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SINTESI PER ESAME BIZZOCCHI – storia delle culture e delle mentalità in età moderna

Il carattere degli italiani, Sismondi


La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, Costant
Cicisbei, Bizzocchi
INTRODUZIONE
Constant e Sismondi sono due liberali del gruppo di Coppet, un palazzo in Svizzera di proprietà di Madame
de Stael dove con altri intellettuali si riunivano per parlare di politica ma anche di letteratura. Il Discorso di
Constant si chiude riprendendo le ultime righe del capitolo 126 della Storia delle repubbliche di Sismondi,
da cui se ne deduce che pur essendo dalla parte dei diritti individuali non sono dei liberalisti super estremi:
credono che siano fondamentali le conquiste dell’uomo quali la libertà di stampa, di parola ecc (libertà dei
moderni), ma il governo deve comunque dare una specie di istruzione politica alle genti per far sì che il
popolo partecipi attivamente alla politica (libertà degli antichi). Se così non fosse il popolo si impigrirebbe e
si concentrerebbe solo sui propri diritti individuali. Se ne deduce che entrambi sostengano che una libertà
non sia migliore dell’altra, ma che debba esserci una compresenza di entrambe.
A favore del sistema rappresentativo, con riferimento all’Inghilterra (monarchia parlamentare
rappresentativa) dove vigevano un equilibrio e un reciproco contemperamento dei vari poteri, in cui un
contesto politico moderato proteggeva ampiamente gli spazi di autonomia privata nell’intervento statale.
Il sistema rappresentativo non è altro che un’organizzazione mediante la quale una nazione si affida ad
alcuni individui per ciò che non può o non vuole fare essa stessa. Il sistema rappresentativo è una procura
data a un certo numero di uomini dalla massa del popolo, che vuole che i suoi interessi siano difesi e
tuttavia non ha il tempo di difenderli sempre in prima persona. Il popolo deve però esercitare una
sorveglianza attiva e costante sui loro rappresentarsi e riservarsi il diritto di allontanarli se hanno disatteso
le loro aspettative e di revocare i poteri di cui avessero abusato.
Constant  La libertà degli antichi, paragonata a quella dei moderni è un testo ricavato dal discorso che
Constant tenne nel 1819 all’Athénée Royal. Dedica questo discorso alla causa dei mali della Rivoluzione, che
Constant riconosce nella confusione delle libertà, e a uno dei suoi principali benefici, cioè il governo
rappresentativo ignoto agli antichi e realizzato dai rivoluzionari.
Sismondi  Storia delle repubbliche italiane del Medioevo, concepita nel 1804, pubblicata a partire dal
1807 (capp. 126 e 127 stampati alla fine del 1817 con data 1818).
Sismondi vagheggiava una propria discendenza dagli omonimi nobili pisani, ricordati da Dante nel canto di
Ugolino. La sua famiglia era in realtà francese, trapiantata a Ginevra, dove lui nacque nel 1773 e morì nel
1842. La sua famiglia in fuga dai rivolgimenti politici di Ginevra acquistò una proprietà vicino Pescia e fra
Toscana e Ginevra si svolse la maggior parte della vita di Sismondi.
Il liberalismo fu la costante della posizione di Sismondi.

