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Da pag.2 cap 11
I riformatori capirono che se la Russia non voleva scomparire come
grande potenza, era indispensabile dotarsi di nuove tecniche di
produzione per dare slancio all’economia. Ma la tecnologia da sola
non bastava, bisognava creare un nuovo ordinamento giuridico, un
nuovo sistema educativo e dare spazio al dibattito pubblico, invece
capirono che la Russia era ancora troppo primitiva per creare un
nuovo ordinamento politico.
Lo zar, a causa del terrore per un nuovo attentato, era solito condurre
una vita abbastanza semplice, trascorreva il tempo con la famiglia
nella sua abitazione in campagna e limitava al minimo le apparizioni
in pubblico. Tutto ciò però non favorì di certo il suo apprezzamento
anche perchè in un periodo di instabilità così grave, la presenza dello
zar sarebbe stata necessaria.
Gli effetti della svolta dal 1861 al 1914 si riversarono anche sul
tessuto sociale, le classi furono meno evidenti e nacquero molti
gruppi etnici, come quello ebraico che contava 35000 persone.
Anche le condizioni delle nobildonne mutò: alcune
possedevano qualche diritto di proprietà, altre invece poterono essere
meglio istruite nelle specifiche scuole o dal 1876 il governo
autorizzò corsi femminili all’università (non conferivano nessun
titolo; le lauree conseguite all’estero avevano valenza in Russia). Si
inserirono in questi ambienti anche le giovani provenienti dalle classi
medie, favorendo la nascita di nuove professioni in cui le donne
svolgevano un ruolo egemone (dattilografe, centraline, cuoche,
cameriere); molte donne lavoravano anche in fabbrica, soprattutto
nel tessile, ma qui subivano le molestie dei capi ed erano sottopagate
rispetto ai colleghi maschi saranno loro a dare inizio alla
Rivoluzione nel 1917.
La musica
I musicisti, pur essendo molto arretrati, produssero in pochissimo
tempo un’enorme quantità di musica. Uno dei grandi musicisti
Glinka, aveva frequentato i salotti della
granduchessa Elena Pavlovna, la quale favorì la nascita di
un’educazione musicale russa. Emerse la figura del pianista Anton
Rubinstejn, il quale morto il padre, si trovò in difficoltà economiche
e venne accolto come pianista personale nel salotto di Elena. Nel
1861 nacque il Conservatorio di Pietroburgo finanziato da Elena e
voluto da Anton.
Emersero come musicisti anche i fratelli Cajkovskij, i quali ebbero
grande successo. A San Pietroburgo nacquero vari circoli musicali,
tra i quali il Gruppo dei cinque (Balakirev, Kjui, Musorgskij,
Borodin, Korsakov): essi erano attirati dai temi della tradizione e
della storia russa, soprattutto dalla questione contadina. Un’altra
figura importante fu Marius Petipa: coreografo, creatore del balletto
russo quale oggi lo conosciamo, il balletto manteneva stretti legami
con la corte ed era per un pubblico aristocratico.
Musica e balletto erano sovvenzionate da privati e dallo stato e in
poco tempo raggiunse la fama. Per questo motivo i musicisti o i
critici fondarono scuole di musica per ampliare il pubblico.
Le arti figurative
Nel 1863, 14 studenti capeggiati da Kramskoj di Belle arti si
ritirarono dall’Accademia perché contestavano le regole del concorso
per la medaglia d’oro. Nelle competizioni veniva assegnato un
personaggio storico da dipingere. Essi volevano respingere i modelli
accademici perché quei personaggi non avevano alcun rapporto con
gli studenti. Volevano una pittura realista che rappresentasse il
popolo russo portavoce il critico Stasov.
Uno tra i ribelli, Kramskoj nel 1870 fondò la società per le mostre
itineranti: moltissimi pittori non accademici vi partecipavano per
mostrare le loro opere; in questo modo si
raggiunse una larga fetta di popolazione, entrando a contatto con
uomini d’affari come Tretjakov. Egli collezionava opere d’arte, per
poi mostrarle al pubblico nel 1881 aprì la sua raccolta e nemmeno
lo zar poté eguagliarla. I soggetti dei loro dipinti erano: paesaggio,
vita quotidiana, scrittori, artisti, uomini d’affari. Il più importante tra
gli itineranti fu Repin, il quale dipinse il ritratto di Ivan il Terribile
dopo aver ucciso suo
figlio. Alessandro III rimase sempre più colpito dalla pittura degli
itineranti infatti comprò molti dipinti e più tardi vennero istituite
delle sale per esporre i dipinti. La pittura però non ricevette mai la
stessa fama all’estero della musica o della
letteratura.
