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La saldatura, infatti, può introdurre nel componente che si sta realizzando un difetto,
ovvero una piccola mancanza di continuità del materiale, generalmente detta cricca.
La saldatura, inoltre, rende monolitica la struttura, consentendo alla frattura di
propagarsi senza ostacoli fino alla completa rottura.
Le giunzioni chiodate, sotto questo aspetto, garantiscono una maggiore sicurezza,
perché la frattura non può propagarsi da una lamiera all’altra.
1
Il fenomeno della frattura ha assunto una notevole importanza
solo in tempi relativamente recenti.
Nel 1940 la saldatura fu introdotta nella tecnica delle costruzioni navali, soprattutto per
esigenze belliche.
Nelle strutture così realizzate, il fenomeno della frattura nei metalli, i cui effetti erano
stati, sino ad allora, contenuti, ebbe conseguenze importanti, spesso catastrofiche.
Frattura fragile di una nave tipo Liberty (T-2), avvenuta durante la seconda guerra mondiale.
2
La fratture erano
generalmente innescate
da difetti dovuti a
saldature non bene
eseguite.
Almeno 1000 navi da
carico di questo tipo furono
danneggiate, più o meno
seriamente, da fratture
fragili durante il secondo
conflitto mondiale.
Rottura catastrofica
di una turbina
causata dalla rottura
di un anello di tenuta
(Φ 1350 mm)
realizzato in acciaio
fucinato.
SAE 3335
σS=690 Mpa
σR=854 MPa
3
Rottura catastrofica dell’albero di una turbina, realizzato in acciaio fucinato.
ASTM A293 σS=595 Mpa σR=777 MPa
Oltre alla possibilità di creare piccoli difetti (cricche), il processo di saldatura, se non
perfettamente eseguito, può generare, a causa dei forti gradienti termici che induce, tensioni
residue e variazioni delle caratteristiche meccaniche locali del materiale, sia nella zona fusa che
nella zona immediatamente circostante, detta zona termicamente alterata (ZTA).
4
La foto in alto mostra una porosità in una saldatura
di una tubazione di acciaio al carbonio tipo A106B
(254 mm di diametro e 16 mm di spessore).
(200x)
La rottura si può sviluppare in un campo di tensione nominale più basso, anche di molto,
della tensione di snervamento del materiale.
L’utilizzo di materiali ad alta resistenza si rivelò poi disastroso perché l’elevata sensibilità ai
difetti che questi materiali presentano ne riduce drasticamente le prestazioni a valori
addirittura inferiori a quelli ottenibili con materiali meno “pregiati”.
5
Frattura catastrofica, durante una prova pneumatica, di un razzo vettore
costruito con acciaio ad alta resistenza.
6
Lastra piana soggetta a trazione con un foro ellittico
a
σ max = σ n 1 + 2
b
Il raggio di curvatura minimo dell’ellisse è
b2
ρ=
a
per cui si ha:
a
σ max = σ n 1 + 2
ρ
σ max
Il rapporto Kt = è detto generalmente fattore d’intaglio
σn
ρ →0
7
Lastra piana soggetta a trazione con intaglio acuto
La capacità di deformarsi
plasticamente consente al
materiale di resistere alla
propagazione della frattura
ed è quindi strettamente
connessa alla tenacità.
8
Come progettare un componente in sicurezza
rispetto al rischio di rottura per frattura fragile?
Stato di tensione
Dimensioni della cricca
Zona
Frattura
critica
Può accadere, quindi, che un difetto, anche molto esteso, rimanga stabile
mentre cricche di minori dimensioni provochino la rottura.
È necessario, infatti, che anche gli altri due parametri in gioco,
tenacità e livello tensionale, siano tali da innescare la rottura.
Stato di tensione
Dimensioni della cricca
Frattura
9
Come progettare un componente in sicurezza
rispetto al rischio di rottura per frattura fragile?
Stato di tensione
Dimensioni della cricca
Frattura
Quando non esiste il rischio di rottura per frattura fragile il dimensionamento di una struttura
nasce generalmente dal confronto di due quantità:
• lo stato di tensione che si verifica sotto l’applicazione dei carichi previsti;
• le “prestazioni” del materiale, in termini di tensione ammissibile.
Nel caso sia necessario verificare la resistenza alla frattura, il progetto di una struttura richiede
di confrontare tre quantità:
• lo stato di tensione che si verifica sotto l’applicazione dei carichi previsti;
• le “prestazioni” del materiale, in termini di tenacità alla frattura;
• le dimensioni di un difetto, ovvero di una cricca.
