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L’ALIMENTAZIONE AL NIDO

Il momento di ingresso all’asilo nido rappresenta una fase delicata per il bambino che deve adattarsi
a una situazione nuova, spesso nel momento in cui sperimenta nuove abilità psicomotorie e in cui
nasce la necessità fisiologica di un cambiamento nelle richieste nutrizionali. E’ questa la fase che
coincide con il divezzamento, meglio definito alimentazione complementare, momento in cui il
latte, non assicurando più un ottimale apporto giornaliero di energia e nutrienti quali proteine,
zinco, ferro e alcune vitamine, smette di essere l’alimento esclusivo del bambino. Poiché le
preferenze verso i vari gusti sono suscettibili di cambiamenti, la fase del divezzamento può essere
interpretata come una “opportunità” per far sperimentare al bambino alimenti e sapori nuovi, che lo
conducono gradualmente ad effettuare le sue prime scelte di gusto, che andranno incontro a naturali
rielaborazioni nel corso dello sviluppo. In questo modo il bambino sperimenta il passaggio
dall’alimentazione esclusiva con latte, all’assumere alimenti dapprima semi-solidi e
successivamente solidi, con modalità diverse dalla suzione. Il passaggio dal latte materno agli
alimenti complementari deve essere graduale e rispettare i tempi e ritmi di ogni bimbo, favorendo
l’interazione tra le preferenze della famiglia, le indicazioni del pediatra ed il contesto socio-
culturale e tradizionale per aiutare il bambino a sviluppare il proprio gusto e le scelte alimentari
personali in un’ottica di una alimentazione corretta. Il momento del pasto diventa inoltre
opportunità per l’acquisizione di una propria autonomia nel mangiare, verso la capacità di
autoregolarsi e iniziare a sperimentare il proprio “saper fare”. È da considerare che il bambino si è
alimentato, fino al momento del divezzamento, solo col latte e non conosce altri sapori e
consistenze, quindi è possibile che non gradisca la prima pappa; è importante dargli la possibilità di
adattarsi gradualmente ai diversi alimenti, sia dal punto di vista fisiologico che psicologico; per
esempio non ha mai provato alimenti sapidi e, essendo questa una preferenza acquisita e non innata,
diversamente da quanto avviene per il piacere verso il gusto dolce, è necessario concedere al
bambino il tempo per imparare a conoscere questo nuovo gusto. Proprio per la valenza anche
educativa del pasto, è importante che le figure professionali coinvolte a vario titolo siano concordi
nel non porre eccessiva preoccupazione rispetto alle quantità consumate, ma siano attente nell’
attuare strategie e monitorare che il bambino riesca a instaurare e sviluppare un buon rapporto con
ciò che consuma.

Fabbisogni Nutrizionali dai 6 mesi ai 36 mesi


Per stabilire il corretto fabbisogno nutrizionale e l’apporto calorico giornaliero per un bambino in
questa fascia d’età, si fa riferimento ai valori medi raccomandati dai LARN (Livelli di Assunzione
di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana ) 2014 .

Fabbisogno di lipidi
Nel lattante il fabbisogno di lipidi è maggiore rispetto alle età successive: fino al primo anno di vita
i LARN raccomandano un apporto lipidico del 40% delle calorie giornaliere, percentuale che
diminuisce al 35-40 % dai 12 ai 36 mesi fino ad arrivare, dopo i tre anni gradualmente alla quota
raccomandata per gli adulti (dal 20 al 35%).
Fabbisogno di proteine
La recente revisione dei LARN 2014 riporta, rispetto all’edizione precedente, la riduzione del
fabbisogno proteico per tutte le fasce di età, partendo dalla primissima infanzia. Esiste una possibile
correlazione tra elevata assunzione proteica nelle prime fasi della vita e il rischio aumentato di
sviluppare obesità e malattie cronico-degenerative nelle epoche successive della vita. Per questo
motivo è importante che la quota proteica non superi il 15% dell’energia giornaliera. Il fabbisogno
proteico viene calcolato sulla base del peso corporeo ed espresso in grammi di proteine
giornaliere/Kg peso corporeo; per un bambino di età compresa tra 6 e 12 mesi l’assunzione di
proteine raccomandata è pari a 1.32 g per Kg di peso corporeo al giorno, che, stimando il peso
medio del bambino in tale fascia di età in 8,3 Kg, corrisponde a 11 gr di proteine al giorno. Dopo i
12 mesi l’assunzione di proteine raccomandata è pari a 1.00 g per Kg di peso corporeo al giorno,
che corrisponde a 14 gr di proteine al giorno (peso medio del bambino 13,7 Kg)

Fabbisogno di glucidi
Definita la quota energetica che deve essere fornita da lipidi e proteine, la maggior parte
dell’apporto energetico giornaliero deve derivare da glucidi di tipo complesso, mentre quello
derivante dagli zuccheri semplici non deve superare il 10-15% dell’energia.
Nella tabella sottostante sono riportati in sintesi i valori di riferimento MEDI GIORNALIERI
secondo i LARN

Ripartizione giornaliera
Dopo i 12 mesi l’apporto calorico giornaliero viene suddiviso in quattro o cinque pasti: colazione,
spuntino, pranzo, merenda e cena. Si suggerisce pertanto, per una equilibrata giornata alimentare,
questa distribuzione calorica: 20% delle calorie totali giornaliere per la colazione 5% delle calorie
totali giornaliere per lo spuntino mattutino 35% delle calorie totali giornaliere per il pranzo 10%
delle calorie totali giornaliere per la merenda pomeridiana 30% delle calorie totali giornaliere per la
cena.

