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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE
Rapporto tra INNOVAZIONE TECNOLOGICA e ARCHITETTURA
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Innovazione tecnologica= architettura è il miglioramento del rapporto tra architettura e ambiente.
Innovazione in ambito architettonico e tecnologico si intende la globalità di aspetti tecnologici e progettuali che caratterizzano l'ambito dell'edilizia allo scopo di
sviluppare soluzioni tecnologiche.
Settore delle costruzioni l’innovazione si presenta con carattere molteplice= sono compresenti e interagiscono profondamente realtà appartenenti all’industria
manifatturiera (materiali, prodotti, componenti, attrezzature) assieme a realtà facenti parte dell’industria dei servizi (società di progettazione, consulenti, società di
management), percorsi attraverso i quali l’innovazione può attuarsi sono molti variano in relazione alle diverse fasi del processo di progettazione e costruzione.
Tecnologie soft= tecniche di management e di marketing evolute, provenienti dai settori manifatturieri hi-tech e dal settore dei servizi tecnologici ad alto valore
aggiunto.
Tecnologie hard= tensione all’innovazione trainata con forza da una ricerca estetica
orientata alla spettacolarizzazione dell’architettura.
Contenimento dei consumi energetici= miglioramento del comfort interno e più̀ in generale sul versante dell’ottimizzazione delle prestazioni ambientali,
ambito privilegiato quello dei materiali e dei componenti. La “sostenibilità” ambientale rappresenta la possibilità ̀ di una innovazione tecnologica in architettura
MATERIALI e TECNOLOGIE:
Lastre composite ibride in legno di faggio: Con l'utilizzo di legno di faggio sia per le casseforme che per le armature in acciaio per la realizzazione
di lastre di legno- cemento composito, il consumo di energia può essere notevolmente ridotto. La lastra di composito è costituito da una piastra sottile faggio
LVL(spessore 40- 60 mm) e uno strato di calcestruzzo (spessore 120-160 mm). Una speciale dentellatura è utilizzata per il collegamento; Legno e cemento sono collegati
tramite delle dentellature di 15 millimetri nella piastra di legno di faggio, che trasmettono la forza di taglio attraverso il contatto a compressione dei due materiali.
Pareti interne in cartone: Il cartone Eco-Friendly viene usato per costruire nuovi muri. I materiali riciclati impiegati nella produzione di elementi strutturali
di cartone sono abbondanti e facilmente disponibili. Questi materiali sono poco costosi e hanno un minore impatto sull'ambiente rispetto ad un muro in materiali
tradizionali attuali.
SOSTENIBILITA’: Termini sostenibilità e sviluppo sostenibile sono entrati nel vocabolario quotidiano da anni. Concetto di sostenibilità
venne introdotto per la prima volta stava a significare la capacità di mantenere inalterate nel corso del tempo una certa entità un risultato o un processo.
Responsabilità verso il futuro
«L'umanità ha la capacità di rendere lo sviluppo sostenibile, al fine di garantire che esso soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle
generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (1987), Our Common Future (1987)
Un quadro decisionale
«... lo sviluppo economico, lo sviluppo sociale e la protezione dell'ambiente sono interdipendenti e si rafforzano reciprocamente in qualità di componenti dello sviluppo
sostenibile, che è il quadro di riferimento per i nostri sforzi per raggiungere una migliore qualità della vita per tutti gli uomini».
Vertice mondiale sullo sviluppo sociale (1995), la Dichiarazione di Copenaghen sullo sviluppo sociale
I tre obiettivi generali
«Questi sforzi saranno anche promuovere l'integrazione delle tre componenti dello sviluppo sostenibile, lo sviluppo economico, lo sviluppo sociale e la protezione
dell'ambiente, come pilastri interdipendenti e che si rafforzano a vicenda. Lo sradicamento della povertà, il cambiamento dei modelli insostenibili di produzione e di
consumo, così come il proteggere e gestire le risorse naturali per lo sviluppo economico e sociale sono obiettivi di portata globale e requisiti essenziali per lo sviluppo
sostenibile».
Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (2002), Piano di attuazione, a pagina 8, comma 2
I principali eventi - le tappe storiche
1987, Commissione ONU su Ambiente e Sviluppo, presieduta da Gro Harlem Brundtland, Our Common Future;
1992, ONU, Summit Mondiale, Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo;
2001, UE, VI Piano d’Azione Ambientale 2002–2010, Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta;
2002, Assemblea Generale delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, Johannesburg world Summit 2002, people, placet and prosperity,
Johannesburg.
1987: Lo Sviluppo Sostenibile è uno sviluppo in grado di garantire il soddisfacimento dei bisogni attuali senza
compromettere la possibilità delle generazioni future di far fronte ai loro bisogni.
1991: "(...) un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi
di supporto, dai quali essa dipende”.
L’economista Hermann Daly ha individuato tre condizioni generali: il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non deve essere superiore al loro tasso di rigenerazione;
l'immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell'ambiente non deve superare la capacità di carico dell'ambiente stesso; lo stock di risorse non rinnovabili deve restare
costante nel tempo.
1994: “sviluppo che offre servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità,
senza minacciare l’operabilità dei sistemi naturali, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi”.
Le tre dimensioni economiche, sociali ed ambientali sono correlate.
Agenda 21: sostenibilità ambientale, intesa come capacità di mantenere nel tempo qualità e riproducibilità delle risorse naturali, di
preservare la diversità biologica e di garantire l’integrità degli ecosistemi.
sostenibilità economica, intesa come capacità di generare in maniera duratura reddito e lavoro e di garantire un uso razionale delle risorse
disponibili.
sostenibilità sociale, intesa come capacità di garantire equità nell’accesso a beni e a condizioni di benessere,
sostenibilità istituzionale, intesa come capacità di assicurare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione, informazione, formazione e
giustizia.
Per garantire lo sviluppo sostenibile si deve adottare una programmazione di lungo termine al fine di prendere in considerazione l’impatto sul
benessere delle future generazioni.
Lo sviluppo sostenibile secondo la legge italiana
Il concetto di sviluppo sostenibile in Italia, alla luce del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale" con le modifiche apportate dal D. Lgs 16 gennaio
2008, n. 4, è così definito:
Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo
sostenibile, al fine di garantire all'uomo che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere
la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future.
L’Agenda 2030 e gli OSS
I 17 nuovi obiettivi, declinati in 169 target specifici, possono essere suddivisi in tre macroaree:
porre fine della povertà estrema,
combattere disuguaglianza e ingiustizia,
contrastare i cambiamenti climatici e il degrado ambientale.
PROGETTAZIONE SOSTENIBILE INTEGRATA: L’approccio globale interdisciplinare della progettazione integrata consente di
razionalizzare tutti gli aspetti del progetto combinando metodologie tradizionali e innovative. La sostenibilità̀ del processo costruttivo edilizio richiede una progettazione
versatile ed integrata in tutte le sue fasi: dalla scelta dei materiali da costruzione (ecosostenibili e riciclabili) alla progettazione degli impianti tecnici, dall'innovazione
tecnologica dei componenti costruttivi alla progettazione architettonica complessiva. Considerando crescente esigenza di integrazione di competenze per il reale
sviluppo di una edilizia innovativa ed al tempo stesso sostenibile è necessario porre l’attenzione verso la qualità architettonica ed alla compatibilità ambientale della
costruzione. Una efficace progettazione integrata è in grado di dimostrare che è possibile ottenere:
-l’ottima integrazione delle tecnologie di produzione ad energie rinnovabili con l’architettura e gli elementi formali propri dell’edilizia residenziale
-il raggiungimento di una pressoché́ totale autonomia dell’edificio nei consumi energetici, con l’utilizzo di dispositivi ed apparecchiature innovative.