Letteratura
La letteratura dopo la guerra di Crimea svolse un ruolo fondamentale
nella società e nella cultura, imponendosi anche in Occidente grazie
alle traduzioni dei testi. Gli scrittori che raggiunsero maggior
popolarità furono Tolstoj, Dostoevskij e Turgenev, ma questo dato fu
favorito anche dalle riviste che pubblicavano le opere. Il pubblico
non era concentrato nelle grandi città, anche perché qui pochi
sapevano leggere o scrivere; il pubblico era formato dalla nobiltà e
dagli intellettuali che si trovavano su tutto il territorio.
La Finlandia
Con l’annessione all’impero russo, la Finlandia non era più soltanto
estensione del territorio svedese, ma una nazione a se stante. Aveva
mantenuto leggi, religione, assemblea legislativa sul modello
svedese. I contadini non erano mai stati servi ma persone libere. La
Finlandia e i nobili finlandesi erano visti di buon occhio dagli zar,
infatti guardavano con favore lo sviluppo economico del paese. Il
governo di Helsinki rimase al potere; nacquero molte università che
favorirono una cultura nazionale; le leggi separate da quelle
dell’impero; si affermò sempre di più il finlandese.
Gli ebrei
Gli ebrei erano numerosi in Russia, circa 5 milioni ed erano
organizzati secondo il modello polacco, ma con il periodo di riforme,
lo stato russo adattò una politica ebraica ben distinta. Dalla prima
spartizione della Polonia 1772, gli ebrei iniziarono a stabilirsi in
Ucraina e a Riga in maniera clandestina. Quando il governo decise di
accoglierli, si decise che le comunità non avrebbero cambiato
struttura: il rabbino a capo delle comunità riscuoteva le tasse e
amministrava la giustizia. Gli ebrei potevano stanziarsi soltanto nelle
ex province polacche. Gli zar erano abbastanza ostili, tanto che
rimasero nella zona stanziale ebraica fino alla metà dell’800.
Durante il periodo di riforma non vennero russificati, ma istruiti per
essere utili ai russi.
Si formò un élite ebraica che poteva risiedere anche al di fuori della
zona stabilita. Agli ebrei vennero aperte anche le università e in
concomitanza di ciò si venne definendo
l’Illuminismo ebraico. Con la morte dello zar Alessandro II vennero
effettuati una serie di pogrom in Ucraina perché si riteneva che i
responsabili fossero gli ebrei. Alessandro
III prese alcune disposizioni per limitare il loro accesso alle
università. L’ostilità del governo nei loro confronti scatenò negli
ebrei un sentimento rivoluzionario, tanto da portarli nelle file dei
movimenti terroristici, rivoluzionari, marxisti e socialisti. Il nascente
movimento sionista però esortò gli ebrei a rinunciare ad
un’integrazione nella società russa e ad emigrare in Palestina. Il
continuo ricorso ai pogrom avvelenò
l’atmosfera e i gruppi liberali e progressisti russi si opposero
fermamente a questa pratica. Nonostante ciò molti ebrei si
stanziarono al di fuori della zona stabilita e si inserirono sempre più
nelle file di uomini d’affari, intellettuali e banchieri.
Gli ucraini
Erano il maggior gruppo etnico non russo presente nell’impero,
anche se fino al 1905 rivestirono un ruolo pressoché marginale
perché non avevano ancora sviluppato quel sentimento nazionalista
ucraino. Prima della guerra di Crimea i territori ucraini erano tali
soltanto grazie alla tradizione contadina. La nobiltà aveva sviluppato
una modesta
letteratura che era vista con favore a San Pietroburgo. Dopo la guerra
di Crimea, l’intelligencija ucraina subì forti ripercussioni perché si
temeva che le loro pubblicazioni potessero coinvolgere i nazionalisti
polacchi. Gli ucraini furono
fortemente limitati nello sviluppo della propria cultura, lingua e città,
infatti fin oltre il 1917 rimasero russofoni. Sia gli studenti che i
contadini non avevano quel sentimento
nazionalistico tipico degli altri gruppi etnici, anzi lavoravano
esclusivamente per le istituzioni russe. Fino al 1905 infatti anche il
movimento ucraino più radicale non riscontrò grande successo al di
fuori dell’ intelligencija.