Alimentazione del bambino al nido fino a 12 mesi


Fascia 0-6 mesi
Il latte materno è l’alimento naturale per la crescita e lo sviluppo del neonato; nei primi sei mesi di
vita può soddisfare tutte le esigenze nutritive e fornisce i componenti essenziali di cui il lattante
necessita per uno sviluppo ottimale. Il latte materno è un alimento dinamico, che si modifica non
solo in base all’età del bambino, ma anche all’interno della stessa poppata, per adeguarsi alle
esigenze nutrizionali del neonato: rappresenta quindi un vero e proprio sistema biologico. L’OMS,
il Ministero della Salute e le Società Scientifiche Pediatriche raccomandano l’allattamento al seno
esclusivo per i primi 6 mesi di vita. A questo proposito sono state predisposte delle linee guida per
la promozione dell’allattamento materno, presenti al termine di questo documento, che forniscono
indicazioni sia alla famiglia sia al personale dei nidi per favorire la prosecuzione dell’allattamento
materno ai bambini inseriti all’asilo nido. Nel caso in cui l’allattamento al seno non sia possibile è
necessario utilizzare le formule per l’infanzia (a basso contenuto proteico); in questo caso al nido
viene somministrato il latte di formula secondo le indicazioni del pediatra a cui spetta, nel rispetto
della variabilità individuale e sulla base delle traiettorie di crescita, il monitoraggio e la decisione
sul tipo di alimentazione da seguire. Si sottolinea che, all’interno dell’asilo nido, devono essere
individuate idonee procedure per la gestione delle varie fasi operative inerenti la preparazione e
somministrazione di latte materno e di formula, compresa la pulizia dei materiali utilizzati e devono
essere seguite puntualmente le indicazioni riportate sulle confezioni.

Fascia 6-12 mesi: alimentazione complementare


Il passaggio all’alimentazione complementare è un momento delicato e importante per il lattante e
per la famiglia. Rappresenta il periodo di transizione da una alimentazione esclusivamente lattea a
una dieta contenente altri alimenti diversi dal latte passando così gradualmente da un’alimentazione
“dipendente” ad una “indipendente”. Secondo le indicazioni dell’OMS e del Ministero della Salute
è raccomandato, ordinariamente, iniziare il divezzamento dopo il 6° mese in quanto in questa fase il
latte materno (o di formula) da solo non è più sufficiente a soddisfare il crescente fabbisogno
nutrizionale per cui l’alimentazione va integrata con cibi complementari idonei. Il momento
dell’effettiva introduzione di alimenti complementari al latte, sia materno che di formula, è pertanto
da stabilirsi sulla base delle necessità nutrizionali del bambino e sul grado di sviluppo psicomotorio
(es: riflesso di estrusione, capacità di masticare e deglutire). Di norma fino ai sei mesi il lattante
possiede le abilità di suzione e deglutizione che consentono l’introduzione di soli alimenti liquidi.
Intorno al sesto mese il bambino acquisisce gradualmente maggiori abilità, quali la capacità di
svuotare il cucchiaio con le labbra, mordere e masticare che consentono l’introduzione di alimenti
di diversa consistenza (in purea, tritati, a pezzetti) fino al raggiungimento 8 di tutte le abilità
motorie come portare autonomamente il cibo alla bocca, bere da un bicchiere usando entrambe le
mani: in questo passaggio l’educatrice ha un ruolo basilare. I fabbisogni nutritivi, lo sviluppo
neuromotorio e dei sistemi metabolici del lattante sono specifici per ogni bambino e rendono
pertanto più flessibile l'avvio e le modalità dell’alimentazione complementare rispetto alle
raccomandazioni di salute pubblica che non si possono applicare indistintamente ad ogni singolo
lattante. Il pediatra ha un ruolo fondamentale nella personalizzazione delle indicazioni
relativamente ai tempi e alle modalità di introduzione dei diversi alimenti. Per quanto riguarda
l’introduzione del latte vaccino, essa va posticipata almeno fino al dodicesimo mese di vita
compiuto, sia per l’eccessivo carico proteico - quasi 4 volte più elevato rispetto al latte materno –
sia per lo scarso apporto di ferro. E’ consigliabile utilizzare alimenti approvati dal Ministero della
Salute, in quanto sono ottenuti partendo da ingredienti nei quali la presenza di residui e
contaminanti come fitofarmaci, micotossine, metalli, ecc. è sensibilmente ridotta rispetto ai valori
ammessi negli alimenti non destinati specificatamente alla prima infanzia. In ogni caso anche in
questi prodotti, è opportuno valutare le caratteristiche nutrizionali riportate sulla etichetta. E’
importante rilevare la natura complementare degli alimenti introdotti, che non “sostituiscono” ma
“integrano” il latte materno; l’allattamento al seno, seppur non più esclusivo, dovrà continuare
anche dopo l’introduzione di altri alimenti, ed è auspicabile che tale pratica prosegua fino a quando
bambino e madre lo desiderino, anche oltre l’anno di età. E’ quindi importante sostenere
l’allattamento al seno e favorirne il proseguimento al nido, dando supporto informativo e tecnico-
operativo alle mamme. Nei successivi paragrafi vengono presentati degli schemi esemplificativi di
alimentazione complementare, per lattanti normopeso ed in buona salute di età compresa tra 6 e 12
mesi .

