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LEZIONE 18 – MUSEOLOGIA

Ieri abbiamo visto come questo complesso possa definirsi come un museo di se stesso dove si sono
stratificate opere di diversa origine e il nucleo più importante di Villa la Quiete oltre a quello
ommissionato dall’Elettrice Palatina dal 1726-29 e quello proveniente dal Monastero della chiesa di
San Jacopo a Ripoli che si trova ancora oggi in via della Scala a Firenze dove potete vedere una
facciata in pietra grezza sormontata da una lunetta robbiana. Questa chiesa è inglobata in una caserma
militare perché quando le Montalve di firenze lasciarono questo grande collegio fatto costruire da
Pietro Leopoldo, alterando l’aspetto antico del monastero domenicano la proprietà venne acquisita
dal demanio e prima di essere rifunzionalizzata passò attraverso varie fasi di degrado perciò la chiesa
esterna, i monasteri avevano la chiesa esterna definita nei documenti “de fuora” e poi la chiesa
riservata alle monache, una dietro all’altra come oggi. La chiesa riservata alle monache è diventata
una sala convegni mentre la chiesa de fora ha subito varie vicissitudini, le monache hanno fatto
ricostruire completamente gli altari della chiesa in stucco neoclassici dove inserire le pale di altare
antichi questa ricostruzione neoclassica però è andata distrutta perché la chiesa venne usata come
luogo di raccolta dei rifugiati durante la guerra o come magazzino. Quindi la Chiesa aveva avuto
prima un aspetto tipicamente cinquecentesco poi ha avuto un rinnovamento nei primi anni del
Cinquecento, le Montalve arrivano rimodernano la Chiesa realizzano questi altari in stucco
neoclassici però ora tutto questo non esiste più. Nella Chiesa sono stati trovati degli affreschi
cinquecenteschi fatti realizzati dalle monache ma esiste la struttura dell'altare maggiore in pietra
serena ma niente altro nell'interno. Nell 1886 le Montalve di Firenze si riuniscono alle consorelle a
Villa la quiete e portano dietro tutte le preziose pale d'altare che erano nella Chiesa. Qui vediamo un
po' di dominazione fotografica che mostra gli ambienti della villa prima che questa fosse
completamente rinnovata quando l'università e poi il Comune sono entrate. Questo salone che è stato
costruito alla fine dell'800 che quando arrivano a Firenze le Montalve fanno ingrandire tutto il
complesso per ospitare tutte queste suore e questo salone diventa luogo dove vengono ricevuti gli
ospiti e fino a 20 anni fa era così. Noi dobbiamo capire come vennero gestite le opere all'interno delle
Montalve vediamo che in fondo al salone sono collocati a sinistra una pala Madonna con bambino e
santi a sinistra, una lunetta robbiana sulla porta e dall'altro lato una pala con l'Incoronazione della
Vergine di Botticelli, l'opera che ha scatenato tutta questa nostra attività sulla villa. È un'opera
dell'attività tarda di Botticelli. Botticelli fa qui lavorare, probabilmente basandosi su un suo disegno,
soprattutto la bottega e quindi in mostra abbiamo indicato Sandro Botticelli e bottega. Forse sarebbe
stato più corretto scrivere semplicemente bottega. Questa che vedete è la mostra (slide 32) che
abbiamo allestito, una mostra fissa stabile, noi qui abbiamo il primo nucleo del futuro Museo di Villa
la quiete. Come abbiamo selezionato le opere, qual era il criterio che potevamo utilizzare il criterio è
stato abbastanza semplice da individuare, noi avevamo opere sparse per la Chiesa, i depositi pieni di
opere e noi abbiamo semplicemente selezionato le opere più importanti che venivano dalla chiesa di
Ripoli e formavano nucleo a sé stante e quindi il primo criterio è di riunire insieme le opere di una
collezione. Abbiamo scelto come criterio la provenienza, un allestimento museale basato sulla
provenienza e in questo caso è possibile farlo perché abbiamo tutte queste stratificazioni di opere
provenienti da posti diversi. Questa che vedete sarà l'unica sala di questo futuro museo, che avrà un
percorso non molto semplice, perché questa si trova in una parte della villa mentre i quartieri
monumentali si trovano sul lato opposto, ma questa era l'unica stanza che si poteva usare per esporre
le opere. La stanza ha una sua qualità architettonica importante perché questo era il refettorio delle
Montalve nei primi anni del 700, quindi una caratteristica sale allungata voltata qui si vede in fondo
il rivestimento linea è tutto intorno il sedile di legno, quindi una forma tipica di Cenacolo che è rimasta
inalterata fino al 700 se si doveva costruire un cenacolo si manteneva lo stesso tipo di strutture e
arredamento. Prima che decidessimo cosa fare della mostra questa stanza era completamente invasa
da mobili vecchi quindi abbiamo dovuto svuotare tutto restaurare l'ambiente e ritinteggiare restaurare
il sedile linee e tutto nello spazio di due mesi e quindi poi abbiamo deciso di collocare le palle
principali della chiesa. Però nei depositi ci sono molte altre opere provenienti da questa chiesa ma
qui abbiamo deciso di collocare le pale. E che sono Botticelli che però in realtà arrivo l810 in seguito
alle soppressioni napoleoniche perché la Chiesa si presenta oggi con una decorazione neoclassica