-l’autonomia delle unità abitative o dei singoli edifici nella gestione del sistema di produzione energetica
-il contenimento del tempo di ritorno degli investimenti effettuati per lo sfruttamento delle energie rinnovabili
-una sensibile riduzione delle emissioni di CO2 nel sito di costruzione.
- La progettazione integrata è dunque un approccio metodologico per realizzare edifici con elevato livello di sostenibilità,̀ evitando o riducendo possibili extra costi;
-Richiede dunque competenze specifiche su diverse tematiche e procede a partire dallo studio di strategie per l’intero edificio, attraverso livelli di dettaglio sempre
maggiori per realizzare soluzioni integrate ottimali.
Progettazione INTEGRATA vs CONVENZIONALE
Approccio convenzionale: Approccio integrato:
È DI TIPO SINERGICO
SOGGETTI COINVOLTI SONO TUTTI ATTIVI FIN DALLE PRIME FASI PROGETTUALI
È DI TIPO LINEARE
I SOGGETTI COINVOLTI NELLA PROGETTAZIONE NON IL RISULTATO FINALE E’SEMPRE CONTROLLABILE E MODIFICABILE
LAVORANO IN SINERGIA MA IN SEQUENZA.
IL RISULTATO FINALE E’ DIFFICILMENTE PREVEDIBILE
Cos’e’ la bioedilizia, O meglio l’edilizia bioecologica?= Letteralmente costruire, edificare rispettando la vita bios e l’ambiente
ecos.
La bioedilizia è la scienza che si propone di realizzare un ambiente abitativo sano ed armonico. L’elemento determinante è che attraverso
un rapporto con l’ambiente abitativo rispettoso della dignità umana e conforme alle esigenze naturali è possibile condurre una vita sana,
interiormente armonica ed in sintonia con l’esterno.
Per la bioedilizia ogni singolo intervento edilizio deve tendere al bilanciamento tra le esigenze di ecosostenibilità (costo energetico
complessivo) e di biocompatibilità (salute umana).
ARCHITETTURA BIOECOLOGICA
ANAB – Associazione Nazionale Architettura Bioecologica: E’ la prima e più importante associazione italiana nel campo del
costruire sostenibile e coinvolge circa 5000 persone tra professionisti ed operatori in tutto il territorio nazionale.
L'Architettura Bioecologica è un'Architettura fatta per la protezione della vita; Attenta e rispettosa alla qualità̀ della salute di utenti ed
abitanti negli ambienti costruiti, in grado di creare edifici ed abitati che siano dei veri e propri organismi viventi (bio), Impegnata a realizzare,
sotto tutti i punti di vista, un armonico equilibrio con i luoghi nei quali i manufatti si inseriscono e necessariamente trasformano (ecologica).
I marchi ANAB - PRODOTTO CERTIFICATO PER LA BIOEDILIZIA identifica prodotti edili che producono un ridotto impatto ambientale, rispettando i
requisiti per i materiali da costruzione previsti nell’ambito dei più importanti sistemi di certificazione e valutazione degli edifici, quali ITACA, LEED,
SB100, e forniscono la garanzia del rispetto della salute e della sicurezza degli utenti finali e dei lavoratori.
1987= Bioarchitettura Termine coniato da un’associazione nazionale – l’Istituto nazionale di Bioarchitettura – INBAR.
Confluiscono i temi dell’architettura ecologica e della bioedilizia. L’obiettivo della bioarchitettura è quello di riportare l’edificio entro un
corretto rapporto con il luogo, in ogni sua accezione di territorio naturale e antropico, ampliando la visione ecologica sulla base di
considerazioni storiche e antropologiche.
Ugo Sasso, bioarchitetto fonda nel 1991 a Bolzano l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura.
radiazione. L’involucro edilizio costituisce la superficie di controllo che delimita il sistema termodinamico “edificio”, e ha la funzione di
controllare i flussi di energia e massa al fine di garantire le condizioni di comfort negli ambienti confinati, di contenere i consumi
energetici e gli impatti dell’ambiente esterno.
APPROCCIO PRESTAZIONALE= complesso di relazioni obiettivi-attività-funzioni e esigenze-requisiti-prestazioni.
La normativa esigenziale-prestazionale definisce quindi il comportamento in esercizio (in opera) che ci si aspetta della soluzione
tecnologica prescelta, le cui caratteristiche devono soddisfare il sistema di esigenze, in relazione alle attese dall’utenza.
Si differenziano pertanto:
Requisiti, che costituiscono la richiesta rivolta ad un dato elemento edilizio affinché presenti caratteristiche tali da soddisfare determinate
esigenze, in condizioni d’uso prefissate ed in presenza di determinati fattori esterni;
Specifiche di prestazione, che associano ad ogni requisito dei livelli di soddisfacimento, con parametri tecnico-scientifici, ovvero
l’indicazione dei valori che devono essere assicurati, e dei metodi di verifica o criteri di valutazione, attraverso procedure unificate di
calcolo, prove sperimentali standardizzate in opera e/o in laboratorio, o criteri di giudizio tendenzialmente univoci.
CLASSI ESIGENZIALI E REQUISITI secondo I REQUISITI DELLA REGIONE E.R.= Ricalcando la Direttiva CE 89/106, la Regione
Emilia-Romagna ha sviluppato un Regolamento Edilizio Tipo, che funge da riferimento per l’elaborazione dei Regolamenti Edilizi
comunali= cura gli aspetti tecnologici e ambientali attraverso una serie di famiglie di REQUISITI che l’edificio deve avere. All’atto della
presentazione del progetto, il progettista deve verificare che l’opera sia conforme a tutti i requisiti previsti per quel tipo di opera.
I REQUISITI TECNOLOGICI DELL’INVOLUCRO
1.Isolamento termico= L’isolamento termico è la capacità della parete di conservare la superficie interna a temperature vicine
a quelle dell’aria ambiente, evitando l’effetto sgradevole di “parete fredda” ed il rischio di condensazioni superficiali o fenomeni di
termoforesi (trasmissione del calore). Risulta decisiva, specialmente nelle regioni a clima freddo, la presenza di uno strato di isolamento
termico, la continuità del quale garantisce l’uniformità delle temperature. Un’eterogeneità della temperatura superficiale (il cosiddetto
ponte termico) aumenta i rischi sopra menzionati.
Il modello che meglio risponde al soddisfacimento del requisito è quello della parete isolata esternamente, che presenta una maggiore
facilità di correzione dei ponti termici di struttura. Nel caso dell'isolamento interno o nell'intercapedine, si dovranno adottare particolari
accorgimenti per correggere i ponti termici e i rischi relativi.
Definizioni: trasmittanza termica: flusso di calore che passa attraverso una parete per m2 di superficie della parete e per
grado K di differenza tra la temperatura interna ad un locale e la temperatura esterna o del locale contiguo.
trasmittanza termica periodica YIE (W/m2K): parametro che valuta la capacità di una parete opaca di sfasare e attenuare la
componente periodica del flusso termico che la attraversa nell’arco delle 24 ore, definita e determinata la norma UNI EN ISO 13786:2008 e
successivi aggiornamenti.
