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Rassegna bibliografica 123

Storia del movimento operaio periodo preso in esame dai due volumi,
questo tema percorre unitariamente le
pagine dell’opera, che appare dunque
A dolfo P epe , Storia della CGIL dalla in certo senso tutta protesa verso lo
fondazione alla guerra di Libia 1905- sbocco finale di tale vicenda, quella
1911, Bari, Laterza, 1972, pp. 553, della sconfitta clamorosa e dello sban­
lire 4.000. damento del movimento operaio e so­
cialista nei confronti della guerra im­
Adolfo P epe , Storia della CGIL dalla perialista, preludio del suo più grave
guerra di Libia all’intervento 1911- tracollo di fronte alla reazione borghe­
1915, Bari, Laterza, 1971, pp. 390, se. Non si può dire a mio parere che
lire 3.800. né l’aggancio col presente né la cen­
tralità di questo sbocco, che pur tra­
I due volumi del Pepe costituiscono scendendo i limiti cronologici dell’opera
parti strettamente legate ad un unico incombono su di essa, nuociano alla sua
•disegno, e quindi vanno letti come ope­ prospettiva. Caso mai la danneggiano
ra unica, percorsa da un identico filo una certa prolissità e pendanteria che
conduttore. Essi affrontano, per la pri­ la rendono a tratti di difficile lettura,
ma volta in modo completo e siste­ e il ritorno un po’ troppo insistito e
matico, la storia della Confederazione monocorde sugli stessi temi in fasi suc­
.generale del lavoro dalla nascita fino cessive.
alla grande guerra, l’evoluzione delle Contro ogni tradizionale esaltazione
sue strutture organizzative, degli orien­ del « possente sviluppo » della forza
tamenti politici, dei suoi rapporti con sindacale e delle strutture democratiche
il movimento operaio in generale, con nell’età giolittiana, il Pepe insiste su
lo stato, con la classe padronale. La di una lucida e per certi versi spietata
materia è vasta e complessa, e primo analisi delle sue insufficienze e dei suoi
merito dell’A. è avercela presentata in vuoti strategici che non sono tanto sin­
modo organico e unitario, sulla base di dacali quanto di prospettiva politica.
una ricca e varia esplorazione di fonti L’inadeguatezza delle analisi sullo svi­
■(prevalentemente atti ufficiali delle or­ luppo capitalistico, sulle strategie ege­
ganizzazioni sindacali, opuscolame, stam­ moniche padronali (emergenti anche se
pa periodica, memorialistica, ma anche non sempre già solidamente affermate),
fonti statistiche e materiale d’archivio). sul rapporto padroni-stato, condanna il
È facile intuire come lo stimolo idea­ riformismo sindacale e politico — nono­
le e politico che ha suggerito tale im­ stante le conquiste parziali assai signi­
pegnativa ricerca nasce dal bisogno — ficative — ad un ruolo sostanzialmente
•oggi assai pressante — di dare una ri­ subalterno, destinato a venire in evi­
sposta al problema dei rapporti tra lot­ denza nelle fasi di maggior lacerazione
ta sociale e lotta politica, e specifica- sociale del periodo 1906-1914, ma so­
mente tra sindacato e partito di classe, prattutto nelle profonde svolte econo­
nel quadro della ricerca di una ade­ miche e politiche del decennio succes­
guata strategia offensiva del movimento sivo. Il bisogno profondo di unificazione
-operaio. È naturale che da qui nasca del proletariato in una fase di sviluppo
l’interesse a ripercorrere una tappa fon­ fortemente contraddittorio e ineguale
damentale della storia del movimento, (insieme concentrato e privo di solide
•quella nella quale al massimo sviluppo basi) dell’economia, è destinato a ri­
quantitativo organizzativo del sindaca­ manere insoddisfatto nonostante il fatto
lismo (parallelo al balzo in avanti del­ istituzionalmente importante della unifi­
l’industrializzazione italiana e allo svi­ cazione confederale. Il sindacato si pro­
luppo del capitale monopolistico) cor­ pone anzi sempre di più come elemento
rispose nei fatti la più drammatica in­ di controllo sulla classe, e di media­
sufficienza di prospettive politiche, l’as­ zione tra le sue spinte e gli interessi
senza di un’alternativa al sistema ca­ padronali.
pace di utilizzare la dirompente forza Se questo è il filone portante del la­
■operaia e popolare in funzione di un voro, in realtà esso si articola su molti
consolidamento complessivo del prole­ piani, o meglio viene verificato sotto
tariato e della sua forza antagonistica. diverse angolazioni che si intrecciano
Nonostante la relativa lunghezza del lungo tutto il suo corso. Per comodità
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di esposizione possiamo riassumerle in presenta ora come incontro di due ri­


quattro temi principali. formismi complementari e Largamente
Innanzitutto un profilo dello svilup­ convergenti, ora come reciproco tenta­
po economico italiano, che dopo la fase tivo di egemonia: su questo p u n to .l’in­
del grande slancio industriale e della dagine coglie e sviluppa una dato mol­
concentrazione orizzontale e verticale, to importante e sintomatico dell’intera
attraversa una crisi nel periodo 1907- crisi strategica del movimento operaio:
1908, ed affronta una successiva, len­ le tendenze ricorrenti ad una progressiva,
ta ripresa che non supera ma consolida sostituzione del partito con il sindaca­
le contraddizioni preesistenti, destinate to, ad una erosione dell’area di inter­
a riemergere acutamente in conseguen­ vento e dei compiti storici del partito
za della guerra di Libia. Il riformismo socialista, che finiscono per accomunare-
politico e sindacale, che appariva vin­ tanto le ipotesi riformistiche (in chiave
cente nel momento della espansione, in neo-laburista) quanto quelle sindacaliste:
quanto assecondava le tendenze fonda- segnate entrambe da un grave vuoto di
mentali dello sviluppo capitalistico, in­ analisi intorno al ruolo non semplice-
nestandovi i bisogni operai di eleva­ mente democratico-parlamentare del par­
mento del tenore di vita e dei livelli tito, e quindi al rapporto tra movimento-
salariali, perde il contatto con i pro­ di classe e stato borghese.
cessi complessi di ristrutturazione che Vi è infine un discorso sui rapporti-
sono in atto intorno al 1905-1906, tro­ anni, la crescita di una tendenza padro­
vandosi poi sempre a rimorchio delle nato, che registra, lungo l’arco di quegli
scelte capitalistiche, ed incapace per anni la crescita di una tendenza padro­
questo di unificare le spinte di classe, nale ad assumere in proprio, come clas­
tanto da registrare i suoi maggiori suc­ se, la difesa dei suoi interessi, al di
cessi proprio nei momenti di riflusso fuori delle mediazioni istituzionali dello-
delle lotte e di sbandamento del prole­ stato, in un confronto e in uno scontro-
tariato. Vi è qui un primo elemento, diretto con il movimento operaio: ten­
strutturale, delle insufficienze sindacali. denza aggressiva della borghesia, che
In secondo luogo una storia « inter­ viene accentuandosi nella fase successiva,
na » della Confederazione e del movi­ alla guerra di Libia e che trova ancora
mento sindacale, che si presenta es­ una volta impreparato ad una coerente
senzialmente come storia dei suoi grup­ risposta il movimento sindacale e poli­
pi dirigenti, delle loro ipotesi politico­ tico dei lavoratori, attardato su posizioni
organizzative, dello scontro per l’ege­ difensive ed evolutive interne all’ipotesi
monia e la guida del movimento. Entra di espansione della democrazia. All’in­
in questo ambito il discorso sul rap­ terno di questo problema rientra il pro­
porto tra riformisti e sindacalisti-rivo­ cesso di gestazione di un’organizzazione
luzionari (la maggiore delle correnti di unitaria nazionale del padronato, che-
opposizione al gruppo dirigente caonfe- corrisponde alla crescente esigenza di
derale), che attraverso alterne vicende centralizzazione e unificazione del fronte
giunge fino alla scissione e alla nascita capitalistico e all’estendersi della dimen­
dell’USI. Ed è in realtà il rapporto tra sione dello scontro a livello nazionale.
due analoghi e complementari fenomeni Anche qui la CGIL non sa trovare una
di impotenza rispetto al compito di of­ risposta che vada oltre il puro accentra­
frire una convincente ipotesi di unifi­ mento organizzativo: e questo non si.
cazione e di rafforzamento del movi­ traduce in un’unificazione politica della,
mento di classe nel suo insieme, per la classe, non significa esaltazione e sin­
mancanza di un disegno che sappia ve­ tesi delle spinte di lotta, ma al contrario
dere a fondo nei processi economici loro rigido controllo da parte di un ap­
sociali e politici in atto, andando oltre parato fortemente burocratizzato e so­
da un lato la fiducia evoluzionistica nel­ vrapposto alle masse più che emanante
le nossibilità di una ininterrotta corre­ da esse.
zione interna del sistema capitalistico, Non è possibile qui dar conto del
dall’altro la declamazione di una rottura distendersi di queste tematiche lungo-
tanto violenta quanto episodica dell’or­ l’arco di tempo considerato, densissimo
dine esistente. di avvenimenti decisivi e comunque as­
Un terzo tema portante è quello dei sai importanti per il movimento operaia-
rapporti tra sindacato e partito, che si italiano, fino alla crisi della « settimana.
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rossa », al periodo della neutralità e al­ E manuele T ortoreto, La politica di


l’intervento. Basterà averne indicato gli Riccardo Lombardi dal 1944 al 1949,
elementi fondamentali, per avere l’im- Genova, Edizioni di Movimento ope­
mediata percezione della ricchezza di raio e socialista, 1972, 1, pp. 69, li­
materiale e di elaborazione dei due vo­ re 1.000.
lumi. I limiti più profondi dell’espe­
rienza riformista trovano così nuovi ele­ Nel breve profilo biografico dedicato
menti di chiarificazione, che affondano a Riccardo Lombardi, Emanuele Tortore­
le radici fin negli anni dei suoi maggiori to condensa una serie di osservazioni su­
successi. gli svolgimenti della politica italiana del
Resta a mio giudizio una critica di secondo dopoguerra ricche di spunti cri­
fondo da fare a tutta l’intelaiatura del tici e di motivi di ripensamento rispetto
libro: ed è che l’angolazione istituzio­ anche alle più recenti lotte operaie. L’au­
nale della ricerca (incentrata cioè sulla tore, del resto, non tralascia di sotto-
istituzione CGIL, con la sua dimensione lineare la legittima ambizione di dare
centralizzata, nazionale, le sue istanze un quadro che vada oltre le vicende del
■dirigenti, le sue problematiche statuta­ personaggio, quando avverte (pp. 65-66)
rie), finisce per configurare tutto il di­ come attraverso studi biografici sia pos­
scorso come un’indagine sui gruppi di­ sibile, nell’ambito della storiografia del
rigenti, che riflettono ma non possono movimento operaio, giungere ad « una
esaurire la dimensione dello scontro di analisi più approfondita » che vada « ol­
■classe. Il che non vuol dire — come tre gli schemi ». In realtà la sicurezza
del resto abbiamo cercato di mostrare — di punti di riferimento per un periodo
che gli orientamenti di tali gruppi non — come quella del secondo dopoguer­
siano inseriti in un vasto e solido qua­ ra — così scarsamente esplorato, rende
dro d’assieme: ma piuttosto che il mo­ difficile il raggiungimento di obbiettivi
vimento di massa, con le sue differenze che superino realmente l’ambito della
di sviluppo e di organizzazione, con le singola vicenda; e questo lavoro ne è
sue articolazioni categoriali e geografi­ una conferma. Il che non toglie, tuttavia,
che (sia detto per inciso: troppo in om­ valore alla chiarezza e al rigore dell’in­
bra appare il problema contadino e me­ dagine.
ridionale in genere), non appare come L. G.
protagonista alla stessa stregua degli al­
tri, e sembra piuttosto oggetto, mai
soggetto autonomo dello scontro. Ciò
è in ultima analisi conseguenza inevita­ Storia del fascismo
bile dell’angolazione generale dell’opera
e si riflette nella scelta delle fonti: ti­
pico in questo senso l’uso esclusivo, per P ierangelo Schiera, I precedenti storici
l’analisi degli scioperi, delle fonti sta­ dell’impiego locale in Italia, studio sto­
tistiche, che se sono un utile punto di rico-giuridico, Milano, Giuffrè, 1971,
riferimento per tracciare le linee gene­ pp. 283, lire 4.600.
rali di andamento della conflittualità di
classe, sono veramente troppo poca cosa, Inserito nella collana di testi su « Ten­
per intendere la specificità dei singoli denze e sviluppi dell’amministrazione pub­
momenti di lotta, per inserirli in un blica in Italia », curato dall’Istituto per
contesto concreto, dove appunto possa la scienza dell’amministrazione pubblica
risaltare la presenza di particolari livelli (ISAP), accanto a L ’evoluzione e la po­
di coscienza, di combattività, di volon­ litica delle retribuzioni nell’impiego lo­
tà proletaria. Essi finiscono così per es­ cale in Italia, a La burocrazia periferica
sere assunti in un quadro astratto, e e locale in Italia: analisi sociologica, par­
per questo ad apparire più sullo sfondo te I*, L’ideologia del funzionario e par­
che — come dovrebb’essere — in pri­ te I I a, Il burocrate di fronte alla bu­
mo piano. È questo il punto su cui la rocrazia, il volume di P. Schiera ha an­
lettura dell’opera — peraltro così ricca zitutto il merito di affrontare il tema
di sollecitazioni e di materia viva — la­ su tempi lunghi, come si conviene ad
scia decisamente più insoddisfatti. una delle principali dimensioni pubbli-
cistiche della crescita dello stato mo­
Antonio Gibelli derno.
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La legislazione dell’Ottocento sull’im­ per la lentezza con cui tal genere di


