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115,
• CONVULSIONI ED EPILESSIA
• PATOLOGIE CEREBROVASCOLARI
• LA SCLEROSI MULTIPLA
• IL MORBO DI PARKINSON
• LE ATASSIE EREDITARIE
AMIOTROFICA
• LE AFASIE
• ENCEFALOPATIE METABOLICHE
• LE CEFALEE
Il quadro dei segni e sintomi che derivano dall’alterazione di una funzione del sistema
caratteristiche dei sintomi, della loro durata ed evoluzione, delle descrizioni del paziente,
precisa diagnosi di sede del processo patologico e della sua causa più probabile, è possibile
Le prime notizie utili sulla probabile sede anatomica dell’alterazione nervosa emergono con
l’anamnesi, che può indirizzare sull’esplorazione più dettagliata di una particolare regione del
sistema nervoso centrale o periferico. Soltanto dopo aver stabilito la diagnosi di sede si può
passare alla diagnosi di natura, vale a dire a focalizzarsi sulla natura dell’alterazione.
alle quali dare risposta attraverso l’esame clinico, come la regione più probabilmente
progressione nel tempo, la percezione soggettiva del paziente dei sintomi lamentati, la
presenza simultanea di patologie internistiche (in particolar modo malattie sistemiche alle
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dell’anamnesi e la raccolta di ulteriori informazioni da parte di familiari o altre persone vicine
al paziente.
Dopo aver ottenuto una completa anamnesi internistica e neurologica, il medico dovrebbe
avere elementi sicuri per decidere quali parti del sistema nervoso esaminare. Un esame
neurologico sistematico deve valutare con attenzione tutte le funzioni, dal cervello fino ai
capacità del paziente di fornire un racconto cronologicamente sequenziale della storia della
comprensione.
II. Valutazione dell’acutezza visiva (mappa dei campi visivi, visione da vicino ed a
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III-IV-VI. Descrizione della grandezza, forma e regolarità delle pupille,
della reazione pupillare alla luce ed alla convergenza. Valutazione dei movimenti saccadici e
VI. Valutazione della simmetria facciale a riposo e nelle espressioni emozionali (se,
risata). Valutazione della forza muscolare nella parte superiore ed inferiore della
resistenza.
XII. Valutazione del volume e della forza della lingua, valutazione della presenza di
ESAME DEL SISTEMA MOTORIO Misurazione della forza di ciascuno dei principali
5=movimento pieno, integrando con segni di + e – per le gradazioni), con valutazione del
ESAME DEI RIFLESSI Valutazione della risposta dei riflessi osteotendinei bicipitale,
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destra/sinistra o tra arti superiori ed inferiori. Valutazione dei riflessi superficiali cutanei,
addominali, plantari.
naso, test di Romberg (capacità di stare in pedi ad occhi chiusi), test del tandem walk
L’esperienza insegna che l’esame neurologico può risultare negativo in soggetti affetti da una
funzioni del sistema nervoso centrale, periferico ed autonomo. Queste tecniche rappresentano
elettrica cerebrale da elettrodi multipli posizionati sullo scalpo. E’ usato soprattutto nelle
indagini e nella valutazione dei pazienti con epilessia, ma è utile anche nella valutazione di
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stati mentali alterati, coma, morte cerebrale. L’EEG può inoltre dimostrare caratteristiche
rileva normalmente ritmo alfa (8-12 Hz) sulle regioni posteriori. Può essere presente ritmo
beta (>13 Hz), che viene accentuato dalla sonnolenza e da alcuni farmaci. L’attività theta (4-7
Hz) è presente soprattutto sulle regioni temporali in caso di sonnolenza e sonno leggero.
prolungamento nella latenza di questi potenziali riflette una lesione nella via che è stata
stimolata, ma non è specifica. Questi potenziali evocati sono così minuscoli rispetto
all’attività EEG di fondo che si deve registrare la risposta a numerosi stimoli e farne la media
computerizzata per poterli riconoscere e definire. Sono spesso utilizzati nella valutazione
configurazione a scacchiera alternante dalla regione occipitale su entrambi i lati della testa.
Risulta importante da un punto di vista clinico la risposta P100, che rappresenta un picco
positivo con una latenza di circa 100 ms. Vengono misurate la latenza, l’ampiezza e la
simmetria della risposta. I potenziali evocati visivi sono solitamente alterati in caso di neurite
da stimolazioni monoaurali con suoni elementari ripetitivi e vengono registrati tra il vertice
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del capo ed il processo mastoideo o il lobo auricolare. Questi potenziali rappresentano, con la
registrazione di sette onde (I-VII) la successiva attivazione del nervo uditivo (I) e delle
strutture del tronco encefalico (nucleo cocleare, II; complesso olivare superiore, III; lemnisco
laterale, IV; collicolo inferiore, V; centri uditivi superiori, VI,VII). Lesioni ad uno di questi
livelli alterano o nascondono le onde. E’ questo lo screening più attendibile per la valutazione
cutaneo). Le risposte risultano alterate in caso di lesioni dei nervi sensitivi prossimali o della
colonna dorsale (Sclerosi Multipla con lesioni alla spina dorsale, deficit di vitamina B12,
dipendono dall’attenzione mentale del soggetto, anche conosciuti come potenziali “endogeni”
picco positivo con una latenza di circa 300-400 m/s, che può essere prolungata in corso di
demenza.
POTENZIALI EVOCATI MOTORI Sono potenziali elettrici registrati dal muscolo o dal
midollo spinale dopo stimolazione della corteccia motoria o delle vie motorie centrali. Sono
state descritte alterazioni nelle risposte in corso di Sclerosi Multipla o malattie del
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ELETTROMIOGRAFIA (EMG) L’elettromiogramma., quadro di attività elettrica nel
muscolo, può essere registrato sia a riposo che in corso di attività tramite un elettrodo ad ago
inserito nel ventre muscolare. Esso valuta la funzionalità del sistema nervoso periferico
senso neurogeno o miogeno. Può essere utilizzato per localizzare o escludere una lesione del
dei nervi motori e sensitivi registrando la risposta lungo il muscolo e le fibre nervose
della mielina, mentre l’ampiezza riflette l’integrità dell’assone. Negli adulti, la velocità di
conduzione a livello degli arti superiori è compresa di solito tra 50 e 70 m/s, agli arti inferiori
sulla conduzione prossimale nei nervi motori (onde F) o motori e sensitivi (onde H). Le onde
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RISPOSTA MUSCOLARE ALLA STIMOLAZIONE RIPETITIVA DEL NERVO La
stimolazione ripetitiva delle fibre nervose motorie facilita e caratterizza i disordini della
dell’ampiezza della componente muscolare del potenziale d’azione nella miastenia gravis e
nel botulismo.
tecnica sensibile ma non specifica per valutare i disordini della giunzione neuromuscolare.
Uno speciale elettrodo ad ago viene posto nel ventre muscolare e posizionato in modo da
registrare i potenziali d’azione da due fibre muscolari appartenenti alla stessa unità motoria.
scomparsa del potenziale d’azione della seconda fibra muscolare è chiamata blocking. Un
aumento del numero di jitter e/o blocking si osserva nelle alterazioni della giunzione
neuromuscolare.
autonomica comprendono la determinazione della variazione della frequenza cardiaca con gli
atti respiratori, con la manovra di Valsalva o nel passaggio dalla posizione supina a quella
eretta, l’esame funzionale della sudorazione, l’aumento della pressione arteriosa in seguito a
autonomica (centrale o periferica) e misurare la funzione dei piccoli assoni periferici non
mielinizzati.
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PUNTURA LOMBARE La puntura lombare è utilizzata per ottenere misure pressorie e
campioni di liquor per esami chimici, immunologici e batteriologici per valutare ad esempio
contrasto per la mielografia. Il liquor deve essere esaminato valutando: pressione, colore,
cutanee o dei tessuti molli lungo il decorso dell’ago e l’aumento della pressione intracranica.
La principale complicanza consiste in una cefalea causata dalla ridotta pressione liquorale,
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CONVULSIONI ED EPILESSIA
normale attività elettrica cerebrale responsabili di modificazioni croniche della funzione del
sistema nervoso centrale, che si manifestano con episodi ricorrenti e parossistici, definiti
crisi.
L’epilessia può essere secondaria ad una lesione traumatica cerebrale, può verificarsi
nell’ambito di una patologia sistemica, può anche presentarsi in forma idiopatica, vale a dire
sensitive, cognitive od emotive. Crisi convulsive possono presentarsi ad ogni età e per cause
nei neonati; febbre elevata nei bambini; modificazioni ormonali, farmaci, alcool, disordini
un’isolata crisi parossistica non può e non deve essere diagnosticata come epilessia.
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CRISI PARZIALI O FOCALI Sono provocati dall’attivazione di un’area localizzata della
tra:
si manifestano con sintomi motori, come contrazioni ricorrenti in un distretto muscolare (dita,
mano, braccio, faccia, ecc.) Ogni contrazione muscolare, provocata dalla scarica di neuroni
nell’area corrispondente della corteccia motoria del lato opposto, può rimanere confinata
all’area primitivamente interessata oppure propagarsi a distretti contigui dello stesso emisoma
(“marcia jacksoniana”). L’EEG mostra scariche marcate di punte a comparsa regolare sulla
solitamente preceduti dal fenomeno dell’aura. Durante questi accessi vi può essere arresto
una macchina). Dopo la crisi il soggetto non ricorda nulla. L’EEG mostra scariche di punte
unilaterali o bilaterali, onde rapide o lente sulle regioni temporali o frontotemporali (si parla
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CRISI TONICO-CLONICHE (GRANDE MALE) Si verifica un’improvvisa perdita di
coscienza, contrazione tonica dei muscoli, perdita del controllo posturale, un grido causato
dall’espirazione forzata dovuta alla contrazione dei muscoli respiratori: il paziente cade a
terra rigido ed immobile in atteggiamento di opistotono e vi rimane per alcuni secondi (fase
tonica). Quindi sopraggiungono contrazioni ritmiche dei quattro arti, fin quando i muscoli si
rilasciano (fase clonica). Nel corso della crisi si può avere perdita di feci e urine o
morsicatura della lingua; la ripresa della coscienza è graduale, con un breve periodo di
ampiezza in fase tonica, che si trasforma in ampie onde ripide e, durante la fase clonica,
CRISI TONICHE Si verifica un improvviso irrigidimento degli arti e del tronco, spesso con
deviazione laterale del capo e degli occhi. Non sono seguiti dalla fase clonica.
dell’attività cosciente, ma senza convulsioni o perdita del controllo posturale, della durata di
L’EEG nel periodo intercritico mostra brevi scariche di punte e onde, con frequenza di 3 Hz
ripetitive che interessano una sola parte del corpo o l’intero corpo. L’EEG mostra scariche di
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CRISI ATONICHE Si tratta di brevi perdite della coscienza e del tono posturale, senza
Quando gli accessi sono molto prolungati o si ripetono senza un periodo intervallare tra le
crisi si parla di stato epilettico. Questa condizione può verificarsi in tutte le forme di epilessia
e, se si tratta di accessi tonico-clonici, può costituire un pericolo per la vita del paziente. Lo
stato epilettico di crisi parziali viene chiamato epilessia parziale continua e può verificarsi
classificazione.
consuete funzioni cognitive. Esistono protocolli specifici per tutte le varianti di epilessia. I
farmaci antiepilettici vengono dosati nel plasma per stabilire se la sostanza usata si trova
nell’ambito terapeutico.
