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3-Ipermetropoli

venerdì 4 ottobre 2019


19:19
 
La storia dell'iraniano Mehran Karimi Nasseri, che ha vissuto per diciotto anni nel Terminal 1 dell'aeroporto
di Parigi perché aveva perso i documenti per essere ospitato da qualche paese, ha dato origine ad un film.
Questa storia spiega però che oggi vivere in un aeroporto è simile come un centro commerciale, che di
conseguenza è simile ad una città.
Il centro commerciale è percepito come qualcosa fuori dal tempo, in una dimensione ideale che è propria
del sogno. Si pensa ad esempio a City Walk, il centro completamente artificiale di Los Angeles. Ci sono
infatti negozi, ristoranti e attrazioni ludiche. City Walk non è solo un centro commerciale ma soprattutto
una realtà urbana riprodotta fino all'estremo.
Le metropoli infatti oggi si rinnovano attraverso rielaborazioni che si trovano nei centri commerciali, come
la pavimentazione in City Walk di involucri di caramelle. Si tratta di un processo di metropolizzazione della
società e della nascita di una ipermetropoli. L'intera vita sociale urbana ed extraurbana sembra svolgersi
secondo il modello del centro commerciale.
Il processo di metropolizzazione della società si è avviato attraverso il nuovo assetto organizzativo del
sistema capitalistico con lo sviluppo della seconda rivoluzione industriale nella seconda metà
dell'Ottocento, fino a che continuando ad estendersi, nel 2007 gli abitanti della città per la prima volta
superano quelli delle zone rurali.
Tuttavia, la crescente metropolizzazione del sociale ha comportato per gli individui un'esperienza di
disorientamento. A partire dall'Ottocento si è verificato un aumento della mobilità geografica e sociale delle
persone, creando un mondo di estranei nel quale i modelli di comportamento e di vita dei soggetti non
andavano insieme ai ritmi umani e naturali ma dovevano mettersi in contatto con i ritmi accelerati dei
nuovi mezzi di comunicazione di massa e delle merci.
Simmel sostiene che l'esperienza metropolitana è caratterizzata da un intensificazione della vita nervosa.
Gli individui per difendersi da tante emozioni che ricevono e che provano hanno cominciato ad adottare
una strategia di raffreddamento dei rapporti sociali, che si sviluppa proprio come a una forma di reazione
all'incapacità di reagire ai nuovi stimoli e alle aspettative degli altri.
Nelle nuove metropoli ottocentesche è stato importante l'esperienza della folla. La folla mette in
discussione la specifica identità del singolo, trovando allo stesso tempo in essa difesa e protezione.
Si sviluppa il tempo libero per la progressiva riduzione dell'orario di lavoro. Prima le ore di non-lavoro
costituivano un tempo di festa collettivo dovuto alle istituzioni religiose. Il nuovo tempo libero è diventato
tempo di consumo di prodotti, come quelli delle industrie di spettacolo e dei divertimenti.
Nel corso del Novecento il processo di metropolizzazione del sociale si è sviluppato arrivando oggi con più
di 400 città e con più di un milione di abitanti, dovuto al declino del centro della città storica e lo
spostamento degli abitanti verso la periferia. Spesso lo spostamento della popolazione è avvenuto verso le
cosiddette edge-cities, le città costruite ai margini delle metropoli. E' andato quindi in crisi quel modello di
città che è stato perseguito in passato dalla cultura europea, progettato a partire dal centro che
simboleggia l'autorità civile e religiosa costruendo il vertice di una piramide che distingue la sua zona con
quella della periferia residenziale e delle zone industriali.
Il modello che appare sempre più vincente è quello che l'architetto Koolhaas ha chiamato junkspace-> una
realtà urbana sviluppatasi senza un progetto costruita autonomamente e abusivamente, come Città del
Messico, Rio de Janeiro, Los Angeles. In queste città a fianco di una ristretta élite abitano molte persone che
si sono trasferite per una migliore condizione di vita, raggiungendo complessivamente più di un miliardo di
persone. Oggi costituiscono una realtà fondamentale della vita metropolitana, rappresentando un
miglioramento del comfort di vita rispetto al passato.
Le aree periferiche delle città si sviluppano attraverso un processo di fusione progressiva, incorporando e
trasformando lo spazio circostante, come un labirinto. Ciò avviene perché le società sono sempre più
frammentate e quindi si rifiuta quel modello abitativo che risponde ad un interesse generale, come il
bisogno delle piazze e delle strade. Quel modello per il principio dell'efficienza ha dato meglio la capacità
degli spazi urbani di esprimere dei significati. Ecco perché i centri commerciali vengono costruiti fuori dagli
insediamenti urbani funzionando come magneti e superluoghi. Si pensa ad esempio a I Gigli vicino Firenze,
attirando 6 milioni di visitatori all'anno, o alla Cina che possiede 7 dei 10 centri commerciali più grandi al
mondo.
