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Raimondo Villano
Accademia Storia Arte Sanitaria
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Farmacopee dal Ducato di Napoli al Regno delle Due Sicilie
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Raimondo Villano
Raimondo Villano
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Farmacopee dal Ducato di Napoli al Regno delle Due Sicilie
Copia n. __________________
L’autore
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Raimondo Villano
Raimondo Villano
Gruppo di Studio sulle Farmacopee
International Society for the History of Pharmacy ISHP (Berna, Switzerland)
Direttore: Prof. Dr. François Ledermann (Presidente Em. ISHP)
Abstract
Si passano in rassegna le opere prodotte nel Ducato intorno al X secolo e poi nel
Regno svevo, antesignane della farmacopea; facendo una ricognizione sulle
evoluzioni nazionali inferenti in aree partenopee nei secoli immediatamente
successivi, si giunge ad una selezione delle principali opere edite nel Regno dal XVI
al XIX secolo, distinguendole per città di pubblicazione (Catania, Messina, Palermo,
Napoli) e prevalente uso e descrivendone per successione diacronica crescente
analiticamente i contenuti e le caratteristiche. Vengono, poi, citate le opere
annoverabili come farmacopee non ufficiali, di cui si descrivono in dettaglio la
struttura le peculiarità della più importante. Si citano, infine, le maggiori opere
partenopee prodotte nelle epoche sia pre-unitaria e che unitaria italiane
soffermandosi sulla loro contestualizzazione nello scenario nazionale ed
approfondendo il contesto delle prevalenti problematiche socio-politiche e tecniche
di tali periodi.
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Cronologia
Ducato di Napoli (dal 763 fino al 1137); Ducato di Napoli (fino al 1195: Normanni);
Regno di Sicilia (fino al 1266: Svevi); Regno di Napoli (fino al 1442: Angioini,
famiglia Durazzo); Regno di Napoli (fino al 1646: Aragonesi, Spagnoli); Repubblica
Napoletana (fino al 1647); Regno di Napoli (fino al 1713: Spagnoli); Regno di
Napoli (fino al 1734: Austriaci); Regno di Napoli (fino al 1799); Repubblica
Partenopea (1799); Regno di Napoli (fino al 1806); Regno di Napoli (fino al 1815:
Francesi); Regno delle Due Sicilie (fino al 1860).
1. Introduzione
Varie potrebbero essere le opere antichissime considerabili come sorta di antesignana
farmacopea del Ducato di Napoli; tra esse ci si limita a citarne l’Antidotarium,
attribuito a Donnolo (ne accennerebbe a conclusione del Sēferha-Mirqāōt, § 20) ma,
in effetti, si tratta di un’evidente interpolazione tesa ad integrare i rimedi del libro con
quelli dell’anonimo. Di Donnolo, Shabbĕtay Bar Abrāhām, (913-ca1004), invece,
medico e uomo di scienza ebreo rapito dodicenne dai Saraceni a Capua, si ricorda
il Sēfer ha-Mirqạōt, opera tutt’altro che derivata o compilativa e, di fatto, un
originale compendio di esperienza farmacologica acquisita dall’autore in circa
quaranta anni di esercizio della professione. Il libro è ricco di formulazioni
medicamentose per rimedî, pozioni, polveri, impiastri, frizioni e unguenti (questi
ultimi noti come ‘Seplasia’, proprio dall’omonima piazza della città di Capua,
fiorente mercato di unguenti e profumi alle porte di Napoli.
2. Antidotario salernitano
Nicolò Praepositus Salernitanus (uomo autorevole e con responsabilità nella
prestigiosissima Scuola medica salernitana), medico-farmacista che opera intorno al
1140, lascia alla Scuola e alle generazioni future la stesura definitiva
dell’Antidotarium: trattato di materia medica, farmaceutica e terapeutica, contenente
una raccolta di 139 ricette di pratica ospitaliera quotidiana con l’adozione di pesi e
misure di base per tutti gli antidotari e le farmacopee seguenti (con una scala corrente
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3. Evoluzioni successive
Nei secoli successivi la diffusione, agevolata dall’introduzione della stampa, di
formulari, antidotari, testi, trattati o compendi che descrivono i medicinali e la loro
preparazione rende teoricamente possibile a ogni medico o speziale preparare lo
stesso medicinale; in pratica, tuttavia, ciò avviene spesso in maniera difforme, con
metodi e ingredienti diversi, proprio a causa della frequente discordanza delle ricette.