La pappa
L’introduzione di alimenti complementari al latte, avviene, intorno al 6° mese, con una prima
pappa, in genere quella del mezzogiorno, la cui composizione di base è indicata nello schema
riportato sotto.

Crema di cereali 20 g
Verdure miste di stagione 30 g (3 cucchiai da minestra)
Brodo vegetale 200 ml Olio extravergine oliva (EVO) 5 g
Carne fresca oppure Omogeneizzato di carne oppure: Legumi decorticati secchi oppure Liofilizzato
di carne 15 g 40 g 10 g 5 g
Frutta fresca di stagione ben matura oppure ½ Omogeneizzato di frutta 80 g 40 g

La base per la pappa è il brodo vegetale che può essere preparato utilizzando sia verdure fresche
(con l’esclusione delle verdure a foglie verdi, come spinaci, bietole, ecc. per il maggior contenuto di
nitrati) che omogeneizzato/liofilizzato di verdure. Inizialmente è preferibile, per integrare il
fabbisogno di ferro e zinco, cominciare ad introdurre i vari tipi di carne e i legumi decorticati. Non
va aggiunto nè sale nè dado. Alla fine della pappa o, in alternativa, a metà mattina o pomeriggio,
proporre frutta fresca di stagione (banana schiacciata, pera o mela grattugiata - senza aggiungere lo
zucchero) o mezzo omogeneizzato di frutta senza zuccheri aggiunti.
Successivamente si aumenta la varietà di alimenti introdotti, con nuove combinazioni alimentari. Si
introducono nella pappa cereali diversi (frumento, riso, farro, avena, mais, miglio, orzo..) e si
alternano, alle carni e ai legumi, pesce, formaggi e uova. Considerando l’importanza di non
eccedere nella quota di proteine, è opportuno non associare nello stesso pasto diversi alimenti a
prevalenza proteica (carne, pesce, legumi, formaggi e uova) e non aggiungere formaggio grattugiato
in pappe contenenti altri alimenti proteici.
Per stimolare il gusto del bambino e nell’ottica di promuovere il consumo di verdura e frutta già
dalla primissima infanzia, si consiglia di offrire a lato della pappa assaggi di verdura cotta e passata
(broccoli, zucchine, cavolfiori, porro, carote, ecc). Si presenta di seguito uno schema settimanale
con le grammature per la pappa da proporre nelle prime fasi dell’alimentazione complementare e da
mantenere fino a quando il bambino non avrà acquisito maggiori capacità masticatorie. Lo schema
riportato indica i diversi alimenti che possono essere inseriti in successione senza la necessità di
seguire un rigido schema nei tempi per la loro introduzione. Non vi sono evidenze, infatti, che
rinviare l’introduzione di alcuni alimenti (ad esempio uovo o pesce) consenta la prevenzione di
manifestazioni allergiche.
Dopo la prima pappa
Dopo la prima pappa aumenta ulteriormente la varietà e la quantità di alimenti e possono essere
previsti tre pasti al giorno con due merende. Si cominciano a somministrare alimenti a pezzetti e
non solo creme per educare il bambino alla deglutizione e successivamente alla masticazione,
affiancando alla carne e al pesce le verdure tagliate a piccoli pezzetti. Per facilitare l’elaborazione di
un menu si riporta uno schema esemplificativo su due settimane che alterna le diverse tipologie di
alimenti anche allo scopo di favorire una maggiore varietà tra questi con le relative grammature che
sono da intendersi al crudo e al netto scarti. Le grammature indicate si riferiscono agli ingredienti
principali delle ricette, gli ingredienti minori possono essere aggiunti secondo necessità.
Anche in questo caso la frutta può essere proposta o a fine pasto o in alternativa come spuntino di
metà mattina

Il Menu Vegetariano fino a 12 mesi


Ogni scelta inerente l’alimentazione del bambino, ivi compresa la scelta vegetariana, è importante
che sia condivisa con il pediatra di famiglia per una sua corretta pianificazione, al fine di consentire
una crescita ottimale. Per equilibrare il valore biologico di un menu vegetariano si ricorre con
maggior frequenza alla proposta di piatti in cui siano presenti contemporaneamente legumi
(lenticchie, fagioli, piselli, ceci, soia, fave) e cereali: questi alimenti presentano profili amminoacidi
complementari tra loro e la loro combinazione consente pertanto di ottenere un piatto con una
ottima qualità proteica per la presenza di tutti gli amminoacidi essenziali. Ne sono un esempio:
crema di cereali con lenticchie, pasta e purea di ceci, riso e piselli, polenta e lenticchie in umido,
zuppa di legumi con orzo, cous cous e fagioli ecc. Si riportano due schemi esemplificativi per il
menu vegetariano con le relative grammature, al crudo e al netto degli scarti: il primo per la prima
pappa e il secondo per il periodo successivo fino all’anno di vita. Le proposte riprendono gli schemi
precedenti con la sostituzione dei piatti non indicati per una dieta vegetariana (carne e pesce) al fine
di proporre ai bambini, per quanto possibile, un menu simile.