piego locale, collegata alle leggi provin­ operazioni giungono in porto e per la
ciali e comunali succedute dal 1847-48 calcolata opposizione delle Giunte pro­
dapprima nel regno di Sardegna e poi, vinciali amministrative, più direttamente
con l’unificazione, nel regno d’Italia, è, condizionate dalle prefetture e, quindi,
rispetto alla situazione normativa attuale, dall’amministrazione centrale e dal go­
storia di un ieri ancor molto prossimo verno. Quando poi si tenga presente che
e così profondamente sedimentato da l’argomentazione principe a favore della
affiorare tuttavia, al di là delle dichia­ contrazione era il « lamento dei contri­
razioni di principio, e per vie assai più buenti » riesce facile intravedere i man­
efficaci e determinanti, tanto nella pras­ danti dei drastici licenziamenti: quella
si che nelle circolari che continuano ad fascia di « benpensanti » avversi all’at­
infiorare la vita della pubblica ammini­ tribuzione di destinazioni sociali ed as­
strazione ed al cui studio Schiera oppor­ sistenziali alle amministrazioni locali (so­
tunamente richiama. prattutto comunali).
Il fascismo camminò sulla « via mae­ Con la consueta ambivalenza, mentre
stra » segnata dallo stato risorgimentale, da una parte soddisfa i gruppi locali
ed accelerò la sottrazione della politica — spesso restituiti a condizioni di su­
degli enti locali non solo alle ammini­ premazia feudale, soprattutto nei piccoli
strazioni locali stesse ma persino al con­ paesi — il fascismo procede, su linee
trollo del Parlamento, così come peraltro certamente più moderne, nella elimina­
avvenne delle leggi comunali e provin­ zione dei comuni minori (si pensi al caso
ciali, sempre espresse direttamente dai di Milano, che nel 1923 concentrò i co­
giovani in circostanze di godimento dei muni di Affori, Baggio, Chiaravalle, Cre-
pieni poteri. Quei pieni poteri per la scenzago, Gorla Precotto, Greco Mil.,
riforma della pubblica amministrazione di Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e
cui Mussolini appunto profittò, nel 1923, Vigentino, il cui personale dipendente
per far calare la cappa dell’amministra- venne messo tutto in disponibilità per
zione centrale sugli enti locali, pericolosi un anno, consentendone una calcolata
non tanto per la riottosità tradizionale selezione nelle riassunzioni man mano
e per la conflittualità tra centro e peri­ concesse) e nella statizzazione vera e
feria quali termini antitetici di uno stes­ propria dell’amministrazione locale, at­
so corpo amministrativo, ma per i ben traverso l’attribuzione al segretario co­
definibili colori politici di molta parte munale (figura centrale dell’amministra­
delle Province e dei Comuni, conquistati zione, ma subordinata o armonizzata con
da socialisti e popolari nelle ultime ele­ i corpi elettivi durante l’età liberale)
zioni « libere ». della qualifica di funzionario dello Stato.
Il primo grosso favore reso dal fasci­ Nominati dal prefetto e successivamente
smo ai gruppi di potere locale non altri­ inquadrati in un ruolo unico nazionale,
menti definibili che conservatori (nel i segretari comunali divengono la « quin­
migliore dei casi), fu la legge sulla con­ ta colonna » dell’amministrazione centra­
trazione dei quadri organici delle sin­ le nei comuni (1928). Ma non va dimen­
gole amministrazioni. Essa determinò il ticato che due anni prima il sindaco
licenziamento degli avventizi e creò una era stato sostituito dal podestà ed era
situazione di oggettiva soggezione del stata ridotta la elettività dei consiglieri
personale in ruolo nei rispetti dei sin- locali. « La preminenza della dimensione
daci (per lo più sostituiti da commis­ ’pubblica’ su quella ’privata’, e all’inter­
sari prefettizi) che facilmente imposero no della prima degli interessi dello Stato
irrigidimento nei regolamenti interni del su quelli particolari dell’amministrazione
personale, con aggravio delle mansioni e locale — commenta Schiera (p. 141) —
degli orari, non compensato da adeguati è un fatto scontato a partire quanto me­
miglioramenti retributivi. Schiera non si no dagli anni ’70 del XIX secolo ». Ma,
sofferma sulle motivazioni politiche della egli stesso più oltre documenta, il fasci­
contrazione dell’avventiziato (né rientra­ smo non si limita a far prevalere inte­
va nei suoi obiettivi), ma è utile ricor­ ressi (il che comporterebbe pur sempre
dare che era quella la via più rapida per l’esistenza di due contraenti o conflit­
mettere alla porta il personale intro­ tuali), bensì sovrappone semplicemente i
dotto dalle amministrazioni popolari e poteri centrali ai residui di quelli locali.
socialiste e non ancora passato in pianta Su quella stessa via si troverà, mal-
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grado le dichiarazioni di principio, l’Ita­ e, per contro, la pervicacia (sino alla


lia repubblicana. La legge 9 agosto 1954, protervia) con cui il fronte bonaparti-
n. 530, infatti si rifarà pressoché total­ stico è riuscito a controllare ed a raffor­
mente a quella del 1942, a sua volta zare il proprio predominio dall’Unità al
prosecuzione di quella 3 marzo 1934, secondo dopoguerra.
n. 383 che ratificò l’umiliazione definitiva Aldo Alessandro Mola
degli enti locali.
La lotta tra enti locali e potere cen­
trale per la sovranità sul personale di­ D ario F ranchi - R osa Chiumeo , Urba­
pendente delle amministrazioni perife­ nistica a Milano in regime fascista, Fi­
riche riesce insomma un ottimo punto renze, La Nuova Italia, 1972, lire 3.400.
d’osservazione per verificare la sostan­
ziale continuità tra le tendenze già ope­
ranti nell’Italia liberale, quelle poi pre­ Il fascismo fu l’espressione politica an­
valse nel periodo fascista ed infine le che della proprietà fondiaria urbana, e
attitudini effettivamente emerse nel pe­ delle altre forze sociali (i « costruttori »,
riodo repubblicano. Schiera a buon di­ gli intellettuali ad essi asserviti) concor­
ritto conclude: « Nel trapasso dall’uno renti a formare il « blocco edilizio ».
all’altro regime, soprattutto nella paren­ Tanto più evidente fu a Milano que­
tesi fascista — che appare sempre più sta identificazione politica, perchè lo svi­
significativa proprio per queste conqui­ luppo economico complessivo consentiva
ste apparentemente tecniche, ma in realtà negli anni 1920-30 notevoli investimenti
fortemente politiche nel campo dell’or­ nella « produzione » di una città nuova,
ganizzazione amministrativa — gli enti e più grande.
locali, e in primo luogo il comune, sono Un blocco edilizio milanese favorì quin­
stati spossessati concretamente degli stru­ di la formazione del fascismo, si identi­
menti indispensabili per esercitare la pro­ ficò con esso quando fu al potere, e si
pria autonomia, anche nei campi rimasti affrettò ad assicurarsi il controllo dei cen­
tri del potere urbanistico ed edilizio loca­
di loro competenza. Cosicché la situazione
le: gli uffici tecnici comunali e l’Istituto
di fatto ora è la seguente: l’autonomia
locale è riconosciuta come principio po­ autonomo per le case popolari — IACP.
litico costituzionale, essa ha trovato spe­ Il saggio del Franchi (Interventi edilizi
cificazione effettiva in un arco di settori e piani regolatori a Milano, 1923-24)
documenta compiutamente, in parte uti­
non ancora riassorbiti dallo stato, tut­
lizzando un archivio consultato per la
tavia sono del tutto carenti gli strumenti prima volta, l’intero processo, anche se
necessari al suo esercizio » (p. 166). non giunge ad analizzare in modo arti­
Una verifica empirica di grande inte­ colato tutti i rapporti tra gli interessi
resse è subito offerta dallo stesso Schiera della speculazione edilizia e il fascismo
nella seconda parte del volume in di­ locale e nazionale.
scorso, dedicata al cornue di Milano, che E già si intravede un necessario pro­
consente infine di denunciare la funzione seguimento di questo primo risultato del
di alibi con cui nel secondo dopoguerra lavoro di gruppo promosso dall’Istituto
si gettano sul fascismo la responsabilità di storia dell’arte dell’Università statale di
di non attuate autonomie e la caoticità Milano, diretto dalla prof. A.M. Brizio:
dei provvedimenti di riorganizzazione del ricercare cioè più precisamente le rela­
personale (e delle funzioni dell’ammini­ zioni tra gruppi economici dominanti,
strazione stessa). partito fascista e singoli amministratori
Se è vero che la vittoria del fascismo da questo collocati ai vari livelli. Alla
anche sul fronte della subordinazione de­ luce delle fonti dell’epoca si accerterebbe
gli enti locali al potere centrale non fu che l’amministrazione era totalmente ma­
la sua principale, e se è vero che la novrata da forze reali esterne.
mancata rettifica di tale condizione da Nel 1923 era assessore all’edilizia, nel­
parte della restaurata democrazia non fu la coalizione conservatrice insediata dalla
la più importante delle sconfitte del­ violenza fascista e prefettizia in luogo di
l’antifascismo è tuttavia possibile conclu­ quella legittima, il liberale Cesare Chiodi:
dere che l’una e l’altra testimoniano la il quale concepì un nuovo piano regola­
debolezza, talvolta sino all’impotenza, del­ tore generale della città. Ma qualunque
le forze che storicamente hanno propu­ proposta pianificatrice globale era invisa
gnato l’autonomia come valore politico agli interessi edilizi, ai quali servivano
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le speculazioni frammentarie, che infatti Verso il 1940 il processo di trasforma­