prolungata) oppure ipossia ed alterata funzione respiratoria. Si provvede dunque alla pervietà
delle vie aeree, alla protezione della lingua e del capo, al posizionamento di una via di
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Se la sintomatologia epilettica deriva da una lesione strutturale (tumore, cisti ce),
l’asportazione della massa e del tessuto cerebrale circostante leso riesce ad eliminare o
ridurre frequenza e violenza degli accessi. In alcuni casi di accessi parziali complessi a
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Classificazione delle crisi e delle sindromi epilettiche
EPILESSIE E SINDROMI NON DEFINITE SE FOCALI O GENERALIZZATE con crisi sia focali che generalizzate
senza chiare caratteristiche generalizzate o parziali
EPILESSIE INCLASSIFICABILI
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CRISI PARZIALI O FOCALI
clinica E.E.G. anatomia eziologia età
Insorgono localmente, possono aspetti critici Diverse regioni corticali e/o Per lo più dovute ad una Possibile in tutte le età
essere distinte in semplici o Scariche ritmiche di punte e/o sottocorticali corrispondenti vasta gamma di lesioni ma più frequenti con
complesse; variano a seconda onde più o meno lente, alla loro rappresentazione encefaliche localizzate. l'aumentare degli anni.
del focolaio di scarica, e possono localizzate su un emisfero o su funzionale in un emisfero. Possono essere importanti
generalizzarsi. Definite anche entrambi. fattori costituzionali.
focali o secondarie per le quali è aspetti intercritici
necessario identificare la Scariche focali intermittenti
localizzazione e la natura della localizzate in genere su un solo
lesione epilettogena. emisfero
CRISI PARZIALI SEMPLICI O ELEMENTARI
Non si associano a disurbo della aspetti critici In genere nell'area corticale Per lo più dovute ad una Possibile in tutte le età
coscienza se i sintomi motori, Scariche focali controlaterali a corrispondente alla vasta gamma di lesioni ma più frequenti con
sensoriali o psichici restano partenza dall'area di rappresentazione funzionale. encefaliche localizzate. l'aumentare degli anni.
confinati ad un solo lato. rappresentazione corticale Possono essere importanti i
corrispondente (non sempre fattori costituzionali.
registrabile dallo scalpo).
aspetti intercritici
scariche focali controlaterali
CRISI PARZIALI COMPLESSE
In genere con disturbo della aspetti critici
coscienza; a volte iniziano con Scariche (focus) uni- o bilaterale,
un arresto motorio, seguito diffuse o localizzate sulle aree
tipicamente da automatismi oro- temporali o fronto-temporali.
alimentari, seguiti aspetti intercritici
frequentemente da altri Scariche (focus) uni- o bilaterale,
automatismi. La durata è >1min. in genere asincrone; per lo più
Di solito si verifica confusione sulle regioni temporali.
postcritica. Le crisi sono seguite
da amnesia e la ripresa dalla
medesima è graduale.
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CRISI GENERALIZZATE
clinica E.E.G. anatomia eziologia età
Possono essere suddivise in due grande male non localizzabili Non si trovano fattori tutte le età
forme principali, una nota come successivamente alla crisi, si eziologici oppure:
grande male ( perdita di osserva un rallentamento del -lesioni bilaterali diffuse o
coscienza con contrazioni ritmo dell'E.E.G., ove si possono multiple;
muscolari) e l'altra, definita in notare altresì onde aguzze. -alterazioni tossiche e/o
origine piccolo male e piccolo male metaboliche;
attualmente crisi di assenza nel corso della crisi l'E.E.G. -fattori costituzionali, spesso
(consistente in brevi perdite di mostra una caratteristica genetici (predisposizione
coscienza). anomalia generalizzata a tipo epilettica).
punta-onda alla frequenza di
3Hz.
CRISI UNILATERALI
clinica E.E.G. anatomia eziologia età
Caratterizzate da convulsioni aspetti critici a) area corticale e/o vasta gamma di lesioni a) nella prima infanzia
cloniche, toniche o tonico- a) scariche focali che si subcorticale di un emisfero focali unilaterali, bilaterali o b) nella prima infanzia
cloniche, con o senza perdita di diffondono molto rapidamente ad b) senza localizzazione multiple ad eziologia diversa c) periodo neonatale
coscienza, localizzate soltanto o un solo emisfero (controlaterale c) area corticale di uno od o dismetabolica e/o disturbi
prevalentemente ad un rispetto alle manifestazioni entrambi gli emisferi, oppure tossici. Sono importanti
emisoma. Tali crisi possono cliniche) senza localizzazione fattori costituzionali (spesso
passare da un lato all'altro, ma b) scariche con esordio genetici) ed immaturità
non divengono quasi mai generalizzato in un emisfero con cerebrale
simmetriche. diffusione all'altro
c) scariche parziali con tendenza
a variare in tempi successivi
come morfologia e topografia (da
un'area all'altra di uno stesso
emisfero e, talora, da un lato
all'altro)
aspetti intercritici
a) scariche focali controlaterali.
b)(scariche bilaterali e sincrone,
simmetriche od asimmetriche, di
punte-onda e/o polipunte-onda.
c) scariche focali con tendenza a
mutare in tempi successivi come
morfologia e topografia.
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CRISI PARZIALI SEMPLICI
CARATTERISTICHE CLINICHE LOCALIZZAZIONE
motorie somatiche
Jacksoniane (si osserva, nell'arco di alcuni Giro prerolandico
secondi, una diffusione ordinata, in "marcia",
di movimenti clonici dai muscoli interessati
per primi ad altri muscoli omolaterali).
Piuttosto rare
Masticatorie Nuclei dell'amigdala
Avversative semplici Frontale
Rotazione del capo e degli occhi associata a Corteccia motoria supplementare
movimenti delle braccia
Focali motorie (senza marcia) comprese le Giro prerolandico
mioclonie epilettiche circoscritte *1)
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NOTE
E' una forma relativamente comune e benigna di epilessia motoria focale caratterizzata da una
notevole predisposizione ereditaria. Insorge tra il quinto e il nono anno di età manifestandosi
con contrazioni cloniche unilaterali del volto e del corpo con punte ad alto voltaggio nell'area
rolandica inferiore controlaterale. L'attività a punte è accentuata durante il sonno ad onde lente.
Le crisi tendono a scomparire durante l'adolescenza.
Le scariche epilettiche che originano in questa zona, hanno caratteristiche uniche in quanto
l'evento iniziale nella crisi (l'aura) consiste di frequente in una allucinazione o in un'illusione
percettiva quali la sensazione di familiarità, estraneità, paura, sensazione viscerale ecc.. Se tali
esperienze soggettive costituiscono l'intero attacco, la crisi è classificata come parziale
semplice. Se l'aura è seguita da un periodo di non responsività e alterazioni comportamentali
(schioccare le labbra, movimenti di masticazione o deglutizione e andatura incerta, definiti
automatismi), le crisi sono classificate come parziali complesse o psicomotorie.
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CRISI GENERALIZZATE
CARATTERISTICHE CLINICHE LOCALIZZAZIONE
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Crisi tonico-clonica non localizzabile
fase tonica: flessione degli arti superiori ed
estensione di quelli inferiori con arresto del
respiro; comparsa di manifestazioni
vegetative ed a volte morsicatura della
lingua. Il corrispettivo E.E.G. evidenzia un
ritmo reclutante di polipunte.
fase clonica: scosse progressivamente
meno frequenti della durata di c.a. 30 sec..Il
corrispettivo E.E.G. è costituito da un'attività
di polipunte-onda e punte-onda.
fase postcritica: ipotonia, abolizione della
coscienza, a volte incontinenza urinaria, può
durare da pochi minuti ad alcune ore. Il
corrispettivo E.E.G. è costituito da una
desincronizzazione dell'attività di fondo e
quindi da onde lente di voltaggio
progressivamente maggiore.
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PATOLOGIE CEREBROVASCOLARI
Le patologie cerebrovascolari sono la terza causa di morte nei paesi sviluppati, dopo le
carico di uno o più vasi sanguigni cerebrali che può essere intrinseca al vaso stesso
vaso intracranico), può derivare dalla rottura di un vaso nel tessuto cerebrale o nello spazio
subaracnoideo, può infine essere il risultato dell’aumento della viscosità sanguigna o della
ISCHEMICI TRANSITORI (TIA) Esistono tre tipi principali di TIA distinti a seconda dei
meccanismi fisiopatologici responsabili. I TIA a carico dei grossi vasi a basso flusso durano
da pochi minuti a poche ore, sono ricorrenti e spesso si associano a lesioni aterosclerotiche a
livello della carotide interna. I TIA embolici (provocati da un embolo di natura cardiaca o
extracranica) durano alcune ore e sono isolati. I TIA dei vasi lacunari o dei piccoli vasi
penetranti sono causati dall’occlusione transitoria di questi piccoli vasi intracerebrali ad opera
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SINDROME DA ICTUS L’ictus può manifestarsi come infarto (80% dei casi) o come
emorragia cerebrale (20% dei casi). I meccanismi fisiopatologici responsabili possono essere
la trombosi dei grossi vasi a basso flusso, embolia di origine arteriosa, cardiaca o imprecisata,
occlusone dei piccoli vasi intracerebrali penetranti. L’area cerebrale infartuata, inizialmente
pallida, dopo alcune ore o giorni comincia ad assumere un aspetto iperemico a livello della
sostanza grigia, con congestione vasale e presenza di lesioni emorragiche petecchiali. Infine
si avrà la formazione di tessuto cicatriziale fibrogliale nella sede della lesione. I fattori di
dall’efficienza del flusso collaterale residuo. Per questo motivo è possibile distinguere diversi
l’emisfero dominante si verifica afasia totale, se viene interessato l’emisfero non dominante
quadro clinico è uguale a quello dell’occlusione della cerebrale media. Di solito la patologia
interessa anche il territorio dei rami corticali distali del tronco comune della cerebrale, con
perdita progressiva o transitoria della sensibilità a livello del bacino, delle spalle o delle
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braccia. ARTERIA CAROTIDE COMUNE Il quadro clinico corrisponde a quello
all’ortostatismo, ripetute perdite della coscienza, dolore al collo, cefalea, cecità transitoria
unilaterale o bilaterale.
Per una valutazione strumentale è possibile effettuare delle indagini non invasive a livello
oftalmica forniscono una valutazione indiretta della pressione e del flusso nel tratto distale
della carotide interna. Ancora più utili sono l’esame diretto con tecnica Doppler della
biforcazione carotidea e l’esame con Doppler transcranico del flusso delle arterie cerebrali
media, anteriore e posteriore e dell’arteria vertebrale. Queste metodiche tuttavia non possono
distinguere tra un’occlusione carotidea incompleta ed una completa, perciò la metodica più
emboliche, lesioni aterosclerotiche e processi dissecanti, oltre che la funzionalità dei circoli
un ictus; se invece si è già verificato un ictus, si rende necessario impedire l’estensione del
danno. Si ricorre alla terapia anticoagulante (eparina, warfarin sodico), alla terapia
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antiaggregante piastrinica (aspirina, dipiridamolo) oppure all’endoarteriectomia carotidea. La
studio, così come gli antagonisti del recettore del glutammato, che sembrano essere
ipotalamo, talamo, ippocampo, parte mediale dei lobi temporali e occipitali) Da un punto di
vista clinico è possibile che si verifichi una Sindrome precomunicante prossimale, per
ostruzione del tronco della cerebrale posteriore a livello del segmento precomunicante e
paralisi del terzo paio di nervi cranici, emiballismo controlaterale, paresi dello sguardo verso
agnosia visiva, allucinosi peduncolari, cecità corticale, sindrome di Balint). Fondamentali per
disfagia, raucedine, torpore alla metà della faccia ipsilaterale ed agli arti controlaterali.