Alimentazione del bambino al nido da 1 a 3 anni


Il bambino dopo l’anno di vita si interessa sempre di più al mondo che lo circonda, che gli propone
continue novità e che egli sa di poter esplorare sempre più agevolmente poiché ha cominciato a
camminare, a manipolare bene gli oggetti, a comunicare grazie al linguaggio. Il cibo pertanto non è
l’interesse principale del bambino, soprattutto nella fascia di età di 2-3 anni, in cui si manifesta una
condizione molto comune di inappetenza, che non lascia però nessuna conseguenza in termini di
salute. La diminuzione dell’appetito che si può osservare in questo periodo è anche il risultato della
riduzione del tasso di crescita fisiologico, a cui i bisogni del piccolo si adeguano: si tratta di una
condizione, appunto, “fisiologica” e accompagnata spesso da una resistenza del bambino a nuove
esperienze in ambito alimentare; è importante che i cibi a lui sconosciuti, siano proposti
ripetutamente affinché quelli inizialmente rifiutati siano accettati in seguito. A tal proposito si è
visto che possono essere necessarie ripetute esposizioni prima che vi sia una totale accettazione
dell’alimento, senza interpretare il rifiuto iniziale come definitivo. La presentazione ripetuta di un
alimento contribuisce al superamento di queste naturali “neofobie” che il bambino presenta in
questa delicata fascia di età. E’ stato osservato che il superamento delle neofobie avviene più
facilmente quando al bambino è data la possibilità di osservare che altri suoi “coetanei” consumano
senza difficoltà quel dato alimento/preparazione, avvalorando la valenza della convivialità a partire
da questa tenera età. Sicuramente offrire una grande varietà di alimenti, senza costrizioni e in un
ambiente sociale positivo, è il modo migliore per stimolare il bambino a seguire corrette abitudini
alimentari. Inoltre i bambini devono essere alimentati seguendo gli stimoli fisiologici. Non devono
essere indotti a finire il piatto se sono sazi, si deve rispettare il senso di autoregolazione dell'appetito
già presente dalla nascita.

La composizione del menu al nido


Al nido devono essere previsti almeno due menu, articolati in base alla diversa disponibilità
stagionale di alcuni alimenti, sviluppati su 4 settimane. Il menu dovrà prevedere: un primo piatto;
un secondo piatto; un contorno; pane; frutta fresca.
In alternativa al classico primo e secondo piatto è possibile prevedere un piatto unico. A seconda
degli orari di permanenza del bambino al nido è da prevedere una merenda solitamente nel
pomeriggio.

Primo piatto
Il primo piatto può essere asciutto o in brodo, è solitamente a base di cereali (frumento, riso, farro,
orzo, mais, avena, miglio, segale) che devono essere utilizzati a rotazione nell’alimentazione del
bambino avendo un profilo nutrizionale simile. Per i primi piatti asciutti scegliere sughi semplici,
preferibilmente a base di verdure es: pomodoro, zucchine, broccoli,ecc. Per i primi piatti in brodo
scegliere preferibilmente creme e passati di verdure e/o legumi con aggiunta di cereali (pastina, riso,
orzo, farro, ecc. o crostini di pane). Nel caso in cui vengano utilizzati cereali integrali è opportuno
che vengano scelti quelli prodotti con farine di provenienza biologica. Non è consigliato l’utilizzo
di formaggio grattugiato in aggiunta ai primi piatti al fine di contenere l’apporto proteico e di sodio.
E’ possibile prevedere un suo utilizzo, in una quantità non superiore ai 3-5 g, come ingrediente in
preparazioni più elaborate, tipo polpette e sformati di carne, verdure o legumi, ecc. da proporre non
più di una volta alla settimana.