distrussero rapidamente quella parte della zione di gran parte della vecchia città
città « signorile » a verde privato e scar­ era compiuto (i bombardamenti fecero
sa densità edilizia che era sopravvissuta il resto); il piano regolatore del 1934
ad analoghi precedenti attacchi. prendeva atto della situazione esistente,
Tutta la narrazione del Franchi si può e « sanciva legalmente la possibilità per
ricondurre, pur nella molteplicità degli i privati di costruire dove e come vo­
episodi, alla contraddizione tra le idee lessero, essendo spettatrici conniventi le
pianificatrici variamente riequilibratrici pubbliche autorità» (Franchi, p. 111).
del territorio e interessi concreti che ope­ Contro gli indirizzi ufficiali dell’archi­
ravano per la speculazione immediata. tettura e dell’urbanistica si ebbe, e anche
Ma la contraddizione tra edilizia inten­ con notevole vigore di critica, la reazione
siva, di pessimo gusto (arch. Portaluppi di gruppi e di singoli: il « club degli ur­
e simili), e salvaguardia del preesistente banisti », Giuseppe Pagano, il Giovan-
ambiente signorile-borghese, era interna noni: per diversi itinerari culturali ven­
al sistema; la violenza urbanistica di clas­ nero denunciati fortemente i vizi e le
se si manifestava contro i vecchi quar­ distorsioni del regime urbanistico imposto
tieri popolari urbani allo scopo di co­ dagli interessi dei proprietari; anche senza
struirvi in luogo la nuova città capitali- sfociare in un’azione politica, questa con­
stico-borghese e monumentale. testazione intellettuale maturata verso la
Fu questo il vero piano regolatore del fine degli anni trenta colpì alle radici e
potere, rivolto appunto alla espulsione servì per l’avvenire, le scelte del regime.
fuori delle mura, per ragioni urbanisti­ Lo stesso Giuseppe Forla, proveniente
che e politiche, dei ceti operai e piccolo­ dallTACP di Milano, ministro dei Lavori
borghesi. pubblici nel 1942 e come tale autore po­
Per realizzare questa scelta il comune litico della non applicata legge urbani­
fascista aveva bisogno di sistemare in stica, fu costretto ad allinearsi, dall’in­
abitazioni popolarissime e minime (se­ terno del regime, a questa fase di ri-
condo la terminologia ufficiale) i citta­ pensamento.
dini espulsi; si servì deU’LACP, gestito E d’altra parte la forza delle cose ri­
da uomini di fiducia del regime dopo la propose ben presto i problemi urbani
liquidazione degli amministratori demo­ che il fascismo aveva tentato di compri­
cratici. Non a caso, nell’agosto 1922, il mere. L’immigrazione interna, che il co­
prefetto Lusignoli aveva nominato com­ mune e lo IACP, per espressa disposi­
missario al comune e allTACP lo stesso zione fascista, avevano per qualche tempo
funzionario, un suo vice, il conte Calli, stroncato a colpi di fogli di via (contro
quasi a rappresentare fisicamente la com­ una parte degli industriali), non potè es­
pleta conquista padronale dei due enti sere a lungo impedita; la politica demo­
locali che avevano tentato di fare una po­ grafica e rurale ( che nelle sue conse­
litica popolare e socialista. Interessanti, guenze edilizie è spiritosamente documen­
per questa vicenda, le note della Chiu- tata nella ricerca, come nel caso della
meo (Edilizia popolare a Milano, a pp. « casetta eugenica », Chiumeo, p. 182)
157-159 e 194) che descrivono la repres­ andò al fallimento. Ma le premesse delle
sione della libertà associativa nei quartie­ attuali nostre città obbiettivamente inca­
ri popolari. paci di far fronte a questi eventi erano
Questo secondo saggio analizza anche contenute nella politica urbanistica qui
l’intero processo di sottomissione del­ documentata in modo particolarmente ori­
lTACP agli interessi del regime, sia nel ginale.
senso sopra indicato, sia mediante un al­ Emanuele Torioreto
tro provvedimento: la parziale trasforma­
zione dell’ente da costruttore di case in
affitto per operai in Istituto per le case Silva Bon G herardi, La persecuzione
economiche a riscatto, destinate al ceto antiebraica a Trieste (1938-1945), Udi­
medio superiore. Qui si tocca con mano ne, Del Bianco, 1972, lire 3.600.
il tentativo del fascismo di darsi una base
di massa in senso antioperaio,, promuo­ Scrupolosa quanto prudente, questa ri-
vendo una legislazione e una concreta costruzione della persecuzione antisemita
azione per utilizzare al contrario la pub­ a Trieste, pubblicata dall’Istituto regio­
blica amministrazione per creare nuovi nale per la storia del movimento di li­
privilegi. berazione nel Friuli-Venezia Giulia, co-
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statuisce un contributo pregevole all’ap­ certante gerarca del fascismo, che, di


profondimento in sede locale di uno degli quel tipo umano, racchiuse in sé tutte
aspetti più caratteristici della fase finale le doti più genuine: l’ignoranza e la pre­
della politica fascista. Il libro infatti, che potenza; la trivialità e la sfrontata ar­
non perde mai d’occhio le linee gene­ roganza; l’arbitrio ottuso e perverso.
rali degli sviluppi del razzismo mussoli- Ogni provincia, ogni città, ogni paese
niano, esamina anzitutto con puntualità d’Italia ebbe il suo gerarca, espressione
i riflessi su scala cittadina delle prime qualificata di un regime, che solo in ap­
indicazioni antiebraiche su scala nazio­ parenza si poneva come instauratore della
nale: di come esse suonassero anche a legge e dell’ordine, ma che nella realtà
Trieste aliene alla realtà ed alle consue­ rappresentò per vent’anni il più organiz­
tudini cittadine, ma anche di come fini­ zato centro di corruzione e di violenza.
rono per trovare, in parte grazie al gioco Gli autori di questa biografia, attra­
degli scontri e degli interessi personali, verso le vicende del ras di Cremona
esecutori più o meno rigorosi ed inter­ hanno intessuto anche la storia interna
preti più o meno zelanti. Tipiche al ri­ del fascismo, al quale quelle vicende fu­
guardo le vicende del quotidiano II Pic­ rono strettamente legate dal sorgere del
colo di cui era proprietario un israelita movimento fino al suo crollo negli ulti­
e delle Assicurazioni Generali e della mi giorni dell’aprile 1945, quando un
Riunione adriatica di Sicurtà, nelle qua­ tribunale di popolo condannò Roberto
li erano parecchi i dirigenti d’origine Farinacci alla fucilazione.
•ebraica.
Fedele al carattere originario del fa­
Viene successivamente messo in evi­
denza, come tra il ’40 ed il ’42, il fasci­ scismo puro, che ha creato in Mussolini
smo assillato dagli impegni bellici che il suo mito, lo squadrista Farinacci non
per altro s’era andato a cercare, lasciò devia da questa linea, anche se ciò lo
cadere pure a Trieste in una sorta di porta a scontrarsi con lo stesso capo.
routine la campagna razziale, anche per­ Costui, infatti, pur salvato da lui dopo
chè, in sostanza, la comunità israelitica la crisi sopravvenuta al delitto Matteotti,
offriva ben pochi spunti per avviare cla­ non esitò a dimostrare ben presto la
morose campagne propagandistiche: assai sua insofferenza verso il camerata inco­
interessanti, comunque, le notizie sull’at­ modo e fanatico; insofferenza che ebbe
tivismo del Gruppo dei fascisti univer­ esplosioni d’ira in momenti critici, quali
sitari e, a livello culturale, sulle conse- ad esempio al processo di Chieti, nel
.guenze che derivarono dal voler mettere 1926, contro i responsabili dell’assassinio
al bando alcuni prestigiosi intellettuali del deputato socialista. In quel proces­
« non ariani ». In ultimo merita segna­ so Farinacci aveva assunto la difesa di
lare la ricostruzione del clima terroristico Dumini, con la famosa dichiarazione che
instauratosi nella città con l’occupazione il processo non si sarebbe fatto né al
germanica del 1943. regime, né al partito, ma alle opposi­
Di fronte all’ampiezza della documen­ zioni; dichiarazione che contrastava le
tazione raccolta, crediamo lecito auspi­ intenzioni di Mussolini che ammoniva
care che l’A. voglia continuare le sue in­ pubblicamente di non attribuire alcun
dagini anche perchè è netta la sensazione significato politico all’avvenimento. Di
della vitalità e della originalità del nu­ qui una serie di contrasti che portarono
cleo ebraico triestino. all’esonero di Farinacci dalla carica di
segretario del partito, con il solito si­
Guido Valabrega stema del duce di liquidare, dopo averli
sfruttati, gli amici indesiderabili.
A questo proposito è opportuno os­
TJgoberto A lfassio G rimaldi - G he ­ servare che il doppio volto del fascismo,
rardo Bozzetti, Farinacci. Il più fasci­ da una parte quello genuino rappresen­
sta, Milano, Bompiani, 1972, pp. 254, tato dallo squadrismo che aveva portato
lire 1.400. Mussolini al potere, dall’altra parte quel­
G uido N ozzoli, I Ras del Regime. Gli lo rappresentato dai ceti dominanti: re,
uomini che disfecero gli italiani, Mila­ esercito, burocrazia, alta finanza, forze
no, Bompiani, 1972, pp. 190, lire 1.200. condizionanti del nuovo regime, aveva
conservato tutta la sua validità fino alla
Da questa biografia di Roberto Fa­ crisi Matteotti, quando, di fronte alla
rinacci esce vivo il ritratto del più scon­ reazione dell’opinione pubblica, era ri­
130 Rassegna bibliografica

tornata preziosa quella violenza di cui Quello, tuttavia, che rende più vacil­
Farinacci era il simbolo: « Il partito ri­ lante la speranza di poter una volta fi­
tornò in primo piano e Mussolini trovò nalmente eliminare dal corpo della na­
il coraggio di varare le leggi, che erano zione i residui di tale veleno, sta nel
sempre ripugnate alla vecchia classe di­ fatto che un’intera classe dirigente, dai
rigente. Quando però il duce si accorse più alti gradi fino ai minori, accolse,,
di aver acquisito nuovi strumenti for­ applaudì, valorizzò gli uomini del fasci­
midabili di potere, di fronte ai quali smo, dal rozzo e violento Farinacci a
l’opposizione era ridotta al silenzio, de­ a tutti i suoi più accomodanti camerati
cise che non aveva più bisogno di Fa­ e ne fece dei capi, consegnando nelle
rinacci e dei suoi» (p. 100). loro mani il governo della cosa pubblica.
Questo non significò, tuttavia, che È da auspicare che opere come questa,
l’anima del vecchio fascismo scomparisse; serie e documentate, abbiano molti let­
la provincia italiana, specialmente nelle tori disposti a meditarle, soprattutto fra
zone della bassa lombarda ne era per­ i giovani.
meata; Farinacci dominò ancora a lungo
conservando la sua particolare funzione Una vivace galleria di ritratti ci pre­
di spina nel fianco del regime mussoli- senta, invece, Guido Nozzoli nel suo li­
niano. Attraverso quel suo giornale II bro: I ras del regime.
Regime fascista, la cui voce conservò fino L’autore chiude il volumetto con una
all’ultimo una certa importanza nell’orbita nota in cui, fra l’altro, dichiara: « A
del partito, attraverso quei suoi violenti oltre cinquantanni dalla nascita del mo­
discorsi nelle diverse città italiane, di­ vimento fascista e a un quarto di se­
venne la voce dei molti fascisti intran­ colo abbondante dalla caduta della dit­
sigenti che si richiamavano alle origini tatura costruita su quella mutevolissima
repubblicane e squadriste del movimento, dottrina, può sembrare inopportuna una
finché a poco a poco l’autorità del re­ riesumazione di personaggi del ’venten­
gime con gli strumenti del potere, non nio’ ormai sepolti nell’ombra sotto il
riuscì a limitare la sfera d’influenza di peso di un giudizio critico squalificante
Farinacci alla provincia di Cremona ed e definitivo. Ma gli errori sono tenaci
alle battaglie condotte nel suo giornale ed anche le cattive leggende tendono a
nel nome del fascismo come rivoluzione sopravvivere alla realtà che le ha gene­
permanente. Tuttavia, una nuova stagio­ rate. Il silenzio, perciò, è assai più
ne di notorietà e di onori attendeva Fa­ inopportuno dell’evocazione, se non si
rinacci dopo il 1935 quando venne elet­ rivela addirittura come un segno di ma­
to membro del Gran Consiglio e più liziosa complicità col passato » (p. 187).
tardi, nel 1938, ministro di stato, fino
al momento dell’alleanza con i tedeschi, Di questi uomini che « disfecero l’Ita­
dei quali divenne il disprezzato sosteni­ lia », il Nozzoli presenta gli undici più
tore ed ai quali si appoggiò vantandosi importanti: Bianchi, Giunta, De Bono,
di essere il loro rappresentante qualifi­ Turati, Arpinati, Starace, Balbo, Muti,
cato. Fu, tuttavia, una breve stagione Bottai, Farinacci, Grandi; ciascuno ac­
che si chiuse in un’atmosfera d’odio e compagnato da una definizione, nella qua­
dispregio dopo l’8 settembre e la costi­ le l’autore intende fissare il carattere di­
tuzione della Repubblica sociale, che lo stintivo. « Biografia parallela -— questa —
escluse, nonostante il suo abbietto servi­ di personaggi riconoscibili negli scaden­
lismo alla Germania ed il suo fanatismo tissimi modelli del gruppo sociale che
da ultras, da ogni forma di pur simbo­ li aveva evocati. Però anche biografie
lica carica politica. convergenti, tutte riconducibili a lui —
Il libro dell’Alfassio Grinaldi e del cioè a Lui come si scriveva in quegli
Bozzetti delinea con chiarezza obbiettiva anni — ispiratore, organizzatore, e re­
tutti gli aspetti della personalità di Ro­ sponsabile diretto in economia come in
berto Farinacci, in cui si concentrano politica, nella cultura e nel costume, in
i segni originari del fascismo e dei suoi pace e in guerra » (p. 189).
uomini: quanto di deteriore il carattere Di questo Lui il Nozzoli non parla
italiano potè mai testimoniare, la sintesi naturalmente in modo diretto, gli basta
delle deficienze più umilianti, più volgari rievocare qualche pensiero, come ad esem­
e più incivili che possiamo incontrare pio quello citato a p. 187: « Io porterò
nella storia del nostro paese. gli italiani al punto di sfilare dinanzi
Rassegna bibliografica 131