L’ictus invece può dare luogo, a seconda della localizzazione a Sindrome bulbare mediale,
per occlusione della vertebrale o di una sua branca oppure occlusione della basilare
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prossimale (paralisi ed atrofia linguale, paralisi di braccio e gamba controlaterali,
Sindrome bulbare laterale, per occlusione della vertebrale, della cerebellare posteroinferiore,
o delle bulbari laterali (dolori, parestesie, ipoestesia emifacciale, atassia degli arti, nistagmo,
diplopia, vertigini, nausea, vomito, sindrome di Horner, disfagia, ageusia); Sindrome bulbare
sindromi sovracitate
ARTERIA BASILARE Come già accennato, i segni e sintomi derivanti dalla sofferenza
cerebellari medi ed inferiori, i tratti spinotalamici ed i nuclei dei nervi cranici. I TIA
atassia grave omolaterale, nausea, vomito, disartria, perdita della sensibilità termica e
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EMBOLIA CEREBRALE
maggioranza dei casi l’embolo è a partenza cardiaca. Altre origini possono essere un embolo
ateroarterioso (da una lesione aterosclerotica a livello del sistema arterioso carotideo,
torace ed al collo). A volte non è possibile individuare una precisa causa eziologica (si parla
allora di embolia cerebrale di origine ignota; circa il 40% degli ictus ischemici).
Tra i disturbi del ritmo cardiaco, la fibrillazione atriale è più spesso causa dei trombi di
cardiaco degni di nota sono l’infarto miocardico del ventricolo sinistro (formazione e
maturazione di trombi murali a partire dal tessuto necrotico), difetti congeniti del setto,
sulle coronarie o sul cuore, vegetazioni dell’endocardite batterica (emboli settici), mixoma
atriale.
L’entità dell’infarto embolico dipende dalle dimensioni dell’embolo e dalla sede in cui si
arresta, che nell’80% dei casi è a livello dell’arteria cerebrale media o in uno dei suoi rami: se
il tronco vasale viene occluso completamente si verifica un infarto esteso, che coinvolge tutta
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anche se può andare incontro a modificazioni successive. A volte dura pochi minuti oppure
ore e poi svanisce: si tratta in tal caso di un TIA embolico. Come è intuitivo, la natura e
danneggiamento del territorio irrorato dalla cerebrale media sono quattro: sindrome
dell’opercolo frontale, con paralisi facciale, afasia e disartria; sindrome di paresi o paralisi
del braccio o della mano; sindrome di Broca o Wernike, per interessamento dell’emisfero
dominante; Sindrome di emi-inattenzione visiva sinistra, per interessamento del lobo parietale
dell’emisfero non dominante. Dopo 12-18 mesi possono comparire crisi convulsive.
EMORRAGIA INTRACRANICA
di fenomeni di lipoialinosi a livello vasale. Il vaso interessato è solitamente una delle arterie
penetranti provenienti dalla cerebrale media, dalla basilare oppure un vaso appartenente al
origina come una piccola massa ovale che si estende progressivamente, comprimendo a mano
questo tipo di emorragia interessa il putamen e la capsula interna adiacente, il talamo, il ponte
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progressiva della faccia da un lato, parola impacciata, indebolimento graduale di un braccio
ed una gamba, deviazione degli occhi dal lato opposto rispetto all’emiparesi. La paralisi può
peggiorare fino a flaccidità e Babinski positivo degli arti colpiti. Nei casi più gravi il soggetto
In caso di emorragia pontina compare coma profondo in pochi minuti ed il quadro clinico
comprende quadriplegia, rigidità decerebrata, miosi: entro poche ore è facile che sopravvenga
la morte.
In caso di emorragia cerebellare i segni neurologici possono essere scarsi. Caratteristici sono
cefalea occipitale e vertigini suscitate dalla marcia, alle quali possono accompagnarsi in
grado più o meno marcato nistagmo, deviazione forzata dei globi oculari, atassia degli arti,
disartria, disfagia.
solito indicata in caso di emorragia cerebellare acuta per evitare che si verifichi la
compressione del tronco encefalico. Il mannitolo ed altri agenti osmotici sono utili per ridurre
sostanza bianca sottocorticale al di fuori dei gangli della base e del talamo. Nella
le emorragie intratumorali, gli aneurismi del circolo di Willis, la diatesi emorragica. Questo
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tipo di emorragia è di solito poco estesa e dà luogo a sindromi cliniche relativamente limitate
che si manifestano con cefalea, vomito, sonnolenza, emianopsia, afasia, stato confusionale,
sacculare intracranico, di solito localizzato a livello delle giunzioni delle grandi arterie alla
base del cranio. Nell’85% dei casi viene interessato il circolo anteriore di Willis; gli
aneurismi sono multipli nel 10-30% dei casi; le lesioni sono bilaterali e simmetriche nel 10-
20% dei casi. Al momento della rottura dell’aneurisma si verifica generalmente perdita della
successivo alla rottura esercita un effetto di massa locale, ed a seconda delle localizzazioni
può provocare segni neurologici focali da compressione dei nervi cranici, forte cefalea,
Nella valutazione iniziale viene subito eseguita una TC, seguita da una rachicentesi per
rialzo eccessivo della pressione arteriosa media, prescrivendo in via preventiva fenitoina o
laddove siano stati individuati altri aneurismi (più grandi di 7 mm). In seguito alla rottura di
un aneurisma intracranico i rischi successivi sono una nuova rottura (10-30% nelle prime tre
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I tumori intracranici possono essere intraassiali (localizzati all’interno della sostanza
cerebrale) oppure extraassiali. Entrambi i tipi sono responsabili di una serie di deficit
dipendono strettamente dalla sede del tumore e dalla velocità di crescita: si tratta in genere di
neurologici focali da compressione dei nervi cranici; spesso alterazioni della personalità
scelta, in quanto è in grado di evidenziare la maggior parte dei tumori sia primitivi che
METASTASI CEREBRALI Sicuramente i più frequenti tumori del SNC sono metastatici,
vale a dire che si osservano in pazienti affetti da neoplasie in stadio avanzato (nella maggior
mammario nella donna, anche se il tumore con maggiore tendenza alla diffusione nel SNC è
il melanoma). Dopo il trattamento dei sintomi neurologici acuti, sempre dipendenti dalla sede
e dalle dimensioni del tumore, i pazienti con metastasi cerebrali multiple o con una lesione
solitaria non suscettibile di resezione chirurgica vengono trattati con terapia radiante
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TUMORI PRIMITIVI CEREBRALI:
tessuto giallastro contenente aree di necrosi, cisti ed emorragie. La localizzazione più comune
è la sostanza bianca degli emisferi cerebrali, ma può colpire tronco cerebrale, cervelletto,
ASTROCITOMA Negli adulti si localizza nella sostanza bianca sottocorticale, nei bambini
a livello del nervo ottico, del cervelletto, del tronco cerebrale. E’ un tumore avascolare, a
crescita lenta, che può progredire verso la trasformazione maligna, indicata dalla comparsa di
aree necrotiche. I pazienti manifestano deficit di campo visivo fino alla cecità (glioma del
incoordinazione motoria ed atassia, crisi comiziali. E’ indicato ricorrere alla terapia radiante
dimensioni.
che colpisce nel terzo o quarto decennio di vita. Microscopicamente è formato da grosse
Generalmente è localizzato a livello dei lobi frontali o nei ventricoli. Si interviene con radio-
chemioterapia.
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MENINGIOMA Si tratta di un tumore spesso asintomatico, che colpisce più frequentemente
il sesso femminile tra il quinto o sesto decennio. Può svilupparsi sia a livello del cranio (falce
e solco laterale, solco olfattorio, tubercolo sellare) sia nel canale vertebrale. La neoplasia
deriva da cellule della pia-aracnoide e l’eziologia sembra correlata alla perdita di un gene
segni neurologici focali dovuti alla compressione dei nervi cranici, turbe dell’udito, crisi
microneurochirurgia.
PAPILLOMA DEL PLESSO COROIDEO Si tratta di un tumore raro che si localizza nei
bambini a livello dei ventricoli laterali, negli adulti a livello del quarto ventricolo. E’ di solito
LIPOMA Si localizza di solito nel corpo calloso, ma può sorgere sia nel parenchima
cerebrale sia nel midollo spinale. L’ipotesi più accreditata è che questa neoplasia abbia
chirurgica.
dall’inclusione di tessuto ectodermico subito prima o al momento della chiusura del solco
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LINFOMI PRIMITIVI DEL SNC Insorgono nei soggetti con deficit immunitari misti
sviluppano a livello della sostanza bianca sottocorticale, della parete ventricolare o dello
cisti colloidi) Generalmente si manifestano con deficit dello sguardo coniugato ed assenza
provocare vomito, letargia, cefalea, dolori nucali e occipitali e papilledema. Gli altri segni e
progressiva, deficit dei nervi cranici, alterazione dei riflessi (tronco cerebrale).
medulloblastoma si localizza nei bambini a livello del verme cerebellare, negli adulti negli
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emisferi cerebellari, manifestandosi con cefalea occipitale, vomito, atassia del tronco,
TUMORI DELLA BASE CRANICA I tumori che si localizzano nella base cranica danno
luogo tipicamente a dolori della parte inferiore del volto, dell’orecchio e della nuca, con
deficit da interessamento di uno o più nervi cranici. In particolare i cordomi (nel 60% dei
casi a livello del clivus), derivanti da residui della notocorda, sono molto invasivi,
(extramidollari) ed extradurali. Essi derivano dagli stessi tipi di cellule dei corrispondenti
diretta del midollo spinale o delle radici nervose oppure con la conseguente alterazione
motori o sensitivi sarà più o meno precoce: inizialmente si osservano dolori focali alla
minzionale e fecale.
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PATOLOGIE INFETTIVE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
infiammatoria ad un’infezione batterica della pia madre, dell’aracnoide, del liquor presente
nello spazio subaracnoideo. E’ una malattia frequente in tutto il mondo, soprattutto nei paesi
industrializzati. Gli agenti eziologici variano a seconda dell’età: Escherichia coli, bacilli
invasione sistemica, oppure può associarsi a focolai infettivi a distanza (polmonite, otite
media, mastoidite, sinusite, endocardite) o ancora può essere conseguente a trauma cranico,
invasione delle cellule dell’epitelio nasofaringeo, invasione del circolo ematico, batteriemia
interessamento del liquor, fino alla sopravvivenza e replicazione del batterio nello spazio
edema cerebrale, aumento delle resistenze al deflusso del liquor, vasculite, aumento della
pressione intracranica, diminuzione del flusso sanguigno cerebrale con ipossia corticale ed
acidosi liquorale.
