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Istituto Superiore di studi Musicali “O. Vecchi – A.

Tonelli” - Modena

Biennio di II livello : Esame di Storia e Analisi II


a.a. 2010/2011
Candidato : Gherardo Dacquati

SCOPPIA LA COPPIA
(saltano gli schemi)
“Il timore di essere sopraffatti da orde barbariche
è vecchio come la storia della civiltà…”

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Prefazione

“La saggezza dell’ignorante”

Una piccola premessa mi pare d’obbligo per cercare di spiegare la chiave di lettura di ciò
che segue e del brevissimo percorso che già abbiamo affrontato nella copertina e nell’epigrafe.

Già i titoli, volutamente dissacratori e fuorvianti, dànno un’idea di non convenzionalità


nell’approccio all’argomento ma che sottilmente includono una sorta di ironia.

Questa tesina non vuole essere un compendio di dati e nozioni, di cui gli scaffali di
biblioteche e librerie sono ben forniti, tanto meno vuole avere la supponenza o la pretesa di
dare una lettura critica e analitica della musica del ‘900.

Se non è un’analisi né una critica allora cos’è?

E’ semplicemente l’esposizione di un non addetto ai lavori come il sottoscritto (da cui il


titolo della prefazione) di un pensiero rivolto ad uno dei più significativi cambiamenti in
ambito di quella che è definita musica colta, ossia l’avvento della dodecafonia e della
musica seriale.

Da sempre la musica ha subito mutazioni e cambiamenti adattandosi alle varie esigente


socio-culturali, è un continuo work in progress a volte sottile e programmatico a volte
casuale , a volte ci sono stati piccoli cambiamenti a volte drastiche virate e come spesso
accade (anzi direi di norma) i cambiamenti sono visti dai conservatori come una sorta di
perdita d’identità, come se venisse inquinata una sorta di purezza.

Altresì interessante è notare come all’interno di tutti i cambiamenti ci siano sempre due
componenti fisse che potremmo identificare come TECNICA (in alcuni casi vera e propria
tecnologia) e IDEA, ciascuna trainante e trainata, combustibile e comburente.

Nel limite del possibile cercherò di sottolineare queste due componenti nei vari capitoli e si
noterà una sorta di schema, un vero e proprio movimento, un animale che corre.

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Prefazione - “La saggezza dell’ignorante”

Come già detto le pagine che seguono non hanno la pretesa di fornire un quadro analitico dei
fatti tanto meno sviscerare i segreti dei principi compositivi della dodecafonia e della
musica seriale, sono semplicemente considerazioni personali sull’argomento, ciò, che in un
certo senso, si vede dall’alto, una panoramica al posto del dettaglio, l’intero puzzle al posto
della singola tessera.

Dare una spiegazione del titolo stesso “SCOPPIA LA COPPIA” sarà in definitiva il
contenuto di questa tesina per cui passo a presentarvi la “coppia”.

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Capitolo I

“Das was gewesen ist”

“Quel che è stato è stato”.

Altro titolo provocatorio, ma nel nostro specifico a cosa si riferisce?

Presto detto : forma e armonia.

Amici di vecchia data, compagni di giochi e di scorribande nei secoli.


Esistono da quando esiste la musica e nel tempo hanno assunto forme e concetti diversi ma
sono andati sempre di pari passo come due entità autonome ma racchiuse nel medesimo
corpo.

Siamo nel ‘700 inoltrato.

Tanto la forma quanto l’armonia avevano già fatto varie esperienze passando attraverso i
diversi stili che hanno contraddistinto le epoche precedenti (madrigali, ricercari, oratori,
ecc…).
Grazie a Herr J. S. Bach (1685-1750) ed al suo temperamento della scala diatonica i nostri
affezionati iniziano a stringere un rapporto intimo e duraturo che li terrà untiti per oltre due
secoli, da allora fino ad oggi questo rapporto è conosciuto e studiato col nome di tonalità.
L’unione, all’epoca indissolubile, darà vita al quello che per i decenni avvenire farà da
modello ai compositori, questo modello risponde al nome di Sonata, ora forma e armonia
hanno una casa e un indirizzo.

Da chi è venuto dopo questo periodo è stato chiamato Classicismo, ma chi sono i padrini che
hanno tenuto a battesimo la sonata e l’hanno fatta crescere?

Nomi illustri che anche chi non ha mai ascoltato musica classica conosce almeno per sentito
dire : F. J. Haydn (1732-1809), W. A. Mozart (1756-1791); L. Van Beethoven (1770-1827).

