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Oscillazioni

Si chiama oscillazione il moto di un punto materiale P intorno ad una posizione di


equilibrio che prende il nome di centro di oscillazione. Se la traiettoria è rettilinea, il
moto oscillatorio di P avviene tra i punti A e B, simmetrici rispetto al centro di
oscillazione O.
Si chiama oscillazione completa la traiettoria descritta da P quando esso si sposta da
A a B e ritorna al punto iniziale A. La distanza OA (oppure OB) si chiama ampiezza del
moto oscillatorio e rappresenta la massima distanza che il punto P raggiunge rispetto
al centro di oscillazione.
Il periodo dell’oscillazione è il tempo che il punto materiale P impiega a descrivere
un’oscillazione completa; la frequenza è il numero di oscillazioni complete descritte
nell’unità di tempo. Nel S.I. il periodo T si misura in sec. Mentre la frequenza f si
misura in Hertz.
Affinché il moto di P sia oscillatorio è necessario che su di esso sia applicata una
forza di richiamo che ha, in ogni punto della traiettoria, verso opposto a quello dello
spostamento di P; la forza di richiamo riporta così il punto materiale nel centro di
oscillazione.
Se sul punto materiale agiscono anche forze di attrito, l’ampiezza dell’oscillazione
diminuisce nel tempo ed il moto oscillatorio terminerà dopo un tempo t (oscillazioni
smorzate). Il lavoro della forza di richiamo è, in parte, utilizzato per compiere lavoro
contro le forze di attrito (che sono forze non conservative); si ha, dunque, una perdita
netta di energia cinetica in ogni oscillazione fino a che P non si ferma nel centro di
oscillazione quando l’energia cinetica e quindi la velocità, sono ridotte a zero.

Oscillazioni armoniche

Un’oscillazione si dice armonica quando la forza di richiamo agente sul punto materiale
è direttamente proporzionale alla distanza x di P dal centro di oscillazione.
Sono armoniche le oscillazioni di un pendolo di piccolo angolo di apertura (α = 3°), le
oscillazioni di una molla elastica (un cui estremo è vincolato) e il moto di un punto P sul
diametro di una circonferenza se P è proiezione di un punto P 1 in moto circolare
uniforme sulla stessa circonferenza.
In tutti questi moti armonici la forza agente sul punto in moto è espressa
matematicamente come:
F = -k x con k = costante
Il segno (-) indica che il verso della forza è sempre opposto a quello dello spostamento
nel punto.
La legge del moto di un’oscillazione armonica dà luogo ad una curva chiamata sinusoide.
Dopo il tempo t la curva ripete il suo andamento ciclicamente (a meno che l’oscillazione
non sia smorzata).
Onde

Le oscillazioni possono trasmettersi allo spazio circostante e propagarsi in esso; le


