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Procedimento VAS
Dott.nat.Giacomo De Franceschi
Dichiarazione di non avvio della procedura di VIncA- DGR 1400/2017 2
PROCEDURA PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA
MODELLO PER LA DICHIARAZIONE DI NON NECESSITÀ DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA
del progetto denominato “Piano degli Interventi variante n°3” nel Comune di Piovene Rocchette (VI).
________________________________________________________________________
DICHIARA
che per l'istanza presentata NON è necessaria la valutazione di incidenza in quanto riconducibile all’ipotesi
di non necessità di valutazione di incidenza prevista dell’Allegato A, paragrafo 2.2 della D.G.R. n° 1400 del
29/08/2017 al punto / ai punti [barrare quello/i pertinente/i]
1 2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15 16
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×23
DATA Il DICHIARANTE
18/02/2020 Dott.nat.Giacomo de Franceschi
Il sottoscritto dichiara inoltre di essere a conoscenza che il rilascio di dichiarazioni false o mendaci è punito
ai sensi dell'art. 76 del D.P.R. 28/12/2000 n. 445 e ss.mm.ii., dal Codice Penale e dalle leggi speciali in
materia.
Tutte le dichiarazioni contenute nel presente documento, anche ove non esplicitamente indicato, sono rese
ai sensi, e producono gli effetti degli artt. 47 e 76 del DPR 445/2000 e ss.mm.ii.
Ai sensi dell’art. 38 del DPR 445/2000 ss.mm.ii., la dichiarazione è sottoscritta dall’interessato in presenza
del dipendente addetto ovvero sottoscritta o inviata insieme alla fotocopia, non autenticata di un documento
d’identità del dichiarante, all’ufficio competente Via fax, tramite un incaricato, oppure mezzo posta.
Il DICHIARANTE
Dott.nat.Giacomo de Franceschi
DATA
18/02/2020
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conseguenti (es. vigilanza, monitoraggio, …).
L’interessato ha l’obbligo di fornire i dati personali e il mancato conferimento non rende possibile lo
svolgimento dei predetti compiti.
Il Delegato al trattamento
Direttore U.O. Commissioni Vas Vinca Nuvv
f.to Dott. geol. Corrado Soccorso
RELAZIONE TECNICA
La porzione di area C2/41 in adiacenza e continuità della zona B/26 rimarrà invariata non essendo oggetto
di variante ai sensi della LR 11/2004 art 18 ter.
Gli estratti seguenti rappresentano la cartografia del PI vigente e quella della proposta di Variante.
Il lotto di proprietà comunale, data la minore estensione, potrà invece ospitare un edificio di circa 1300 mq
con superficie di vendita di massimo 1000 mq, con la relativa area a standard, ma ad oggi non essendo
nota la futura proprietà dell’area, è possibile esclusivamente indicare quali saranno le massime dimensioni
consentibili in base alle dimensioni dell’area.
I dati dimensionali e gli indici urbanistici conseguenti alla variante saranno quelli sotto riassunti:
- rapporto di copertura fondiario: 60% del lotto;
- altezza massima del fabbricato: h = 9 ml. fatte salve diverse altezze in presenza di comprovate
esigenze di ordine tecnologico.
Il Comune di Piovene Rocchette è classificato a rischio per quanto riguarda l’esposizione a Radon. La
documentazione per l’autorizzazione ad interventi di nuova costruzione dovrà essere corredata da una
relazione tecnica che documenti gli interventi adottati per prevenire l’ingresso negli ambienti abitativi di
radon proveniente dal sottosuolo.
1.1.2 Modifiche alle norme tecniche di attuazione prevista dalla variante al PI.
A seguito della variante sarà integrato come segue l’art.8 “ATTUAZIONE CON PERMESSO DI
COSTRUIRE CONVENZIONATO”, l’art 15 “SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO IN ZONE TERRITORIALI
OMOGENEE” delle NT inserendo tra le zone omogenee D la destinazione D2e/1 e sarà inserito l’art.24
BIS Z.T.O. "D2E/1": COMMERCIALI PER MEDIE STRUTTURE DI VENDITA.
Di seguito si riportano gli estratti normativi riguardanti i singoli articoli oggetto di modifica (in nero il testo
vigente, in rosso le modifiche/integrazioni).
Verrà inoltre inserito il nuovo articolo 24 bis che recita come segue:
All'interno di tale zona il P.I. si attua mediante interventi edilizi diretti soggetto a permesso di
costruire convenzionato nel rispetto dei seguenti indici:
- rapporto di copertura fondiario: 60% del lotto;
- altezza massima del fabbricato: h = 9 ml. fatte salve diverse altezze in presenza di
comprovate esigenze di ordine tecnologico.
- distacco tra edifici: non inferiore all'altezza del fabbricato più alto con un minimo di 10 ml.,
è inoltre consentita l'edificazione in aderenza;
- distanza dai confini: 5 metri;
- distanza minima dal ciglio stradale: 10 ml, fatta salva la relativa fascia di rispetto
graficizzata nella tavola del PI.
Con l’attuazione del primo stralcio andrà realizzato il percorso pedonale di collegamento tra la
nuova area commerciale e le aree adiacenti; il tracciato riportato negli elaborati del PI potrà
essere modificato senza che ciò costituisca variante al PI.
Rete elettrica
Il collegamento dei lotti alla rete elettrica avverrà tramite un collegamento aereo o interrato da definirsi.
Rete dati-telefonia
A servizio dei lotti verrà posata una linea dati-telefonica collegata all’esistente rete del gestore telefonico.
Rete acquedottistica
A servizio delle attività commerciale saranno predisposti nuovi allacciamenti alla rete idrica comunale
esistente. Come visibile dall’estratto di mappa seguente, sono attualmente presenti condotte lungo via
Thiene e il tracciato della SP349 e SP350.
Rete fognaria
Gli scarichi fognari del nuovo insediamento commerciale saranno collegati all’esistenti linee di raccolta già
collocate lungo la viabilità stradale adiacente la zona D2e/1 tramite la posa di una nuova rete interna
l’ambito.
Estratto rete fognaria esistente nell’area di variante
Tra le opere accessorie si prevede la realizzazione di aree di parcheggio, aree verdi, percorsi carrabili e
pedonali. Si osserva da subito che buona parte delle aree a parcheggio saranno ubicate di fronte ai due
edifici, e i restanti stalli sul lato est dell’edificio alimentare.
Viene posta particolare attenzione ad alcune tipologie di utenza "debole" con problematiche di ridotta
mobilità:
• i portatori di handicap motori;
• le donne in stato di gravidanza.
Per tali categorie di utenti saranno riservati un sufficiente numero di posti auto individuati con opportuna
segnaletica e collocati in posizione strategica rispetto all’ingresso del punto vendita.
Come già anticipato, nel rispetto dell’art 14 delle NT che norma le caratteristiche degli insediamenti di
carattere commerciale, gli spazi (parcheggi, verde, ecc.) nell’ambito del permesso di costruire n.13
dovranno essere almeno uguali a 200 mq per ogni 100 mq di superficie lorda di calpestio. All'interno degli
spazi come sopra definiti dovrà essere reperita la superficie a parcheggio effettivo almeno uguale a 70 mq
ogni 100 mq di superficie lorda di calpestio. Gli standard richiesti per il progetto del lotto soggetto a
permesso di costruire n.14 dovranno invece prevedere almeno 150 mq per ogni 100 mq di superficie lorda
di calpestio per il lotto con superficie di vendita fino a 1000 mq. All'interno degli spazi come già definiti dovrà
essere reperita la superficie a parcheggio effettivo almeno uguale a 70 mq ogni 100 mq di superficie lorda
di calpestio.
In osservanza art 68 del Regolamento Edilizio, sarà obbligatorio prevedere l’installazione di infrastrutture
elettriche per la ricarica dei veicoli idonee a permettere la connessione di almeno 2 vetture ogni 250 mq di
superficie utile nei parcheggi pubblici o ad uso pubblico e 1 vettura ogni 250 mq nei parcheggi privati.
