Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Solo con la venuta del 18^secolo atteggiamenti avversi nei confronti di tutte le
persone “non- bianche” iniziano a colpire i comportamenti europei nei confronti dei
giapponesi, anche perché solo a metà del 19^secolo il discorso razziale esercita più
influenza. La formazione del discorso razziale in Giappone si sviluppa dal primo
arrivo degli Europei nel 16^secolo fino all’isolamento del Giappone nella metà del
19^secolo. Il discorso razziale rimane una struttura teoretica fino a metà del
19^secolo.
In quel periodo gli europei divisero gli asiatici in 3 tipi di colore: nero, sfumature di
marrone, bianco.
- I giapponesi e i cinesi erano evidentemente bianchi. Questo colore era
collegato alle loro abitudini e abilità. Rappresentavano standard europei,
superiorità, buone propensioni per la conversione.
- Il colore nero era visto come inferiore, senza valore.
La questione di atteggiamenti raziali nei confronti dei giapponesi è un complicato
risultato di circostanze politiche e sociali attorno alla presenza europea in Giappone.
Per esempio, le relazioni tra portoghesi e altri discendenti hanno dimostrato una
regressione graduale: mentre alla fine del 15^ secolo i matrimoni misti tra portoghesi
nativi e le donne locali del Golfo della Guinea erano supportate dalla Crown Policy,
due secoli dopo venne eretta una barriera di colore nel Brasile coloniale nelle
istituzioni pubbliche, nell’army e nella chiesa. Questo numero crescente di
discendenti di padri invasori e madri locali aiutarono il supporto della gerarchia
patriarcale.
Ma da non dimenticare, atteggiamenti razziali furono alimentati anche da forti e
feroci accuse fatte dai colonizzatori nei confronti delle civiltà indigene considerate
abbondanti nell’analfabetismo, nella mancanza di un backround tecnologico, e
paganesimo.
In Giappone, la maggior parte di questi fenomeni coloniali non si
materializzano poiché non furono colonizzati dagli europei in quanto essi erano
OSPITI. Erano permanentemente sorvegliati da guardie e gli atteggiamenti
degli europei erano tutti positivi e impressionati per la loro cultura e
l’inevitabile dipendenza nel continuo rispetto delle regole per la loro
sopravvivenza.
Però, a causa della radicazione della conversione al cristianesimo con
significativi spargimenti di sangue, la maggior parte degli europei venne
cacciata dalla zona. Per questo gli scritti proto raziali durante il secolo cristiano
non possono essere considerati come facenti parte del vero discorso in quanto
non si presentavano come coerenti e supportati da nessuna istituzione (chiesa):
non produssero né relazioni di potere né effetti ideologici in entrambe le parti.
Questo purtroppo cambiò.
I libri sulla razza e sulla geografia menzionanti il Giappone erano basati su fondi
come Kaempfer, Thungberg, von Siebold.
- James Cowles Prichard, etnologo e filologo inglese dice che i giapponesi
appartengono alla stessa razza dei loro vicini, i cinesi e coreani nonostante le
differenze linguistiche.
Dopo la sconfitta della Cina nella guerra dell’Oppio, raramente gli europei
nominavano i giapponesi vicino ai cinesi.
L’antropologo americano Charles Pickering trova difficoltà nella classificazione dei
giapponesi. Ha l’opportunità di osservare alcuni pescatori portati in Hawaii trovando
il loro lo stesso colore della pelle degli hawaiani. Definisce i giapponesi membri della
razza Malay (abitanti della penisola coreana, taiwan, indo-china, malaya, isole
dell’oceano pacifico, costa ovest del nord america e le isole caraibiche).
Solo nella seconda metà del 19^ secolo l’antagonismo raziale raggiunge la sua
maturità. In un era dove il sole non tramonta mai in Inghilterra, del potere europeo e
degli USA, iniziarono a giustificare il loro sfruttamento economico di altre persone
con teorie di superiorità raziali e di dominanza inevitabile. Il Giappone non poteva
rimanere zitto di fronte a tutto questo, era pronto a lanciare una lotta contro il West
non solo per affermarsi e in seguito estendere la sua fisica sovranità, ma anche per
liberarsi dalle etichette che gli europei gli hanno attribuito secoli addietro.