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Introduzione
Pitura Freska è un gruppo di reggae veneziano creato da Sir Olivier Skardy (pseudonimo di
Gaetano Scardicchio) attivo tra 1978 e 2002. L’emblema del gruppo è il leone di San Marco
(bandiera di Venezia) allo stile giamaicano (fuma la marijuana, porte il colore della Giamaica).
Pitura Freska canta in dialetto veneziano e s’ispira della cultura underground, del rock
demenziale d’Elio e le storie tese (Elio apparisce inoltre una volta sulla loro scena per cantare
So mato per la mona) e dei movimenti, reggae, ska, dancehall, ecc. come fattore di distinzione
nei confronti della tendenza punk dell’epoca (il reggae è visto come passato di moda verso
1981). Varie canzoni denotano l’iscrizione dei membri nella cultura locale: Bienal, Pin Floi
(che trae la sua ispirazione del concerto dei Pink Floyd del 15 Iuglio 1989 a Venezia). La loro
musica cerca a veicolare un messaggio politico e sociale sul registro dell’ironia e dell’umore.
Skardy è all’origine delle parole di ogni singola canzone ed è la voce principale del gruppo con
Marco Furio Fioreri anche al sassofono. Il gruppo contabilizza 5 album da 1990 a 1997
(Ossigeno, Na bruta banda, Duri i banchi, Yeah, Gran calma). Ospiti al festival di Sanremo
grazie a Papa Nero in 1997 e sulla piazza San Marco per diversi concerti, la banda rompe con
l’immagine turistica di Venezia cartolina a favore d’una città vivace, metropolitana.
Contestualizzazione
La mia moto, secondo brano del album eponimo uscito nell’anno 1989 e venduto a circa
600.000 copie1 è il secondo album di Lorenzo Cherubini detto Jovanotti dopo “Jovanotti for
President”. Jovanotti non ha mai appartenuto alla sfera della produzione culturale ristretta (dove
il profitto economico è secondario ma il potere simbolico alto) ma è stato direttamente integrato
alla sfera di produzione culturale di massa collegato al profitto economico (Bourdieu). La
differenza tra queste due boundaries sta nelle vie d’accesso e di distribuzione. Se i cantautori e
gli artisti italiani della cultura hip hop hanno degli anni 1980-1990 rinunciato a questa
gerarchizzazione tra due sfere per une sfera mediana2 che concilia potere simbolico e valore
economica, non è la stessa cosa per Jovanotti. A seconda le osservazioni di Marco Santoro e
1
https://it.wikipedia.org/wiki/La_mia_moto (consultato il 9 gennaio 2021)
2
SANTORO, M., SOLAROLI, M., “Authors and Rappers: Italian Hip Hop and the Shifting Boundaries of
"Canzone d'Autore"” in Popular Music , Oct., 2007, Vol. 26, No. 3, Special Issue on Italian Popular Music (p.
463-488), Cambridge University Press. In linea: https://www.jstor.org/stable/4500337 (consultato il 6 gennaio
2021).
2
Marco Solaroli, l’entrata di Jovanotti nel club Tenco (« fondato a Sanremo nel 1972 da un
gruppo di appassionati per promuovere e sostenere la cosiddetta ‘canzone d’autore’, ossia la
canzone di qualità »3) è basato su strategie industriale e non su una selezione critica d’analisi
della qualità artistica4. In effetti, la partecipazione al Tenco club è stata permessa a Pitura
Freska (il gruppo si raccomandava dei centri sociali cioè centri dichiarati indipendenti di ogni
istituzione politica, con una posizione geografica specifica e distaccati dell’interesse
economico5) dopo la firma d’un contrato con majors. Mentre Jovanotti è direttamente stato
contatto per partecipare al Tenco club allorché era già sotto contratto con grandi case
discografiche di centri sociali.