ad un berretto piantato su un palo e 14 aprile, nella caserma della MVSN in


salutarlo ». via Mario Pagano, nella quale si ebbero
Filo conduttore a comprendere lo spi­ due morti e tre feriti; forse gente che
rito che ha guidato il Nozzoli nel com­ sapeva troppo o addirittura i colpevoli
porre questi undici ritratti, sono alcuni del delitto di Piazza Giulio Cesare.
di questi pensieri tipici di Mussolini, L’A. conclude che « non esistono pro­
che egli premette ad ogni biografia e ve né indizi a carico di questo o quel
che, a conforto di chi ammirò ed esal­ fascista in particolare, e nemmeno dei
tò il duce per tanti anni, potrebbero es­ fascisti in generale »; ma, secondo il me­
sere moltiplicati come indici programma­ moriale lasciato dal Camilleri e altre fon­
tici di una politica che per vent’anni ti attendibilissime, le indagini furono sot­
pesò sul popolo italiano da lui spregiato tratte all’autorità ordinaria e di fatto
e deriso. A questo fine basterebbe aprire impedite.
a caso quel documento prezioso a tutti La persistente incertezza sulla respon­
noto e superiore ad ogni sospetto, che sabilità del delitto è dunque in realtà
è il Diario di Galeazzo Ciano. soltanto apparente e deriva dall’insabbia­
È giusto segnalare infine l’iniziativa mento (fatto non rimasto certamente iso­
dell’editore Bompiani che con questa nuo­ lato) di ogni tentativo di accertare la
va collana di volumi redatti in forma ac­ verità.
cessibile al grande pubblico, reca un va­ E. T.
lido contributo alla conoscenza dell’Italia
contemporanea nei suo vari aspetti, come
storia di uomini e come storia di costume.
Bianca Ceva A n tifa scism o

P almiro T ogliatti, Opere, 1926-1929,


E ugenio Saracini, Milano 1928: la bom­ Vol. II, con introduzione di E. Ra­
ba di Piazzale Giulio Cesare, in 11 Chi­ gionieri, Roma, Editori Riuniti, 1972,
lowattore, nn. di gennaio-aprile 1972. pp. CCXIV-806, lire 4.500.

Questa ricostruzione del noto attentato La pubblicazione del secondo volume


(20 morti, 40 feriti) merita di essere se­ delle Opere di Togliatti rappresenta sot­
gnalata, sia per l’interesse intrinseco del­ to molti aspetti un avvenimento edito­
la documentazione, sia perché la rivista riale la cui importanza è difficile soprav­
dell’Azienda Elettrica Municipale di Mi­ valutare. Se dagli scritti degli anni 1917-
lano (AEM), che la pubblica, può sfug­ 1926 era possibile ricostruire l’itinerario
gire agli storici. della formazione culturale e politica del
L’A. dimostra esaurientemente, sulla dirigente comunista cogliendone gli ele­
base della sentenza istruttoria di assolu­ menti specifici e originali rispetto alla
zione per questo reato degli indiziati vicenda del gruppo ordinovista, nonché
Tranquilli e Ludovichetti, e utilizzando far luce sul suo ruolo nei primi anni di
anche testimonianze di dirigenti della vita del PCd’I, le altre ottocento pagine
polizia dell’epoca, la totale estraneità di scritti e di discorsi editi e inediti ora
al fatto delle forze anarchiche o comun­ pubblicate ci presentano un Togliatti or­
que antifasciste. mai pienamente maturo, soprattutto alla
Da rilevare il comportamento, che cre­ tutela delle influenze intellettuali di Gram­
diamo qui narrato per la prima volta, sci e Bordiga, assurto a funzioni di di­
di un oscuro commissario di PS, Car­ rigente nel movimento comunista inter­
melo Camilleri, un « fedele servitore del­ nazionale oltre che italiano, padrone di
lo Stato » che non volle associarsi alla un metodo che caratterizzerà tutta la sua
persecuzione contro i sospettati senza esperienza di lavoro. Gli scritti degli an­
prove (e perse il posto). ni 1926-1929 rappresentano una fonte di
L’ipotesi di una responsabilità fa­ primaria importanza per la storia del
scista (squadristi repubblicani? provoca­ PCI, per la storia dellTnternazionale
tori che contavano su una più dura re­ Comunista e per la storia dell’antifasci­
pressione antipopolare?) è avvalorata dal­ smo italiano. Essi mettono pienamente
la strage avvenuta due giorni dopo, il in risalto la ricchezza e la complessità
132 Rassegna bibliografica

del pensiero di una figura di dirigente appare pienamente giustificato, perchè da­
politico che resta probabilmente senza gli scritti di questi anni emerge chiara­
riscontri nel movimento operaio italiano, mente come il tratto tipico della perso­
e proprio per questo suscitano una serie nalità di Togliatti fu la sua capacità di
di problemi e di stimoli alla discussione concepire sempre i problemi e i compiti
che non si possono sollevare se non nel del proletariato italiano dal punto di vi­
contesto di un discorso più ampio e di­ sta dell’internazionalismo (con tutte le
steso di quello che è possibile svolge­ modificazioni e anche le distorsioni che
re qui. Pinternazionalismo ha via via subito nel­
È possibile però anticipare alcune con­ la coscienza storica del movimento ope­
siderazioni sull’introduzione di Ernesto raio contemporaneo: ma questo è un di­
Ragionieri: più di duecento pagine fitte scorso da sviluppare per gli anni suc­
di note e dense di problemi, un altro cessivi). Non sarà fuori luogo notare, per
capitolo — e di quali dimensioni! — inciso, come l’impostazione di Ragionieri
della biografia politica di Togliatti già faccia giustizia anche delle critiche mosse
iniziata dall’introduzione al primo volu­ a suo tempo alla Storia del PCI di Spria-
me e destinata presto ad arricchirsi di no per la sua angolazione, appunto,
altre pagine (relative al periodo 1929- « troppo internazionale »: in realtà, ne­
1935) che si preannunciano di grande in­ gli anni fra le due guerre, tale angola­
teresse. zione risulta veramente decisiva — e
Occorre fare un’osservazione prelimi­ l’esperienza di Togliatti ne è la ripro­
nare. La completa adesione dell’autore al va — per la vita di ogni singolo partito
suo personaggio — sul piano politico e e per la formazione dei suoi maggiori
ancor più, diremmo, su quello della sim­ dirigenti.
patia intellettuale — comportava eviden­ Ragionieri ha messo in luce con gran­
temente il rischio di scadere nell’agio­ de finezza come il particolare tipo di
grafia o, quanto meno, nel più piatto rapporto che legherà il dirigente comu­
giustificazionismo: Ragionieri ha avvertito nista italiano all’Internazionale maturi e
questo pericolo, e non a caso ha richia­ si rafforzi in concomitanza con la breve
mato il brano di uno storico che gli parentesi della direzione buchariniana del
è particolarmente caro, Franz Mehring: Comintern: nel segno cioè del ricono­
« Anche se il partito operaio rivoluzio­ scimento della sopravvenuta stabilizza­
nario soccombe al destino generale degli zione capitalistica e dell’accettazione del
eserciti in lotta — quello cioè di for­ « socialismo in un paese solo », ma an­
marsi le proprie leggende e le proprie che sotto lo stimolo di un tentativo che
glorie — esso non deve coltivare arti­ mirava entro certi limiti a «derussificare»
ficialmente [...] queste leggende e queste 1TC e a preporvi i dirigenti migliori
glorie come elementi indispensabili del­ dei partiti comunisti occidentali. Pro­
la propria disciplina. Indispensabile è prio questa ambivalenza lo stesso Ragio­
piuttosto l’autocritica continua ». Per uno nieri aveva sicuramente presente quando,
storico comunista militante, affrontare la in un saggio assai stimolante pubblicato
storia degli anni ’26-’29 — il periodo in alcuni anni fa, scriveva che « spetterà
cui si consolida il « legame di ferro » domani ai biografi di Togliatti e più in
con l’Internazionale e con l’URSS — generale agli storici del movimento co­
comportava l’obbligo di fare i conti con munista internazionale, accertare come sia
molte « leggende »: e Ragionieri li ha stata possibile, per quali motivi e con
fatti nel complesso con grande rigore quali conseguenze, la combinazione di
critico. una linea costantemente rivolta ad allar­
Non è nostra intenzione — e non sa­ gare i margini imposti da una strategia
rebbe del resto neppure possibile in que­ necessariamente centralizzata del movi­
sta sede — riferire puntualmente il con­ mento comunista internazionale con una
tenuto dei cinque capitoli nei quali si forma di costruzione del socialismo nel­
articola l’Introduzione. Osserveremo sol­ l’Unione Sovietica non soltanto diversa
tanto che, significativamente, l’asse por­ da quella postulata in questa strategia,
tante del lavoro è il rapporto di To­ ma che contemplava un’accelerazione sen­
gliatti con l’Internazionale: anche le al­ sibile nell’edificazione del socialismo e la
tre questioni affrontate (l’attività di di­ subordinazione a questo fine di tutti gli
rigente del PCI, la stessa analisi del elementi di sviluppo democratico della
fascismo) sono da Ragionieri filtrate at­ società socialista ».
traverso questo rapporto. Tale criterio Orbene, non diremmo che Vlntrodu-
Rassegna bibliografica 133

zione risponda in modo del tutto esau­ sente di fissare con precisione la sua
riente all’interrogativo a suo tempo solle­ originalità di pensiero e, al tempo stes­
vato dal suo autore. Certo, Ragionieri ha so, di individuare i limiti, gli arresti e
tenuto presenti entrambi gli aspetti della le contraddizioni che questa originalità
questione: ma ci sembra che abbia pri­ conobbe ». Negli anni 1926-1929 la teo­
vilegiato il primo — la linea rivolta ad ria del socialfascismo non è ancora en­
allargare i margini di una strategia cen­ trata a far parte ufficialmente del patri­
tralizzata — lasciando in ombra il se­ monio delPIC: e in Togliatti, partico­
condo — il tipo di costruzione del so­ larmente, prevale la preoccupazione del­
cialismo che ha luogo in Russia dopo l’analisi « differenziata », ed è ancora
il 1923-24. Tale sfasatura è possibile co­ esplicito il rifiuto dell’identificazione fra
gliere, ad esempio, nella valutazione che fascismo e socialdemocrazia. Sarà negli
egli dà della discussione tra Gramsci e anni successivi che i limiti e le contrad­
Togliatti sulle questioni del partito rus­ dizioni si faranno sentire con un peso
so. A suo avviso, mentre Gramsci mette maggiore: ed è legittimo attendersi dal­
in primo piano la preoccupazione circa la prossima introduzione di Ragionieri
le possibili conseguenze della rottura del agli scritti 1929-1935 un contributo allo
gruppo dirigente bolscevico, Togliatti fa studio di questo problema all’altezza del­
prevalere il criterio della continuità del­ la sensibilità di cui egli già dà prova
la « linea politica », la priorità di sal­ nelle anticipazioni contenute in questo-
vaguardare l’alleanza fra operai e conta­ volume.
dini indipendentemente dal regime in­ Anche nell’esaminare il ruolo dirigente
terno di partito. Quale sia però questa di Togliatti all’interno del partito ita­
« linea politica », quali riflessi essa ab­ liano Ragionieri affronta con notevole-
bia sul modo stesso di costruire il so­ equilibrio tutta una serie di nodi e di
cialismo « in un paese solo », in che problemi di grande interesse: dalla pole­
misura l’Opposizione russa e internazio­ mica con i « giovani » Longo e Secchia
nale si facesse portavoce di un modello nel 1927-1928, alla direzione della rivista
di sviluppo diverso, quali guasti abbia del partito, Lo stato operaio, allo scontro
arrecato al processo di edificazione sociali­ con Tasca nella primavera del 1929, de­
sta e al regime interno del Comintern finito « uno dei momenti più intensi
il modo in cui l’Opposizione stessa fu e drammatici della vita di militante di
eliminata, Ragionieri lo spiega solo in Togliatti ». Ragionieri rivela che raffer­
parte, per accenni. I grandi temi dello marsi di quest’ultimo come leader non
scontro in atto nel gruppo dirigente fu un processo piano e facile come spes­
russo restano così sullo sfondo: sicché so si è portati a credere: più che precisi
anche la scelta di Togliatti non risulta dissensi di natura politica, furono ragioni
a nostro giudizio del tutto chiarita nelle di ordine psicologico e personale che-
sue ragioni ideali e nei suoi condizio­ resero difficile « riconoscere immediata­
namenti oggettivi. mente in quest’uomo taciturno e riser­
Gli altri due grossi nodi storici che vato, per tanti aspetti cosi diverso da
l’Introduzione affronta sono l’analisi to- Gramsci, a lungo sospeso tra l’Internazio-
gliattiana del fascismo e la funzione di r.ale e il partito italiano, il dirigente
Togliatti nella formazione e nello svilup­ capace di realizzare il compito della ri­
po del gruppo dirigente del PCI. Le costituzione del gruppo dirigente » (p.
pagine dedicate al primo tema sono fra CXXVIII).
le più riuscite ed illuminanti dell’intero Dell’opposizione dei giovani è indivi­
lavoro. L’autore individua bene il cri­ duata con molta acutezza la « profonda
terio fondamentale di quella che è pro­ radice proletaria e nazionale », ed è in­
babilmente l’espressione più alta dell’ela­ dicato come tratto caratteristico « l’or­
borazione della Terza Internazionale in goglio di fare parte dell’unica forza or­
tema di fascismo: « Proiettare in un con­ ganizzata che avesse saputo resistere ai
testo internazionale i risultati dell’analisi colpi del fascismo » e l’esigenza priori­
di un’esperienza italiana proprio al fine taria di riaffermare la presenza organiz­
di ricevere da questa proiezione la ve­ zata del partito in Italia. Quanto allo
rifica dell’analisi condotta a proposito scontro con Tasca, che portò alla espul­
del proprio paese ». Molto giustamente sione di quest’ultimo (per le pressioni
Ragionieri nota anche che forse nessuna dellTC e contro l’avviso di molta parte
angolatura quanto quella dell’interpreta­ del gruppo dirigente italiano), Ragionieri
zione che Togliatti dà del fascismo « con­ difende, ci sembra con fondate ragioni,.
134 Rassegna bibliografica