Madame de Stael
Nel 1818 venne pubblicata postuma l’opera maggiore della de Stael sulla Rivoluzione, le Consideration sur
la Rivolution francaise. Già nel 1798 aveva però scritto un’opera, nella quale intervenne anche Costant, che
aveva come argomento la necessità di porre fine alla Rivoluzione per dare alla Francia una giusta
repubblica, le Consideration actuelles (che non pubblicò).
Si inserisce anche nel discorso delle identità nazionali. Lavorò per un’Europa delle nazioni come palestra
d’incontro delle culture. Sulla maniera e la utilità delle traduzioni, tradotto e fatto uscire nel 1816 sulla
Biblioteca Italiana, promuoveva un reciproco arricchimento delle culture nazionali.
Madame de Stael aveva compiuto un viaggio in Italia nel 1804-1805. Nel 1807 uscì Corinne ai l’Italie,
romanzo ambientato nel 1794-95, che racconta una storia tragica dell’amore infelice fra la poetessa italo-
britanni Corinna e un lord scozzese, il quale alla fine rinuncia alla ragazza (che muore) per un matrimonio
socialmente più accettabile con una compatriota (sorellastra di Corrinna). Viene fuori un quadro di un’Italia
ritardataria e debole nel panorama nazionale europea. Gli aspetti negativi venivano però analizzati con un
intento pedagogico e un’attitudine costruttiva. Nel confronto tra identità italiana e identità britannica stava
da sfondo la diversità delle religioni, che veniva chiamata in causa esplicitamente come causa profonda
delle differenze nazionali: il cattolicesimo era inadeguato a forgiare la tempra etica di una nazione.
Rapporto Sismondi Manzoni
Manzoni fu ispirato dal capitolo 127 di Sismondi per la scrittura delle Osservazioni sulla morale cattolica.
Molti elementi essenziali del quadro di Sismondi corrispondevano al sentimento patriota romantico di
Manzoni, come la condanna illuministica dello spagnolismo, il fastidio per lo sfarzo esteriore e vacuo,
l’orrore per la prepotenza dell’oppressione, e ovviamente il dolore per l’asservimento allo straniero.
Secondo Manzoni per nell’educazione dei giovani e per una nuova Italia non si poteva prescindere dal
fondamento del Cattolicesimo, che andava difeso a spada tratta.

COSTANT
Libertà degli antichi
La libertà degli antichi si identifica con la partecipazione attiva al governo (libertà politica), la facoltà attiva
di partecipare tutti al potere esercitato su tutti, cioè l’associazione dell’uomo libero alla sovranità  libertà
attiva.
A Sparta e nella Roma repubblicana i cittadini partecipavano infatti in modo diretto e in posizione
egualitaria alla vita politica, la volontà sovrana della cittadinanza poteva esercitarsi senza alcun bisogno di
mediazione (sulla piazza pubblica si deliberava della guerra e della pace, si votavano le leggi, si
pronunciavano i giudizi, si metteva sotto accusa, si assolveva e si condannava). Si trattava però di una
libertà imperfetta, in quanto totalmente priva della sua dimensione passiva, cioè la tutela dei diritti dei
cittadini di fronte allo Stato sovrano. Anche in Atene, più colta e dedita al commercio rispetto a Sparta e a
Roma, dove quindi i cittadini avevano maggiore libertà individuale, esistevano pratiche, come i tribunali
speciali l’ostracismo (esilio per coloro che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per la città), che
violavano i diritti dei singoli.
Il pericolo della libertà antica è che gli uomini, attenti esclusivamente ad assicurarsi la suddivisione del
potere sociale, non tenessero nel debito conto i diritti e i godimenti individuali.

Libertà dei moderni


La libertà dei moderni consiste sulla limitazione dell’intrusione governativa, a difesa della sicurezza
personale, del benessere economico, dell’iniziativa dei privati. L’individuo ha una serie di diritti: non può
essere arrestato senza motivo, o detenuto messo a morte o maltrattato; può esprimere la propria opinione,
scegliere la propria occupazione; ha il diritto di riunirsi con altri individui, di confessare il proprio culto.
Il pericolo della libertà moderna è che gli uomini rinuncino con troppa facilità al diritto di partecipazione a
potere politico, troppo presi dagli interessi individuali.

Cause delle differenze tra le due libertà


Antichi: tutte le repubbliche erano racchiuse entro stretti confini; lo spirito era bellicoso; tutti quegli stati
avevano degli schiavi.
Moderni: tutto il contrario.
1  con l’estensione di un paese diminuisce in proporzione la quota d’importanza politica che spetta a
ciascun individuo.
2  l’abolizione della schiavitù ha tolto alla popolazione libera l’agio che risultava dal fatto che la maggior
parte dei lavori era affidata a schiavi.
3  il commercio, a differenza della guerra, non lascia nella vita dell’uomo intervalli di inattività. Infine il
commercio ispira agli uomini un vivo amore per l’indipendenza individuale, cosa che con la guerra non
avveniva: il commercio soddisfa i desideri dell’individuo senza l’intervento dell’autorità.

