Altare originariamente costruito nel 13-9 a.C. per celebrare le vittorie di Augusto in Spagna e in Gallia, ora è inglobato in un’architettura inaugurata nel 2006. È un recinto quadrangolare con un altare dei sacrifici centrale. Si innalza su un podio e vi si entra tramite l’apertura posteriore. È fatto di travertino, intonaco e vetro temperato. All’interno dell’architettura penetra molta luce. Si compone di due elementi: l’ara sacrificale e il recinto. L’interno con l’altare rappresenta la Roma delle origini, mentre il recinto esalta Augusto e la sua famiglia. L’interno del recinto presenta una decorazione scultorea su due registri: in basso una staccionata a motivi verticali e in alto dei festoni con patere per versare i liquidi, divisi da un fregio a palmette. L’altare interno presenta delle sponde laterali con volute contrapposte. Esternamente il recinto presenta decorazioni su due registri: in basso un fregio naturalistico con elementi vegetali e zoomorfi fatti di stucco e in alto dei bassorilievi, divisi da un fregio a meandri. Originariamente l’edificio era completamente dipinto. Il bassorilievo esterno raffigura una processione, i cui personaggi sono resi in maniera molto realistica. La scena è vivacizzata dalla presenza di bambini e le figure sono poste su più piani, infatti in primo piano le figure sono molto nitide e rappresentano veri e propri ritratti, e mano a mano diventano meno definite. Sono riconoscibili i membri della famiglia imperiale. Il modellato è fluido con graduali contrasti chiaroscurali. Questa processione ricorda il fregio con le feste panatenee del Partenone. La decorazione vegetale inferiore dell’esterno del recinto, invece, è resa mediante l’applicazione di stucco sul marmo, con girali di foglie di vite, alloro, acanto ed edera. Agli apici si schiudono anche dei fiori e sono presenti diversi piccoli animali, come le lucertole. È una significativa opera di arte aulica. COLONNA TRAIANA p. 234 Eretta per celebrare le due vittorie per la conquista della Dacia. Le immagini sono rappresentate come su una sorta di pellicola cinematografica avvolta a spirale intorno alla colonna, quindi possiamo parlare di una colonna coclide. L’unica cesura che interrompe la narrazione è una dea alata. Sulla sommità osserviamo una statua di San Pietro, nonostante in origine ci fosse una statua di Traiano. Alla base c’è una struttura cubica con due stanze: in una di queste erano presenti le urne cinerarie d’oro di Traiano e sua moglie, con pareti ornate da armi e festoni. Dalla base parte una scala a chiocciola. Lo stile è a metà tra l’aulico e il plebeo, infatti i personaggi sono espressivi ma non così dettagliati e la prospettiva è meno raffinata rispetto all’Ara Pacis. Prima presentava il plinto alla base della colonna, che la rendeva più slanciata. Appartiene all’ordine tuscanico, nonostante presenti il plinto tipico dello stile ionico e corinzio. In origine era circondata da un peristilio, che non permetteva di vederla interamente. SUICIDIO DI DECEBALO p. 235 (colonna traiana) Questa è l’ultima immagine della narrazione continua della colonna traiana, dove è rappresentato il re dei daci che si sta suicidando. Nonostante sia sconfitto, è raffigurato con un certo rispetto e una certa dignità (ricordiamo il Galata Morente). Alcune parti sono piuttosto realistiche, altre solo accennate. È un bassorilievo non molto sporgente, modellato fluido, effetti chiaroscurali delicati, quasi pittorici. PARTENZA DI TRAIANO DA ANCONA p. 235 (colonna traiana) Lungo la narrazione è rappresentato l’imperatore in partenza con i suoi uomini. Le immagini sono chiare e i personaggi sono espressivi e dinamici, ma le proporzioni e la tridimensionalità non sono più perfette. Si bada di più alla semplicità delle immagini. Ancora oggi nel porto si vedono alcune strutture dell’epoca (archi, tempi di origine greca). STILE RITRATTO p. 239 La scultura romana è ricca di ritratti, poiché all’epoca era ritenuta molto importante l’immagine personale nella società. Spesso si realizzavano ritratti a partire dal calco dei volti dei defunti, perciò l’usanza era quella di realizzare ritratti molto realistici, che trasmettessero la personalità del protagonista. Infatti egli è rappresentato con tutti i suoi pregi e difetti, che però non intaccano l’armonia del volto. Quindi possiamo dire che in un certo senso cambia l’idea di estetica. TOGATO BARBERINI p. 224 Rappresenta un