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Tonelli” - Modena
SCOPPIA LA COPPIA
(saltano gli schemi)
“Il timore di essere sopraffatti da orde barbariche
è vecchio come la storia della civiltà…”
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Prefazione
Una piccola premessa mi pare d’obbligo per cercare di spiegare la chiave di lettura di ciò
che segue e del brevissimo percorso che già abbiamo affrontato nella copertina e nell’epigrafe.
Questa tesina non vuole essere un compendio di dati e nozioni, di cui gli scaffali di
biblioteche e librerie sono ben forniti, tanto meno vuole avere la supponenza o la pretesa di
dare una lettura critica e analitica della musica del ‘900.
Altresì interessante è notare come all’interno di tutti i cambiamenti ci siano sempre due
componenti fisse che potremmo identificare come TECNICA (in alcuni casi vera e propria
tecnologia) e IDEA, ciascuna trainante e trainata, combustibile e comburente.
Nel limite del possibile cercherò di sottolineare queste due componenti nei vari capitoli e si
noterà una sorta di schema, un vero e proprio movimento, un animale che corre.
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Prefazione - “La saggezza dell’ignorante”
Come già detto le pagine che seguono non hanno la pretesa di fornire un quadro analitico dei
fatti tanto meno sviscerare i segreti dei principi compositivi della dodecafonia e della
musica seriale, sono semplicemente considerazioni personali sull’argomento, ciò, che in un
certo senso, si vede dall’alto, una panoramica al posto del dettaglio, l’intero puzzle al posto
della singola tessera.
Dare una spiegazione del titolo stesso “SCOPPIA LA COPPIA” sarà in definitiva il
contenuto di questa tesina per cui passo a presentarvi la “coppia”.
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Capitolo I
Tanto la forma quanto l’armonia avevano già fatto varie esperienze passando attraverso i
diversi stili che hanno contraddistinto le epoche precedenti (madrigali, ricercari, oratori,
ecc…).
Grazie a Herr J. S. Bach (1685-1750) ed al suo temperamento della scala diatonica i nostri
affezionati iniziano a stringere un rapporto intimo e duraturo che li terrà untiti per oltre due
secoli, da allora fino ad oggi questo rapporto è conosciuto e studiato col nome di tonalità.
L’unione, all’epoca indissolubile, darà vita al quello che per i decenni avvenire farà da
modello ai compositori, questo modello risponde al nome di Sonata, ora forma e armonia
hanno una casa e un indirizzo.
Da chi è venuto dopo questo periodo è stato chiamato Classicismo, ma chi sono i padrini che
hanno tenuto a battesimo la sonata e l’hanno fatta crescere?
Nomi illustri che anche chi non ha mai ascoltato musica classica conosce almeno per sentito
dire : F. J. Haydn (1732-1809), W. A. Mozart (1756-1791); L. Van Beethoven (1770-1827).
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Capitolo I - “Das was gewesen ist”
Non voglio dilungarmi sulla struttura della Sonata ma una considerazione generale va fatta.
Fino al quel secolo la musica era subordinata ad altre cose (eventi, celebrazioni,
consacrazioni, festeggiamenti, ecc…) la chiesa commissionava messe e i compositori
scrivevamo per entrare nelle grazie del clero, i nobili assoldavano artisti e musicisti per
accrescere il proprio prestigio e questi si mettevano al loro servizio o vi si proponevano
perché “tutti abbiamo un mutuo da pagare”.
Questo lascia un grande spazio al compositore ma lo espone allo stesso tempo a molte più
critiche.
Questa libertà d’espressione lascia la porta aperta alle sperimentazioni e alla libera
espressione dell’artista (non solo in ambito musicale ma in tutte le atri) preparando il
terreno all’imminente nuovo secolo (‘800) e al suo novo “sentire sentimentale” che noi
oggi identifichiamo con la parola Romanticismo.
Potremmo paragonare in questo caso la musica ai conigli in gabbia dove la gabbia era lo
scopo e la campagna che da quelle gabbie vedevano è il sentimento, liberi dalla gabbia i
conigli si moltiplicano senza controllo, cioè la musica invade e viene invasa dai sentimenti.
