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Non succederà. Ma se succede, che cosa facciamo? Dopo l’annuncio
dell’Agenzia del farmaco italiana sulla sospensione immediata del vaccino
anti Covid di Astrazeneca, le prime domande cominciano ad emergere.
Se il farmaco venisse bloccato del tutto, se ogni benedetto lotto venisse distrutto
causa reazioni avverse, che fine farà la campagna vaccinale? I dubbi non Inserisci le chiavi di ricerca
riguardano tanto, o non solo, come potremmo mantenere l’ambizioso obiettivo
di vaccinare l’80% della popolazione entro settembre. Ma soprattutto ci si chiede Cerca
cosa accadrà a chi ha già ricevuto una prima dose del siero di Oxford. Farà
comunque il secondo giro necessario all’immunizzazione? Info e Login
La decisione odierna dell'Aifa, arrivata dopo un giro di telefonate tra ministri Ue
e un colloquio Speranza-Draghi, è precauzionale e temporanea “in linea con
quanto deciso da altri Paesi europei”. Oltre a Roma anche Germania, Francia,
Danimarca, Norvegia, Bulgaria, Islanda, Irlanda, Paesi Bassi e Indonesia hanno
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Al centro dell'attenzione ci sono i “gravi eventi avversi” occorsi nei giorni scorsi
ad alcune persone vaccinate con Astrazeneca. Prima il militare morto a poche
ore dall'iniezione, poi altri decessi simili in alcuni casi dovuti alla formazione di
coaguli nel sangue. Le procure italiane avevano già aperto numerosi fascicoli
costringendo l’Aifa a ritirare tutte le dosi del lotto ABV2856 incriminato. E
benché gli esperti ripetano che, ad oggi, non vi sono prove del nesso causale tra
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Intanto, in attesa che l’Ema si pronunci ufficialmente, gli scenari possibili sono
due. Se l'Agenzia Ue dovesse confermare l'opinione che “i benefici superano i
rischi”, allora la campagna riprenderebbe (più o meno) a pieno ritmo. Qualora
invece il responso dovesse essere negativo, allora il sentiero si farebbe più
difficoltoso. Non solo per la strategia vaccinale, che in Italia si basa
soprattutto su Astrazeneca. Ma anche per quelle 1.108.469 persone che la
prima dosa l’hanno già ricevuta e, come da protocollo, aspettano il secondo giro
previsto dopo 12 settimane. Cosa dovranno fare? “È una domanda da un milione
di dollari”, dice Sestili. L'Aifa fa sapere che “renderà “note tempestivamente”
informazioni sulle “modalità di completamento del ciclo vaccinale per coloro che
hanno già ricevuto la prima dose”. Di certezze però non ce ne sono, né studi
specifici su queste casistiche. E per ora si possono solo formulare delle ipotesi.
“La più improbabile è che l’Aifa autorizzi comunque il richiamo nel caso,
probabilmente remoto, che il vaccino venga ritirato”, spiega Sestili. L'alternativa
sarebbe lasciare i vaccinati con una sola iniezione, ma significherebbe privarli
della copertura totale. “La prima dose già promuove un’immunità significativa
ma non pienamente sufficiente - aggiunge - che poi viene perfezionata dal
richiamo. Non ci si può considerare protetti al 100% delle potenzialità del
vaccino con una sola iniezione, anche se costituisce una prima robusta parete".
Altrimenti si potrebbe pensare di realizzare una sorta di "mosaico vaccinale",
cioè fare il richiamo con un altro siero già a disposizione, tipo Pfizer o Moderna.
“Che io sappia non ci sono studi su questa ipotesi - dice il farmacologo - E forse
si tratta di una condizione non preventivata. In ogni caso sarebbero necessari
studi ad hoc ed ogni decisione sarebbe sempre nelle mani dell’Ema”. Infine,
resta l'eventualità di ripartire da zero, fornendo a chi ha già ricevuto Astrazeneca
sia la prima che la seconda dose di un altro vaccino. In ogni caso, ed è l'unica
certezza, si avrebbero effetti negativi sulle tempistiche per raggiungere
l'agognata “immunità di gregge”. “Io però - conclude Sestili - sono fiducioso:
penso che Astrazeneca supererà anche questa ulteriore impasse”.
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