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Il bando della stampa in Lituania, attivo dal 1865 al 1904, fu un divieto di pubblicazione imposto dall'Impero

russo su tutte le opere scritte in lingua lituana adoperando l'alfabeto latino: all'epoca, il Paese baltico
apparteneva infatti alla dinastia Romanov. Venivano invece incentivate e pubblicate esclusivamente opere
in lituano con alfabeto cirillico.

La misura fu adottata a seguito del fallimento della rivolta di gennaio nel 1863: divenne operante solo due
anni dopo con un provvedimento amministrativo in vigore fino al 24 aprile 1904. Le corti russe adottarono
posizioni più molli in due importanti controversie del 1902 e del 1903: lo scoppio della guerra russo-
giapponese all'inizio del 1904 allentò la "pressione" delle politiche russe sulle minoranze.

Con il bando in vigore, divenne illegale stampare, importare, distribuire o essere in possesso di qualsiasi
scritto redatto in alfabeto latino. Le intenzioni degli zar erano quelle di russificare la società polacca e
lituana, per far sì che si riducessero le distanze culturali tra gli Stati: è dunque comprensibile come si
facesse leva anche sulla stampa per cercare di ottenere l'obiettivo. Nonostante questo, i lituani seppero
sopportare tale situazione stampando scritti in alfabeto latino perlopiù in Lituania minore (Prussia
Orientale) e Stati Uniti.

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