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LE OPERAZIONI SUBACQUEE
DURANTE IL CONFLITTO DELLE
FALKLAND
Il breve ma cruento conflitto tra il Regno Unito e la Junta Militar al potere in Argentina per Un’analisi
il possesso dell’arcipelago delle Falkland (Malvinas per gli argentini), della South Georgia e dell’impiego di
delle Isole Sandwich Australi della primavera 1982, è stato - nel corso dei successivi trent’anni sommergibili e
- uno degli eventi bellici più studiati e analizzati soprattutto all’estero. La ricerca delle cause sottomarini nel corso
politiche, l’esatta cronologia degli avvenimenti (incluse le reali perdite) non possono tuttavia della breve guerra per
dirsi concluse, e numerose vicende presentano ancora oggi contorni molto sfumati (1). le isole
Il conflitto, avvenuto in piena Guerra Fredda, mise a confronto le forze armate di due Falkland/Malvinas
paesi che utilizzavano, seppur con capacità e dottrina differenti, numerosi sistemi d’arma svi- combattuta tra Gran
luppati all’interno del blocco occidentale. Salvo il celeberrimo affondamento dell’incrociatore Bretagna e Argentina
argentino General Belgrano da parte del sottomarino britannico Conqueror, il 2 maggio 1982, nel marzo-giugno
il ruolo e i risultati raggiunti dalle forze subacquee di entrambi i paesi sono rimasti per lungo 1982
tempo poco conosciuti. Questo studio, basato su documentazione argentina e inglese pubblica-
ta in anni recenti, tenterà di ricostruire lo schema generale delle operazioni, le azioni compiute
e gli effettivi risultati ottenuti.
Curiosamente, tre delle figure di spicco di questo complesso confronto aeronavale, il Vice MANUEL MINUTO
Almirante J. J. Lombardo, Capo della Flotta Argentina, il Vice Admiral “Sandy” Woodward,
comandante del Task Group britannico 317.8, e l’Admiral Fieldhouse (comandante della Task
Force inglese) provenivano tutti dal servizio attivo sui sottomarini e questo fatto, come si Parte 1ª
vedrà, avrà un peso su quelle vicende.
Sopra il titolo.
Le cause dello scontro Il sommergibile argentino
Santiago del Estero nella seconda
metà degli anni Settanta (g.c.
La spinosa questione del possesso dell’Arcipelago delle Falkland affonda le sue radici nel www.histarmar.com.ar.
5

Rotte seguite dalle unità


della Royal Navy per
raggiungere il teatro di
operazioni dell’Atlantico
meridionale.

Dall’alto. 1592, anno in cui le isole furono avvistate dal navigatore inglese John Davis (2), seguito due
Il sottomarino nucleare d’attacco
Conqueror della Royal Navy (coll.
anni dopo dal connazionale Richard Hawkins e, infine, nel 1600 dall’olandese Sebal de Wert.
M. Brescia). Circa un secolo più tardi, nel gennaio 1690, il capitano di vascello inglese John Strong sbarcò
Vista poppiera della fregata HMS sulle isole assegnando loro il nome di Falkland, in onore del Tesoriere dell’Ammiragliato di
Yarmouth con un elicottero Sua Maestà all’epoca in carica.
“Wasp” sul ponte di volo e, Dopo due secoli e mezzo di diversificate vicende che videro queste isole passare sotto il
immediatamente a poppavia, un
lanciabombe a/s tipo “Limbo” controllo della Spagna prima, della Francia poi e successivamente, per un breve periodo,
(Foto R. Nerlich). dell’Argentina da poco indipendente, nel 1833 reparti dei Royal Marines sbarcati dalle corvet-
6

La portaeromobili britannica
HMS Hermes a Portsmouth, il 13
luglio 1981 (Coll. M. Brescia).

Note

(1) L’autore ha scelto di pre-


sentare per ogni episodio la ver-
sione più accreditata, fornendo
però in nota anche le altre ver-
sioni degli stessi avvenimenti.
Per gli aspetti generali di quel
conflitto si veda anche N. De
Felice, Il gioco delle alleanze
durante il conflitto delle
Falklands/Malvinas in “STO-
RIA militare” n. 73 - ottobre
1999 (n.d.r.).