SISMONDI
Capitolo 126  tipo di libertà politica esistente nei Comuni medievali.
La crisi della libertà politica all’interno dei Comuni di fronte all’avvento delle signorie era un problema
dominante per Sismondi. Il solo orizzonte positivo per gli italiani sarebbe stato quello della sopravvivenza
dei liberi comuni, eventualmente federati; attribuiva la colpa della discesa degli stranieri in Italia, e quindi
della fine dell’indipendenza italiana, a Lorenzo il Magnifico.
Poiché gli italiani conoscevano solo la libertà politica e mancavano di un concetto preciso di quella civile,
non è strano che chiamassero libero anche un governo che non si poneva limiti nell’esercitare il suo potere
in nome della nazione. La schiavitù non esisteva, e questo era un elemento che le distingueva dalle
repubbliche antiche. Ma soprattutto le repubbliche italiane limitavano l’abuso di potere, tenendo distinto il
potere giudiziario da quello amministrativo, rinnovando ogni due mesi per estrazione a sorte fra i cittadini
attivi la composizione del massimo organo di governo (e con il divieto, ovvero un periodo di ineleggibilità
dopo la fine di un mandato), affidando anche la gestione della giustizia civile e criminale a giudici forestieri
assistiti da giurisperiti pure forestieri, e con il sindacato (controllo del comportamento di coloro che
avevano sostenuto una carica, a fine carica).
Quindi: da una parte Sismondi non poteva che accostare la libertà comunale a quella attiva degli antichi,
elaborando a lungo il concetto di partecipazione paritaria al governo di una repubblica oligarchica, dall’altra
cercava in ogni modo di segnalare nella libertà dei comuni elementi riconducibili a quella passiva dei
moderni (sindacato e brevità delle cariche comunali).
Capitolo 127  ruolo del Cattolicesimo nella decadenza dell’Italia moderna (quali potenti cause abbiano
cambiato il carattere degli italiani).
L’uomo è cambiato per l’azione combinata delle quattro istituzioni: religione, educazione, legislazione e
punto d’onore.
Religione: la religione cattolica ha assoggettato le coscienze, costringe i fedeli ad accettare gli stessi dogmi,
a sottomettersi alle stesse decisioni, a formarsi sugli stessi insegnamenti. Non in tutti i paesi il cattolicesimo
ha influito in modo così negativo come in Italia però: la riforma protestante ha giovato alla chiesa cattolica
in Francia e in Germania.
La morale e la teologia dovrebbero rimanere cose distinte, invece in Italia la religione si è impadronita della
morale. Si scaglia soprattutto contro il traffico delle indulgenze e contro il fatto che un solo atto di fede
possa cancellare una lunga serie di delitti.
Educazione: l’educazione è rovinata perché è asservita anch’essa alla religione. I nuovi ordini gesuiti e
scolopi si sono impadroniti di tutti i collegi, così ogni dibattito intellettuale che possa portare alla nascita di
nuove idee e teorie è cancellato e vengono insegnati solo i dogmi religiosi. Non c’è indipendenza di
pensiero, ma una stagnazione intellettuale.
Legislazione: il dover obbedire nei collegi religiosi ha preparato degli ottimi sudditi. Questo significa che il
dispotismo non ha bisogno di mascherarsi, tutto dipende dal sovrano. L’istruzione dei processi è segreta,
non c’è un confronto tra accusa e difesa di fronte al pubblico e in questo modo la sentenza capitale non
offre alcuna ricompensa alla società, ma anzi il popolo compatisce l’infelice e prova diffidenza verso i giudici
e gli agenti di polizia. Inoltre, il giudizio sulle cause civili è lasciato nelle mani di un solo uomo. E non hanno
senso neppure i processi economici o camerali nei quali l’imputato, anche se la pena è la reclusione in casa
o in un convento, non può difendersi e neppure conoscere l’accusa. A questo va ad aggiungersi anche la
familiarità con la tortura su innocenti.
La giustizia ha quindi avuto sulla morale del popolo un effetto contrario a quello positivo che ci si
aspetterebbe.
C’è poi la questione delle primogeniture, insieme di clausole che spogliavano ogni generazione successiva
della libera disposizione dei beni, i quali passavano in forma di fidecommesso dagli antenati ai discendenti.