2.Controllo dell’inerzia termica= L’inerzia termica determina la capacità dei materiali di attenuare e ritardare l’ingresso in
ambiente dell’onda termica, dovuta alla radiazione solare incidente sull’involucro edilizio, dipende dallo spessore del materiale, dalla
capacità termica e dalla sua conduttività. L’inerzia termica di un elemento consiste nella capacità di opporsi al passaggio del flusso di
calore e di assorbirne una quota, senza rilasciarlo in maniera immediata, contribuendo dunque al contenimento delle oscillazioni della
temperatura interna.
Conduttività= La conduttività termica è definita dal rapporto tra il flusso di calore che attraversa il materiale in regime stazionario e
il gradiente di temperatura che provoca il passaggio del calore; misura l’attitudine di un materiale alla trasmissione del calore.
Tanto minore è la conduttività di un elemento tanto migliore sarà la sua capacità di trattenere il calore, ovvero a non trasmetterlo.
Capacità termica= La capacità termica di un materiale o di un elemento è la quantità di calore necessaria per far variare di 1°C la sua
temperatura: è data dal prodotto tra la massa del corpo [kg] e il suo calore specifico [kJ/kgK], ovvero dal prodotto tra la sua densità ρ
[kg/m3] e il calore specifico.
L'aumento della massa della parete permette di aumentare l'inerzia termica dell'edificio.
Le soluzioni costruttive che utilizzano pareti leggere, con pannelli in legno o materiali plastici, sono pertanto quelle che offrono l'inerzia
termica più ridotta. Le cosiddette pareti "pesanti" offrono invece una maggiore inerzia termica, che dipende a sua volta dalla posizione
dell'isolante nella stratificazione del modello di involucro funzionale. Nello specifico, il modello della parete isolata dall'esterno è quello
che consente la maggiore inerzia termica.
L’inerzia termica influenza fortemente il comportamento termico dinamico della parete, ovvero la sua capacità di reagire a sollecitazioni di
temperatura variabili nel corso del tempo, come accade principalmente durante la stagione estiva.
Lo sfruttamento dell’inerzia termica è perciò fondamentale nei climi che hanno un’ampia escursione termica giornaliera.
Inerzia termica, sfasamento e smorzamento
SMORZAMENTO = attenuazione dell’ampiezza delle variazioni della temperatura superficiale interna rispetto a quella esterna; è tanto
maggiore quanto maggiore è l’isolamento termico (λ).
SFASAMENTO = intervallo di tempo con cui le variazioni di temperatura esterna si trasmettono all’interno; è tanto maggiore quanto
maggiore è la capacità termica volumica della muratura (ρcp).
3.CONTROLLO DEL FATTORE SOLARE
Il fattore solare è il parametro che indica l’attitudine di un componente trasparente a lasciarsi attraversare dalla
radiazione solare= rappresenta la frazione di energia solare che entra in ambiente, dopo aver attraversato il materiale trasparente,
rispetto alla quantità di energia solare incidente; si esprime sempre in percentuale, come il rapporto tra la quantità di energia incidente e
quella entrante, con valori compresi tra 0 ed 1.
gV: fattore solare dell’elemento trasparente
gTOT: fattore solare combinato della vetrata e dell’eventuale protezione solare.
Fattore di trasmissione solare totale (ggl+sh) della componente
finestrata= Tutte le zone 0,35
4. Controllo delle condense interstiziali= Le condensazioni che possono verificarsi nella massa della parete, sono
connesse, da una parte alla produzione di vapore acqueo negli ambienti occupati, dall'altra dalla messa in equilibrio dei materiali
igroscopici, provocano il degrado fisico e funzionale degli strati costituenti. Conseguenze dirette sono le infiltrazioni e macchie di umidità
sul rivestimento interno ed esterno, oltre al degrado della resistenza termica dell'isolante . Il modello più sensibile al rischio di
condensazione nella massa è quello dell'isolamento all'interno, per il quale è necessario prevedere la presenza di una barriera al vapore,
in caso di ambienti a forte produzione di vapore acqueo. Nel caso delle pareti isolate all'esterno il supporto resistente gioca, invece il ruolo
di barriera per il vapore che si genera negli ambienti interni. Nel caso delle pareti isolate all'esterno il supporto resistente gioca, invece il
ruolo di barriera per il vapore che si genera negli ambienti interni.
In un componente edilizio posto fra due ambienti si può avere condensazione interstiziale quando il vapore acqueo che lo attraversa
condensa all’interfaccia fra due strati oppure all’interno dei pori dei materiali che costituiscono gli strati del componente edilizio stesso.
Tra i più noti metodi di valutazione del rischio di condensazione interstiziale sono quelli del tipo di Glaser, che considerando la diffusione del
vapore acqueo e indicano rischio di condensazione interstiziale quando la pressione parziale del vapore (ovvero la differenza di pressione
fra i due ambienti separati dal componente edilizio) raggiunge la pressione di saturazione. La formazione di condensa avviene quando la
pressione di vapore d'acqua è superiore o uguale alla pressione di saturazione.
5.Tenuta all’aria= La tenuta all’aria è garantita dalla realizzazione, tra le parti apribili e quelle fisse, di due superfici di battuta
intercalate da una camera d’aria.
6.Tenuta all’acqua= Riguarda l’attitudine delle chiusure verticali e delle chiusure superiori ad impedire l’infiltrazione di acqua
battente nelle zone in cui l’acqua rischia di danneggiare la chiusura stessa o raggiungere l’interno degli edifici, o comunque ambienti e/o
elementi che non siano stati progettati per essere bagnati; va controllata la tenuta all’acqua delle pareti esterne, in caso di presenza di
giunti verticali e soprattutto in corrispondenza del contatto parete verticale esterna - pavimentazione. Va inoltre controllata l’attitudine
degli infissi esterni ad impedire l’ingresso di acqua battente.
I MODELLI DI INVOLUCRO= Si possono descrivere le prestazioni energetiche dell’involucro architettonico secondo quattro
modelli di controllo ambientale:
Involucro conservativo, caratterizzato da un tipo di controllo ambientale che utilizza grandi masse murarie con poche aperture per ridurre le
dispersioni termiche nelle varie stagioni dell’anno.
Involucro selettivo, che si caratterizza per un controllo ambientale basato su principi generali analoghi all’involucro conservativo ma con
l’introduzione di grandi pareti trasparenti per l’illuminazione e il riscaldamento passivo (Ad esempio la parete trasparente semplice o doppia
con dispositivi per il controllo solare).
Involucro rigenerativo, che affida a sistemi impiantistici tutti i problemi del controllo ambientale e assume l’involucro esclusivamente come
barriera per diminuire l’interazione tra l’interno e l’esterno.
Involucro eco-efficiente o ambientalmente interattivo o bioclimatico avanzato, che propone un controllo basato sull’armonia tra ambiente
esterno ed edificio con la possibilità di gestire i complessi flussi di energia attraverso le modifiche dell’intorno, la forma dell’edificio,
l’organizzazione degli spazi interni e le configurazioni e azioni dell’involucro.
Reyner Banham, vissuto tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti, fu il primo a proporre quattro
modelli energetici:
conservativo,
selettivo,
rigenerativo,
bioclimatico.
Essi costituiscono i modelli che denotano le caratteristiche energetiche di una struttura edilizia, definendone le tecnologie (innovative o
meno) utilizzate per la protezione dagli agenti esterni e lo sfruttamento degli elementi naturali per la climatizzazione passiva degli
ambienti.