Il cantante Jovanotti era negli anni 80 una Tv e hit parade star, noto inoltre per il suo single La
mia moto. È proprio questa traccia che proviamo ad analizzare, direttamente correlata alla sua
parodia (So mato per la mona, dell’album “Na bruta banda» [1991]) dal gruppo reggae lagunare
veneziano cioè Pitura Freska.
3
https://clubtenco.it/ (consultato il 10 gennaio 2021)
4
SANTORO, M., SOLAROLI, M., Op.cit., p.476.
5
Ibid., p.474.
6
GENETTE, G., Palimpsestes. La littérature au second degré, Paris, Seuil, 1992, coll. « Points. Essais ».
7
« L’imaginaire social est ce rêve éveillé que les membres d’une société font, à partir de ce qu’ils voient, lisent,
entendent, et qui leur sert de matériau et d’horizon de référence pour tenter d’appréhender, d’évaluer et de
comprendre ce qu’ils vivent ; autrement dit : il est ce que ses membres appellent la réalité », in POPOVIC, P., La
mélancolie des Misérables. Essai de sociocritique, Le Quartanier, 2013, p. 29.
8
“Ecco quindi per tutte le nuove generazioni che se ne fossero chiesta l'origine, la storia del brano "So mato par
la mona" della band veneziana Pitura Freska!”, BALDAN, N. In linea : https://www.ninobaldan.com/2015/01/so-
mato-par-la-mona-le-cover-che-non-ti.html (consultato il 7 dicembre 2020).
3
Ci sono diverse motivazioni alla parodia. A seconda Paul Aron9, una parodia è necessariamente
collegata ad un doppio argomento ludico e, a volta, satirico. Quest’allontanamento dalla norma
primaria dota la parodia d’una potenza d’opposizione latente che sarebbe utile in uno
stravolgimento delle ideologie fisse e monolitiche. Nel caso del gruppo Pitura Freska, la sua
filiazione allo spirito reggae iscrive le sue canzoni in una tendenza di rovesciamento ideologico
all’incontro della legge e dell’ordine (tra i topos del reggae, troviamo: l’attacco ai potenti,
l’ambientalismo, la lotta per la liberalizzazione della marijuana e tanti altri). Prendiamo dunque
il tempo di studiare l’ipotesto e la canzone di secondo grado10 che ne cambia l’intenzione.
Ecco un commento estratto del sito web dedicato alla musica “Debaser”. Questa citazione
d’internauta è la testimonianza d’un detrattore – tra tantissimi altri - di Jovanotti. Osservando
gli altri brani che compongono l’album La mia moto di Jovanotti, si può delimitare un estetico
del parere e del conformismo ad un modello americano del bad boy seduttore al giubbotto di
cuoio nero. L’ideale del Fonzie12 (incarnazione dell’attitudine cool) è integrato in modo
esplicito nella canzone La mia moto (fig.1):
9
Le dictionnaire du littéraire, sous la dir. de P. ARON, D. SAINT-JACQUES, A. VIALA, Paris, Presses universitaires de
France, 3e ed., coll. « puf ».
10
Questa formulazione è scelta su base del sottotitolo del saggio di Genette cioè Palimpsestes. La littérature au
second degré.
11
https://www.debaser.it/jovanotti/la-mia-moto (consultato il 9 gennaio 2021)
12
Alias di Arthur Herbert Fonzarelli della famosa serie televisiva americana Happy days (1974-1984) interpretato
da Henry Winkler. In linea : https://fr.wikipedia.org/wiki/Fonzie (consultato il 8 gennaio 2021)
13
CHERUBINI, L. detto JOVANOTTI (1989) La mia moto, FRI Records. In linea : https://youtu.be/-
025Maf_QL8 (consultato il 6 gennaio 2021).
4
effetti “giovane”) interessati nella creazione d’una faccia positiva14 - cioè la faccia pubblica, la
costruzione sociale della sua personalità - idonea per “gasare”15 , con certezza, le ragazze.
