi genetici dello Stato, affer-
mando che «nessun affetto può essere represso (coërceri potest) se non da un affetto
più forte e contrario all’affetto che deve essere represso» (Opera, II, p. 238; trad. it.
cit., p. 259). Su questo punto cfr. W.N.A. KLEVER, La gravité chez Hobbes et Spinoza,
dans la physique et dans la théorie politique, in Hobbes e Spinoza. Scienza e politica, cit.,
pp. 143-58, soprattutto pp. 156 sgg. Per un confronto delle connessioni tra fisica e an-
tropologia politica in Hobbes e Spinoza si veda P. JACOB, La politique avec la physique
à l’âge classique. Principe d’inertie et conatus: Descartes, Hobbes et Spinoza, in «Dialecti-
ques», VI, 1974, pp. 99-121.
117 Cap. II, § 15, in Opera, III, p. 281 (trad. it. p. 47).
VI. Jura communia e multitudo 299
il campo esclusivamente a una concezione positiva del diritto, come afferma ad esem-
pio LACHARRIERE, Etudes sur la théorie democratique, cit., p. 19, ma anche, seppure con
maggiori sfumature, M. WALTHER, Spinoza und der Rechtpositivismus, in Spinoza nel
350° anniversario della sua nascita, cit., pp. 73-104.
123 TP, cap. II, § 15, in Opera, III, p. 281 (trad. it. p. 47). Mugnier-Pollet sottolinea
l’importanza di questo passo per la determinazione della struttura degli jura communia
(La philosophie politique de Spinoza, cit., p. 121).
VI. Jura communia e multitudo 301
124 Opera, III, p. 297 (trad. it. p. 87). Al § 9 del capitolo III Spinoza aveva afferma-
to che «gli uomini sono naturalmente condotti a coalizzarsi (naturae ductu in unum
conspirare) sia a causa di un comune motivo di timore, sia per il desiderio di vendicare
un danno comunemente subito» (Opera, III, p. 288; trad. it. p. 63). Sulla naturalità del-
l’ordine comune, cfr. anche W. SACKSTEDER, Communal Orders in Spinoza, in Spinoza’s
Political and Theological Thought, cit., pp. 206-13.
125 Lettera L, del 2 giugno 1674, in Opera, IV, pp. 238-9 (trad. it. p. 225). Presso-
ché le stesse parole sono presenti anche nel TP, ad esempio al § 3 del cap. III, dove si
legge che «il diritto naturale di ciascuno (se ben si osserva) non decade nello stato di
civiltà (in statu civili). L’uomo infatti, tanto nello stato di natura quanto in quello di ci-
viltà, agisce in base alle leggi della sua natura e persegue il proprio utile» (Opera, III, p.
285; trad. it. p. 57).
302 La libertà necessaria
profondimento di questo punto; così, ad esempio, L.C. RICE, Individual and Commu-
nity in Spinoza’s Social Psychology in Spinoza. Issues and Directions, cit., pp. 271-85 (ma
dello stesso autore, si veda anche il saggio Spinoza on Individuation, in «The Monist»,
LV, 1971, pp. 642-6), difende il carattere metaforico della definizione dello Stato come
individuo, sottolineando l’assenza di leggi proprie dello Stato, che si distinguano da
quelle proprie della psicologia sociale; tuttavia manca di cogliere la continuità esistente
tra i diversi livelli di individuazione, e l’analogia tra il convenire dei corpi semplici e
quello, più complesso, degli esseri umani; tanto più che il movimento della convenien-
tia si ritrova anche tra gli Stati, quando si uniscono in una federazione (cfr. TP, cap.
III, §§ 11-16, in Opera, III, pp. 289-91; trad. it. pp. 67-71). Su quest’ultimo punto cfr.
L. MUGNIER-POLLET, Relations internationales et état de nature selon Spinoza, in «Gior-
nale critico della filosofia italiana», LVI, 1977, pp. 489-99.
128 TP, II, § 16, in Opera, III, p. 281 (trad. it. p. 49).
129 Ivi, pp. 281-2.
130 Cap. II, § 17, in Opera, III, p. 282 (trad. it. di Droetto, cit., pp. 25-6). Si è prefe-
si dello Stato nel passaggio dalla semplice comunanza materiale determinata dalle pas-
sioni all’unione delle menti degli individui; tesi corretta, a patto che non si interpreti tale
mutamento come una modificazione radicale e irreversibile del quadro complessivo.
