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17/9/2015 La 

Stilografica : principi fondamentali ­ istruzioni per l’uso ­ Il Mio Mondo ­ Lazzaroni Penne ­ Gioielli per Scrivere

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FONDAMENTALI ­ ISTRUZIONI PER
L’USO

Così come avviene affrontando in modo superficiale il problema, la stilografica sembra a molti, la cosa più semplice al mondo. Questi, spinti forse 
dal prezzo molto basso di alcune penne di produzione industriale, realizzate alla perfezione e prive di personalità, probabilmente hanno ormai
perso capacità critica e spirito di osservazione.
Se entriamo a studiare da vicino questo “oggetto misterioso”, però, ci accorgiamo che non dev’essere invece stato così facile produrre uno
strumento che scrivesse in modo costante senza macchiare anche se lasciato per giorni e giorni in un taschino o in un cassetto.
La stilografica è sinonimo di equilibrio.
Equilibrio delle forze che contiene, equilibrio delle forme che la compongono.
Forza di gravità, capillarità e pressione atmosferica in essa godono di perfetta bilanciatura e solo appoggiando il pennino sulla carta si scompone
questo “magico equilibrio”.
Per la forza di gravità l’inchiostro uscirebbe fino a svuotare il serbatoio. Per capillarità l’inchiostro arriverebbe fino al pennino però la mano che
impugna la stilografica, scaldando e quindi aumentando la pressione atmosferica all’interno del serbatoio, costringerebbe a delle macchie.
Vediamo quindi da vicino il fenomeno.
Osservando una zolletta di zucchero in un cucchiaio di caffè,  vediamo questo che sale in barba alla forza di gravità che lo vorrebbe sempre più in
basso.
Il caffè sale per il principio della capillarità: << i liquidi sono irresistibilmente attratti dagli spazi piccoli >>. La fenditura che divide in due il
pennino è un vaso  capillare che si stringe in punta.
L’alimentatore che  sta sotto il pennino, sfrutta anch’esso il principio della capillarità ed è stata la sua realizzazione  il grande problema che per
1883 anni ha proibito l’avvento della stilografica moderna.
Luis Edson  Waterman  applicò una fenditura (condotto) sul dorso dell’alimentatore proprio dalla parte a contatto del pennino. Questa fenditura da
una parte è immersa nel serbatoio e dall’altra, fermandosi un millimetro prima della fine dell’alimentatore stesso, costringe l’inchiostro a salire
attratto irresistibilmente dal capillare  prodotto dalla fenditura del pennino e continua sulla carta che lo assorbe, anch’essa  per capillarità.
In questa fenditura prodotta nel conduttore avviene uno scambio aria inchiostro. Senza questo scambio nel serbatoio si creerebbe un vuoto che
bloccherebbe l’uscita dell’inchiostro dalla stilografica.
La conduzione dell’inchiostro e il conseguente scambio d’aria costituiscono un asse fondamentale del perfetto equilibrio della stilografica.. Ma non è
tutto! Troppo facile.
Nel serbatoio c’è quindi aria e inchiostro; man mano cala uno cresce l’altra. L’aria è soggetta a dilatazione e compressioni più di un liquido e quindi
subisce molto le “bizzarrie atmosferiche”.
La pressione atmosferica all’interno della stilografica a riposo coincide con quella esterna che è bassa in montagna e alta in pianura, ma è anche
alta quando fa caldo e bassa quando fa freddo.
Impugnando la Penna la scaldiamo. Tenendola nel taschino, vicino al cuore,  si scalda. L’aria all’interno del serbatoio aumenta di pressione e spinge
fuori l’inchiostro vincendo la pressione atmosferica esterna, così  come accadrebbe andando velocemente verso la montagna. (esattamente ciò che
accade anche al nostro corpo quando si tappano le orecchie.)
Per sopperire a questo inconveniente nell’alimentatore sono stati fatti dei tagli perpendicolari al condotto, o delle fenditure a conca ai suoi lati, a