Modello energetico conservativo= si basa sull’impiego di grandi masse murarie con grandi spessori, poche aperture di dimensioni ridotte e
volumi compatti. L’intento è quello di aumentare al massimo l’inerzia termica dell’involucro edilizio per evitare che le condizioni termo-
igrometriche ricreate all’interno si disperdano all’esterno. Lo si adotta per climi estremi, caratterizzati da valori eccessivamente alti e bassi
delle temperature.
Modello energetico selettivo=Vuole filtrare dall’esterno le condizioni climatiche che si desidera ottenere all’interno. Per questo motivo si
avvale di elementi tecnologici che lasciano passare la luce del sole per il riscaldamento passivo e l’illuminazione. E’ tipico dei climi tropicali,
caratterizzati da alti valori dell’umidità relativa, ventilazione e soleggiamento.
Modello energetico rigenerativo= si affida agli impianti di condizionamento artificiale per ricreare all’interno dell’edificio le condizioni
termo-igrometriche desiderate. Un modello che ha senso e può essere definito “eco” solo quando le macchine di cui si serve sono
alimentate con energia derivata da fonti rinnovabili. E’ ideale a tutte le latitudini: si addice a qualsiasi tipo di clima.
Modello bioclimatico avanzato= E’ anche detto ecoefficiente o ambientalmente interattivo, propone una totale armonia tra contesto ed
edificio, una simbiosi che consente di ottenere condizioni climatiche interne ottimali. La progettazione architettonica sarà fatta considerando
la presenza e l’importanza di elementi naturali vento, sole e terreno.
Modello di involucro passivo=Con il termine involucro passivo si vuole indicare un sistema tecnologico capace di sfruttare l’energia
naturale disponibile in loco in combinazione con i componenti architettonici. In generale possiamo dire che l’involucro passivo:
massimizza il guadagno solare diretto perché dotato di estese superfici vetrate sulle pareti esposte alla radiazione solare;
prevede spazi cuscinetto per la protezione dal freddo e serre per sfruttare l’energia solare nel periodo invernale;
favorisce la ventilazione naturale;
utilizza l’aria esterna per raffreddare le strutture edilizie nel periodo notturno.
Modello di involucro attivo= L’involucro edilizio diviene attivo quando non solo supporta ma integra i sistemi impiantistici (quelli per la raccolta
e la trasformazione dell’energia solare e per la ventilazione artificiale degli ambienti interni).
Alcuni esempi di involucri attivi:
involucri dotati di collettori solari ad aria o ad acqua;
involucri dotati di pannelli fotovoltaici;
involucri dotati di vetrate ventilate (quando funzionano da batteria di preriscaldamento
dell’aria nel periodo invernale prima di inviarla alla centrale di trattamento aria, oppure da recuperatori di calore).
Modello di involucro ibrido= L’involucro ibrido è insieme passivo e attivo, ma anche polivalente, perché in grado di svolgere funzioni che in passato
erano affidate ad apparati tecnologici di differente natura, e dinamico, perché in grado di modificare le sue prestazioni fisico-tecniche nel tempo, in
relazione alle circostanze climatiche e alle esigenze degli occupanti.
Involucro integrato ad impianti per la produzione di energia= Nasce dall’integrazione della facciata e degli impianti di climatizzazione
estiva e invernale. Può essere costituita da montanti e traversi in acciaio in cui scorre fluido caldo o freddo alimentato dalla centrale
termica, a seconda delle stagioni. Il calore viene erogato con questa tipologia impiantistica principalmente per irraggiamento, con un
funzionamento del tipo “a termostriscia”. Il vantaggio è dovuto al fatto che servono basse temperature di esercizio e i costi impiantistici
sono contenuti visto che non sono richieste apparecchiature terminali. In questo modello di involucro il concetto di una buona integrazione
presuppone che gli impianti siano progettati simultaneamente con la concezione dell’organismo edilizio.
Involucro ipersisolato= sfrutta in genere le tecnologie stratificate struttura/rivestimento (S/R) che hanno la possibilità di calibrare le
stratificazioni e rispondere puntualmente ai requisiti previsti in fase progettuale. Dal punto di vista termico un involucro leggero e
iperisolato si comporta in maniera totalmente differente da uno massiccio, in esso infatti non si verificano i fenomeni di smorzamento e di
sfasamento, tipici degli involucri massivi, ma si ha una diminuzione del passaggio di calore; più l’edificio è isolato più elevata è la resistenza
termica che si oppone al passaggio di calore: l’involucro sostanzialmente ha un comportamento adiabatico. I punti chiave sono il
miglioramento della resistenza termica delle parti opache e di quelle trasparenti, e una tenuta all’aria pressoché perfetta.
Involucro ventilato= Può essere considerato come una chiusura opaca a isolamento dinamico, infatti attraverso il fluire variabile al suo
interno di aria caratterizzata da una determinata temperatura, è in grado di far variare “dinamicamente” il suo comportamento termico.
Doppio involucro= Appartiene alla categoria dei sistemi di chiusura a isolamento dinamico. Questo sistema, nato nei paesi nordici, per
essere realmente efficace deve essere progettato ad hoc, deve cioè tenere conto della specificità̀ climatica del sito. Questi involucri
possono essere classificati utilizzando l’origine dell’aria di ventilazione, il tipo di ventilazione, o la destinazione dell’aria di ventilazione.
Involucro interattivo multimediale= Si tratta di un sistema ottenuto grazie alla retroproiezione di immagini su vari supporti trasparenti:
vetro a visione angolare, a punti iridescenti, a micro-opalizzazione iridescente. Il vetro o il materiale iridescente consente l’apparenza di
immagini di buona qualità sulla trasparenza, assicurando nel contempo visibilità dall’interno verso l’esterno, permettendo inoltre la vista e
il passaggio della luce attraverso le vetrate.
Involucro evoluto a comportamento dinamico= Lo scopo attuale della progettazione è volto alla identificazione di modelli applicativi, di
soluzioni e di possibilità̀ offerte dagli involucri, sino alla definizione dei parametri fisici e tecnici e con particolare attenzione alle
metodologie di analisi ed approccio progettuale, indispensabili per valorizzare la performance energetico - ambientale a completamento
del concetto di qualità̀ del progetto architettonico dell’involucro.
Il termine involucro evoluto rimanda all’idea di una soluzione che deriva dall’elaborazione, dalla trasformazione e dal perfezionamento di
un sistema tecnologico o un materiale di origine tradizionale; l’espressione a comportamento dinamico dichiara, invece, i principi di
funzionamento che sottendono alla definizione delle prestazioni offerte da queste innovative chiusure esterne.
IL BILANCIO ENERGETICO DELL’EDIFICIO= L’involucro termico ha la funzione di ridurre gli scambi termici tra interno ed esterno:
in inverno deve diminuire le perdite di calore e in estate prevenire il surriscaldamento delle strutture. Il Bilancio di flussi di energia
scambiati tra interno ed esterno dell’edificio attraverso l’involucro esprime il fabbisogno termico annuale (Qh ), cioè la quantità̀ di energia
necessaria per ottenere la temperatura interna desiderata.
Differenza di temperatura e durata del periodo di riscaldamento sono inclusi nella valutazione dei gradi giorno –
somma delle differenze positive tra la temperatura interna fissata a 20°C e la temperatura esterna media giornaliera
per tutti i giorni del periodo annuale di riscaldamento (G )– i gradi giorno sono indicati per tutti i comuni nell’allegato
T
A del DPR 23 agosto 1993 n.412.