132 Cfr. in proposito SACCARO DEL BUFFA BATTISTI, Il consenso politico da Hobbes a
fine por el poder de la multitud, suele denominarse Estado» (Tratado politico, cit., p.
93). Di contro, tradurre imperium con «potere», come fanno sia Pezzillo, sia Montano
(cfr. le traduzioni citate, rispettivamente p. 14 e p. 58), conduce necessariamente a
fraintendere il ruolo – importante, ma non decisivo – della potestas all’interno di un’or-
ganizzazione politica.
VI. Jura communia e multitudo 305
134 P.F. MOREAU, La notion d’imperium dans le «Traité Politique», in Spinoza nel
350° anniversario della sua nascita, cit., pp. 355-66, nota come il termine imperium nel
TP sia suscettibile di tre traduzioni, a seconda della sua collocazione: «Stato», «sovra-
nità» e «governo»; dall’interrelazione di questi tre significati si deve poter cogliere la
natura specifica di questo concetto all’interno della teoria politica spinoziana. Va ricor-
dato infine che nella traduzione olandese del TP (Staatkunde, in Nagelate Schriften van
B.d.S.als Zedekunst, Staatkunde, Verbetering van’t Verstant, Brieven en Antwoorden, Uit
verschiede talen in Nederlansche gebragt, gedrukt in ‘t jaar 1677, pp. 302-403) la tradu-
zione di imperium è Heerschappy (cfr. p. 311) – termine corrispondente al tedesco
Herrschaft – che nel linguaggio politico del XVII secolo indica proprio la sovranità del-
lo Stato; cfr. in proposito i Geschichtliche Grundbegriffe, cit., vol. III, pp. 28 sgg.
135 «Een onderling verbond, van malkanderen te zullen beschermen tegen alle ge-
140 «De beste Regeering is, daar het wel en quaalik vaaren der Regeerders geschaa-
keld is aan het wel en quaalik vaaren der Onderdaanen, alsmede dat het quaadste for-
me van Regeering is, daar de Regeerders het welvaaren der Onderdaanen niet konnen
vorderen, zonder zig zelven te beschadigen, en daar zy, ter contrarie, de Onderdaanen
konnen beschaadigen en plonderen, tot haar eigen voordeel» (Consideratien van Staat,
cit., p. 23). Nell’Aanwysing Pieter De la Court dà una definizione leggermente diversa
del buon governo, sostenendo che esso è tale se «la prosperità e la sfortuna dei gover-
nanti segue o dipende (volgd op, ofte hangd van) dalla prosperità e la sfortuna dei sud-
diti» (Aanwysing, cit., p. 2).
308 La libertà necessaria
141 Ad esempio a p. 25 («De souveraine hooge magt nieet kan werden verdeeld»).
142 Consideratien, cit., p. 29.
VI. Jura communia e multitudo 309
smo e libertà. L’orizzonte repubblicano nel pensiero politico olandese del XVII secolo, cit.
146 A tale proposito cfr. A. MATHERON, Etat et moralité selon Spinoza, in Spinoza
nel 350° anniversario della sua nascita, cit., pp. 343-54, il quale sostiene che secondo
Spinoza lo Stato non sorge per costringere gli uomini a seguire la ragione, bensì come
prodotto del gioco delle passioni umane (cfr. p. 349); solo a partire da questa osserva-
zione è possibile comprendere con esattezza il funzionamento nello Stato dell’affettivi-
tà umana.
VI. Jura communia e multitudo 311
147 TP, cap. II, § 17, in Opera, III, p. 282 (trad. it. p. 49).
148 Cap. III, § 1, in Opera, III, p. 284 (trad. it. p. 55).
312 La libertà necessaria
Civitas nelle più recenti edizioni del TP cfr. la traduzione di Dominguez, cit., pp. 99-100.
152 Cap. III, § 3, in Opera, III, p. 285 (trad. it. p. 57).
VI. Jura communia e multitudo 313
153 Ibid.
154 Ivi, § 7, p. 287 (trad. it. p. 61).
155 Ivi, § 8 (trad. it. p. 61).
156 Ivi, § 9, p. 288 (trad. it. p. 63).
157 Ibid.
314 La libertà necessaria
che cosa è bene o male, giusto o ingiusto, ovvero che cosa devono fare o
non fare tutti o ciascuno159.