Secondo piatto
Il secondo piatto è rappresentato dall’alternanza di carne, pesce, legumi, formaggio, uova,
alternando il più possibile la varietà delle tipologie: - carne: è preferibile privilegiare carne bianca
quindi pollame, tacchino, coniglio, rispetto alla carne rossa (vitello, manzo, maiale, cavallo). Salumi
e insaccati sono da evitare;
- pesce: si raccomanda di variare le tipologie (escludendo pesce spada e tonno);
- legumi: quando sono presentati come secondo (esempio: lenticchie in umido, polpettine di ceci,
ecc) sono da abbinare ad un contorno di verdura;
- uova: possono essere consumate come singolo alimento o come ingrediente in preparazioni
gastronomiche quali tortini, polpette, crocchette;
- formaggio, sia fresco che stagionato, come secondo piatto o in preparazioni associate ad altri
alimenti quali uova e ortaggi (es: crocchette di ricotta e spinaci, polpette di patate e formaggio,
ecc.).
Sono sconsigliati i formaggi fusi. Piatti unici È auspicabile che almeno una o più volte al mese
siano proposti “piatti unici”, a cui associare un semplice contorno di verdure. Molti alimenti previsti
come primi e secondi piatti, ben si prestano a essere accostati all’interno di una stessa preparazione,
realizzando ciò che viene definito “piatto unico”. Tali proposte rappresentano un’ulteriore
opportunità sia dal punto di vista nutrizionale che educativo; infatti consentono di abituare i piccoli
al concetto che taluni piatti non necessitano di essere accostati a altri alimenti proteici nell’arco
dello stesso pasto, essendo di per sé già “completi” da questo punto di vista e consentono di
ampliare la varietà di preparazioni, offrendo nel contempo stimoli sensoriali sempre diversi, atti a
implementare la curiosità dei piccoli utenti. Può essere strategico pertanto “testare” le differenti
modalità di proposta, al fine di valutarne i diversi gradi di accettazione e orientare l’offerta verso le
preparazioni più gradite. Si propongono piatti unici a base di legumi (lenticchie, fagioli, piselli,
ceci, soia, fave) e cereali come ad esempio riso e lenticchie, orzotto con fagioli, cous cous con
verdure e ceci, ecc. Questi piatti, oltre ad essere completi dal punto di vista nutrizionale, sono
inoltre molto ricchi di fibre, vitamine e sali minerali. Altri piatti particolari da considerarsi “piatti
unici elaborati” sono ad esempio lasagne, pasta gratinata, sformati con verdure, polpettone. Tali
alternative, per le modalità di preparazione che prevedono l’utilizzo di più ingredienti (es. uova,
formaggio, carne), hanno un maggior apporto energetico e proteico.

Contorni
E’ necessario variare il più possibile i contorni privilegiando verdure fresche di stagione. Le patate e
i legumi non sono verdure e quindi non possono essere offerti come contorno. I legumi sono una
fonte proteica e come tale sostituiscono il secondo piatto; le patate, per il loro apporto di carboidrati
analogo ai cereali o al pane, se offerte, è bene che vengano inserite in sostituzione di tali alimenti.

Pane
Il pane comune potrà essere alternato con pane di tipo integrale o prodotto con farine meno raffinate
tipo 1 e 2. Nel caso in cui venga scelto pane integrale è opportuno che venga prodotto con farine di
provenienza biologica. Privilegiare comunque il pane a ridotto contenuto di sale (1.7% di sale sul
totale di farina impiegata).

Frutta
Nella elaborazione del menu occorre prestare attenzione alla varietà e alla stagionalità della frutta il
cui consumo deve essere incentivato per la sua azione protettiva. La frutta di fine pasto può essere
anticipata come spuntino di metà mattina.

Condimenti
Si raccomanda di utilizzare esclusivamente olio extravergine di oliva, sia per l’aggiunta a crudo che
per la cottura. Non va utilizzato né dado né sale nella prima infanzia, così da abituare il bambino al
gusto naturale degli alimenti e ridurre la propensione verso cibi troppo salati; per insaporire
utilizzare erbe aromatiche.

Preparazione e cottura
Nella scelta delle materie prime da utilizzare per la preparazione dei diversi piatti privilegiare, se
possibile, gli alimenti freschi oppure prodotti surgelati o sottovuoto o pastorizzati rispetto a quelli in
scatola. Nella preparazione delle diverse portate si dovranno scegliere metodi di cottura che
garantiscano sia la sicurezza igienica sia la conservazione dei principi nutritivi contenuti nelle
materie prime, al fine di ottenere pasti sicuri ed equilibrati. Non è consentita la frittura e le eventuali
dorature dovranno essere fatte al forno. Per le verdure, se consumate cotte, è preferibile la cottura a
vapore che preserva il loro valore nutrizionale. Nel caso di cottura in acqua dovranno essere
controllati sia il tempo di cottura, il più breve possibile, sia il quantitativo di acqua che deve essere
limitato. Per pastina o risotti utilizzare esclusivamente brodi preparati con verdure fresche o
surgelate.

Merenda pomeridiana
La merenda deve essere variata, dolce o salata, e possibilmente diversa per ogni giorno della
settimana. Va evitato lo zucchero aggiunto. Le proposte possono essere:
- frutta fresca: intera, spremuta, frullata, in macedonia
- verdura fresca cruda in pinzimonio: carote, finocchi , pomodori ecc
- yogurt intero (½ vasetto- g 60), meglio bianco con aggiunta di frutta fresca o di miscela di cereali
(g 25)
- fetta di pane con olio e pomodoro(g 25 + 1cucchiaino olio pari a 5 g )
- fetta di pane con ricotta (g 25 + 1cucchiaino pari a 5 g ricotta)
- fetta di pane con marmellata (g 25 + 1cucchiaino di marmellata pari a 5 g)
- latte intero fresco con biscotti secchi ( 100 ml + g 25)
Saltuariamente è possibile proporre torte senza creme o farciture (es. torta allo yogurt, margherita,
alle carote, alle mele, crostata) preparate dal centro cucina del nido. E’ da evitare il consumo di
merendine, succhi di frutta e di bevande contenenti zuccheri aggiunti.