Nelle aree a parcheggio dovrà essere prevista un'adeguata dotazione di presenze arboree e arbustive,
finalizzata ad ombreggiare i veicoli in sosta e a schermare visivamente le aree a parcheggio dal contesto
circostante, coerentemente con quanto previsto dall’Art. 49 del Regolamento Edilizio.
L’area di manovra e i parcheggi verranno dotati di segnaletica orizzontale e verticale, secondo il Codice
della Strada vigente, e che verranno indicati nel progetto da realizzarsi in fase esecutiva.
Gli accessi ai lotti commerciali e dunque dei parcheggi a servizio di nuova realizzazione saranno raccordati
alla viabilità pubblica di largo Peugeot (SP349) tramite una corsia di accesso e una di uscita. A seguito del
parere preliminare emesso da Vi.Abilità, ente gestore della strada provinciale “SP349 Costo” tangente
l’intera area, sarà infatti possibile realizzare un nuovo accesso diretto dalla provinciale con le geometrie
indicate ed approvate preliminarmente in data 18 07 2018.
L’ingresso al lotto sarà realizzato in modo da non comportare impedimento alla regolare viabilità stradale,
impostando una corsia di decelerazione affiancata alla viabilità ordinaria di limitata lunghezza che agevola
La Valutazione di Compatibilità Idraulica (VCI) redatta dall’Ing. Mauro Resenterra, allegata al presente
RAP, fornisce le indicazioni per garantire la sicurezza idraulica all’area interessata dalla Variante al Piano
degli Interventi.
Nell’area urbanizzata è presente una diffusa rete fognaria (di tipo mista). Le indicazioni fornite dal gestore
della rete fognaria (Alto Vicentino Sevizi) e dal Consorzio di Bonifica consigliano, vista l’elevata permeabilità
del terreno nell’area di Variante, uno smaltimento dei nuovi carichi idraulici attraverso l’infiltrazione nel
terreno per non aggravare l’attuale condizione funzionale delle reti.
In considerazione della permeabilità e profondità di falda attesa nell’area d’intervento, da validare in fase
di progettazione esecutiva con prove in sito, viene pertanto proposto in questa fase della Pianificazione
uno smaltimento nel suolo per le acque meteoriche raccolte nelle superfici impermeabili.
Suddivisione delle aree sottese dalle due reti di drenaggio delle acque meteoriche.
La prima rete di drenaggio preposta a raccogliere le acque della viabilità di accesso (Area 1) prevede un
collettamento verso l’area verde centrale dove una batteria di pozzi, preceduta da un dispositivo
disoleatore/sedimentatore, provvederà allo smaltimento per infiltrazione nel suolo.
Il volume di laminazione richiesto ai sensi della DGR 2948 del 6/10/2009, considerando eventi con un
tempo di ritorno di 100 anni e capacità di infiltrazione del suolo pari a 20 l/s/ha, è stato calcolato nella VCI
per l’Area 1 pari a 101 mc. Tale volume di laminazione sarà ricavato come depressione dell’area verde
centrale circoscritta dalla viabilità di accesso (660 mq) dove si posizionano anche i pozzi d’infiltrazione, con
capacità complessiva pari a 20 l/s/ha. Il volume sarà ricavato come ribassamento di circa 40 cm dell’area
verde comprensivo di 20 cm di franco di sicurezza (invaso totale: 264 mc).
La seconda rete di drenaggio prevede invece di raccogliere le acque provenienti dai fabbricati, dai
parcheggi e dalla viabilità accessoria (Area 2), con recapito verso una seconda batteria di pozzi posizionata
sotto l’area di parcheggio.
Il volume di laminazione sarà in questo caso ricavato dalla batteria di pozzi stessa collegata ad un pettine
di tubazioni sovradimensionate per ricavare il volume necessario che anche in questo caso sarà funzione
della capacità del sistema d’infiltrazione.
Il volume di laminazione richiesto ai sensi della 2948 del 6/10/2009, considerando eventi con un tempo di
ritorno di 100 anni e capacità di infiltrazione del suolo pari a 20 l/s/ha, è stato calcolato per l’Area 2 pari a
661 mc. Tale volume sarà ricavato sotto le aree di parcheggio con un pettine di tubazioni
sovradimensionate con sezione scatolare 2000 x 1500 in cls armato con lunghezza complessiva di 220 m
(invaso totale: 661 mc), accoppiato ad una batteria di pozzi con capacità complessiva pari a 20 l/s/ha
preceduta da un dispositivo disoleatore/sedimentatore.
Si sottolinea che le acque meteoriche raccolte nei piazzali di manovra e nelle aree di sosta delle
autovetture, come previsto dall’art. 39 del Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto, dovranno
essere destinate ad un sistema di trattamento tramite disoleatore+sedimentatore prima della consegna
finale al sistema di infiltrazione; tali vasche dovranno essere periodicamente sottoposte ad interventi di
manutenzione e pulizia.
Ipotesi di realizzazione invaso di laminazione con sistemi d’infiltrazione aventi capacità 20 l/s/ha.
1.2.2 Attrezzature
Nel seguito si riporta l’elenco indicativo dei mezzi d’opera che verranno utilizzati in ciascuna delle fasi di
cantiere.
FASE 2
Livello di Potenza sonora dB (fonte
Tipo di mezzo Quantità
INAIL Torino)
In sede di progettazione edilizia esecutiva, i progetti si dovranno adeguare a quanto previsto dalle Norme
Tecniche del PI, dal Regolamento Edilizio e dal Prontuario per la qualità architettonica e ambientale, al fine
di impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile, gli eventuali effetti negativi significativi
sull’ambiente dell’attuazione delle azioni previste dalla Variante al PI.
In particolare, tra gli elementi più significativi si ricorda:
1. Le prestazioni termiche dell’involucro edilizio del sistema edificio - impianto devono soddisfare i
requisiti minimi prestazionali definiti dalle vigenti norme in materia di energia nell’esigenza di ridurre
i consumi energetici per la climatizzazione invernale ed estiva e mantenere condizioni di comfort
termico negli ambienti interni. Per gli edifici di nuova costruzione con copertura piana è
raccomandata e incentivata la realizzazione di tetti e pareti verdi compatibilmente al contesto
urbano.
3. I parcheggi devono di norma essere realizzati utilizzando materiali il più possibile permeabili per le
zone di sosta, fatte salve norme più restrittive contenute nei pareri degli enti competenti, qualora
compatibili con le esigenze di tutela ambientale del suolo e del sottosuolo. Qualora le condizioni
ambientali lo consentano, anche con riferimento a quanto previsto dal Piano Regionale di Tutela
delle Acque, potranno altresì essere utilizzati conglomerati ecologici drenanti, anche pigmentati
per un migliore inserimento paesaggistico.
4. Le aree di sosta ed i cortili destinati a parcheggio devono essere dotati di idonei sistemi di raccolta
e smaltimento delle acque meteoriche nel rispetto delle vigenti norme adottando tutte le
precauzioni per evitare l’erosione dei terreni e versanti e la diffusione di inquinanti.
5. I parcheggi scoperti devono essere sempre alberati, nel rispetto delle direttive e prescrizioni fornite
dallo strumento urbanistico generale, ponendo a dimora alberature appartenenti a specie
autoctone o tradizionali, poste in maniera da garantire l’ombreggiamento delle aree di sosta
durante la stagione estiva; si dovrà avere cura che gli alberi messi a dimora non interferiscano con
gli spazi necessari per la manovra, la sosta e l’uso delle automobili.
6. E’ necessaria installazione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli idonee a permettere
la connessione di almeno 2 vetture ogni 250 mq di superficie utile nei parcheggi pubblici o ad uso
pubblico e 1 vettura ogni 250 mq nei parcheggi privati.
7. Considerando le concentrazioni di gas radon riscontrabili nel Comune di Piovene dovranno essere
adottate le prescrizioni riportate all’Art. 42 - prescrizioni costruttive per l’adozione di misure di
prevenzione del rischio gas radon del Regolamento Edilizio del P.I..