realizzata dall'artista che si chiama Santi Pacini. Dentro la chiesa c'era questo bellissimo dipinto
l'incoronazione della Vergine di Ridolfo datata 1504 che Dominique Vivant Denon requisì perché gli
serviva per il Louvre e allora poi le monache le Montalve (che ci arrivano al 1794) rimangono senza
una pala d’altare, infatti c'erano due altari da un lato e 2 dall'altro. Nella chiesa cinquecentesca che è
rimasta inalterata fino all'arrivo delle Montalve gli altari erano solo due. Dove troviamo da una parte
l'incoronazione del Ghirlandaio, che va al Louvre e ora ed Avignone e non è più ritornata, e dall'altro
sempre Ridolfo del Ghirlandaio qualche altro dopo il Matrimonio mistico di Santa Caterina. Quindi
arrivano le Montalve, gli altare da 2 diventano quattro, le pale vengono tutte ingrandite attraverso
l'aggiunta di pezzi di tavola in alto e in basso perché le Montalve fanno costruire 4 altare uguali con
cornici in stucco molto più grandi delle altare con pala quadrata del 500, quindi riutilizzano le pale
500esche ma le ingrandiscono. Noi quando siamo andati nei depositi e quando abbiamo iniziato a
capire che cosa si doveva fare della mostra abbiamo capito che questo dipinto del Ridolfo aveva due
brutte aggiunte lignee malfatte in basso in alto e allora che cosa si fa? Allora si è deciso insieme ai
restauratori con i quali il museologo deve sempre dialogare. Abbiamo trovato un documento che
testimoniava che queste due aggiunta erano state poste da Santi Pacini da questo artista restauratore
piuttosto importante della fine del Settecento a Firenze ( alla fine del Settecento non abbiamo la figura
di restauratore specializzato ma i restauratori erano le stesse figure di pittori artisti. Santi Pacini
pensate è stato un artista che oltre ad aver avuto una produzione autonoma di non grande rilievo è
stato un ristoratore. Lui ha restaurato pensate anche gli affreschi di Masaccio al Carmine ed era un
artista molto interessato all'arte cinquecentesca e infatti abbiamo scoperto proprio in occasione della
mostra che lui rifà completamente una figura di Ridolfo rifacendo molto bene lo stile del pittore. Un
pittore restauratore non restaura seguendo una Filologia moderna ma restaura integrando anche
pesantemente però la sua conoscenza e introiezione dello stile dei pittori toscani del 500 è tale che
riesce a fare delle cose che risultavano cinquecentesche infatti nessuno si era accorto che una parte di
questa tavola era rifatta.