Tenacità a frattura
Tensione di lavoro
(temperatura)
10
La Meccanica della frattura può fornire gli strumenti e le metodologie
per progettare una struttura in modo che sia in sicurezza
ovvero fuori dalla zona critica.
Bilancio energetico
B
U = U0 −U D +U A
2a
11
Teoria di Griffith
U = U0 −U D +U A
Ep = 0
Teoria di Griffith
U = U0 −U D +U A
U A = EΓ
B e quindi:
2a U = U 0 − U D + EΓ
12
Teoria di Griffith Energia
Γ=
necessaria per
Quindi il bilancio energetico si EΓ = 4aBΓ generare 1 m2 di
può scrivere come: nuova superficie
U = U 0 − U D + EΓ π a 2σ 2
UD = B Plain stress
E
UD =
(πσ 2a 2 )(1 − υ 2 ) B Plain strain
E
B
Griffith valutò l’energia di
deformazione elastica sulla base
di un’analisi condotta da Inglis:
e UUDD ==
(ππσa aσ )(1B− υ ) B
22 2 2 2
E E
2a
stress
nel caso di plain strain
Teoria di Griffith
U = U 0 − U D + EΓ π a 2σ 2
UD = B Plain stress
E
π a 2σ 2 UD =
(πσ 2a 2 )(1 − υ 2 ) B Plain strain
U = U 0 + 4aBΓ − B E
E
∂U 2π aσ 2 π aσ 2
= 4 BΓ − B =0 = 2Γ
∂a E E
Condizione critica
∂U 2
2π σ 2
2⋅ E ⋅Γ
=− B σ a=
∂a 2
E π
La derivata seconda è sempre negativa, dunque il
Kc
punto in cui si annulla la derivata prima è un massimo
σ a = Kc
13
Teoria di Griffith
EΓ = 4aBΓ
U = U 0 − U D + EΓ π a 2σ 2
UD = B Plain stress
E
π a 2σ 2 UD =
(πσ 2a 2 )(1 − υ 2 ) B Plain strain
U = U 0 + 4aBΓ − B E
E
∂U 2π aσ 2 π aσ 2
= 4 BΓ − B =0 = 2Γ
∂a E E
Griffith ottenne sperimentalmente il valore di Γ per il vetro,
dal quale ricavò la quantità:
2⋅ E ⋅Γ 2⋅ E ⋅Γ
= 0.15 MPa m σ a=
π π
Studiando la rottura di tubi e sfere di vetro contenenti Kc
difetti di dimensioni misurabili valutò il prodotto:
Teoria di Griffith
Materiale E (GPa) Γ ( J / m2 )
Alluminio 70 1.6
Ferro 200 2.0
Magnesio 40 1.2
Nichel 140 1.65
Rame 130 1.65
Stagno 42 1.2
Silicio 180 1.2
Vetro 50-85 1.2
14
Teoria di Griffith
Teoria di Griffith
L’assorbimento di energia dovuto alla creazione di nuova superficie, sempre nel caso di
spessore unitario e per un materiale idealmente elastico, è indicato come segue:
∂EΓ J
R = = 2Γ 2 indipendente
∂a m dalle dimensioni del difetto
15
Teoria di Griffith
EΓ
UD ∂U D πσ 2 a
G = =
Energia ∂a E
∂EΓ
R =
∂a
Massimo U − U 0 = EΓ − U D
In condizioni critiche: G =R
G =
(π )(
aσ 2 1 − υ 2 )
K 1 −υ 2
= I
( ) K I = Yσ a
E E
Teoria di Griffith
σ3
σ 3 > σ 2 > σ1 σ2
acr3 < acr2 < acr1 ∂U D πσ 2 a
σ1 G = =
∂a E
Energia
∂EΓ
R =
∂a
In condizioni critiche: G =R
16
Anche per
Teoria di Griffith ∂E p ∂EΓ
materiali fragili è >>
possibile che sia: ∂a ∂a
σ 2 > σ1 σ2
G
σ1
∂EΓ ∂E p
R = +
∂a ∂a
Energia
∂EΓ
R =
∂a
acr acr a
Se il materiale è fragile e la
In condizioni critiche: G =R plasticizzazione è modesta è
lecita l’ipotesi: E p = C ⋅ a
Se c’è plasticizzazione ∂E p
e quindi si ha: =C
U A = EΓ + E p ∂a
Zona plasticizzata
R è ancora indipendente da a
Teoria di Griffith R
σ3
σ 3 > σ 2 > σ1 σ2
G
σ1
∂EΓ ∂E p
R = +
∂a ∂a
Energia
∂E
R = Γ
∂a
∂G ∂R
In condizioni critiche: G ==R
∂a ∂a
All’aumentare della duttilità del materiale la zona plastica al
fondo intaglio diventa sempre più importante.