8. Considerando le superfici coinvolte e la volontà di mitigare gli effetti sulla matrice ambientale acqua
e suolo si dovrà verificare la coerenza tra il progetto edilizio e i contenuti e prescrizioni dell’Art.
ART. 39.8 contenimento dei consumi idrici del Regolamento Edilizio del P.I.
10. Sarà adottata la raccolta differenziata dei rifiuti assimilabili ai rifiuti urbani prodotti tramite il servizio
di raccolta attivo nel territorio comunale, nei restanti casi si dovranno smaltire attraverso ditte
autorizzate.
L’area interessata dalla Variante n. 3 al PI, di circa 15'000 mq totali è costituita da due distinte proprietà,
entrambe ad oggi classificate dal Piano degli Interventi zona C2/41 “Zona residenziale di espansione”. Uno
dei proprietari è il Comune di Piovene Rocchette, l’altro è la ditta Unicomm srl, in virtù di un contratto
preliminare di acquisto dell’area dai precedenti proprietari sig.ri Bettale Giovanni e Renato e Gasparini Gian
Pietro, Paola Vanda e Stefano. La ditta Unicomm srl risulta essere proprietario in virtù di un contratto
preliminare di acquisto dell’area e di una procura speciale firmata con i precedenti proprietari.
Detti mappali compongono il lotto di intervento per un'area di pertinenza totale di mq. 14.759.
Planimetria catastale
L’area d’interesse ricade nella porzione centrale del territorio comunale di Piovene in un’area agricola
interclusa tra il tessuto rubano consolidato esistente del centro abitato, lungo la viabilità della SP439. Il lotto
in esame s’inserisce in una zona di espansione del tessuto urbanistico già indicato dalla pianificazione del
PAT e PI vigenti.
Dall’analisi della carta dei vincoli e della pianificazione territoriale del Comune di Piovene Rocchette è stato
possibile stabilire come l’unico vincolo interessato dall’ambito in progetto sia il vincolo sismico-zona 3 che
ricomprende l’interno territorio comunale. L’area è situata all’interno del perimetro Centro Urbano: si tratta
di una zona di completamento edilizio
Dal punto di vista ambientale il progetto si inserisce ai margini del centro storico di Piovene Rocchette, in
un contesto urbanizzato prevalentemente residenziale. L’area attualmente tipo agricola e occupata da un
seminativo, è inserita dal P.I. vigente tra le Aree di completamento edilizio e confina a ovest con alcuni
appezzamenti agricoli che trovano ancora uno spazio tra le zone periferiche dei centri urbani.
Di seguito si propone la documentazione fotografica relativa allo stato attuale dei luoghi interessati
dall’intervento.
La distribuzione della vegetazione spontanea all’interno dell’area di analisi mostra una distribuzione
frammentata per la presenza di ambienti estremamente antropizzati: coltivazioni agricole frammiste al
tessuto urbanizzato e la rete stradale che influiscono sulla omogeneità della copertura naturale.
Si nota una netta distinzione tra la porzione orientale di pianura, dove è collocato il progetto e quella
occidentale ai piedi dei rilievi del Monte Summano: infatti la vegetazione forestale dei versanti caldi e delle
basse quote è rappresentata prevalentemente da orno-ostrieti (Seslerio variae-Ostryetum carpinifoliae
Lausi et al. 1982 em. Poldini 1988) e ostrio-querceti (Buglossoido purpureocaeruleae-Ostryetum
carpinifoliae Gerdol et al. 1982 em. Poldini 1988), talora con leccio (ma sull’effettiva spontaneità di questa
quercia si vedano le note nell’elenco floristico).
Quanto sopra esposto rileva la presenza di un paesaggio caratterizzato da un basso valore di naturalità.
Gli interventi sono esterni alla Rete Natura 2000 e che si collocano ad una distanza minima di circa 890 m
dal sito Natura 2000 IT3210040 “Monti Lessini – Pasubio – Piccole Dolomiti Vicentine”.
La ZPS IT3210040 “Monti Lessini – Pasubio – Piccole Dolomiti Vicentine”, estesa per ha 13.872, ricade
nella parte nord-orientale della Provincia di Verona e in quella nord-occidentale della Provincia di Vicenza.
La sua parte occidentale (Provincia di Verona e Comune di Crespadoro) è interamente ricompresa
all’interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia. In relazione alla particolare posizione geografica
del sito, distribuito su diversi gruppi montuosi a ridosso della pianura, e alla grande varietà degli ambienti
in esso presenti, sono localizzate nell’area numerose specie endemiche sia vegetali, sia animali, evolutesi
in questo ambiente in conseguenza delle particolari vicende paleogeografiche che hanno caratterizzato la
storia naturale di quest’area. La sua altitudine minima è di m. 345 fino ad arrivare ai 2.166 metri delle cime
più alte, con un’altezza media di m. 1.263.
Sotto il profilo forestale si identificano arbusteti di pino mugo e Rhododendron hirsutum; arbusteti di Alnus
viridis e Salix spp.; terreni erbosi calcarei alpini. L’ambiente è altresì caratterizzato da un esteso complesso
forestale costituito essenzialmente da boschi di Picea abies, con nuclei ad alta densità di Abies alba e
Fagus sylvatica. Nell’area forestale e nei pascoli circostanti sono presenti alcune specie erbacee a
carattere endemico. Si segnala la presenza di numerose entità endemiche alpine o rare (Aquilegia
einseleana, Cirsium carniolicum, Bupleurum petraeum, Saxifraga hosti) e sub-endemiche molte delle quali
protette dalla L.R. n° 53.
Gli usi del suolo attualmente esistenti nell’ambito territoriale di riferimento (all’interno dell’area di raggio 500
m dal perimetro del progetto presa come area di analisi) sono caratterizzati da una matrice urbanizzata
rappresentata dal tessuto urbano discontinuo con uso residenziale o misto e aree destinate ad attività
industriali, inframmezzate da viabilità aree agricole a vigneto, frutteto, seminativo e prato.
La carta dell’uso del suolo evidenzia nell’area strettamente soggetta a variante urbanistica la presenza di
seminativi (terreni arabili in aree non irrigue)
La maggior parte delle superfici contermini sono quindi rappresentate da superfici già trasformate (tessuto
urbano) o comunque soggette a continue lavorazioni agronomiche e rimaneggiamenti come tutte le
superfici agricole intensive dei seminativi e frutteti.
3.4.1 Estratto tavola del sistema rurale e della rete ecologica - PTRC 2009
Vengono di seguito analizzati la cartografia relativa alla rete ecologica regionale, provinciale e comunale.
Osservando la tavola 9 “Sistema del territorio rurale e della rete ecologica” della Variante parziale al PTRC
(approvata con Deliberazione della Giunta Regionale n. 427 del 10 aprile 2013), l’area di variante al PI non
ricade tra gli elementi della rete ecologica, ma è connotata come area agropolitana di pianura. Anche la
Tavola 3 del PTCP non segnala elementi della rete ecologica all’interno dell’ambito in esame. Nel dettaglio,
l’area di progetto, esterna ad elementi costituenti la rete ecologica regionale, rientra tra le aree agropolitane
di pianura.
Estratto tavola del sistema rurale e della rete ecologica - PTRC 2009
Estratto tavola del Sistema Ambientale del PTCP della Provincia di Vicenza
Estratto – Tavola della Trasformabilità 4.B del PAT del Comune di Piovene Rocchette
Tavola degli elementi della rete ecologica estratti dalla tavola 4 del PAT del Comune di Piovene R.
La definizione dei limiti spaziali rappresenta di fatto uno dei nodi cruciali di tutta la procedura della verifica
di assoggettabilità in quanto la scelta dell’areale di studio può di fatto influenzare significativamente il
risultato della stessa.
Si premette che nessuno degli interventi introdotti dal progetto incide direttamente sui siti della Rete Natura
2000 e/o coinvolge habitat Natura 2000.