Ora ci siamo dati un punto di partenza, un riferimento cronologico e stilistico da cui la


musica dell’800 e del ‘900 trae diretta ispirazione, potremmo definirla matrice e sulla base di
questa avverranno le successive mutazioni fino ad approdare alla dodecafonia .

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Capitolo I - “Das was gewesen ist”

Non voglio dilungarmi sulla struttura della Sonata ma una considerazione generale va fatta.
Fino al quel secolo la musica era subordinata ad altre cose (eventi, celebrazioni,
consacrazioni, festeggiamenti, ecc…) la chiesa commissionava messe e i compositori
scrivevamo per entrare nelle grazie del clero, i nobili assoldavano artisti e musicisti per
accrescere il proprio prestigio e questi si mettevano al loro servizio o vi si proponevano
perché “tutti abbiamo un mutuo da pagare”.

Ma nel ‘700 c’è un cambiamento, la musica inizia ad assumere un valore autonomo,


disgiunto dalle circostanze.
Continua ad esistere la musica su commissione ma parallelamente prende piede l’idea (che
poi non solo idea è) che il potenziale della musica non fosse solo nell’elevazione del divino e
nell’esaltazione del mecenate, ma poteva essere “semplice” intrattenimento fine a se stesso.

Questo lascia un grande spazio al compositore ma lo espone allo stesso tempo a molte più
critiche.
Questa libertà d’espressione lascia la porta aperta alle sperimentazioni e alla libera
espressione dell’artista (non solo in ambito musicale ma in tutte le atri) preparando il
terreno all’imminente nuovo secolo (‘800) e al suo novo “sentire sentimentale” che noi
oggi identifichiamo con la parola Romanticismo.
Potremmo paragonare in questo caso la musica ai conigli in gabbia dove la gabbia era lo
scopo e la campagna che da quelle gabbie vedevano è il sentimento, liberi dalla gabbia i
conigli si moltiplicano senza controllo, cioè la musica invade e viene invasa dai sentimenti.

Generalizzando potremmo dire che inizia il principio consumistico dell’altre.

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Capitolo I - “Das was gewesen ist”

Provando ad applicare il concetto di tecnica/idea, seguendo questo binario potremmo


individuare i seguenti elementi :
- tecnica : passaggio dalla modalità alla tonalità;
- idea : passaggio dalla musica “a scopo” a quella di “consumo”.

modalità > tonalità

espressione > comunicazione

Come potete vedere dal nostro punto di partenza inizia già ad intravedersi il movimento.

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Capitolo II

“Ciò che non ammazza ingrassa”

Abbiamo detto nel capitolo precedente che fino a circa la metà del ‘700 la musica era
subordinata e non autonoma, questo vuol dire che era vincolata, con pochi o nulli punti per
prendere fiato al di fuori del contesto per cui era stata scritta.
In un certo senso niente di male perché si era abituati così (più o meno) ma si sà l’estro e la
genialità sono tali in quanto al di fuori dell’ordinario.

Ora prendiamo la nostra affermata forma sonata e diamola in mano a personaggi e


compositori che oramai l’idea di tonalità la davano per assunto, cioè che per loro non era un
cambiamento ma una materia prima con cui giocare (a tal proposito ricordo che la lingua
italiana è l’unica, tra quelle più diffuse, che prevede due termini diversi per dire suonare e
giocare).

Nel mio passato di cuoco mi piace immaginare queste menti eccelse come dei cuochi che per
la prima volta hanno accesso ad una cucina super accessoriata, con tutte le materie prime al
tempo conosciute a loro disposizione, accostarle per inventare nuovi sapori e cucinare piatti
prelibati da servire ai loro commensali, preparare pietanze dai sapori sconosciuti e aspettare
l’ora di pranzo per vedere se torna indietro qualcosa o se gli ospiti si sono leccati anche il
piatto.

Tornando a noi…

La sonata e la tonalità erano ormai un tutt’uno assodato ma la cosa non si ferma qui
ovviamente anzi, proprio come un impasto a base di lievito cresce e ad ogni passaggio si
aggiunge un ingrediente che la fare lievitare in modo esponenziale.

Ma andiamo per gradi…gradini….gradoni….insomma non corriamo troppo, allora siamo


indicativamente agl’inizi dell’800 o poco più in là.