Fig.2 e 3 : scena del clip della canzone La mia moto e scena del film Grease per la canzone Grease
lightning di Randal Kleiser con John Travolta
Altro tratto che intrattiene il legame tra l’opera di Jovanotti ed il territorio americano è il riff di
chitarra del gruppo rock canadese-statunitense Steppenwolf (Magic carpet ride) reinvestito nel
single totalmente cantato in italiano.
L’analisi di alcuni lyrics e titoli di altri brani dell’album permette di evidenziare i punti
cardinali che prevalgono nelle sue realizzazioni artistiche.
Il testo Il capo della banda (dodicesima traccia del secondo album) propone il modello
tradizionale della banda. Questo sistema fa parte della quotidianità dei ragazzini. Possono così
fare prova d’un investimento identitario nelle parole del single, la realtà dipinta essendo
facilmente riconoscibile dai teenagers italiani - pubblico al quale il cantante si rivolge. I giovani
si associano e si neutralizzano in una collettività ed in giro ad un leader carismatico di cui
condividono i valori e l’apparenza come segno distintivo d’appartenenza ad una comunità.
L’esposizione della sua persona e dei suoi attributi presuppostiti migliorativi (una moto tipo
lambretta, per esempio) è predominantie. Il gusto per il kitch e l’esagerazione fanno in effetti
parte integrante della produzione artistica di Jovanotti nei suoi primi anni di carriera (fig.4).
14
« [La faccia positiva] [c]orrisponde alla propria positiva immagine di sé e “personalità”, che coinvolge anche
l’altrui apprezzamento ed approvazione » in BROWN, P., LEVINSON, S., Politeness : some universals in
language usage, Cambridge university press, New-York, 1987. In MAEDER, C., LROM2857, Linguistica e
letteratura (corso). Université catholique de Louvain, 2020.
15
E quando io la guardo
E penso che è la mia
Mi sento il più gasato [mettiamo in grassetto]
CHERUBINI, L. detto JOVANOTTI, Ibid.
5
Fig.4 : immagine di copertina dell’album La mia moto di Jovanotti
Inoltre, l’organizzazione in comunità d’adolescenti dota i suoi membri d’audacia che gli spinge
ad affrontare l’autorità, le legge e ad esperimentare l’arte della seduzione (La mia moto). Ma
alla lettura delle parole di La mia moto, questa temerità sembra limitata, sopita:
Questi attributi tanti iperbolici erano facilmente recuperabili, tanto più da Pitura Freska,
pronto a parodiare un artista che ha incarnato “ […] the hedonistic idiocy of the late 1980s with
commercial dexterity”17 e che si pone agli antipodi dei loro valori. Jovanotti rimane legato
nell’imaginario italiano alla faccia commerciale del rap italiano, convenzionale, leggero e
disimpegnato ovvero…vuoto (malgrado un’improvvisa scoperta dell’impego ideologico verso
gli anni 90 con canzoni come Cuore che tratta della scomparsa d’un magistrato anti-mafia
Giovanni Falcone)18.
16
Ibid.
17
Zanuttini, P., “Non e qui la festa”, II Venerdi (28 August 1992) citato in MITCHELL, T., “Questions of Style:
Notes on Italian Hip Hop” in Popular Music , Oct., 1995, Vol. 14, No. 3 (Oct., 1995), pp. 333-348. Pubblicato da
Cambridge University Press . In linea :https://www.jstor.org/stable/853129 (consultato il 5 gennaio 2021).
18
MITCHELL, T, Op.cit., p.336.
6
Il gruppo veneziano Pitura Freska ha un’inclinazione a mobilizzare quattro tematiche
principali e fondamentali nelle sue produzioni. In un primo luogo, si osserva un’attitudine
avversaria al potere politico. Per esempio, la canzone Picinin19 è nata d’un fato di cronaca sugli
scontrini fiscali nel quale un bambino è stato mutato per l’acquisto di dolci (affinché l’Italia
possa ovviare all’evasione fiscale, una legge dell’anno 1992 mutava i negozianti che non
facevano lo scontrino fiscale ma anche i clienti che non gli ritiravano). Si intravede dunque un
atto di denuncia all’incontro dei potenti che se la prendevano ingiustamente sui più
fragili/innocenti. Questa canzone non è senza ricordare Ho visto un re d’Enzo Jannacci (“co
vinti milioni che 'se un ano de 'lavoro ghe pago 'le vacanse al Ministro del Tesòro ” [Pitura
Freska]/”E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al
cardinale”[Jannacci]).