Si alimentano, così, confusione, frodi e adulterazioni, spesso pericolose per gli
ammalati.
Il riconoscimento di ufficialità introdotto nei domini fiorentini con il Ricettario
Fiorentino del 1498 ben ne giustifica la considerazione come primo esempio di
Farmacopea, secondo le moderne concezioni; a tale testo si ispirano le Farmacopee
successivamente pubblicate nelle singole città e, poi, negli Stati: infatti, sono prima le
città a dotarsi di una propria Farmacopea e, poi, gli Stati regionali e, quindi,
procedendo in Europa, i movimenti di unificazione, le singole Nazioni.
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5. Antidotario Catanese
Si raccolgono ordinatamente i fruttuosi risultati di un amore secolare per l’Arte dei
farmaci e per la società: nel Catanatense Dispensatorium, sive Antidotarium, Ea
continens medicamenta, quae apud nostros Medicos usitatioria habentur Simplicia
itidem quae principalium vice, (si ea desiderantur) a cientia, ex industria recentans,
A Nicolao Catanuto Pharmacopola Catanense concinnatum, di cui in questa sede si
considera l’edizione Catanae, ex Typographia Iosephi Bisagni, In Palatio illustrissimi
Senatum, del 1666. È un trattato minuzioso e già nel titolo appare il richiamo ai
succedanea, che sono una costante primaria del Dispensatorium (malgrado l’inciso
“si ea desiderantur”). La struttura del Dispensatorium del Catanuto riprende antiche
esperienze riconducibili, ad esempio, alla Raccolta di Varii Secreti di Girolamo Brea
(sempre catanese) stampata nel 1618 a Messina e all’opera “Discorsi nelli quali
s’insegna con diligenza alli Discepoli dell’Arte, dell’Arte della Spetiaria”, edito da
Antonio de Francisci a Palermo nel 1625.
Lo schema del Dispensatorium, privo di index, classifica i farmaci, come prassi
d’epoca, non per categoria terapeutica bensì secondo forme farmaceutiche; singole
Setiones sono riservate, dunque, ai vari elettuari, unguenti, cerotti, ecc.
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gravissimo danno di poveri infermi (…) Restano nelle loro botteghe li semplici e
composti medicamenti invecchiati, e però senza virtù; e non si dovendo dare alli
infermi contra liDecrteti delle Pragmatiche e Constitutioni, per li quali si devono
brugiare. Ma non havendo timore, né chi faccia il dovere, li donano con gravissimo
danno di poveri infermi, onde in loco di purgare si l’agitano li humori, e non
purgano, li levano (…)”.
6. Antidotari Messinesi
Tra gli Antidotari messinesi sono annoverabili: l’in folio del bolognese Giovan
Battista Cortesi “Pharmacopoieia sive Antidotarium Messanense, in quo tum
simplicia tum composita medicamenta, usu recepta accurate examinantur”,
pubblicato a Messina presso la Typographia Petri Brex nel 1629; l’Antidotarium
dell’illustre Pietro Paolo Pisano (a Messina sette volte Protomedico e anche Direttore
dell’Ospedale di Santa Maria della Pietà), pubblicato nel 1643, molto diffuso e
stampato anche dalla famosa tipografia Giunta a Venezia.
In particolare, è rilevante la Pharmacopoieia sive Antidotarium Messanense di
Cortesi, che suddivide i medicamenti in interni (alteranti, solventi e corroboranti) ed
esterni o locali: gli alteranti (liquidi: sciroppi; solido-liquidi: elettuari; acque) sono
attivi per ristabilire le funzioni dei quattro umori; gli elettuari (o lattovari) sono
lenitivi o purganti (catartici), e assunti in forma di decozioni, infusioni o bolo (pillole
prive di componenti minerali), purificano gli umori come cholagoghi o flemmagoghi
o melanogoghi. La Pharmacopeia di Cortesi, in effetti, rifacendosi sovente al
Grabadin, l’Antidotario di Mesue, ma anche ai neoterici (come, ad esempio,
Falloppia, Valeriola, Mercuriale, Quercetano), tende a individuare le virtù (o forze) di
rimedi semplificati in grado di ripristinare gli umori e adopera spesso estratti
dai semplici.