L’area di analisi deve pertanto coincidere con tutta la porzione di territorio all’interno del quale sono
prevedibili degli effetti significativi prodotti dal progetto, positivi e negativi, nelle fasi di realizzazione e di
esercizio (anche in combinazione con eventuali ulteriori progetti).
L’obiettivo è quindi quello di individuare un areale entro il quale gli eventuali effetti di incidenza a carico
degli elementi della Rete Natura 2000 si potranno propagare, considerando che l’entità di tali effetti tende
naturalmente ad attenuarsi procedendo in distanza dall’area direttamente interessata dal progetto.
Alcuni degli effetti, come quelli eventualmente connessi alla perdita di habitat, si esauriscono infatti nell’area
di effettiva manifestazione, mentre fenomeni perturbativi a carico di habitat o specie, ad esempio legate ad
emissioni che hanno tendenza a propagarsi nello spazio, si possono manifestare anche a distanza.
Sulla base dell’analisi preventiva delle perturbazioni prodotte dal progetto, sia in fase di realizzazione che
di esercizio, si possono prevedere almeno i seguenti effetti principali.
La soluzione che si è scelto di adottare per valutare la dispersione atmosferica degli inquinanti ha preso in
considerazione le emissioni di un’area di cantiere di dimensione 50 x 20 m, nella quale lavorano
contemporaneamente 6 mezzi pesanti (1 escavatore, 2 autobetoniere, 3 autocarri), posizionata
cautelativamente al limite più esterno del perimetro dell’area di intervento, con vento che spira verso
l’esterno del perimetro stesso e considerando le condizione meteorologica maggiormente sfavorevole alla
diluizione degli inquinanti. Traslando il profilo di concentrazione così calcolato lungo il perimetro esterno
del cantiere è possibile ottenere una rappresentazione sicuramente cautelativa delle concentrazioni di
inquinanti al suolo all’esterno dell’area. Nel Box al termine del paragrafo sono riportate le assunzioni fatte
per la costruzione del modello ed i risultati di dettaglio. La tabella seguente riporta i valori massimi risultanti
dalle simulazioni, e la distanza dal limite del cantiere alla quale tali valori sono attesi.
CO 51.3 5
Massimo valore per la
concentrazione media
NO2 oraria 1.6
I risultati delle analisi mostrano che le concentrazioni attese per quanto concerne gli inquinanti emessi dai
mezzi che operano nella fase di cantiere sono estremamente ridotte e di molto inferiore al limite di legge,
anche nella situazione meteorologica più sfavorevole alla diluizione degli inquinanti in atmosfera. I massimi
valori di concentrazione sono attesi in prossimità del limite del cantiere (5 m dal confine) e diminuiscono
rapidamente con la distanza.
Dato il carattere temporaneo delle emissioni del cantiere, l’esiguità delle variazioni di
concentrazione atmosferica degli inquinanti determinate dal cantiere, si può escludere la possibilità
dell’instaurarsi di situazioni di criticità in grado di modificare l’idoneità ambientale dei luoghi per la
flora e la fauna. Il grado di influenza di questo fattore di pressione sul grado di conservazione di
habitat e specie è quindi valutato come NON SIGNIFICATIVO
Nelle tabelle seguenti si propongono inoltre i limiti di concentrazione proposti dalla normativa vigente.
La simulazione modellistica è basata sui rilievi di traffico veicolare attuali e sulle stime di incremento del
traffico indotto dalla zona D2e/1 contenute nella relazione “STUDIO DI IMPATTO VIABILISTICO PER
INSEDIAMENTO DI MEDIE STRUTTURE DI VENDITA A PIOVENE ROCCHETTE” elaborata dall’Ing.
Stefano Rossi dello Studio Plan Ingegneria.
Nello scenario di PROGETTO al traffico attuale si sommano i flussi di traffico indotti: nell’ora di punta della
sera tale aumento è stato quantificato in 80 veicoli/ora attratti e 80 veicoli/ora generati, per un totale di 160
veicoli/ora aggiuntivi distribuiti sulla rete.
Lo schema seguente riporta il confronto tra i risultati delle simulazioni (valori massimi nel dominio di calcolo)
ed i valori massimi di riferimento per la qualità dell’aria.
Sia nello scenario ATTUALE che nello scenario di PROGETTO si verifica il rispetto dei limiti di legge per la
qualità dell’aria. Il traffico indotto nell’ora di punta della sera determina moderati aumenti delle
concentrazioni massime orarie nell’area.
Confronto tra le concentrazioni medie annue (massimi valori nel dominio) ed i valori di riferimento
(Dlgs 155/2010)
PM10 NO2
40 40
35 35
30 Concentrazione 30 Concentrazione
massima di legge massima di legge
Concentrazione (ug/m3)
Concentrazione (ug/m3)
0 0
35 140
Concentrazione (ug/m3)
Concentrazione (ug/m3)
Concentrazione
30 Concentrazione 120 max nel dominio
21.8 max nel dominio (max media
25 (max media 100 oraria) - stato
20.7
oraria) - stato attuale
20 attuale 80
Concentrazione
15 60
max nel dominio
Concentrazione (max media
10 max nel dominio 40
19.3
19.9 oraria) - fase 1
(max media
5 oraria) - stato 20
progetto
0 0
CO
10000
Concentrazione
9000
massima di legge
(max media 8 ore)
8000
7000
Concentrazione (ug/m3)
6000 Concentrazione
max nel dominio
5000 (max media oraria)
- stato attuale
4000
3000 Concentrazione
max nel dominio
2000 1060 (max media oraria)
996 - fase 1
1000
Nello scenario di PROGETTO non si prevede un aumento significativo né dei valori medi né dei valori
massimi annui di concentrazione e pertanto non si configura la possibilità di un incremento del rischio di
superamento dei limiti per la qualità dell’aria attribuibile al traffico indotto dal progetto.
L’aumento del numero di veicoli causato dall’attuazione della zona D2e/1 è estremamente ridotto e non
determina di fatto un incremento significativo delle concentrazioni atmosferiche al livello del suolo rispetto
allo scenario attuale.
Le immagini seguenti rappresentano i valori massimi di concentrazione al livello del suolo calcolati dal
modello per il traffico veicolare nei due scenari simulati, per le sole polveri sottili (PM10).
Si sottolinea come le condizioni simulate rappresentino uno scenario cautelativo, che considera il traffico
di punta della sera e la situazione meteorologica maggiormente sfavorevole alla dispersione degli inquinanti
in atmosfera verificatasi nell’arco delle 365 ore simulate.
Nello scenario di PROGETTO si evidenzia un modesto incremento delle concentrazioni atmosferiche
massime al livello del suolo rispetto allo scenario ATTUALE.
La vulnerabilità delle specie a questo fattore di pressione varia molto da specie a specie. In sede di
cantierizzazione dei vari interventi, uno degli effetti ambientali è potenzialmente dato dalle emissioni
acustiche dei mezzi d’opera che effettueranno gli scavi anche se la rilevanza delle opere è bassa e i lavori
saranno della durata di qualche mese (la fase più impattante, ovvero quella degli scavi ha però una durata
di qualche settimana). L’Organizzazione Mondiale per la Sanità pone a 50 dB il valore guida per gli ambienti
di vita all’aperto con annoyance moderata (Calligari e Franchini, 2000), ed anche in uno studio e articoli di
Reijnen e Thissen (Dinetti, 2000), si è potuto constatare che gli effetti del disturbo da rumore per la fauna
si osservano a partire da un livello minimo di 50 dB.
Sulla base di questi studi, viene ritenuto che il livello di intensità sonora inferiore a 50 dB non abbia più
alcun effetto sugli uccelli.