Nella chiesa di San Jacopo di Ripoli al tempo delle monache domenicane ha lavorato essenzialmente
un unico pittore cioè Ridolfo del Ghirlandaio in seguito insieme al suo allievo Michele Tosini e grazie
alla committenza famiglia Antinori. Ridolfo del Ghirlandaio abitava li vicino ed era anche
personalmente legato come devozione al monastero quindi lui fa questo decorazione con la Vergine
che risente ancora dell’influenza di Piero di Cosimo e poi 1506-1508 circa realizza questa opera che
invece mostra l'influenza piuttosto forte di Raffaello sul Ghirlandaio. Noi abbiamo non solo per queste
opere la certezza che provengono da lì perché abbiamo un area della fine degli anni 60 dell'Ottocento
che descrive gli oggetti d'arte che erano presenti nella Chiesa e nel monastero ma abbiamo anche le
fonti . Per studiare la provenienza delle opere anche al fine di collocarle in un ordinamento coerente
noi potremmo avere fonti come Vasari nella vita di Rodolfo Ghirlandaio, figlio di Domenico, che
dice che lui realizzò due tavole per la chiesa di San Jacopo. L'altra fonte importante è la grande
opera sulle chiese fiorentine di padre Giuseppe Ricca che nel 1567 descrive la Chiesa un queste due
tavole. Quindi le fonti sono: Vasari, Ricca, inventari.

Abbiamo visitato San Jacopo di Ripoli e nella Chiesa “de fora” state trovate delle strutture che si è
capito essere non delle cornici ma in realtà sono gli antichi altari in pietra serena (questa è comunque
un ipotesi) in tutti questi passaggi quando la chiesa è diventata del demanio ed è stata spogliata delle
sue opere. Erano rimasti gli altari vuoti dove si inserivano le pale e sopra le pale robbiane c’erano le
lunette robbiane, nel catalogo si è ipotizzato che questi fossero gli altari cinquecenteschi. Abbiamo
trovato tutti i documenti relativi ai restauri che Santi Pacini aveva fatto per ingrandire le pale. Per
esempio la pala che si trova oggi ad Avignone non ha la stessa forma quadrata di quella di Ridolfo
perché anche questa ha delle aggiunte in basso e in alto e qui ad Avignone anno decido di togliere
solo l’aggiunta in basso, ma non quella in alto, la pala di Avignone è molto meglio conservata rispetto
a quella di Firenze che evidentemente nel corso dell' Ottocento ha subito molti danni cioè piovuto
sopra, lo strato di colore è molto ridotto e quindi ora andrà in restauro. Sono interessanti anche le
vicende umane legate alla committenza degli Antinori perché si sapeva che Niccolò Antinori, il
committente delle tavole, aveva fatto ricollegare all'interno del monastero una figlia che lui ricorda
nel suo testamento, già noto, come mentis capta cioè insana di mente e lui la mette in questo
monastero non per farla diventare suora ma perché le suore la assistessero. Nel 1508 da soldi al
monastero fa costruire dentro al monastero una camera e un salotto per questa figliola. La presenza
di questa fanciulla è forse collegabile alla presenza della figura di Santa Caterina d'Alessandria in
questo dipinto, l’ iconografia di Caterina d'Alessandria è un'iconografia ricorrente nei monasteri
perché rappresenta il matrimonio con Cristo, però in questo caso c'è anche un collegamento con
questa figlia che spiega anche il perché la Antinori continuo a beneficiare il monastero. Lui è molto
legata a questa figlia perché nel testamento li dedica più di una pagina e raccomanda ai figli di
prendersi cura di questa figlia e se questa si risanasse di farla sposare con una dote. Per altro è stato
scoperto che quando entra nel monastero era ancora sposata.

