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Quando la casa diviene museo non espone solo le opere d’arte (spesso
importanti), ma anche gli arredi della casa, dai mobili agli oggetti d’arte
decorativa.
Museo Stibbert, Firenze, lasciato in eredità alla città, viene aperto al pubblico dopo il 1906,
(Fondazione).#
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Collezionista Frederick Stibbert (1838-1906), il collezionare come progetto da sviluppare negli anni nella sua villa sul colle
Montughi. La dimora era affiancata da un eccentrico museo che rispecchiava la sia passione per le armi, costumi, dipinti
e arredi di ogni epoca e provenienza. #
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"Il mio museo", come egli lo chiamò, "che mi costa ingenti somme di denaro, tante cure e fatiche", aggiunge nel suo
testamento (mantenere le collezioni negli ambienti pensati per loro; aprire il museo al pubblico con l’intento di fornire
conoscenza ed educazione).
1. QUESTIONE MUSEOGRAFICA: TEMPO<MUSEO>MORTE
(crf. A. M. Molfino, Case-museo intoccabili: istruzioni per l’uso, in G. Kannès (acura di), Case museo ed allestimenti
d’epoca. Interventi di restauro museografico a confronto, atti del convegno, (Saluzzo, Biblioteca Civica – 13 e 14
settembre 1996), Centro Studi Piemontesi, Torino 2003.)
Stilleben: letteralmente vita silenziosa, immobile – una vita fermata –natura morta
Gli oggetti vengono collezionati per essere sottratti alla vita, intesa come il tempo
che fugge -> è un tentativo per trattenere il tempo, di bloccarlo sfidando la
morte.
Il collezionista con l’atto di musealizzare la sua collezione, immobilizzandola e
rendendola immutabile, cerca di sfuggire lui stesso al tempo -> ricordo eterno
IL MUSEO DIVIENE LA SUA TOMBA
IL VISITATORE SI RITROVA A RIELABORARE UN LUTTO
“ORDINE TOMBALE DELLA VITA GHIACCIATA”
2. QUESTIONE MUSEOGRAFICA: NUOVI ACQUISTI E NUOVI MATERIALI
RIMESCOLANO I VECCHI
“Questa è l’esistenza del collezionista, sempre in tensione dialettica tra i due poli del disordine e
dell’ordine”. W. Benjamin Gesammelte Schriften, Frankfurt 1972, vol. IV, 1 pp. 388-396.
IL MUSEO DIVIENE UNA REALTÀ VIVA e MUTEVOLE, nonostante il volere del collezionista, che si può
interpretare capendo e approfondendo l’identità forte propria del museo e del suo allestimento.
3. QUESTIONE MUSEOGRAFICA: GLI OGGETTI COLLEZIONATI SECONDO
UN PROGETTO SPECIFICO DIVENGONO TESTIMONIANZA DI UNA STORIA
DEL GUSTO E DEL COLLEZIONISMO.
La macchina del tempo: si rianima il passato raccogliendone i frammenti ->
ricomposizione di un contesto sognato o studiato.
Il collezionista osservando un oggetto ne vede le sue estensioni e i significati intrinsechi che nessun
altro è in grado di riconoscere. Per lui ogni oggetto diviene il simbolo di un modo di ricordare, un
accentratore di memorie, un atlante magico di messaggi. Questa lettura del passato degli oggetti e la
capacità di costruirne un nuovo destino diventano testimoni di un particolare gusto e collezionismo.
LE CASE-MUSEO SONO DEI DOCUMENTI, DELLE EREDITÀ UNICHE INTOCCABILI,
CHE VANNO CONSERVATE, STUDIATE, LETTE E COMUNICATE.
Dalla metà del XIX secolo si registrarono diversi lasciti testamentari nei quali raccolte eterogenee
venivano destinate a uso e beneficio pubblico.
Queste raccolte erano:
- l’esito di trasmissioni ereditarie di famiglie aristocratiche.
- il risultato di una passione collezionistica del proprietario borghese -> con l’acquisizione di opere
d’arte affermava la sua posizione sociale (soprattutto francesi).
Nel corso dell’Ottocento i nuovi ricchi (collezionista altoborghese) hanno la possibilità di arredare le
loro residenze con oggetti preziosi e opere d’arte, proprio come aveva sempre fatto l’aristocrazia.
