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REPAiR REsourse Management in Peri-urban AReas

This project has received funding from the


Europea Union’s Horizon 2020 resaerch and innovation programme
under grant agreement No 688920

LOTTO INFINITO

Laboratorio di Urbanistica a.a.2019/2020


Docenti: Libera Amenta e Paolo Camiletti
Didattica Integrativa: Pasquale Volpe

Tutor:Federica Vingelli, Maria Simioli


Studenti: Bernadett Biro, Martina Costantino, Chiara Orlando, Ludovica Perna
Indice
Prefazione ………………………………………………...pag 2

Inquadramento e storia…………………………………pag 3

Analisi della Focus Area ……………………………….pag 4

Sistema insediativo ……………………………………………………………....pag 4

Sistema infrastrutturale …………………………………………………………..pag 5

Sistema ambientale ……………………………………………………………….pag 7

Luoghi di interesse ……………………………………………………………….pag 9

Food distribution:produzione-consumo-scarto……………………………..pag 10

Stato di diritto ……………………………………………………………………..pag 12

Strategie territoriali ……………………………………………………………….pag 13

Sample Area ……………………………………………....pag 16

Individuazione e motivazioni …………………………………………………...pag 16

Conoscenza del luogo ……………………………………………………………pag 17

Analisi storica ……………………………………………………………………..pag 18

Organizzazione del territorio ……………………………………………………pag 19

Studio dello stato di diritto ………………………………………………………pag 22

Concept progettuale ………………………………………………………………pag 27

Masterplan ………………………………………………………………………….pag 29

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Prefazione
Lotto infinito è il nome di una canzone di Enzo Avitabile. Questo prende le parole che
compongono il nome del quartiere Lotto Zero e ci gioca, trasformando qualcosa che
evoca negatività e staticità, essendo un lotto qualcosa che non si muove e di ben
definito, in qualcosa di positivo e dinamico (Zero diventa Infinito e Lotto diventa prima
persona singolare del verbo lottare), dando così alle persone del luogo una speranza.
Allo stesso modo la nostra strategia progettuale parte da tutti i limiti di Napoli Est e,
sulle basi dell’economia circolare, li trasforma in potenzialità utilizzando come veicolo il
cibo.

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Inquadramento e storia

Le nostre analisi si sono concentrate sulla focus Area, nostro oggetto di studio,che
comprende 11 comuni, situati nella regione Campania.

In primo luogo abbiamo effettuato uno studio e delle analisi delle varie cartografie
storiche che ha permesso di ricostruire l’evoluzione dei centri storici da cui risalta un
tessuto urbano frammentario, dove le città si sono sviluppate intorno ai centri storici
senza integrarsi con essi e tra di loro.
Il quartiere di Ponticelli è stato il primo quartiere a sorgere nel territorio partenopeo
nato come terra agricola. Le prime notizie risalgono al XI secolo, si parla di
“Ponticello”,un piccolo agglomerato di casali rustici circondati da campi coltivati. Fino al
1926 è stato un comune autonomo. Il complesso abitativo si sviluppò e si estese
lentamente anche dopo il 1926 quando divenne parte della VI municipalità di Napoli.

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Analisi della Focus Area
Sistema insediativo

Abbiamo successivamente mappato gli insediamenti urbani prevalentemente


consolidati, i poli specialistici produttivi, i centri e i nuclei storici.
Sovrapponendo l’analisi dell’organizzazione del territorio con l’individuazione delle
attrezzature dei ricoveri ospedalieri, delle sedi di giustizia e i complessi per la
formazione, e ci siamo resi conto di come il numero di queste sia inadeguato per il
numero di persone presenti sul territorio e per la grandezza dei nuclei abitativi. Le
strutture che presentano più carenze sono le strutture di ricovero sanitario, infatti
pochi sono gli ospedali e le Asl.