I classici sintomi di esordio della meningite batterica sono cefalea, nausea, vomito,
sudorazione profusa, debolezza, mialgie, fotofobia, febbre e rigidità nucale (segni di Kernig e
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Brudzinski). L’interessamento cerebrale si manifesta in un primo momento con confusione
mentale e delirium, fino ad arrivare ad intorpidimento e coma. Possono essere presenti deficit
neurologici focali da interessamento dei nervi cranici (soprattutto V, VI e VII paio). Rigidità
nucale e febbre sono spesso assenti nei neonati, che manifestano invece, apatia, pianto flebile,
irritabilità, inappetenza. La diagnosi si basa sull’esame del liquor (puntura lombare), che
una terapia antibiotica empirica, tenendo conto dell’età del paziente e dell’agente eziologico
antibiotica può essere indirizzata nella maniera migliore dai risultati dell’antibiogramma.
parenchima cerebrale che riconosce come agenti eziologici i batteri anaerobi. Condizioni
dentaria), la diffusione per via ematogena da focolai infettivi distanti (spesso patologie
più frequenti sono i lobi frontale, frontoparietale, parietale, cerebellare, occipitale. La lesione
del processo necrotico con comparsa di fibroblasti e neoformazioni vascolari), dalla fase
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precoce di formazione della capsula (l’ascesso è circoscritto da uno strato definito di
fibroblasti), ed infine dalla fase tardiva di formazione della capsula (ispessimento della
capsula con presenza di abbondante collagene reattivo). Da un punto di vista clinico, solo una
minoranza dei pazienti presenta la triade sintomatologica classica: febbre, cefalea e segni
neurologici focali. E’ possibile osservare nausea, vomito, crisi epilettiche, rigidità nucale.
Fondamentali per la diagnosi sono la TC, in grado di localizzare esattamente la lesione e dare
più sensibile nella fase della cerebrite. Il trattamento ottimale richiede sia la
virale sono gli enterovirus, gli arbovirus, il virus HIV, l’Herpes simplex tipo 2. La sindrome
clinica si manifesta con febbre, malessere, mialgie, anoressia, a volte nausea e vomito,
oculari. Per la diagnosi è fondamentale l’esame del liquor, che tipicamente presenta
trattamento terapeutico è sintomatico e la prognosi eccellente nella maggior parte dei casi.
encefalite sono l’arbovirus, l’enterovirus, l’Herpes simplex tipo 1, il virus della parotite. La
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aggiungono una compromissione del livello di coscienza e sintomi neurologici focali (afasia,
atassia, emiparesi, deficit dei nervi cranici) e diffusi. Si può passare da una lieve sonnolenza
della personalità) e nella metà dei casi crisi convulsive focali o generalizzate. La
aumentato, normale glicorrachia. Per il trattamento terapeutico va instaurata al più presto una
manifesta in pazienti precedentemente infettati dal virus della varicella, che rimane latente
nei gangli sensitivi. La riattivazione si manifesta con la replicazione virale nei gangli sensitivi
e la diffusione attraverso i nervi fino alla cute, dove si verifica un’eruzione vescicolare
coinvolto, ed in alcuni casi un’ipostenia motoria ed atrofia (paresi da zoster) nei miomeri
corrispondenti, oppure una nevralgia posterpetica, caratterizzata da persistenza del dolore per
primitiva può associarsi ad una meningite asettica oppure ad un’encefalopatia acuta, o ancora
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possono svilupparsi una sindrome di Guillain-Barrè, una polineuropatia demielinizzante
cronica infiammatoria (di solito una neuropatia sensitiva con dolore simmetrico distale), una
disponibile alcuna terapia risolutiva, anche se aziatropina e didanosina possono dar luogo ad
a tutto il SNC, con alterazioni citologiche caratteristiche a carico degli astrociti e degli
disturbi mentali (demenza, confusione mentale, alterazione della personalità), ipostenia. Per
ingrandimento dei ventricoli ex vacuo. La maggior parte dei pazienti affetti da questo
processo morboso a lenta progressione riferisce una storia di morbillo in età precoce.
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convulsive focali e generalizzate, fino alla tetraparesi, spasticità, iperreflessia, risposta
infections particle) prive di acido nucleico che vengono codificate da un singolo gene
dell’ospite (gene PRNP) presente sul braccio corto del cromosoma 20. Sembra che all’origine
di queste malattie si verifichi una modificazione spontanea della sequenza amminoacidica dei
prioni cerebrali, con conseguente formazione di una isoforma patologica che si accumula
causando la degenerazione neuronale. KURU In passato questa malattia era endemica presso
le tribù di lingua Fore della Papua Nuova Guinea, probabilmente per l’ingestione di materiale
cerebrale infetto durante riti di cannibalismo. Le caratteristiche principali sono una grave
regioni (Libia, Nordafrica, Slovacchia) ad alta incidenza di questa malattia. Sembra che la
diffusione interumana si possa verificare dopo trapianto di cornea o innesti durali con tessuti
tremori, coreoatetosi. I pazienti sviluppano col passare del tempo una sindrome piramidale
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LA SCLEROSI MULTIPLA
maggiore frequenza il sesso femminile), con manifestazioni variabili da una forma benigna
fino ad una varietà maligna invalidante, con lesioni disseminate e progressive, con
complicanze che possono colpire diversi distretti corporei. Nella eziopatogenesi di questa
malattia si ipotizzano fattori genetici (maggiore frequenza all’interno delle stesse famiglie,
reazioni dei linfociti T contro proteine mieliniche, presenza di elevati livelli di Ig nel SNC) e
Le lesioni caratteristiche della sclerosi multipla sono le placche, aree sclerotiche grigie o
rosee ben demarcate, di dimensioni variabili tra 1-2 mm fino a parecchi cm, visibili
della perdita della guaina mielinica che circonda i cilindri assonali. Le aree demielinizzate
sono possibili tentativi di rimielinizzazione parziale, questa è assente nella maggior parte
delle lesioni. Esiste inoltre una scarsa correlazione tra numero e dimensioni delle placche ed
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Generalmente i sintomi di esordio sono rappresentati da debolezza di uno o più arti (che può
segni che indicano una lesione del tratto piramidale), annebbiamento della vista da neurite
ottica (spesso fino a perdita del visus), disturbi della sensibilità (dolore, parestesie o
ipoestesie che tipicamente hanno origine a livello dell’alluce e risalgono nel giro di qualche
La interruzione della innervazione motoria del volto può determinare paralisi facciale,
Nella maggior parte dei pazienti si manifestano inoltre vertigini (con instabilità della marcia e
spesso con vomito), tenesmo vescicale ed incontinenza urinaria, deficit cognitivo (perdita
della memoria, alterazioni della capacità di giudizio, episodi di riso o pianto incontrollabili),
depressione dell’umore.
A seconda del decorso della malattia col passare del tempo si distinguono una forma
progressivo senza periodi di remissione; una forma inattiva (di solito successiva alla forma
recidivante), con deficit neurologici costanti di diversa gravità. Una prognosi favorevole
lieve dopo circa 5 anni di malattia, una prognosi sfavorevole prevede un esordio in età
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Nella valutazione diagnostica della sclerosi multipla rivestono particolare importanza l’esame
del liquor (pleiocitosi cellulare mononucleare, aumento dei livelli totali di Ig, presenza di
bande oligoclonali di Ig, presenza di metaboliti derivati dalla distruzione della mielina), i
potenziali evocati (conduzione rallentata o anomala nelle vie visive, uditive, somatosensitive
predefiniti. Sono state proposte varianti terapeutiche, ma la loro efficacia non è ancora del
tutto dimostrata (ad esempio interferone β). In aggiunta si ricorre alla terapia sintomatica:
baclofen o diazepam per gli spasmi muscolari e le clonie, carbamazepina per le nevralgie, le
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LE DEMENZE CEREBRALI E LA MALATTIA DI ALZHEIMER
queste malattie esordiscono in maniera insidiosa ed hanno un decorso lento e graduale, con
Il morbo di Alzheimer è fra tutte le malattie degenerative la più frequente e la più grave,
importante è l’età avanzata (frequenza superiore al 47% nei soggetti che hanno superato gli
sui cromosomi 21 e 19); la sindrome di Down (trisomia 21) rappresenta una delle poche
(soprattutto nelle regioni frontale, parietale e temporale mediale), con morte e scomparsa dei
neuroni della corteccia cerebrale ed allargamento del sistema ventricolare. Sono evidenziabili
masserelle, abbondanti soprattutto nell’ippocampo e nelle parti adiacenti del lobo temporale
processi neuronali addensati e raggruppati di tipo sia assonale che dendritico in forma di
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L’inizio della sintomatologia è alquanto insidioso, con lacune nella memoria a breve termine
ed alterazioni di alcuni aspetti della attività intellettiva. In questo periodo possono essere
visioni, allucinazioni. A volte possono essere presenti afasia, aprassia, alterata percezione
dello spazio. Il paziente perde progressivamente il contatto con l’esterno, arriva a non
arriva al decesso per malattie intercorrenti, in uno stato di totale mancanza di autosufficienza.
ingrandimento del sistema ventricolare e degli spazi subaracnoidei, ma non hanno valore
decisivo per porre diagnosi, poiché questi risultati si sovrappongono a quelli di soggetti
normali in età avanzata. Un test di screening molto utile è il mini-mental status (positivo per
L’evidenza del fatto che nel morbo di Alzheimer è presente una compromissione della
una forma di atrofia cerebrale delimitata (parti anteriori dei lobi frontali e temporali), con
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talamo, sostanza nera, fibre discendenti frontopontine. Le cellule nervose presentano depositi
anni) e viene trasmessa con ereditarietà autosomica dominante (gene individuato sul
nucleo caudato e di alcune strutture dei gangli della base (putamen e pallido). Il grado di
atrofia è direttamente proporzionale alla entità ed alla durata della patologia. L’atrofia è
movimenti irregolari ed aritmici degli arti. La demenza può apparire prima o dopo rispetto
alla corea ed ha di solito un andamento parallelo a quello dei disturbi motori. I pazienti
decorso è lento e progressivo e l’exitus si verifica in media 15-20 anni dopo l’esordio.
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neuronali. La demenza progressiva si combina con vari gradi di atassia, disartria, discinesia,
tremori. I corpi di Lewy sono diffusi nel tronco cerebrale, nell’encefalo, nel nucleo
secondo una ereditarietà di tipo autosomico recessivo. Si manifesta con demenza progressiva,
movimenti involontari di tipo coreoatetosico, alterazioni della postura e del tono muscolare.
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IL MORBO DI PARKINSON
Il morbo di Parkinson è una malattia a decorso prolungato che colpisce tipicamente l’età
media ed avanzata, a presentazione per lo più sporadica, anche se sono stati osservati casi
della sostanza nera e del locus coeruleus, un impoverimento di grado variabile dei neuroni a
nucleo caudato e del putamen. L’eziologia è ancora sconosciuta: si sospetta che all’origine
L’aspetto tipico del paziente nella forma completa del Parkinson è la postura inclinata, la
rigidità e lentezza dei movimenti, la facies ipomimica, il tremore ritmico degli arti,
tipicamente involontario. L’esordio del quadro clinico può essere asimmetrico, ma tende con
il tempo ad interessare entrambi gli arti. Il tremore è di solito accentuato a livello delle mani,
ma può interessare le gambe, il tronco, la lingua, i muscoli del collo, le palpebre: inizialmente
divenire sempre più accentuato. A causa delle anomalie posturali, il paziente a poco a poco
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propria paralisi, i riflessi osteotendinei ed il riflesso plantare non sono alterati, non sono
Nel trattamento del paziente assumono un ruolo molto importante il supporto emotivo
distruzione della levodopa nel circolo ematico e nei tessuti periferici ma non oltrepassa la
con una dose di levodopa inferiore di quella che sarebbe altrimenti necessaria, riducendo così
fastidiosi effetti collaterali, come la nausea ed il vomito. La terapia con levodopa può essere
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LE ATASSIE EREDITARIE
Le atassie sono condizioni patologiche caratterizzate dalla progressiva perdita della capacità
Possono raramente verificarsi casi sporadici di atassia, ma di regola tali patologie sono a
dalla perdita delle cellule di Pukinje a livello della corteccia cerebellare (soprattutto a livello
del verme superiore e nelle parti di corteccia cerebellare adiacenti). L’esordio della malattia si
verifica solitamente nella tarda età adulta e la trasmissione è di tipo autosomico dominante.
