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Filologia romanza

Si riferisce a quell’area latina dell’impero romano dove si sono sviluppate le lingue romanze. La filologia si occupa
dell’interpretazione dei testi scritti in lingue romanze del Medioevo, diverse da quelle attuali. Nel Medioevo non
esisteva la grammatica delle lingue volgari, quindi i testi venivano trascritti secondo i propri modi di parlare, portando
alla modifica della scrittura durante la copia del manoscritto.

Lingue romanze: derivano dal latino, che era la lingua degli agricoltori di Roma che si sviluppa poi durante la
costruzione dell’impero divenendo la lingua delle istituzioni, del commercio e dell’amministrazione. Nel mediterraneo
orientale il latino si scontra con il greco (che si sviluppò con Alessandro Magno) così forte da non far sviluppare il
latino. Infatti l’impero bizantino nel medioevo adotta come lingua ufficiale il greco.

Il latino veniva parlato in: Italia, Gallia, Dacia, penisola iberica, nord Africa. Le invasioni slave e barbariche fanno
ridurre l’influenza del latino nei luoghi dell’est Europa e della zona della Germania vicino al Reno; solo in Romania
rimase l’uso del latino. Nel Medioevo non c’erano lingue nazionali ma dialettali:7

Portogallo: lingua=> galego portoghese (dalla Galizia, Spagna fino al sud)

Spagna: a nord castigliano – lingua ufficiale spagnola- quando la Spagna viene riconquistata nel 1492 (conquista di
Granada) prima divisa tra zone cristiane ed arabe. A nord-est aragonese e Navarro (assorbite dal Castigliano), a nord-
ovest lionese, a est catalano (fascia costiera e balneari). Quando Isabella di Castiglia si sposa con Ferdinando
d’Aragona, la lingua ufficiale diventa il castigliano. Lo spagnolo odierno ha come base il castigliano ma ancora
influenze di altri idiomi.

Confine nord Francia- Spagna: lingua basco, che è antecedente sia al latino che alle lingue indoeuropee ossia da India
a Europa occidentale, tra cui il latino stesso.

Il galego e il portoghese erano le lingue di prestigio utilizzate per scrivere la lirica e la poesia. Lo stesso succede con il
provenzale usato per la lingua amorosa ed anche nella narrativa. Lo spagnolo è un’entità diversa dal castigliano
medievale, aragonese, navarro, lionese sono tutti dialetti che poi sono stati inghiottiti dal castigliano, mentre il catalano
è ancora presente.

Francia: due grandi aree: a nord il francese antico diverso da quello odierno. Quello antico era chiamato d’oil
(particella affermativa). Dante lo definisce così e scrive una trattatistica sulle “lingue del si” trattando dell’italiano, lo
spagnolo ed il provenzale. Sì deriva dalla parola latina “sic”: così. Per il provenzale si parla di lingua d’oc parlata nel
sud della Francia, ma ci sono diversi parlati provenzali a seconda della regione: non vi era una regola una grammatica
per cui ognuno aveva un suo tipo di dialetto. Provenzale deriva dalla provincia romana per eccellenza: gallia. Hoc
deriva da una parola latina “questo”, dimostrativo usato per dire si.

Nel 200 ci sarà la crociata con gli Albigesi e si sviluppa un’eresia nel sud della Francia: erano vassalli del re di Francia
ma avevano grande libertà, e si vengono ad unire motivi politici con quelli religiosi. Nel 500 la lingua d’oil diventa
lingua ufficiale: oil deriva da hoc+ illi: pronome per dire “quello” che diventerà poi particella affermativa attuale. I
volgari fra di loro si comprendevano, ma avevano differenze di accento, morfologia…

Il franciano si parlava a Parigi. Non ha sviluppo nel Medioevo quando Francesco I sancisce il francese come lingua che
si doveva parlare nella capitale, come lingua della corte e dello stato francese. Nel Medioevo si parlava una lingua d’oil
anche in Inghilterra perché Guglielmo il conquistatore, (1066) re di Normandia, aveva conquistato l’Inghilterra. I
normanni erano i vichinghi; uno di questi si istaura nel Nord della Francia, conquista la Normandia e diventa duca ma
non la governa in autonomia: diventa vassallo del re di Francia e si crea il ducato di Normandia. Questo gruppo di
aristocratici portano l’uso della loro lingua e adottano il francese fortemente dialettale e diverso dagli altri volgari e
esporterà la lingua in Inghilterra. Ancora adesso la regina quando approva delle leggi utilizza termini del francese
antico. I plantageneti sono interessati allo sviluppo del francese, lingua e letteratura anglo-normanna: chanson de
Rouland viene trascritto nella lingua anglo-normanna e conservata in Inghilterra. I manoscritti presentano una
stratificazione di lingue in quanto non viene neanche copiato in maniera perfetta.