Le perdite di calore attraverso i singoli elementi di involucro vengono corrette moltiplicandole per un fattore che tiene
conto degli spazi o superfici “diaframma” (F): gli elementi a contatto con l’aria esterna hanno fattore pari a 1, quelli a
contatto con la terra un fattore pari a 0,5, quelli a contatto con ambienti non riscaldati un fattore pari a 0,5.
E’ possibile definire il ponte termico come quella configurazione strutturale o geometrica che produce
una deviazione del flusso termico ovvero una discontinuità nella struttura e nell’elemento.
Si distinguono due tipologie di ponte termico: Discontinuità di forma- geometria,Discontinuità di
materiale
Gt: differenza di temperatura tra l’ambiente esterno e l’ambiente interno durata del periodo di riscaldamento
I gradi giorno GG ( GG ) sono definiti dalla somma, estesa agli n giorni del periodo entro il quale è previsto l’utilizzo
dell’impianto di riscaldamento, delle differenze positive tra la temperatura interna fissata a 20°C e la temperatura
esterna media giornaliera. I gradi giorno costituiscono un parametro proporzionale al fabbisogno di energia di un
edificio.
I gradi ora GH corrispondono ai gradi giorno moltiplicati per le 24 ore. GG Parma = 2502
Qu = Qs + Qi
Qs = Fs× Fc× g × Aw × qs
Fs è il fattore di Ombreggiatura dovuto a ostruzioni esterne che impediscono ai raggi solari di colpire la finestra (UNI TS 11300-1)
FC è il fattore di riduzione che tiene conto della presenza del telaio,
di schermature interne alla finestra, della sporcizia del passaggio non perpendicolare della luce attraverso la finestra – un valore ricorrente è
0,45
g è la trasmittanza totale dei vetri in condizione di incidenza
perpendicolare dei raggi del sole
Aw è l’area lorda delle finestre calcolata per ogni esposizione
qs è l’irradiazione solare globale sulle superfici vetrate verticali durante il periodo di riscaldamento – i valori mensili per ogni esposizione sono
contenuti nella tabella UNI10349, prospetto VIII, per ogni capoluogo di provincia
persone presenti
elettrodomestici in funzione
lampade accese, in particolare quelle ad incandescenza
apparecchi che producono acqua calda (tipo scaldabagno)
fornelli durante la cottura dei cibi.
Si ipotizza un apporto delle fonti interne pari a 2,1 W/mq per ogni mq di superficie abitata, che in Germania, dove il periodo medio di
riscaldamento è di 225 giorni (pari a 5400 h gradi ora), contribuisce per 11 kWh/mq, in Italia essendo più breve il periodo di riscaldamento
è di 9 kWh/mq.
in granulometria opportuna, di leganti idraulici e di speciali resine addittivanti. Successivamente, questi intonaci sono protetti da rivestimenti
che devono essere traspiranti con funzioni di finitura e antimeteoriche.
Parete ventilata isolata= La realizzazione di facciate ventilate isolate consente di ottenere importanti vantaggi legati alla
prestazione globale dell’involucro. La soluzione varia in base al tipo di intercapedine che si crea, al materiale isolante interposto e al
materiale di finitura esterna messo in opera. I vantaggi sono legati all’incremento delle singole prestazioni legate al:
Comportamento acustico. Il rivestimento esterno delle facciate ventilate favorisce la riflessione delle onde sonore incidenti provenienti
dall’esterno.
Comportamento al fuoco. Nell’applicazione a facciata ventilata, l’incombustibilità dell’isolante è particolarmente importante poiché le
correnti d’aria che si generano all’ interno dell’intercapedine possono facilitare la rapida propagazione di fumo e fiamme.
Comportamento termo-igrometrico. In una facciata ventilata si effettua un isolamento continuo anche in corrispondenza degli elementi
strutturali, con conseguente correzione dei ponti termici. L’esecuzione di un isolamento dall’esterno consente di sfruttare in modo efficace
l’inerzia termica del paramento, ottenendo un miglior controllo delle temperature interne con conseguenti vantaggi in termini di comfort.
Dal punto di vista tecnologico, il sistema si compone di tre strati tecnici interconnessi:
uno strato isolante applicato alla parete perimetrale, costituito da pannelli semirigidi incollati al paramento o fissati con tasselli, o fissati
soltanto con tasselli; un’intercapedine ventilata, di 2-4 cm; un rivestimento esterno, costituito da diversi materiali quali lastre di vario tipo,
doghe, lamiere lavorate, intonaco armato, materiali lapidei o cementizi, che deve proteggere efficacemente l’isolante dagli agenti atmosferici.
Copertura piana isolata all’intradosso= La tecnica consiste nella coibentazione del solaio dall’interno e risulta
particolarmente utile in quei casi in cui sia impossibile eseguire la coibentazione sull’estradosso del solaio, che rimane comunque la tecnica di
coibentazione da preferirsi poiché particolarmente adatta ad eliminare i ponti termici e il conseguente rischio di condense. La tecnica comporta
la posa in opera di pannelli isolanti, in genere prefiniti, da incollare sull’intradosso della soletta. In altri casi si utilizza un pacchetto costituito
da componente isolante e gesso rivestito con alluminio. Lo spessore dei pannelli è funzione delle dispersioni termiche della copertura, ma
non inferiore a 2 cm.
Il sistema tecnologico di copertura a falda o piana basa il suo modello di funzionamento sui seguenti aspetti tecnici:
Il controllo dell’impermeabilità all’acqua per mezzo dell’elemento di tenuta.
Il controllo del flusso di calore attraverso la presenza di uno strato isolante·
Il controllo della formazione di condensa interstiziale mediante la ventilazione e/o tramite l’aggiunta di uno strato di controllo alla diffusione del
vapore.
Copertura piana isolata all’estradosso= L’isolamento di una copertura piana dall’esterno consente di intervenire molto
efficacemente in quelle coperture che per vetustà o carenze tecniche non sono più in grado di garantire il confort termico. Il sistema
comporta l’applicazione al di sopra della struttura esistente (solaio, massetto per creare la pendenza, manto impermeabile esistente con
funzione di barriera al vapore), di un nuovo strato isolante, di un nuovo manto impermeabile ed infine, di una protezione del manto stesso
conforme all’uso che tale copertura dovrà avere: ghiaia ed argilla espansa se non praticabile, pavimentazione se praticabile.
Copertura a falda isolata all’estradosso= Dopo aver opportunamente collocato sull’assito del tetto (o sul piano della
falda), un materiale idoneo a svolgere la funzione di controllo al vapore e tenuta all’aria, posizionare in corrispondenza della linea di gronda un
listello con funzione di fermo per i pannelli termoisolanti. Realizzare in seguito l’isolamento termoacustico posando i pannelli a giunti sfalsati.
Applicare sul lato superiore dell’isolante uno strato di tenuta all’acqua ad elevata permeabilità al vapore.Per la posa in opera di un tetto
ventilato, realizzare un’orditura supplementare di listelli dello spessore di almeno 5 cm, posizionati perpendicolarmente rispetto alla linea
di gronda, in corrispondenza delle travi strutturali sottostanti, alle quali devono essere fissati mediante viti di adeguata lunghezza (che
attraversino lo strato isolante). In seguito, fissare meccanicamente, in direzione parallela alla linea di gronda, i listelli portategola, aventi
dimensioni e passo idonei a supportare il manto di copertura sovrastante.