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Le scuole che in apparenza potrebbero sembrare abbastanza,in realtà non lo sono per
numero di abitanti. Ciò è evidenziato nelle zone di disagio dove riscontriamo che, anche
dove ci sono più scuole, il titolo di studio rimane basso.

Sistema infrastrutturale

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Mappando la mobilità sia su ferro che su gomma, abbiamo notato come Caivano,
Frattaminore, Crispano, Cardito,Cercola sono stati completamente ignorati dalle
amministrazioni comunali, regionali, affinchè fossero servite da una o più reti
ferroviarie.
Acerra, Afragola, Casoria e Casalnuovo sono comuni, si dotati di rete ferroviaria ma le
stazioni spesso sono poste a grandi distanze rispetto le aree maggiormente abitate e
frequentate, costringendo lo spostamento mediante autoveicoli. Inoltre molte stazioni
versano in uno stato di abbandono che porta gli abitanti del luogo a utilizzarli ancora
meno.
Il trasporto su gomma invece è molto più funzionale rispetto a quello su ferro, infatti
tutti i comuni della Focus sono abbastanza serviti.

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In questo schema si può notare come, nei comuni
limitrofi alla città di Napoli, le centralità(in
arancione) siano meno diffuse e molto più distanti
tra di loro, così come sono scarsi i collegamenti
delle grandi distribuzioni commerciali (in marrone).

Sistema ambientale

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Il

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Il paesaggio è tutto ciò che possiamo osservare e tutto ciò che è visibile all’occhio
umano. Per cui in primo luogo ha a che fare con la nostra percezione, concetto
“puramente estetico”. Quando pensiamo al paesaggio pensiamo alla natura, ma oggi
questo concetto, questo tipo di paesaggio è molto raro, anche perché talvolta è
manipolato dall’uomo. Se prima l’ambiente urbano e l’ambiente rurale erano distinti,
oggi si osserva come i due siano fortemente contaminati, e frammentati. Questa
contaminazione non sempre è stata voluta anzi nella maggior parte dei casi il paesaggio
è il risultato di abusivismo e ritaglio di progetto che non includevano minimamente
l’idea di relazionarsi al contesto.
La diretta conseguenza di un paesaggio non progettato è l’inevitabile esposizione a
rischi di ogni genere ed è molto difficile ora intervenire sulle zone a rischio poiché
fortemente urbanizzate e perché non si può pensare di trasferire una popolazione in un
altro territorio , poiché legate a questo socialmente, culturalmente ed
economicamente.

Luoghi di interesse

I siti di interesse
culturale sono
concentrati a sud
della Focus area,
dove il sistema
ferroviario si
dimostra molto
più fitto ma
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comunque poco efficiente per voler in futuro valorizzare questi siti. A nord, i siti sono
radi e molto pochi e il sistema ferroviario non li considera minimamente nei suoi
tragitti.
Da ciò si evincono due aspetti:
1) le amministrazioni nella parte a nord non si sono impegnate, nè a collegare i siti
esistenti, né ad incentivare la creazone di nuovi siti
2) i siti analizzati in tutta la Focus area non sono mai stati inseriti in un progetto di
valorizzazione culturale del territorio in maniera più generale.

Food distribution: produzione-consumo-scarto

Il territorio della Focus area è caratterizzato dalla presenza di aziende atte alla
produzione e alla lavorazione di prodotti agro-alimentari che diventano attrattori e
fonte di lavoro per la città.

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Questa positività si contrappone alla grande criticità legata alla gestione dei rifiuti,
sempre maggiori e più difficili da gestire, e smaltire anche per la carenza di impianti sul
territorio che porta ad accumulare questi materiali in siti di raccolta e discariche. Inoltre
si sviluppa sempre di più la presenza di ipermercati e supermercati che alla pari dei
centri commerciali, li possiamo definire dei “non luoghi”.

