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APPUNTI INTERROGAZIONE ARTE

ARA PACIS p. 231


Altare originariamente costruito nel 13-9 a.C. per celebrare le
vittorie di Augusto in Spagna e in Gallia, ora è inglobato in
un’architettura inaugurata nel 2006. È un recinto quadrangolare con
un altare dei sacrifici centrale. Si innalza su un podio e vi si entra
tramite l’apertura posteriore. È fatto di travertino, intonaco e vetro
temperato. All’interno dell’architettura penetra molta luce.
Si compone di due elementi: l’ara sacrificale e il recinto. L’interno
con l’altare rappresenta la Roma delle origini, mentre il recinto
esalta Augusto e la sua famiglia. L’interno del recinto presenta una
decorazione scultorea su due registri: in basso una staccionata a
motivi verticali e in alto dei festoni con patere per versare i liquidi,
divisi da un fregio a palmette. L’altare interno presenta delle
sponde laterali con volute contrapposte. Esternamente il recinto
presenta decorazioni su due registri: in basso un fregio naturalistico
con elementi vegetali e zoomorfi fatti di stucco e in alto dei
bassorilievi, divisi da un fregio a meandri. Originariamente
l’edificio era completamente dipinto. Il bassorilievo esterno
raffigura una processione, i cui personaggi sono resi in maniera
molto realistica. La scena è vivacizzata dalla presenza di bambini e
le figure sono poste su più piani, infatti in primo piano le figure
sono molto nitide e rappresentano veri e propri ritratti, e mano a
mano diventano meno definite. Sono riconoscibili i membri della
famiglia imperiale. Il modellato è fluido con graduali contrasti
chiaroscurali. Questa processione ricorda il fregio con le feste
panatenee del Partenone. La decorazione vegetale inferiore
dell’esterno del recinto, invece, è resa mediante l’applicazione di
stucco sul marmo, con girali di foglie di vite, alloro, acanto ed
edera. Agli apici si schiudono anche dei fiori e sono presenti diversi
piccoli animali, come le lucertole. È una significativa opera di arte
aulica.
COLONNA TRAIANA p. 234
Eretta per celebrare le due vittorie per la conquista della Dacia. Le
immagini sono rappresentate come su una sorta di pellicola
cinematografica avvolta a spirale intorno alla colonna, quindi
possiamo parlare di una colonna coclide. L’unica cesura che
interrompe la narrazione è una dea alata. Sulla sommità osserviamo
una statua di San Pietro, nonostante in origine ci fosse una statua di
Traiano. Alla base c’è una struttura cubica con due stanze: in una di
queste erano presenti le urne cinerarie d’oro di Traiano e sua
moglie, con pareti ornate da armi e festoni. Dalla base parte una
scala a chiocciola. Lo stile è a metà tra l’aulico e il plebeo, infatti i
personaggi sono espressivi ma non così dettagliati e la prospettiva è
meno raffinata rispetto all’Ara Pacis. Prima presentava il plinto alla
base della colonna, che la rendeva più slanciata. Appartiene
all’ordine tuscanico, nonostante presenti il plinto tipico dello stile
ionico e corinzio. In origine era circondata da un peristilio, che non
permetteva di vederla interamente.
SUICIDIO DI DECEBALO p. 235 (colonna traiana)
Questa è l’ultima immagine della narrazione continua della colonna
traiana, dove è rappresentato il re dei daci che si sta suicidando.
Nonostante sia sconfitto, è raffigurato con un certo rispetto e una
certa dignità (ricordiamo il Galata Morente). Alcune parti sono
piuttosto realistiche, altre solo accennate. È un bassorilievo non
molto sporgente, modellato fluido, effetti chiaroscurali delicati,
quasi pittorici.
PARTENZA DI TRAIANO DA ANCONA p. 235 (colonna traiana)
Lungo la narrazione è rappresentato l’imperatore in partenza con i
suoi uomini. Le immagini sono chiare e i personaggi sono
espressivi e dinamici, ma le proporzioni e la tridimensionalità non
sono più perfette. Si bada di più alla semplicità delle immagini.
Ancora oggi nel porto si vedono alcune strutture dell’epoca (archi,
tempi di origine greca).
STILE RITRATTO p. 239
La scultura romana è ricca di ritratti, poiché all’epoca era ritenuta
molto importante l’immagine personale nella società. Spesso si
realizzavano ritratti a partire dal calco dei volti dei defunti, perciò
l’usanza era quella di realizzare ritratti molto realistici, che
trasmettessero la personalità del protagonista. Infatti egli è
rappresentato con tutti i suoi pregi e difetti, che però non intaccano
l’armonia del volto. Quindi possiamo dire che in un certo senso
cambia l’idea di estetica.