(2) Secondo lo storico Robert


Scheina, esistono avvistamenti
delle Falkland risalenti ai viaggi
di Magellano nel 1520, che de-
terminarono l’inserimento delle
isole nelle carte nautiche spa-
gnole a partire dal 1529. Si veda
Robert L. Scheina, Ibero Ame-
rica. Una Historia Naval 1810-
1987, Madrid, Editorial San
te Clio e Tynes della Royal Navy, conquistarono Fort Egmont e Puerto de la Soledad scaccian- Martin, 1987.
do sia gli argentini sia locali gruppi di rivoltosi, e in seguito ribattezzarono il vecchio insedia- (3) Già dal 1971 il Governo
mento argentino Port Stanley, dichiarandolo capitale dell’arcipelago. Lo stato di latente tensio- Heath aveva concesso agli ar-
ne per il possesso delle Falkland si trascinò in seguito per oltre un secolo, durante il quale fal- gentini un Communication
Agreement per ristabilire col-
lirono le numerose trattative tese a stabilire una situazione gradita ad entrambi i governi. Dopo legamenti aerei e marittimi tra le
la fine della seconda guerra mondiale, con il successivo repentino processo di decolonizzazio- isole e il continente. Ulteriori
ne, la posizione britannica rispetto al possesso delle Falkland si fece meno intransigente (3), e estensioni dell’accordo vennero
bloccate dagli inglesi a causa
alla fine degli anni Settanta il Primo Ministro Margaret Thatcher giunse ad ipotizzare la ces- della richiesta argentina di dis-
sione dell’Arcipelago dopo un periodo di “affitto” (4) di 99 o 50 anni. Nelle intenzioni del cutere la sovranità delle isole. Si
governo britannico la proposta era tuttavia da sottoporre al giudizio degli abitanti delle isole. veda M. Thatcher, op. cit., pag.
152.
Quest’ultimi non si mostrarono interessati, soprattutto in relazione alla presenza a Buenos
Aires di una giunta militare, invece che di un consolidato governo democratico. Le concilianti (4) L’idea inglese era di stabilire
buoni rapporti con l’Argentina
posizioni britanniche si intrecciarono con l’ambiguo atteggiamento diplomatico dell’ammini- pur salvaguardando lo stile di vi-
strazione Reagan, intenzionata a garantirsi l’appoggio argentino nel contenimento degli inte- ta degli abitanti delle Falkland,
ressi sovietici in Sud America (5). Questi fattori, insieme ai futuri piani del ministro della in maggioranza di origine britan-
nica.
Difesa Nott (6) per la riduzione della consistenza della Royal Navy, contribuirono a determi-
nare nei dirigenti argentini la convinzione che la Gran Bretagna non sarebbe scesa in campo (5) Nel gioco diplomatico intes-
per difendere ciò che rimaneva dell’Impero nel Sud Atlantico (7). La Giunta che aveva sosti- sutosi intorno alle vicende pre-
conflitto, una parte importante
tuito il presidente Perón vedeva un’azione militare come un incentivo per rafforzare la propria venne giocata dall’atteggiamento
posizione interna, minata da problemi di consenso per la crisi economica ed il tema dei desa- pro-argentino dell’ambasciatrice
statunitense all’ O.N.U. Jeane
parecidos. Si puntava soprattutto a forzare i tempi delle trattative con il Governo Thatcher, Kirkpatrick. Si veda M. That-
prima del 150° anniversario della presenza inglese nelle isole. I preparativi dell’invasione cher, op. cit.
avvennero - infatti - all’insaputa delle stesse Forze Armate, in cui solo un ristretto gruppo di
(6) La decisione americana di
alti ufficiali era a conoscenza dei piani per l’operazione “Azul” (successivamente nota come sviluppare il missile strategico
“Rosario”) (8). Non molto era inizialmente stato approntato anche per la difesa ad oltranza “Trident” pose la Gran Bretagna
delle isole (9), dato che da parte argentina si riteneva poco probabile un’azione di forza ingle- nella condizione di dover fi-
nanziare la costruzione di una
se. Gli effetti di tale assunto strategico e la conseguente impreparazione militare emersero in nuova serie di sottomarini nu-
maniera drammatica durante le successive operazioni. cleari. Questo nuovo programma
sarebbe stato affrontato riducen-
do le rimanenti componenti della
Le forze subacquee argentine e britanniche Royal Navy, stante la precaria si-
tuazione dell’economia britanni-
ca. Il piano di riduzione del na-
All’inizio del 1982 la Marina argentina rappresentava nel teatro sudamericano un’entità di viglio presentato da John Nott,
prima grandezza potendo allineare diverse unità di importanza strategica come la portaerei 25 prevedeva la vendita dell’Invin-
de Mayo (già HMS Venerable poi olandese Karel Doorman sino al 1968), caccia lanciamissili cible e della Hermes (una volta
sostituite dalle altre due “tutto-
di progettazione inglese “Type 42” ed una significativa componente subacquea in fase di ponte” in approntamento) e di
rafforzamento. Al momento dell’inizio del conflitto i battelli presenti erano quattro: due “tipo altro naviglio da combattimento
209” di costruzione tedesca (ARA San Luis, ARA Salta) e due sommergibili ex-US Navy in di superficie. Le dure lezioni ap-
prese durante la guerra causa-
versione “Guppy”: S-21 ARA Santa Fe (Guppy II) e S-22 ARA Santiago del Estero (Guppy I).
7

Il sommergibile argentino Salta,


del tipo “209” di progettazione
tedesca (g.c.
www.histarmar.com.ar).

rono poi la completa revisione


del “piano Nott”. Si veda M.
Thatcher, op. cit. e A. Santoni,
Da Lissa alle Falkland. Storia e
politica navale dell’età contem-
poranea, Mursia, Milano, 1987.

(7) L’analisi strategica della Jun-


ta Galtieri deve essere consider-
ata poco lungimirante alla luce
dell’atteggiamento tenuto dagli
inglesi nel 1976. In quell’anno
un’iniziativa militare argentina
nelle isole Sandwich determinò
la rottura delle relazioni diplo-
matiche tra i due paesi e l’invio
nell’Atlantico del Sud di due fre-
gate e un sottomarino nucleare.
Questa ridislocazione è di fatto
la prima operazione subacquea
in quelle acque nel secondo do-
poguerra.

Unità subacquee impiegate nel I due “209” erano moderne unità subacquee risalenti alla metà degli anni Settanta, costrui-
conflitto delle Falkland (nella
colonna di sinistra i sommergibili ti dai cantieri Howaldtswerke Deutsche Werft di Kiel ed assemblati nei cantieri argentini
a propulsione convenzionale, in Tandanor. Dislocavano 1.000/1.285 t (in superficie/in immersione) con una lunghezza di 56
quella di destra i sottomarini a metri, un equipaggio di circa 40 uomini, un’autonomia di 50 giorni e una cospicua dotazione
propulsione nucleare).
A: “Tipo 209” (Marina argentina di armi lanciabili dagli 8 tubi lanciasiluri di prora. La massima velocità in immersione era di
- 2 battelli) circa 22 nodi, quella di pattugliamento silenzioso intorno ai 4/6 nodi. Dei due battelli solo il
B: Tipo “Guppy” (Marina San Luis (S-32) ebbe una parte attiva nel conflitto, mentre il Salta (S-31), pur iniziando a sua
argentina - 2 battelli)
C: HMS Onyx (Royal Navy) volta una patrulla de guerra giocò un ruolo marginale nelle operazioni. I due battelli tipo
D: classe “Valiant” (Royal Navy) “Guppy” risalivano alla seconda guerra mondiale (classe “Gato”) ed erano stati ceduti
E: classe “Churchill” (Royal all’Argentina negli anni Settanta, nell’ambito degli aiuti militari di Washington ai paesi amici.
Navy)
F classe “Swiftsure” (Royal Il Santiago del Estero (ex USS Chivo, SS-341) non era più impiegato operativamente dalla
Navy). fine del 1981 e veniva utilizzato come battello-scuola, mentre era previsto che il Santa Fe (ex
8

