Sei sulla pagina 1di 2

Alfieri

Alfieri è stato un grande poeta tragico del 700, è noto pe la sua indole caparbia e indomabile.

Nasce nel 1749 da una famiglia nobile terriera ad Asti, che allora faceva parte del regno Sabaudo, muore
nel 1803 a Firenze, dove si era ritirato in solitudine.

In età giovane studia nell’accademia militare ma si ritrova insoddisfatto, compie il “gran tour” (un viaggio
tra le città europee d’interesse artistico e culturale). Nell’Europa dell’assolutismo matura un odio per i
regimi totalitari della tirannide monarchica. Nel 1775 alfieri si dedica alla scrittura di tragedie, dopo aver
ritrovato Antonio e Cleopatra (una tragedia bozzata un anno prima), portandola a compimento.

I tre momenti che alfieri individua nella creazione poetica sono:

1. Nell’ideare i personaggi si manifesta il titanismo, la tensione verso un’illimitata grandezza d’animo e di


spirito

2. Nello stendere si rifà alle tre unità aristoteliche (tempo, luogo e azione) per ottenere una struttura rapida

3. Nel verseggiare sceglie un endecasillabo sciolto

Le opere di Alfieri si possono classificare in: ispirazione greco romano, le storiche, ispirazione biblica.

Si dedica anche a opere politiche come il “trattato della tirannide” dove esprime il rifiuto di ogni
assolutismo ed esalta il “liber uomo”.

Tra il 1785 e il 1792 passa molto tempo a Parigi e scrive un’ode “ Parigi sbastigliato” per celebrare la presa
della Bastiglia. Nel 1790 inizia a scrivere la sua “ vita”, opera autobiografia in prosa, dove ricostruisce la sua
vocazione poetica come se fosse una conversione religiosa. Parla della sua orgogliosa solitudine che
permette di prendere le distanze dalla mediocrità comune e acquisire consapevolezza della natura umana,
lo stile è essenziale e incalzante ed è arricchito da neologismi.

La nuova tirannide borghese stabilitasi in Francia delude alfieri portandolo a Firenze dove passerà i suoi
ultimi anni.

Il motivo che domina la visione del mondo di alfieri è l’odio per la forma di governo espressa dall’antico
regime, la tirannide. Tutta la sua opera è ispirata a tale motivo e per la celebrazione della libertà.

Ciò emerge anche dai due trattati “della tirannide” e “del principe e delle lettere”, che contengono il suo
pensiero politico e la sua concezione della poesia e della vita, a conferma del fatto che per lui ideologia e
poetica sono legati.

Della tirannide è scritta nel 1780 circa e si articola in due libri di 18 e 8 capitoli preceduti da brevi titoli che
ne riassumono i contenuti, riflette sul rapporto tra libertà e potere e sulla affermazione dell’individuo nella
tirannia. Esamina la struttura dei regimi dispotici che si fonda su 3 classi sociali: nobiltà, esercito e la casta
dei sacerdoti, grazie a loro il sovrano riesce a tenere il popolo nell’ignoranza. Si ci può liberare dalla tirannia
attraverso l’ozio letterario, il suicidio e il tirannicidio ma alfieri sa che c’è bisogno della forza di tutto il
popolo.

Del principe e delle lettere è scritto nel 1780 circa, già dal titolo riusciamo a vedere che richiama il principe
di Machiavelli. E’ composta da 3 libri e affronta il rapporto tra il potere assoluto e lo scrittore, in questo
trattato proclama la superiorità assoluta dello scrivere sul fare perché nella letteratura si manifesta la
libertà e la dignità eroica dell’individuo, quindi la poesia è superiore all’azione per Alfieri.

Potrebbero piacerti anche