L’ altra pala molto importante che si trovava nei depositi della Quiete esposta in almeno un paio di
mostre quindi restaurata sappiamo che viene da San Jacopo. Rappresenta i Santi Cosma e Damiano e
lati santi Onofri e Sebastiano. Questa ha un grandissimo problema non risolto cioè non sappiamo
dove si trovasse all'interno della chiesa sembra strano perciò probabilmente si trovava dentro il
convento e il Ricca non descrive nella sua opera l’interno dei monasteri di clausura quindi questa
possibilità non ce l'abbiamo. Un'idea proposta nelle schede di catalogo è che questi fossero gli
sportelli dell'organo della chiesa il fronte e il retro. La professoressa però ha interpellato degli studiosi
di organo antico, gli studiosi le hanno confermato che le portelle degli organi di primo 500 in genere
sono su tela. Voi le vedete montate così, con cornice piuttosto brutta, ma questa non è la loro forma
originale intanto non tornano come fronte come retro. Sappiamo dall’ inventario di fine Ottocento
che queste tavole separate erano state messe sui pilastri che reggevano la cantoria dell'organo e anche
questo è oltre la loro forma stretta e allungata ha fatto pensare che potessero essere considerate le
portelle l'organo. Poi c'è un altro aspetto noi sappiamo che le monache di San Jacopo ad un certo
punto si staccano dal convento dei frati domenicani di Santa Maria Novella e si avvicinano dai frati
del convento di San Marco, sposano la riforma savonaroliana cosa ci fanno due Santi Medici Cosma
e Damiano in una tavola datata al 1508 in una chiesa che in quel periodo era savonaroliana. Allora si
è pensato che questa sia una commissione più tardi, che corrisponde al momento in cui le monache
di Ripoli con l'ingresso di Leone X a Firenze fanno fare quest'opera per ingraziarsi la famiglia dei
mediciin un periodo più tardo e stilisticamente la cosa tornerebbe. tra l'altro ci sono meravigliosi
ritratti di Cosma e Damiano di mano di Ridolfo le due figure laterali hanno una fattura più debole e
sono sicuramente opera di bottega. All'inizio quando si pensava che fossero due coperture dell'organo
si è pensato di esporle fronte retro poi quando questa ipotesi non tornava più allora si è deciso di
esporre così con la cornice fatta realizzare dalle Montalve. Non si poteva più rifare l’aspetto di San
Jacopo in Ripoli intanto non si potevano staccare le lunette robbiane in un'altra sala della Quiete e
poi perché è presente in mostra solo un opera di Ridolfo. Inoltre non si sa da dove provengano le due
figure di Cosma e Damiano ed infine sono presenti altre pale importanti fatte da Ridolfo e dall’allievo.

Slide 45: Opera composita pala con la figura di Santa Maria Maddalena che però viene realizzata er
incastonare un crocifisso molto più antico di Baccio da Montelupo. La pala viene realizzata da
Michele Luini allievo del Ghirlandaio che lavora anche lui per il monastero e tra l’ atro sue due figlie
diventano monache li dentro e poi abbiamo questo crocifisso di Bacio da montelupo realizzato
precedentemente quasi sicuramente per le monache di Ripoli perché Baccio da montelupo era uno
scultore legato al convento di San Marco al credo savonaroliano che fa un crocifisso molto simile a
questo ed a un certo punto si vede che le monache decidono di fare una pala per questa crocifisso.
Quest’ opera i trovava della chiesa delle monache. Quando si allestisce una mostra e si decidono i
criteri questo studio approfondito sulle opere si deve fare e prima della conoscenza del museologo ci
deve essere quello dello storico dell’arte. Questo è il primo passo verso la creazione di un
ordinamento e allestimento per una mostra o per una collezione permanente. Sapendo che questa
opera si trovava sull’altare maggiore della chiesa abbiamo proposto questo tipo di collocazione in
una sorta di navata di chiesa.

Abbiamo collocato in questa mostra l’altra grande pala (slide 46) che è il risultato del lavoro
congiunto di Ridolfo del Ghirlandaio e dell’allievo Michele Tosini. Questa non si trovava nel
deposito ma in una sala rossa, sala della musica così come la vedete e anche lì non era una
collocazione storica. In questa sala si trovano molti dipinti ed questa pala è stata messa lì quando il
salone di sotto fu trasformato in sala conferenze. Anche quest’opera è andata in mostra, alla mostra
sul Ghirlandaio che c’è stata a Scandicci è stata restaurata. Siamo intorno al 1526 anche questa
probabilmente è un opera commissionata dagli Antinori, c’è Santa Caterina d’Alessandria insieme a
Sant’Orsola. Quest’opera non stava in chiesa ma nel monastero, non sappiamo precisamente dove,
ma sappiamo che nel monastero c’ era una reliquia dedicata a Sant’Orsola. La prof ha trovato la data
di morte della figlia di Niccolò Antinori, Caterina che muore nel 1526 quindi se come sembra questa
iconografia della Santa sia legata a questa figura allora potrebbe avere una data vicina al 1526, poco
prima o poco dopo.