USS Catfish, SS-339), in ridotto stato di efficienza, avrebbe dovuto essere radiato nel mese di La portaerei argentina 25 de
Mayo sul finire degli anni
luglio del 1982. Settanta (Foto ARA - g.c.
La componente subacquea argentina, tuttavia, era in corso di potenziamento, dato che nei www.histarmar.com.ar).
cantieri tedeschi (10) si trovavano in costruzione due sottomarini tipo “TR 1700” (con uno
stato di avanzamento dell’80% e del 40% rispettivamente) che sarebbero entrati in servizio nei
successivi 2-4 anni. Il “TR 1700” era all’epoca, con molta probabilità, l’unità subacquea con- (8) Si veda Robert L. Scheina,
venzionale con migliori prestazioni al mondo. op. cit., pag. 423.
Durante il conflitto, le operazioni furono coordinate dal Comando della Fuerza Submarina
(9) Si veda Harper, Steven R.,
(Capitan de Navio [capitano di vascello] Latrubesse) situato nella base navale di Mar de Plata op. cit.
e dipendente dal già citato ammiraglio Lombardo. Nel corso dell’invasione delle Falkland, il
Santa Fe fu posto alle dipendenze della “Fuerza Operativa 40” del contrammiraglio Gualter (10) Si tenga presente che una
buona aliquota di personale som-
Allara, dipendente dal comandante del Teatro di Operazioni del Sud Atlantico, che - a sua mergibilista argentino era in
volta - era il capo del V° Corpo dell’Esercito di base in Patagonia. Nel corso delle successive Germania per seguire l’allesti-
fasi del conflitto sia il Santa Fe, sia il San Luis, operarono come unità isolate nel corso di ope- mento delle nuove costruzioni.
Ciò a maggior riprova della in-
razioni indipendenti dal resto della flotta argentina. consapevolezza delle Forze Ar-
La componente subacquea d’attacco (11) della Royal Navy era costituita da tre classi di mate argentine del piano d’inva-
sione predisposto dalla Junta
sottomarini a propulsione nucleare (11 battelli) che vennero tutti impiegati durante il conflitto, Militar formata dal Capo di Sta-
raggiungendo le 5 unità presenti contemporaneamente nel Sud Atlantico. L’unità più anziana to Maggiore dell’Esercito Galtie-
coinvolta nel conflitto fu l’HMS Valiant, eponimo della classe (Valiant e Warspite), costruito ri, da quello della Marina Jorge
Isaac Anaya e quello dell’Aereo-
nei cantieri Vickers-Armstrongs ed entrato in servizio nel 1966. Lungo 87 metri, aveva un nautica Dami Lozo.
dislocamento di 4.500/5.000 t e una velocità massima in immersione di 28 nodi. L’armamento
era composto da 6 tubi lanciasiluri prodieri da 533 mm; in precedenza, il battello aveva subito (11) La componente di deterren-
za nucleare basata su sottomarini
due ammodernamenti, nel 1970 e 1977. lanciamissili non è di interesse in
Successivi ai “Valiant” erano i sottomarini della classe “Churchill” (Churchill, Conqueror questa trattazione in quanto non
e Courageous) da 4.450/4.950 t, costruiti a partire dalla metà degli anni Sessanta. Questi bat- partecipò in nessuna fase alle vi-
cende del conflitto. L’impiego di
telli presentavano numerose migliorie, quali un sonar con sensore rimorchiato e la possibilità armi atomiche venne escluso in
di lanciare missili antinave UGM-84 “Sub Harpoon” di produzione statunitense. La prima via preliminare da Margareth
Tatcher nel corso della prima
unità a ricevere la nuova arma fu l’HMS Courageous, nel 1981. I siluri imbarcati erano i tradi- riunione del War Cabinet il 2
zionali (non filoguidati) Mark 8, risalenti alla seconda guerra mondiale, ed i nuovi Mark 24 aprile 1982. La propaganda ar-
“Tigerfish”. gentina, tuttavia, riportò sui prin-
cipali giornali nazionali la no-
I battelli della classe “Swiftsure” (Swiftsure, Sovereign, Superb, Sceptre, Spartan e tizia che tale opzione fosse stata
Splendid), costruita a partire dai primi anni Settanta sempre nei cantieri Vickers, avevano minacciata dal Primo ministro
dislocamento (4.400/4.900 t) e dimensioni (83 m) leggermente inferiori ai loro predecessori, inglese. Si veda Freedman, L.,
op. cit.
pur incorporando numerose migliorie nei sensori, nell’abitabilità e nella propulsione (la tradi-
9

Il sommergibile HMS Onyx


all’ormeggio nella base di
Gosport (Portsmouth) a ottobre
del 1990. All’epoca, l’aspetto del
battello era il medesimo di
quando l’unità partecipò alle
operazioni della Guerra delle
Falkland (Foto M. Brescia).

zionale elica era sostituita da un propulsore “pump-jet”). Armamento e autonomia (misurabile


in alcuni mesi) erano analoghi a quelli della classe “Churchill”.
La Royal Navy disponeva inoltre di numerose unità diesel-elettriche tipo “Oberon” da
2.030/2.410 t di cui uno, l’HMS Onix, prese attivamente parte al conflitto. Il suo armamento
principale prevedeva solo siluri da 21 pollici (533 mm) lanciabili da sei tubi prodieri e due
poppieri, tuttavia la possibilità di imbarcare una consistente aliquota di operatori dell’SBS e
del SAS per operazioni speciali ampliava le opzioni disponibili da parte britannica.
Il controllo operativo dei battelli fu sempre mantenuto dal Comando della flotta a
Northwood, in Gran Bretagna, nonostante l’ammiraglio Woodward avrebbe preferito averli
alle sue dirette dipendenze. L’idea di Woodward era quella di poter disporre per i sommergibili
di zone di agguato mobili, lasciando ai comandanti dei battelli la possibilità di inseguire i ber-
sagli senza limiti geografici. Tale schema d’impiego richiedeva che, per sicurezza, i sottomari-
ni non potessero ingaggiare bersagli subacquei e che ci fosse un efficace coordinamento per
evitare interferenze tra battelli impegnati in attività di “ombreggiamento”. Tuttavia, nella
“Task Organization” promulgata dopo il 9 aprile, i battelli rimasero sotto la direzione del Vice
Admiral Herbert del “Flag Officer Submarine Flottilla” (inquadrato come CTG 324.3), ope-

Il sottomarino nucleare d’attacco


HMS Valiant nell’arsenale di
Portsmouth sul finire degli anni
Settanta (Coll. M. Brescia)
10

rando in sostanza così come previsto dai piani in vigore durante la “guerra fredda”, che non (12) La storiografia ufficiale in-
prevedevano l’esigenza di una diretta dipendenza dei sottomarini dal comandante di un “Task glese riporta come partenza il 1°
Group”. Probabilmente i tempi (e la capacità di scambio informazioni) non erano maturi per aprile. Si veda M. Thatcher, op.
cit., e A. Tani, Guerra Fredda
mettere la più potente arma inglese nelle mani di un solo uomo in mezzo al Sud Atlantico. sui sette mari, Supplemento alla
“Rivista Marittima”, Roma,
I 75 giorni delle Falkland: da “Azul” a “Corporate” 2001.