In questo modo si andarono a falsare le relazioni affettive della famiglia: la madre dipendeva dai figli e i
rapporti di amicizia tra fratelli furono annullati in quanto solo uno di essi deteneva la dote (i figli più giovani
venivano liquidati con il piatto, ovvero una rendita minima di mantenimento).
Punto d’onore: il punto d’onore ha in sé qualcosa di liberale: infatti non è stabilita da un’autorità superiore
ma dal concorso delle opinioni e delle volontà indipendenti; perciò ha il potere di condizionare il governo
monarchico trattenendolo dal degenerare in un completo dispotismo. Nelle Repubbliche l’importanza
d’onore era invece scarsa e nelle Repubbliche italiane del medioevo queste nozioni non acquisirono mai un
posto di rilievo. Fu l’introduzione in Spagna di alcuni concetti propri degli Arabi che dettero nuova forma e
forza al punto d’onore, che si radicò anche in Italia a partire dal 500 a causa delle stesse armate spagnole
che distrussero le libere repubbliche italiane del medioevo. Questi concetti erano principalmente 3: una
sensibilità esagerata circa la castità femminile, circa il coraggio e la virilità degli uomini e una specie di
religione della vendetta, per la quale non si ammette per un’offesa altra riparazione che la morte
dell’offensore.
L’introduzione in Italia di queste opinioni vi cambiò la condizione delle donne, che persero l’onesta libertà
di cui avevano goduto al tempo delle repubbliche. I padri e i mariti si affidarono alle inferriate e ai lucchetti,
aumentando così pensieri di sregolatezza e di desiderio impulsivo nelle donne. Si trascurava la loro
educazione morale e l’educazione dei conventi dava loro regole inapplicabili nel mondo reale: la sala da
ballo e il teatro vengono descritti come luoghi di seduzione diabolica, l’atto di guardare un uomo dalla
finestra è presentato come un delitto quanto farlo entrare in camera loro, la vanità di essere ammirata e i
rapporti sessuali sono messi sullo stesso piano. Lo sposo allora avrà il compito di insegnarli che non tutto
quello che le hanno detto è peccato, provocando un disorientamento nella ragazza (sposo che nemmeno è
stata lei a scegliere). Così se la pace domestica, la fedeltà coniugale, la dolce confidenza fra gli sposi sono
banditi da tutti i matrimoni, non bisogna accusare ma compiangere le donne italiane; bisogna risalire ala
causa del disordine.
Quanto alla virtù maschile, il valore militare era sottostimato dall’opinione pubblica durante il fiorire delle
repubbliche italiane; c’era una sorta di disinteresse alla bellicosità. Quando nel 500 le guerre richiamarono
gli italiani alle armi, questi vi si gettarono con passione. Vi riuscirono tanto bene che la fanteria italiana e
quella spagnola vennero considerate al primo posto tra le truppe delle nazioni più bellicose d’Europa. Però,
mentre la milizia spagnola mantenne il suo prestigio, quella italiana perse ogni credito: i soldati si
impegnavano controvoglia perché mal pagati e mal guidati, ottenendo solo sconfitte. Una volta deposte le
armi, gli uomini cominciarono allora a confessare le loro paure che avevano provato, senza vergognarsi di
essere meno coraggiosi delle proprie mogli. La paura è condizione naturale dell’animo umano, ma
dovrebbe essere repressa e domata dall’amor proprio e dalla volontà; se la si lascia libera si impadronisce di
un uomo e lo degrada, avvilendo così l’intera nazione.
Arriviamo ora al dovere dell’uomo d’onore di vendicare le offese, il che diventa quasi un dovere
istituzionalizzato. In Inghilterra vigeva per esempio la pratica del duello, ma in Spagna e in Italia un uomo
appariva tanto più energico quanto più covava il risentimento e lo scatenava poi a freddo e di sorpresa. Per
di più in Italia si impose la terribile dottrina che obbligava ogni uomo d’onore a non difendersi ma a
vendicarsi, soprattutto nel 500/600. Solo allora si moltiplicò la pratica di rivolgersi ai bravi, che offrivano i
loro pugnali a pagamento, per poi vantarsi pubblicamente d’aver compiuto una vendetta. L’assassinio non
è più considerato un obbligo ma rimane una pratica di cui non vergognarsi.