L’atrofia della corteccia cerebellare può essere agevolmente riconosciuta dalla TC e dalla
stazione eretta. Se l'atrofia è particolarmente estesa si aggiungono atassia degli arti superiori,
corticale, atrofia secondaria del nucleo olivare inferiore e degenerazione dei neuroni dei
nuclei pontini e delle fibre che decorrono nella base del ponte e nei peduncoli cerebellari
medi. La trasmissione segue una ereditarietà di tipo autosomico dominante. I quadri clinici
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periferica, e spesso con la sovrapposizione di una demenza a carattere progressivo.
degenerazione dei sistemi di fibre lunghe ascendenti e discendenti nel midollo spinale,
autosomico recessivo (associazione con braccio lungo del cromosoma 9), anche se in alcune
cliniche in larga parte sovrapponibili alla atrofia olivopontocerebellare, tuttavia nel primo
caso si verifica un relativo risparmio della funzione del tronco cerebrale. L’esordio della
malattia di Friedreich è nella infanzia avanzata, con progressivi disturbi della stazione eretta
ed alterazioni nella deambulazione. A poco a poco compaiono tremore di tipo cerebellare alle
mani ed alle braccia, disartria, ipostenia, nistagmo, deformità scheletriche (cifoscoliosi, piede
genere conservate. E’ rara la sopravvivenza oltre l’inizio dell’età adulta, essendo spesso la
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LE MALATTIE DEL MOTONEURONE E LA SCLEROSI LATERALE
AMIOTROFICA
colpire il secondo motoneurone (cellula delle corna anteriori del midollo spinale oppure il suo
omologo nel tronco encefalico) o il primo motoneurone (il quale origina dal quinto strato
della corteccia motoria, discende nella via corticospinale e corticobulbare fino ad entrare in
sinapsi con il secondo motoneurone, in maniera diretta oppure indiretta per mezzo degli
interneuroni). Nella SLA tipica si verifica la perdita di entrambi i motoneuroni, almeno nelle
spesso un ingrandimento focale sferoidale degli assoni motori a livello prossimale, dovuto
atrofia delle fibre muscolari corrispondenti (amiotrofia); la morte cellulare del primo
motoneurone corticale conduce inoltre alla scomparsa dell’assone e della guaina mielinica
nelle vie corticospinali e corticobulbari, con conseguente fenomeno di sclerosi del midollo
e le funzioni cognitive.
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Da un punto di vista clinico al scomparsa del secondo motoneurone si manifesta con una
iperattività dei riflessi osteotendinei, ipertonia spastica, rigidità muscolare, disartria, pianto o
riso involontari (affettività pseudobulbare). All'esordio qualsiasi gruppo muscolare può essere
coinvolto, ma poi sempre più muscoli vengono interessati con una distribuzione simmetrica.
respiratoria.
Esiste una forma di SLA familiare (10% circa dei casi), ereditata come carattere autosomico
manifesta con ginecomastia e ridotta fertilità. Clinicamente, a differenza della SLA, mancano
come caratteri autosomico dominanti ad esordio precoce. Esistono una forma infantile (AMS
I), una forma cronica infantile (AMS II), una forma giovanile (AMS III).
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MALATTIE DEL PRIMO MOTONEURONE
SCLEROSI LATERALE PRIMARIA (SLP) Si tratta di una malattia molto rara, che si
manifesta nella tarda età con disartria e disfagia spastiche, seguite da una paresi spastica
ereditarietà di tipo autosomico recessiva, che si manifesta nella terza o quarta decade con
ipostenia spastica progressiva delle parti distali degli arti inferiori dovuta alla degenerazione
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LE AFASIE
Le afasie sono disturbi della parola e del linguaggio causati da lesioni a carico del sistema
dell’impedimento alla produzione ed al flusso della parola si distingue tra afasie non fluenti
(parole e frasi articolate lentamente ed in maniera scorretta), per lo più da lesioni del lobo
frontale dominante ed afasie fluenti (emissione rapida di parole ben articolate, con ritmo e
parietale o temporale.
Altre classificazioni sono basate invece sulle presunte basi fisiologiche o psicologiche,
regione silviana di sinistra, con un esteso danno delle aree del linguaggio e scarse possibilità
non sono in grado di scrivere o leggere, comprendono soltanto pochi vocaboli pronunciati
principali cause di afasia globale si possono annoverare una imponente emorragia o una
estesa neoplasia cerebrale oppure un infarto da occlusione della arteria cerebrale media.
compromissione nella comprensione del linguaggio parlato. E’ presente una estesa lesione
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della corteccia e delle strutture sottocorticali della regione silviana anteriore e dell’insula,
muto, incapace di parlare o capire qualunque parola, poi, nel giro di settimane o anni, si ha un
parole lentamente e con difficoltà (afasia non fluente), con notevole alterazione del ritmo del
embolica dei rami prossimali dell’arteria cerebrale media di sinistra, emorragie ipertensive
AFASIA MOTORIA MINORE Questo tipo di afasia deriva da lesioni focali circoscritte
all’opercolo silviano anteriore e superiore e all’insula, con effetti modesti sulle capacità di
parte del paziente. Le cause più frequenti di afasia motoria minore sono l’infarto dell’area di
una singola diramazione vascolare. La maggior parte di queste condizioni recede nell’arco di
settimane o mesi, ed il disturbo del linguaggio può associarsi a paresi facciale, linguale e
termine di afasia sensoriale viene utilizzato per indicare una serie di sindromi che originano
da lesioni delle strutture perisilviane posteriori o delle regioni temporali posteriori, parietali
ed occipitali irrorate dalla branca inferiore dell’arteria cerebrale media. L’interessamento del
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lobo temporale si traduce nella compromissione della comprensione della parola udita,
l’interessamento più esteso dei lobi parietale ed occipitale comporta il deficit della
comprensione del linguaggio letto. L’afasia di Wernicke è una afasia di tipo fluente, inoltre
comprensione uditiva e visiva: da qui il termine di afasia centrale. Nelle forme più gravi il
paziente emette una serie di sillabe incomprensibili o scrive segni illegibili e non è
assolutamente in grado di comunicare; nelle forme più lievi si manifestano alcuni errori di
conversazioni.
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PATOLOGIE DEI NERVI CRANICI
NERVO OLFATTORIO
Un deficit olfattivo neurale si può verificare come conseguenza di traumi cerebrali, in corso
amfetamine, cocaina, tetracicline ecc) ed infine in alcuni disturbi congeniti come la sindrome
di Kallmann.
qualunque tipo di stimolo olfattivo), anosmia parziale (capacità di rilevare solo alcune
modalità olfattive), anosmia specifica (perdita della capacità di rilevare uno o solo pochi
stimoli olfattivi), iposmia totale (diminuita sensibilità a tutti gli odori), iposmia parziale
(diminuita sensibilità solo ad alcuni odori), disosmia (distorsione della percezione degli
odori), iperosmia totale (aumento della sensibilità a tutti gli odori), iperosmia parziale
NERVO OTTICO
da stenosi della carotide interna omolaterale oppure da embolia delle arterie retiniche. La
perdita della vista evolve progressivamente in circa 10-15 secondi, cominciando come
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un’ombra che cala sul campo visivo, fino alla cecità completa, della durata di pochi secondi o
demielinizzazione acuta delle fibre del nervo ottico, sclerosi multipla, encefalopatia
postinfettiva o disseminata, uveite posteriore, lesioni vascolari del nervo ottico (neuropatia
anteriore ischemica, occlusione dell’arteria centrale della retina). Il disturbo del visus si
raggiunge nel corso di ore o giorni, mono o bilateralmente, come se entrambi gli occhi
oppure uno dopo l’altro fossero oscurati da un velo o da una nebbia. Non si raggiunge quasi
contemporaneo del visus bilaterale, con scotoma centrale o centrocecale, che si sviluppa nel
NERVO TRIGEMINO
doloroso, consistente in parossismi di dolore lancinante a livello delle labbra, delle guance,
del mento, della durata di pochi secondi o minuti. Il dolore può essere caratteristicamente
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evocato dalla stimolazione di zone di innesco sulla faccia, sulle labbra o sulla lingua. Gli
accessi si ripetono spesso, sia di giorno che di notte, ogni volta per diverse settimane di
originare da una placca di demielinizzazione nel punto di ingresso della radice del quinto paio
tortuoso in fossa posteriore, con lesione irritativa del nervo o della sua radice. Solitamente
aneurismi, neurofibromi o meningiomi a carico del tronco nervoso provocano una perdita
sensitiva, con anestesia al volto o difetto di forza dei muscoli della mandibola (neuropatia
trigeminale).
NERVO FACCIALE
facciale a livello del forame stilomastoideo provoca la paralisi di tutti i muscoli mimici della
faccia: l’angolo della bocca è abbassato, le pieghe cutanee laterali scompaiono, la fronte
appare priva di rughe, le palpebre superiori ed inferiori non possono essere chiuse, e le
lacrime scendono lungo la guancia. Nel tentativo di chiudere le palpebre, il globo oculare
ipsilaterale alla paralisi tende a ruotare verso l’alto (fenomeno di Bell). Con il passare del
tempo la contrattura prolungata dei muscoli mimici sospinge la faccia e la punta del naso
Una forma frequente di spasmo facciale è quella idiopatica, da causa sconosciuta; la forma
secondaria può essere dovuta ad una lesione irritativa del nervo facciale da parte di un
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PARALISI DI BELL Si tratta della più frequente paralisi facciale idiopatica, ad esordio
rapido (entro 48 ore) e solitamente recupero completo nel giro di settimane o mesi. La
paralisi può essere preceduta un paio di giorni prima da dolore retroauricolare, e può essere
NERVO VESTIBOLARE
NERVO GLOSSOFARINGEO
all’orecchio per interessamento della branca timpanica del nervo glossofaringeo. Le crisi
NERVO VAGO
intracranica del nervo vago si verifica una paralisi caratterizzata da abbassamento del palato
molle omolaterale con impedimento della normale fonazione, voce rauca, paralisi delle corde
vocali, ipoestesia del meato acustico esterno, disfagia. Il nervo vago può essere coinvolto a
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livello delle meningi da processi neoplastici o infettivi e a livello del bulbo da lesioni
come tumori, poliomielite, malattie dei motoneuroni o può essere compresso lungo il suo
decorso da lesioni meningee oppure ossee. A distanza di settimane o mesi dalla lesione si
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ENCEFALOPATIE METABOLICHE
Le malattie del sistema nervoso di tipo nutrizionale e metabolico possono essere acquisite, ed
mentale (stato confusionale globale apatico, con profonda indifferenza per l’ambiente,
dei movimenti oculari (paresi o paralisi dell’abduzione bilaterale, nistagmo) e atassia della
prognosi è variabile: circa il 20% dei pazienti muore per insufficienza epatica o complicanze
infettive, meno del 20% vanno incontro a remissione graduale dei sintomi fino a guarigione
soprattutto come una encefalopatia, anche se si possono verificare interessamento del midollo
e dei nervi periferici. I primi sintomi sono di tipo psichico: insonnia, nervosismo, ansia,
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rallentamento psicomotorio, alterazioni delle funzioni mnesiche. Altri sintomi neurologici
sono tremore, rigidità extrapiramidale, paresi spastica a carico degli arti inferiori, ambliopia,
neuropatia periferica.