Dietro due di questi pannelli sono state sistemate due opere più piccole che vengono da San Jacopo.
Ci sono poi due cunette che stanno murate nella sala che ora è utilizzata per i convegni ( alla regione
era stato chiesto di usare questa sala peer la mostra).

Questa è l’incredulità di San Tommaso che stava sopra la pala di Ridolfo che adesso è ad Avignone
poi questa il Noli me tangere che stava sola la pala con il matrimonio mistico di Santa Caterina in
mostra abbiamo fatto la ricostruzione e poi c’ è un’ altra robbiana che ora si trova su una porta del
corridoio che dà in giardino ma in origine era sopra la porta della stanza della priora del monastero
di San Jacopo e qui questi fregi che non sappiamo dove si trovassero forse sotto le cunette robbiane.
Vedete la mostra si entra dal cortile interno e guardate lo stacco della facciata qui c’è una situazione
di degrado dell’immobile ma non si sa chi ci mette i soldi. Per coprire la parete degradata sono stati
messi pannelli. Questa è ancora la chiesa. Alcune immagini dell’interno della villa slide 28,29, 30.
Qui abbiamo la figura di San Francesco con Santa Chiara, non sappiamo da dove vengono, non
sembrano due opere del tempo delle Montalve probabilmente del primo 600.

La sala rossa si configura come una sorta di quadreria e qui il criterio che abbiamo deciso èè di
mantenere le opere così come le vediamo oggi restaurando però tutto l’ambiente. Questa è la stanza
che ha mantenuto un aspetto vicino a come era al tempo delle montalve. Qui abbiamo poi un opera
interessantissima anche perché piuttosto rara di Alfonso Boschi e questo dipinto proveniva dal
convernto delle Montalve di via dell’amore e potete vedere che è stato ingrandito il dipinto per essere
collocato in San Jacopo quando le Montalve sono arrivate lì, la parte di sopra è Santi Pacini mentre
la parte sotto e Alfonso. Vedete questa figura a sx che è San Jacopo secondo un documento è stato
completamente ridipinto da Santi Pacini ed infatti si ricollega ad altre figure di Ridolfo del
Ghirlandaio e lui probabilmente c’era qui la figura di San Jacopo rovinata e si fa pagare per il restauro
e anche l’analisi dei restauratori ha confermato la sovrapposizione.

Questi sono i depositi (non nelle slide) ancora c’è un opera del Maestro dell’Epifania di Fiesole
viene da Ripoli, Lapidazione di Santo Stefano per l’Elettrice Palatina, Crocifisso di Belivieni anche
questo non sappiamo se viene da Ripoli o dai fondi lasciati . Fino a che la Pieve non è stata acquisita
dell’Università dentro c’erano intatti gli ambienti e qui è stata fatta un operazione pessima perché
hanno eliminato tutto mentre se li lasciavano potevamo avere un altro percorso, oltre a quello artistico,
ma legato alla storia di un convento femminile. Ad esempio abbiamo trovato i letti di ferro in soffitta
tutti smontanti, fino a che non sonno arrivati i barbari c’era montato tutta la sala del disegno con i
banchi e i disegni fatti dagli allievi e questa era anche una cosa che da un punto di vista storico e
museale poteva essere mantenuta. C’era il gabinetto scientifico (animali impagliati, strumenti
scientifici) ci sono armadi e oggetti ma tutto smontato. Sala del ricamo, del lavoro vediamo sullo
sfondo l’immagine della fondatrice Eleonora Ramirez di Montalbo si trovava in tutte le sale di lavoro.
Sala della Musica questa si è conservata così com’è al centro, spazio vuoto ci sono ancora i pianoforti
mobili e sparita l’arpa.
Breve riepilogo dei temi affrontati durante le lezioni:

Il codice etico e professionale dell’ICOM, le strategie espositive, le categorie entro le quali si possono
inserire le diverse tipologie espositive, i criteri per ordinare.