Aspetto culturale è “la maiera di lontania”, personaggi dei miti coltici e bretoni: quest’ultimi sono una popolazione che
parlano una lingua colta simile a quella dei galli; i romani non cancellano i bretoni quindi affianco alla cultura latina c’è
quella bretone che resiste alla caduta dell’impero. In Britannia arrivano gli anglo-sassoni che soppiantano la cultura
bretone e la lingua germanica che parlavano diventa l’inglese. Bretoni e celtici si ritirano in Galles, Cornovaglia e poi in
Scozia: anche il gaelico parlato in Irlanda deriva dalla lingua celtica. I miti celtici vengono assorbiti dalla cultura
francese per cui vengono commissionati testi su queste storie (Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, Tristano e
Isotta, Lancillotto). Si diffondono in tutta l’Europa occidentale, in particolare i romanzi cavallereschi.

Dialetti ibridi tra francese e provenzale: il pittadino e nell’area franco-provenzale (sud della Borgogna)

In Italia sono ragioni culturali che prevalgono dove si adotta la lingua di prestigio quindi quella di Dante, Boccaccio e
Petrarca. Dialetti galli-italici parlati nel nord, il veneto, il marchigiano, il siciliano e il sardo considerate come lingue
indipendenti come anche il friulano, il laduno (tra Veneto e Trentino Alto Adige), romancio parlato in Svizzera.

Romania nonostante circondata da popolazione di lingua slava.

Storia della filologia romanza

Filologia deriva dal latino “filo” discorso, “logia” amore dello studio della dottrina. Insieme di discipline per la
ricostruzione di testi letterari e alla loro interpretazione e comprensione, sia come interesse letterario, linguistico che
con lo scopo di allargare, approfondire, attraverso testi e documenti, della conoscenza di una civiltà e una cultura di cui
essi sono testimoni: filologia classica, romanza, germanica, slava, semitica secondo l’oggetto di studio. Sia la letteratura
e la civiltà del mondo classico, le lingue e le letterature neolatine, quelle dei popoli germanici; filologia testuale: rivolta
soprattutto alla ricostruzione critica dei testi.

In ogni ricerca, l’interpretazione di fatti, personaggi è frutto di studio dei documenti. La filologia romanza ha come
oggetto lo studio e la comparazione delle lingue e letterature romanze o neolatine. Lo scopo è quello di mantenere un
quadro di interazione delle lingue.

1303-1305: “de vulgari eloquentia” parla della lingua oc, oil si e fa riferimento a “yspani, franci et latini”. Nel
Medioevo, il latino era una grammatica cioè artificiale, con Poggio Bracciolini e Charles Du cange. “glossarium mediae
et infimae latinitatis” 1678: un latino volgare che non era socialmente basso ma parlato tutti i giorni anche da Cicerone
che quando scriveva utilizzava uno stile più elevato.

Per le lingue provenzali, Francois Raynovard che porta avanti diversi studi sul lessico dei trovatori, iniziatore della
filologia romanza come disciplina scientifica. I volgari secondo lui deriverebbero da lingue romane, identificabile con il
provenzale. Identifica alcuni importanti fenomeni fonetici e morfologici come futuro perifrastico con Habeo es. cantabo
latino classico;

Friedrich Diez adatta le lingue neo-latine al metodo storico- comparativo di Frnz Bopp (lingue indoeuropee) e di
Grimm. Si interessa di letteratura castigliana e provenzale; il latino viene individuato come lingua popolare dei romani.

Sviluppo della dialettologia in Italia: Graziadio Isaia Ascoli. Con lui si evidenzia l’importanza della linguistica
romanza nel campo della glottologia. Nella metà del 19 secolo: pensiero postruista. Vede le lingue come organismi
viventi (albero genealogico).