161 In tal senso giustamente Balibar afferma che «l’ ‘anima’ del corpo politico [cioè
la mente della Civitas] non è una rappresentazione, ma una pratica» (Spìnoza e la politi-
ca, cit., p. 95).
162 TP, cap. IV, § 4, in Opera, III, pp. 292-3 (trad. it. p. 75).
VI. Jura communia e multitudo 317
163 Sulla malattia, fisica e morale, come processo di decomposizione dei rapporti
166 DEN UYL, Power, State and Freedom, cit., p. 77, definisce l’esercizio del potere
168 Cap. VII, § 27, in Opera, III, p. 320 (trad. it. p. 141); ma cfr. anche Etica, IV, 54,
scolio, in Opera, II, p. 250 (trad. it. p. 269). Un’eccellente analisi dei presupposti politi-
ci e ontologici di questa affermazione è presente in È. BALIBAR, Spinoza: la crainte des
masses, in Spinoza nel 350° anniversario della sua nascita, cit., pp. 293-320.
169 Sul diritto «eterno» dei cittadini alla resistenza cfr. BOVE, La stratégie du cona-
tus con il plurale «contratti» (cfr. la nota di Cristofolini, p. 242) riduce ulteriormente la
possibilità di leggere questo brano come un riferimento alla dottrina giusnaturalistica;
infatti non si tratterebbe del patto originario e fondativo, bensì di una pluralità di ac-
cordi e di contratti che definiscono nel loro insieme lo spazio istituzionale.
171 Che il potere in Hobbes sia irresistibile, poiché non esiste nessun attore politico
al di fuori del sovrano, è quanto sottolinea G. DUSO, Dal potere naturale al potere civile:
l’epoca del contratto sociale, in Il potere, cit., pp. 113-21, e, in forma più problematica,
PICCININI, Potere comune e rappresentanza in Thomas Hobbes, cit.
320 La libertà necessaria
172 TP, cap. IV, § 6, in Opera, III, p. 294 (trad. it. p. 79). In realtà, osserverà Spino-
za più avanti, più che ritornare allo stato di natura, cosa che nessuno desidera, alla Ci-
vitas accade che i cittadini «mutino la sua forma in un’altra, se proprio non si riesce a
sedare le contese lasciando alla cittadinanza la sua configurazione» (cap. VI, § 2, in
Opera, III, p. 297; trad. it. p. 87). Sulla peculiarità del diritto d’insurrezione si veda il
saggio di FRANCÉS La liberté politique selon Spinoza, cit., che giustamente nega l’esi-
stenza nel TP di un obbligo morale alla resistenza, ma, al tempo stesso, ne sottolinea la
funzione politica.
173 Sullo Stato come totalità politica cfr. PEÑA ECHEVERRIA, La filosofía política de
177 TP, cap. V, § 4, in Opera, III, p. 296 (trad. it. p. 83). Si ricordi in proposito il
passo, già citato, del § 1 del VI capitolo, dove Spinoza giustifica la naturale tendenza
degli uomini ad associarsi proprio a causa della comune «solitudinis metus».
178 Ivi, § 4, p. 298 (trad. it. p. 89).
179 Per una lettura diversa cfr. SACCARO BATTISTI, Spinoza, l’utopia e le masse, cit.,
minacciosa «grande moltitudine» è meenigte, che nei Nagelate Schriften traduce multi-
tudo (cfr. Staatkunde, cit., ad esempio pp. 312 o 362).
184 TP, cap. V, § 2, in Opera, III, p. 295 (trad. it. p. 81).
VI. Jura communia e multitudo 325
cit., p. 250, il quale conduce un’analisi attenta del significato del termine institutum e
dei suoi derivati nell’opera di Spinoza.
189 TP, cap. V, § 6, in Opera, III, p. 296 (trad. it. p. 85).
326 La libertà necessaria
e per tale ragione una libera multitudo «si regge più sulla spe-
ranza che sul timore»190. Essa però rende anche possibile la
transizione a una libertà ulteriore, più stabile e sicura perché
fondata sulla ragione, secondo un percorso che istituisce una
precisa continuità e contiguità tra affettività e razionalità191.