La musica diciamo che diventa autonoma e il suo scopo non è più solo quello
dell’esaltazione o della glorificazione, questo, come già detto, permette ai compositori di
tentare altre strade e di pescare per le proprie ispirazioni anche da svariate occasioni extra-

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Capitolo II - “Ciò che non ammazza ingrassa”

musicali, un’opera letteraria in prosa o in versi, un’opera figurativa piuttosto che filosofica,
da viaggi occasionali narrando in musica quella esperienza senza però togliere la libera
ispirazione legata unicamente all’immaginazione e alla creatività del singolo fino a
coinvolgere la tradizione popolare fino ad allora esclusa dalla musica sacra proprio a causa
della sua componente impuramente umana.

Questo particolare tipo di comporre verrà chiamato musica a programma dando vita
successivamente alla forma conosciuta come Poema Sinfonico.

Su queste due forme mi soffermo un attimo : è un modo di scrivere musica evocativo,


descrittivo, sono forme di ampio respiro proprio per dare modo al compositore di descrivere
e suggerire all’ascoltatore scenari e luoghi di cui magari aveva solo sentito raccontare alla
taverna o alle corti.

Adesso cerchiamo di metterci nell’ottica di allora : si arrivava da un periodo dove c’erano


limiti imposti, poche tematiche da trattare ma un mondo da far scoprire attraverso la musica.

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Capitolo II - “Ciò che non ammazza ingrassa”

Una menzione ai componenti di questa brigata di cucina : F. Liszt (1811-1886);


R. Strauss (1864-1949); H. Berlioz (1803-1869); C. Saint-Saëns (1835-1931), ma la lista
volendo ne prevede altri facenti parte delle cosiddette scuole nazionali.

Cosa succede in pratica?


La forma sonata si allarga fino a diventare poema sinfonico, i compositori sperimentano
varie combinazioni armoniche che portano l’armonia lontano, in pratica la sonata non muore
ma ingrassa; ingrassa e cresce, cresce e ingrassa fino a scoppiare.

Idealmente è un po’ come l’Impero Romano che espande i suoi confini talmente lontano da
non riuscire più a restare unito e crolla, la stessa cosa avviene col concetto tradizionale di
armonia.

Lo so lo so, è una visione estremamente semplicistica della cosa ma come già detto non è
un’analisi critica di un periodo storico, è la descrizione di quello che appare in superficie.

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Capitolo III

“Sganciata la bomba atoNica”

Ed eccoci arrivati a parlare finalmente del secolo che si è concluso relativamente poco tempo
fa, il ‘900.

Prima di procedere oltre però faccio un brevissimo riassunto di quello che è successo finora.

Nel ‘700 col temperamento della scala l’armonia diventa un insieme di elementi ben
identificabili che il compositore usa come pittore usa i colori mischiandoli e accostandoli,
l’affermarsi della forma sonata diventa lo “schema” per eccellenza, la tela del pittore non è
ha più contorni irregolari ma è ben fissata ad un telaio, l’800 prende il testimone e seguendo
la scia amplia tanto le dimensioni della sonata quanto il concetto di armonia.
A descriverlo così mi viene in mente un gioco che si fa spesso sui forum su internet, uno
scrive una parola, quello dopo un’altra, quello dopo ancora ci aggiunge un verbo e così via
volendo all’infinito, è un gioco dove non ci sono regole stabilite o scritte se non quella di

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Capitolo III - “Sganciata la bomba atoNica”

mantenere “lingusticamente” corretto il discorso anche se a volte il risultato è paradossale e


assurdo ma il bello e il divertente sta proprio lì.
Un po’ è quello che è successo nella storia per secoli e secoli, si impara dal vecchio per fare
il nuovo.

Proverò a fare un discorso serio (…sigh!) perché ora necessita una spiegazione, per così dire
, tecnica per poter proseguire il percorso.

Quando si dice che la forma sonata si allarga si intende proprio che la durata aumenta e
l’espressione timbrica si arricchisce favorendo sempre più le dissonanze; quando
goliardicamente dico che si perdono i confini dell’armonia significa che i compositori
sperimentano nuove sonorità uscendo dagli schemi dell’armonia tradizionale conosciuta fino
ad allora ignorando i rapporti canonici esistenti, cioè lo sviluppo dell’armonia non era più
legato da una logica conseguenza ma era dettato del sentire del compositore che, emancipato
da secoli di storia, aveva distillato una nuova sensibilità.
Ne consegue che gli accordi iniziano ad avere valenza autonoma funzionale a se stessa e al
momento musicale.
L’evoluzione di questo pensiero porterà presto e facilmente ad una nuova tecnica
compositiva che proprio per le sue peculiarità è chiamata atonalità.
Va precisato che per atonalità non si intende una totale perdita della percezione armonica di
un brano, significa che il centro tonale non è più fisso ma si sposta in continuazione ed in
modo imprevedibile proprio come il gioco delle parole che ho descritto prima.
Scopo della cosa? La spettacolarità, lo stupire, il non dare per scontato quello che sta per
arrivare e il dare forza a nuovi stati d’animo.
Ed ecco spiegato anche il sotto titolo di questa tesina “saltano gli schemi”.