TOGATO BARBERINI p. 224
Rappresenta un patrizio romano che tiene in mano i ritratti degli
antenati. Il togato è rappresentato in maniera molto realistica, con
un realismo che mette in evidenza pregi e difetti del viso e del
corpo, a differenza della bellezza ideale greca. Il volto ha tutte le
caratteristiche specifiche.
RITRATTO DI CAIO GIULIO CESARE p. 240
Il volto è serio e pensoso, ma non anziano. Trasmette carisma e
dignità, caratteristiche tipiche del personaggio. Molto realistico.
AUGUSTO DI PRIMA PORTA p. 241
Osserviamo la copia in marmo di un’originale in bronzo colorato.
La modalità sono in parte realistiche: ricorda il Doriforo di
Policleto, nonostante abbia una posizione delle braccia diversa,
infatti qui esprime un gesto di comando. Il busto poggia sulla
gamba destra. In questa statua è esaltata la sua figura, che risulta
quasi divinizzata. Indossa un’armatura che presenta una serie di
rilievi. Tra questi rilievi della corazza possiamo vedere nella scena
centrale il re dei Parti, mentre in alto c’è la personificazione del cielo
e in basso c’è la terra che dà già i frutti che la nuova era promette.
Apollo e Diana vegliano sulla nuova era e si ha un’allusione
all’infinito trascorrere del tempo e all’età dell’oro. La volontà è
quella di dare l’idea di un uomo giovane (36 anni), ma affidabile.
RITRATTO DI PROBO p. 242
Il ritratto presenta alcune parti realistiche, altre meno. I capelli e la
barba, ad esempio, sono resi in maniera sommaria. Notiamo l’iride
rivolta verso l’alto, che rende la forte tensione spirituale, quasi di
angoscia. Notiamo la volotà dell’artista di rappresentare proprio il
suo animo.
ARTE TARDA ROMANITÀ p. 252
Fra il III e il IV secolo ci fu l’affermazione del cristianesimo, che
segnò la storia e l’arte dei secoli successivi. Roma in particolare fu
interessata da una serie di programmi edilizi significativi.
Nonostante con l’avvento del cristianesimo buona parte della
progettazione architettonica fosse riservata agli edifici di culto, si
ebbero anche degli interventi di edilizia civile. Ne sono un esempio
la Basilica di Massenzio, il Palazzo di Diocleziano e l’Arco di
Costantino.
BASILICA DI MASSENZIO p. 253
Anticamente la basilica era un grande edificio utilizzato per
l’amministrazione della giustizia e gli scambi commerciali, ma ne
presero ispirazione per gli edifici sacri. Di solito la basilica era a
pianta rettangolare divisa longitudinalmente in tre navate per
mezzo di pilastri con colonne addossate. Qui le navate sono divise
in tre parti comunicanti coperte da volte a botte in opus
cemnticium, quindi fatte con un’unica gettata di calcestruzzo. La
navata centrale, molto più alta, era coperta da volte a crociera.
All’ingresso corrispondeva un’abside, ossia uno spazio
semicircolare coperto da un catino absidale corrispondente ad un
quarto di sfera. In seguito venne aperto un altro ingresso
lateralmente e venne fatta un’altra abside. Si vedono finestre a
mezzaluna nella parte alta. Oggi rimane molto poco di questa
scultura.
RITRATTO DI COSTANTINO p. 259 non fatto
Nella basilica di Massenzio è stata ritrovata la testa di una statua di
Costantino, realizzata tramite l’assemblaggio di pezzi separati, le
cui parti nude erano in marmo, mentre il resto probabilmente era in
bronzo ma non si sa con precisione. Si intuisce il potere di
Costantino: questa tecnica era utilizzata di solito solo per le
divinità, poiché permetteva di raggiungere dimensioni enormi. Il
ritratto, infatti, è grandioso e ha un’impostazione geometrica molto
rigida: gli occhi molto grandi dominano sul viso e le pupille sono
rivolte verso l’alto. Presenta i tratti fisionomici di Costantino, come
il naso aquilino e il mento prominente.
ARCO DI COSTANTINO p. 254 non fatto
Questo arco costruito agli inizi del IV secolo presenta tre fornici
inquadrati da piloni con colonne libere e un alto attico in cui si
trova l’iscrizione di dedica all’imperatore. Le decorazioni sono rese
tramite statue e rilievi.
PALAZZO DI DIOCLEZIANO p. 255
Questo palazzo è un grandioso complesso residenziale, con
struttura rettangolare che rispecchia quella dell’accampamento
romano. Le mura sono fortificate, tranne quella affacciata sul mare,
che aveva aperture ad archi impostati su pilastri. Contro ogni
pilastro si addossavano colonne trabeate. Al centro della facciata e
ai lati troviamo una struttura architettonica molto usata nel 500,
chiamata serliana. Presenta quattro colonne trabeate lateralmente
con un arco a tutto sesto centrale. Nella metà settentrionale del
palazzo c’erano le caserme mentre a sud la vera e propria residenza.