In sede progettuale è stata sviluppata la valutazione previsionale di impatto acustico (VPIA) del nuovo polo
commerciale, redatta da PROGETTO DECIBEL SRL, orientata ai ricettori e aree sensibili della zona di
indagine. Dalla consultazione della zonizzazione acustica Comunale vigente si desume che l'area rientra
in gran parte in classe Ill “aree di tipo misto” e in parte in classe IV “aree di intensa attività umana”. I ricettori
in esame ricadono anch’essi o in classe III o in classe IV.
L’analisi della rumorosità esistente, funzionale alla modellizzazione del quadro ante operam si è basata
sulle misure effettuate nella Campagna di monitoraggio effettuata il 09-10 Gennaio 2020, durante la quale
sono state effettuate misurazioni in coincidenza con i limiti di proprietà dell’area. Tale monitoraggio ha preso
in considerazione il periodo di riferimento diurno e notturno. Le sorgenti sonore più significative presenti
attualmente nell’area di indagine sono rappresentate dalle infrastrutture stradali (sorgenti di tipo lineare) e
le sorgenti sonore fisse rappresentate dal tessuto residenziale e commerciale prospicente il lotto di
intervento in esame.
Di seguito si riporta una tabella di sintesi che indica il livello di pressione acustica rilevato presso la stazione
di monitoraggio P01.
I livelli di rumorosità attuali sono vicini al valore di riferimento per il disturbo alla fauna (50 dB) ma
lo superano solamente durante la fase diurna del giorno 10/01/2020.
Come premesso nei capitoli precedenti, sulla scorta di numerose fonti bibliografiche si assume 50 dB come
disturbo sonoro al di sotto del quale iniziano ad esaurirsi effetti di disturbo sulla fauna.
Di conseguenza l’estensione dell’effetto corrisponde alla distanza entro la quale il rumore generato rientra
al di sotto di 50 dB.
L’analisi acustica in fase di cantiere è stata sviluppata con riferimento alle tre fasi principali di cantiere,
durante la prima fase si vede la realizzazione della sola viabilità di accesso alla zona D2e/1, nella seconda
fase si procede con la realizzazione del fabbricato insistente sul lotto n.13 di proprietà della ditta Unicomm
srl, nella terza fase si realizzerà il fabbricato ad uso commerciale che si insedierà nel lotto n.14 attualmente
di proprietà comunale.
L’analisi di queste tre fasi ha permesso di rappresentare le condizioni considerate maggiormente
cautelative. Secondo quanto previsto nella cantierizzazione, oltre ad attrezzature manuali, sarà utilizzato il
seguente parco mezzi:
FASE 2
Livello di Potenza sonora dB (fonte
Tipo di mezzo Quantità
INAIL Torino)
FASE 3
Livello di Potenza sonora dB (fonte
Tipo di mezzo Quantità
INAIL Torino)
I livelli di potenza sonora in dB(A) delle macchine utilizzate nella fase più impattante sono stati reperiti
utilizzando fonti basate su misure fonometriche effettuate con i mezzi in funzione (INAIL TORINO).
Per valutare l’impatto sonoro generato dalle operazioni di cantiere è stata individuata la condizione
maggiormente penalizzante, ovvero la fase 2 durante si procederà con la realizzazione del nuovo fabbricato
sul lotto .13 e la sistemazione degli spazi esterni di competenza. La fase 3 presenterà si la medesima
tipologia di cantierizzazione ma considerando le dimensioni più contenute del fabbricato e dell’ambito
rispetto la fase di realizzazione si protrarrà per un periodo di tempo più corto, gli effetti indotti sul clima
acustico termineranno dunque in tempi più brevi, per tale motivo si considera la fase 2 come la
maggiormente impattante.
I mezzi meccanici presenti durante la fase 2 presi a riferimento e cautelativamente indicati come funzionanti
in contemporanea (accumulo dell’impatto acustico generato) sono autocarro, finitrice stradale e rullo
compattatore.
Partendo perciò da un livello di potenza sonora alla sorgente di circa 113.85 dBA (LI), data dalla somma
dei livelli di potenza sonora dei tre mezzi considerati, e impostando un livello minimo di 50 dBA (Lp=50),
si ottiene una distanza di 620 m, utilizzando la seguente formula:
Quindi si prevede un’intensità acustica inferiore a 50dB al di fuori del buffer di circa 620 m dal
perimetro dell’area di intervento.
Pertanto, oltre la distanza disegnata dal buffer, non è prevedibile alcun disturbo a carico della fauna
nella fase di cantiere.
Dato il carattere temporaneo del disturbo generato dal cantiere e il clima acustico attuale dell’area,
già fortemente influenzato dalle attività antropiche, si può escludere che il progetto sia in grado di
modificare l’idoneità ambientale dei luoghi per le specie. Il grado di influenza di questo fattore di
pressione indiretto sul grado di conservazione di habitat e specie è quindi valutato come NON
SIGNIFICATIVO.
Per valutare gli impatti acustici determinati dal progetto è stata sviluppata una Valutazione Previsionale di
Impatto Acustico, a cura del Ing. Cristian Rinaldi e Ing. Valentina Silingardi, contenuta in apposito elaborato
allegato al presente progetto di variante.
Nella VPIA si è ritenuta non necessaria la modellizzazione acustica del traffico indotto, in virtù del fatto
che un raddoppio dei flussi comporterebbe un aumento di circa 3 dB sui livelli sonori attuali. Ne
consegue che incrementi di traffico dell’ordine del 30% o inferiori (come nel caso in esame) comportano
variazioni sui livelli sicuramente inferiori ad 1 dB rispetto alla situazione dello stato di fatto. Pertanto
l’incremento di emissioni sonore derivanti dal traffico indotto è stato ritenuto trascurabile ai fini acustici
e non oggetto di verifica.
La valutazione del livello sonoro è stata eseguita con riferimento al periodo diurno (dalle 6:00 alle 22:00) e
al periodo notturno (dalle 22:00 alle 06:00).
A servizio dei fabbricati è stata simulata la presenza di impianti che funzionano solo in periodo diurno e
impianti che funzionano in continuo giorno e notte.
È stato inoltre valutato il rumore (potenza sonora) derivante dalle operazioni di carico/scarico, determinata
a partire da rilievi eseguiti su siti analoghi per sorgenti analoghe.
Le simulazioni evidenziano che i livelli di pressione sonora calcolati superiori i 50 dB(A) sono rintracciabili
lungo il confine meridionale dell’ambito di variante che confina con una zona a servizi pubblici (campo da
calcio), il tessuto residenziale esistente e una porzione di territorio agricolo circoscritto dalla viabilità già
esistente e dal tessuto urbano di Piovene.
Questi appezzamenti di terreni possono, già allo stato di fatto, rappresentare habitat idonei a sole specie
sinantropiche che hanno attuate forme di adattamento alla pressione acustica generata dai centri urbani.
Nell’immagine seguente è riportato un estratto di mappa riportante la collocazione dei futuri fabbricati
destinati alle attività commerciali dei lotti n.13 e n.14, oltre che l’areale del buffer generato dagli impianti
tecnologici e dalla fase di carico/scarico ottenuti dalla simulazione effettuate in sede di VPIA.
Come visibile non sono interessate zone di particolare intrese naturalistico, le zone boscate più vicine
all’ambito sono distanti oltre 800 metri in direzione nord. Durante la fase notturna il rumore emesso dalle
nuove fonti interne l’ambito D2e/1 risulteranno sensibilmente di minor rilievo e riconducibile solamente alla
fase di carico/scarico mezzi pesanti e agli impianti tecnologici con funzionamento in continuo come
possono essere i gruppi frigo. L’areale entro cui si rileva una pressione sonora superiore i 50 dB(A) risulta
essere di minor estensione rispetto il periodo diurno che corrisponde con il periodo di esercizio delle attività
commerciali.
Dato il clima acustico attuale già disturbato dalle attività antropiche esistenti, la presenza di misure
di contenimento dell’impatto acustico e la non significatività degli incrementi di rumorosità
determinati dal progetto nella fase di esercizio, si può escludere la capacità del progetto di
modificare l’idoneità ambientale dei luoghi per la fauna che potenzialmente potrebbe trovare nelle
aree agricole a seminativo adiacenti ed interessate dal buffer del rumore generato superiore i 50
dB(A) un habitat per la loro presenza. Il grado di influenza di questo fattore di pressione sul grado
di conservazione di habitat e specie è quindi valutato come NON SIGNIFICATIVO.