L’antica virtù non può riprodursi e rifiorire in una patria schiava. Senza dubbio gli Italiani sono oggi un
popolo infelice e degradato.
CICISBEISMO
Cos’è e perché si diffonde
Il cicisbeo era un uomo che nel Settecento aveva il compito, pubblico e dichiarato, di vivere a fianco della
moglie di un altro. Il cicisbeismo non è però un adulterio, ma un uso riconosciuto ed accettato che si
svolgeva alla luce del sole. Per farsi un’idea della vita del cicisbeo si potrebbe leggere l’opera di Parini, Il
giorno. Il protagonista, il giovin signore, è infatti il cavalier servente di una dama maritata. Però il cicisbeo in
carne ed ossa che ci ha lasciato il suo ricordo giornaliero è Alfieri nella Vita scritta da esso, dove racconta di
essere stato cavalier servente di Gabriella Falletti.
Il contesto in cui questo costume si diffonde è quello dell’illuminismo, in particolare grazie all’introduzione
del concetto di sociabilità o conversazione. Se nel Seicento il compito di una moglie era quello di governare
la casa e la famiglia, occupandosi dei figli e degli impegni domestici con una forte negazione della vita
sociale, questo cambia nel corso del Settecento. Fra i due secoli infatti assistiamo ad un incremento della
vita mondana e insieme al maggiore coinvolgimento delle donne in essa. Si viene così a creare, oltre alle
sfere politica e pubblica, anche quella della sociabilità, ben distinta dalle prime due: incontro tra persone
estranee, ritrovi e feste, appuntamenti artistici, dibattiti culturali e scientifici ecc.. Va a diffondersi quindi
anche la galanteria, ora che l’incontro e la relazione dei sessi non era più un tabù e poteva avvenire
frequentemente alla luce del sole in una delle occasioni mondane prima descritte.
Ragione culturale  una dama non poteva andarsene in giro da sola né prima né dopo la sociabilità
illuminata; ma quest’ultima aveva moltiplicato le occasioni della mondanità, serviva dunque qualcuno che
potesse accompagnare le donne in queste occasioni.
Ragione economico/sociale  una nuova strategia patrimoniale nobiliare prevedeva di far sposare un
numero minore di figli rispetto a prima, per non far disperdere i beni della famiglia. Da questo deriva che
molte delle figlie femmine finivano in convento senza una vera vocazione, e che i figli maschi erano
comunque disposti a fare i cicisbei.
Risvolto politico  il cicisbeismo ha assunto una rilevanza quasi sistematica e strutturale nel ceto nobiliare.
Il cicisbeismo diventa un fattore di moltiplicazione e integrazione delle dinamiche innescate dal solo
scambio matrimoniale.
Campredon nel 1736 viene incaricato da ministro Chauvelin di redigere un memoriale sulla repubblica di
Genova che contenesse tutte le notizie relative della nobiltà facente parte del governo. dopo una breve
introduzione storica e prima di una descrizione delle condizioni materiali ed economiche di Genova, il testo
lascia ampio spazio alle magistrature della repubblica con il corredo di una serie di ritratti molto
caratterizzanti degli uomini che allora le ricoprivano, incentrando il discorso sul cicisbeato. Campredon
aveva infatti compreso che la chiave di volta del sistema di potere a Genova erano le donne che avevano un
cicisbeo, le cicisbee; solo loro che determinano la maggior parte degli affari, che ispirano gli odi e le
vendette e che decidono le alleanze. I ritratti dei nobili infatti contengono tutti le notizie sulla loro
condizione di cicisbeo, se affiancavano o no una donne e che carattere questa avesse.

Legame con Sismondi


Il cicisbeismo era profondamente criticato da Sismondi proprio perché era legato all’ampia diffusione del
celibato maschile, inevitabilmente riconducibile dal punto di vista protestante a un obbligo tipico della
chiesa papista. Questo costume veniva considerato come simbolo di decadenza degli italiani

Perché termina
Con Rousseau cominciano a diffondersi nuove idee, del romanticismo, in controtendenza rispetto alle
consuetudini settecentesche, una nuova morale privata e familiare: amore passionale e totalizzante,
incompatibile con la leggerezza libertina; vita di coppia seria e coinvolgente; intimità domestica e cura
affettuosa dei figli; spostamento del baricentro d’interessi per la donna dalla conversazione mondana ai
suoi doveri di moglie e di madre. Stava inoltre cambiando anche il modo in cui veniva visto l’adulterio e si
cercava sempre più di condannarlo. Durante il periodo della Rivoluzione inoltre i governi reintrodussero
solo in parte il sistema di leggi a tutela dell’invisibilità dei matrimoni, favorendo l’aumento di questi.

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