patrizio romano che tiene in mano i ritratti degli antenati. Il togato è rappresentato in maniera molto realistica, con un realismo che mette in evidenza pregi e difetti del viso e del corpo, a differenza della bellezza ideale greca. Il volto ha tutte le caratteristiche specifiche. RITRATTO DI CAIO GIULIO CESARE p. 240 Il volto è serio e pensoso, ma non anziano. Trasmette carisma e dignità, caratteristiche tipiche del personaggio. Molto realistico. AUGUSTO DI PRIMA PORTA p. 241 Osserviamo la copia in marmo di un’originale in bronzo colorato. La modalità sono in parte realistiche: ricorda il Doriforo di Policleto, nonostante abbia una posizione delle braccia diversa, infatti qui esprime un gesto di comando. Il busto poggia sulla gamba destra. In questa statua è esaltata la sua figura, che risulta quasi divinizzata. Indossa un’armatura che presenta una serie di rilievi. Tra questi rilievi della corazza possiamo vedere nella scena centrale il re dei Parti, mentre in alto c’è la personificazione del cielo e in basso c’è la terra che dà già i frutti che la nuova era promette. Apollo e Diana vegliano sulla nuova era e si ha un’allusione all’infinito trascorrere del tempo e all’età dell’oro. La volontà è quella di dare l’idea di un uomo giovane (36 anni), ma affidabile. RITRATTO DI PROBO p. 242 Il ritratto presenta alcune parti realistiche, altre meno. I capelli e la barba, ad esempio, sono resi in maniera sommaria. Notiamo l’iride rivolta verso l’alto, che rende la forte tensione spirituale, quasi di angoscia. Notiamo la volotà dell’artista di rappresentare proprio il suo animo. ARTE TARDA ROMANITÀ p. 252 Fra il III e il IV secolo ci fu l’affermazione del cristianesimo, che segnò la storia e l’arte dei secoli successivi. Roma in particolare fu interessata da una serie di programmi edilizi significativi. Nonostante con l’avvento del cristianesimo buona parte della progettazione architettonica fosse riservata agli edifici di culto, si ebbero anche degli interventi di edilizia civile. Ne sono un esempio la Basilica di Massenzio, il Palazzo di Diocleziano e l’Arco di Costantino. BASILICA DI MASSENZIO p. 253 Anticamente la basilica era un grande edificio utilizzato per l’amministrazione della giustizia e gli scambi commerciali, ma ne presero ispirazione per gli edifici sacri. Di solito la basilica era a pianta rettangolare divisa longitudinalmente in tre navate per mezzo di pilastri con colonne addossate. Qui le navate sono divise in tre parti comunicanti coperte da volte a botte in opus cemnticium, quindi fatte con un’unica gettata di calcestruzzo. La navata centrale, molto più alta, era coperta da volte a crociera. All’ingresso corrispondeva un’abside, ossia uno spazio semicircolare coperto da un catino absidale corrispondente ad un quarto di sfera. In seguito venne aperto un altro ingresso lateralmente e venne fatta un’altra abside. Si vedono finestre a mezzaluna nella parte alta. Oggi rimane molto poco di questa scultura. RITRATTO DI COSTANTINO p. 259 non fatto Nella basilica di Massenzio è stata ritrovata la testa di una statua di Costantino, realizzata tramite l’assemblaggio di pezzi separati, le cui parti nude erano in marmo, mentre il resto probabilmente era in bronzo ma non si sa con precisione. Si intuisce il potere di Costantino: questa tecnica era utilizzata di solito solo per le divinità, poiché permetteva di raggiungere dimensioni enormi. Il ritratto, infatti, è grandioso e ha un’impostazione geometrica molto rigida: gli occhi molto grandi dominano sul viso e le pupille sono rivolte verso l’alto. Presenta i tratti fisionomici di Costantino, come il naso aquilino e il mento prominente. ARCO DI COSTANTINO p. 254 non fatto Questo arco costruito agli inizi del IV secolo presenta tre fornici inquadrati da piloni con colonne libere e un alto attico in cui si trova l’iscrizione di dedica all’imperatore. Le decorazioni sono rese tramite statue e rilievi. PALAZZO DI DIOCLEZIANO p. 255 Questo palazzo è un grandioso complesso residenziale, con struttura rettangolare che rispecchia quella dell’accampamento romano. Le mura sono fortificate, tranne quella affacciata sul mare, che aveva aperture ad archi impostati su pilastri. Contro ogni pilastro si addossavano colonne trabeate. Al centro della facciata e ai lati troviamo una struttura architettonica molto usata nel 500, chiamata serliana. Presenta quattro colonne trabeate lateralmente con un arco a