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Stato di diritto

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Strategie territoriali

Per contrastare le varie problematiche presenti sul territorio, abbiamo cercato di


individuare tre parole chiave che potessero sintetizzare la maggior parte degli interventi
volti ad attuare le nostre strategie: Riconettere, Ricucire e Restituire.
Inoltre abbiamo preso una serie di criticità contrapponendole alle positività, per
ottenere una serie di sfide.
Le maggiori criticità sono, sicuramente, la mancanza di infrastruttura ferroviaria
nell’area nord-ovest, il degrado delle stazioni ferroviarie nelle aree periferiche, la rete
stradale extraurbana che potrebbe presentare una positività dal punto di vista del
paesaggio, ma rappresenta invece un’ulteriore criticità dettata dal suo degrado
ambientale e funzionale, interessata da fenomeni di abbandono rifiuti e carenza di
manutenzione delle aree verdi. Tutto questo determina una percezione negativa

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dell’ambiente compromettendo l’immagine e il valore degli elementi significatvi del
paesaggio che dovrebbero assolvere a ruolo di attrattrori turistici, naturalistici e
culturali.
A fronte di ciò si è pensato ad una risistemazione del verde, alla creazione di corridoi
ecologici per la salvaguardia della biodiversità e alla bonifica, messa in sicurezza e
risanamento del territorio, al potenziamento della linea ferroviaria nei comuni in cui ciò
è assente, realizzare una rete di collegamenti mediante piste ciclabili; riuso, riciclo e
riqualificazione fisica e funzionale delle aree produttive dismesse e/o non più utilizzate,
riuso degli scarti dervivanti da produzioni alimentari ed alla razionalizzazione delle
centralità potenziando e ridistribuendo i servizi.

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Sample Area
Individuazione e motivazioni

La scelta della Sample area si basa sul fatto che in questa abbiamo ritrovato concentrate
tutte le caratteristiche e le problematiche rinvenute nella Focus Area. La nostra
attenzione si è spostata dunque verso Ponticelli, quartiere di Napoli situato nella
periferia orientale della città, in cui vi è la compresenza, seppur frammentata e
separata, di aree residenziali, industriali e agricole.
Ponticelli è situato nell’estrema periferia est della città di Napoli, e confina a Nord e
Ovest con i comuni di Casoria, Cercola, Volla e San Sebastiano al Vesuvio, mentre a Sud
ed Est con le circoscrizioni di Barra e Poggioreale.
La buona dotazione infrastrutturale - data dalla vicinanza delle autostrade per il nord e
per il sud, del raccordo della tangenziale del Corso Malta e della superstrada per i paesi
vesuviani, nonché dalla presenza di due linee della Circumvesuviana - ne agevola
l’accessibilità, collocando Ponticelli in una posizione privilegiata nei collegamenti con il
centro città e i comuni contermini.
Lo sguardo zenitale fornisce un’immagine controversa del quartiere, suggerendo la
compresenza di paesaggi interni tanto diversificati quanto profondamente incompatibili

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L’obiettivo che ci poniamo è quello di andare a sviluppare un progetto pilota basato sul
metabolismo circolare, che funga da catalizzatore e che sia un modello applicabile
anche in altri centri della focus area, in modo da superare i limiti e le problematiche che
abbiamo riscontrato nella realtà di oggi e di rendere lo sviluppo più omogeneo e
sostenibile in tutto il territorio.

Conoscenza del luogo

La periferia, che si insinua tra la città e la campagna, che allontana i confini, è a


Ponticelli il simbolo del degrado, del contrasto, della diversità. Qui nulla è stato
costruito a misura d’uomo, nulla è stato costruito per l’uomo, i suoi bisogni biologici, la
sua necessità di appartenenza. Strade troppo ampie e desolate che lasciano senza
respiro; piazze e parchi in cui è fin troppo facile perdersi; edifici a torre che stravolgono
il profilo prevalentemente orizzontale del quartiere; fabbricati multipiano incompiuti
che si sovrappongono al tessuto minuto della città storica; vuoti, che rendono di troppo
anche gli esseri umani che li abitano.
Persino parlare di luoghi dell’aggregazione suona improprio. L’aggregazione non sembra
essere stato l’obiettivo principale di chi ne ha curato la progettazione. Lo spazio
pubblico è fragile, spesso inagibile e vandalizzato, privo di punti di riferimento: non vi
sono incroci, slarghi, angoli, piazze.