manifesta con diminuzione o annebbiamento del visus per oggetti vicini e lontani, difficoltà
nella visione dei colori, scotomi centrali o centrocecali bilaterali. Tale condizione si aggrava
nel giro di settimane o mesi e , se non trattata, evolve verso un’atrofia ottica irreversibile. La
patologia è causata da una carenza di vitamina B12 e si manifesta con una serie di sintomi
fomicolii, a carico della parte distale degli arti, poi subentrano dolore ingravescente,
deambulazione instabile, movimenti degli arti sempre più rigidi ed impacciati. In fase
conclamata l’esame neurologico rivela una disfunzione delle colonne laterali e posteriori del
midollo, alterazione dei riflessi osteotendinei, clonie, paresi e spasticità degli arti inferiori,
tipicamente simmetrica. Se la malattia non viene trattata si può sviluppare una paraplegia
atassica insieme a vari gradi di spasticità e contrattura. Accanto a questi sintomi sono
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ENCEFALOPATIA ISCHEMICA ANOSSICA Questa condizione è provocata da una
soffocamento, paralisi dei muscoli respiratori, intossicazione da CO. Una anossia grave
conduce alla perdita di coscienza e, se dura oltre i 5 minuti circa, il cervello risulta
osservate sono il coma persistente, la demenza, l’agnosia visiva, una sindrome parkinsoniana,
conseguente acidosi respiratoria cronica, aumento della PCO2 e riduzione della PO2 arteriosa.
intensa e persistente per ore, papilledema, stato confusionale fino a stupor e coma, tremore
epatica acuta non itterica dell’infanzia). Quando la glicemia scende a valori di circa 30 mg/dl
senso di fame, ansia, sudorazione, tremori, palpitazioni. A poco a poco subentrano segni
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cerebrali di deficit glucidico, come stato confusionale, sonnolenza, segni neurologici focali,
si arriva a livelli glicemici di circa 10 mg/dl compare la cosiddetta fase bulbare (coma
agli arti), a partire dalla quale risulta difficile e lenta la remissione del quadro clinico.
ereditarie dell’infanzia con iperammoniemia. Sembra infatti che l’ammonio e/o le altre
seguito sonnolenza progressivamente più grave, stupor ed infine coma. I pazienti che
sopravvivono ad uno o più episodi di coma epatico riportano postumi neurologici: tremori,
disartria, atassia della marcia, movimenti coreici agli arti, compromissione ingravescente
delle funzioni intellettive. Tale quadro sintomatologico è noto come encefalopatia epatica
acuta uremica si osservano apatia, svogliatezza, irritabilità, che evolvono con la comparsa di
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manifestarsi una sindrome da squilibrio (cefalea, nausea, crampi muscolari, irritabilità,
metabolica (diabete mellito, insufficienza renale, acidosi lattica) produce una sindrome
inappropriata di ormone antidiuretico), mentre nei bambini una diarrea molto grave può
essere seguita da encefalopatia, con cefalea, crisi convulsive, stupor e coma nel giro di pochi
giorni. Infine, in corso di alterazioni endocrine possono manifestarsi disturbi delle funzioni
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DISTURBI DEL SONNO E DEL RITMO CIRCADIANO
Il ciclo sonno- veglia è governato da due sistemi neurobiologici: uno genera attivamente il
sonno ed i processi correlati al sonno, l’altro regola temporalmente il sonno nelle 24 ore.
Alterazioni intrinseche a questi sistemi oppure disturbi esterni (farmaci, malattie, variazioni
ambientali) possono essere responsabili dell’insorgenza di disturbi del sonno o del ritmo
circadiano. La maggior parte degli adulti dorme dalle 7 alle 8 ore per notte, con ampie
variazioni soggettive della collocazione temporale, della durata e della struttura interna del
sonno. Gli stati e gli stadi del sonno vengono definiti in base alle configurazioni
polisonnografici è possibile definire due stati di sonno: sonno con rapidi movimenti degli
sovrapposizione di gruppi (bursts) di attività compresa tra i 3 ed i 5 Hz, con rapide deflessioni
occhi aperti ed è presente inoltre paralisi muscolare motoria, con conseguente assenza
dell’attività elettromiografica.
Il sonno NREM è a sua volta suddiviso in quattro stadi: stadio 1, che rappresenta la fase di
transizione dalla veglia ed è caratterizzato dalla scomparsa del ritmo alfa regolare e dalla
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insorgenza di un ritmo di bassa ampiezza e frequenza mista (da 2 a 7 Hz), prevalentemente
del tipo theta; stadio 2, caratterizzato dal presentarsi di complessi K (scariche lente di grande
ampiezza negative seguite da una deflessione positiva) e fusi del sonno (scariche di alta
ad una attività di fondo simile a quella dello stadio 1; stadio 3 e 4, caratterizzati da una quota
compresa tra il 20 ed il 50 % di attività delta (da 0,5 a 2 Hz), assenza di movimento oculare
ed attività elettromiografica presente ad un livello ridotto. Gli ultimi due stadi sono
verifica la successione dagli stadi 1 a 4 del sonno NREM in un tempo compreso tra i 45 ed i
60 minuti. Dopo il primo episodio di sonno ad onde lente, si inverte la progressione dei cicli
NREM; il primo sonno REM si presenta generalmente non prima di 80 minuti dall’inizio del
sonno. Le fasi REM e NREM si alternano durante la notte con un ciclo medio compreso tra i
percentuale compresa tra il 20 ed il 25% del sonno totale, mentre gli stadi NREM vanno dal
L'età influenza largamente l’organizzazione del sonno umano. Il sonno ad onde lente è più
consistente durante l’infanzia e tende a diminuire rapidamente nel corso della pubertà,
presentando un declino consistente dopo il terzo decennio di vita. Negli anziani sani il sonno
ad onde lente può essere completamente assente. Per quanto riguarda invece il sonno REM,
questo è massimo nei neonati e può comprendere fino al 50% del tempo di sonno
71
complessivo nella prima infanzia, con una percentuale inversamente proporzionale all'età
dello sviluppo.
Il ciclo sonno-veglia è il più evidente fra i molti ritmi di 24 ore presenti nell’uomo. Le
variazioni giornaliere di tale ciclo possono dipendere sia da componenti ritmiche evocate
pressione arteriosa e della frequenza cardiaca in seguito all’assunzione della posizione rertta)
es. la variazione circadiana del cortisolo plasmatico e le sue modificazioni conseguenti alle
fase del ritmo circadiano endogeno sono normalmente sincronizzate al periodo di 24 ore del
La classificazione internazionale dei disturbi del sonno distingue tre grosse categorie di
alterazioni: le dissonnie (disturbi intrinseci del sonno, tra cui soprattutto insonnia ed
ipersonnia; disturbi estrinseci del sonno; disturbi del ritmo circadiano), le parasonnie
(disturbi del risveglio, disturbi nel passaggio tra sonno e veglia, bruxismo, enuresi), i disturbi
della vigilanza e delle prestazioni cognitive e psicomotorie del soggetto durante il giorno, e
necessario raccogliere una anamnesi accurata che valuti la durata, gravità e riproducibilità
72
delle manifestazioni, le conseguenze del disturbo sulle attività diurne, le abitudini di vita,
INSONNIA L’insonnia consiste nella sensazione di riposo insufficiente riferita dal paziente.
La durata dell’insonnia risulta un fattore importante per determinare la natura del disturbo e
definire il trattamento più appropriato. In particolare, l’insonnia che dura da una o più notti
situazionale, del cambiamento ambientale dovuto ad un viaggio o di una variazione dei ritmi
di lavoro. L’insonnia che si prolunga da pochi giorni fino a tre settimane viene definita
insonnia passeggera, di solito legata ad episodi di stress protratto nel tempo, ad esempio per
una malattia acuta o nella convalescenza da un intervento chirurgico. L’insonnia cronica dura
per mesi o anni, ed è spesso uno dei sintomi di patologie psichiatriche, malattie internistiche
spesso non sono in grado di valutare la durata reale del loro sonno, pertanto si rende
diurna accanto ad involontari episodi di sonno nel corso del giorno, sonno notturno disturbato
risveglio. Esiste notevole variazione della gravità e frequenza degli attacchi cataplettici. I
sintomi si manifestano tipicamente nella seconda decade ed alcuni studi sembrano suggerire
73
essere la manifestazione di una anomala regolazione del sonno REM. Il trattamento è
sonnolenza durante il giorno possono essere varie disfunzioni respiratorie, che comportano il
verificarsi di arresti respiratori dovuti ad occlusione delle vie aeree (apnea del sonno
ostruttiva), ad assenza del lavoro respiratorio (apnea del sonno centrale) o ad una
combinazione di questi fattori (apnea del sonno mista). Queste sindromi sono frequenti
soprattutto nei soggetti obesi e negli anziani, spesso associate ad ipertensione, e, se non
quando il paziente è steso nel letto e sta per addormentarsi comporta naturalmente notevoli
aumentare o diminuire nel tempo, ed è di solito accentuata dalla assunzione di caffeina, dalla
Il mioclono notturno, disturbo con movimento periodico degli arti, si presenta in una larga
varietà di alterazioni del sonno ed è associato a frequenti risvegli e ad aumento del numero di
Per quanto riguarda la scelta terapeutica, la risposta è soggettiva: i farmaci più usati sono
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PARASONNIE Vengono indicati con questo termine alcuni disturbi del comportamento
durante il sonno associati a brevi o parziali risvegli, ma senza marcate interruzioni del sonno
il pavor nocturnus, il bruxismo, l’enuresi notturna, la jactatio capitis. Questi disturbi sono più
frequenti nei bambini, ma possono persistere fino all’età adulta, quando la loro
75
PATOLOGIE DEL MIDOLLO SPINALE
Le malattie del midollo spinale possono condurre a lesioni di grossa entità e danni
neurologici permanenti, poiché nel midollo spinale si concentrano quasi l’intero sistema
motorio efferente ed il sistema sensitivo afferente. Il midollo spinale innerva gli arti ed il
tronco in maniera segmentaria attraverso 31 paia di nervi spinali, con una organizzazione
somatotopica uniforme che si estende per tutta la sua lunghezza, e ciò permette una agevole
identificazione delle sindromi cliniche. I segni clinici principali di una lesione midollare sono
la perdita della sensibilità (di solito parestesie che dagli arti inferiori tendono a spostarsi verso
l’alto) e la perdita di forza alle estremità innervate dalle fibre corticospinali discendenti. Le
paraplegia o tetraplegia con aumento del tono muscolare, accentuazione dei riflessi tendinei
profondi e segno di Babinski positivo. In seguito ad una grave lesione trasversa acuta del
midollo spinale può comparire in una prima fase flaccidità degli arti invece che spasticità, a
causa del cosiddetto shock spinale, così come la paralisi degli arti può essere preceduta da
l’alterazione del sistema nervoso autonomo, soprattutto ritenzione urinaria, che dovrebbe
sempre far sospettare una malattia del midollo spinale. Infine alcuni aspetti semeiologici
deficit sensoriale a livello sacrale, alterazioni precoci del liquor) e lesione extramidollare
(dolore scarsamente localizzato, risparmio della sensibilità alivello sacrale e perineale, segni
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di interessamento corticospinale ad insorgenza tardiva e minore entità e liquor normale o
poco alterato).
del midollo spinale che si presenta con emiplegia o monoplegia ipsilaterale, perdita della
originare da tumori, ascessi epidurali, emorragie epidurali, protrusioni discali acute. I tumori
del midollo spinale possono essere primitivi o metastatici e vengono classificati come
La maggior parte dei tumori sono epidurali ed originano da metastasi alla colonna vertebrale
adiacente (più frequentemente da neoplasie che originano nella prostata, nelle mammelle e
nei polmoni). Il sintomo iniziale nelle compressioni epidurali consiste di solito in un dolore
locale al dorso che tende a peggiorare in posizione sdraiata e si esacerba con il passare del
spinale.