(13) Alcune fonti giornalistiche


Le operazioni militari nel Sud Atlantico possono essere suddivise in quattro fasi, in ognu- ipotizzano l’infiltrazione della
na delle quali le forze subacquee si resero protagoniste di azioni con un’influenza diretta nelle squadra di SBS nella porzione
nord della South Georgia. La
complesse operazioni navali, aeree e terrestri. storiografia ufficiale inglese ri-
La prima va dal 18 marzo al 3 aprile 1982 e comprende l’invasione argentina delle isole porta questo evento solo come
(incluse le operazioni nella Georgia Australe [South Georgia]) e le successive operazioni di un’idea valutata in fase di piani-
ficazione. Si veda Freedman, L.,
rinforzo della loro difesa. op. cit.
La seconda fase ebbe una durata di ventuno giorni, tra il 4 e il 25 aprile, in cui un’inten-
sa azione diplomatica si svolse parallelamente al trasferimento della Task Force inglese (14) La Fuerca Operativa 40 era
comandata dall’ammiraglio Alla-
nella zona di operazioni (e all’istituzione della zona di esclusione di 200 miglia intorno ra, dipendente dall’ammiraglio
all’arcipelago) (12). Lombardo a Puerto Belgrano che
La terza, che va dal 26 aprile al 20 maggio, comprende - da parte inglese - le principali dipendeva a sua volta in linea di-
retta dalla Junta militare con se-
operazioni aeronavali di preparazione al successivo sbarco anfibio, mentre da parte argenti- de a Buenos Aires. Si veda M.
na è caratterizzata dai numerosi tentativi di contrastare il crescente sea control della Royal Middlebrook, op. cit.
Navy (13).
(15) Bóveda, Jorge R., El bauti-
La quarta e più cruenta fase del conflitto iniziò la notte del 21 maggio con lo sbarco del smo de Fuego del ARA Santa Fe,
primo battaglione di Royal Marines sulle spiagge della baia di San Carlos, e si concluse tre in “Todo es Historia”.
settimane dopo - il 13 giugno - con la resa delle forze argentine presenti a Port Stanley.
(16) Ibidem.

L’impresa del Santa Fe: coraggio e fortuna

La prima operazione subacquea del conflitto si deve all’anziano sommergibile argentino


Santa Fe. Nel marzo del 1982 il battello si trovava in precarie condizioni di efficienza: il pros-
simo arrivo dei nuovi “TR 1700“ sconsigliava infatti di investire fondi nella manutenzione del
battello a soli cinque mesi dalla sua prevista radiazione. L’altro “Guppy“ (ARA Santiago
dell’Estero) era passato in riserva alcuni mesi prima, alla fine del 1981.
Il 24 marzo il comandante, Capitan de Corbeta (capitano di corvetta) Horacio Bicain, rice-
vette l’inaspettato ordine di unirsi alla Fuerza Operativa 40 (14) nell’ambito dell’Operazione
“Azul“. Compito del Santa Fe era quello di trasportare un gruppo di 13 operatori
dell’Agrupacìon de Buzos Tacticos (APBT), incaricati di attaccare il faro di San Felipe sull’i-
sola di West Falkland, il vicino aeroporto ed infine di effettuare il “marcamento” della prevista
spiaggia di sbarco della forza anfibia ai comandi dell’ammiraglio Büsser. Il battello salpò dalla
base navale di Mar de Plata alle 23.00 del 27 marzo 1982 alla volta delle Falkland, giungendo
in zona di operazioni il successivo 30 marzo. A causa delle sfavorevoli condizioni meteo, l’o-
perazione di sbarco con i gommoni, inizialmente pianificata per il 1° aprile, venne rinviata di
24 ore, permettendo nella notte del 31 una prima ricognizione dell’area. Dopo aver individuato
movimenti potenzialmente ostili sulla costa, il com.te Bicain aggiornò il proprio comando che
modificò la missione degli operatori limitandola al solo segnalamento della spiaggia di sbarco.
Il comandante del Santa Fe e il comandante Cufre dell’APBT decisero quindi di spostare la
zona di sbarco a Punta Celebroña, all’ingresso della baia di Port Stanley. Alle 12.30 del 1°
aprile un’avaria elettrica lasciò il battello senza comunicazioni, tuttavia alcune ore più tardi
Bicain decise di procedere con l’operazione pur in assenza di ulteriori ordini. Alle 23.50 si
verificò una avaria all’impianto radar, rendendo più lento e difficile l’avvicinamento alla
costa; infine, intorno alle 02.50 del 2 aprile, iniziò lo sbarco del team APBT conclusosi circa
40 minuti dopo; quindi il Sante Fe si allontanò in direzione di una zona pattugliamento a circa
50 miglia dal faro di San Felipe. Ristabilite le comunicazioni, il battello ricevette l’ordine di
rientrare a Mar de Plata, giungendovi in precarie condizioni di efficienza la notte del 7 aprile
1982. Le numerose avarie registrate in mare imposero per il battello uno straordinario piano di
manutenzioni sviluppatosi nei successivi otto giorni ed otto notti. In particolare, furono imbar-
cati 23 siluri (il Santa Fe era partito con tre sole armi!), di cui una decina proveniente da paesi
che la pubblicistica argentina definisce sibillinamente “amici” (15).
Il successo della prima missione e la grande autonomia del battello spinsero i vertici della
Marina Argentina (nonostante le evidenti carenze tecniche) a programmare una nuova, perico-
losa azione da sviluppare al largo dell’arcipelago della South Georgia, distante quasi 2.000
miglia dalla sua base. Il 16 aprile (16), alle 23.30, il battello salpò da Mar de Plata diretto a
Grytviken, con il compito di trasportare 20 fanti di marina (Grupo Golf) al comando del c.c
11

L’“ice patrol vessel” HMS


Endurance nel 1983 (Coll. M.
Brescia).