Poi, viatico tra tutte le canzoni del gruppo, la lotta per l’anti proibizione delle droghe come la
marijuana (Maghera). Altra tematica prevalente: l’amore. Ovvero una concezione bicefale
dell’amore che prende direzioni antagoniste. Il primo tipo aderisce alla definizione dell’amore
classico, pop, sincero. L’altro ha per valore illocutoria l’ironia. Si tratta d’un amore carnale
(spesso non reciproco), centrato sull’atto sessuale, il desiderio e la predazione d’un osservatore
alla ricerca di “fighe”.
L’ipersessualità sulla quale ci fermiamo nell’analisi di So mato per la mona può trovare una
fonte interpretativa nella filiazione con lo stile reggae intrattenuta dal gruppo. I DJs Giamaicani
promuovono in effetti parole volgari e centrate sul sesso e la sessualità. La prassi è stata riunita
sotto il termine slackness20 che, in un senso esteso, si collega ad une rivolta ideologica
all’incontro della legge e dell’ordine d’una società benpensante, conservatrice ed attaccata alla
decenza (apparente)21. Questo movimento sovversivo centrato sull’erotismo fatto di parole
nude e a volte disgustose suscita anche il desiderio. Quest’attitudine antitetica definisce il
dancehall che prova nonostante a conciliare offesa alla buona creanza e stimolazione del
desiderio latente e taciuto (« le dégoût porte toujours la marque du désir »22).
19
PITURA FRESKA-SKARDY (1993), Picinin, Psycho Records. In linea : https://youtu.be/zPa6Z7y6bKY
(consultato il 6 gennaio 2021).
20
COOPER, C., « Incarner l’émancipation : marronnages érotiques dans la culture dancehall jamaïcaine » in
Volume ! il 21 aprile 2020.In linea : http://journals.openedition.org/volume/5216 (consultato il 6 gennaio 2021),
p.118.
21
Ibid., p.127.
22
STALLYBRASS, P. E WHITE, A., The Politics and Poetics of Transgression, Ithaca, Cornell University
Press, 1986, p.191.
7
Il mito della moto esaltato da Jovanotti diviene dunque mito della mona grazie ad un gioco di
parole e di sonorità. La recuperazione del brano di Jovanotti si spiega anche grazie al tema
trattato. Il cantante inserisce nella sua canzone metafore sessuali sfumate ( “E penso che è la
mia/Mi sento il più gasato/ Pischelloche ci sia”) legate all’ambiguità semantica tra l’oggetto
motorizzato e il desiderio di possessione carnale per una ragazza (“Sei come la mia moto”). A
seconda Christian Béthune, la cultura afroamericana ha sempre avuto una propensione a
veicolare propositi osceni in modo ostentato. Questo si osserva nelle favole orali, negli scambi
informali della strada o ancora nei canti profani23. Verso 1970, affinché gli artisti non subiscano
procedimenti giudiziari per offesa ai buoni costumi nella cultura americana, la poetica del
“double entendre”24 (soprattutto dagli artisti blues) si sviluppa e tocca temi come
l’automobilistico ed il meccanico (oltre alla pasticceria o alla cucina). Il gruppo Pitura Freska,
centrato sul reggae e familiare con queste costruzioni semantiche, poteva facilmente sfruttare
questo tema ed essere più espliciti.
La mona è, in effetti, una parola del veneto che ha per riferimento l’organo genitale femminile.