Gli ascessi epidurali originano da una osteomielite spinale successiva a foruncolosi del dorso
e dello scalpo, setticemia, traumi minori del dorso, complicazione di un intervento chirurgico
locale o di una puntura lombare. I primi sintomi sono febbre e scarsa dolorabilità alla colonna
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mediante laminectomia e drenaggio dell’ascesso, seguiti da una appropriata somministrazione
di antibiotici.
Le emorragie nel midollo spinale (ematomielie) e nello spazio epidurale possono originare da
non riesce a dimostrare la presenza di una compressione, è spesso difficile distinguere tra
paracarcinomatose e mielopatie da raggi. In tali casi è molto utile riferirsi alla storia
da una sindrome clinica che evolve in un periodo variabile da alcuni giorni a 2 o 3 settimane,
con dolore dorsale, paraparesi progressiva e parestesie asimmetriche ascendenti agli arti
inferiori. Nei casi più gravi si arriva ad una panmielopatia necrotica, con interessamento
dell’intero midollo. La maggior parte di queste patologie si presentano dopo una infezione
virale. La mielopatia infettiva può essere causata da vari virus neurotrofici, come l’herpes
zoster ed i retrovirus umani HTLV-1 e HIV, oppure può essere successiva ad infezioni
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INFARTO MIDOLLARE La maggior parte degli infarti midollari deriva da ischemia
secondaria ad occlusione vasale a distanza delle arterie spinali anteriori e posteriori, oppure
trauma.
arterovenose del midollo spinale sono rare ma estremamente difficili da diagnosticare perché
regione dorsale caudale o nel midollo lombare e danno luogo ad una mielopatia non flogistica
degenerative della colonna vertebrale che esercitano azione compressiva sul midollo
popolazione anziana di sesso maschile e si manifesta con dolore e rigidità al collo ed alle
spalle, seguiti dall’instaurarsi di una paraparesi spastica lentamente progressiva, con frequenti
combinato. Sebbene gli aspetti radiografici della spondilosi siano comuni nell’età senile, solo
alcuni pazienti sviluppano una mielopatia o radicolopatia, che spesso dipendono da un canale
79
NEUROPATIE PERIFERICHE E SINDROME DI GUILLAIN-BARRE’
Il termine di neuropatia periferica è molto generico, in quanto indica una patologia del nervo
patologico, i segni sensitivi tendono ad aggravarsi (perdita di tutte le sensibilità ai piedi con
graduale distribuzione “a calza”, assenza dei riflessi achillei, deficit della dorsiflessione delle
dita dei piedi) e compaiono i segni motori (difficoltà nella deambulazione, debolezza ed
atrofia muscolare progressiva). Nei casi più gravi la capacità ventilatoria e la capacità
POLINEUROPATIA Le polineuropatie possono essere distinte tra loro in base alla varietà
del decorso, alla gravità, alla diversa combinazione di disturbi sensitivi e motori.
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POLINEUROPATIA ASSONALE CRONICA Il termine cronico comprende neuropatie
con evoluzione variabile da meno di 6 mesi a più di 60 anni. Nella maggior parte dei casi si
sistemici.
BARRE’) Si tratta di una forma spesso grave e fulminante, preceduta nei due terzi circa dei
risalente alle 2 o 3 settimane che precedono l’esordio dei sintomi. Spesso si manifesta in
pazienti affetti da linfoma e da lupus eritematoso sistemico. Diversi dati sembrano suggerire
disturbi sensitivi.I dati di laboratorio mostrano una dissociazione tra proteine totali e cellule
nel liquor dopo la prima settimana di sintomi. La prognosi è piuttosto buona, e si interviene
endovenosa di immunoglobuline.
remittente e recidivante.
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NEUROPATIE EREDITARIE Si tratta di un gruppo eterogeneo di neuropatie trasmesse
secondo una ereditarietà di tipo dominante, recessivo o legato al cromosoma X. L’esordio del
maggior parte di queste malattie è abbastanza rara ad eccezione della atrofia muscolare
croniche.
di una iperglicemia che perdura da decenni, che può essere o non essere insulino-dipendente.
Di solito si distingue tra forme simmetriche ed asimmetriche, tuttavia la maggior parte dei
mieloma.
contigui. Il processo patologico evolve nel giro di giorni o addirittura anni, e con il
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peggioramento il deficit neurologico tende a divenire meno irregolare e multifocale e più
singolo tronco nervoso, spesso causato da un trauma diretto, da una compressione oppure un
intrappolamento. I riscontri clinici più frequenti sono le neuropatie del nervo ulnare dovute a
lesioni nel solco ulnare o nella fossa cubitale e la neuropatia del nervo mediano dovuta a
compressione nel tunnel carpale. Altre neuropatie focali sono causate dalla presenza di
tumori dei nervi periferici (soprattutto neurinomi e neurofibromi), per lo più benigni, che
possono originare a livello di ogni tronco o ramo nervoso e sono spesso a localizzazione
sottocutanea. Sono inoltre causa di neuropatia l’infiammazione acuta di una o più radici
delle cellule di Schwann dei rami nervosi cutanei ad opera del Mycobacterium leprae.
83
MIOPATIE E DISTROFIA MUSCOLARE
malattie ereditarie progressive che si manifestano con ipostenia muscolare acuta, subacuta o
pseudoipertrofica, si manifesta con una incidenza di circa 30 nati maschi su 100000 nati vivi.
una mutazione del gene responsabile della sintesi della distrofina (localizzato nel braccio
corto del cromosoma X, nel sito Xp21). Sebbene la distrofia sia presente già alla nascita, le
prime manifestazioni cliniche risalgono ai 3-5 anni: i bambini cadono frequentemente, non
riescono a correre o saltellare, nel rialzarsi dal pavimento sono costretti ad aiutarsi con le
associa ad una postura lordotica, il deficit di forza muscolare si estende ai muscoli prossimali
degli arti e flessori del collo. All’età di 12 anni circa la maggior parte dei pazienti è costretta
polmonari, spesso fatali. Altre cause di morte sono l’aspirazione di cibo nelle vie aeree, la
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questi soggetti si apprezza una compromissione delle funzioni cognitive, in particolare per
Le indagini di laboratorio mostrano livelli sierici di creatinchinasi (CK) da 20 a 100 volte più
elevati di quelli normali (soprattutto alla nascita, poiché in seguito si riducono per l’inattività
sofferenza muscolare primitiva. Il dosaggio della distrofina nel tessuto muscolare ottenuto
mediante biopsia rappresenta un accurato metodo diagnostico. Per quanto riguarda i tentativi
sensibilmente il corso della distrofia per un periodo fino a 3 anni. Tuttavia i pazienti non
sempre riescono a tollerare una terapia così prolungata con glicocorticoidi, soprattutto a causa
muscolare, recessiva, legata al cromosoma X (origina da un difetto allelico dello stesso gene
coinvolto nella distrofia di Duchenne) e si manifesta con una incidenza di 3 casi su 100000.
Gli aspetti clinici sono simili a quelli descritti per la distrofia di Duchenne: l’ipostenia
polpacci, mentre l’interessamento del cuore può causare insufficienza cardiaca. L’esordio dei
disturbi risale solitamente tra i 5 ed i 15 anni, ma può avvenire nella quarta o quinta decade o
anche più tardi. I pazienti riescono a deambulare oltre i 15 anni di età e la maggior parte vive
fino alla quarta o quinta decade. I livelli sierici di CK, i reperti dell’EMG e gli aspetti
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DISTROFIA MIOTONICA Rappresenta la più frequente forma di distrofia muscolare
nell’adulto, con una incidenza di 13,5 su 100000 nati vivi e con uguale frequenza nei maschi
gene mutante localizzato sul braccio lungo del cromosoma 19. Recenti studi dimostrano che i
elevato numero di ripetizioni del trinucleotide CTG: l’aumento della gravità del fenotipo
ripetizioni del trinucleotide. La proteina codificata dal gene della distrofia miotonica ha una
dell’ipotrofia ed ipostenia dei muscoli temporale, massetere e facciali, dei muscoli del collo e
della rarefazione dei capelli. I muscoli distali degli arti vengono colpiti precocemente,
disartrico, con voce nasale e disturbi della deglutizione. L’ipostenia dei muscoli intercostali e
rilasciamento muscolare, che si verifica a carico dei muscoli estensori delle dita, quando la
mano viene stretta a pugno per una decina di secondi: lo spasmo miotonico postumo dipende
percussione dell’eminenza tenar, della lingua e dei muscoli estensori del polso, tenendo conto
del fatto che l’ipotrofia muscolare avanzata rende la miotonia di più difficile evidenziazione.
Sono presenti nella maggior parte dei pazienti affetti da questo tipo di distrofia disturbi
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cardiaci (blocchi di primo grado, prolasso mitralico, insufficienza cardiaca congestizia) ed a
volte si associano alla malattia deficit intellettivo, ipersonnia, atrofia delle gonadi, resistenza
all’insulina.
La distrofia miotonica congenita è una forma più grave di malattia, che si manifesta nel 25%
dei neonati di madri affette, ed è caratterizzata da grave ipostenia dei muscoli facciali e dei
muscoli innervati dai nuclei bulbari, associata ad insufficienza respiratoria neonatale e deficit
intellettivo.
quadro clinico. I livelli sierici delle CK possono essere normali o lievemente aumentata e la
presenza della miotonia viene facilmente evidenziata con l’esame elettromiografico. Di solito
tipicamente nell’infanzia ed in età giovane-adulta con grave ipotonia facciale, che si esprime
solitamente da ipostenia del cingolo scapolare, che rende difficile l’elevazione delle braccia.