L’attuazione della zona D2e/1 non prevede nuovi scarichi di reflui in corpo idrico superficiale né su suolo.
Tutte le opere saranno infatti connesse alla pubblica fognatura. Sulla base delle linee guida ARPAE1, per
le attività commerciali è possibile considerare 1 abitante equivalente (a.e.) aggiuntivo ogni 3 dipendenti fissi
o stagionali. Considerando un numero di addetti pari a 57 (si veda paragrafo Errore. L'origine riferimento
on è stata trovata. successivo) si ottiene quindi un carico aggiuntivo in fognatura modesto, stimabile in 57
/ 3 = 19 a.e.
Data la tipologia di attività commerciale che si andrà ad insediare nell’area, non si prevedono fenomeni di
inquinamento delle acque sotterranee, anche in considerazione della notevole profondità della falda in
quest’area (>50 m dal p.c.).
Per quanto riguarda le acque meteoriche, il progetto prevede un sistema di collettamento e dispersione nel
suolo tramite pozzi perdenti, adeguatamente dimensionato per garantire la corretta gestione dei volumi di
pioggia e l’invarianza idraulica. Prima del recapito delle acque piovane nei pozzi perdenti è previsto un
trattamento di sedimentazione/disoleatura. Si sottolinea come il progetto non preveda la presenza di aree
di deposito di sostanze pericolose né attività di cui all’allegato F del Piano di Tutela delle Acque.
Il progetto non determina quindi alcuna interazione con il sistema idrico superficiale, mentre prevede tutti
gli accorgimenti necessari a tutelare il sistema idrico sotterraneo da fenomeni di inquinamento.
Data l’assenza di nuovi scarichi di reflui inquinanti sul suolo o nella rete idrica superficiale, si può
escludere la possibilità dell’instaurarsi di situazioni di criticità idrologica in grado di modificare
l’idoneità ambientale per la vegetazione e la fauna nella fase di esercizio.
Il grado di influenza di questo fattore di pressione sul grado di conservazione di habitat e specie è
quindi valutato come NON SIGNIFICATIVO.
Il progetto dovrà impiegare sistemi di illuminazione per gli spazi esterni in grado di attenuare la dispersione
luminosa e la modulazione dell'intensità in funzione dell'orario e della fruizione degli spazi e con flusso
luminoso modulabile, bassa dispersione e con lampade a ridotto effetto attrattivo (con una componente
spettrale dell'UV ridotta o nulla) in particolar modo per limitare il disturbo nei confronti di lepidotteri,
coleotteri, ditteri, emitteri, neurotteri, tricotteri, imenotteri e ortotteri. Le scelte progettuali, coerentemente
con le prescrizioni normative (L.R. 17/2009) e i migliori standard tecnologici per la riduzione
dell’inquinamento luminoso, si sono orientati verso i seguenti criteri:
per l'illuminazione devono essere impiegati criteri e mezzi per evitare fenomeni di dispersione di
luce verso l'alto e al di fuori dei suddetti impianti.
eventuali fari, torri faro e riflettori illuminanti parcheggi, piazzali, devono avere, rispetto al terreno,
un'inclinazione tale, in relazione alle caratteristiche dell'impianto, da non inviare oltre 0.49 cd per
1000 lumen a 90° ed oltre.
gli apparecchi illuminanti non devono disperdere la luce al di fuori degli spazi funzionalmente
dedicati e, in particolare, verso la volta celeste; è pertanto esclusa l'installazione all'aperto di
apparecchi illuminanti che disperdono la loro luce verso l'alto.
tutti gli impianti di illuminazione devono utilizzare lampade a ristretto spettro di emissione; allo stato
attuale della tecnologia rispettano questi requisiti le lampade al sodio a bassa pressione che non
producono UV ed emettono una luce gialla arancio praticamente monocromatica (589-590 nm). In
alternativa qualsiasi tipo di lampada ad alta efficienza (anche a Led) luminosa e bassa o nulla
produzione di lunghezza d'onda inferiore a 500 nm. Sono escluse le lampade sodio-xeno e
alogenuri e mercurio a causa delle emissioni ultraviolette che risultano progressivamente più
attrattive.
Dati gli elevati livelli di luminanza che caratterizzano l’area allo stato attuale e le misure di
precauzione assunte in fase progettuale, si può escludere la possibilità dell’instaurarsi di situazioni
di criticità in grado di modificare l’idoneità ambientale dell’area per la vegetazione e la fauna
1
ARPA Emilia Romagna, Linee Guida ARPA per il trattamento delle Acque reflue domestiche, 2° edizione 2002
L’area oggetto di variante interessa una superficie territoriale di circa 14'760 mq. La realizzazione del
progetto di area commerciale comporterà un consumo di suolo, con superfici impermeabilizzate valutate in
sede di Valutazione di Compatibilità Idraulica in circa 13’680 mq, corrispondenti al 93% della superficie
dell’ambito, in un’area qualificata dalla cartografia regionale 2012 come “Terreni arabili”.
Il progetto determina pertanto una impermeabilizzazione aggiuntivi rispetto alla situazione attuale.
Per quanto riguarda la morfologia del territorio il progetto non prevede movimenti terra ingenti né alterazioni
significative delle attuali quote del terreno.
La trasformazione risulta nel complesso sostenibile e non coinvolge aree ad elevata naturalità né habitat
di rilievo naturalistico. Le pressioni sulla fauna locale saranno di tipo indiretto e di fatto esercitate
principalmente nella fase di cantiere durante la quale avverrà la costruzione delle opere e l’emissione di
rumori e disturbo per la presenza di mezzi e persone.
Dato che il progetto non coinvolge aree di interesse di tipo naturale, si può escludere la possibilità
dell’instaurarsi di situazioni di criticità in grado di modificare l’idoneità ambientale dell’area per la
vegetazione e la fauna.
Il grado di influenza di questo fattore di pressione sul grado di conservazione di habitat e specie è
quindi valutato come NON SIGNIFICATIVO.
Nessuno degli habitat Natura2000, il più vicino situato a circa 1170 m, viene interessato
direttamente o indirettamente dalle azioni del progetto e si può escludere la possibilità di modifiche allo
stato di conservazione degli stessi. (le emissioni di rumore si sviluppano per un raggio massimo di 620
metri).
Di seguito si descrivono le specie della fauna e flora potenzialmente rientranti nell’area di trasformazione.
I dati sulla distribuzione delle singole specie di interesse comunitario sono stati desunti dal database
regionale della cartografia distributiva approvato, prendendo come riferimento il quadrante in cui è
contenuta l’area di analisi utilizzata nella presente valutazione (E443N251). Delle specie elencate vengono
prese in considerazione le specie degli Allegati II e IV della Direttiva Habitat (92/43/CEE) e dell’Allegato I
della Direttiva Uccelli (2009/147/CE).
Per verificare l’effettiva presenza nell’Area di intervento delle specie precedentemente individuate, ci si è
basati sui seguenti criteri valutati congiuntamente:
1.Idoneità degli ambienti presenti nell’area di intervento per le specie individuate (habitat di specie)
Tale fase è stata supportata dall’utilizzo della cartografica di uso del suolo della Regione Veneto, CLC
2012. Sono state a tal proposito utilizzate le schede di Boitani (Boitani L. et alii Rete Ecologica Nazionale.
Un approccio alla conservazione dei vertebrati italiani. Universita di Roma “La Sapienza”, Dipartimento di
Biologia Animale e dell’Uomo; Ministero dell’Ambiente, Direzione per la Conservazione della Natura; Istituto
di Ecologia Applicata. http://www.gisbau.uniroma1.it/REN.)