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Analisi storica

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Per quanto riguarda gli aspetti tipologici, vi è la presenza di un patrimonio edilizio
recente, in massima parte risalente al Novecento e in special
modo alla seconda metà del secolo.

L’area orientale di Napoli comprende tessuti urbani alquanto eterogenei per


storia, tipologia e prestazioni: dalla zona di piazza Garibaldi e piazza Nazionale, inserite
in un tessuto storicizzato più antico e poi interessato dai lavori del Risanamento,
essa arriva a comprendere anche le aree di Ponticelli, contraddistinta da un’edilizia più
recente e quindi con una forma urbis del tutto differente.
L’area occidentale è stata interessata da un’urbanizzazione di carattere molto diverso,
dal momento che la costruzione dell’acciaieria da parte dell’ILVA risale al 1905.
In seguito sono sorti i complessi residenziali e gli altri tipi di edifici e già durante il
ventennio fascista la necessità di un’espansione verso ovest era chiara. La scelta degli
intervalli temporali corrispondenti alle fasi novecentesche è stata posta in relazione alle
date dei censimenti Istat.

Organizzazione del territorio

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La struttura urbana risulta articolata su un nucleo centrale di antico impianto, sul cui
posizionamento ed orientamento hanno evidentemente svolto un ruolo primario i
tracciati della centuriazione romana.
L’osservazione diretta, strada per strada, e i racconti delle persone
che vivono la quotidianità del territorio, hanno infatti consentito il passaggio ad una
scala più reale, più intensa, più umana, ponendosi come strumento ideale
all’identificazione delle tematiche rilevanti. Innanzitutto, l’impressione che si ha
percorrendo Ponticelli a piedi è di essere in un piccolo comune, con il suo centro storico
e la sua periferia, divisa tra costruzioni residenziali, insediamenti industriali dismessi e
campagna. D’altronde, è questa la sua origine, era un comune a sé stante che in epoca
fascista è stato incorporato nella città di Napoli, e in questi anni non ha mai perso
questa sua caratteristica, lasciando la sensazione, nell’osservatore, di non essersi
pienamente integrato nella città a cui appartiene.
Nell’insieme assume la forma di “Y”: tre arterie, di uguale ampiezza.
Lungo tali arterie si è sviluppato un sistema insediativo ricco ed articolato, fondato
sull’aggregazione della casa a corte.

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Allontanandosi dal centro prendono il sopravvento le abitazioni dell’edilizia popolare,
sviluppatasi a partire dagli anni 1960, 1970 e 1980. Si tratta di complessi residenziali
prefabbricati, a forma di grosse scatole, in cemento e pareti in cartongesso; rioni (De
Gasperi, Incis, Lotto Zero, Santa Rosa, Conogal) che assolvono solo alla funzione
dormitorio, si presentano come contesti isolati, separati dal tessuto urbano circostante
e che spesso sono privi di qualsiasi tipo di servizio o attività commerciale.
Andando sempre più verso la periferia si incontrano aree meno urbanizzate, con
abitazioni basse, monofamiliari. Sono presenti anche containers in amianto (i bipiani)
utilizzati durante l’emergenza terremoto, ma che continuano ad essere abitati.