 Site (m)> sete


 Fide(m)> fede
 Focu(m)> fuoco
 Iocu(m)> giuco

Notiamo come dalla i breve latina si passa alla e chiusa e dalla o breve si è sviluppato il dittongo –uo.

Quale latino??

Il latino letterario non è quello delle lingue romanze, ma quello parlato quotidianamente.

 Differenziazioni regionali: nella parte occidentale dell’impero romano: azioni dei substrati cioè si è
impiantato nei territori dove non si parlava latino ed è stato influenzato dalle altre lingue. Aneddoto: Adurtiano,
nativo della Spagna, parlante latino; quando arriva a Roma e assume una carica importante, fa un discorso in
senato e i romani risero per il suo accento di latino ispanico=> differenze diatopiche.
 Differenze sociali o diastratiche
 Differenze diacroniche: differenze di adstrato e substrato. Quando invadono l’impero romano avvengono
influenze di altre lingue: le germaniche e le slave hanno ridotto il territorio in cui si parlava il latino.

Iscrizioni pompeiane 62 d.C. – 79 d.C. A Pompei si scriveva sui muri per propaganda politica o per prendere in giro
in latino volgare.

 Valeat: valia
 Pereat: peria

Come possiamo notare, le consonanti in latino volgare cadono ed il dittongo –ea diventa –ia in latino classico.

Origini romanze

 Processo di formazione di nuovi sistemi linguistici a partire dal latino, con nuove tradizioni letterarie.

Due macro fenomeni (in parte consecutivi):

1. Formazione e stabilizzazione delle parlate romanze;


2. Formazione e affermazioni di tradizioni letterarie romanze.

Lingue romanze: sistemi linguistici distinti dal latino, come tali anche nella coscienza dei parlanti. In realtà le
distinzioni erano già presenti: non più distinzione diastratica o diatopica ma vera e propria distinzione tra sistemi
(diglossia e diasistema: copresenza di latino scritto e parlato) = periodo in cui la frattura tra lingua scritta e lingua
parlata aumenta fino ad arrivare nel 7 secolo ad un vero e proprio bilinguismo.

 Sistemi organizzativi di tradizioni letterarie: a partire dall’11 secolo, con ampio sviluppo nel 12, nella zona
galloromanza nel secolo successivo mentre in area iberica (poesia galeco- portoghese e epica del cid in
castigliano) e in area italica (poesia siciliana). Il problema era come rendere i segni latini con nuovi suoni e
ogni copista trovava una propria soluzione.
 Fonti per l’affermazione linguistica dei volgari romanzi: attestazioni scritte.
 Fonti per affermazione letteraria dei volgari: individuazione di traduzioni di scrittura

Tipologie di testo:

 Documento/ monumento: distinzione introdotta da Zumthor:


 Documento: testo che fornisce indicazioni e informazioni per una specifica ricerca, quindi ci fornisce dati.
 Monumento: testo depositato, di memoria che va conservato con determinati aspetti formali. Il monumento
può far parte di una tradizione culturale.
 Concetto di scripta: insieme delle traduzioni grafico-scrittorie vigenti in un dato ambito o territorio;
convenzione di trascrizione (in assenza di nomi precisi anche “usus” del singolo copista. I sistemi ortografici
sono in via di formazione. I testi dei manoscritti sono spesso diasistemi culturali e linguistici. La scrittura non
corrisponde alla pronuncia del parlato. Problemi legati anche all’edizione di testi medievali in volgare.

circolazione dei testi:

 Trasmissione orale: esecutori professionisti, giullari specializzati in determinati repertori


 Copia manoscritta per esempio l’epica ovvero la narrazione di storie cavalleresche, leggende o rapimenti di
fanciulle.

Natura orale di molti testi letterari e diffusione della memoria culturale attraverso l’oralità. Fino al 13 secolo la maggior
parte dei testi scritti in volgare erano destinati ad essere letti e ascoltati in pubblico, recitata o cantata come la “chanson
de gestae”.

Auralità: condizione del testo scritto ma diffuso oralmente.