Copertura a falda isolata all’intradosso= L’isolamento all’intradosso prevede la posa in opera dell’isolante
direttamente tra gli elementi strutturali della falda (che può essere in listelli di legno, ferro o travetti prefabbricati).
I pannelli in materiale morbido sono particolarmente indicati in questa applicazione per la loro facilità di taglio e per l’adattabilità ad
eventuali irregolarità del sistema. Nel caso fosse necessario è possibile posizionare uno strato continuo aggiuntivo di isolante incrementando
cosi in modo significativo il livello di resistenza termica del sistema di copertura. Per garantire un adeguato comportamento igrometrico del
pacchetto di chiusura, è necessario che il pacchetto di coibentazione sia protetto verso l’interno da un’adeguata barriera al vapore che
deve essere continua, senza interruzioni. La soluzione tecnica consiste in una copertura discontinua a falde inclinate con elemento portante
in legno. È isolata termicamente all’intradosso del tavolato in legno mediante un pannello isolante posizionato tra gli elementi portanti della
copertura.
Isolamento dell’ultimo solaio interno all’estradosso non calpestabile
Un adeguato isolamento all’estradosso dell’ultimo solaio nel caso di coperture non isolate, o poco isolate, consente di ridurre al minimo le
dispersioni termiche e di ottenere un buon isolamento acustico sfruttando uno spazio inutilizzato. Le dispersioni termiche che avvengono
attraverso la copertura sono sempre piuttosto consistenti. Un isolamento termico del sottotetto deve quindi concretizzarsi con la creazione di
una barriera termica a questo livello. L’isolamento all’intradosso di primi solai che separano ambienti riscaldati da ambienti che non lo sono o
dallo spazio esterno (es. primi solai, piani pilotis, autorimesse o locali soggetti a rischio incendio) risulta essenziale al fine di garantire
l’isolamento termico degli ambienti soprastanti.
Attacco a terra – isolamento dall’interno= L’isolamento del solaio che copre spazi cantinati o comunque non riscaldati,
effettuato al suo estradosso, viene utilizzato negli edifici di nuova realizzazione. Può essere eseguito su qualsiasi tipo di supporto (solai in
laterocemento o in c.a. gettati in opera o prefabbricati). Dal punto di vista tecnologico, il sistema prevede la collocazione dell’isolante in
corrispondenza della faccia superiore della soletta. L’intervento consente la correzione dei ponti termici, garantendo al tempo stesso elevata
durata dell’intervento, forte resistenza agli urti accidentali, idoneo comportamento al fuoco, semplicità di posa in opera.
Attacco a terra – solai contro terra= Dal punto di vista tecnologico, l’isolamento dei solai contro terra o su vespaio
comporta l’applicazione di uno strato isolante all’estradosso del solaio. Dovendo l’isolante sopportare il peso del massetto soprastante,
esso dovrà avere una resistenza meccanica idonea a tale finalità. la tecnica consiste nella preparazione preventiva della superficie, che non
dovrà presentare asperità, così da essere idonea ad accogliere eventualmente un isolante in pannelli. Al di sopra di questo, dovrà essere
realizzato un massetto, di preferenza armato con rete elettrosaldata, a protezione dell’isolante stesso e a supporto della soprastante
pavimentazione. Infine, nei solai contro terra, per fronteggiare un’eventuale presenza di umidità, si può porre uno strato impermeabile
prima del materiale isolante. Per mantenere asciutti i vespai, è consigliata una ventilazione degli stessi.
Interventi per la correzione dei ponti termici= La quantificazione delle dispersioni termiche attraverso i ponti
termici avviene attraverso la determinazione di due parametri:
la trasmittanza termica lineare (per le dispersioni attraverso i ponti termici lineari)
la trasmittanza termica puntuale (per le dispersioni attraverso i ponti termici puntuali)
Generalmente i ponti termici lineari hanno una rilevanza maggiore sulle dispersioni di energia termica attraverso l’involucro edilizio rispetto
ai ponti termici puntuali. Un ponte termico si dice corretto quando la trasmittanza termica della parete fittizia (il tratto di parete esterna in
corrispondenza del ponte termico) non supera per più del 15% la trasmittanza termica della parete corrente.
Ogni tipologia di isolamento modifica i processi termo igrometrici della struttura muraria esistente. In presenza di isolamento interno il punto
di condensa durante i periodi freddi dell'anno si sposta dall'esterno verso l'interno.
L’INVOLUCRO EDILIZIO – SOLUZIONI INNOVATIVE
Facciate a comportamento dinamico e reattivo= Lo studio dei fattori energetici relativi agli edifici considera l’unità
dell’ambiente costruito come “sistema” in continuo scambio energetico con l’ambiente esterno, con influenze dirette sulla qualità delle
condizioni abitative degli utenti e postula la necessità di utilizzare impianti per ottenere delle condizioni di comfort al suo interno. Il suo
comportamento e le sue prestazioni, legate sia all’attraversamento dei flussi termici che all’accumulo di calore, risultano qualitativamente e
quantitativamente significative, da una parte in relazione alle esigenze di comfort, dall’altra in relazione ai consumi energetici. Si tratta di
superfici, di involucri, di “pelli tecniche” (technical skin) composte da strati specializzati e capaci di reagire come membrane in cui si
verificano degli scambi di energia, attenuata, trasmessa, assorbita o riflessa. Gli involucri moderni, diversamente dal passato, risultano in
grado di controllare dinamicamente i flussi energetici, governandoli in funzione delle esigenze di comfort interno. E’ possibile grazie alla
innovazione tecnologica che ha permesso la realizzazione di nuovi materiali passivi, attivi e ad alte prestazioni per l’involucro edilizio.
I materiali attivi modificano la quantità di energia trasmessa in funzione di stimoli esterni forniti al sistema, quali corrente impressa, gradiente
di temperatura o variazione di energia solare incidente.
Materiali Passivi sono tutti quelli che, grazie semplicemente alla forma, riescono a modificare la quantità di energia trasmessa (sia ottica che
energetica) in funzione della inclinazione della radiazione solare.
Materiali ad alte prestazioni in grado di soddisfare, grazie a proprietà intrinseche, la maggior parte dei requisiti di comfort.
Risulta possibile realizzare un elemento trasparente che:
Durante l’inverno catturi tutta l’energia possibile e che durante l’estate, al contrario, funga da schermo;
Durante il giorno moduli la sua trasparenza alla radiazione visibile in base alle necessità dell’utenza;
Durante il giorno sia in grado di calibrare la luce e direzionarla laddove necessario.
L’interesse maggiore si è concentrato sulla componente trasparente dell’involucro, poiché questa risulta la parte più sfavorevole in termini di
rendimento energetico globale degli edifici.
Dall’intensa attività di ricerca e sperimentazione, sono state messe a punto delle tecniche innovative classificate essenzialmente come:
vetrate contenenti dispositivi cromogenici dalle prestazioni variabili (a cristalli liquidi, elettrocromici, termocromici e fotocromici);
superfici costituite da materiali trasparenti sintetici ad alta capacità isolante (aerogels granulari e omogenei, strutture capillari e a nido
d’ape).
