Un altro metodo per riuscirvi, e che rappresenta la forma basilare di
meditazione, è quello di sincronizzare il proprio ritmo respiratorio su
quello del soggetto. Quando lo si fa di comune accordo, o si praticano insieme delle tecniche, bisogna cominciare sempre con questo esercizio. Quando il respiro di entrambi è ben sincronizzato, il rapporto è instaurato. Questo metodo può essere utilizzato anche su soggetti inconsapevoli, dal momento che è così sottile da passare inosservato. Tuttavia esso è estremamente potente ed efficace. Potete intensificare il rapporto anche sincronizzando il linguaggio del vostro corpo con quello del soggetto. Ad esempio, potete sentire quanto siano strettamente uniti i soldati in una parata, oppure i membri di una comunità religiosa quando i loro capi pregano. Tutto ciò va fatto con cautela, altrimenti il soggetto potrebbe accusarvi di prendervi gioco di lui. Una volta istituito un rapporto sufficiente, diviene possibile dirigere le attività del soggetto “guidandolo”. Si tratta di una forma sottile di ipnosi, non utilizzabile per prestazioni da palcoscenico, ma adatta a condividere un peso o a dare un consiglio. E’ impossibile indurre un altro a eseguire i vostri ordini soltanto con la forza di volontà; se però riuscite a farvi seguire, potete ottenere risultati di gran lunga al di là della più audace immaginazione e potete vedere, udire o sentire quell’esperienza insieme al soggetto. Quanto segue è un test di rapporto: quando pensate che sia voi che il soggetto siete in perfetta risonanza come due diapason affiancati, cominciate a modificare intenzionalmente il vostro ritmo di respirazione, poi la postura, poi il tono della conversazione su un argomento di vostra scelta. Se il soggetto è triste, ricordategli esperienze felici, usando termini che siano consueti. Se ha ottenuto una vittoria sia grande che modesta, godetene insieme a lui. Sentite l’elettricità di ogni momento. Sperimentate il magnetismo degli individui carismatici, rivivete dolci ricordi attraverso gli occhi del più anziano e meravigliatevi di fronte alla curiosità di un bambino. Questa è la massima affinità raggiungibile con la telepatia, o lettura della mente. Può essere applicata con altrettanta facilità ai momenti di negoziazione, indagine o conversazione. Se si conosce il modo, si può trasformare l'impossibile in normalità. Sebbene questi metodi non siano facilmente riproducibili in laboratorio, tuttavia essi esistono. Coloro che li praticano possono rendersi rapidamente conto di come essi funzionino bene e di quanto siano potenti.Vi è una cosa da sottolineare sulla lettura del linguaggio del corpo. Ogni volta che un individuo compie uno dei gesti indicati come posizione kuji-in, sta inconsciamente indicando lo stato in lui dominante in quel momento. Le mani non hanno bisogno distare intrecciate insieme nell'elaborato rituale qui illustrato, ma ogni volta che una mano va a coprire l’altra ciò indica una conoscenza nascosta. Ogni qualvolta le braccia, le gambe o le dita si incrociano, è un gesto di difesa. Vi sono molti di questi “mudra”, lo studio dei quali può richiedere tutta una vita. Analogamente se si desidera modellare l’umore, è possibile farlo in maniera sottile, formando discretamente i vari mudra senza richiamare l’attenzione si di essi che verranno così percepiti solo a livello inconscio. Ad esempio, sbadigliare è un gesto semi inconscio ed è facilmente suggeribile ad un gruppo. La prossima volta che presenziate ad una riunione eccezionalmente noiosa, sedetevi in posizione comoda e sbadigliate. Non c’è bisogno che lo facciate in maniera evidente; al contrario, date l’impressione di fare ogni sforzo per nascondere lo sbadiglio per rispetto dell’oratore. Attraverso questo o altri stimoli ugualmente sottili, il resto del pubblico verrà rapidamente indotto ad appisolarsi. Funziona benissimo in una classe e può essere piuttosto utile se si è presi in ostaggio. Quanto più apparite rilassati o addirittura, tante maggiori probabilità avrete che gli altri – perfino un rapitore – possano essere calmati o anche sentirsi molto stressati per il fatto di dover sempre fare la guardia. Se inoltre, come ostaggi, siete assonnati, apparite innocui e questo inibisce i sentimenti ostili nell’altro, che può, quindi, star meno attento alla sorveglianza, magari dandovi una possibilità di fuga. Ipnosi. La capacità di ipnotizzare gli altri dipende in larga misura dalla propria convinzione di possedere un qualche tipo di