tutto sesto centrale. Nella metà settentrionale del palazzo c’erano le caserme mentre a sud la vera e propria residenza. Nel cortile osserviamo colonne lisce con capitelli corinzi. Nella piantina vediamo anche il mausoleo dell’imperatore, divenuto ora un duomo con struttura di un prisma a base ottogonale e una peristasi di colonne corinzie architravate. Sulla sommità ha anche il tiburio. All’interno, invece, presenta una serie di nicchie e colonne su due ordini sovrapposti. Il secondo ordine funge da tamburo, ossia da base della cupola. Le colonne di granito sono provenienti dall’Egitto, quindi sono di grande qualità e sotto l’architrave superiore presentano un fregio. Questo edificio è l’esempio del fatto che l’architettura privata non risentì la crisi, anzi gli aristocratici e ancora di più gli imperatori vollero sempre più ostentare la loro ricchezza tramite dei veri e propri palazzi. ARTE PALEOCRISTIANA p. 260 Con Costantino si ebbe la costruzione dei primi edifici di culto pubblici, che si ispiravano perlopiù al modello della basilica civile, che era un edificio utilizzato per amministrare la giustizia e per il commercio. In base alla funzione le basiliche si dividevano in cattedrali (dove celebrava il vescovo) e cimiteriali (destinate al culto dei martiri). PIANTA BASILICHE PALEOCRISTIANE p. 263 La maggior parte delle basiliche paleocristiane avevano una pianta longitudinale a croce: sul corpo longitudinale si innestava perpendicolarmente un’altra navata più corta (transetto), che poteva sporgere con maggiore o minore evidenza dal perimetro esterno della basilica. Le tre tipologie erano a croce latina immissa, a croce latina commissa (T) e a croce greca. Poi c’erano quelle a pianta longitudinale a deambulatorio o circiforme o poligonale, che sorgevano spesso intorno alla tomba di un martire e avevano anche un deambulatorio. BASILICA DI SAN PIETRO p. 260 Questa fu la prima basilica mai costruita e venne realizzata sul luogo di sepoltura di San Pietro, con l’altare proprio sopra alla tomba. La pianta è a croce commissa, con un transetto poco sporgente. È una pianta con croce a T solo accennata, quindi ha anche un’abside (struttura semicircolare). È divisa in cinque navate e presenta un quadriportico, cioè un portico addossato alla facciata dove potevano sostare al coperto. Veniva realizzato poiché non tutti i cristiani erano battezzati, erano catecumeni. La facciata è a salienti, con 4 spioventi mentre la copertura interna è di capriate lignee molto leggere. Al termine della navata centrale è presente l’arco trionfale che segna l’inizio del presbiterio, ossia la zona più sacra dell’edificio. Al di sopra dell’altare si trova un baldacchino sostenuto da particolari colonne tortili provenienti dal tempio di Salomone. I capitelli delle colonne interne trabeate sono corinzi ed esse sono fatte di marmo. Le navate laterali, invece, davano origine a colonne con archi a tutto sesto. BATTISTERO DI SAN GIOVANNI IN LATERANO p. 261 Vediamo una pianta centrale ottogonale suddivisa dalla parte esterna tramite colonne trabeate con capitelli corinzi, ionici e compositi su due ordini sovrapposti. Le colonne del primo ordine presentano dimensioni maggiori. La parte interna è delimitata anche da balaustre marmoree e lo spazio centrale è coperto da una cupola, che è coperta a sua volta da un tiburio piramidale. Alla parte centrale si affianca una piccola cappella e si addossa un nartece a forcipe. La cupola presenta decorazioni tardo- rinascimentali e barocche ma nel complesso l’esterno è spoglio, con mattoni a vista. MAUSOLEO DI COSTANZA p. 262 Questo monumento presenta una struttura molto complessa. Ha una pianta circolare composta da due parti: una parte interna delimitata da colonne binate disposte a raggiera; una parte chiamata deambulatorio delimitata da pareti articolate con nicchie architettoniche di forma circolare e quadrangolare. All’ingresso si trova un nartece coperto e due esedre laterali. Questo tipo di nartece è chiamato “a forcipe”. La parte interna è coperta da una cupola che è coperta a sua volta da un tiburio esternamente. Il deambulatorio è coperto da una volta a botte anulare, la quale è a sua volta coperta da un soffitto a spioventi. Le nicchie architettoniche maggiori si trovano in asse con l’ingresso e formano una croce con le altre due grandi nicchie. La nicchia opposta all’ingresso ha pianta quadrangolare e contiene la copia del sarcofago