FACCIATE MUTEVOLI – ALGHE= Il primo edificio al mondo, con facciata bio-adattiva si chiama ‘BIQ house’ e si trova ad
Amburgo Germania, si distingue per la particolare facciata bio-reattiva, il cui componente essenziale sono proprio le micro-alghe che danno
il nome al progetto. Queste risultano inserite all'interno di una serie di bioreattori che si alternano lungo la facciata vetrata, creando un
rivestimento funzionale ed esteticamente gradevole. Grazie a questo tipo di involucro “vivente”, l'edificio riceve ombra, insonorizzazione e
depurazione da inquinanti ed allergeni grazie alle stesse micro alghe, che contribuiscono anche a generare energia rinnovabile, grazie a un
processo di conversione in biomassa.
FACCIATE MUTEVOLI= FACCIATA CHE SI TRASFORMA COL CALORE All’interno della cavità del doppio vetro viene installato un
nastro, realizzato con elastomeri dielettrici. Si tratta di un polimero simile alla gomma, avvolto intorno ad un nucleo in polimero flessibile,
materiali polarizzabili qualora vi si applichi una sorgente elettrica, inficiando in maniera limitata il contributo energetico complessivo della
facciata. Entrambi i lati del materiale dielettrico sono rivestiti con elettrodi d’argento, per riflettere la luce e distribuire la carica elettrica
attraverso il materiale, provocandone la deformazione. Poiché le condizioni ambientali cambiano nell’arco della giornata, le deformazioni
sono molteplici: quando la luce del sole riscalda l’edificio in determinate ore del giorno, le superfici del nastro si espandono per creare
ombra all’interno dell’edificio.
BIOMIMESI= è stato coniato da Janine Benyus nel 1997 quando pubblicò il suo libro “Biomimicry: Innovation Inspired by Nature”. Si
tratta di una disciplina emergente che si ispira alla natura, studiandone ed emulandone i processi, i disegni e le strategie, per migliorare le
attività e le tecnologie umane (ad es. i pannelli solari, ispirazione tratta dalle foglie, o il velcro, ispirazione tratta dai semi della bardana
maggiore).
Può essere applicata alla ricerca e allo sviluppo di prodotti ai materiali e alle tecnologie. Primo esempio di biomimesi è rappresentato dal velcro.
I policarbonati (PC) o polimetilmetacrilati (PMMA) a struttura a nido d’ape (lastre capillari e honeycomb), di natura organica. Questi materiali sfruttano
la struttura geometrica per ottenere delle prestazioni ottiche e termiche elevate: questo schema strutturale è ottenuto disponendo, a file parallele o
alternate, dei piccoli tubicini che possono avere sezione circolare (nel caso di lastre capillari) o retta. Le lastre capillari prodotte attualmente sono
costituite da cilindri cavi aventi un diametro variabile tra 1 e 3 mm e un’altezza non superiore ai 15 cm. I tubicini sono in policarbonato (PC) o in
polimetilmetacrilato (PMMA).
MATERIALI INNOVATIVI AEROGEL= è tra i materiali più leggeri e coibenti esistente al mondo.
Esso è prodotto disidratando un gel siliceo in condizioni critiche.
Il materiale finale risulta, pertanto, composto da una matrice solida estremamente porosa, dato che la parte solida rappresenta appena il
5% del volume del materiale. Le caratteristiche principali del materiale sono:
leggerezza (pesa appena 3 volte l’aria e 10 volte meno del più̀ leggero coibente termico),
trasparenza (il diametro medio sia della particella primaria costituente il materiale sia dei pori risulta sensibilmente inferiore alla lunghezza
d’onda della radiazione visibile),
resistenza al passaggio del calore, vista la esigua frazione di solido di cui è composto il materiale.
I problemi principali nell’applicazione consistono nella elevata fragilità̀ e nel comportamento idrofobo della superficie, entrambi
conseguenti ad una bassa resistenza a trazione del materiale.
Appare come fumo congelato, è considerato il solido più leggero al mondo e possiede la minore conducibilità termica tra tutti i materiali
attualmente conosciuti. È formato per il 95% da aria, tenuta insieme da acido silicico (diossido di silicio) che si ottiene dalla sabbia. Viene
prodotto eliminando il liquido dall’acido silicico ma mantenendone intatta la struttura. Il gel così ottenuto viene sottoposto ad un complesso
procedimento ed essiccato in condizioni estreme. Il prodotto consente di raggiungere una elevata resistenza termica con spessori ridotti di
materiale, contribuendo all’isolamento dell’involucro edilizio e all’eliminazione dei ponti termici. In altri casi la tecnologia dell’aerogel è
stata impiegata per realizzare isolanti trasparenti, racchiuso in pannelli sandwich in lexan, che raggiungono un valore di trasmittanza
termica pari a 0,72 W/mqK in soli 25 mm di spessore. Le caratteristiche uniche ne fanno la soluzione ideale per realizzare isolamenti termici
a cappotto, con recupero e isolamento termico
di pareti interne e soffitti eliminando il ricorso a ponti termici su pilastri, balconi, parapetti e falde di copertura in generale.
MATERIALI INNOVATIVI-PCM – Phase Change Materials= Materiali a cambiamento di fase
Si tratta di materiali, anche detti ad accumulo di calore latente, usati in specifiche nicchie industriali, in grado di cambiare, a seconda delle
sollecitazioni esterne, il proprio stato da solido a liquido e viceversa, assorbendo e trattenendo il calore. I materiali costituenti sono sali o
paraffine che possono accumulare o rilasciare una grande quantità̀ di calore a una temperatura costante che consente il loro cambiamento
di fase fisica. Quando l’ambiente raggiunge la temperatura di fusione della cera (23-26 °C), il sistema intonaco e PCM assorbe calore fino a
completa transizione di fase da solida a liquida. Con lo stesso principio, durante la notte o quando la temperatura è più bassa, il materiale si
solidifica e il calore viene ceduto all’ambiente. Attenuando gli sbalzi termici in ambienti indoor, il materiale è in grado di assicurare una
diminuzione delle emissioni di anidride carbonica degli edifici in cui è applicato. Con questo sistema l’impianto di riscaldamento o
raffrescamento funziona senza picchi giornalieri di energia, con conseguente riduzione del costo economico.
Possibilità applicative= L’applicazione di tali materiali consente di ottenere lo sfasamento di onde termiche – prestazione propria dei
materiali massivi a elevata inerzia - in spessori ridotti. I PCM sono un’interessante soluzione come integrazione inerziale in edifici leggeri e
nel recupero di edifici esistenti dotati di poca massa. I sali contenuti all’interno attenuano le fluttuazioni di temperatura, così di giorno
assorbono il calore e di sera lo rilasciano attraverso la solidificazione. Il risultato è un’inerzia termica facilmente programmabile in relazione
alla temperatura che si vuole ottenere. La compatibilità tra lo strato inerziale in PCM e il sistema S/R (Struttura e Rivestimento) consente
l’applicazione a parete, in copertura e a pavimento. L’applicazione integrata alle finestre consente di realizzare schermi dinamici in grado di
rapportarsi alle condizioni esterne.
Punti di forza= I PCM costituiscono un volano inerziale con l’impiego di una quantità di materiale circa 40 volte più leggero di un altro
tradizionale massivo. Per esempio una lastra in gesso di 15 mm di spessore, rivestita con PCM a base di paraffina, ha le stesse prestazioni in
termini di capacità termica di un blocco di calcestruzzo pieno di 100 mm di spessore e di 150 mm di laterizio. Esistono software in grado di
calcolare il guadagno di comfort derivante dall’applicazione di PCM, di valutare il risparmio energetico ed economico.