Siamo nei primi decenni del ‘900.

Una volta eliminato il fulcro tonale e partendo dal presupposto che gli accordi all’interno
dell’armonia non hanno più un valore correlato ma autonomo Arnold Schoenberg (1874-
1951) estremizza questo approccio trasferendolo ai 12 suoni della scala cromatica.
In pratica la valenza concettuale dei singoli suoni diventa assoluta.
Riordinare in serie, ossia sequenze, i dodici suoni della scala diventerà l’imperativo di
questa nuova tecnica compositiva, la dodecafonia.

Da questo punto di vista è come se avessimo un rifiuto della tradizione, una forzatura verso
una nuova direzione, non seguire la corrente ma nemmeno risalirla, forse andare di traverso?

Quel che resta della vecchia scuola sono le tecniche di composizione, moto inverso,
retrogrado e retrogrado dell’inverso, lo sviluppo di una cellula tematica e ritmica; per il resto
la dodecafonia inventa nuove regole a proprio uso e consumo, talvolta utilizzate solo per
quella composizione specifica, artifici numerici prendono il posto di quelli armonici.

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Capitolo III - “Sganciata la bomba atoNica”

La dodecafonia si propone come scopo quello di sfruttare i dodici suoni della scala non in
ordine crescente o decrescente ma soprattutto non ripetendo mai un suono prima che la
sequenza sia esaurita proprio per evitare di dare maggior rilevanza ad un suono rispetto ad
un altro.
Parallelamente alla dodecafonia prende impulso un altro modo di comporre, la musica
seriale o serialità.
A differenza della dodecafonia la musica seriale può avere anche caratteristiche modali o
tonali ma sempre rispettando la serie dei suoni.
Altra caratteristica che contraddistingue la serialità dalla dodecafonia è quella di usare delle
serie non solo per i suoni ma anche per gl’altri parametri come la durata, la dinamica.
Sommando la dodecafonia al serialismo si arriva all’estremo controllo di tutta la
composizione fino a sfociare nella serialità integrale.
In questo particolare modo di scrivere musica il compositore assegna un determinato valore
ad ogni elemento della serie il cui effetto sarà quello di una sorta di ciclicità, dovendolo dire
i parole povere lavorando all’interno di un sistema matematico chiuso le possibilità sono
definite, quindi si ripetono.

Ma è poi proprio vero che si è dato un taglio al passato?


Dal punto di vista stilistico penso che la cosa sia piuttosto palese la risposta ma in un’ottica
evoluzionistica il dubbio pare giustificato.

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Considerazioni finali

“Benvenuti al circo delle pulci!”

E siamo giunti alla fine del nostro percorso nel più classico dei modi con le considerazioni
finali. Finora ho cercato di essere obbiettivo nell’esporre i fatti ma qua posso finalmente
lasciarmi andare in pensieri propri, più che finali potremmo chiamarle considerazioni
personali; per cui via un ultimo sforzo.

Abbiamo lasciato l’ultimo capitolo con una domanda : ma è poi proprio vero che si è dato un
taglio al passato?
Cercherò di dare una risposta, almeno la mia risposta.

Voglio essere onesto, quando ho iniziato a pensare a cosa scrivere la mia intenzione era
quella di parlar male di dodecafonia e serialità ma parola dopo parola, pagina dopo pagina il
mio pensiero è cambiato o meglio…ho visto la cosa sotto una nuova prospettiva,
un’angolazione diversa.
Come detto nella prefazione non ho descritto la singola tessera del puzzle ma ho cercato di
dare una visione d’insieme del disegno, ho parlato anche di un animale ma senza dire quale,
l’ho solo descritto senza dargli un nome, se io vi dico : è enorme, grigio ed ha un lungo naso
capite subito che stò parlando dell’elefante; ecco penso e spero di aver fatto una cosa del
genere con la storia della musica, non ci resta che dare un nome.