La malattia viene trasmessa secondo una modalità di tipo autosomico dominante,ed il gene
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palpebrale e disfagia che fanno la loro comparsa nella quarta-sesta decade; le difficoltà di
forme congenite, che da un punto di vista clinico possono essere suddivise in due grosse
categorie: forme con interessamento associato del sistema nervoso centrale (tra cui la
anomalie corneali, cataratta bilaterale, displasia retinica ed ipoplasia del nervo ottico) e forme
MIOPATIE CONGENITE Queste patologie sono piuttosto rare e vengono distinte dalle
distrofie muscolari per la presenza nel tessuto muscolare di specifiche anomalie istochimiche
e strutturali.
dominante, ed il gene specifico è stato localizzato sul braccio lungo del cromosoma 19. I
soggetti affetti possono presentare ridotti movimenti fetali e presentazione podalica al parto,
poi lieve ipostenia facciale, dei muscoli flessori del capo e dei muscoli prossimali degli arti.
assume valore diagnostico, dimostrando la presenza di fibre con aree distinte (cores) singole
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MIOPATIA NEMALINICA Il termine nemalina deriva dal greco “nema”(=filo), in l’esame
dominante. L’aspetto fisico è caratteristico: capo stretto ed allungato, ampio arco palatino,
da grave ipotonia ed ipostenia muscolare alla nascita, con gravi difficoltà nella deglutizione e
nella respirazione; una forma della tarda infanzia o prima adolescenza, caratterizzata da
marfanoide; una forma rara dell’età adulta, caratterizzata da una ipostenia muscolare lieve e
scheletrico utilizza come principali fonti di energia gli acidi grassi ed il glucosio. Le anomalie
cliniche, di entità variabile da una sindrome dolorosa acuta con rabdomiolisi e mioglobinuria
alterazione del metabolismo del glicogeno (tipo II, III, IV,V) e quattro forme di deficit della
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glicolisi (tipo VII, IX, X, XI) associate ad importanti manifestazioni cliniche a carico del
muscolo scheletrico.
mitocondri, gli acidi grassi devono essere convertiti in acil-CoA, il quale a sua volta deve
essere legato alla carnitina dall’enzima carnitina palmitoiltransferasi I (CPT I). La deficienza
miocardiopatia. Nella maggior parte dei casi tale alterazione è sporadica, ma si ritiene che
fisico intenso. La forza muscolare è tipicamente normale nell’intervallo tra gli attacchi. Per la
caratterizzate dalla presenza di fibre muscolari anomale, definite “ragged red” (rosse
stracciate) a causa del particolare aspetto che assume il tessuto muscolare fresco conservato
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Le caratteristiche genetiche delle malattie mitocondriali sono diverse da quelle delle
madre, perciò queste malattie seguono una trasmissione per via materna.
sindrome di Kearns-Sayre, con esordio prima dei 20 anni di età, presenta una triade
particolare di segni clinici: OEP, degenerazione pigmentaria della retina e blocco della
neonatali, delle quali una benigna ed una maligna con insufficienza respiratoria ed
debolezza muscolare, intesa come maggiore affaticabilità piuttosto che ipostenia vera e
propria. La causa di tale debolezza non è stata ancora ben definita, anche perché il dosaggio
sierico della CK è spesso normale e l’istologia muscolare mostra atrofia ma non distruzione
delle fibre muscolari. Ad esempio in pazienti con ipotiroidismo compaiono spesso crampi,
91
mialgie e rigidità muscolare, mentre i pazienti con tireotossicosi possono mostrare deficit di
forza in sede prossimale ed ipotrofia muscolare con riflessi osteotendinei integri o accentuati.
Un deficit di forza muscolare fa parte del quadro clinico dell’iperparatiroidismo sia primario
che secondario, così come condizioni caratterizzate da eccesso di glucocorticoidi sono causa
di miopatia. Una miopatia può anche comparire come parte del quadro clinico di una
meperidina ed eroina) possono determinare una grave reazione fibrotica del muscolo, con la
possibile causa di miopatia, così come una miopatia farmaco-indotta con ipostenia prossimale
l’ipertermia maligna.
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MIASTENIA GRAVIS
La miastenia gravis è una malattia neuromuscolare che può interessare soggetti di qualunque
età, anche se ci sono picchi di incidenza in donne tra i 20 ed i 30 anni e gli uomini tra i 50 ed
i 60. Le donne sono interessate più frequentemente degli uomini (rapporto di 3:2). La
patologia è dovuta ad una diminuzione del numero dei recettori dell’acetilcolina (AchR)
contrazione muscolare debole. Come abbia inizio e sia mantenuta la risposta autoimmune
all’origine della malattia non è completamente chiaro, anche se sembra che cellule simil-
muscolari all’interno di un timo anormale (il 65% dei pazienti presenta un timo iperplastico,
Le caratteristiche cliniche essenziali della miastenia gravis sono l’affaticabilità dei muscoli e
l’ipostenia. L’ipostenia aumenta durante l’uso ripetuto della muscolatura e può migliorarae
muscoli extraoculari sono coinvolti precocemente, dando luogo a diplopia e ptosi. Il paziente
assume una espressione “ringhiante” quando cerca di sorridere a causa della ipostenia
facciale, non riesce a masticare a lungo, ha difficoltà nella deglutizione ed è spesso disartrico.
soprattutto nei primi anni dopo l’insorgenza. Nella maggior parte dei casi l’ipostenia diventa
generalizzata, interessando gli arti, soprattutto a livello prossimale e con distribuzione spesso
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Se l’ipostenia della muscolatura respiratoria o dei muscoli della deglutizione diventa così
La diagnosi, che si basa sull’evidenza clinica, deve essere confermata mediante il test
(stimolazione ripetitiva del nervo) e l’evidenza di anticorpi anti-AchR nel siero. Spesso la
miastenia gravis si associa ad altre patologie che vanno opportunamente ricercate: oltre alle
autoimmuni.
La prognosi della malattia è decisamente migliorata grazie ai progressi effettuati nella terapia,
tanto che i pazienti miastenici trattati adeguatamente possono ottenere una soddisfacente
qualità di vita. I farmaci più usati sono gli anticolinesterasici (piridostigmina) e gli agenti
Sempre più spesso si ricorre alla timectomia, che offre la possibilità di un beneficio a lungo
Come espediente temporaneo nei pazienti gravi o prima dell’intervento di timectomia può
essere utile la plasmaferesi, che trova giustificazione nella patogenesi mediata da anticorpi.
La causa più comune di crisi miastenica è una infezione intercorrente, che andrebbe trattata
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LE CEFALEE
ed alterazione di un sistema recettoriale specifico. Il dolore tipico della cefalea va distinto dal
dolore delle nevralgie (dolore localizzato nel settore innervato dai tronchi nervosi interessati),
Nell’ambito delle molteplici varietà cliniche di cefalea è necessario operare una prima
grossolana distinzione tra forme “primarie” o “idiopatiche”, che rappresentano allo stesso
tempo sintomo e malattia (90% di tutte le cefalee) e forme “secondarie”, sintomo di altre
malattie. La classificazione più rigorosa ed accurata delle cefalee risale al 1988 ad opera
preciso e completo.
attacchi ricorrenti di cefalea, molto variabili per intensità, frequenza, durata. Il dolore, di
95
emicrania (soprattutto per quanto riguarda la forma senza aura), ma recenti studi tendono a
considerando che la famiglia non rappresenta solo una fonte di geni, ma anche una
che si manifesta con attacchi ricorrenti della durata di 4-72 ore. Caratteristiche tipiche di
attività fisica, l’associazione con nausea (a volte vomito), fonofobia, fotofobia (a volte il
sonno interrompe la sequenza del dolore). Fattori scatenanti sono lo stress, l’alcol, il digiuno
e/o troncoencefalica, che usualmente si sviluppano nel giro di 5-20 minuti e perduranp non
più di 60 minuti. I sintomi neurologici di disfunzione focale (disturbi visivi come scotomi
vengono definiti “aura”. Questa forma di cefalea si distingue da quella senza aura proprio per
la presenza dei sintomi tipici dell’aura che possono precedere l’attacco emicranico anche di
un’ora, per la maggiore rapidità con la quale si instaura e per la durata spesso inferiore.
Nell’ambito delle emicranie con aura si distinguono forme caratterizzate dalla presenza dei
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sintomi neurologici focali esclusivamente nella fase prodromica (emicrania con aura tipica),
forme con sintomi prodromici che persistono per più di 60 minuti, ma con recupero completo
nell’arco di una settimana (emicrania con aura protratta), forme con interessamento del
tronco encefalico o di entrambi i lati occipitali (emicrania basilare). Altre forme particolari
associati a cefalea. A volte l’aura non è seguita dalla fase algica, ed allora si parla di “aura
caratterizzato da attacchi di emicrania con cefalea che dura oltre le 72 ore, indipendentemente
con intervalli liberi inferiori alle 4 ore, e l’infarto emicranico (o emicrania complicata), che
si instaura quando uno o più sintomi neurologici dell’aura perdurano per una settimana o
anche oltre (per il perdurare della fase costrittiva dell’emicrania con conseguente
Nei pazienti che presentano una sintomatologia riconducibile ad una affezione emicranica si
rende necessario eseguire una serie di esami di base volti ad escludere la presenza di altre
patologie, come il dosaggio della creatinfosfochinasi e dell’acido lattico (per escludere alcune
miopatie, soprattutto mitocondriali, che possono presentare all’esordio sintomi simili a quelli
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di una cefalea vasogenica), l’ecosonordoppler transcranico e dei vasi epiaortici (per escludere
la presenza di malformazioni a carico delle arterie cerebrale anteriore, media e basilare), gli
sedativi, FANS. Attualmente si tende ad evitare l’uso dell’ergotamina, a causa della scarsa
betabloccanti, inibitori della ricaptazione della serotonina) è previsto nei soggetti che
lamentano più di due attacchi al mese oppure attacchi particolarmente dolorosi e prolungati.
“vascolare” di Wolff, che ipotizzava che l’aura consistesse in una vasocostrizione delle
dolore della cefalea derivasse dalla vasodilatazione reattiva dei rami della carotide esterna.
Tale teoria, che non chiariva l’origine delle crisi algiche indipendenti dal coinvolgimento del
dell’effetto inibitorio esercitato dalle endorfine sui neuroni del locus coeruleus), con
Un’altra recente ed interessante teoria è quella cosiddetta “centrale”, che suggerisce che
98
all’origine degli attacchi emicranici esista un difetto nel controllo del meccanismo di
CEFALEE TENSIVE Si indicano con questo termine quelle forme di cefalea ad andamento
continuo o subcontinuo che non soddisfano i criteri diagnostici dell’emicrania o della cefalea
a grappolo.
intensità lieve o moderata, con localizzazione bilaterale. Non peggiora con la normale attività
presente per meno di quindici giorni al mese. La componente psicologica è molto importante
in questo tipo di cefalea, in quanto può amplificare la frequenza, intensità e durata degli
attacchi: nella maggior parte dei casi è sostenuta da episodi particolarmente stressanti. Un
segno semeiologico caratteristico consiste nel fatto che premendo con un dito sul muscolo
temporale del paziente, quest’ultimo tende ad allontanarsi anche se in quel momento non ha
temporo-mandibolare.
CEFALEA DI TIPO TENSIVO CRONICA Consiste in una cefalea che dura per più di 15
giorni al mese per almeno 6 mesi. E’ tipicamente presente al mattino (“cefalea del cuscino”).
due forme, una “associata” ed una “non associata” ad alterazioni dei muscoli pericraniali. La
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terapia di scelta è l’amitriptilina, un antidepressivo triciclico, alla dose di 50-70 mg/die: per
queste forme su base prevalentemente psicogena gli psicofarmaci offrono risposte molto
minimo di venti minuti (nella maggior parte dei casi) ad un massimo di circa tre ore. Colpisce
forma episodica ed un forma cronica. Solitamente la frequenza varia da un attacco ogni due
Gli attacchi caratteristici di questa forma di cefalea vengono definiti “a grappolo” perché
che durano mesi oppure anni. Durante i “grappoli” le crisi algiche tendono a sopraggiungere
rinorrea, iperidrosi della fronte e della faccia, miosi, ptosi ed edema palpebrale. Durante gli
arteria temporale turgida, pulsante e dolente, ptosi e miosi della palpebra, lacrimazione ed
Sono state avanzate due teorie patogenetiche per tentare di spiegare l’origine del dolore tipico
di questa forma di cefalea: ipotesi simpatica (ipofunzione simpatica dovuta a lesione del
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plesso simpatico nella avventizia della carotide esterna con irritazione ed edema vasale) ed
ipotesi parasimpatica (iperattività parasimpatica mediata dal V e III paio di nervi cranici).
sintomatologico dell’affezione.
presenta con le stesse caratteristiche del dolore e gli stessi fenomeni neurovegetativi che
femminile, la maggiore frequenza (più di 5 al giorno) e la minore durata (2-45 minuti) degli
attacchi e per l’elettiva risposta positiva alla somministrazione di endometacina (circa 150
mg/die).
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Mayo Clinic and Mayo Foundation for Medical Education and Research
Clinical Examinations in Neurology
Sounders, Philadelphia
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