Il Menu Vegetariano da 1a 3 anni


Per facilitare l’elaborazione di un menu vegetariano su 4 settimane che tenga conto delle frequenze
consigliate, si riporta uno schema esemplificativo che alterna le diverse tipologie di alimenti anche
allo scopo di favorire una maggiore varietà tra questi. Inoltre si propone l’inserimento di secondi
piatti proteici alternativi a base di soia (tofu) al fine di arricchire e rendere maggiormente vario il
menu. E’ raccomandato ad ogni pasto l’utilizzo di alimenti ricchi di Vitamina C, per favorire
l’assorbimento del Ferro vegetale (es. come condimento utilizzare succo di limone in aggiunta
all’olio e/o proporre come frutta gli agrumi, kiwi o fragole). Si evidenzia che le grammature degli
alimenti rimangono invariate rispetto al menu standard a cui si aggiunge quella del tofu (50 g a
porzione) e che le frequenze di uova e formaggio aumentano a 1-2 volte alla settimana, mentre i
legumi aumentano a 2-3 volte alla settimana. Le proposte riprendono gli schemi precedenti con la
sostituzione dei piatti non indicati per una dieta vegetariana (carni e pesce): questa scelta è dovuta
alla opportunità di proporre ai bambini per quanto possibile un menu simile.

Promozione dell’allattamento materno al Nido d’Infanzia


L’allattamento al seno costituisce il modo di alimentazione naturale e normale nella prima infanzia.
Il latte materno fornisce tutti i nutrienti di cui il lattante ha bisogno nei primi sei mesi di vita. Il
Ministero della Salute, in conformità con le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS), raccomanda come misura di salute pubblica, che i bambini siano allattati esclusivamente al
seno fino a sei mesi e che l'allattamento al seno continui poi, con adeguati alimenti complementari,
fino a che madre e bambino lo desiderino. L'allattamento al seno è un diritto fondamentale dei
bambini, come espresso dall’UNICEF nella Convenzione sui diritti dell’Infanzia, ed è un diritto
delle mamme essere sostenute nella realizzazione del loro desiderio di allattare nel rispetto delle
diverse culture e nell'impegno a colmare ogni tipo di disuguaglianze. In questa prospettiva è utile
che anche gli operatori dei nidi di infanzia siano informati della presenza dell’iniziativa OMS-
UNICEF “Comunità amica dei bambini per l’allattamento al seno”. ATS Milano Città
Metropolitana incoraggia le istituzioni presenti nel territorio ad accogliere e far sentire benvenuta la
mamma che allatta. In particolare ogni mamma dovrebbe essere informata, incoraggiata e sostenuta
nel proseguire l’allattamento materno anche quando il suo bambino è inserito al nido. Questo
documento, che contiene indicazioni operative rivolte sia agli educatori che alle famiglie, ha lo
scopo di favorire e facilitare la pratica per la somministrazione di latte materno al Nido. Il presente
protocollo deve essere quindi accuratamente presentato dalla Direzione del Nido ai genitori
interessati, i quali dovranno firmarlo per accettazione.

Istruzioni per il personale dei Nidi


Il personale del nido informa la madre che allatta sulla possibilità di proseguire l’allattamento
materno all’interno del nido.
Il latte materno conferito al nido è da considerarsi “alimento particolare” e la mamma un “fornitore
particolare”. Dal momento in cui viene spremuto nel contenitore fino al momento della consegna
all’operatore del nido la responsabilità è in capo alla mamma. Una volta che l’operatore del nido
accetta il contenitore ne diventa automaticamente responsabile e pertanto deve applicare una
apposita procedura che garantisca la sicurezza igienico-sanitaria dell’alimento.

Le indicazioni da seguire sono:


Alla consegna del latte da parte della mamma il personale incaricato dell’asilo nido controllerà:
- che il latte sia stato trasportato in una borsa termica con piastra refrigerante, in una confezione
chiusa, idoneamente contrassegnata;
- che il numero dei biberon consegnati corrisponda a quelli da somministrare nell’arco della
giornata (un biberon per ogni pasto per evitare ulteriori passaggi) e che ogni biberon sia chiuso e
contrassegnato da un’etichetta - riportante cognome e nome del bambino, data ultima di utilizzo
firmata dalla madre – posta a cavaliere del tappo in parte sul coperchio e in parte sul contenitore, a
garanzia del fatto che, al momento dell’apertura, il latte stesso sia quello fornito dalla mamma;
- che il latte sia scongelato.
L’operatore dopo aver ritirato il contenitore con il latte deve immediatamente riporlo in frigorifero
alla temperatura di +4° e lì conservarlo fino al momento dell’utilizzo. Al momento dell’utilizzo,
l’operatore incaricato, dopo accurato lavaggio delle mani, deve:
- verificare che l’etichetta attaccata al coperchio e al biberon risulti integra, come era al momento
della consegna. Se fossero presenti rotture ingiustificate, strappi o comunque segni di manomissione
non si deve somministrare il latte al bimbo, ma avvisare subito la madre per i provvedimenti
alternativi da concordare;
- svitare il coperchio del biberon e al suo posto avvitare la tettarella sterile consegnata dal genitore,
facendo attenzione a non contaminare i bordi del biberon stesso e della tettarella;
- porre il biberon, ben chiuso, per alcuni minuti sotto l’acqua corrente calda, agitandolo leggermente
per uniformare i grassi e la temperatura oppure utilizzare lo scalda biberon elettrico a temperatura di
37°C.
Non scaldare il latte nel forno a microonde né sulla fiamma, perché il riscaldamento avviene in
maniera non uniforme, con il rischio di ustioni per i piccoli consumatori. Il latte riscaldato non usato
non può più essere riutilizzato e va buttato. Al termine della poppata lavare subito biberon e
tettarella con detergente per stoviglie e così riconsegnarli alla madre che provvederà in proprio alla
disinfezione/sterilizzazione.

Come conservare e trasportare il latte materno


Il latte si può conservare in frigorifero (massimo + 4° C) fino a 3 giorni; il posto migliore è nella
parte bassa e sul retro del frigorifero, perché è la zona più fredda e meno esposta a variazioni di
temperatura. Non riporlo mai nella porta. Se il latte viene mantenuto a temperatura ambiente
(massimo + 25°C), si conserva per 4 ore; d’estate, con l’aumentare della temperatura esterna, i
tempi di mantenimento si riducono.
In alternativa il latte materno può essere anche congelato: prima va comunque fatto raffreddare in
frigorifero; i tempi di conservazione sono diversi a seconda del tipo di congelatore: nella cella
freezer compresa nel frigorifero ( */ **) a temperature di meno di 15°C, il latte si conserva per 2
settimane; nel freezer compreso nel frigo (***), ma con sportello separato, con temperature
inferiori ai 18°C, per 3 mesi; nel freezer (****) con temperature inferiori a 20°C, per 6 mesi.
Bisogna evitare che il contenitore sia a contatto diretto con altro materiale stoccato in frigorifero (si
suggerisce di utilizzare un ulteriore contenitore di protezione). Per scongelare il latte materno, è
possibile riporre il contenitore ancora sigillato nel frigorifero (sono necessarie 8-12 ore per
scongelarlo completamente). Se non si è tolto dal congelatore per tempo, il modo migliore per
scongelarlo rapidamente consiste nel metterlo sotto un getto di acqua fredda oppure a bagnomaria.
Non scongelare mai sulla fiamma diretta né con il microonde. Il latte scongelato può essere
conservato in frigorifero ed utilizzato entro le 24 ore; una volta che è stato riportato a temperatura
ambiente deve essere usato o gettato via, mai ricongelato. Il latte materno spremuto da consegnare
al nido deve essere scongelato; durante il trasporto il contenitore, adeguatamente protetto, deve
essere mantenuto in borsa termica assicurando una temperatura che non superi i 4°C (particolare
attenzione in questa operazione durante il periodo estivo). Ogni biberon consegnato al Nido
d’Infanzia deve essere provvisto di relativa tettarella da usare per la poppata, in contenitore
adeguato, garantendone la igienicità. I biberon ritirati dal Nido d’Infanzia dovranno essere
accuratamente sanificati.

Come pulire e sterilizzare il materiale per la conservazione del latte


Tutto il materiale utilizzato che è stato a contatto con il latte, dopo l’uso deve essere lavato e
risciacquato con cura, in modo da eliminare tutti i residui organici, e poi sterilizzato.

LAVAGGIO
- sciacquare con acqua corrente fredda
- lavare con acqua corrente calda saponata, rivoltare le tettarelle, aiutarsi con un apposito spazzolino
(scovolino) per rimuovere gli avanzi di latte
- lavare con acqua corrente calda e scovolino la parte in vetro (in alternativa lavarla in lavastoviglie)

- risciacquare nuovamente con abbondante acqua corrente calda


- disinfettare gli spazzolini con amuchina dopo averli utilizzati, e lasciarli asciugare

STERILIZZAZIONE
Metodo a Caldo:
- in pentola a pressione 10 minuti nel cestello a vapore;
- in pentola normale a coperchio chiuso, 20 minuti di bollitura, avendo cura di immergere le parti in
vetro, quando l’acqua è ancora fredda, e le parti in gomma quando l’acqua inizia a bollire;
- in appositi sterilizzatori elettrici, che agiscono erogando vapore acqueo.