Se la città prevista dal progetto moderno ha indebolito la sua identità è perché il suo stesso sviluppo ha
dato origine a problemi di gestione dei flussi circolatori, come il traffico automobilistico, inquinamento
dell'ambiente. Si sono così creati i nuovi luoghi del consumo.
Il consumatore è continuamente sorvegliato attraverso le telecamere. L'intero spazio pubblico urbano è
sempre più privatizzato e militarizzato.
Già a partire dagli anni Venti si è messa in atto una strategia tesa alla deurbanizzazione basata sullo
sviluppo di zone residenziali decentrate. Si sviluppano così le freeways e l'impiego delle automobili per via
dei prezzi alti del treno. A Los Angeles ad esempio si trovano le gated-communites (comunità- fortezza), che
vanno sempre più diffondendosi nel mondo, in cui non ci sono più collegamenti fra il centro e la periferia.
CityWalk è l'esempio di come le metropoli oggi cercano di trasformarsi in una realtà spettacolare
attribuendole un'identità alla moda. La città diventa più piacevole e quindi più vendibile. L'intera città
diventa perciò una enorme vetrina in cui ciascuno è sempre esposto avendo il diritto di esibirsi e affermarsi.
Ciò è dovuto grazie anche ai flussi economici e comunicativi, creando un grande mercato per la loro libera
circolazione. La città si presenta sia come sistema territoriale locale che come punto di contatto di reti
globali. Il secondo sistema si fonda sullo strato tecnico, geografico e da quello sociale (il network). Si è
formata così una rete omogenea di megacittà globali in grado di rispondere alla maggiore esigenza di
centralizzazione delle funzioni di controllo e gestione, come Parigi, Londra, New York. Questa rete incentiva
e coordina la circolazione internazionale di capitale, merci, pubblicità, moda, design, presentandosi come
concept stores, spazi che traducono i mondi immateriali delle marche sul piano fisico. La città così ha
rinunciato alle sue funzioni produttive tradizionali diventando un centro di produzione delle attività
finanziarie e dei nuovi servizi. Si finisce per annullare le differenze specifiche tra le città perché inseguono
tutte la stessa domanda turistica, cioè la ricerca del divertimento e la possibilità di consumare. Viene
distrutta ogni possibilità di esistenza di una memoria storica. I nuovi edifici sono sempre più simili a loro per
il predominio di una cultura del consumo che vuole identità leggere, diventando edifici, cioè puri oggetti di
comunicazione. Disneyland per esempio ha saputo operare un importante modello di riferimento
urbanistico per le città occidentali.
Il processo di metropolizzazione è inarrestabile e oggi invade anche il deserto, come Las Vegas e Dubai.
L'imprenditore-gangster Siegel ha inaugurato nel 1936 l'hotel casinò Flamingo e successivamente molti altri
seguirono il suo stesso stile architettonico facendo diventare Las Vegas una realtà urbana unica e
spettacolare. Ciò è dovuto soprattutto alle complesse architetture comunicative, come le insegne
pubblicitarie, basate su scritte al neon e disegni luminosi in movimento. Alle insegne si sono succedute altre
architetture molto scenografiche, come l'hotel Mgm, in cui un enorme testa di leone fa capire che ha per
tema il mondo hollywoodiano, o la riproduzione della caratteristica cittadina italiana con Bellagio, un
albergo con 3000 stanze. La città oggi impiega attualmente di tutto per attirare l'attenzione: giochi
d'azzardo, sesso, lusso, design e tecnologia.
Negli Stati Uniti spesso le zone suburbane assomigliano a delle Las Vegas in miniatura.
Dubai è oggi la realtà urbana più simile a Las Vegas, adottando lo stesso modello di città spettacolo.
Un'installazione famosa è ad esempio l'Atlantis, dove è possibile dormire in stanze nelle quali dietro una
parete di vetro ci sono diversi squali che nuotano in un enorme acquario, o il Burij Khalifa, il grattacielo più
alto del mondo.
Dubai è una specie di città-Stato, o una particolare forma di non-Stato. Si presenta come un arcipelago di
micro-città indipendenti libero da connotazioni politiche e imposizioni fiscali. E' una città corporation,
investendo enormi risorse per ottenere profitti. Ciò grazie ad un importante manodopera proveniente
come dall'India e dal Pakistan. Si tratta perlopiù di un ricatto economico, in cui se una persona perde il
lavoro lascia Dubai nell'immediato ritirando il passaporto dato dalle agenzie del lavoro. Dubai rappresenta
così una nuova fase evolutiva del capitalismo globale, in cui dietro una condizione paradisiaca si nasconde
uno Stato autoritario diretto dallo sceicco Al Maktoum, la cui famiglia è proprietaria dal 1833 del territorio.
Con la crisi economica questo modello è in difficoltà, ma adottando a suo modo il modello di Las Vegas oggi
Dubai sta via via uscendo dalla crisi.
Las Vegas e Dubai rappresentano il processo di metropolizzazione che ha come principio la cultura del
consumo, seguendo il modello economico e sociale biocapitalistico.

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