Non contraddice questa prospettiva, che recupera la libertà
al centro della riflessione del TP, l’insistenza di Spinoza, in av-
vio dell’opera, sulla securitas come virtù politica per eccellenza,
che era sembrata introdurre una variazione significativa rispet-
to al TTP192, poiché è lo stesso concetto di virtù, che la defini-
zione VIII della IV parte dell’Etica identifica con la potentia193,
che va pensato in termini di progressività: la sicurezza costitui-
sce quindi l’inizio di un percorso verso l’optimum imperium,
quello in cui «gli uomini vivono nella concordia» e liberamen-
te, e non semplicemente al sicuro dai pericoli194. Dal capitolo
VI alla conclusione dell’opera, interrotta all’analisi dell’impe-
rium democraticum, Spinoza vuole evidenziare il percorso che
ciascun genere di governo deve compiere per far maturare al
suo interno la libertà e la virtù che scaturiscono solo dall’espli-
citazione della natura democratica – cioè collettiva e partecipa-
tiva – di ogni Stato. I suggerimenti costituzionali proposti non
vanno quindi intesi come il «lavoro a tavolino» di uno scienzia-
to della politica, che indica la soluzione esatta per ogni genere
di problema (non è questa infatti, come si è già visto, la conce-
zione spinoziana della scienza), bensì come degli interventi di-
retti a liberare le potenzialità di ogni Civitas dai vincoli delle
passioni antipolitiche degli individui195. Al superamento delle
190 Ivi, p. 296 (trad. it. p. 85).
191 Su questo punto cfr. anche Y. YOVEL, The ethics of «ratio» and the remaining
«imaginatio», in La Ética de Spinoza. Fundamentos y significado, cit., pp. 243-8.
192 Cfr. in proposito il I paragrafo di questo capitolo.
193 Cfr. Opera, II, p. 210 (trad. it. p. 235): «Per virtù e potenza intendo la stessa
cosa».
194 Su questa concezione dinamica della virtus insiste GIANCOTTI, Sul concetto spi-
noziano di virtù, cit. Sui diversi significati che il concetto di securitas ha nell’opera di
Spinoza, cfr. G. BRYKMAN, Sagesse et sécurité selon Spinoza, in «Les Études Philosophi-
ques», III, 1972, pp. 307-18.
195 Come afferma Matheron, «la civilisation ne se décrète pas, elle est le resultat
Già il capitolo XVII del TTP aveva colto l’origine della mo-
nocrazia mosaica nella dipendenza del popolo ebraico dalla di-
mensione passiva dell’immaginazione, che bloccava il tentativo
di costituire uno spazio collettivo di partecipazione politica;
analogamente, ora il dominio delle passioni impedisce l’accor-
do spontaneo tra gli individui, favorendo di conseguenza la so-
luzione regia, cioè il trasferimento a un singolo del potere. Co-
me sostengono anche i De la Court nelle Consideratien van
Staat, la protezione dai nemici, la soluzione delle contese e la
capacità di decidere con rapidità ed efficacia sono le principali
8 Nel De cive Hobbes riduce il problema della tirannia a una questione di nomi-
nazione: «Allo stesso monarca viene dato il nome di re in segno di onore, e di tiranno
in segno di disprezzo» (De cive, in Thomae Hobbes Malmesburiensis opera philosophica,
cit., vol. II, cap. VII, p. 237; trad. it. p. 146).
9 TP, cap. VII, § 5, in Opera, III, p. 309 (trad. it. p. 117). Per un confronto tra l’a-
nalisi del governo monarchico nei due trattati spinoziani cfr. PEÑA ECHEVERRIA, La fi-
losofía política de Espinosa, cit., pp. 281-3.
332 La libertà necessaria
15 TP, cap. VI, § 6, in Opera, III, p. 299 (trad. it. p. 91). Su questo punto cfr. anche
le Consideratien van Staat, dove si dice che i re «diventano gelosi di ogni potere dei lo-
ro sudditi (zy werden jaaloers, oover alle magt hunner Onderdanen)» (p. 95), e da que-
sto nasce in loro una terribile paura di esere spodestati, che li spinge ad agire contro il
loro popolo anzichè per il suo bene.