potere sovrannaturale. Di fatto per il bushi è così: egli possiede il potere di controllare se stesso. L’ipnotismo da palcoscenico è un tipo di prestazione a cui sia l’ipnotizzatore che il volontario sono subconsciamente d’accordo a partecipare. Così il membro del pubblico diviene parte dello spettacolo, soddisfacendo il proprio desiderio nascosto di esibizione. Soltanto coloro che sono dei leader naturali ed hanno un auto immagine positiva possono procedere. Né dovrebbero essere invitati e incoraggiati i tipi reticenti, dal momento che si sentirebbero rapidamente imbarazzati e recupererebbero la coscienza di sé. Fondamentalmente la collusione tra i due giocatori implica che l’ipnotista non farà del male né insulterà i suoi assistenti mentre stanno sul palcoscenico con lui. Se viene utilizzato più di un volontario, la maggior parte tireranno avanti con l’inganno, poiché tengono gli occhi chiusi, ma possono sentirei movimenti degli altri mentre ubbidiscono alle semplici istruzioni dell’ipnotizzatore. Quest’ultimo, naturalmente agisce come direttore. Con i suoi “attori” che seguono i suoi “comandi” e informando il pubblico su ciò di cui è via via testimone, permette all’immaginazione di ognuno di svolgere la maggior parte del lavoro. Questo è il principale segreto del controllo extracorporeo della mente. Il potere immaginato dell’ipnotista ha anche il suo lato oscuro. In fin dei conti, se una persona trascorre un giorno dietro l’altro manipolando ripetutamente la volontà di altri che eseguono i suoi ordini , anche se solo per pochi compiti, potrebbe anche arrivare a credere di possedere davvero un simile potere. Suggestione. La suggestione è la capacità di piantare un semino nella mente di qualcun altro. Se l’osservatore possiede un immaginazione attiva e sufficiente motivazione, il seme può crescere e fiorire. Questa è la base di molte leggende di medici stregoni che “invocano la morte su di un uomo”. Per converso se l’ascoltatore possiede un sufficiente autocontrollo ed un forte codice morale, questi semi di distruzione cadono nel vuoto, destinati ad appassire e morire. Un ipocondriaco può essere fatto ammalare chiedendogli ripetutamente se si sente bene. Il feedback presunto come oggettivo richiede la sua partecipazione, dato che egli deve rispondere alla domanda che gli viene posta, a voce alta o tra se’ e sé. Alla fine, la sua mente si fisserà su qualche disturbo minore e ne ingigantirà l’importanza fino ad assorbire tutti i suoi pensieri da sveglio. La lesione immaginaria comincerà allora a manifestarsi sul corpo. Questo è un fenomeno definito psicosomatico, ovvero malattia della mente sul corpo. Nel cattolicesimo, troviamo centinaia di storie di persone che manifestavano emorragie spontanee in varie parti del corpo, conosciute come stimmate. Naturalmente, si possono piantare ed irrorare semi buoni. Se, ogni giorno, si dice a qualcuno che appare in forma perfetta - vero o falso che sia – prima o poi questa idea comincerà a radicarglisi dentro. La persona oggetto di queste osservazioni comincerà ad apparire e sentirsi meglio in uno sforzo inconscio di vivere secondo questo feedback positivo. La suggestione costituisce una tecnica semplice e solo parzialmente efficace. Per esserlo appieno, richiede un lungo periodo di ripetizione. In tal modo, la possibilità che il seme venga screditato o sradicato viene ridotta ed è, invece, più probabile che il soggetto accetti la suggestione di propria volontà ed agisca su di essa indipendentemente. Cooptazione. La cooptazione è la tecnica per assicurarsi la cooperazione di qualcuno simpatizzante per la nostra causa. Prendiamo ad esempio, il caso dell’ipnotizzatore da palcoscenico che chiede dei volontari. Coloro che si presentano sono già predisposti a stare sul palcoscenico con lui. Che bramino di impadronirsi di un barlume del suo potere in azione, o che desiderino sfidarlo a dominare su di loro, fa lo stesso. Anche in questo secondo caso li si può indurre a collaborare, attraverso un semplice meccanismo. Supponiamo che l’ipnotizzatore abbia scritto una predizione su una carta e l’abbia sigillata in una busta. Egli chiede a un membro del pubblico di salire su e scegliere una carta fra tante posate su un vassoio, su cui stanno molti cartoncini, stando rivolto al pubblico. Appena l’assistente viene dietro al tavolo, vede un appunto sul retro di una delle carte: “Scelga questa carta per avere un premio dopo lo spettacolo”; oppure, potrebbe esservi attaccata una banconota