L’impero asiatico
I possedimenti russi in Asia si dividevano in due aree: il Caucaso
acquisito nel 1828 e l’Asia centrale acquisita dagli anni 60 in poi. I
tatari (gruppo etnico) di Crimea e del
Volga e i baskiri fomentarono un certo tipo di nazionalismo indigeno
nell’Asia centrale.
Sul Caucaso venne instaurata un’amministrazione gestita da
funzionari russi e nobili georgiani e armeni cristiani. Questi territori
erano stati annessi per difendere i confini e per sfruttarne le risorse,
ma in realtà non furono in grado. I conflitti caucasici iniziarono nel
1817 su due fronti:
L’Asia centrale
Nel XVIII la Russia aveva iniziato ad espandersi a sud verso il
Kazachstan ma in maniera molto tranquilla. Solo dal 1853 riuscirono
ad impadronirsi di alcuni fortini. Si decise di costruire una linea
fortificata per rinforzare i confini per paura di un dominio inglese in
Afghanistan. Bisognava impadronirsi delle fortezze dei khan di
Kokand per controllare i kazachi. Nel 1860-64 ci riuscirono e
iniziarono a spingersi più a sud. Nel
1876 l’intero khanato di Kokand cadde sotto il dominio russo e più
tardi anche i turkmeni furono sottomessi. La Russia ora si estendeva
fino ai confini dell’Iran e dell’Afghanistan, ben separato dai domini
inglesi e ottomani. In verità la GB non era
interrata a quei territori perché troppo distanti.
• Crisi dei missili di Cuba del ’62: dopo il fallito compromesso sulla
Germania e la costruzione del Muro di Berlino, Chruscev si
intromesse nella questione Usa (Kennedy) con Cuba, fornendo a
Castro sostegni economici fece impiantare basi missilistiche
nucleari a Cuba, spiate dagli Usa Kennedy rispose puntando i suoi
verso l’Urss fu papa Giovanni XXIII a salvare, facendo ritirare a
Cruschev le sue basi 1963: accordo di distensione
Epilogo
Nel 1985 avvenne la svolta con Gorbacev, che indicò come obiettivo
principale la perestrojka (1987): ristrutturazione dell’ordinamento
sovietico accompagnata da una maggiore apertura e trasparenza
verso l’esterno (glasnost). Questo dibattito politico che sembrava
generare speranza fu però affiancato da un deterioramento
dell’economia sovietica, nonché da una perdita di controllo politico-
sociale sulla periferia dell’Unione 1989: crollo del potere comunista
in tutta l’Europa orientale + crollo muro di Berlino Inoltre, nel 1991
si tennero libere elezioni per la Presidenza della Repubblica
Russa=vittoria di El’cin, apertamente non-comunista; ma l’economia
sembrava raggiungere il punto più basso, cosi come l’autorità statale,
priva ormai del potere autoritario che aveva caratterizzato gli anni
addietro. Agosto 1991= tentativo di golpe da parte dei ministri di
Gorbacev, che vide El’cin capeggiare i rivoltosi all’opposizione per
la liberazione di Gorbacev dalla sua residenza ed incontrare i leader
di Ucraina e Bielorussia: il cambiamento era nell’aria. Il
paese cadde nel collasso economico e statale, visto che l’apertura a
forze non comuniste non significò democratizzazione. Ovviamente, i
paesi orbitanti ne approfittarono (o già lo fecero) per divincolarsi
dalla presa dell’ex URSS: nel dicembre del 91, in Kazakistan, 11
delle 15 repubbliche che componevano l’Urss decretarono
ufficialmente la fine dell’Urss e la nascita della CSI. Particolare fu il
caso della Cecenia, una regione musulmana interna alla Russia, che
si dichiarò indipendente guerra di recupero dal 94 al 96: nel 99
riprese la guerra nella regione. El’cin si dimetterà dalla carica di
presidente della Federazione russa nel 1999: il ruolo verrà ricoperto
ininterrottamente da Putin.