Le parcellizzazioni agrarie, seguono invece l’andamento dell’antico corso del fiume


Sebeto. Vi è la presenza di campi coltivati (per la produzione di ortaggi, fiori e piante
che verranno collocati nei mercati locali). A ridosso di questa matrice originaria, dotata
di continuità e armonia, si dispongono i tessuti di recente formazione.
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Studio dello stato di diritto

La Sample area rappresenta uno spazio emblematico delle patologie urbane della
contemporaneità, ed anche uno spazio fortemente potenziale. La sua riqualificazione è
un caposaldo di una nuova idea di città, è un’area in cui risulta possibile una profonda
rigenerazione urbanistica con la radicale conversione delle funzioni d’uso, con la
bonifica dei siti e dei suoli, con il recupero di quei caratteri ambientali che
rappresentano la straordinaria identità della città e del suo ecosistema,

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in relazione al ripristino degli usi agricoli del suolo, alle connessioni reticolari con il
sistema dei terreni e dei paesaggi agrari.
Il progetto “Napoli est” ha la necessità di ripensare i criteri di rigenerazione di spazi
abbandonati tenendo in conto le esigenze insediative delle popolazioni che abitano
questi territori.
Progetto inteso come proiezione di un’intenzionalità volta a costruire nuove condizioni
per abitare uno spazio ricco, stratificato, identitario: uno spazio a molte dimensioni per i
suoi caratteri, ma anche per il suo ruolo nel complessivo assetto urbano e
metropolitano.
L’area della Sample è attualmente interessata da alcuni grandi progetti di
trasformazione, inquadrati entro ambiti di attuazione del Prg coincidenti con interventi
unitari legati al riciclo di aree industriali dimesse o in corso di dismissione.
L’ampliamento del Centro Direzionale sul sedime del vecchio Mercato Ortofrutticolo, le
le aree ex Feltrinelli, l’area Q8 per il deposito dei carburanti sono tra le più significative
per ruolo, per posizione e per sviluppo progettuale; ma anche per alcuni orientamenti
progettuali aperti a idee innovative come quella del riciclo del suolo, di edifici e di
territori, improntato al recupero di valori e materiali propri dell’ecologia di questi
luoghi.

Tra questi la nostra attenzione si è soffermata sullo studio del progetto di


riqualificazione e rigenerazione urbana di un grande recinto specializzato, del tutto o in
parte dismesso, ovvero l’area delle ex raffinerie e dei depositi carburanti
della Q8.
Si tratta del cosidetto “Ambito 13” che ospitava un’importante raffineria fino alla fine
degli anni Novanta e che comprende ancora oggi i depositi petroliferi della Campania
(Q8, Esso, Agip), oltre a un insieme di impianti industriali di svariata dimensione in fase
di riconversione funzionale, ancora attivi o dismessi.

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Ormai da tempo i napoletani vivono l’area orientale come un grande “buco nero”, come
una vasta, impenetrabile e pericolosa barriera tra il centro della città e la periferia del
popoloso quartiere di Ponticelli. Per la trasformazione dell’Ambito è stato predisposto
uno schema di assetto urbanistico - definito “Preliminare dei Piani Urbanistici Attuativi”
- un vero e proprio strumento di progettazione urbana che ha il compito di fornire un
quadro di conoscenze approfondite.