la scelta di Togliatti, diretta a salva­ mento bibliografico. La prima parte del


guardare la continuità e l’originalità del­ lavoro fornisce una serie di elementi utili
l’esperienza dei comunisti italiani, anche per la valutazione del raggio di diffusio­
a costo di incorrere nelle critiche duris­ ne degli stampati illegali, che generalmen­
sime che Ulbricht e Manuilskij, a nome te approntati all’estero (almeno fino al
dell’Esecutivo dell’IC, gli mossero al X 1939 prevalentemente in Svizzera, Ceco­
Plenum, e insieme a riaffermare la legit­ slovacchia, Francia), venivano contrabban­
timazione del PCI come forza rivolu­ dati all’interno della Germania; le cifre
zionaria nel legame inscindibile con l’In­ della loro diffusione, anche alla luce dei
ternazionale. sequestri operati dalla Gestapo, appaiono
assai considerevoli, anche se qualche dub­
Aldo Agosti bio può sussistere sulla validità dei dati
di tiratura — 10 mila esemplari di re­
gola per ciascuna testata — forniti dal-
l’A.
H einz G ittig , Illegale antifaschistiche Il censimento da lui compiuto consente
Tarnschriften 1933 bis 1943, Frankfurt comunque di pervenire ad alcune con­
a. M, Ròderberg-Verlag, 1972, pp. 264. clusioni circa la provenienza politica di
questo tipo di materiale illegale e circa
i periodi nei quali fu intensa la sua dif­
Tra il 1933 e il 1945 la propaganda fusione. Intorno all’80 per cento delle
degli antifascisti tedeschi ha fatto uso in Tarnschriften proveniva direttamente dal
misura sconosciuta altrove di uno stru­ Partito comunista tedesco e dall’Inter­
mento di penetrazione e di diffusione nazionale comunista, molto minore è la
noto a tutti i movimenti clandestini, partecipazione dei socialdemocratici a que­
ossia, secondo la definizione del Gittig, sto tipo di propaganda, ancora più di­
di « quei prodotti a stampa, che sotto spersa di altri gruppi. Con ciò risulte­
un titolo di copertina innocuo, innocen­ rebbe confermata l’iniziativa centralizzata
te, in parte con dati editoriali falsi (edi­ della KPD per cercare di dare una pene-
tore, stampatore, luogo e anno di stam­ trazione capillare alle sue istanze di lotta
pa) a garanzia contro l’intervento della antifascista. Un riscontro dei titoli ap­
polizia e a tutela dei diffusori e dei parsi anno per anno consente di arrivare
lettori, contengono scritti antifascisti ». alla conclusione che il periodo di mag­
Avveniva così che sotto il titolo Visi­ gior impegno propagandistico con il mez­
tate il giardino zoologico si trovassero zo indicato (e probabilmente con ogni
scritti di Heinrich Mann e Dimitrov, tipo di stampato illegale in generale) fu
che gli Alfieri dell’idealismo tedesco na­ costituito dagli anni per la campagna del
scondessero scritti di Dolores Ibarruri, fronte popolare (in sostanza dal 1934 al
che un’edizione di testi bismarckiani 1937), per crollare dalle 58 testate che
celasse propaganda contro la guerra e ancora furono diffuse nel 1939 alle 3 del
appelli alla diserzione rivolti ai sol­ 1940, alle 2 del 1941, alle 8 del 1942
dati della 'Wehrmacht. Ma il fatto sin­ e alle 11 del 1943 e del 1944. Cifre che
golare è che il numero di queste co­ esprimono in maniera molto chiara l’in­
siddette Tarnschriften diffuse dagli an­ cidenza della congiuntura bellica, non so­
tinazisti tedeschi non ha precedenti in lo per il maggior rigore del regime re­
altri movimenti analoghi: il minuzioso pressivo all’interno ma anche e soprat­
censimento realizzato dal Gittig registra tutto per il venir meno delle basi esterne
infatti ben 590 di tali stampati diffusi nelle quali veniva allestito il materiale.
in Germania o nei territori occupati La seconda parte del lavoro (da p. 103
dalla IVehrmacht tra il 1933 e il 1945. in avanti) contiene l’indice completo delle
Condotta essenzialmente presso biblio­ testate — con il sommario del rispettivo
teche e archivi della Repubblica de­ contenuto —, che sono registrate in or­
mocratica tedesca, che costituiscono le dine cronologico di pubblicazione. A par­
sedi in cui sono presenti le raccolte te l’indubbia utilità bibliografica di que­
più organiche di tali materiali, con in­ sta sezione, il fatto di disporre dei som­
tegrazioni provenienti dalla Repubblica mari reali delle Tarnschriften rappresenta
federale tedesca e da altri paesi, la ri­ di per sé un ulteriore contributo ad una
cerca costituisce un buon contributo alla prima conoscenza dei temi e dei conte­
storia della propaganda e del movimento nuti della propaganda antinazista.
clandestini e soprattutto un ottimo stru­ Enzo Collotti
Rassegna bibliografica 135

S econ d a guerra m on d iale Sull’attività di « Dora » in Svizzera, è


fiorita tutta una pubblicistica più o meno
attendibile, più o meno ad effetto, con
Sàndor R ado, Nome di battaglia « Bo­ l’intento a volte, più di far strabiliare
ra », Milano, La Pietra, 1972, pp. 469, che di ricostruire fedelmente anche le
lire 5.000. vicende dell’attività informativa. Forse
Rado, in questo suo libro di memorie,
Nel corso della seconda guerra mon­ fitto come un diario, si ripromette di
diale lo spionaggio ha assunto una co­ raccontare le cose, così come le visse,
loritura politica, non è rimasto relegato più che di ristabilire la verità su una
al settore di cui sono competenti sol­ catena di episodi che sono, tutto som­
tanto alcuni tecnici, alcuni professioni­ mato, alquanto ingarbugliati. Rado si
sti per lo più spinti da sentimenti mer­ trovò in una Svizzera che aveva sì scel­
cenari. Tra le figure di Richard Sorge, to, sotto sotto, il campo alleato, che
Schultze-Boysen, Rudolf Ròssler che ope­ però non solo pullulava di agenti na­
rarono dietro le linee del nemico con una zisti, ma che tollerava che suoi dirigenti,
precisa collocazione politica, un preciso e non di secondo piano, avessero pro­
atteggiamento ideale, e i personaggi an­ nunciate simpatie per la Germania na­
che se leggendari del mondo dello spio­ zista fino ad ostacolare persino i piani
naggio della prima guerra mondiale, pas­ militari del generale Guisan. In ultima
sa una differenza abissale. analisi la distruzione della rete Dora si
Ce lo confermano queste memorie di dovette proprio a uno dei tanti com­
Rado, un ungherese, geografo per pas­ promessi della Svizzera nei confronti del
sione innata, ormai di fama internazio­ regime nazista e più precisamente da un
nale, ancora questa in Ungheria è at­ compromesso fra Masson e il suo omo­
tualmente la sua professione, ma passato logo nazista Schellenberg. E fu un atto
alla storia della seconda guerra mondiale molto grave quello della Svizzera per­
come capo di una rete informativa di ché impedì all’Unione Sovietica di con­
grande importanza che operò per i sovie­ tinuare a ricevere informazioni preziose
tici a Ginevra e Losanna raccogliendo che provenivano direttamente dall’OKW
e inviando attraverso l’etere quella ric­ e che venivano usate nella guerra comu­
chissima e preziosissima messe di infor­ ne degli alleati.
mazioni che soprattutto Ròssler, un cat­ Rado sottolinea questi elementi nelle
tolico progressista tedesco, antinazista ir­ sue memorie e siccome non ha come
riducibile, riceveva direttamente da al­ fine quello di strabiliare nessuno, il suo
cuni amici annidati nello stato maggiore racconto diventa accettabile.
tedesco. Si tratta, in sostanza, dell’autobiogra­
Se l’attenzione viene attirata sulla par­ fia del personaggio, dotato di intelligen­
te più avventurosa delle memorie, quel­ za, tutt’altro che spericolato o avventu­
la appunto che si riferisce alla rete roso.
« Dora », il libro prende le mosse dalle Autobiografia però di un « combat­
prime esperienze politiche di Rado, nel tente antifascista », come ama definirsi
corso della rivoluzione tedesca, dai pri­ lui stesso rifiutando il termine di spia,
mi viaggi nella Russia sovietica, dalla informatore o altri sinonimi. In questo
nascita a Vienna dell’agenzia Rosta che c’è da concordare. L’aver scelto per ser­
fornì alla stampa mondiale le prime in­ vire la battaglia antifascista e il movi­
formazioni sull’Unione Sovietica. mento operaio, una trincea così scomoda
Dal 1936 al 1944, Rado fu capo di è, abbiamo detto prima, la caratteristica
una nuova agenzia geografica che ugual­ nuova che ha assunto l’informazione mi­
mente serviva i giornali, la Geopress, litare, economica, politica che sia. Uo­
con sede a Ginevra. Non fu soltanto una mini cioè dotati di notevole capacità
« copertura » come si dice nel linguaggio intellettuale, come Sorge, hanno dedicato,
professionale, ma fu anche una fonte e dato, la vita, per carpire al nemico
importante di contatti per il lavoro in­ informazioni fondamentali per l’esistenza
formativo a favore dell’Unione Sovietica dell’Unione Sovietica.
che cominciò però, a ritmo incalzante, Questa svolta qualitativa ed estrema-
quando i nazisti riuscirono a distruggere mente impegnativa dal momento che si­
la rete conosciuta con il nome di Rote mili uomini non possono certo essere
Kapelle. paragonati a « Cicero » o a Mata Hari,
136 Rassegna bibliografica