Per quanto riguarda il Seicento abbiamo visto delle figure importanti che iniziano ad occuparsi di
come si devono esporre le opere d’arte. Mancini, Marino, Cassiano Dal Pozzo e l’importaante
esempio della Pinacoteca di Federico Borromeo.

Abbiamo parlato dell’erudizione tardo seicentesca: Jean Mabillion con il suo sforzo di
razionalizzazione e di inizio Settecento con Bianchini e abbiamo visto il suo museo ecclesiastico di
breve durata ma dove si riflettono questi sforzi di razionalizzazione che prima si trovano nella
trattatistica e negli scritti e poi negli allestimenti.

Anche Montfaucon e eruditi che sistemano una grande quantità di date anche se non in maniera
scientifica.

Il museo ecclesiastico è importante come primo passo verso un tipo di ordinamento cronologico.

Primi musei pubblici settecenteschi dove viene pensato un tipo di ordinamento a favore del pubblico
che deve incrementare il proprio sapere. Maffeiano, Capitolino, Museo di Portici ( che però ha una
valenza diversa perché ancora legato alla monarchia), Villa Albani (esempio di collezione privata che
continua insieme al museo pubblico e recepisce le novità di ordinamento).

Musei tedeschi: Dresda con l’ordinamento di Riedel e Guarienti, il progetto di Algarotti ( che rimane
solo come progetto) che fa capire la cultura del periodo che va verso la razionalizzazione; Dusseldorf
con le due diverse fasi, il Belvedere di Vienna. Legame di Vienna con Firenze.

Creazione del Louvre con le sue varie fasi. Dal periodo monarchico con la tendenza a creare già un
museo pubblico con le collezione reali dentro la Grande Gallerie e con la sua massima espressione
dopo la rivoluzione e la nazionalizzazione della collezione ed è importante in questo caso ricordarsi
dei diversi nomi che si succedono nel Louvre come Vivant Denon.

Importante ricordarsi le idee di Quatremere che sottolinea l’importanza del contesto e del museo.

Museo dei Monumenti francesi di Lenoir con il suo ordinamento per epoche riambientativo che
troverà una declinazione espositiva con il museo di Cluny, modello per tutto il collezionismo
riambientativo degli anni 20.
La diversa tipologia riambientativa che viene offerta da Bode nel suo muse che si riversa sulle
riambientazione create in America come il Cleveland Museum, Philandelphia Museum, contatti Bode
Bardini.

La riambientazione italiana degli anni ‘20 come ultimo esempio di questo criterio che vuole
ricostruire tutto un contesto intorno alle opere. L’esempio inglese della Dullwich Picture Gallery
primo museo pubblico inglese, museo di se stesso come il Soane Museum di Londra.

Musei nazionali tedeschi come quello di Von Klenze, Schinkel e tutta l’importanza dei primi storici
dell’arte tedeschi che influenzano molto la museologia tedesca.

Gli anni ’30 del ‘900 con il cambiamento radicale degli ordinamenti verso il diradamento delle opere
d’arte e verso l’immissione all’interno del museo, come quello di Hannover, dell’arte contemporanea.

L’importanza di Dorner come museologo allestitore, l’importanza della Francia degli anni ’30 come
luogo di elaborazione di temi che troveranno la loro massima espressione nel secondo Dopo Guerra

L’importanza della contemporaneità e del modernismo rappresentato dal MOMA di Baar.


L’importanza di una figura come Kiesler tedesco che allestisce mostre al Guggenheim.

La mostra dei capolavori italiani del 1940 importante da studiare come precedente molto forte per i
museologi.

Gli anni 60 e 70 con un ulteriore cambiamento e la messa in discussione delle grandi narrazioni
precedenti e quindi poi l’allestimento del Moma

Caso di studio del Museo D’Orsay dove non viene concentrata l’attenzione sul momento apicale
dell’arte francese dell’ 800 ma si ha una revisione delle narrazioni storico artistiche tradizionali.

Infine il museo di se stesso.

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