Con questo lessema specifico, il gruppo sposta l’ambientamento statunitense a favore d’
un’iscrizione veneziana più locale. Gli anni 1990 vede l’emergenza d’una musica tipo rap/hip-
hop/reggae vista come catalizzatore culturale della rinascita politica del movimento
giovanile/studentesco d’opposizione degli anni 7025. A partire di 1989, la cultura hip hop
comincia ad essere integrata ed adattata al sistema mentale italiano e non solo importato dagli
Stati-uniti. Emerge dunque una scena hip hop italiana autonoma, fedele alla mentalità dei centri
sociali musicali che si dichiarano indipendenti d’un punto di vista economico e rivendicano le
loro specificità regionali. Questi centri sociali sono spesso stati presentati dai media come
luoghi privilegiati dei devianti, fuori norma, gioventù criminale italiana. Nonostante, la loro
costruzione in autonomia ha incitato questi artisti all’uso ed alla valorizzazione delle specificità
linguistiche dell’Italia affinché possano avere una più grande diffusione nazionale ma anche
per consolidare ed elaborare un’identità di gruppo distinta26.
23
BÉTHUNE, C., « L’explicite, l’implicite et le mineur : deux blues obscènes de Lucille Bogan » in Volume ! ,
CIEREC, université Jean Monnet, Saint-Étienne , il 21 aprile 2020. In linea
http://journals.openedition.org/volume/5266 (consultato il 6 gennaio 2021)
24
Questa strategia consiste nell’introduzione d’un divario tra senso esplicito (visto come innocente) e il senso
implicito/le connotazioni che l’autore introduce nella sua produzione in Ibid.
25
SANTORO, M., SOLAROLI, M., Op.cit, p.473
26
Ibid.
8
Analisi
Questa parte interpretativa è stata realizzata grazie all’aiuto dei miei amici padovani e del manager del gruppo
Pitura Freska, Luciano Fricchetti
Dalle prime righe, la rottura ma anche la somiglianza tra le due canzoni si segnala. Non è più
“la puzza di benzina” che attrae l’attenzione dell’io narrante ma una fonte olfattiva tutt’altra: la
mona (“La puzza di benzina mi fa girar la testa”/ “Co sento odor de mona vado via co la testa”).
Di più, il legame con l’ipotesto è enunciato per meglio sottolinearne l’allontanamento (“Mi no
so Jovanoti, so Pitura Freska”).
L’enunciatore, che pone la tematica centrale della canzone dall’inizio, si mette ipoteticamente
(con un “se” condizionale) in scena alla maniera d’un predatore alla ricerca della sua mona.
Afferma che, se vuole tirare a segno ed ottenere un resultato positivo cioè conquistare una donna
per avere un rapporto fisico con lei («Se voio andar dee bone »), deve limitare la sua ricerca e
le sue attese alle tardone (in dialetto veneto , il termine designa una persona avanti con l’età ma
che vuole sembrare più giovane. In questo contesto testuale, “cougar” è un sinonimo adeguato).
Nonostante, preferirebbe le più belle tardone e non le più schifose (l’auto discredito è limitato).
Di più, nell’eventualità d’una prova con adolescenti (sbarbine), sa che ha scarse possibilità di
successo («Se vado co 'le sbarbine me buto a becadine »).
Un’opportunità esisterebbe solo nel sesso facile («Se beco quele piu ganse » ) che non richiede
nessun investimento («le svletine» sono le ragazze di cui non si innamora, sono disinvolte,
libere) e la cui proposizione non viene dall’io narrante.
Un’altra alternativa è il porno (tipo di sesso fittizio e solitario), integrato nell’elenco di marche
di moto (Honda, Kawasaki, Harley Davison) con nomi di pornostars italiane come Cicioina e
la Moana.
9
Posizionare queste attrici porno sullo stesso continuum delle marche di moto suppone che l’io
narrante doti queste due “categorie” delle stesse caratteristiche. Sono entrambe visti come
oggetti di seduzione ostentati, visibili e desiderati da tutti benché poco accessibili nella realtà.