(17) I contorni di questa vicenda


sono molto sfumati. La deci-
sione dell’invio del Santa Fe
viene attribuita da Freedman di-
rettamente a Lombardo, quale
“aiuto” agli uomini della Marina
bloccati in South Georgia. Mid-
dlebrook insiste invece su una
decisione di Anaya. Questi vole-
va rafforzare Grytviken con il
minimo di uomini necessari per
attuare una simbolica resistenza
ed arrendersi con “onore” agli
inglesi qualora fossero giunti
con forze soverchianti. L’idea di
Anaya era che la riconquista del-
la South Georgia avrebbe sod-
disfatto le ambizioni militari in-
glesi e li avrebbe riportati al ta-
volo delle trattative.
Luis Lagos, designato per l’occasione Comandante Militar de las Georgias del Sur. Aspetto
(18) Dopo aver lasciato Mar de inquietante della dinamica delle decisioni argentine è che, già dal 17 aprile, nel corso dei col-
Plata, il Santa Fe rimase per 5
ore senza alimentazione davanti loqui di pace, il negoziatore Haig aveva avvertito Buenos Aires (nel tentativo di ottenere un
alla base da cui era appena parti- minimo di concessioni) dell’imminente iniziativa militare inglese nella South Georgia, deno-
to. Dei 4 motori termici in dota- minata Operazione “Paraquet“. La giunta militare decise quindi di sospendere le operazioni di
zione ben 3 andarono in avaria
per 15 ore durante il trasferimen- rinforzo della locale guarnigione, ma - successivamente - l’ammiraglio Anaya (dopo essersi
to fino a Grytwiken. consultato con Lombardo) predispose ugualmente l’invio del malandato battello verso la sua
ultima missione (17).
(19) Da notare che già dai primi
giorni di navigazione il battello Il Santa Fe, che trasportava anche 6 tonnellate di materiali, avrebbe navigato con la proi-
era costretto ad emergere per ri- bizione di attaccare eventuali bersagli (l’unico noto al momento di partire era la nave pattuglia
caricare le batterie. HMS Endurance) allo scopo di non interferire con le trattative diplomatiche ancora in corso. Il
lento e problematico trasferimento fu condotto in superficie a causa di numerose avarie sia alla
distribuzione elettrica (18) sia ai diesel-generatori. Il 20 aprile si dovettero registrare, a causa
del maltempo, dei danni alle strutture esterne del battello che costrinsero Bicain a procedere in
immersione con un ulteriore ritardo di 36 ore (19) sulla tabella di marcia. Nel frattempo,
Da sinistra. l’Operazione “Paraquet“ era diventata di pubblico dominio per la stampa internazionale ed in
Il sommergibile argentino Santa una intervista il generale Galtieri “assicurava” che le sue truppe nella South Georgia “avrebbe-
Fe sul finire degli anni Settanta
(Coll. M. Brescia). ro combattuto fino all’ultima goccia di sangue”.
Il 23 l’HMS Endurance aveva rilevato la presenza di emissioni del radar del Santa Fe:
Il relitto semiaffondato del informazione molto preziosa, che determinò un ordine di pattugliamento antisom a 70 miglia
Santa Fe a Grytviken (Georgia
Australe) (g.c. ad ovest della South Georgia per l’unico battello britannico presente in zona, l’HMS
www.histarmar.com.ar). Conqueror. L’unità, a causa di una temporanea avaria all’antenna delle telecomunicazioni, non
12

Un’altra immagine del relitto


semiaffondato del sommergibile
argentino Santa Fe a Grytviken
(g.c. www.histarmar.com.ar).

(20) Comando Fuerca Submari-


na (Comando delle Forze Su-
bacquee).

ricevette l’ordine fino al 24, quando ormai il “Guppy” argentino si trovava ad est della suddet-
ta zona di pattugliamento. Le alterne vicende dell’Operazione “Paraquet“ (ad esempio, la man-
cata inserzione di pattuglie di forze speciali) non avevano ancora permesso al gruppo navale
del comandante Young dell’HMS Antrim di poter effettuare il previsto sbarco per riconquistare
le posizioni argentine sulle isole, quindi la presenza del Santa Fe impose di mantenere le navi Da sinistra.
più “paganti“ a nord dell’area di probabile presenza del sommergibile. In particolare, il Soldati britannici di pattuglia nei
comando inglese riteneva (correttamente) che il battello argentino avesse tra i suoi obiettivi pressi del relitto del sommergibile
Santa Fe, durante le operazioni di
l’attacco alle navi inglesi e un possibile sbarco di uomini e materiali in supporto agli uomini riconquista della Georgia
della guarnigione di Grytviken. Australe (g.c.
Il 24 aprile il Santa Fe venne informato che la ricognizione aerea (probabilmente compo- www.histarmar.com.ar).
sta da uno o due C-130) aveva scoperto 40 miglia a nord della sua posizione un gruppo navale Il recupero da parte inglese del
britannico diretto alla South Georgia. Secondo indicazioni del Comfuersub (20), il comandan- relitto del Santa Fe, che verrà
te Bicain decise di accelerare i tempi di esecuzione dello sbarco, piuttosto che annullare l’inte- successivamente affondato al
largo della Georgia Australe il 10
ra operazione che si presentava ormai - nonostante alcuni insperati colpi di fortuna - come un febbraio 1985 (g.c.
vero azzardo. Nel frattempo, su indicazione del Ministro della Difesa Nott, l’HMS Splendid www.histarmar.com.ar).
13

Il cacciatorpediniere lanciamissili
HMS Glamorgan nel 1981-82
(Coll. M. Brescia).