- Grande disponibilità del mercato antiquario.
- Aprirsi nuovi mercati in Oriente (Indonesia, Cina, Giappone)
- Esposizioni nazionali ed universali.
- Numerose aste che introducono nel circuito di compravendita sia pezzi singoli, sia gruppi di arredi
e collezioni già formate.
L’arredare la casa diviene una motivazione diffusa che raggiunse tutti gli stati sociali, fino alla piccola
borghesia.
Verso la metà del XIX secolo Parigi diviene il centro del collezionismo di lusso e del mercato dell’arte.
Con l’espansione industriale ed economica si stabilizza una nuova e folta categoria di imprenditori,
banchieri, capitalisti, era il tempo dell’eccesso, dello sfarzo, dell’eclettismo e della nascita di molti
collezionisti.
FRENESIA E ACCUMULAZIONE: ORDINE E DISORDINE
I veri collezionisti spesso non hanno preso in considerazione l’allestimento delle loro raccolte. L’atto del
collezionare era soddisfacente in sé per sé e non richiedeva uno specifico progetto di allestimento e
disposizione. Contrariamente alcuni collezionisti si sono dovuti confrontare con lo spazio – mai abbastanza
– e con il disordine -> accumulazione isterica -> effetti di cattivo gusto.
In molti casi le collezioni si sono tradotte in un accumulo eccessivo, un miscuglio di oggetti da coordinare
con un lo studio progettuale di un allestimento, ma non rientrava spesso nelle ambizioni del collezionista
-> in alcuni casi l’allestimento è stato delegato ad amici, specialisti arredatori o antiquari, architetti. (Es.
G.G. Poldi Pezzoli, fratelli Bagatti Valsecchi, D’Annunzio, Isabelle Stewart Gardner ecc).
Gli oggetti che venivano accumulati nelle case ottocentesche non erano posizionati casualmente, ma
componevano una “narrazione” d’insieme (metodo quantitativo-il tutto prevale sul singolo). Cioè
divenivano simboli a cui il collezionista infondeva un particolare significato che veniva raccontato o
suggerito attraverso la loro disposizione.
L’ampliamento dell’attività collezionistica -> importante abbassamento di livello nel gusto e nelle scelte.
Le opere d’arte più belle e importanti -> musei -> la bellezza si allontana sia dall’uomo comune, che
dall’intellettuale, l’uomo colto (tipologia di collezionismo inaugurata nel Rinascimento) -> sistema
collezionista – conoscitore -mercante -> ampliamento del “collezionabile” -> nuovi temi (poi esauriti o
irraggiungibili) -> processo tendente all’infinito.
“ Bouvard e Pécuchet: il museo in casa, ovvero il cattivo gusto del collezionista.
La frenesia collezionistica entrata nei costumi borghesi del secondo Ottocento,
prima a Parigi e poi in Europa, fino negli Stati Uniti, non poteva non trovare i suoi
caricaturisti e censori […]– la descrizione di Flaubert ricorda molto il Cabinet de
Curiosités del Seicento e il bric-à-brac:
Sei mesi dopo erano diventati archeologi; la loro casa sembrava un museo. Nel vestibolo avevano
sistemato una vecchia trave di legno. La scala era ingombra di reperti geologici; e una catena
enorme si allungava per terra in tutto il corridoio. Avevano tolto la porta tra due camere dove non
dormivano ed eliminato l’ingresso esterno della seconda, per fare dei due locali un solo
appartamento. Appena passata la soglia si urtava contro una vasca (un sarcofago gallo-romano),
poi lo sguardo era colpito da tutto un repertorio di chincaglierie. […] Il pavimento spariva sotto i
cocci rossi delle tegole. In mezzo, su una tavola, erano esposte le curiosità più rare: la carcassa di
una cuffia di Caux, due urne di argilla, delle medaglie, una fiale di vetro opalino. Una poltrona
imbottita aveva sullo schienale un triangolo di pizzo. Un lembo di cotta di maglia di ferro ornava la
parete destra; e al di sopra due punte reggevano in orizzontale una alabarda, un pezzo unico. […].