Nell’Indice degli autori in ordine alfabetico (ma per nome, non cognome!) figurano
molti autorevoli personalità, tra cui: Andrea Mattioli, Andrea Vesalio, Arnaldo
Villanova, Avicenna, Democrate, Dioscoride, Gabriele Falloppio, Ippocrate,
Giovanni Filippo Ingrassia, Mesue, Giovanni Quercetano, Galeno, Luca Ghini,
Niccolò Salernitano, Nicolò Mirepso, Nicolò Alessandrino, Nicolò Preposito,
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5. Farmacopee Palermitane
La “Farmacopea Gervasi, Nicola Antidotarium Panormitanum Galeno -
chymicum”, scritta dal siciliano chimico Nicolao (o Nicolo) Gervasi (1632-1681),
pubblicata a Palermo Ex Typographia Petri de Isula nel 1670, ristampata nel 1700 e
nel 1743 (con il titolo Gervasio redivivus, seu Nicola Gervasii Dispensatorium
Panormitanum , Schelenz si riferisce a Tyronum Pharmacopoearum Antidotarium
Panormitanum Galeno-spagyricum pubblicato a Palermo nello stesso anno come
questo lavoro) è usata come guida dagli studenti. Il libro contiene molte ricette
sudddivise in 30 sezioni: De electuariis pretiosis [et] confortativis; De medicinis
opiatis et narcoticis; De confectionibus catharticis, De conservis, et conditis; De
Lohoch Diacodion solidum ex Zuulferio; De iulepiis et syrupis; De decoctionibus et
infusionibus; De trochiscis et Siel, De pulveribus, et speciebus, et trageis, De
catapotiis, seu pilulis, De elixiribus, De aquis destillatis, De tincturis, De extractis,
De quintis essentiis, De foeculis, De Floribus, et sublimationibus Flores Martis, De
magisteriis, De spiritibus, De crocis, De salibus, De rotulis, De claretis, et Vinis
medicatis; De acetis tam simplicibus, compositis quam, De cataplasmatis, De
miscellaneis chymicis, De balsamis, De unguentis, De emplastris; De Oleis
destillatis. L’opera riporta anche descrizioni di piante siciliane (il Gervasi, tra l’altro,
riorganizzò il Giardino Botanico di Palermo prendendo a modello quelli di Padova e
Bologna) e passaggi connessi alle proprietà mediche di pietre preziose.
La “Farmacopea ad uso degli speziali, e medici moderni d’Italia. Prima edizione
siciliana sopra l'ultima di Milano con molte aggiunte ed accresciuta dei nomi
sinonimi della nomenclatura chimica francese” di L. V. Brugnatelli, evoluzione di
quella Milanese, è edita a Palermo per le stampe di Solli nel 1811 come dispensa per
il corso di chimica dell’Università. L’opera contiene una rassegna sia di preparazioni
medicamentose classiche e di largo impiego sia di formulazioni innovative che
necessitano di moderne strumentazioni di laboratorio. A tal proposito, una sezione
del libro è dedicata alla descrizione sia delle attrezzature per le princhipali operazioni
chimiche (distillazione, sublimazione, fusione, digestione, filtrazione, decantazione,
triturazione, separazione delle polveri sottili dalle grossolane per porfirizzazione,
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che medicina e chimica non si fondino su certezze assolute e che l’unica bussola per
lo studioso sia il metodo empirico. Il Donzelli, inoltre, distingue fra chimica e
alchimia, critica gli autori che usano “termini oscurissimi” e anche nelle scelte
linguistiche manifesta questo suo impegno giustificando la “bassezza dello stile, e
della lingua” e proclamandosi fautore dell’uso della “lingua nativa” rispetto a ogni
altra lingua dotta (in Teatro: indirizzo “agli studiosi lettori”). Nello stesso tempo
Donzelli riprende con vigore la polemica contro i tradizionalisti e i conservatori,
difensori dell’aristotelismo e del galenismo, a cui lancia accuse veementi. Il suo
pensiero scientifico si collega per un verso alla tradizione naturalistica rinascimentale
(riconosce, infatti, Paracelso fra i suoi maestri mutuandone il principio di “archeus”),
ma è evidente in questa come in altre sue opere la rottura con ogni concezione
ermetica e iniziatica della scienza. Il Donzelli appartiene a quella generazione di
studiosi e intellettuali meridionali che, accogliendo e meditando la lezione di Galilei
e di Bacone e innestandola sulle precedenti tradizioni, pongono le basi per la crescita
e l’apertura all’Europa della cultura napoletana nella seconda metà del Seicento. Il
suo impegno per una nuova scienza a favore dell’osservazione sperimentale
trascende l’ambito meramente tecnico scientifico e si innesta nel più ampio dibattito
a favore dello sperimentalismo e dell’innovazione che permea profondamente tutte le
nuove correnti di pensiero nel Regno di Napoli.