Nel cortile osserviamo colonne lisce con capitelli corinzi. Nella
piantina vediamo anche il mausoleo dell’imperatore, divenuto ora
un duomo con struttura di un prisma a base ottogonale e una
peristasi di colonne corinzie architravate. Sulla sommità ha anche il
tiburio. All’interno, invece, presenta una serie di nicchie e colonne
su due ordini sovrapposti. Il secondo ordine funge da tamburo,
ossia da base della cupola. Le colonne di granito sono provenienti
dall’Egitto, quindi sono di grande qualità e sotto l’architrave
superiore presentano un fregio. Questo edificio è l’esempio del fatto
che l’architettura privata non risentì la crisi, anzi gli aristocratici e
ancora di più gli imperatori vollero sempre più ostentare la loro
ricchezza tramite dei veri e propri palazzi.
ARTE PALEOCRISTIANA p. 260
Con Costantino si ebbe la costruzione dei primi edifici di culto
pubblici, che si ispiravano perlopiù al modello della basilica civile,
che era un edificio utilizzato per amministrare la giustizia e per il
commercio. In base alla funzione le basiliche si dividevano in
cattedrali (dove celebrava il vescovo) e cimiteriali (destinate al culto
dei martiri).
PIANTA BASILICHE PALEOCRISTIANE p. 263
La maggior parte delle basiliche paleocristiane avevano una pianta
longitudinale a croce: sul corpo longitudinale si innestava
perpendicolarmente un’altra navata più corta (transetto), che
poteva sporgere con maggiore o minore evidenza dal perimetro
esterno della basilica. Le tre tipologie erano a croce latina immissa,
a croce latina commissa (T) e a croce greca. Poi c’erano quelle a
pianta longitudinale a deambulatorio o circiforme o poligonale, che
sorgevano spesso intorno alla tomba di un martire e avevano anche
un deambulatorio.
BASILICA DI SAN PIETRO p. 260
Questa fu la prima basilica mai costruita e venne realizzata sul
luogo di sepoltura di San Pietro, con l’altare proprio sopra alla
tomba. La pianta è a croce commissa, con un transetto poco
sporgente. È una pianta con croce a T solo accennata, quindi ha
anche un’abside (struttura semicircolare). È divisa in cinque navate
e presenta un quadriportico, cioè un portico addossato alla facciata
dove potevano sostare al coperto. Veniva realizzato poiché non tutti
i cristiani erano battezzati, erano catecumeni. La facciata è a salienti,
con 4 spioventi mentre la copertura interna è di capriate lignee
molto leggere. Al termine della navata centrale è presente l’arco
trionfale che segna l’inizio del presbiterio, ossia la zona più sacra
dell’edificio. Al di sopra dell’altare si trova un baldacchino
sostenuto da particolari colonne tortili provenienti dal tempio di
Salomone. I capitelli delle colonne interne trabeate sono corinzi ed
esse sono fatte di marmo. Le navate laterali, invece, davano origine
a colonne con archi a tutto sesto.
BATTISTERO DI SAN GIOVANNI IN LATERANO p. 261
Vediamo una pianta centrale ottogonale suddivisa dalla parte
esterna tramite colonne trabeate con capitelli corinzi, ionici e
compositi su due ordini sovrapposti. Le colonne del primo ordine
presentano dimensioni maggiori. La parte interna è delimitata
anche da balaustre marmoree e lo spazio centrale è coperto da una
cupola, che è coperta a sua volta da un tiburio piramidale. Alla
parte centrale si affianca una piccola cappella e si addossa un
nartece a forcipe. La cupola presenta decorazioni tardo-
rinascimentali e barocche ma nel complesso l’esterno è spoglio, con
mattoni a vista.
MAUSOLEO DI COSTANZA p. 262
Questo monumento presenta una struttura molto complessa. Ha
una pianta circolare composta da due parti: una parte interna
delimitata da colonne binate disposte a raggiera; una parte
chiamata deambulatorio delimitata da pareti articolate con nicchie
architettoniche di forma circolare e quadrangolare. All’ingresso si
trova un nartece coperto e due esedre laterali. Questo tipo di
nartece è chiamato “a forcipe”. La parte interna è coperta da una
cupola che è coperta a sua volta da un tiburio esternamente. Il
deambulatorio è coperto da una volta a botte anulare, la quale è a
sua volta coperta da un soffitto a spioventi. Le nicchie
architettoniche maggiori si trovano in asse con l’ingresso e formano
una croce con le altre due grandi nicchie. La nicchia opposta
all’ingresso ha pianta quadrangolare e contiene la copia del
sarcofago di Costantina. In questo punto c’è una volta a crociera
con un soffitto molto più alto. La volta a botte anulare è coperta da
bellissimi mosaici con decorazioni rese in varie maniere: a volte
troviamo la ripetizione modulare di elementi stilizzati, altre volte
raffigurazioni in parte stilizzate e in parte realistiche. Possiamo
osservare anche una raffigurazione della vendemmia con i puttini
che trasportano l’uva, che si ricollega all’eucarestia, quindi ha un
forte valore simbolico. In prossimità del sarcofago vediamo una
decorazione con elementi zoomorfi. Lo stile delle raffigurazioni è
ellenistico, poiché ad esempio i puttini sembrano quasi mitologici,
di età classica. Esternamente l’edificio ha i mattoni a vista e si nota
anche la struttura che copre lo spessore di muro con la volta a
crociera.