è stata confermata dal fatto che queste grafie che hanno fatto registrare in que­
attività sono state pubblicamente e uffi­ sto ultimo decennio importanti risultati
cialmente rese note e premiate e inglobate nel campo della ricerca storiografica sulla
nel più ampio quadro della seconda guer­ resistenza. In questo caso anzi i . frutti
ra mondiale. Ha certo significato il fatto del lavoro ci sembrano di interesse par­
che al capo di una rete tanto importante ticolare perché riguardano una zona che
quanto questa che operò in Svizzera, si si presenta senza dubbio come un esem­
sia permesso di scrivere le memorie, plare campo d’osservazione per lo studio
sollevando veli e rivelando anche le fasi sui caratteri e i motivi conduttori della
di crisi acuta del lavoro. lotta politico-militare nell’Italia setten­
Resta avvolto nel silenzio invece, e trionale.
dispiace che sia sempre così impenetra­ Il punto di partenza della trattazione,
bile il mistero che circonda i campi di ovvero il sorgere del movimento di re­
lavoro obbligato sovietici, il periodo, die­ sistenza, permette subito agli autori di
ci anni, che Rado ha passato nelle pri­ operare una distinzione inequivocabile
gioni e nei campi sovietici subito dopo fra le forze dell’antifascismo locale, al
la fine della guerra quando tornò a Mo­ fine di porre in luce, già dai primi anni
sca. Si parla di persecuzione poliziesca di opposizione al regime, le funzioni
instaurata da Beria. Ma per quali ragioni reali che esse svolsero su piani diversi
e con quali accuse, vere o fittizie che durante il 1943-1945. Da un lato i par­
fossero, sotto quali imputazioni venne titi moderati, dai liberali ai socialisti,
perseguitato Rado? Di questo si tace fermi su posizioni di « passività » o di
e ne scapita il racconto piano, ma nello « sostanziale attesa » (v. prefazione di
stesso tempo impegnato e vivace, della Quazza, p. XI), dall’altro il Partito co­
vita di questo combattente, per di più munista impegnato in un’opposizione at­
perseguitato dallo stesso regime per cui tiva e militante. Poma e Perona danno
lavorò. particolare rilievo al contrasto che vi fu
durante gli anni del fascismo — e con­
Adolfo Scalpelli tinuò anche nel corso della resistenza
(p. 14) — fra i socialisti e i comunisti:
mentre i primi, « pur conservando una
rete di solide e fidate amicizie », « ri-
R esisten za nunziarono ad ogni attività palese o
cospirativa » (p. 2), i secondi, mediante
l’organizzazione politica del movimento
Anello P oma, G ianni P erona, La resi­ operaio, riuscirono a tenere vivo, sia
stenza nel Biellese, prefazione di Gui­ pure sotto i colpi portati dal regime,
do Quazza, Parma, Guanda editore, quel movimento attivo d’opposizione che
1972, pp. XIX-460, lire 4.000. rappresentò la vera premessa del movi­
mento resistenziale biellese.
L’opera nasce da due esperienze di­ Senza questo antifascismo attivo « i
verse di lavoro: le « memorie » di Anel­ promotori e i capi non avrebbero po­
lo Poma, rappresentante di quell’anti­ tuto iniziare se non con molto ritardo
fascismo attivo cui si debbono i germi la lotta armata, né fare del Biellese il
vitali della nostra resistenza, integrate centro organizzativo comunista di tutto
dalla ricerca accurata ed attenta delle il Piemonte nord occidentale, da Ver­
fonti documentarie condotta da Gianni celli ad Ivrea e Aosta » (p. 13). Tutta­
Perona, giovane studioso di storia con­ via ci sembra opportuno osservare che
temporanea. Da tale duplice contributo i risultati di tale lungo lavoro di pre­
derivano tanto i pregi dell’opera, per il parazione alla lotta finale si videro solo
naturale accostamento del lavoro di ca­ dopo un faticoso travaglio interno al
rattere narrativo-testimoniale a quello di partito: è quel « travaglio nella rico­
ricostruzione filologica dei fatti, quanto struzione organizzativa del partito » cui
le imperfezioni, ritrovabili in uno sfor­ si riferisce Ragionieri nel suo studio sul
zo cronachistico che fa perdere di vista PCI nella resistenza (in Azionisti, cat­
talvolta i problemi di fondo del movi­ tolici e comunisti nella resistenza, Milano,
mento partigiano nel Biellese. Ciò non 1971, pp. 344 sgg.).
toglie che il volume venga ad affiancarsi Esso durante i quarantacinque giorni,
con pieno merito a quella serie di mono­ quando la federazione poteva già svol­
Rassegna bibliografica 137

gere la propria attività sia nel centro scritta per rivolgere ai compagni biellesi
che nelle vallate (p. 33), non riuscì a critiche precise all’attività condotta dal-
costituire una valida forza organizzata l’8 settembre in poi. Gli autori descri­
per risolvere i problemi politici del mo­ vono chiaramente questa situazione ini­
mento, ma si trovò confuso con gli ziale del partito, ponendo in rilievo le
altri partiti nell’azione anonima del Fron­ carenze di fondo dell’azione comunista
te nazionale. Dopo P8 settembre, inoltre, nel primo periodo di lotta: « non c’era­
fu l’arrivo dei dirigenti torinesi San- no stati né una mobilitazione coordinata
thià e Bibolotti a recare il contributo della federazione biellese né un serio
decisivo al formarsi delle bande armate. controllo collegiale del lavoro » (p. 74),
Anche per i comunisti dunque vale « non si erano creati aderenti o sim­
quella distinzione fra antifascismo attivo patizzanti del partito, non si era creata
e « di opinione » (p. 44) che gli autori la penetrazione nelle fabbriche (ancora
usano per mettere in rilievo i ruoli di­ modesta ovunque e specialmente in quel­
versi che svolsero le varie forze in cam­ le del capoluogo) [...] » (p. 72).
po e per dare concreto risalto all’effi- I segni del superamento di questa crisi
cacia della loro azione politica. Poma sono dati dalla formazione dei distac­
e Perona ricordano il rientro a Biella camenti d’assalto nel novembre del 1943
fra l’agosto e il settembre 1943 dei re­ secondo le direttive contenute nella « let­
duci da Ventotene, che avevano combat­ tera ai compagni » che porta la data del
tuto in Spagna o partecipato alle espe­ 23 dello stesso mese: mantenersi « sul
rienze delle comunità di esuli all’estero, terreno dei CLN, ma in una posizione
come un apporto determinante per il raf­ di punta, d’avanguardia » contro ogni
forzamento delle file comuniste; così co­ accondiscendenza a posizioni di compro­
me danno rilievo alle reazioni opposte messo con i militari (pp. 75 sgg.); e
che si manifestarono in seno al partito, dagli scioperi di dicembre, durante i
fra coloro che accolsero subito le nuove quali doveva rivelarsi, insieme alla so­
prospettive d’azione portate dai comu­ stanziale spontaneità dell’azione operaia
nisti torinesi e coloro, « i compagni ri­ e quindi ancora alla limitata forza or­
masti a Biella gli anni precedenti » (p. ganizzativa del partito, una notevole ca­
55), che di fronte a queste si mostraro­ pacità dei distaccamenti garibaldini di
no « stupiti e riluttanti » (ibid.). coordinare le proprie mosse (« In man­
Questa sostanziale debolezza interna canza di un’azione unitaria, il comando
emerge anche dalle pagine, che sono fra partigiano diventò il principale respon­
le più vive dell’opera, nelle quali Poma sabile del coordinamento della simulta­
e Perona prendono in esame gli sforzi neità degli scioperi ») (p. 97).
compiuti dai comunisti sia per darsi una Con il rafforzamento dell’azione comu­
adeguata organizzazione, sia per rendere nista coincide l’inizio della resistenza nel
unitario il fronte antifascista. Ne viene Biellese. Nel caos dell’inverno 1943-1944,
un quadro assai significativo di quelli di fronte alla passività o all’incertezza
che furono i mesi di preparazione alla degli altri partiti sulla via da seguire
lotta partigiana: mentre i tentativi effet­ per preparare un movimento di resisten­
tuati dai comunisti biellesi per guadagna­ za, si deve agli attivisti del PCI ogni
re al movimento di resistenza l’azione iniziativa — più o meno felice — ten­
dei militari si rivelavano inefficaci e si dente all’organizzazione e al coordina­
creava una netta spaccatura fra i mode­ mento delle forze disponibili; furono i
rati, che avevano mano libera nel CLN, « politici » ad « assumere in proprio la
e il PCI, la discussione fra le sinistre direzione e l’organizzazione della lotta
rivelava, da un lato, la chiusura da par­ e [a] tenerla in pugno contro ogni ten­
te socialista ad ogni iniziativa dei comu­ tativo ’attendista’ di smantellare l’orga­
nisti, dall’altro, l’incapacità di questi, sia nizzazione militare faticosamente costi­
al vertice che alla base, di promuovere tuita » (p. 117). Di qui il cosiddetto
un’azione decisa per la realizzazione dei « settarismo » del comuniSmo biellese, og­
piani che un gruppo di persone dotate getto di una polemica assai vivace fra
di una forte personalità e di una espe­ i dirigenti locali e quelli centrali (v.
rienza di partito già collaudata da lotte pp. 114 sgg.). Gli autori tuttavia, pur
precedenti avevano ben chiari. È ciò che ammettendo che « la preponderanza del
si riflette nella lettera della direzione co­ movimento militare e l’esclusivismo dei
munista di Milano del 27 novembre, comunisti, forti del loro diritto di primi
138 Rassegna bibliografica

iniziatori, determinarono limiti e provo­ si deve all’iniziativa energica delle forze


carono distorsioni » (pp. 121-122), respin­ più vive del PCI, è dalla presa di co­
gono il giudizio tradizionale sul « setta­ scienza della debolezza intrinseca al par­
rismo » biellese perché esso non tiene tito che prende corpo la lotta di libera­
conto della situazione nella quale ope­ zione nazionale. Nell’opera in esame il
rarono i comunisti nel gennaio 1944, passaggio dall’una all’altra fase avviene
quando « non c’era nessuno disposto al­ senza alcuna forzatura e con una chia­
l’unità [...] nella lotta armata e pochi rezza esemplare. A partire dal febbraio
in quella politica e sindacale» (p. 121). i comunisti biellesi riprendono i contat­
Nei primi mesi del 1944 il PCI passa ti con gli altri partiti ed hanno i primi
dalla fase di isolamento a quella di col­ rapporti anche con elementi a loro del
laborazione con le altre forze politiche, tutto estranei (come ad esempio con
passa cioè dalla « lettera ai compagni » Edgardo Sogno, agente dei servizi segreti
(novembre 1943) al « piano di lavoro alleati). Assistiamo ai tentativi compiuti
da realizzarsi entro il mese di febbraio dai partigiani per allargare la loro at­
1944 » (pp. 122-124). Nel nuovo pro­ tività, cioè per « lasciare le basi di mon­
gramma è espresso chiaramente il di­ tagna e cominciare ad occupare zone
lemma che sta alla base della parteci­ marginali, interessando considerevoli nu­
pazione comunista al movimento di re­ clei di civili alla lotta e prefigurando
sistenza. È lo stesso problema, l’unione nelle zone liberate l’organizzazione am­
delle forze o la loro direzione, che Lon- ministrativa democratica futura » (p. 124).
go esporrà nella riunione di Milano del Interessanti, a questo proposito, le pa­
10-12 aprile 1944 in sede di discussione gine sull’esperimento di « zona libera »
sulla iniziativa di Togliatti: « [...] Noi tentato a Postua nella Valsessera (pp.
abbiamo fatto cadere l’accento delle no­ 124-126). Dalla primavera inoltre ripren­
stre preoccupazioni più sulla direzione de vita il CLN di Biella, come risultato
che sull’unità. Ercoli ha sempre posto di tutto il fermento di nuove iniziative
l’accento sull’unione di tutti gli italia­ che caratterizza questo momento di rior­
ni » (da Ragionieri, op. cit., p. 365). È ganizzazione della vita partigiana, pur
vero che la decisione dei dirigenti biel- duramente provata dai rastrellamenti di
lesi era dettata dal momento piuttosto febbraio e marzo. Da questo momento,
che da un piano generale d’azione: alla com’è logico, la trattazione acquista un
sua origine c’era infatti la previsione respiro nuovo: il quadro dei protagoni­
dello sbarco di Anzio e soprattutto la sti si è notevolmente allargato, il punto
necessità di unire a sé il maggior nu­ focale del discorso non è più rappresen­
mero di forze per il successo dello scio­ tato dal solo PCI, quale protagonista
pero che si andava preparando. della lotta partigiana, ma muta di volta
È indubbio tuttavia che — come scri­ in volta a seconda delle tensioni o dei
vono Poma e Perona — essa « implica­ rallentamenti che il movimento accusa
va anche un rovesciamento dei metodi in seguito all’intervento nel campo resi­
adottati nel periodo della più rigorosa stenziale delle sue nuove componenti
clandestinità » (p. 123) per costituire il sociali e politiche. Alle forze fresche che
primo vero appello all’unità, anticipando nel gennaio i comunisti avevano ricer­
così posizioni che il « settarismo » biel­ cato e chiamato alla lotta (« La massa
lese non sembrava fino a quel momen­ si muove anche là, dove noi non siamo
to idoneo a far sue e aprendo la strada oresenti » diceva il già citato program­
ad un movimento di resistenza che si ma di quel mese) (p. 123) si uniscono
manifestasse in ogni strato sociale e in gli antifascisti dell’ultima ora; i socia­
ogni organizzazione politica: « Noi non listi riprendono la collaborazione con il
possiamo permetterci il lusso » si legge PCI; il Pd’A, che non aveva ancora fat­
nel documento « di essere soli, cioè iso­ to la sua comparsa nelle schiere antifa­
lati. La classe operaia ha bisogno di al­ sciste del Biellese, pone le basi dell’or­
leati [...] come abbiamo saputo superare ganizzazione locale (che però mantiene
la pericolosa posizione attesista e l’at­ nel CLN una posizione di centro, di­
teggiamento dell’unità ad ogni costo [...] sposta sempre com’è a collaborare con
dobbiamo saper lavorare con le forze i liberali) (v. p. 164). I rapporti fra le
che ci stanno di fronte, comprese le ca­ diverse forze politiche e sociali sono
naglie politiche » (p. 123). fin dall’inizio della primavera alquanto
Se dunque la nascita della resistenza, difficili.
Rassegna bibliografica 139