 Per lungo tempo l’unico veicolo per la trasmissione culturale era l’istituzione: limiti imposti alla diffusione del
volgare ( per esempio dalla censura ecclesiastica).
 Modello per i primi testi romanzi: l’impianto grafico- scrittorio è quello del latino. I generi e i testi letterari di
riferimento sono in genere quelli latini.
 I primi testi romanzi sono addirittura ibridi (testi latini con parti in volgare): diasistema come “i giuramenti di
Strasburgo” in lingua francese
 Non bisogna immaginare una distinzione tra scrittori e pubblico del latino e quello del volgare: condivisione di
temi, motivi, miti, forme espressive. I temi religiosi venivano solitamente scritti in latino poi in volgare, mentre
i testi volgare come la narrazione cavalleresca venivano scritti in latino. Le due aree condividevano la stessa
cultura.

Tradizioni letterarie:

 Tradizioni letterarie latina (latino cristiana): testi classici e testi medio-latini.


 Tradizione profana e volgare: temi e motivi del folkrore legate alle figure del guerriero, del cavaliere, della
dama, della cortesia, dell’amore+ forme metriche popolari. In realtà anche la cultura medio latina non è
immune da prestiti dal folkrore e dalla cultura profanaa.

4-5 secolo d.C. : disgregazione dell’impero romano con l’editto di Caracalla la cittadinanza romana viene estesa per
tutto l’impero che porta automaticamente ad un’espansione del latino comportando aumento di variabilità de latino.
Disgregazione che avviene anche per cause politiche e culturali. C’è un crollo del sistema urbano, distruzione di parte
del patrimonio culturale e frazionamento del territorio che porta alla nascita di maggior confini. Si ha anche un
impoverimento del latino, si imbarbarisce sempre di più con lessico dialettale. Rimane la Bibbia che però non è un
esempio di latino classico come “la vulgata di San Girolamo”. In questo caso si parla di bilinguismo. Poiché le lingue
germaniche insediate nel mondo latino parlavano dialetti differenti, l’influenza che hanno avuto è stata diversa sugli
idiomi romanzi: del francone sul francese, del goto sulle parlate iberiche, del longobardo sulle lingue italiche e così via.
Di norma si tratta solo di influenza lessicale; solo nei dialetti francesi si ha qualche cambiamento fonetico.

Le invasioni hanno reso irreversibile la dislocazione politica dell’impero, determinando la formazione di spazi politici
più ridotti. Diventa quindi astratta la nozione stessa di norma linguistica comune.

Tre fasi per le origini romanze:

1. Evoluzione dei sistemi linguistici: il latino tardo parlato evolve e si differenzia sul territorio della Romania
2. Presa di coscienza dell’evoluzione avvenuta: percezione della diversità tra latino e volgare tra gli stessi volgari
romanzi
3. Trasferimento nello scritto della oralità.

Modello di ARRIGO CASTELLANI

Dimensione verticale: il latino classico nasce in era repubblicana e permane, non si evolve. Il latino aristocratico
declina perché l’aristocrazia viene eliminata da quella germanica per poi confluire con il latino volgare e dare inizio alle
lingue romanze.

Dimensione occidentale: il latino parlato di chi ha la cittadinanza, lingua d’amministrazione e commercio. Con l’editto
di Caracalla aumenta il numero di parlanti e quindi della varietà.

Modello di ERNST PULGRAM (il migliore)

Distingue il latino scritto dal parlato con una lingua cronologica. Il latino antico si sviluppa nel 200-300 a.C., il latino
classico in epoca repubblicana con Cicerone. Si passa poi ad un latino tardo scritto in manira differene da quello
classico che si avvicina al volgare “la vulgata di San giolamo”. Degradamaggiormente con le invasioni barbariche;
regno dei Merovigni, dinastia franca che domina il nord della francia. Aveva una classe amministrativa che utilizzava il
latino scritto ma scorretto, lontano dal latino tardo. Poi si sviluppa l’epoca carolingia, Carlo Magno riunifica l’Europa
sotto un’unica autorità e sarà incoronato dal Papa a Roma. Per sua volontà vi è la ripresa dello studio del latino poiché
ci si rende conto dell’aspetto più pratico. C’era bisogno di funzionari capaci di scrivere in latino corretto e unificato in
tutte le cancellerie e aree dell’impero carolingio. Ci si reca nei monasteri, si riaprono le biblioteche e si tirano fuori i
manoscritti e ci si rende conto della differenza con il latino antico e la volontà di recupero di una form aulica che avverà
nell’umanesimo e darà avvio al Rinascimento. Scriptoria nell’epoca carolingia arrivano a scrivere 6 bibbie ogni anno=>
da l’idea dell’enorme sforzo della cultura manoscritta.