BASILICA SANTA MARIA MAGGIORE p. 263
Si tratta della basilica paleocristiana meglio conservata. L’interno
rettangolare è diviso in tre navate per mezzo di colonne trabeate di
ordine ionico. Al di sopra vediamo delle finestre centinate
affiancate da lesene corinzie allineate con le colonne sottostanti. I
decori estremamente ricchi risalgono a periodi successivi, a
eccezione delle scene a mosaico tipiche del tempo. Le colonne sono
state interrotte da un arco barocco che porta a un transetto, infatti la
pianta non è del tutto rettangolare, ma leggermente a T. Il soffitto è
a cassettoni.
MARIA CON IL BAMBINO p. 264
Le modalità di questa iconografia sono in parte ellenistiche e in
parte più essenziali. Vediamo Maria che abbraccia teneramente il
suo bambino. I tratti somatici di Maria sono difficili da scorgere a
causa della resa non molto realistica. Il bambino invece è reso in
maniera un po’ più realistica. È stata utilizzata la tecnica pittorica
compendiaria, quindi l’applicazione di pennellate semplici ma
efficaci, che è frequente nelle catacombe.
CRISTO DOCENTE p. 265
Cristo in questa opera è reso come un giovane Apollo, secondo
modalità ellenistiche.
CRISTO COME MAESTRO p. 265
In questa opera è stata utilizzata la tecnica compendiaria. Cristo è
rappresentato barbato (segno di maturità), con uno sguardo intenso
e ciò trasmette un’idea di sapienza.
STATUA DI LIVIA p. 265
L’iconografia impiegata è tradizionale, classica. Vediamo una posa
orante, resa con modalità tipicamente ellenistiche o auliche.
SANT’AGNESE ORANTE p. 265
Osserviamo un rilievo di Sant’Agnese al centro di una finta
transenna. Per certi aspetti, come il panneggio, ricorda lo stile
aulico, ma per altri aspetti ricorda lo stile plebeo.
CRISTO IN TRONO TRA GLI APOSTOLI (mosaico S. Pu) p. 266
Questo mosaico giunge a noi incompleto, ma riusciamo a vedere
Cristo in trono che si staglia su un peristilio circolare. In alto
vediamo il monte Tabor con una croce gemmata, simbolo di vittoria
sulla morte, davanti a un cielo di nubi policrome (colori rossiccio e
bluastro) stratificate. L’angelo in cielo rappresenta S. Matteo, il
leone rappresenta S. Marco, il toro S. Luca e l’aquila S. Giovanni. Il
porticato è a semicerchio e alcune parti architettoniche sono rese in
maniera sommaria, con una prospettiva non proprio esatta. La
rappresentazione è realistica e particolareggiata, infatti le figure
sono molto espressive e caratterizzate. Pietro e Paolo sono più
grandi grazie alla prospettiva gerarchica. Essi sono incoronati da
due figure femminili. Cristo è seduto su un trono gemmato ed egli è
raffigurato barbato (maturo, secondo la tipologia orientale). Il suo
abito è dorato, il panneggio è morbido, il volto è espressivo, lo
sguardo intenso e i contrasti morbidi. Gli altri apostoli sono resi
realisticamente.
SARCOFAGO DI COSTANTINA p. 267
In porfido rosso, si trova nella città del Vaticano. Ritroviamo il tema
della vendemmia (che riporta all’eucarestia). La modalità è
ellenistica. In alto ci sono dei festoni sostenuti da testine, mentre in
basso c’è una coppia di leoni (arte aulica della scultura romana),
resi in modo elegante e raffinato.
CORTEO FUNEBRE p. 236 non fatto
Questo rilievo risale all’età cesariana e rappresenta un corteo
funebre. Notiamo che ogni gruppo di partecipanti procede su una
diversa striscia di terra. Il defunto è sorretto da un letto a
baldacchino sollevato da otto portatori. Il linguaggio non è
realistico, ma intuiamo che il defunto apparteneva a una famiglia
ricca, poiché si è potuto permettere un funerale ricco. Questo
monumento rappresenta molto bene i costumi dell’epoca.

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