L’idea di progetto e basata sull’interazione innovativa di due materiali urbani


tradizionali: un grande parco di scala urbana e territoriale e un complesso di nuovi
isolati destinati a insediamenti urbani integrati. Il parco avrà un’estensione di 150 ettari
mentre gli insediamenti integrati saranno costituiti da circa 1.250.000 mq di superficie
di pavimento destinati a vari servizi quali residenziali, servizi pregiati, attrezzature
urbane e industrie pulite che non cancella quindi la vocazione produttiva dell’area.
La proposta di parco conferma infatti l’obiettivo di far “riemergere” la rete fluviale del
Sebeto, obliterata dal consumo di suolo pervasivo della zona industriale nel secolo
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scorso. Il disegno degli isolati di nuova edificazione è caratterizzato dalla scelta di
trasformare la “superficie fondiaria” in un “nuovo suolo”, tridimensionale e attrezzato,
che si presenta come una sequenza di placche sagomate e rialzate rispetto al livello
della falda poco profonda, con cui quindi non interferiscono da un punto di vista
costruttivo.
Ciò consente di accogliere in sicurezza, all’interno di ciascuna placca, le attrezzature di
servizio e pertinenziali dei nuovi insediamenti, ma anche alcune attività rivolte all’uso
urbano degli spazi esterni e interni agli isolati.
I grandi “isolati-polder” disegnati su questo suolo si presentano come corti aperte di
forme irregolari, caratterizzati da un’alternanza di edifici alti e bassi, che puntano a
produrre uno spazio urbano diversificato e riconoscibile, in uno stretto rapporto con il
parco e le sue infiltrazioni nel tessuto urbano. Questo nuovo paesaggio, conferma una
prevalente dimensione attraverso la presenza del parco e dei grandi isolati a corte. Da
un punto di vista paesaggistico, elemento centrale e caratterizzante del progetto
urbano è il trattamento delle strade che guida la costruzione progressiva del paesaggio
del parco e quindi la complessiva trasformazione urbana. Questa strategia di
street-landscape affida alle strade un ruolo propulsivo nella riconfigurazione dei
drosscapes, immaginando che la loro realizzazione o la modificazione di quelle esistenti
possa determinare, nel tempo, rilevanti effetti sugli spazi aperti a esse connessi
in termini di rinaturazione e rifunzionalizzazione.

Altro oggetto di studio è stata la riqualificazione urbana di Ponticelli, lo studio del “PRU
di Ponticelli”.
L’obiettivo principale del progetto è quello di superare la frammentazione, disorganicità
e inadeguatezza della condizione insediativa esistente, sia dal punto di vista fisico che
funzionale, proponendo una nuova struttura urbana in grado di conciliare le tracce del
territorio storico (centro storico, masserie, aree agricole, percorsi di antica formazione,
ecc.) con l’insieme degli episodi insediativi ed edilizi di più recente formazione e
puntando a nuovi insediamenti urbani integrati, in grado di introdurre adeguate
condizioni di complessità funzionale.
Inoltre, prevede la realizzazione di una spina di servizi integrati del CIS, come sistema
di luoghi di nuova centralità del quartiere in grado di strutturare e ricucire
organicamente la città pubblica da completare e il centro storico da recuperare, in
un’ottica che punta a creare un adeguato mix funzionale integrando servizi di quartiere
e di scala urbana nonché realizzazioni e gestioni private e pubbliche, e prevedere la
massima continuità del sistema del verde e degli spazi aperti in genere, coerentemente
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con il sistema viario, riconnettendo dal punto di vista morfologico e fruitivo gli spazi
esistenti con quelli di progetto in tutte le loro articolazioni (parchi, aree agricole,
alberature stradali urbane, giardini, fasce di ambientazione stradale, verde sportivo e
per il gioco, ecc.) con una particolare attenzione alle utenze deboli.

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Prevede come destinazioni
d’uso nei vari Sub-ambiti,
principalmente: attività terziarie
di base (negozi al dettaglio,
botteghe artigianali, bar e
ristoranti), attività turistico-
ricettive (alberghi, motel,
pensioni), attività di servizio
alla produzione (servizi legali,
finanziari, creditizi, fiscali, di
marketing, informatici e di
pubblicità; attività fieristico-
espositive), servizi per lo
spettacolo (teatri, cinema,
multisale).

Concept progettuale

Grazie alla presenza di numerose


aziende alimentarie e di alcune aziende
agricole, si vuole percorrere la strada
dell’inclusione della pianificazione del
cibo, in un quadro complesso di
sostenibilità, di relazioni economiche. Si
vuole definire, tramite un rapporto di
uso-consumo-riciclo, una
riqualificazione del contesto rurale,
delle frange periurbane, orientata a
rigenerare il territorio.