Altra innovazione è la scrittura. Nei merovigni si creano nuove grafie così come scriptoria successivi che ne creano
diverse. Dopo il 1000 si sviluppa la scrittura gotica, ma diventa difficile la lettura e la copia, e solo con l’umanesimo si
decide di recuperare i vecchi manoscriti di epoca carolingia adottando la scrittura peri testi di stampa ma in realtà era
una scrittura più recente del 9 secolo.

Con i carolingi poi il latino declina e si copia il medio latino scritto in epoca medievale fino all’umanesimo. La
pronuncia si stabilisce come norma il latino della corte papale a Roma. Il latino parlato invece ha un’evoluzione
continua. Con le invasioni barbariche diventa proto-romanzo, con l’epoca carolingia si prende coscienza di queste
lingue, la lingua parlata non era il latino e ci si rende conto quando si riprendono i manoscritti; si arriva alla
consapevolezza della trasformazione linguistica (es. le omelie non vengono più pronunciae in latino poiché non
comprensibili. La traduzione non richiedeva sforzo, nemmeno i chierici sapevano parlare il latino). Si creano spazi per
le lingue romanze scritte; le lingue tratteggiate rappresentano uno scarto artificiale ma sorta di lingua letteraria.

Modello di POGER WRIGHT

Rappresenta grafia e fonia nel latino tardo imperiale c’è una frattura tra le due cose; nel protoromanzo si fa sempre più
accentuato. A livello scritte le lingue romanze mantengono le modulazioni del latino, a livello parlato il latino medievale
usava la pronuncia delle parlate romanze.

Modello di WALTER BERCHIN

Grafico dell’evoluzione diacronica: c’è un crollo enorme con il latino vìmerovingio che viene recuperato nell’epoca
carolingia. Nel 10 secolo rinascigta otoriana, ma nel 11 secolo si riprende quello carolingio.

Nel secondo si vede la quantità di latino letterario conservato, soprattutto dai padri della chiesa durante i carolingi e poi
umanesimo si conserverà poco dal barocco in poi.

20/02

Rinascita carolingia (fine 8 secolo- 9 secolo)

 Per rinascita carolingia si intende lo sviluppo del fenomeno culturale e politico tra l’8 e 9 secolo (dall’ascesa
del potere in Francia quando Carlo Magno prende potere e comincia ad estendere i domini franchi fino alla
coronazione nell’800 e la morte nell’814). La riforma carolingia non si interrompe però con la sua morte ma
segna sicuramente una frattura.
 È una rifondazione classicista=> riscoperta dei classici, si riprende a studiare il latino relativo alla chiesa (un
latino tardo antico, e non classico). il risultato di questo sarà il latino medievale o medio-latino. Si aggiunge
apertura di scuole, di librerie e biblioteche monastiche; aumentano le richieste per lo studio del latino. =>
latino uniforme per tutto l’impero (latino merolingico, della corte papale etc.). l’unificazione territoriale quindi
porta all’omologazione della lingua della cultura=> riforma della norma linguistica antica per il latino.
 La riforma culturale causa una presa di coscienza della differenziazione tra lingua corrente e latino scritto=>
prima della riforma non c’era questa coscienza. la lingua volgare come lingua romanza mentre quelle nate dal
latino erano le prosecuzioni del latino portando a tanti latini. L’italiano che parliamo oggi è il latino del 21
secolo.
 Il latino carolingio viene progressivamente riconosciuto come lingua altra rispetto a quella volgare: emerge
l’artificialità della lingua latina dal momento che si scriveva anche un latino estremamente scorretto perché
influenzato dalle parlate volgari.
 Si pone il problema della comprensione da parte del più largo pubblico di quanto viene detto e scritto in latino
(omelie, vite dei santi, ecc.): una volta che si prende coscienza della diversità tra latino e lingue volgari ma
anche all’interno dei vari latini arrivano dei problemi di comunicazione. Come comunicare ai fedeli e al
popolo? Cosa che prima veniva fatto in un latino scorretto. È possibile che esistesse un latino talmente
scorretto che permetteva comunque di essere compreso dal pubblico essendo infatti molto influenzato dal
volgare.
 Nozione della diversità dei sistemi linguisti.