Due noci di cocco (appartenente a Pécuchet dai tempi della sua giovinezza) affiancavano sul
camino un barilotto di maiolica cavalcato da un contadino. Più oltre, in un cesto di paglia, un’altra
teneva nel pecco una moneta. Davanti alla biblioteca era sistemata una commode di conchiglie
con ornamenti di peluche. Sulla quale erano posti un gatto che teneva in bocca un topo – un
fossile di Saint-Allyre – e una scatola parimenti fatta di conchiglie; su questa scatola una caraffa di
acquavite con dentro una pera.”
G. Flaubert, Buvard et Pécuchet, ed. consultata a cura di C. Chthot-Mersch, Parigi, 1979, cap. IV, p.
163, in A. M. Molfino, Case-museo intoccabili: istruzioni per l’uso, in G. Kannès (acura di), Case museo ed
allestimenti d’epoca. Interventi di restauro museografico a confronto, atti del convegno, (Saluzzo, Biblioteca
Civica – 13 e 14 settembre 1996), Centro Studi Piemontesi, Torino 2003, pp. 34-35. !
USO DEL PASSATO: COLLEZIONISMO, MEMORIA E STORIA.
Durante tutto l’Ottocento l’uso degli oggetti antichi nei contesti collezionistici e museali si
differenzia da quello delle case-museo Neoclassiche -> nuova visione del passato -> gusto del
Romanticismo.
Case-museo Neoclassiche - Settecento: ricreare l’antichità classica al di fuori del tempo –
sculture antiche (greco-romane) come archetipi puri della bellezza non segnate dai segni del
tempo.
Case-museo dell’Ottocento: ricostruivano la vita del tempo passato attraverso anche oggetti e
frammenti minori (servono alla conoscenza della storia) -> una nuova visione del ritorno del
passato legata ad una lettura diversa della storia -> storiografia romantica – Alois Riegl
(1858-1905) = ad ogni oggetto viene attribuito un valore-tempo.
Es. Musée de Cluny (1832)- Parigi – progetto della collezionista Alexandre Du Sommerand
(1779-1842); Sir John Soane’s Museum (1796-1837).
Secondo R. Pavoni: “L’uso e il recupero del passato si modifica nell’intento collezionistico nel
corso dell’Ottocento… per diventare sintesi di un’immagine individuale di storia, attestato di un
passato soggettivo ricreato in un ambiente privato.”
Musée de Cluny (dimora tardo gotica degli abati
di Cluny - XV secolo) Parigi – progetto del
collezionista Alexandre Du Sommerand
(1779-1842).
Il museo è il primo esempio, dal 1832 (aperta nel
1834 al pubblico), di collezionismo di oggetti
antichi e del loro allestimento/presentazione.
L’edificio e la collezione furono acquistati dallo
Stato nel 1842 e il museo fu aperto al pubblico
nel 1844.
Per Du Sommerand gli oggetti antichi (la sua
collezione era fatta da oggetti preziosi di uso
comune di epoca medievale e rinascimentale), più
dei libri di storia o dei documenti del tempo,
servivano alla conoscenza della storia ->
soprattutto del Medioevo (ricerca delle tradizioni
più profonde dei popolo).
Nel 1807 inizia a collezionare oggetti medievali e
rinascimentali. Il museo ebbe allestimenti evocativi
della vita reale del tempo ritrovato: stanze
tematiche, la sala da pranzo, la cappella, la
camera da letto allestite con l’intento di inserire il
“frammento staccato” in un nuovo contesto - >
ottenere l’illusione della storia recuperata.
La volontà del collezionista era quella di rivivificare
il passato raccogliendone i frammenti ->
ricomposizione di un contesto a luogo sognato e
studiato.
DIRETTIVE TESTAMENTARIE:
- non ci sono indicazioni precise, così le istituzioni che ereditano possono
intervenire come credono nella scelta del percorso espositivo -> modificare la
disposizione di opere e arredi -> alterare l’idea originale del collezionista;
- i donatori riportano l’esplicita condizione di non modificare la casa e di
mantenere la disposizione di opere d’arte e arredi;
- il collezionista non vincola la disposizione di opere e oggetti all’interno della
casa, ma impone la costituzione di una Fondazione che gestisca il patrimonio –
casa, opere, rendite finanziarie. Indica persone conosciute come responsabili
per le scelte culturali del futuro museo.
MUSEALIZZAZIONE DI CASE
MODERNE.