veniva inviato dall’area intorno alle Falkland verso la South Georgia, in modo da rinforzare il
dispositivo antisom inglese.
Il Santa Fe navigò alla massima velocità possibile (in superficie fino alle 05.00) e con
rotta diretta per Grytviken, giungendo alle 14.00 del 24 in vicinanza di Cabo Buller. Iniziato il
transito occulto per avvicinarsi alla Baia di Cumberland, appena sceso il buio il battello emer-
se all’altezza di Punta Robertson. Bicain scelse di passare vicino alla scogliera per evitare la
scoperta radar nemica; la mossa si rivelò apparentemente azzeccata e alle 23.30 il battello
giunse a Bahia Guardia Nacional (un’insenatura di Cumberland), dove iniziò le operazioni di
sbarco di uomini e materiali. Il comandante, viste le scarse informazioni ricevute sull’approdo
(condizioni del molo e fondale), invece di attraccare preferì utilizzare per il trasbordo dei
materiali un’imbarcazione catturata alla missione scientifica del British Atlantic Survey. Tali
complicazioni allungarono i tempi di permanenza in superficie del battello (circa tre ore),
impegnato inoltre in continui contatti radio in VHF con gli uomini a terra (comunicazioni pun-
tualmente intercettate dagli inglesi). Il sommergibile argentino (la cui partenza era già nota dal
15 aprile) era atteso da un dispositivo di ricerca basato sull’elicottero “Wasp 3” dell’Endu-
rance nella zona di Grytviken e su una pattuglia di SAS nell’area di Leith. Va notato inoltre
che il comando britannico aveva autorizzato l’attacco al Santa Fe in superficie nonostante
nella stessa area fosse presente il Conqueror (21)!
Ultimata la sua missione, Bicain, ignaro della trappola inglese, decise di allontanarsi alla
massima velocità, navigando in superficie nella Bahia di Cumberland nella speranza di riusci-
re a immergersi prima dell’alba. Alle 05.55 del 25 aprile la vedetta di sinistra avvistò un elicot-
tero che si avvicinava da poppa ad alta velocità in direzione del battello. Nell’arco di pochi
minuti il sommergibile fu attaccato con due bombe di profondità dal “Wasp 3”, e in seguito
con un siluro leggero da un altro elicottero “Sea Lynx” appena giunto in rinforzo. Nel frattem-
po, il primo velivolo aveva subito la coraggiosa reazione argentina con armi portatili impiega-
te dalla “vela” (falsatorre) del battello. Il siluro lanciato non esplose, e il comandante Bicain
decise di riportare il Santa Fe verso Grytviken, valutando cosa non del tutto sicura immergersi
per i danni causati al battello dall’esplosione delle bombe di profondità (in particolare alle
casse zavorra prodiere) e per ricevere aiuto dalla guarnigione. Gli inglesi non diedero tregua
agli argentini, continuando gli attacchi dall’aria con il tiro di armi leggere e di un missile AS-
12, che rimase incastrato nella vela senza esplodere (causò tuttavia il ferimento e la successiva
amputazione di una gamba di un sottufficiale addetto alle armi portatili). Alle 07.30, il malri-
(21) La forte determinazione in- dotto Santa Fe riuscì ad attraccare all’interno della Caleta Capitan Vago di fronte a Grytviken.
glese contro il Santa Fe si evince L’equipaggio sbarcò sotto la protezione dei fanti di marina, ma dopo alcune ore, intorno alle
sia dalle blande misure adottate 14.00, la piccola forza argentina (ora al comando di Bicain) si arrese alle forze inglesi sostenu-
per evitare un ingaggio (anche il
Conqueror avrebbe potuto emer- te dal tiro delle fregate HMS Plymouth e Antrim, nonché da quello dell’HMS Endurance. La
gere di notte per un’avaria) e dal caccia al Santa Fe aveva involontariamente dato il via all’Operazione “Paraquet”, fino a quel
fatto ch,e nonostante il Task momento sostenuta da ben poca fortuna.
Group 317.9 avesse limitate ca-
pacità antisom, si sperava di for- La sera stessa Bicain cenò a bordo dell’Antrim, dove fu siglato il documento formale di
zare il Santa Fe a usare lo snor- resa della guarnigione. Tuttavia, le avventure per il coraggioso equipaggio del Santa Fe erano
kel e fornire una chance per i sil-
uri del Conqueror.
lungi dal concludersi.
Il giorno successivo, Bicain ottenne di poter inviare a bordo un piccolo gruppo di 6 sottuf-
14

Il sommergibile argentino San


Luis, del tipo “209” di
progettazione tedesca (g.c.
www.histarmar.com.ar).

ficiali per recuperare alcuni effetti personali dell’equipaggio. Quest’operazione servì agli
argentini, nonostante la sorveglianza inglese, ad aprire alcune vie d’acqua nel battello (in una
latrina e in cucina) favorendone l’affondamento. Il progressivo inabissamento del Santa Fe
insospettì il comandante della guarnigione inglese che richiese assistenza al comandante
Bicain per spostare il relitto del battello e poter riutilizzare il molo. La manovra fu eseguita da
personale argentino sotto una più vigile e stretta sorveglianza inglese ma, durante lo svolgi-
mento dei preparativi, un Royal Marine fece fuoco sul sottufficiale Felix Artuso fraintenden-
done le azioni di manovra delle valvole. Questi fu la prima vittima ufficiale del conflitto a cui
ne seguiranno molte altre centinaia.
Il rimpatrio dell’equipaggio del sommergibile fu organizzato a partire dal 30 aprile, tra-
sportando le 150 persone catturate a Grytviken con l’HMS Tidespring fino ad Ascensione, e
successivamente verso un paese neutrale. Negli undici giorni di navigazione gli inglesi esegui-
rono 26 interrogatori (inclusi quelli di alcuni ufficiali) tra l’equipaggio del Santa Fe nonostan-
te le vibrate proteste di Bicain. Le “interviste” permisero agli inglesi di ottenere alcune infor-
mazioni sul siluro ST-4 impiegato solo in ruolo antinave, e su alcune esercitazioni di mina-
mento da sommergibile eseguite in passato dagli argentini. I Tactical Questioners e l’ufficiale
del “Joint Service Interrogation Wing“ rimasero in particolare colpiti dalla professionalità dei
sommergibilisti e dalla indiscussa stima riscossa da Bicain (22). Nessun particolare relativo
alla disposizione delle forze nell’area Falkland fu invece ottenuta dagli inglesi.

La patrulla de guerra dell’ ARA San Luis: aree “Enriqueta”, “Maria” e “Isabel”

La missione del sottomarino argentino San Luis, del tipo “109”, si inquadra a cavallo tra la
seconda e la terza fase del conflitto, in cui gli argentini cercarono di contrastare le azioni della
Task Force britannica decisa ad instaurare un robusto controllo marittimo locale quale condi-
zione necessaria per le successive operazioni anfibie. Il comandante del battello era il Capitan
de Fragata (capitano di fregata) Azcueta che - seppur sommergibilista e “figlio d’arte” - è
riportato da alcune fonti come proveniente dal comando di unità fluviale (23). L’assunzione
del comando avvenne nel dicembre 1981 in uno stato di efficienza dei materiali e del persona-
(22) Si veda L. Freedman, op.
le non ottimale; in particolare, il San Luis soffriva già dal 1978 della mancanza di uno dei suoi cit., pag. 258.
quattro motori diesel (giudicato non riparabile a meno di effettuare un taglio a scafo) ed in
(23) Altre fonti lo riportano in-
tempi recenti aveva subito un cronico stato di cattiva pulizia della carena, dell’elica, delle vece come un insegnante con ot-
prese a mare e dei circuiti della refrigerazione generale. Questi fattori causavano una bassa tima reputazione alla Scuola
velocità (si era registrata una diminuzione da 21 a 14,5 nodi!) ed alte temperature di gestione Sommergibili della Marina Ar-
gentina.
dei residui tre motori termici. Anche la situazione dell’equipaggio non poteva dirsi rosea,
15