Metodo a Freddo:
E’ un metodo chimico che prevede l’uso di appositi disinfettanti (liquidi o in compresse
effervescenti), da sciogliere in acqua fredda secondo le proporzioni indicate sulla confezione del
prodotto. Gli oggetti vanno quindi immersi completamente in apposite vaschette contenenti tali
soluzioni per il tempo indicato dalle ditte produttrici. “Biberon e tettarella devono essere lasciate a
contatto con la soluzione disinfettante per almeno 2 ore. La soluzione deve essere rinnovata ogni 24
ore”. Gli oggetti vanno estratti dalla soluzione con le apposite pinze, sgocciolandoli al momento
dell’uso senza risciacquarli.

Introduzione Preparazione e Somministrazione di latte di formula al


Nido D’Infanzia
L’OMS ed il Ministero della Salute raccomandano, come misura di salute pubblica, che i bambini
siano allattati esclusivamente al seno fino a sei mesi e che lo stesso continui poi, con adeguati
alimenti complementari, fino a che madre e bambino lo desiderino. In caso di impossibilità
all’allattamento al seno, i neonati e i bambini sono alimentati con formule lattee di vario tipo, in
polvere o liquide. Di seguito si forniscono indicazioni per il proseguimento dell’allattamento
artificiale al nido d‘infanzia.

Istruzioni per il personale dei Nidi


La Direzione del Nido informa le famiglie sulla possibilità di continuare l’alimentazione del lattante
anche con latte di formula. Nel caso di interesse in tal senso, stabilite le modalità e garantite idonee
soluzioni organizzative il genitore consegnerà al personale educativo: la confezione di latte, integra
ed etichettata con nome e cognome del bambino e data della consegna al Nido d’Infanzia; i
biberon, completi di tettarelle, nel numero necessario (1 biberon per ogni poppata), sterilizzati e
contrassegnati con etichetta a cavaliere, che riporterà cognome e nome del bambino.
La consegna sarà giornaliera. Alla consegna del latte il personale del nido incaricato controllerà:
- l’integrità e la data di scadenza della confezione del latte;
- che i biberon, completi di tettarelle, siano contrassegnati con l’etichetta a cavaliere, a garanzia
della sterilità degli stessi e che siano in numero adeguato alle poppate del giorno;
e provvederà a:
- conservare latte e biberon in luoghi puliti, asciutti, riparati da possibili contaminanti e lontano da
fonti di calore;
- scrivere sulla scatola, in modo visibile, la data della sua apertura;
- adeguarsi alle indicazioni operative riportate sulla confezione, riguardanti il tempo e le modalità di
conservazione del latte;
- attenersi per la diluizione, preparazione e somministrazione del latte, alle indicazioni operative;
- lavare i biberon e le tettarelle dopo la somministrazione del latte e riconsegnarli giornalmente alla
famiglia.

Indicazioni operative per preparare in sicurezza il latte di formula


Anzitutto bisogna ricordarsi che occorre preparare una singola poppata per volta.
- lavare le mani con acqua e sapone e poi asciugarle;
- preparare la quantità necessaria di latte ad ogni pasto, assicurandosi della pulizia sia del luogo di
preparazione che degli utensili;
- usare biberon e tettarelle sterili;
- buttare il latte (avanzato nel biberon), sia ricostituito da polvere che liquido;
lavare subito biberon e tettarella con detergente per stoviglie e così riconsegnarli al termine della
giornata alla madre, che provvederà in proprio alla disinfezione/sterilizzazione.

Preparazione del latte liquido


Il latte artificiale liquido deve essere utilizzato e conservato seguendo le indicazioni del produttore.
Il latte liquido non deve essere bollito. Conservare la confezione, una volta aperta, in frigorifero per
i tempi indicati, comunque non oltre le 24 ore.

Preparazione del latte in polvere


- scaldare l’acqua ad una temperatura >70°C;
- versare nel biberon sterilizzato la quantità di acqua necessaria per sciogliere la polvere,
controllando che il livello sia corretto;
- aggiungere l’esatta quantità di polvere indicata dalla famiglia/ pediatra. Non bisogna mai
aggiungere una quantità diversa (in più o in meno) da quella indicata;
- mettere sempre per prima l’acqua nel biberon, quando è ancora calda (70°C), poi aggiungere la
polvere. Utilizzare per il latte solo il misurino contenuto nella confezione;
- i misurini devono essere rasi (pareggiare il livello senza pressare);
- tenere per il bordo la tettarella, appoggiarla sul biberon e avvitare la ghiera. Coprire la tettarella
con il cappuccio e agitare bene il contenuto fino a quando la polvere non si sarà sciolta;
- per evitare ustioni al bambino, è importante raffreddare il latte, mettendo il biberon sotto l’acqua
corrente, evitando che la stessa tocchi la tettarella. Controllare la temperatura del latte (deve essere
tiepido) facendone cadere un po’ sulla parte interna del polso.
- se il bambino non finisce il biberon, gettare il latte avanzato.
Il latte in polvere ricostituito si conserva a temperatura ambiente entro le 2 ore ed in frigorifero per
24 ore. Istruzioni per le mamme: Pulire e sterilizzare biberon e tettarelle. Etichettare sia la
confezione di latte che i biberon utilizzati al Nido d’Infanzia. Provvedere giornalmente alla
consegna/ritiro dei biberon e delle tettarelle.

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