La chiesa quindi si rende conto di dover mutare lo strumento linguistico per essere compreso dai fedeli=> concilio di
Tours 813:

 Aduna vescovi che si discutono di vari questioni emettendo norme ed ordini di tipo pastorali in cui si chiede al
corpo ecclesiastico di sforzarsi di pronunciare omelie in lingua volgare (non solo lingue romanze ma anche
germaniche). I vescovi appartenevano sia all’area romanza che germanica in cui la differenza tra latino e
tedesco era più forte e sentita.
 La gerarchia ecclesiastica prende coscienza dell’irriducibilità dei sistemi linguistici correnti e quindi
dell’esistenza accanto al latino di una lingua vera e propria parlata dal volgo. => necessità di comunicare in
maniera pratica i contenuti veicolati prima in latino, adesso in volgare, ai propri fedeli.
 Comma 17: si ritiene necessario che il vescovo nelle omelie impartisca lezione ai fedeli mediante una
traduzione che dia la possibilità a tutti di comprenderne il significato. In latino: aperte transferre studeat: i
vescovi si sforzino di trasferire in una lingua aperta, chiara, in rusticam romana lingua aut thiotiscam: una
lingua romana e rustica oppure tedesca.
 Le prescrizioni del concilio sono dettate pensando sia alla massa dei fedeli sia al basso clero: tutti coloro che
entro una gerarchia culturale carolingia potevano essere globalmente considerati come illetterati. Il clero era
poco istruito quindi questa prescrizione del concilio si indirizza anche a loro.

Il processo terminerà con il concilio vaticano 2: progressivo abbandono del latino in favore delle lingue volgari. In
questo concilio si parla ancora solo di omelie con il concilio prossimo si adottano le lingue volgari per tutta la
liturgia. Lingua originale della Chiesa era il greco perché esso era la lingua della cultura nella parte orientale
dell’impero, proprio da dove ha origine il cristianesimo. Solo con il 4 secolo che la Chiesa occidentale adotta il latino
perché era la lingua compresa dai fedeli nella parte occidentale dell’impero. Non era un allontanamento ma per dare la
possibilità di comprensione.

Il concilio di Tours si inserisce nei vari concili che hanno lo scopo di comunicare in maniere sempre più chiara con i
fedeli.

Tipologia dei primi testi romanzi con valore documentario

 Testi latini che presentano singole unità innovative: in cui si individua nella sintassi aspetti che annunciano una
trasformazione in corso ma sempre scritti in latino.
 Testi che documentano un lento passaggio verso autonome manifestazioni scritte di un’espressione orale
prossima all’essere romanza: esempio dei “glossari” ovvero testi di monaci, con elenchi di parole scritte in
latino o greco, in cui il copista cerca di rendere queste espressioni più chiare e quindi più comprensibili=>
glossare i termini proponendo una versione sempre in latino più semplificata.
 Testi chiaramente romanzi: che non si possono considerare in lingua latina.

1 tipologia:

 Non si tratta di testi bassi ma di varia destinazione come trattati, ricettari che necessitano di un lessico
specifico. Si tende a latinizzare parole del linguaggio corrente.

2 tipologia:

 Scritti che modelli d’oralità che preannunciano il volgare;


 Necessità comunicativa: testi che cercano di riportare espressioni del parlato riportando un discorso
pronunciato oralmente in forma scritta con soluzioni in latino o lingue romanze che stavano emergendo. Latino
che imita la parlata romanza o veri e propri testi in lingua volgare.
 Le modifiche acquisiscono peso e finiscono con l’incidere sulla fisionomia linguistica dei testi;
 Latino “circa romancum” (latino che imita il volgare” e testi composti “iuxta rusticitatem” secondo la maniera
della rusticità)