Il cacciatorpediniere lanciamissili
britannico Antrim nei primi anni
Ottanta (Royal Navy, coll. M.
Brescia).

essendo composto da personale con poca esperienza: i migliori elementi della componente
subacquea si trovavano infatti in Germania per l’allestimento dei nuovi “TR 1700”. A metà
Un cacciabombardiere a decollo marzo del 1982, il battello era in esercitazione con le corvette ARA Drummond e ARA
verticale “Harrier” in Granville a largo della base di Mar de Plata quando ricevette l’ordine di rientro immediato.
appontaggio su una nave
britannica durante la campagna Giunto in porto, Azcueta assistette ai preparativi del Santa Fe per la sua prima missione verso
delle Falkland. le Falkland, ma non riuscì ad ottenere nessuna informazione in merito all’approntamento della
16

Mappa delle Falkland con


indicate delle principali
operazioni britanniche sul
terreno.

propria unità. Questo avvenne la mattina del 2 aprile, ma solo il 3 aprile il Comfuersub comu-
nicò al comandante del San Luis di approntare il battello nel minor tempo possibile. Il San
Luis necessitava di un urgente ingresso in bacino (non disponibile a Mar de Plata, ma solo a
Puerto Belgrano), ma l’avvicinarsi della Task Force britannica impose ad Azcueta la ricerca di
una soluzione più rapida. Pose infatti rimedio alle incrostazioni su scafo ed elica tramite gli
allievi della Escuela de Buceo (Scuola Palombari) della Marina, che lavorarono duramente
durante i successivi giorni per liberare almeno in parte il battello dalla morsa dei denti di cane.
Alle 18.00 dell’11 aprile 1982, Azcueta prese il mare con a bordo 10 nuovissimi siluri
tedeschi filoguidati ST4 e 14 armi MK 37 Mod.3 americane, viveri e combustibile sufficienti
per oltre un mese di “patrulla de guerra”, ma con l’ordine, almeno per il momento, di non
attaccare. I primi 6 giorni di navigazione fino alle Falkland si svolsero senza inconvenienti,
salvo un’imprevista emersione necessaria per rimuovere dalla “libera circolazione” di prora
(ossia l’area compresa tra lo scafo resistente e la cosiddetta “passerella”) una saldatrice dimen-
ticata nel corso dell’approntamento del battello e che disturbava l’ascolto sonar (24). Il resto
del tempo fu impiegato per svolgere alcune riparazioni minori e per addestrarsi al tracciamen-
to di bersagli. La prima zona di pattugliamento, denominata “Enriqueta”, si trovava ad est del
Golfo di San Jorge e il battello vi operò dal giorno 17. Questa pausa si deve probabilmente ad (24) L’episodio è il sintomo del-
una trattativa in corso tra Costa Mendez ed il Segretario Haig, richiesta da Nott per evitare le modalità sbrigative di appron-
l’ingresso di sottomarini argentini nella MEZ (25). tamento del San Luis.

Il 19 aprile si verificò un’importante avaria alla centrale di lancio (modello VM8-24), (25) Freedman, op. cit., pag.
consentendo da allora in avanti il solo lancio con guida manuale (26) di un siluro alla volta. 219.
Nonostante la limitazione al sistema di controllo delle armi fosse stata prontamente comuni- (26) La stampa argentina enfa-
cata da Azcueta, il precipitare degli eventi (la perdita del Santa Fe risale al 25 aprile) e la tizza questo aspetto per spiegare
contestuale indisponibilità dell’ARA Salta, spinse il Comfuersub a continuare la “patrulla”. il motivo del fallimento dei lanci
del San Luis. Tuttavia, preme
Il San Luis fu quindi inviato a Nord Est dell’Isla Soledad (East Falkland) iniziando il transito sottolineare che la guida ma-
per l’area denominata “Maria” a partire dal 27 aprile. Due giorni dopo, contestualmente nuale di un siluro conduce sicu-
all’ingresso in “Maria”, il battello argentino ricevette finalmente l’autorizzazione all’impiego ramente all’impatto dell’arma se
accompagnata da un corretto
delle armi. funzionamento del sonar del
Il 1° maggio, alle 09.40, venne battuto il posto di combattimento in seguito alla scoperta sommergibile (che fornisce la di-
di emissioni sonar e di una traccia idrofonica classificata come “destructor [cacciatorpedinie- rezione su cui indirizzarlo), del-
l’acciarino della testa in guerra e
re] tipo 21 o 22”. Il bersaglio navigava a 18 nodi ed era impegnato in operazioni di volo con da un’adeguata impostazione
elicotteri. La visibilità era ridotta, ma alle 10.15 Azcueta ritenne di avere una buona approssi- dell’approccio al bersaglio (a
mazione dei dati del moto del bersaglio e lanciò da una distanza di circa 9.000 metri. Dopo prescindere dai calcoli automati-
ci del punto futuro).
circa due minuti di corsa, la filoguida si ruppe interrompendo l’azione del siluro che tuttavia
non esplose: da escludere quindi che sia impattato sul fondo, ma è probabile che abbia esaurito (27) Fonti britanniche riportano
la propria batteria nei minuti successivi alla perdita di contatto e sia poi affondato. La presenza tuttavia che nessuna delle due
navi ebbe sentore dell’attacco,
del San Luis non dovette passare inosservata al dispositivo inglese formato da elicotteri “Sea quindi potrebbe trattarsi di un in-
King” dello Squadron 826 e probabilmente dalle fregate HMS Brilliant (“Tipo 22”) e contro fortuito causato dal dis-
dall’HMS Yarmouth appartenente alla classe “Rothesay” (27). La presenza del dispositivo positivo antisom già alla ricerca
del San Luis.
navale britannico serviva per difendere il primo dei bombardamenti costieri (condotto da
17