2.Caratteri distributivi altimetrici delle specie (optimum altimetrico), caratteristiche ecologiche, caratteri
distributivi provinciali e regionali, con specifico riguardo al territorio indagato.
Tale fase è stata supportata dalla consultazione degli atlanti faunistici di riferimento più recenti a
disposizione.
Vista la natura degli interventi e considerato che il progetto si colloca in un’area già antropizzata, ai margini
di aree densamente edificate in prossimità del centro urbano di Piovene Rocchette si è deciso di focalizzare
l’attenzione sulle sole specie che presentano un’idoneità, da bassa (1) ad alta (3), per l’area direttamente
interessata dalle opere di progetto (tabella e figura sottostante). Al di fuori dell’area direttamente interessata
dalle trasformazioni, il progetto comporta esclusivamente effetti indiretti legati al disturbo da rumore, di
intensità comunque limitata, vista la collocazione della zona, e comunque reversibili nel breve periodo.
Uso del Suolo Corine 2012 nell’area direttamente coinvolta dagli interventi
IDONEITA’
Seminativi cod
SPECIE ALLEGATI TAXA 2.1.1
Anacamptis pyramidalis II-IV Piante 0
Gladiolus palustris II-IV Piante 0
Adenophora liliifolia II-IV Piante 0
Parnassius mnemosyne IV Insetti 0
Zerynthia polyxena IV Insetti 0
Barbus meridionalis II-V Pesci 0
Salmo marmoratus II Pesci 0
Cottus gobio II Pesci 0
Triturus carnifex II-IV Anfibi 1
Bombina variegata II-IV Anfibi 1
Bufo viridis IV Anfibi 1
Hyla intermedia IV Anfibi 1
Rana dalmatina IV Anfibi 1
Rana latastei II-IV Anfibi 1
Lacerta bilineata IV Rettili 1
Podarcis muralis IV Rettili 1
Podarcis siculus IV Rettili 1
Hierophis viridiflavus IV Rettili 1
Zamenis longissimus IV Rettili 1
Natrix tessellata IV Rettili 1
Bonasa bonasia I-IIB Uccelli 0
Tetrao tetrix I-IIB Uccelli 0
Tetrao urogallus I-IIB-IIIB Uccelli 0
Alectoris graeca I-IIA Uccelli 0
Egretta garzetta I Uccelli 0
Pernis apivorus I Uccelli 0
Milvus migrans I Uccelli 0
Aquila chrysaetos I Uccelli 0
Crex crex I Uccelli 0
Caprimulgus europaeus I Uccelli 0
Alcedo atthis I Uccelli 0
Dryocopus martius I Uccelli 0
1 nidificazione e
Lullula arborea I Uccelli svernamento
Anthus campestris I Uccelli 2
Lanius collurio I Uccelli 0
Emberiza hortulana I Uccelli 2 nidificazione
0=non idoneo, 1= bassa idoneità, 2= media idoneità, 3= alta idoneità
Seminativi cod
2.1.1
SPECIE ALLEGATI TAXA
Triturus carnifex II-IV Anfibi 1
Bombina variegata II-IV Anfibi 1
Bufo viridis IV Anfibi 1
Hyla intermedia IV Anfibi 1
Rana dalmatina IV Anfibi 1
Rana latastei II-IV Anfibi 1
Lacerta bilineata IV Rettili 1
Podarcis muralis IV Rettili 1
Podarcis siculus IV Rettili 1
Hierophis viridiflavus IV Rettili 1
Zamenis longissimus IV Rettili 1
Natrix tessellata IV Rettili 1
1 nidificazione e
Lullula arborea I Uccelli svernamento
Anthus campestris I Uccelli 2
Emberiza hortulana I Uccelli 2 nidificazione
1= bassa idoneità, 2= media idoneità, 3= alta idoneità
Di seguito viene eseguita un ulteriore approfondimento sulle varie specie potenzialmente presenti.
Triturus carnifex
Il tritone crestato italiano presenta un’ampia valenza ecologica e si può trovare in zone relativamente aperte
come arre marginali di coltivi, incolti, pascoli, quanto in aree boscate a conifere, a latifoglie e miste. Anche
le aree urbanizzate o agricole possono supportare discrete popolazioni, se esistono adeguate raccolte
d’acque e se le pratiche agricole non sono troppo invasive. Nell’area di intervento e nel suo intorno si
evidenza l’assenza di habitat riproduttivi idonei; pertanto, si esclude la presenza delle specie.
Bombina variegata
Specie tipica di suoli umidi con copertura arborea o arbustiva discontinua. La specie utilizza raccolte
d'acqua poco profonde, temporanee e prive di vegetazione acquatica per la riproduzione. Nei fondovalle
utilizza piccoli ristagni su letti dei torrenti, pozze marginali dei letti dei torrenti e tratti di fossati (Bonato L. et
al., 2007. Nell’area di intervento si evidenza l’assenza di habitat riproduttivi idonei; pertanto, si esclude la
presenza delle specie.
Bufo viridis
La specie è bene rappresentata, soprattutto lungo la fascia pede-collinare e sui versanti dei colli
immediatamente prospicienti la pianura. La specie è legata ad ambienti aperti e paesaggi semi-aridi. Per
la riproduzione sfrutta raccolte d’acqua temporanee, ma grazie alla sua plasticità ecologica, può
colonizzare rapidamente nuovi territori. Lo si trova nelle aree coltivate della pianura e della collina, come
pure in molte situazioni urbane. Considerata l'amplia plasticità ecologica della specie, essa potrebbe essere
rinvenuta negli ambienti agricoli e urbanizzati dell’area in esame, soprattutto durante le escursioni per fini
trofici.
Hyla intermedia
Colonizza tipicamente le parti strutturalmente più varie della pianura agricola e antropizzata dove
permangono prati, incolti, siepi, lungo fossati e canali. Gli adulti tollerano un’ampia varietà di condizioni
ambientali ma prediligono comunque habitat con disponibilità di arbusti e luminosità al suolo elevata.
Durante la stagione riproduttiva si insedia in prossimità di bacini d’acqua idonei, in boscaglie igrofile e in
Rana latastei
La Rana di Lataste è una specie tipica di boschi più o meno igrofili, planiziali, con presenza di sufficiente
sottobosco, spesso costituito da edera e corpi idrici associati quali stagni, corsi d’acqua a corso lento, ma
possiede limitate capacità di adattarsi ad altri ambienti, quali cariceti ed alcuni habitat agricoli. Quando non
è attiva di solito si rifugia nelle cavità alla base degli alberi, sotto la lettiera e ai tronchi caduti, e nelle tane
scavate dai micromammiferi. Gli individui riproduttivi selezionano corpi d’acqua ombreggiati. La presenza
di R. latastei è collegata da una parte a quella di ambienti umidi come sorgive, fontanili, stagni ecc. (ove si
riproduce molto precocemente in gennaio-marzo) e, dall'altra, a quella di prati stabili o sottobosco dove
possa trovare abbondanza di nutrimento. Non trova il suo habitat ideale nel canneto fitto e richiede una
costante umidità almeno nel terreno allo stato adulto. Specie con capacità di dispersione relativamente
limitata, a volte iberna sino ad un Km dal sito riproduttivo. I bacini e i corpi idrici risultano essere le categorie
con maggior idoneita' laddove sia assicurata una certa copertura erbacea ed arbustiva, cosi' come gli
ambienti piu' aperti con copertura arborea ridotta purchè con una certa umidita' e presenza di siti riproduttivi.
Vista la totale mancanza di ambienti idonei nel territorio, si esclude tale specie dalla valutazione.
Rana dalmatina
E’ distribuita estesamente nelle regioni collinari e in quelle pianeggianti ai loro margini (Colli Berici, Lessini
orientali, fascia pedemontana a sud dell'Altopiano dei Sette Comuni). E’ legata ai boschi decidui, pur
frequentando spesso anche prati, pascoli e piedi delle colline, paesaggi agricoli con lembi boschivi e siepi,
anche di ridottissime dimensioni. Sui rilievi vengono utilizzate per la riproduzione quasi sempre raccolte
d'acqua artificiali preferenzialmente in disuso, in passato adoperate per l'irrigazione e per l'abbeveraggio
del bestiame. Nell’area di interesse non si rileva la presenza di habitat riproduttivi idonei; pertanto, si
esclude la presenza delle specie.