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Capitolo I - “Das was gewesen ist”
Come potete vedere dal nostro punto di partenza inizia già ad intravedersi il movimento.
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Capitolo II
Abbiamo detto nel capitolo precedente che fino a circa la metà del ‘700 la musica era
subordinata e non autonoma, questo vuol dire che era vincolata, con pochi o nulli punti per
prendere fiato al di fuori del contesto per cui era stata scritta.
In un certo senso niente di male perché si era abituati così (più o meno) ma si sà l’estro e la
genialità sono tali in quanto al di fuori dell’ordinario.
Nel mio passato di cuoco mi piace immaginare queste menti eccelse come dei cuochi che per
la prima volta hanno accesso ad una cucina super accessoriata, con tutte le materie prime al
tempo conosciute a loro disposizione, accostarle per inventare nuovi sapori e cucinare piatti
prelibati da servire ai loro commensali, preparare pietanze dai sapori sconosciuti e aspettare
l’ora di pranzo per vedere se torna indietro qualcosa o se gli ospiti si sono leccati anche il
piatto.
Tornando a noi…
La sonata e la tonalità erano ormai un tutt’uno assodato ma la cosa non si ferma qui
ovviamente anzi, proprio come un impasto a base di lievito cresce e ad ogni passaggio si
aggiunge un ingrediente che la fare lievitare in modo esponenziale.
La musica diciamo che diventa autonoma e il suo scopo non è più solo quello
dell’esaltazione o della glorificazione, questo, come già detto, permette ai compositori di
tentare altre strade e di pescare per le proprie ispirazioni anche da svariate occasioni extra-
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Capitolo II - “Ciò che non ammazza ingrassa”
musicali, un’opera letteraria in prosa o in versi, un’opera figurativa piuttosto che filosofica,
da viaggi occasionali narrando in musica quella esperienza senza però togliere la libera
ispirazione legata unicamente all’immaginazione e alla creatività del singolo fino a
coinvolgere la tradizione popolare fino ad allora esclusa dalla musica sacra proprio a causa
della sua componente impuramente umana.
Questo particolare tipo di comporre verrà chiamato musica a programma dando vita
successivamente alla forma conosciuta come Poema Sinfonico.
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Capitolo II - “Ciò che non ammazza ingrassa”
Idealmente è un po’ come l’Impero Romano che espande i suoi confini talmente lontano da
non riuscire più a restare unito e crolla, la stessa cosa avviene col concetto tradizionale di
armonia.
Lo so lo so, è una visione estremamente semplicistica della cosa ma come già detto non è
un’analisi critica di un periodo storico, è la descrizione di quello che appare in superficie.
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Capitolo III
Ed eccoci arrivati a parlare finalmente del secolo che si è concluso relativamente poco tempo
fa, il ‘900.
Prima di procedere oltre però faccio un brevissimo riassunto di quello che è successo finora.
Nel ‘700 col temperamento della scala l’armonia diventa un insieme di elementi ben
identificabili che il compositore usa come pittore usa i colori mischiandoli e accostandoli,
l’affermarsi della forma sonata diventa lo “schema” per eccellenza, la tela del pittore non è
ha più contorni irregolari ma è ben fissata ad un telaio, l’800 prende il testimone e seguendo
la scia amplia tanto le dimensioni della sonata quanto il concetto di armonia.
A descriverlo così mi viene in mente un gioco che si fa spesso sui forum su internet, uno
scrive una parola, quello dopo un’altra, quello dopo ancora ci aggiunge un verbo e così via
volendo all’infinito, è un gioco dove non ci sono regole stabilite o scritte se non quella di
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Capitolo III - “Sganciata la bomba atoNica”
Proverò a fare un discorso serio (…sigh!) perché ora necessita una spiegazione, per così dire
, tecnica per poter proseguire il percorso.