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9. Epoca unitaria
In epoca pre-unitaria in Italia la disomogeneità amministrativa rende difficile agli
speziali l’applicazione di pesi e misure, avendone ogni Stato di propri, per cui sono
date alle stampe svariate tavole di comparazione, come le Tavole di Ragguaglio fra
i pesi metrici e i pesi medicinali in uso nelle Provincie Lombarde dal 1862;
inoltre, risulta difficile anche la decifrazione e la spedizione delle ricette a causa delle
diverse denominazioni ufficiali e dialettali delle droghe e, conseguentemente,
compaiono numerosi Dizionari di Sinonimia riferiti alle droghe.
Dal 1861, anno della nascita del Regno d’Italia, fino al 1892, il ruolo della
Farmacopea Ufficiale viene esercitato dalla Farmacopea per gli Stati Sardi dal
1861 al 1870 e successivamente, fino al 1892, dal Codice Farmaceutico Romano
edizione 1868, ordinato ed approvato da Sua Santità Papa Pio IX, che è ufficiale nei
territori dello Stato Pontificio ed è molto più completo e scientificamente rigoroso
rispetto ad altre. Oltre a queste due, molte altre Farmacopee esistono nel territorio
italiano fino alla pubblicazione della Prima edizione della Farmacopea Ufficiale del
Regno d’Italia nel 1892; una tra le più importanti è proprio il Codice Farmaceutico
Napoletano compilato a cura del Collegio di Farmacia Napoletano presieduto dal
Decano Gaetano Angioni e pubblicato a Napoli, sotto gli auspici della Commissione
Protomedicale, da parte del Ministro di Stato per gli Affari Interni nel 1845.
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Riconoscimenti
Questo lavoro è stato promosso da: Accademia Italiana di Storia della Farmacia
(Piacenza, Italia); Istituto di Storia della Farmacia presso l’Università di Berna
(Berna, Svizzera); International Society for the History of Pharmacy ISHP (Vienna,
Austria).
Appendice
Informazioni e dati supplementari relativamente a questo articolo sono reperibili in
internet all’indirizzo web http://raimondovillano.com (non prima della pubblicazione
ufficiale internazionale nella versione in lingua inglese).
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Bibliografia essenziale
Cortesi G.B., Pharmacopoeia seu Antidotarium Messanense, Messanae, ex
Typ. Petri Breae, 1629, pg. 187, 303;
Greco Francesco, Antidotario Napolitano di nuovo riformato e corretto dall’almo
Collegio de’ Spetiali, 1642;
Savi Francesco, Antidotario Napoletano dell’Almo Collegio degli speziali,
Napoli, 1642;
Regni Siciliae capitula. Venetiis, apud Ioannem Iacobum Hertz. Unito a:
Pandectae reformatae et de novo factae. Pp. 62. Due parti in un volume.
Importante raccolta delle celebri costituzioni del regno emanate tra il Duecento e
la seconda metà del Cinquecento. 1655;
Donzelli Giuseppe, Petitorio napolitano spiegato, et illustrato dal dottor
Giuseppe Donzelli napolitano : nel quale si contiene quanto deue, per obbligo
tenere ciascheduno spetiale di questa città, e regno nella sua spetiaria, e
mostrare nelle regie visite, che si faranno dal protomedico : con due aggionte, in
vna ... si contiene quanto puo vsari in vna bene ordinata spetiaria e nell'alltra si
propone il modo di balsamare i cadaueri de corpi humani : et aggiuntoui in fine
vn Discorso della dignità del Regio General Protomedico, [XXV-6-13], Napoli,
per Nouello de Bonis Stampator Arciuesc., 1663;
Donzelli Giuseppe, Teatro farmaceutico dogmatico e spargirico, Napoli,
1666/1763;
Arrosto A., Farmacopea Messinese, ordinata dal Protomedico Generale
Sostituto Barone Pietro Alojsio, 1810;
Leveen J., Apharmaceutical fragment of the 10th Century in Hebrew, by Sh. A,
in Proceed. of the R. Soc. of medicine, XXI, 1927;
1877-1977. Un secolo di autonomia della clinica ostetrica e ginecologica
dell'Università di Messina, Archivio Storico Messinese, 3s., 28 (1977), p. 219-
231;
I 350 anni del primo trattato di farmacoterapia a Messina. La "Pharmacopoeia
seu antidotarium messanense" di G.B. Cortesi, Archivio Storico Messinese, 3s.,
30 (1979), p. 115-127;
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