Lacerta bilineata
Il ramarro frequenta soprattutto le fasce ecotonali (siepi, margini di boschi), i versanti soleggiati rocciosi, i
cespugliati e i ruderi; si trova in ambienti agricoli tradizionali, non sfruttati intensivamente, dove esiste
alternanza tra zone aperte e macchioni. Nelle zone montuose risulta molto più localizzato e lo si trova
esclusivamente in arbusteti in quota, prati aridi, pietraie, ruderi, muretti a secco e comunque in versanti
moderatamente xerici. Nei territori montuosi la specie occupa esclusivamente gli ambienti aperti e con
buona esposizione solare, di solito rivolti a sud. Nell’area di interesse non si rileva la presenza di habitat
idonei; pertanto, si esclude la presenza delle specie.
Podarcis siculus
La lucertola campestre mostra una valenza ecologica piuttosto ristretta in Veneto. Occupa quasi
esclusivamente ambienti caratterizzati da substrati poco coerenti e fortemente permeabili costituiti da
sabbie, ma anche in parte da ciotolo o pietrisco sui quali sia presente una vegetazione erbacea rada e
xerotermofila. La specie è probabilmente presente lungo i greti golenali del Fiume l’Astico, ma è invece
assente nell’area di intervento.
Podarcis muralis
La lucertola muraiola è diffusa in vari ambienti, anche quelli urbanizzati, ma il suo habitat ideale è costituito
da muretti a secco e rovine prossime ad aree boscate nelle aree collinari e pedemontane, mentre a quote
maggiori frequenta zone ricche di pareti rocciose esposte a sud e pascoli con rocce affioranti. E’ presente
prevalentemente in zone abitate con edifici e manufatti in muratura, ma anche in ambienti di boscaglia
termofila. In Veneto la specie è ampiamente distribuita e non vi sono particolari problemi di conservazione.
Durante i sopralluoghi la specie è stata contatta più volte ai margini dell’area di progetto; pertanto, la specie
è presente.
Hierophis viridiflavus
Il biacco si può incontrare negli ambienti più diversi, ma più frequentemente vive in aree dove si alternano
zone aperte (prati, coltivazioni, incolti) a zone cespugliate che presentino qualche affioramento roccioso,
muretti a secco, macereti. Nel suo areale di distribuzione, pressoché tutti gli ambienti, sia moderatamente
aperti sia boscosi, comprese le zone coltivate ed i prati, gli incolti e persino le periferie di città, mostrando
un'ampia adattabilità. La preferenza va comunque agli ambienti soleggiati, asciutti, con alternanza di spazi
aperti e di folte macchie cespugliose, e possibilmente forniti di superfici rocciose, preferibilmente in collina.
La presenza delle specie è da ritenersi del tutto occasionale e improbabile.
Natrix tessellata
La natrice tessellata è strettamente legata alla rete idrografica superficiale con preferenza per le acque
correnti, ambienti totalmente assenti nell’area di interventi e nel suo intorno; pertanto, si esclude la
presenza delle specie.
Lullula arborea
Specie nidificante, parzialmente sedentaria, migrante regolare. Il Veneto evidenzia un numero di coppie
nidificanti molto limitato, compreso fino a pochi anni fa soltanto tra sei e undici (Mezzavilla e Scarton, 2005).
Attualmente il suo stato come nidificante non è noto ma sembra molto verosimile che la sua popolazione
sia ancora piuttosto esigua e limitata. Nel decennio scorso coppie nidificanti erano presenti nell’area
pedemontana compresa tra la Lessinia, la fascia pedemontana vicentina ed i versanti meridionali del
Cansiglio. Tale condizione tuttavia può ampiamente variare nel tempo, ma in Veneto si è notata una certa
preferenza per la aree assolate e xeriche della media montagna. La specie è stata osservata in pascoli
asciutti cespugliati ed incolti, inframmezzati da affioramenti di rocce e sfasciume calcareo, situati nella zona
collinare, su versanti aridi, prevalentemente esposti a sud fino a 500 m di quota. La specie potrebbe
frequentare occasionalmente gli ambiti agricoli ma visto i dati distributivi della specie e l’estrema
antropizzazione dell’area in cui si colloca l’intervento si puo' escludere la presenza della specie.
Anthus campestris
Il calandro è molto raro come nidificante ma con esigui contingenti durante le migrazioni, strettamente
legato agli ambienti aperti, in particolare a situazioni secche con copertura erbacea assente o discontinua,
come pascoli aridi e degradati, incolti, ma anche garighe, pietraie, superfici in erosione. Questi ambienti
sono spesso mosaicati con arbusteti e piante isolate. Il nido è posto sul terreno, nascosto tra i cespugli
d’erba o in una depressione del terreno nonostante sia rilevabile una certa idoneità per alcune categorie di
uso suolo presenti nell'area di trasformazione, in considerazione dei dati distributivi e degli ambienti
frequentati dalla specie, nonché dell’estrema antropizzazione del territorio, la presenza di questa specie è
da escludersi.
Emberiza hortulana
La vita dell’ortolano appare legata in modo inscindibile alle aree aperte coltivate, strutturalmente
eterogenei, sia in pianura che in collina, ove vi sia abbondanza di alberi e cespugli. Porzioni di incolto,
muretti, margini rocciosi, occasionalmente cespugli nei pressi del bosco sembrano costituire il sito ideale
per la costruzione del nido. Piuttosto rara è la sua presenza in aree eccessivamente umide. Ancora più
difficile è scorgerlo nei pressi di aree urbane, “habitat” accuratamente evitati da questa specie.
Riproduzione: predilige le zone coltivate intercalate a spazi nudi ed incolti, ricchi di posatoi. Il nido viene
costruito presso il suolo tra la bassa e densa vegetazione erbacea. In considerazione della scarsità della
specie, degli ambienti frequentati dalla specie, nonché dell’estrema antropizzazione del territorio è
improbabile la presenza di questa specie.
Trattasi di specie ubiquitarie e ampiamente diffuse e non minacciate. Le specie potenzialmente presenti o
rilevate presentano tutte un’ampia valenza ecologica e disponibilità di habitat idonei nell’immediato intorno.
Per tale ragione i potenziali effetti legati alla realizzazione degli interventi saranno irrilevanti e non
determineranno modificazioni alla struttura dell’habitat, che rimarrà pertanto ben rappresentata e continua.
Gli interventi infatti non determineranno fenomeni di frammentazione, interruzione della attuale
distribuzione delle specie che di fatto risulta continua ed in grado di sfruttare quelle situazioni di “margine
dell’edificato con la matrice agricola” che continueranno ad essere presenti e che saranno comunque
habitat ospitali per le specie.
Non si verificherà quindi alcuna variazione dell’idoneità ambientale e di conseguenza del grado di
conservazione per le specie sopra elencate.
Gli effetti durante il cantiere e nella fase di esercizio sono quindi valutati non significativi e non
sono tali da determinare una modifica dello stato di conservazione delle specie oggetto di tutela.
In ragione di quanto sopra indicato si ritiene che non vi siano significativi effetti negativi diretti e/o indiretti
sugli habitat in generale e sugli habitat di specie dell’Allegato II-IV Direttiva 92/43/Cee e Allegato I
2009/147/Ce, pertanto si ritiene che l’opera in esame possa ricadere nella fattispecie di non necessità di
valutazione di incidenza prevista dell’Allegato A, paragrafo 2.2 della D.G.R. n° 1400 del 29/08/2017 al
punto:
“23) piani, progetti e interventi per i quali sia dimostrato tramite apposita relazione tecnica che non
risultano possibili effetti significativi negativi sui siti della rete Natura 2000”.
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