16 TP, cap. VI, § 8, in Opera, III, p. 299 (trad. it. p. 93).
VII. L’evoluzione dei regimi politici 335
17 Cap. VII, § 25, in Opera, III, pp. 318-9 (trad. it. p. 139).
336 La libertà necessaria
24 Cap. VI, § 10, in Opera, III, pp. 299-300 (trad. it. p. 93). Che per Spinoza le ar-
mi garantiscano la libertà dei cittadini, non solo contro il nemico esterno, ma anche
contro la tirannide interna, è ben rilevato da W.N.A. KLEVER, Krijgsmacht en defensie
in Spinoza’s politieke theorie, in «Transaktie», XIX, 1990, pp. 150-66.
25 TP, cap. VII, § 12, in Opera, III, p. 312 (trad. it. p. 123). Cfr. anche ivi, § 17: «Un
uomo armato è infatti più autonomo (sui juris) di uno inerme» (p. 314; trad. it. p. 129).
26 La consonanza tra le affermazioni di Spinoza e i Discorsi di Machiavelli è sot-
27 TP, cap. VII, § 22, in Opera, III, p. 316 (trad. it. p. 133).
28 Ivi, § 12, p. 313 (trad. it. p. 123).
29 Ivi, § 17, pp. 314-5 (trad. it. p. 129).
30 Ivi, § 28, p. 320 (trad. it. p. 105).
340 La libertà necessaria
31 Ivi, § 22, p. 317 (trad. it. p. 135). KLEVER, Krijgsmacht en defensie in Spinoza’s
politieke theorie, cit., p. 160, sostiene che qui Spinoza pensa alla degenerazione dell’e-
sercito imperiale romano al tempo di Claudio e di Nerone, subendo una forte influen-
za dalla lettura dell’opera di Tacito.
32 «Het is beter sijn eigen Onderdanen, als vremde Krijgs-linden, in den Oorlog te
34 TP, cap. VII, § 17, in Opera, III, p. 315 (trad. it. p. 129). Anche i Politike Disco-
ursen mettono in guardia contro il rischio che il comandante unico delle forze militari
possa diventare un tiranno, costituendo così un grave pericolo «per la conservazione
della libertà (van de conservatie der Vryheid)» (XI Disc., p. 222).
35 Cfr. Aanwysing, cit., cap. XV, p. 376.
36 TP, cap. VII, § 16, in Opera, III, p. 314 (trad. it. p. 127).
342 La libertà necessaria
42 Cfr. cap. XI, § 3, in Opera, III, p. 359 (trad. it. p. 237). Saccaro Battisti conclu-
de che «le categorie giudicate inamissibili alla vita politica sono all’incirca le stesse in
tutti i regimi» (Democracy in Spinoza’s Unfinished Tractatus Politicus, cit., p. 628).
43 TP, cap. VI, § 12, in Opera, III, p. 300 (trad. it. p. 95).
44 Cap. VII, § 19, in Opera, III, p. 315 (trad. it. p. 131).
45 FEUER, Spinoza and the Rise of Liberalism, cit., pp. 47 sgg., sostiene che Spinoza,
46 TP, cap. VI, § 13, in Opera, III, p. 300 (trad. it. p. 95).
47 Cap. VII, § 20, in Opera, III, p. 316 (trad. it. pp. 131-3).
48 Sul rapporto tra Spinoza e la modernità cfr. A. SCHÄFER, Spinoza. Philosoph des
europäischen Bürgentums, Arno Spitz Verlag, Berlin, 1989, che evidenzia soprattutto
quegli aspetti della razionalità politica spinoziana intepretabili come anticipazioni del-
l’Aufklärung. Una lettura più articolata e attenta alla complessità di questo rapporto è
in M. WALTHER, Spinoza als Kritiker der Neuzeit?, in «Philosophische Rundschau»,
XXVIII, 1981, pp. 274-300.
49 TP, cap. VI, § 15, in Opera, III, pp. 300-1 (trad. it. pp. 95-7).
VII. L’evoluzione dei regimi politici 345
za ripetuta del termine aequales nel VII capitolo del TP, evidenziando i diversi generi
di uguaglianza – politica, economica, sociale – che Spinoza considera.