Il compromesso fra attivisti e attesisti sciuto, e nel fare ottenere ai garibaldini


serve spesso per coprire manovre di que­ un armamento cospicuo, che aveva pochi
sti ultimi che non hanno nulla in co­ uguali in quel periodo anche in forma­
mune con lo sforzo reale espresso dai zioni di tendenze ben più grate agli
primi durante i difficili mesi invernali: Alleati » (p. 227).
i moderati tendono ad imbrigliare e a In questa ricerca dialettica dei con­
tenere sotto controllo le formazioni ga­ trasti e delle contraddizioni che stanno
ribaldine in attesa di poter opporre a alla base del fenomeno resistenziale ci
queste dei propri gruppi militari. Sogno, sembra di poter scoprire il pregio mag­
quando nel febbraio incontrò Piero Pa­ giore dell’opera. Anche per quanto ri­
letta, era « intento ad allargare il con­ guarda il discorso sulla lotta politico­
trollo ’moderato’ sulle iniziative parti- sociale nel Biellese, gli autori hanno
giane ’comuniste’ » (p. 126); quando il documentato con grande ricchezza di par­
CLN ricominciò a funzionare, prima ticolari la forza-debolezza del movimento
preoccupazione degli ex-ufficiali, appog­ sindacale e, come scrive Quazza, « l’esi­
giati nel CLN dai liberali e dagli azio­ stenza di una disponibilità obbiettiva più
nisti, fu quella di creare un organo che soggettiva, legata cioè più alla con­
unico al quale i garibaldini avrebbero dizione operaia aggravata dalla guerra
dovuto trasferire ex abrupto tutte le le­ che alla cosciente assunzione di un at­
ve di comando: nella polemica che ne teggiamento di ribellione » (p. XII). Il
sortì, che giunse perfino alla richiesta passaggio dalla spontaneità all’organizza­
al CLN torinese di una dichiarazione zione fu assai lento: la debolezza delle
di illegalità della brigata garibaldina, ve­ cellule di fabbrica, la mancanza di veri
diamo i moderati fruire anche dell’ap­ comitati di agitazione fecero sì, per lo
poggio dei socialisti (p. 166). Nella sta­ meno fino all’estate del 1944, che la
gione estiva queste iniziative moderate espressione del malcontento della classe
acquistano una notevole rilevanza, tanto operaia si risolvesse in forme disartico­
da creare contrasti molto aspri nelle fi­ late di scioperi che superavano sempre
la del movimento partigiano. Questi « le previsioni e le capacità di coordi­
giunsero al loro apice nell’autunno, namento dell’organizzazione clandestina
quando gli Alleati accrebbero il loro antifascista » (p. 94). È da ricordare che
interesse per il Biellese e vi inviarono nel marzo dello stesso anno una delle
una missione, la « Cherokee », che as­ cause del fallimento dello sciopero deve
sunse una parte importante nel controllo cercarsi, oltre che nella debolezza an­
politico della zona. cora accentuata del sostegno di partito
Gli autori esprimono giudizi molto so­ e in un certo conservatorismo della
bri sulla situazione che era venuta a crear­ classe operaia locale (v. p. 146), nella
si con l’ingresso nell’area partigiana di mancata collaborazione dei garibaldini,
forze nuove; non considerano solo l’ef­ costretti a ripiegare in seguito al ra­
fetto frenante che queste esercitarono sul strellamento subito poco prima. Bisogna
movimento di resistenza, ma cercano an­ giungere all’agitazione operaia del no­
che di porre in rilievo i caratteri po­ vembre-dicembre 1944 per assistere ad
sitivi del fenomeno: « [...] divisioni e un’azione autonoma del movimento ope­
contrasti non indebolirono, ma accreb­ raio biellese, che condusse per la prima
bero le forze in campo nella lotta anti­ volta la sua lotta senza l’appoggio delle
fascista » (p. 224), con l’intervento in formazioni garibaldine (come era avve­
questa « sia pure per ragioni di concor­ nuto negli scioperi del dicembre 1943 e
renza » di « forze che altrimenti sareb­ durante l’estate e l’autunno del 1944).
bero rimaste inattive o almeno non così Le parti dedicate alla lotta sociale,
attive » (ibid.). E così pure, esaminando come quelle dedicate ai contrasti fra le
il rapporto fra Alleati e resistenza at­ forze antifasciste, si rivelano, per la ri­
tiva, Poma e Perona sottolineano sia la cerca sempre attenta dell’« unità dialet­
funzione conservatrice che quelli svol­ tica » sulla quale si fonda il fenomeno
sero (nel vedere, ad esempio, l’azione resistenziale, le più vive ed efficaci del­
partigiana principalmente come impegno l’opera. Ciò si deve anche al fatto che
volto alla difesa delle industrie), sia il esse pongono le basi per una ripresa
contributo reale che apportarono « nel del discorso ed un suo allargamento al
dare al Biellese un rilievo militare fino periodo posteriore alla liberazione. « È
a quel tempo (autunno 1944) scono­ tempo ormai, e non solo per il Biel-
140 Rassegna bibliografica

lese », osserva Quazza « di accingersi Ernst Nolte, Schieder senior e junior,


a scrivere quella storia del poi senza la Walter Lippgens, Renzo De Felice, Leo
quale anche il prima non può essere Valiani, Alberto Monticone, e tanti altri.
pienamente inteso » (p. XV). Meno in­ È proprio da questi incontri che nasce
teressanti invece le pagine di guerra par- la possibilità di colloqui, di approfondi­
tigiana che, legate ad una visione statica menti e di suggestioni per nuove ricer­
della resistenza e meno aperte delle pri­ che, che non appaiono soltanto nella
me ad ulteriori ricerche, offrono ormai pubblicazione degli Atti in testo bilin­
al lettore sorprese sempre più rare. Ad gue, ma anche negli studi più o meno
esse in questo caso nuoce un’analisi del direttamente promossi e suggeriti dalle
particolare che non è sempre necessaria discussioni e da un reciproco scambio
e cade talvolta nella retorica spicciola. di informazioni.
Ciò avviene soprattutto nelle due ulti­ Questa è l’origine remota del libro.
me sezioni del libro che mancano, come Molto si è scritto in Italia sulla Re­
avvertono gli stessi autori, di una solida pubblica dell’Ossola, alla cui organizza­
base documentaria (v. p. 333, nota 1). zione e alle cui vicende hanno preso
Dobbiamo infine lamentare la mancanza parte uomini che poi saranno tra i mas­
di cartine geografiche che, in aggiunta simi esponenti della democrazia italiana,
a quella sul Biellese di scala troppo am­ da Ezio Vigorelli a Umberto Terracini,
pia, permettano di seguire in modo age­ da Gian Carlo Pajetta a Pietro Malvestiti,
vole le azioni militari descritte. da Ettore Tibaldi a Concetto Marchesi
Sono rilievi peraltro che poco o nulla e perfino a Eugenio Cefis! Abbiamo co­
tolgono al valore effettivo dell’opera e sì una vasta memorialistica e diverse
alla serietà dimostrata dagli autori nello raccolte di documenti, né mancano bril­
sforzo di risolvere in chiave critica gran lanti sintesi storiche, come l’appassionato
parte dei temi politico-sociali più rile­ ed appassionante libro di Giorgio Bocca.
vanti della lotta partigiana. Ma non esisteva finora uno studio così
accurato e metodico come questo del
Gaetano Grassi Bergwitz. Egli non solo inquadra l’epi­
sodio nella intricata situazione diploma­
tico-militare dell’autunno 1944, ma ha
impostato una analisi precisa, integrando
H ubertus Bergwttz, Die Partisanenre- la bibliografia e la documentazione ar­
publik Ossola, 1944, Ed. Institut für chivistica italiana, con ricerche compiute
Sozialgeschichte, Braunschweig, 1972. negli archivi svizzeri, nell’archivio della
Wehrmacht a Friburgo, con la consulta­
Edgar Rosen nel presentare al pubbli­ zione dei documenti conservati negli ar­
co questo libro sottolinea opportuna­ chivi degli Stati Uniti. Non solo: egli
mente come esso segni una svolta negli si è anche premurato d’intervistare i
studi tedeschi sull’Italia contemporanea, protagonisti superstiti ed i personaggi
per i quali la Resistenza era finora terra politici più o meno implicati nella vi­
incognita! E, non a torto, vede in questa cenda.
opera il risultato di quanto da più di un Ne è venuto fuori un quadro com­
decennio va operando il periodico in­ pleto ed obbiettivo della vicenda osso-
contro fra studiosi italiani e tedeschi, lana, tanto più completo, in quanto
organizzato dall’Internationales Schulbuch l’autore ha una notevole sensibilità per
Institut di Braunschweig e, per la parte i problemi fondamentali della Resistenza
italiana, dell’individuale impegno di Fran­ italiana, sensibilità cui forse non sono
co Vaisecchi. estranei gli intelligenti consigli di Edgar
Tali convegni hanno spostato in que­ Rosen. Né sfugge all’autore la tematica
st’ultimo arco di tempo il loro interesse essenziale delle repubbliche partigiane,
su questioni di storia contemporanea, a tematica così esaurientemente esposta da
cominciare da quello tenuto a Treviri Massimo Legnani nella sua opera: Poli­
nel 1963 su Fascismo e Nazionalsociali­ tica ed amministrazione nelle repubbliche
smo, per arrivare all’ultimo, tenuto a p,artigiane (Milano 1967) che analizza
Salerno l’anno scorso su Italia e Germa­ appunto l’amministrazione, l’economia, i
nia nel secondo dopoguerra, ai quali han- rapporti dei partiti politici con le orga­
partecipato, per citare i primi nomi che nizzazioni di massa e particolarmente
ci vengono alla mente, Wilhelm Alff, con il mondo rurale.
Rassegna bibliografica 141