Quando si dice che la forma sonata si allarga si intende proprio che la durata aumenta e
l’espressione timbrica si arricchisce favorendo sempre più le dissonanze; quando
goliardicamente dico che si perdono i confini dell’armonia significa che i compositori
sperimentano nuove sonorità uscendo dagli schemi dell’armonia tradizionale conosciuta fino
ad allora ignorando i rapporti canonici esistenti, cioè lo sviluppo dell’armonia non era più
legato da una logica conseguenza ma era dettato del sentire del compositore che, emancipato
da secoli di storia, aveva distillato una nuova sensibilità.
Ne consegue che gli accordi iniziano ad avere valenza autonoma funzionale a se stessa e al
momento musicale.
L’evoluzione di questo pensiero porterà presto e facilmente ad una nuova tecnica
compositiva che proprio per le sue peculiarità è chiamata atonalità.
Va precisato che per atonalità non si intende una totale perdita della percezione armonica di
un brano, significa che il centro tonale non è più fisso ma si sposta in continuazione ed in
modo imprevedibile proprio come il gioco delle parole che ho descritto prima.
Scopo della cosa? La spettacolarità, lo stupire, il non dare per scontato quello che sta per
arrivare e il dare forza a nuovi stati d’animo.
Ed ecco spiegato anche il sotto titolo di questa tesina “saltano gli schemi”.
Una volta eliminato il fulcro tonale e partendo dal presupposto che gli accordi all’interno
dell’armonia non hanno più un valore correlato ma autonomo Arnold Schoenberg (1874-
1951) estremizza questo approccio trasferendolo ai 12 suoni della scala cromatica.
In pratica la valenza concettuale dei singoli suoni diventa assoluta.
Riordinare in serie, ossia sequenze, i dodici suoni della scala diventerà l’imperativo di
questa nuova tecnica compositiva, la dodecafonia.
Da questo punto di vista è come se avessimo un rifiuto della tradizione, una forzatura verso
una nuova direzione, non seguire la corrente ma nemmeno risalirla, forse andare di traverso?
Quel che resta della vecchia scuola sono le tecniche di composizione, moto inverso,
retrogrado e retrogrado dell’inverso, lo sviluppo di una cellula tematica e ritmica; per il resto
la dodecafonia inventa nuove regole a proprio uso e consumo, talvolta utilizzate solo per
quella composizione specifica, artifici numerici prendono il posto di quelli armonici.
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Capitolo III - “Sganciata la bomba atoNica”
La dodecafonia si propone come scopo quello di sfruttare i dodici suoni della scala non in
ordine crescente o decrescente ma soprattutto non ripetendo mai un suono prima che la
sequenza sia esaurita proprio per evitare di dare maggior rilevanza ad un suono rispetto ad
un altro.
Parallelamente alla dodecafonia prende impulso un altro modo di comporre, la musica
seriale o serialità.
A differenza della dodecafonia la musica seriale può avere anche caratteristiche modali o
tonali ma sempre rispettando la serie dei suoni.
Altra caratteristica che contraddistingue la serialità dalla dodecafonia è quella di usare delle
serie non solo per i suoni ma anche per gl’altri parametri come la durata, la dinamica.
Sommando la dodecafonia al serialismo si arriva all’estremo controllo di tutta la
composizione fino a sfociare nella serialità integrale.
In questo particolare modo di scrivere musica il compositore assegna un determinato valore
ad ogni elemento della serie il cui effetto sarà quello di una sorta di ciclicità, dovendolo dire
i parole povere lavorando all’interno di un sistema matematico chiuso le possibilità sono
definite, quindi si ripetono.
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Considerazioni finali
E siamo giunti alla fine del nostro percorso nel più classico dei modi con le considerazioni
finali. Finora ho cercato di essere obbiettivo nell’esporre i fatti ma qua posso finalmente
lasciarmi andare in pensieri propri, più che finali potremmo chiamarle considerazioni
personali; per cui via un ultimo sforzo.
Abbiamo lasciato l’ultimo capitolo con una domanda : ma è poi proprio vero che si è dato un
taglio al passato?
Cercherò di dare una risposta, almeno la mia risposta.