53 TP, cap. VII, § 4, in Opera, III, p. 309 (trad. it. p. 115).
346 La libertà necessaria
bertà di guadagnare il più possibile (vryheid hebben, om het meesten te winnen)», ne ri-
sulta un vantaggio per tutti, dal momento che «i poveri possono molto facilmente, anzi
devono essere affiancati ai ricchi, come i servi ai padroni; infatti in verità i poveri di-
pendono dai ricchi (de armer aan de rijker, ende de dieners aan de meesters zeer ligtelik
konnen, en behoorden te werden gekoppelt. Want de armen warelik van de rijke Ingesee-
tenen dependeeren)».
57 Cfr. TP, cap. VI, § 25, in Opera, III, pp. 303-4 (trad. it. p. 103).
VII. L’evoluzione dei regimi politici 347
58 Cap. VII, § 10, in Opera, III, pp. 311-2 (trad. it. p. 121).
59 Cap. VI, § 17, in Opera, III, p. 301 (trad. it. p. 97).
60 Ivi, § 18, p. 302 (trad. it. p. 99).
61 Ivi § 20, p. 302 (trad. it. p. 99).
62 Cfr. FOCKEMA ANDREAE, De Nederlandse staat onder de Republiek, cit., p. 6; ma
PRICE, Holland and the Dutch Republic in the Seventeenth Century, cit., pp. 257-8, af-
ferma che il potere ‘regio’ di Willem III in realtà durò per breve tempo, poiché gli inte-
ressi dell’Olanda tornarono ad avere un peso determinante nella conduzione politica
del paese.
348 La libertà necessaria
[1990], Il Mulino, Bologna, 1998, in particolare il cap. II: «Arcana imperii» e «ratio sta-
tus» (pp. 31-68).
67 ARN. CLAPMARII, De Arcanis Rerumpublicarum libri sex, illustrati Ioan. Corvino
I.C., accessit Chr. Besoldi De eadem materia discursus. Nec non Arnoldi Clapmarii et
Aliorum conclusiones de iure publico, Amsterodami, Apud Ludovicum Elzevirum 1641.
Un primo confronto tra Spinoza e Clapmarius è in C. GEBHARDT, Spinoza gegen Clap-
marius, in «Chronicon Spinozanum», III, 1923, pp. 344-7; più recentemente, è stato
soprattutto Blom a occuparsi di questo tema, e più in generale della presenza di una
teoria della ragione di stato in ambito repubblicano: cfr. Morality and Causality, cit.,
pp. 162 sgg., Èleves de Grotius, cit., e The Republican Mirror. The Dutch Idea of Euro-
pe, in The Idea of Europe, a cura di A. Padgen, Washington, in corso di stampa (ringra-
zio il Dr. Blom per avermi messo a disposizione il manoscritto).
68 De Arcanis Rerumpublicarum libri sex, cit., p. 22.
69 Ivi, p. 21.
350 La libertà necessaria
za, l’utopia e le masse, cit., che sottolinea il diverso uso rispetto al TTP: nella seconda
opera spinoziana, infatti, «la plebe assume precisi connotati di natura socio-politica: di
conseguenza le caratteristiche negativa che nella prima opera le vengono attribuite dal
punto di vista antropologico, nel Trattato politico si rivelano chiaramente come effetti
indotti dalla situazione sociale e dal potere politico» (p. 77).
72 Cap. VII, § 29, in Opera, III, pp. 320-1 (trad. it. p. 143).
73 Ibid. Secondo F. ZOURABICHVILI, Spinoza, le vulgus et la psychologie sociale, in
«Studia Spinozana», VIII, 1992, pp. 151-69, qui Spinoza anticipa, seppure in forma
embrionale, le teorie tardo-ottocentesche sull’opinione pubblica.
74 TP, cap. VII, § 7, in Opera, III, pp. 310-1 (trad. it. p. 119).
352 La libertà necessaria
ralmente a scatenare delle guerre, che svolgono anche la funzione di consolidare il loro
potere sui sudditi, è affermato anche nelle Consideratien van Staat, cit., p. 108.
78 Cfr. TP, cap. VI, § 32, in Opera, III, p. 305 (trad. it. p. 107): «vanno escogitati i
mezzi attraverso i quali si possa più facilmente aumentare il numero dei cittadini e si
abbia un grande afflusso umano».
VII. L’evoluzione dei regimi politici 353
79 Cfr. ibid.
80 Politike Discoursen, cit., p. 49.
81 Cfr. TP, cap. VII, § 8, in Opera, III, p. 311 (trad. it. pp. 119-21).
82 Cfr. Aanwys