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Si intende incentivare la multifunzionalità delle aree agricole riconoscendo agli
abitanti e agli agricoltori un ruolo attivo nell’alimentare la città
e ridurre l’impronta ecologica, cercando di eliminare il sempre più crescente “cumulo”
di rifiuti organici. Infatti secondo studi effettuati, abbiamo riscontrato come all’incirca
1,3 miliardi di tonnellate annue di cibo potenzialmente disponibile per il consumo viene
scartato e buttato durante le varie fasi della filiera alimentare, dalla coltivazione dei
prodotti agricoli agli avanzi di cibo già cucinato.
Le quantità sprecate dipendono strettamente dal contesto territoriale, da aspetti
culturali e anche dalla disponibilità di tecnologie efficienti lungo tutta la filiera.
Per cercare di arginare questa problematica, e quindi cercare, almeno in parte di ridurre
lo speco alimentare, si è pensato alla possibilità di creare degli orti urbani, orti sociali
accessibili ai cittadini e di progettare dei ristoranti a “spreco zero”, i quali realizzano i
loro menù con alimenti invenduti, che altrimenti verrebbero, appunto, gettati. Per
cambiare la percezione dello spreco alimentare è importante vedere i prodotti
invenduti come una materia prima preziosa.
In questo modo l’agricoltura urbana è l’organizzazione fisica dei materiali che
costituiscono lo spazio, è organizzazione sociale dei comportamenti di chi vi abita. È
esperienza diretta, è promozione delle diverse culture, è interazione tra i diversi saperi.

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È un percorso di crescita comune in grado di rimodellare lo spazio urbano, colmandone i
vuoti e ridisegnandone una nuova immagine.

Masterplan

Oltre alla politica dell’eliminazione degli sprechi alimentari, all’integrazione dei cittadini
nel progetto di agricoltura urbana, ci si è posti l’obiettivo di eliminare la disorganicità
insediativa esistente mediante una serie di interventi quali:
- La realizzazione di spazi comuni e attrezzature per la collettività scegliendo degli
spazi strategici all’interno del quartiere, alcuni dei quali adibiti al servizio di bike
sharing, per incentivare i cittadini all’utilizzo della bicicletta per gli spostamenti
brevi;

- Trasformare i parcheggi situati in zone strategiche in luoghi di aggregazione e


poket park con l’inserimento di arredo
urbano e specie arboree.

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- Rafforzamento delle connessioni trasversali, attraverso la realizzazione di un
sistema tramviario , uno che collega i principali nodi di interscambio, un altro che
collega tutto il quartiere, e attraverso anche un nuovo percorso sia pedonale che
ciclopedonale sicuro che attraversa e collega l’intero quartiere.

- Riquilibrare il rapporto città campagna attraverso le politiche alimentari,


incentivando i proprietari di aree colivabili a metterle a disposizione per i cittadini
del quartiere.
- Utilizzare aree verdi senza uso corrente per la realizzazione di orti sociali

- migliorare la gestione dei rifiuti, attraverso lo smaltimento dei rifiuti organici in


loco tramite impianti di compostaggio di comunità , quali il “Kompost City”,
garantendo azzeramento dei costi della raccolta domiciliare, la riduzione dei
costi di trasporto, l’azzeramento dei costi di smaltimento e l’abbattimento
dell’inquinamento ambientale, con minori emissioni di CO2

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- Importare un modello di governance condiviso dalla comunità, fornendo
partnership con privati (banche fondazioni camere di commercio, ristoranti,
aziende agricole ecc)e pubblici (comuni limitrofi, centri di ricerca, università).
Tutto ciò attraverso la realizzazione di un laboratorio di ricerca,e divulgazione
sugli alimenti, sulla loro qualità e sul loro ruolo nel mantenimetno della salute e
nella prevenzione del rischio di malattie correlate all’alimentazione.
- La realizzazione di un catena di ristoranti a sperco e km 0

- Garantire una migliore sicurezza stradale, introducendo in primis, nelle strade a


scorrimento veloce, degli impianti di traffic calming attraverso degli interventi
diretti, quali cambio di pavimentazione, restringimento della carreggiata.

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- Interventi di manutenzione nelle aree verdi attrezzate

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