far da “polmone” per trattenere l’inchiostro uscito in eccesso dal serbatoio. Questo inchiostro sarà il primo ad essere usato.
Vediamo ora da vicino alcuni problemi che dobbiamo affrontare, direi quotidianamente, usando la nostra cara vecchia stilografica.
Condensa.
Aprendo la stilo spesso ci capita di trovare dell’acquerugiola sul pennino e se non facciamo attenzione, aprendola e chiudendola, depositiamo
alcune “goccioline inchiostrate” all’interno del cappuccio e successivamente ci sporchiamo le mani. Quando l’aria fredda incontra aria calda si
produce dell’acqua (condensa) .
All’interno del cappuccio, il pennino, si trova ad una temperatura diversa da quella esterna, per questo, estraendolo, inevitabilmente si produce
condensa tanto maggiore quanto più grande è la sua forma. L’inconveniente si risolve facilmente togliendo la condensa con della carta assorbente o
un panno di cotone. Fino a qualche tempo fa le case produttrici di stilografiche usavano praticare uno o due fori nel cappuccio che permettessero un
scambio costante aria interna ‐ aria esterna. Giudicati però esteticamente poco belli sono stati tolti ovviando al problema creando una chiusura non
troppo ermetica ( ovalizzando il cappuccio ad esempio oppure filettando con un passo maggiore il cappuccio rispetto alla giunzione pennino).
Pulizia .
Pulire la penna bene dentro e fuori è abbastanza semplice ma può anche diventare un’operazione drammatica se non fatta con  le dovute
conoscenze.
Bisogna essere consapevoli che nessun, e dico nessun, tipo di solvente deve essere usato. Neanche il sapone.! Se la penna è talmente incrostata che
neanche una notte in ammollo in acqua fredda ha potuto far niente, consiglio di portarla da un esperto che saprà renderla come nuova. In questi
casi si deve smontare completamente la penna in ogni sua parte e pulirla attentamente con i dovuti attrezzi e strumenti.
Una corretta manutenzione prevede 3 operazioni ( tre il numero divino):
1. sciacquare in acqua fredda almeno ogni due o tre mesi, se è in uso. Prima di metterla a riposo dev’essere opportunamente scaricata e lavata.
2. Usare inchiostri adatti (non necessariamente della stessa marca della penna) e che non siano troppo vecchi (muffe, aumento dell’acidità
corrosiva, ossidazione). Il vostro specialista di fiducia saprà senz’altro indicarvi l’inchiostro fluido per la penna “asciutta” o quello corposo per la
“generosa”. L’inchiostro di marca la fa sempre da padrone; è stato testato e la sua realizzazione non è dovuta solo alla stravaganza del
produttore ma anche e soprattutto ad una perfetta conoscenza del suo utilizzo. Non dev’essere quindi troppo acido, deve contenere degli
antiossidanti, antimuffe per avere un tempo di vita molto lungo ma soprattutto a delle tinte molto di carattere.
3. Avere cura di uno strumento che ci dà delle grandi soddisfazioni e che, se anche ogni tanto ci fa sporcare le mani, ci ripaga abbondantemente
delle cure in lei riposte.
Preghiera della sera.
Vorrei non sentir più chiamare “biro” anche la penna stilografica. Questo in onore a J.Lazlo Biro’ che nel 1943 ha costruito per primo una penna a

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17/9/2015 La Stilografica : principi fondamentali ­ istruzioni per l’uso ­ Il Mio Mondo ­ Lazzaroni Penne ­ Gioielli per Scrivere
sfera funzionante e per rispetto ad uno strumento così nobile, così denso di significati, di cultura e di bellezza, sua maestà :
“La Stilografica”.
Impossibile separare la scrittura dalla parola; l’una vive per l’altra.
Non ci sarebbe nessuna civiltà senza la scrittura e nessun bisogno di parlare senza civiltà.
Parlare aiuta a scrivere e scrivere aiuta a parlare.
La stilografica ancor più aiuta a comunicare .
Maurizio Abrami
 

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