(28) Si tratta di capsule che, lan-


Glamorgan, Arrow ed Alacrity) predisposti dall’ammiraglio Woodward per ridurre il potenzia-
ciate in acqua, generano un “mu- le delle difese argentine sulle isole.
ro” di bolle d’aria in grado di Il comandante Azcueta riportò in seguito di aver subito, intorno alle 13.00, un attacco da
“coprire” la traccia sonar del bat-
tello.
parte di un elicottero con l’impiego di un siluro leggero che riuscì ad evitare manovrando in
rotta, quota e velocità e lanciando contromisure passive (28). Il San Luis diresse quindi verso
(29) La pubblicistica argentina la costa poggiandosi, intorno alle 16.00, sul fondo, mentre gli inglesi continuavano il lancio di
riporta anche una versione meno
cruenta dei fatti in cui il com.te
bombe di profondità - che tuttavia non esplosero - nelle vicinanze della posizione argentina
Azcueta diresse il San Luis sui (29). Alle 20.00 Azcueta ritenne che il dispositivo di ricerca inglese si stesse allontanando
bassi fondali per evitarne la sco- dalla sua posizione, quindi alle 21.00 decise di lasciare il fondo. La manovra di rilascio dal
perta. Quindi, secondo questa
versione, nessun attacco con
fondo fu completata dopo 40 minuti (ritardo causato da una bassa portata della pompa d’asset-
bombe di profondità venne su- to) tuttavia, appena giunti vicino la superficie, alcune esplosioni subacquee consigliarono ad
bito dal battello argentino. Si ve- Azcueta di immergersi nuovamente fino alle 05.00 del mattino seguente. Approfittando delle
da Jorge Boveda, Uno contra
Todos, op. cit.
poche ore di buio, il San Luis riuscì a ricaricare in parte le batterie prima di rilevare di nuovo
al sonar le emissioni delle navi inglesi, che tuttavia non ripeterono l’attacco di alcune ore
(30) Anche questa fase del pat- prima.
tugliamento del San Luis è de-
scritta sulla stampa argentina con
Il 4 maggio, il Comfuersub ordinò un cambio di zona di operazioni, muovendo il San Luis
una versione diversa. Il battello, ad est delle Islas de Leones Marinos (“Isabel”), nella stessa area dove poche ore prima l’HMS
pur con l’ordine di dirigere alla Sheffield era stato colpito a morte da un missile “Excocet” argentino; la manovra avrebbe
massima velocità nella zona del-
lo Sheffield, non vi giungerà mai
dovuto favorire l’incontro con le unità accorse in soccorso del caccia inglese (30). Sempre il
avendo ricevuto dopo poche giorno 4, una nuova avaria afflisse il San Luis: perse uno dei suoi due convertitori da 115/400
l’annullamento dell’operazione Hz; la rottura anche dell’altro avrebbe portato alla perdita dell’alimentazione per tutti gli appa-
in area “Isabel”.
rati del sistema di combattimento, girobussole e sonar inclusi.

Il San Luis in azione

Il 7 maggio, dopo tre giorni di pattugliamento senza incontrare unità nemiche, il San Luis
rientrò nell’area “Maria” che sembrava più fruttuosa. Appena 24 ore dopo, intorno alle 21.00,
fu individuata nei settori poppieri una traccia idrofonica classificata come bersaglio subac-
queo. Furono lanciati, in sequenza, sia “decoys” (dispositivi per contromisure acustiche) sia -
alle 21.42 - un siluro MK 37 con una corsa prevista di 2.400 yards (ca. 2.200 m, durata tre
minuti). Alle 21.58 il siluro esplose impattando probabilmente sul fondo, ma dal San Luis
non fu possibile capire se l’arma avesse colpito il bersaglio. Da notare che in quella data i tre
SSN britannici erano tutti probabilmente già lontani dalle Falkland, ed impegnati nella sorve-
glianza delle principali basi navali argentine. Il 10 maggio è il giorno dell’ultima azione di
guerra del San Luis che, nella zona ad ovest di “Maria”, all’altezza dello Stretto di San Carlos
intercettò due unità nemiche classificate “destructor” (cacciatorpediniere). Si trattava delle
fregate HMS Arrow e Alacrity. Un primo siluro fu lanciato dal tubo n. 1 (distanza bersaglio
ca. 7.700 m), ma rimase bloccato all’interno del tubo stesso. Azcueta lanciò quindi dal tubo
n. 8 l’ultimo siluro SST-4 della guerra sottomarina argentina: erano le 01.40 dell’11 maggio
1982. Nonostante il bersaglio (la fregata HMS Alacrity) fosse a soli 5.200 m (meno di 5
minuti di corsa), dopo tre minuti dal lancio si ruppe di nuovo la filoguida e dopo altri tre
minuti gli operatori sonar del San Luis individuarono un forte rumore metallico forse associa-
to ad una esplosione. Coerente con questa versione, il riporto dei danni subiti dagli inglesi,

La nave da sbarco Cabo San


Antonio, costruita in Argentina
nel 1968-1969 sui piani delle LST
statunitensi tipo” De Soto
County” (coll. M. Brescia).
18

che accertarono il danneggiamento dell’apparato di contromisure rimorchiato. In quest’occa- La fregata HMS Brilliant del
“Type 22” era una tra le unità di
sione il siluro aveva individuato il bersaglio, ma l’acciarino della testa in guerra non si era più recente costruzione che
probabilmente attivato. operarono nell’Atlantico
Azcueta tentò un ultimo avvicinamento sull’Arrow che però riuscì ad allontanarsi. meridionale, essendo entrata in
servizio a maggio del 1981 (Coll.
Nessuna azione di caccia fu messa in atto dalle due unità inglesi, quindi il San Luis questa M. Brescia).
volta fu libero di allontanarsi. Poche ore dopo, il comandante argentino comunicò al
Comfuersub la drammatica situazione del sistema d’arma del battello, ritenuto ormai del tutto
inaffidabile. Solo dopo due giorni fu ordinato il rientro del San Luis, avvenuto il 19 maggio
nella base di Puerto Belgrano dopo 864 ore di coraggiosa, quanto inefficace “patrulla de guer-
ra“. Poche ore dopo l’ormeggio, anche il secondo convertitore andò in avaria rendendo il San
Luis praticamente fuori servizio. I successivi lavori di ripristino dell’efficienza tagliarono fuori
il suo coraggioso equipaggio dalle operazioni dall’ultimo mese di guerra.
M. Minuto
(segue)

Direttore Responsabile
Capitano di vascello
Patrizio Rapalino

11 numeri annui

distribuita in abbonamento
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