Voglio essere onesto, quando ho iniziato a pensare a cosa scrivere la mia intenzione era
quella di parlar male di dodecafonia e serialità ma parola dopo parola, pagina dopo pagina il
mio pensiero è cambiato o meglio…ho visto la cosa sotto una nuova prospettiva,
un’angolazione diversa.
Come detto nella prefazione non ho descritto la singola tessera del puzzle ma ho cercato di
dare una visione d’insieme del disegno, ho parlato anche di un animale ma senza dire quale,
l’ho solo descritto senza dargli un nome, se io vi dico : è enorme, grigio ed ha un lungo naso
capite subito che stò parlando dell’elefante; ecco penso e spero di aver fatto una cosa del
genere con la storia della musica, non ci resta che dare un nome.
Abbiamo visto molto a grandi linee come il susseguirsi di cambiamenti abbia portato in fine
alla dodecafonia, più genericamente diciamo alla musica concettuale, musica che va capita
prima che ascoltata.
Ora voglio portarvi a riflettere non sui singoli meccanismi che hanno segnato i passaggi ma
sui concetti chiave che si vedono se prendiamo un attimo le distanze dalla cosa, se non ci
perdiamo nei meandri stilofoni di ogni epoca e di questa, per farlo riporto di seguito un
frammento di un libro che ho da poco letto.
(*)
“Tutta la storia della musica è leggibile come un costante auto-superamento
in cui ogni passo prosegue e completa quello precedente. La saldatura del
nuovo al vecchio assicura l’autorevolezza; lo sprigionare del nuovo dal
vecchio assicurava il successo. In questo modo il movimento di un
particolare gesto creativo veniva ad assomigliare ad una progressiva
fioritura che esprimeva, alla fine, tutta la ricchezza di un seme originario.”
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Considerazioni finali - “Benvenuti al circo delle pulci!”
Ho scelto questo passo perché mi sembra che racchiuda in modo sintetico ed esauriente
quello che voglio dire.
Si è parlato della dodecafonia come un’innovazione, come la musica del futuro, come
l’unica via possibile che portasse a nuovi pascoli, io non la vedo in questi termini ma non per
una questione stilistica ma concettuale.
Scrivendo questa tesi mi sono chiesto non se si fosse dato un calcio al passato ma cosa
effettivamente di nuovo ci fosse, quali nuove idee di base avesse portato nella comunità
musicale, quali concetti, per così dire, culturali fossero così diversi da meritare tanta
attenzione; chiedo scusa se adesso dirò la mia opinione che in quanto tale va presa, ma in
definitiva di nuovo non ha portato niente.
Ogni secolo è stato caratterizzato dai suoi cambiamenti, ogni stile ha avuto i suoi sostenitori
e la sua fazione opposta, ci sta che stilisticamente la musica concettuale sia ben diversa e
spesso non apprezzata dai più ma penso che la cosa possa rientrare tranquillamente sotto la
voce “gusti personali”.
Credo sia giunto il momento di svelarvi l’animale di cui parlavo e che, in un certo senso,
giustifica l’avvento di questo stile, signore e signori vi presento….il movimento.
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Considerazioni finali - “Benvenuti al circo delle pulci!”
Quello che ho visto io nel fare questa analisi altro non è che un unico movimento di
pensiero, di stili che si sono evoluti, un rincorrersi di cambiamenti che ora come ora ha
portato questo.
Visto che sono considerazioni personali mi sbilancio ancora un po’ di più.
Potremmo dilungarci molto sui perché e i percome, trovare motivazioni nella situazione
socio-culturale che ha spinto la composizione da quella parte ma non è questa la sede per
farlo.
Vista nell’ottica di un unico gesto, nella corsa dell’animale, la musica dodecafonica e la
serialità non sono che l’ultimo passaggio in ordine cronologico, quale sarà il prossimo o che
nuova rotta prenderà la musica non ci è dato saperlo.
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Note bibliografiche
pag. 4 - “Das was gewesen ist” brano del compositore Claudio J. Sbriccoli
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…e buona notte suonatori
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