Risulta chiaro anche dall’opera del dine. Sembra poi davvero strana l’as­
Bergwitz la priorità che la Resistenza as­ senza, prima del settembre 1944, in
segna alla guerra di liberazione ed il rin­ Domodossola di un CLN locale, che
vio alla Costituente delle trasformazioni raccogliesse sotto un’unica direzione po­
economiche e sociali. Ed in questo la litica tutte le correnti democratiche. E
Repubblica dell’Ossola non si differenzia sì che un CLN unitario dirigeva la
affatto dalle altre repubbliche partigiane, lotta di liberazione nell’Italia setten­
come — ad esempio — dalla Repubblica trionale, mentre si era già avverata la
di Montefiorino dove affluirono le bri­ esperienza del CLN toscano che unita­
gate partigiane dell’Emilia rossa e per­ riamente aveva condotto la lotta clande­
fino una formazione comunista toscana. stina e unitariamente aveva posto le pro­
Non è per nulla diversa dalle analoghe prie istanze di fronte agli alleati. Non
repubbliche che sorgono nelle zone li­ solo, ma un unico comando militare
bere d’Eurotia, dalla Carnia al Vercors, — anche se sorto non senza contrasti —
come risulta dagli atti del Convegno di aveva condotto la guerra di liberazione
Domodossola su: Le zone libere della a Firenze e la stava conducendo nell’Ita­
Resistenza italiana ed europea, organiz­ lia del Nord.
zato nel 1969 dall’Istituto per la storia Forse, e lo avanzo come timida ipo­
•della Resistenza in provincia di Novara. tesi, ne fu causa l’assenza del Partito
La priorità assegnata alla guerra di d’Azione, dell’elemento mediatore fra le
liberazione comporta la politica unitaria più estremiste prospettive della sinistra
del CLN, la cui validità verrà confer­ e le forze tradizionali operanti nella
mata dalle drammatiche vicende della Resistenza.
Resistenza ellenica, il cui retaggio non Bergwitz, come abbiamo accennato, pur
è certamente estraneo all’attuale situa­ non ignorando lacune e deficienze della
zione politica greca. repubblica partigiana, mette in evidenza
Nondimeno in quest’opera il lettore quanto di positivo nasca tra il fragore
ha modo di scorgere lo sforzo di rin­ delle armi. Si tratta di quelle innova­
novamento nella sia pure effimera vita zioni che rappresentano la speranza della
sindacale, nella rinascita di una libera Resistenza italiana ed europea, speranze
stampa, nella rinnovata politica scolasti­ non tutte realizzate dopo la liberazione:
ca. Certo, la politica unitaria cielleni- il risorgere di una vita sindacale, una
stica era strutturalmente avversa ad ogni economia diretta e controllata nell’inte­
mutamento radicale, ma ciò non impe­ resse di tutta la comunità, la consape­
disce di intravvedere nei provvedimenti volezza di una solidarietà sociale, la fun­
legislativi della repubblica ossolana, nuo­ zione di una libera stampa, la riforma
ve soluzioni che segnano un chiaro su- scolastica, i rapporti del governo con le
petmanto degli schemi dell’Italia prefa­ organizzazioni di massa, un nuovo ordi­
scista. Provvedimenti che si attuano fra namento della magistratura e della po­
immense difficoltà di ordine politico ed lizia.
•economico, come la necessità di formare Solo in un punto vorremmo fare una
una unica direzione politica, un unico obbiezione, laddove (p. 112) l’autore af­
comando militare e di risolvere i pro­ ferma che l’aspirazione della Resistenza
blemi alimentari della vallata. E tutti di sinistra sarebbe stata quella di tra­
questi problemi comportano contatti di­ sformare la democrazia formale del pe­
plomatici di vario genere: con il gover­ riodo prefascista in una democrazia po­
no svizzero, con il CLNAI e la sua polare (Volksdemokratie). Se con questo
■delegazione a Lugano; con il governo termine si allude alla forma statale che,
alleato di Caserta e con il governo ita­ dopo la guerra si è realizzata in quella
liano di Roma. parte d’Europa controllata dall’Unione
Bergwitz documenta e mette in evi­ Sovietica, direi che ciò non corrisponde
denza queste difficoltà che il governo al vero. Non tutta la sinistra resisten­
partigiano deve affrontare, senza mini­ ziale era filosovietica, ma solo la parte
mamente nascondere gli errori e le ca­ comunista ed anche questa con diverse
renze dell’una o dell’altra parte. Tipica, prospettive e sfumature.
-e quasi organica, l’incapacità di costruire Concludendo, non possiamo non ralle­
u n unico efficiente comando militare, so­ grarci che sia stato un giovane studioso
prattutto per l’incompatibilità tra le for­ tedesco a darci lo studio più esauriente
mazioni autonome e le brigate garibal­ sulla Repubblica partigiana dell’Ossola e
142 Rassegna bibliografica

vogliamo formulare l’augurio che un edi­ rito del Barbieri che non si è attribuito
tore intelligente si affretti a far cono­ il ruolo di « suonatore di arpa birma­
scere anche al pubblico italiano una ver­ na », ma di fedele cronista di una storia
sione del testo di Bergwitz. di cui anch’egli fu partecipe. E che ha
saputo anche trarre dalle testimonianze,
Carlo Francovich così diverse per uomini e luoghi, la co­
ralità necessaria a dare un quadro di
quel fenomeno di massa che fu l’oppo­
sizione popolare al fascismo.
O razio Barbieri, I sopravvissuti, Mila­ Per questi pregi e per la sua sem­
no, Feltrinelli, 1972, pp. 182, lire plicità, il libro del Barbieri è indiriz­
1.800 zato soprattutto ai giovani. E noi cre­
diamo che sarebbe un utile testo di let­
Il periodo che va dall’8 settembre tura anche sui banchi delle scuole dove
1943 alla resistenza tedesca sulla linea la Resistenza, quando se ne parla, vi
gotica, fu senza dubbio il più duro del­ compare come « una guerra come tutte
la repressione nazifascista sulla popola­ le altre ».
zione civile. Tedeschi e fascisti repub­ Vanja Ferretti
blicani, incalzati dalla guerra partigiana
da una lato e dall’offensiva degli Alleati
dall’altro, scelsero il terreno generaliz­
zato come unico strumento per conser­ I sabella P eretti , Lotte operaie a Porto
vare il loro potere. Deportazioni in Marghera durante la Resistenza, a cura
massa, eccidi, torture furono episodi tri­ del Comitato zona industriale PCI,.
stemente frequenti in quei mesi. Venezia, 1972, pp. 72, lire 800.
A quel periodo ritorna Orazio Bar­
bieri col suo libro I sopravvissuti, i cui Nello scarsissimo numero di opere re­
protagonisti — partigiani, soldati bado­ lative alla resistenza veneziana e nel si­
gliani, uomini, donne e bambini del po­ lenzio pressoché assoluto sulla presenza
polo •— scamparono alle stragi nazi- in essa della componente operaia di
fasciste. Dalle loro dirette testimonianze Porto Marghera (già evidenziati da Gae­
Barbieri trae una serie di medaglioni tano Grassi nella recensione a U. Di-
in cui quegli episodi, con una prosa nelli, Rosso sulla lagune, in II Movi­
scarna e misurata, sono raccolti e spie­ mento di liberazione in Italia, n. 105,.
gati da coloro che li vissero in prima 1971, p. 105) questo libro si trova a
persona. Il Quarantatre, Ferro, Gugliel­ dover ricoprire l’ingrato compito del
mo, Clara, Tarzan, il Morto, il Capita­ « battistrada »: da ciò quel dover rico­
no Pampaioni, sono essi stessi che, con struire fatti, luoghi, persone nella loro
la stessa fermezza con cui allora si di­ identità e nella loro processualità sto­
stricarono dal cumulo dei corpi sangui­ rica, senza addivenire a una interpreta­
nanti dei compagni uccisi e riuscirono zione complessiva — come del resto la
a ritornare alla vita, ora ricompongono modestia stessa del titolo lascia voluta-
le immagini delle esecuzioni sommarie mente presagire —. D ’altra parte l’essere
e di massa a cui, quasi sempre per ca­ stata quest’opera ampiamente diffusa tra
so, furono sottoposti dai nazi-fascisti. I le avanguardie di classe a Porto Mar­
protagonisti sono loro, gli uomini e il ghera (membri dei consigli di fabbrica
loro diverso atteggiamento di fronte al­ e operai politicamente e sindacalmente-
la morte e all’inumana crudeltà dei loro impegnati) lo restituisce alla funzione di
aguzzini. strumento di costruzione di una memo­
Il libro del Barbieri non è dunque ria collettiva della classe; fine cui, allo
un testo di analisi storica, ma neppure stato attuale degli studi, risponde degna­
semplicemente una raccolta di ricordi: mente.
ogni episodio è introdotto da una breve L’interesse forse maggiore di questa,
nota che aiuta il lettore, anche il più ricerca sta nell’essere fondata sulle testi­
giovane e meno esperto, a capire epi­ monianze dirette dei protagonisti; scelta
sodi e personaggi. tanto più condivisibile in quanto rela­
L’immagine della Resistenza antifa­ tiva a fatti e ad un periodo scarsamente
scista che ne esce è tra le più umane e noto ed ancor meno documentato da
meno commemorative: e questo è me­ fonti scritte. Ciò non toglie, però, che:
Rassegna bibliografica 143

l’A. vada incontro a due limiti che ve­ nella clandestinità di Milano — . Trova­
dremo in seguito, ricadendo nell’errore no conferma i limiti, rigorosamente na­
che già diversi anni fa Luciano Casali zionali e non classisti della effettiva pro­
denunciava su queste pagine (MLI, n. 82, paganda politica comunista da un lato
1966, Problemi della Resistenza emiliano­ ed emerge dall’altro l’incapacità della
romagnola, p. 66). classe operaia di Porto Marghera di su­
Brevi capitoli ricostituiscono le vicen­ perare il momento della difesa materiale
de della classe operaia di Porto Marghe- delle condizioni di vita e della vita
ra a partire dal 1939-1940, con la costi­ stessa per una lotta per un « Ordine
tuzione delle prime cellule comuniste di Nuovo » che non fosse la semplice rie­
fabbrica, per incentrarsi sugli scioperi dizione — solo aggiornata — della de­
del marzo e dicembre 1943, del marzo mocrazia borghese prefascista.
1944, sull’atteggiamento dei repubblichini Che tra i due fatti vi sia una correla­
e dei tedeschi di fronte alla lotta ope­ zione a noi non pare dubbio. D’altra
raia, su quello degli operai di fronte parte Tessersi TA. fermata ad una rico­
alla salvaguardia e alla difesa delle fab­ struzione degli avvenimenti le impedisce
briche, sullo sviluppo dell’organizzazione la stessa possibilità di sviluppare certe in­
del Partito comunista nella clandestinità. dicazioni che pure si mostrano assai sti­
Ampiamente inedito è il materiale che molanti. Come quando dalla priorità da­
FA. ci presenta, e tale da apportare ta alla salvaguardia delle fabbriche, per
correzioni anche ad interpretazioni fino una loro immediata utilizzazione al ter­
ad ora indiscusse: ad esempio l’A. ri­ mine della guerra, ricava quell’etica del
tiene di poter smentire l’affermazione lavoro che renderà la classe operaia di
del Battaglia che l’insurrezione del 28-29 Porto Marghera (ma non solo quella!)
aprile avrebbe visto una dura battaglia incapace di contrastare la restaurazione
a Mestre e nella zona industriale di dell’organizzazione capitalistica del lavo­
Porto Marghera (Storia della Resistenza ro in fabbrica. Ciò va visto come con­
italiana, Torino, 1964, p. 659), dal mo­ seguenza del rifiuto opposto dal Partito
mento che tutte le testimonianze concor­ comunista, e consumato ormai con la
dano nell’affermare che la ritirata delle soluzione data alla crisi del primo go­
truppe naziste lasciò fuori Porto Mar­ verno Bonomi, di inserire una tematica
ghera. avvenendo attraverso i paesi del- specifica di classe operaia all’interno del­
l’entroterra. l’impostazione unitaria data alla lotta di
Di estremo interesse è anche la pub­ Liberazione.
blicazione in fac-simile degli articoli più Un secondo limite è costituito — co­
significativi della stampa clandestina co­ me dicevamo — dall’uso esclusivo delle
munista locale, che ebbe inizio nella pri­ fonti testimoniali. Il mancato riscontro
mavera del 1944. Da questi emerge con le fonti scritte, laddove esistano,
con sufficiente chiarezza una linea poli­ porta a situazioni scientificamente non
tica, la quale permetterebbe, se accom­ sostenibili. Così dove due differenti ver­
pagnata da un’analisi delle forze sociali sioni sulla distribuzione di un volantino
direttamente e indirettamente investite, alla Ilva non vengono verificate sulle
di aprire un discorso sulla concretizza­ fonti repubblichine (eppure l’OVRA ne
zione a livello locale e di base della ebbe informazione dal momento che po­
parola d’ordine — politicamente basila­ tè successivamente procedere all’arresto
re -— della « democrazia progressiva ». dei responsabili) oppure si attribuisce
Questo TA. non fa, ed è un primo li­ una non « eccessiva importanza » a una
mite. Ma anche solo da una lettura ra­ divergenza di date in relazione allo scio­
pida del materiale che questa ricerca ci pero del marzo 1944 a Porto Marghera.
presenta, trova evidente conferma non In definitiva si tratta di un lavoro
tanto la debolezza dell’organizzazione co­ interessante, che situeremmo però ai li­
munista locale (prevedibile in una zona miti della ricerca storica vera e propria,
« bianca » quale l’entroterra veneziano) quasi una sua fase preliminare. Distur­
quanto la sua sostanziale incapacità di bano assai la sciatteria presente nelle
evidenziare l’aspetto dialettico e le po­ citazioni, nelle note e nei rimandi bi­
tenzialità insite in tale parola d’ordine bliografici e non pochi errori di stampa.
e dagli organismi dirigenti del partito
mantenuta lungamente — fino al dicem­ Maurizio Maddalena
bre 1944 a Roma e fino al gennaio 1945

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