dietro, sempre per indurlo a scegliere proprio quella carta. In ogni caso, una volta fatta la scelta, miracolosamente c’è scritta proprio la stessa cosa della predizione! La cooptazione viene utilizzata anche nell’addestramento militare di base. Un individuo viene scelto tra i ranghi, sia per le sue capacità eccezionali che, all’opposto, per mancanza di capacità e gli viene detto di operare di fronte a tutto il plotone. Se ha un minimo di orgoglio, si sente obbligato a fare del proprio meglio, sia per autodisciplina, che per la pressione esercitata dai suoi pari, coloro con cui poi dovrà continuare ad interagire. Con questo sistema, ogni tanto si scoprono degli autentici leader. La cooptazione, è una forma di disciplina utilizzata anche nei campi di prigionia, dove gli uomini sono obbligati ad ubbidire per paura delle punizioni e delle rappresaglie. In entrambi i casi, essa differisce dalla suggestione in quanto la prima è subliminale mentre la seconda è pura questione di scelta. Controllo delle opzioni. Questa tecnica comporta far sì che il soggetto sembri decidere liberamente, mentre invece viene portato a scegliere l’iter voluto. Ad esempio, tenete un pezzo di candito in una mano mentre l’altra mano è vuota. Tendetele entrambe di fronte ad un bambino e ditegli: “Scegline una”; se il bimbo sceglie quella col dolcetto, potete congratularvi con lui e presentargli il premio. Se, comunque, sceglie la mano vuota ditegli: “Bene, ora abbiamo eliminato questa e ti è rimasta quella col premio!”. Ancora una volta il bimbo “vince”, in apparenza strettamente secondo il capriccio del mago. Un esempio simile possiamo vederlo a colazione, quando si chiede al più giovane della famiglia: “Cosa vuoi per colazione, fiocchi d’avena o biscotti?”. Questo tipo di domanda implica che il ragazzo mangerà comunque qualcosa, senza tener conto se, prima di tutto, abbia davvero voglia di fare colazione. Un altro esempio è la domanda paradossale, per la quale non esiste risposta appropriata. Quando si chiede: “Hai finito di picchiare tua moglie?”, se l’altro dice no, si può intendere che stia continuando con questo bel sistema. Se invece risponde di si, è come se avesse confessato di essere stato un violento in precedenza. Se non risponde per niente, il persecutore può sostenere che il soggetto ha paura di rispondere perché colpevole; e se infine il soggetto protesta per questa domanda trabocchetto, lo si può accusare di essere permaloso e paranoide. Sostanzialmente, questo metodo si basa sul controllo delle opzioni del soggetto, così che soltanto una decisione, quella desiderata, sia possibile, creando al tempo stesso l’illusione che il soggetto sia libero di scegliere a suo piacimento. Ipnosi in combattimento. In combattimento, Hsi men jitsu ( “La Via del Cancello della Mente” ) significa la capacità di far fare al nemico ciò che volete, malgrado sia contrario ai suoi interessi. Come già descritto in precedenza, attraverso la cooptazione e così via, possiamo fargli credere che ciò gli sia utile, ma è anche possibile manipolarne il comportamento con l’inganno. L’ultimo Bruce Lee parlava spesso di quella che lui chiamava “la messa a punto”. Avanzate, fate un semplice attacco e lasciate che il nemico lo pari. Fatelo una seconda volta. Alla terza, avanzate come prima ma attaccate da un’altra parte. Il nemico, essendo stato programmato dal semplice schema di colpo e parata, osserverà la mossa d’attacco e comincerà la sua parata per la terza volta. Ma questa volta, però, il colpo è diretto a un diverso bersaglio. Stando al creatore del jeet kune do, questa tattica funziona quasi sempre. Una versione più semplice è costituita dalla classica finta. Lo stile del Dragone è un ottimo esempio: se si alternano attacchi violenti e attacchi con ampie mosse verso il basso, il nemico nel difendersi da uno, si scopre nei confronti dell’altro. Un’altra tattica efficace è quella di usare mezzi psicologici, come il far infuriare l’avversario insultandolo, per spingerlo ad attaccare ciecamente. Simulare una ferita o debolezza per attirare il nemico alla portata di un colpo può ugualmente essere inserito in questa categoria. Una terza tattica, molto efficace, è la negazione del bersaglio. Ricorrendo alle proprie capacità di evasione, il bushi riesce ad evitare le stoccate e i colpi dell’avversario, ovviamente frustrandolo. Il Generale Sun Tze ha detto: “L’arte della guerra si basa sull’inganno” essa si basa anche sul riflesso e sulla falsa direzione.