Che siano le moto o le donne, rimangono tutti dal canto della finzione, del parere.
L’osservazione allontanata (“rosse, bionde more stago mal se no 'le vedo”, i colori di capelli
sono metonimie per tutte le ragazze) è l’unica via di consumo soddisfacente. L’io prende le sue
distanze con una possibilità attualizzazione delle sue formulazioni, tutto rimane nell’ipotesi, nel
“quello che farebbe se succedesse”.
Benché l’io narrante stia proiettando simulacri passionali nel suo discorso e su un modo
ipotetico, non si attribuisce la capacità autonoma di superare i suoi desideri e di conquistare le
ragazze giovane. Rimane sulla formula dell’irreale del presente (in latino: si+ congiuntivo
imperfetto) piuttosto che sulla potenziale del presente (si+ congiuntivo presente/perfetto). Fa
dunque prova d’umorismo ovvero d’una contradizione assiologica interna27 correlata
all’autoironia (la distanza, l’innocuità e l’anomalia sono le basi del comico).
Quest’affermazione sarà valida per tutta la canzone.
27
COHEN, J., Comique et poétique », Poétique, 61 (1985), p.49-61.
10
Benché l’enunciatore si dica “mato per la mona”, non si concretizzano mai le sue attese. I luoghi
pubblichi dove lui potrebbe andare ad incontrare la donna (discoteche con musica house e
crecoete/extasi, fast-food - luogo legato ad un’idea di consumo rapido senz’implicazione) tanto
quanto le moto che potrebbero impressionare (“màchine, motori, che ghe sbòro me ne frego”
dove il “ghe sbòro” viene rinforzare “me ne frego”) non gli importano. Insomma, enuncia qui
che il mondo del parere (discoteche) e del consumo (fast-food, crecoete) gli dispiacciono. Egli
preferisce osservare (basta osservare!) tutte le donne, “i cui e le tette” piuttosto che fare la prova
con una. La discrezione e la solitudine sono l’appannaggio di quest’io.
Allorché l’enunciatore ripete la stessa cosa per tutta la canzone e sembra cosi impazzito dalla
sua ossessione («chiuncue co 'la ghe manca va fora col sarvèo »), giustifica il suo
comportamento ad un interlocutore potenziale (o forse monologa?) e dice che, se è ripetitivo, è
perché a chiunque manca la mona, va fuori di cervello (« no ste dirme ancora che digo senpre
cueo chiuncue co 'la ghe manca va fora col sarvèo »).
I desideri e le ossessioni per la mona - la ripetizione del tema non permette di dubitarne- di cui
l’io parlante testimonia possono essere riassunti a sogni erotici diurni e notturni d’un
adolescente vergine (“ma no 'la me casca mai”) alla scoperta della – sua - sessualità dopo il
periodo di fascinazione pre adolescente per le moto (“màchine, motori, che ghe sbòro me ne
frego rosse, bionde more stago mal se no 'le vedo ”). Non sicuro di lui o delle sue capacità di
seduzione (o soltanto con ragazze “gan'se”), l’io preferisce prendere il tempo di osservare,
rinviando la prova a tempi ulteriori. Nelle canzoni di Jovanotti, la costruzione d’una faccia
positiva è centrale e dipende spesso dell’appartenenza ad un gruppo e dell’imitazione d’un
modello. Nel nostro caso, l’io agisce da solo, in margine e non ha acquisto le regole sociali
idonee alla seduzione (non compra creme di bellezza, ecc.) Sembra che non sia abituato al
mondo dell’ostentato (discoteche) e che manchi d’audacia per affrontare nuove esperienze
come la droga. Alla maniera del biker di Jovanotti, le pretese dell’enunciatore nel campo delle
donne (“So mato per la mona”) sono limitate e deludenti. Preferisce concentrarsi sulle pratiche
intime e solitarie del porno e dell’osservazione che non necessitano di esporsi né di comprare
“goldoni, piroe, spirai”.