di Costantina. In questo punto c’è una volta a crociera con un soffitto molto più alto. La volta a botte anulare è coperta da bellissimi mosaici con decorazioni rese in varie maniere: a volte troviamo la ripetizione modulare di elementi stilizzati, altre volte raffigurazioni in parte stilizzate e in parte realistiche. Possiamo osservare anche una raffigurazione della vendemmia con i puttini che trasportano l’uva, che si ricollega all’eucarestia, quindi ha un forte valore simbolico. In prossimità del sarcofago vediamo una decorazione con elementi zoomorfi. Lo stile delle raffigurazioni è ellenistico, poiché ad esempio i puttini sembrano quasi mitologici, di età classica. Esternamente l’edificio ha i mattoni a vista e si nota anche la struttura che copre lo spessore di muro con la volta a crociera. BASILICA SANTA MARIA MAGGIORE p. 263 Si tratta della basilica paleocristiana meglio conservata. L’interno rettangolare è diviso in tre navate per mezzo di colonne trabeate di ordine ionico. Al di sopra vediamo delle finestre centinate affiancate da lesene corinzie allineate con le colonne sottostanti. I decori estremamente ricchi risalgono a periodi successivi, a eccezione delle scene a mosaico tipiche del tempo. Le colonne sono state interrotte da un arco barocco che porta a un transetto, infatti la pianta non è del tutto rettangolare, ma leggermente a T. Il soffitto è a cassettoni. MARIA CON IL BAMBINO p. 264 Le modalità di questa iconografia sono in parte ellenistiche e in parte più essenziali. Vediamo Maria che abbraccia teneramente il suo bambino. I tratti somatici di Maria sono difficili da scorgere a causa della resa non molto realistica. Il bambino invece è reso in maniera un po’ più realistica. È stata utilizzata la tecnica pittorica compendiaria, quindi l’applicazione di pennellate semplici ma efficaci, che è frequente nelle catacombe. CRISTO DOCENTE p. 265 Cristo in questa opera è reso come un giovane Apollo, secondo modalità ellenistiche. CRISTO COME MAESTRO p. 265 In questa opera è stata utilizzata la tecnica compendiaria. Cristo è rappresentato barbato (segno di maturità), con uno sguardo intenso e ciò trasmette un’idea di sapienza. STATUA DI LIVIA p. 265 L’iconografia impiegata è tradizionale, classica. Vediamo una posa orante, resa con modalità tipicamente ellenistiche o auliche. SANT’AGNESE ORANTE p. 265 Osserviamo un rilievo di Sant’Agnese al centro di una finta transenna. Per certi aspetti, come il panneggio, ricorda lo stile aulico, ma per altri aspetti ricorda lo stile plebeo. CRISTO IN TRONO TRA GLI APOSTOLI (mosaico S. Pu) p. 266 Questo mosaico giunge a noi incompleto, ma riusciamo a vedere Cristo in trono che si staglia su un peristilio circolare. In alto vediamo il monte Tabor con una croce gemmata, simbolo di vittoria sulla morte, davanti a un cielo di nubi policrome (colori rossiccio e bluastro) stratificate. L’angelo in cielo rappresenta S. Matteo, il leone rappresenta S. Marco, il toro S. Luca e l’aquila S. Giovanni. Il porticato è a semicerchio e alcune parti architettoniche sono rese in maniera sommaria, con una prospettiva non proprio esatta. La rappresentazione è realistica e particolareggiata, infatti le figure sono molto espressive e caratterizzate. Pietro e Paolo sono più grandi grazie alla prospettiva gerarchica. Essi sono incoronati da due figure femminili. Cristo è seduto su un trono gemmato ed egli è raffigurato barbato (maturo, secondo la tipologia orientale). Il suo abito è dorato, il panneggio è morbido, il volto è espressivo, lo sguardo intenso e i contrasti morbidi. Gli altri apostoli sono resi realisticamente. SARCOFAGO DI COSTANTINA p. 267 In porfido rosso, si trova nella città del Vaticano. Ritroviamo il tema della vendemmia (che riporta all’eucarestia). La modalità è ellenistica. In alto ci sono dei festoni sostenuti da testine, mentre in basso c’è una coppia di leoni (arte aulica della scultura romana), resi in modo elegante e raffinato. CORTEO FUNEBRE p. 236 non fatto Questo rilievo risale all’età cesariana e rappresenta un corteo funebre. Notiamo che ogni gruppo di partecipanti procede su una diversa striscia di terra. Il defunto è sorretto da un letto a baldacchino sollevato da otto portatori. Il linguaggio non è realistico, ma intuiamo che il defunto apparteneva a una famiglia ricca, poiché si è potuto permettere un funerale ricco. Questo monumento rappresenta molto bene i costumi dell’epoca.