oscillazioni che si propagano nello spazio si chiamano onde mentre il sistema oscillante
che le ha prodotte si chiama sorgente dell’onda.
Si devono distinguere due tipi fondamentali di onda che hanno natura diversissima,
sebbene siano matematicamente descritte da equazioni simili: le onde meccaniche e le
onde elettromagnetiche.
Le onde meccaniche sono prodotte da sorgenti costituite da sistemi meccanici
oscillanti; le oscillazioni della sorgente si comunicano alle particelle del mezzo elastico
che circonda il sistema; queste, a loro volta, diventano sorgenti trasmettendo le
oscillazioni alle altre particelle contigue. Le oscillazioni della sorgente primaria si
propagano così un tutto lo spazio. Il meccanismo descritto rende necessaria la
presenza di un mezzo elastico perché possa esservi propagazione; le onde meccaniche,
pertanto, non possono propagarsi nel vuoto. Sono onde meccaniche le onde del mare,
quelle sismiche, etc.
Le onde elettromagnetiche (onde e.m.) hanno origine da sistemi oscillanti
elettromagnetici.
Questa sorgente è costituita da un filo conduttore in cui circola una corrente
alternata sinusoidale I; in queste condizioni gli elettroni di conduzione oscillano
intorno a posizioni di equilibrio. In un punto P vicino al filo si ha un campo d’induzione
magnetica B variabile: essendo la corrente I sinusoidale, anche la variazione di B nel
tempo è sinusoidale.
Se vicino al punto P è posto un circuito elettrico, si produce in esso una forza
elettromagnetica indotta:
legge di Neumann-Lenz ξm = Δφ s (B)/ Δt
ed in ogni punto del circuito si ha di conseguenza un campo elettrico variabile E.
Il fisico inglese Maxwell (1831-1879) enunciò la legge secondo cui un campo elettrico
variabile nel tempo produce un campo d’induzione magnetico B variabile; in pratica
Maxwell trovò per il campo E una legge analoga a quella di Neumann-Lenza nella quale i
ruoli dei campi E e B risultano scambiati. La variazione di E nel circuito elettrico
produce, dunque, una variazione di flusso nel campo B concatenato ad un secondo
circuito posto vicino al primo. Reiterando questo ragionamento, si può affermare che
l’iniziale variazione sinusoidale di B nel punto P si trasmette nello spazio da un circuito
elettrico all’altro attraverso variazioni accoppiate di campi elettrici e magnetici.
Lo stesso Maxwell sintetizzò le leggi note del campo magnetico ed elettrico in quattro
equazioni fondamentali dette equazioni di Maxwell.
Le equazioni di Maxwell descrivono tutte le proprietà dei campi E e B; in particolare
da esse discende:
a) non esistono poli magnetici isolati;
b) la forza tra cariche e elettriche è di tipo colombiano;
c) un campo magnetico variabile produce un campo elettrico;
d) una corrente I o un campo elettrico variabile producono un campo magnetico.
Risolvendo le equazioni di Maxwell nell’ipotesi di campi variabili, si trovano soluzioni
di E e di B diverse da zero anche nel vuoto (cioè nell’ipotesi che nello spazio non vi
siano né cariche elettriche né dipoli magnetici). Il campo elettromagnetico può,
quindi, propagarsi nel vuoto, senza che vi sia bisogno di supporre, come abbiamo
fatto precedentemente, l’esistenza di circuiti elettrici.
Maxwell in questo modo dimostrò la possibilità dell’esistenza di onde
elettromagnetiche che di fatti furono prodotte in laboratorio qualche anno dopo
da Hertz (1875-1894). La velocità di propagazione dell’onda elettromagnetica nel
vuoto è data da:

c = 1/ ε
µ
Sostituendo a ε e µ i loro valori nel S.I., Maxwell ricavò per c una velocità
uguale a quella della luce.
La luce può, quindi, considerarsi un’onda elettromagnetica.

Grandezze relative ad un’onda

Supponiamo che l’onda sia sinusoidale e consideriamo la variazione nel tempo della
grandezza oscillante A in un punto P dello spazio: si otterrà l’andamento sinusoidale
nel quale sull’asse delle ascisse è riportato il tempo t e su quello delle ordinate la
grandezza oscillante A. Il valore della grandezza A oscilla da un minimo ad un
massimo (il valore Amax corrispondente è l’ampiezza dell’onda).
Inoltre la grandezza A descrive un’oscillazione completa in un tempo dato dal
segmento OD; questo tempo è il periodo T dell’onda. La frequenza f è l’inverso del
periodo (f = 1/T) e rappresenta il numero di oscillazioni complete della grandezza
nell’unità di tempo (1 sec. nel S.I.). Riportando sull’asse delle ascisse il tempo t = 1
sec. e contando il numero di oscillazioni complete compiuto dalla grandezza si può
leggere dal diagramma la frequenza f.
Se consideriamo la variazione della grandezza oscillante lungo una direzione dello
spazio ad un certo istante t0, si ottiene ancora un andamento sinusoidale in cui
sull’asse delle ascisse è stavolta riportata la direzione di propagazione.

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