Appendix probi Si tratta di 5 scritti grammaticali latini di Valerio Probo, forse attribuzione falsa. Sono dei trattati
che seguono gli scritti grammaticali di Valerio Probo. Il manoscritto si conserva a Napoli e proviene dall’abbazia di
Bobbio. Sono statti copiati nell’abbazia nell’8 secolo. La terza sezione si presenta come un elenco di 227 parole seguite
nella forma erronea= si vuole proporre la norma corrente di scrittura e parlata latino. È interessante perché oltre alla
voce corretta viene riportata anche quella scorretta che rivela tratti delle lingue romanze che si stanno sviluppando. Es.
speculum non speclum: notiamo il fenomeno della perdita di una sillaba e il nesso consonante cl. Tra il confronto della
forma corretta e scorretta vengono quindi documentate le trasformazioni.
 Trasformazione delle vocali che diventano semiconsonanti se precedono la vocale es. vinea=> vinia; cauea=>
cavia; lancea=> lancia cade la e che diventa la i. la i che oggi scriviamo è un grafema per rappresentare la
palatale c.
 c’è anche un’evoluzione di u in o=> columna: colomna; formica: furmica; columber: colober; robigo: rubigo.
Il fenomeno genera confusione nel parlato tra u e o.
 perdita della –m finale
 riduzione del nesso –ns a semplice sibilante: ansa non asa; tensa non tesa
 e all’inverso, presenza di ipercorretismi: hercules non herculens (correggere parole che sono corrette).

3 tipologia:

 ci si avvicina all’ambito romanzo.


 Attestazioni nello scritto di modalità linguistiche coerenti che possano dirsi romanze
 I più antichi testi letterari (dell’880 in più antico, successivo alla riforma carolingia)
 La tipologia si sviluppa nelle letterature della seconda metà dell’11 secolo
 Prima è possibile individuare testi che si distanziano da testi precedenti per la qualità della scrittura e impegno
formale; componenti in versi, per il canto o la declamazione; utilizzo di una versificazione romanza,
esperimenti di scrittura in forma scritta di parlate mai messe per iscritto prima. In latino le vocali non si
distinguono per l’accento ma per la lunghezza (vocali lunghe o brevi). Con il passaggio delle lingue romanze
conta di più l’accento, la forza della voce messa quando si pronunciano le vocali=> trasformazione del sistema
della pronuncia.
 Emerge anche la rima che non esisteva in latino.
 Tutte queste cose emergono quindi nei testi romanzi.

Glossari: testi che sono sempre in latino. Glossano un testo latino attraverso altre parole più comprensibili ma sempre
in latino dal momento che certe espressioni non erano più comprese. Il copista, leggendo il manoscritto, scriveva a
margini o nell’interlinea la voce in latino più chiara. Sono spiegazioni, talvolta traduzioni. I glossari sono raccolte di
glosse. Ricordiamo il glossario di Kassel che glossa in latino, tedesco, quello di Monza che glossa un testo greco in
latino romanzo ovvero un latino che presenta aspetti romanzi e il glossario di Reichenau che traduce in latino romanzo:

 9 secolo, manoscritto del 10 secolo;


 Reichenau è un’abbazia benedettina
 Nel glossario sono conservati 5000 lemmi;
 È un glossario biblico (testo latino della Vetus latina poi ci sarà la traduzione di San Girolamo) con elencazione
di termini difficili che vengono esplicitati
 Il 10% delle glosse presenta un’impronta proto romanza: non c’è una lingua romanza ma voci latine, alcune
che si avvicinano ad espressioni del volgare e del romanzo.

es. onustus: non veniva più compreso perché si utilizzava la parola carcatus (caricato)

es. binas: duas e duas (a coppie); da aper a salvaticus porcus (chinghiale).

 Neoformazioni attraverso la costruzione con suffissi o prefissi regolari. Es. anus: vetulae “vecchie”.

Con il passaggio alle lingue romanze, le declinazioni coi casi cadono però rimangono per un certo periodo in francese:
il caso soggetto e il caso regime che sono i due resti dell’antica declinazione latina.

Germanismi: Italia: Longobardia si intendeva l’Italia sottomessa ai longobardi, poi si riduce nel Medioevo quando si
intende il Nord Italia dalla Toscana che sarà quasi tutto Lombardia; Francia: Gallia

Crisi dei superlativi:

 Optimus: meliores (i migliori, i più bravi) estensione del comparativo sintetico in luogo del superlativo, questo
poi viene recuperato come cultismo
 Saniore: plus sano (più sano). Usiamo una perifrasi aggiungendo un avverbio primo dell’aggettivo.
Lex salica: raccolta di leggi degli antichi Franchi Salii che diventerà fondamento del diritto germanico del nord della
Gallia. È una norma che fino alla rivoluzione francese avrà i suoi effetti ad esempio veniva imposto che l’eredità non
fosse passata alle figlie femmine come la possibilità di successione al trono. Parodia: testi parodici in cui ci sono
elementi romanzi (area orientale della lingua d’oil).

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