11
Allegati
La puzza di benzina
Mi fa girar la testa
Quando sto su di lei
È proprio la mia festa
Mi guardo quando passo
Sui vetri dei negozi
Mi accorgo che con lei
Mi sento proprio Fonzie
Non è mai preoccupata
Per essere sorridente
Basta una lucidata
E quando io la guardo
E penso che è la mia
Mi sento il più gasato
Pischelloche ci sia
12
Andiamo a farci un giro
Fossi in te io ci starei
Sei come la mia moto
Sei proprio come lei
Andiamo a farci un giro
Fossi in te io ci starei
Fig.1 : parole della canzone di CHERUBINI, L. detto JOVANOTTI (1989) La mia moto, FRI
Records, In linea : https://youtu.be/-025Maf_QL8 (consultato il 6 gennaio 2021).
13
Fig.2 : CHERUBINI, L. detto JOVANOTTI (1989) La mia moto, FRI Records, In linea
https://youtu.be/clHDwtUjYy8 (5:03)
14
Se vòio andar dee bone Se voglio andare da quelle belle
me buto co 'le tardone Mi butto con le tardone (un tardone = in italiano
indica una persona un po’ scema; le tardone = in
no 'le vòio co 'le grespe dialetto veneto vuol dire persona avanti con l’età ma
vòio 'le più cocone che vuole sembrare più giovane. In questo contesto
“cougar” è giusto)
Non le voglio con le rughe
Voglio le più coccone (altro termine che vuol dire
belle, un po’ più volgare)
Se vado co 'le sbarbine Se vado con le ragazze giovani
me buto a becadine “becadine” significa “beccare un po’ qua e un po’
se bèco cuee più gan'se là”)
vado de sveltine Se becco (trovo) quelle più facili (donna facile =
donna con la quale è facile avere un rapporto
sessuale)
Vado di sveltine (rapporto sessuale veloce e
occasionale)
Fast fud, discotèche, no me togo crecoete Fast food, discoteche, non compro pastiche (droga)
no me vanta l'house, preferisso cui e tete Non mi interessa l’house, preferisco culi e tette
no ste dirme ancora che digo senpre cueo Non dirmi che dico sempre la stessa cosa
chiuncue co 'la ghe manca va fora col sarvèo A chiunque manca (la mona) va fuori di cervello
15
Bibliografia
Bibliografia primaria:
Bibliografia secondaria:
BÉTHUNE, C., « L’explicite, l’implicite et le mineur : deux blues obscènes de Lucille Bogan »
in Volume ! , CIEREC, université Jean Monnet, Saint-Étienne , il 21 aprile 2020. In linea
http://journals.openedition.org/volume/5266 (consultato il 6 gennaio 2021).
BROWN, P., LEVINSON, S., Politeness : some universals in language usage, Cambridge
university press, New-York, 1987. In MAEDER, C., LROM2857, Linguistica e letteratura (corso).
Université catholique de Louvain, 2020.
GENETTE, G., Palimpsestes. La littérature au second degré, Paris, Seuil, 1992, coll. « Points.
Essais ».
MITCHELL, T., “Questions of Style: Notes on Italian Hip Hop» in Popular Music , Oct., 1995,
Vol. 14, No. 3 (Oct., 1995), pp. 333-348. Pubblicato da Cambridge University Press . In linea:
https://www.jstor.org/stable/853129 (consultato il 5 gennaio 2021).
SANTORO, M., SOLAROLI, M., “Authors and Rappers: Italian Hip Hop and the Shifting
Boundaries of "Canzone d'Autore"” in Popular Music , Oct., 2007, Vol. 26, No. 3, Special
Issue on Italian Popular Music (p. 463-488), Cambridge University Press. In linea:
https://www.jstor.org/stable/4500337 (consultato il 6 gennaio 2021).
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STALLYBRASS, P. E WHITE, A., The Politics and Poetics of Transgression, Ithaca, Cornell
University Press, 1986, p.191.
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