Poiché le sue dimensioni dipendono con legge non Anche G cambia la sua legge
lineare da a , ne consegue che: R dipende da a di dipendenza da a
17
Approccio tensionale nella MFLE
Meccanica della frattura lineare elastica
r
ϑ
x σy
F F
Modo I
di apertura
18
Approccio tensionale nella MFLE
Meccanica della frattura lineare elastica
Modo II
di taglio nel piano della cricca
Modo III
di taglio fuori dal piano della cricca
19
Approccio tensionale nella MFLE
Tra i diversi modi di rottura descritti, il modo I è il più interessante per chi progetta strutture.
Rappresenta, infatti, la forma di apertura più comune che si osserva nella realtà
che è anche la più critica, poiché richiede la minore tensione nominale per innescare la frattura.
Qualunque caso reale può essere ricondotto ad uno dei tre modi
oppure ad una loro combinazione.
Modo I di apertura
1 1
− 0 −
r r r
f1ij (ϑ ) + C2 f 2ij (ϑ ) + C3 f 3ij (ϑ ) + .......
2 2
σ ij = C1
a a a
σy
σy
y Zona di singolarità
r
θ
x σy
20
Teoria di Irwin Modo I di apertura
y
a
r
ϑ x
a ϑ ϑ 3ϑ
Per ϑ =0 si ha: σx =σ cos 1 − sen sen
2r 2 2 2
a
σy =σ a ϑ ϑ 3ϑ
2r σy =σ cos 1 + sen sen
2r 2 2 2
a ϑ ϑ 3ϑ
τ xy = σ sen cos cos
2r 2 2 2
y
a
r
ϑ x
21
Teoria di Irwin Modo I di apertura
y
a
r
ϑ x
KI σ π a
σy = = dove con σ si intende la tensione nominale
2π r 2π r
In generale il valore del fattore di intensità della tensione può essere espresso nella forma:
dove Y è un fattore di forma dipendente dalla
K I = Yσ a
geometria del difetto.
F per w >> a Y= π KI = σ π a
per w > a
2a π a π a
Feddersen Y = π sec K I = σ π a ⋅ sec
w w
w
w π a w π a
Irwin Y= π tan KI = σ π a ⋅ tan
π a w π a w
F
22
K I = Yσ a espressione di validità generale
F
per w >> a Y = 1.12 ⋅ π K I = 1.12 ⋅ σ π a
a
per w > a
2 3 4
a a a a
w Y = 1.12 ⋅ π − 0.41 + 18.7 − 38.48 + 53.85
w w
w
w
F
Y = 1.12 ⋅ π
Y= π
23
K I = Yσ a espressione di validità generale
a a per w > a
2 3
a a a
Y = 1.12 ⋅ π + 0.76 − 8.48 + 27.36
w w
w
w
F
B
w
a
PL a 2
1 3 5 7 9
a 2 a 2 a 2 a 2
KI = ⋅ 29.6 − 185.5 + 655.7 − 1017.0 + 63.9
B w w w w w w
24
K I = Yσ a espressione di validità generale
π 4
2
β a
KI = σ a ⋅ ⋅ (sen β ) + (cos β )
2 2
2a
Φ c
2c
π
2
c2 − a2
Φ= ∫ 1− (sen β )2 dβ
0
c2
π 1 c2 − a2 3 c2 − a2
2
Φ = 1 − −
− ..........
Vista dall’alto 2 4 c 2
64 c 2
π 4
2
β a
KI = σ a ⋅ ⋅ (sen β ) + (cos β )
2 2
2a
Φ c
2c
π
KI = σ a ⋅
Φ
Vista dall’alto
25
K I = Yσ a espressione di validità generale
Più frequente è il caso della
cricca semiellittica superficiale
Anche in questo caso il valore del
KI è massimo per β = π /2 :
a π
β K I = 1.12 σ a
Q
2c
Y
2
σ
Q = Φ − 0.212
2
σS
B 3π π a2
a β Φ= +
Vista dall’alto
2 8 c2
π
K I = 1.12 M K σ a Il fattore correttivo
Q di Kobayashi
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Meccanica della Frattura
Lavori in corso…..
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