Abbiamo visto molto a grandi linee come il susseguirsi di cambiamenti abbia portato in fine
alla dodecafonia, più genericamente diciamo alla musica concettuale, musica che va capita
prima che ascoltata.
Ora voglio portarvi a riflettere non sui singoli meccanismi che hanno segnato i passaggi ma
sui concetti chiave che si vedono se prendiamo un attimo le distanze dalla cosa, se non ci
perdiamo nei meandri stilofoni di ogni epoca e di questa, per farlo riporto di seguito un
frammento di un libro che ho da poco letto.

(*)
“Tutta la storia della musica è leggibile come un costante auto-superamento
in cui ogni passo prosegue e completa quello precedente. La saldatura del
nuovo al vecchio assicura l’autorevolezza; lo sprigionare del nuovo dal
vecchio assicurava il successo. In questo modo il movimento di un
particolare gesto creativo veniva ad assomigliare ad una progressiva
fioritura che esprimeva, alla fine, tutta la ricchezza di un seme originario.”

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Considerazioni finali - “Benvenuti al circo delle pulci!”

Ho scelto questo passo perché mi sembra che racchiuda in modo sintetico ed esauriente
quello che voglio dire.
Si è parlato della dodecafonia come un’innovazione, come la musica del futuro, come
l’unica via possibile che portasse a nuovi pascoli, io non la vedo in questi termini ma non per
una questione stilistica ma concettuale.
Scrivendo questa tesi mi sono chiesto non se si fosse dato un calcio al passato ma cosa
effettivamente di nuovo ci fosse, quali nuove idee di base avesse portato nella comunità
musicale, quali concetti, per così dire, culturali fossero così diversi da meritare tanta
attenzione; chiedo scusa se adesso dirò la mia opinione che in quanto tale va presa, ma in
definitiva di nuovo non ha portato niente.

Ogni secolo è stato caratterizzato dai suoi cambiamenti, ogni stile ha avuto i suoi sostenitori
e la sua fazione opposta, ci sta che stilisticamente la musica concettuale sia ben diversa e
spesso non apprezzata dai più ma penso che la cosa possa rientrare tranquillamente sotto la
voce “gusti personali”.

Questo ultimo titolo un po’ spiega il concetto.


Nella tradizione popolare col termine circo delle pulci si intende uno spettacolo che
spettacolo non è, in parte è suggestione e in parte e illusione, sempre in modo molto ironico
ma mai con cattiveria, è quello che ha fatto la musica concettuale, stupisce per la sua
complessità, ci lasciamo affascinare dagli artifici dei suoi calcoli.

Credo sia giunto il momento di svelarvi l’animale di cui parlavo e che, in un certo senso,
giustifica l’avvento di questo stile, signore e signori vi presento….il movimento.

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Considerazioni finali - “Benvenuti al circo delle pulci!”

Quello che ho visto io nel fare questa analisi altro non è che un unico movimento di
pensiero, di stili che si sono evoluti, un rincorrersi di cambiamenti che ora come ora ha
portato questo.
Visto che sono considerazioni personali mi sbilancio ancora un po’ di più.

Da quando la musica colta ha assunto un ruolo descrittivo e comunicativo la strada che ha


percorso è stata sempre quella, avvicinarsi al sentimento delle persone, cercare di ridurre il
divario che da sempre la divideva dalla gente e per un po’ di tempo c’è anche riuscita
(ricordo che stiamo parlando di musica colta, la musica popolare è sempre esistita ma non
ritenuta abbastanza nobile e pura da essere presa in seria considerazione da chi deteneva il
potere tanto politico quanto religioso).
Il fatto che la dodecafonia sia di così difficile ascolto penso che abbia allontanato la gente
dalla musica colta, va bene è musica concettuale ma questo non vuol dire che un concetto
non possa essere espresso in modo chiaro.
Ripeto, non voglio e non posso parlar male della dodecafonia, è come se criticassi
l’evoluzione naturale di una specie.

Potremmo dilungarci molto sui perché e i percome, trovare motivazioni nella situazione
socio-culturale che ha spinto la composizione da quella parte ma non è questa la sede per
farlo.
Vista nell’ottica di un unico gesto, nella corsa dell’animale, la musica dodecafonica e la
serialità non sono che l’ultimo passaggio in ordine cronologico, quale sarà il prossimo o che
nuova rotta prenderà la musica non ci è dato saperlo.

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Note bibliografiche

pag. 1 - tratto da “La cultura dei vinti” di W. Schivelbusch

pag. 4 - “Das was gewesen ist” brano del compositore Claudio J. Sbriccoli

pag. 13. – tratto da “I barbari – saggio sulla mutazione” di A. Baricco

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…e buona notte suonatori

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