MATERIALI INNOVATIVI-ISOLANTI =VIP - Vacuum insulation panels= Si tratta di pannelli
isolanti sottovuoto, le cui proprietà̀ termiche derivano dall’impiego di gas rarefatti. Si presentano con involucro ermetico in alluminio che
racchiude e sigilla una schiuma di acido silicico, priva di aria. Con valori di isolamento di 0.003-0.004 W/mK sono i materiali più performanti
sulla scena attuale, anche se poco diffusi per i costi elevati. Il loro potere isolante è maggiore di cinque- dieci volte rispetto a quello dei
materiali termoisolanti convenzionali.
Possibilità̀ applicative=L’isolamento termico sottovuoto occupa uno spazio tra cinque e dieci volte minore di quello occupato da un
materiale isolante tradizionale. Risulta quindi molto indicato per riqualificazioni qualora lo spazio disponibile fosse scarso e si richiedesse un
isolamento termico elevato. I pannelli sandwich sono robusti e applicabili in varie forme di piccola e grande dimensione, in cui è integrato
l’isolamento termico sottovuoto.
Punti di forza= Il vuoto consente un isolamento termico molto efficace e che richiede poco spazio.
Punti deboli=I pannelli sottovuoto sono delicati. L’alterazione del vuoto dovuto a un’accidentale scalfittura del rivestimento potrebbe ridurne
drasticamente le prestazioni termiche. Questo li rende difficilmente maneggiabili in cantiere. Il rischio è stato ovviato nei pannelli integrati
sandwich prefabbricati da applicare in sezioni di muro facilmente individuabili per evitare perforazioni accidentali da parte degli utenti nelle
normali condizioni d’uso dell’immobile. D’altro canto l’eventuale sostituzione di pannelli dovrebbe avere un onere accettabile. È un materiale
in fase di sviluppo che apre la strada a sperimentazioni interessanti.
Materiali trasparenti cromogenici=(aggettivo introdotto al fine di designare il cambiamento delle caratteristiche ottiche di
un materiale in funzione di uno stimolo esterno) consentono di rispondere automaticamente agli stimoli dell’ambiente circostante,
modificando le proprie prestazioni: l’adozione di questa tecnologia, nel settore delle costruzioni, permette di creare un involucro trasparente a
prestazioni variabili in grado di ottimizzare i consumi energetici e di soddisfare, allo stesso tempo, le più sofisticate esigenze di comfort
richieste dagli utenti.
Dal punto di vista fisico-chimico è caratterizzato dalla capacità di variare in modo consistente le proprietà ̀ ottiche in seguito alla variazione
di un campo o di un carico elettrico, della temperatura o dell’intensità spettrale della luce. Tale cambiamento nelle proprietà̀ ottiche può
essere rappresentato da una trasformazione nello stato del materiale da altamente trasmittente a parzialmente riflettente o assorbente, su
tutto lo spettro o solo nel campo del solare e del visibile.
Nella categoria dei dispositivi attivati elettricamente si collocano i dispositivi a cristalli liquidi e i dispositivi elettrocromici, mentre nella
categoria dei dispositivi non attivati elettricamente sono compresi i materiali termocromici e fotocromici: la prima categoria di materiali
consente la regolazione da parte dell’utenza, mentre la seconda è autoregolante.
I materiali fotocromici= Cambiano le proprie caratteristiche quando sono esposti alla luce, principalmente ai raggi UV, e
ritornano a loro stato originale quando vengono oscurati. L'utilizzo più comune di materiali fotocromici è nelle lenti per occhiali da sole con
un intervallo di variazione di tv da 0.89 a 0.26 (l'escursione del valore di trasmittanza solare è più ridotto 0.85-0.50). Attualmente la ricerca è
indirizzata nello studio di sottili strati plastici fotocromici anche se i problemi di durata sono ancora tutti da risolvere.
Materiali termocromici= la grandezza che determina il cambio di colore è la temperatura, che induce nel materiale una
reazione chimica o una transizione di fase tra due stati. Le loro applicazioni principali sono: indicatori di temperatura, vernici speciali e
inchiostri da utilizzare per documenti riservati.
Sono in fase di studio anche delle applicazioni in edilizia in particolare per la realizzazione di lucernari dotati di strati termocromici, con
variazione della trasmittanza solare da 0.43 a 0.06.
Materiali elettrocromici= sia i dispositivi elettrocromici che quelli a cristalli liquidi, reagendo alle variazioni di grandezze
elettriche (tensione e corrente) a essi applicate, possono essere controllati in modo del tutto indipendente. Questa caratteristica è
estremamente interessante in quanto la logica e gli algoritmi di controllo possono essere scelti e variati in funzione di un gran numero di
parametri (la stagione, la presenza di occupanti, il clima etc.) consentendo un comportamento molto flessibile.
I MATERIALI NANOTECNOLOGICI PER L’EDILIZIA= Uno degli aspetti principali che riguardano l’apporto
delle nanotecnologie al progetto di architettura è legato alla possibilità di realizzare una nuova generazione di green buildings caratterizzati
dall’impiego di materiali sempre più high-tech in grado di conciliare le esigenze di ridotto impatto ambientale con quelle estetiche e
comunicative dell’architettura contemporanea (leggerezza, trasparenza, dinamicità, multimedialità, ecc.) Le nanotecnologie costituiscono un
nuovo approccio che si basa sulla comprensione e la conoscenza approfondita delle proprietà della materia su scala nanometrica: un
nanometro (un miliardesimo di metro) corrisponde alla lunghezza di una piccola molecola. Su questa scala la materia presenta svariate
proprietà, a volte molto sorprendenti. Attraverso l'uso delle nanotecnologie si possono realizzare nuovi materiali funzionali, strumenti e sistemi
con straordinarie proprietà derivanti dalla loro struttura molecolare ed implementare qualità e caratteristiche di processi e prodotti esistenti.
Alla nanoscala, infatti, gli oggetti sono in grado di cambiare colore, forma e fase molto più facilmente che alla macroscala. Per i processi di
produzione di materiali nanostrutturati si possono distinguere due approcci, uno, detto “top down”, in cui le nanostrutture vengono
“scolpite” su un blocco di materiale; l’altro, detto “bottom up”, in cui i materiali nanostrutturati vengono prodotti e assemblati a partire da
“nanoblocchi”. Applicazioni specifiche riguardano la realizzazione di prodotti e sistemi per il ripristino delle strutture in cemento armato e
in muratura, a partire dalle malte da ripristino nanostrutturate, fino allo sviluppo di nuovi sistemi per il rinforzo strutturale con materiali
compositi fibrorinforzati. Alcuni degli interventi più interessanti sono stati realizzati impiegando materiali cementizi nanostrutturati. In
questi interventi l’apporto delle nanotecnologie al materiale di base impiegato (in questo caso il cemento) determina un valore aggiunto
con ricadute in termini sia formali che prestazionali ottenute impiegando quantità ridottissime di materiale.
Glossario sintetico nanotecnologico
Nanoscienza: studio dei fenomeni, delle proprietà e delle possibilità di interazione della materia alla scala atomica, molecolare e
macromolecolare
Nanotecnologia: capacità di osservare, misurare e manipolare la materia su scala atomica e molecolare
Nanometro: Unità dimensionale pari a 10-9 m
Nanoscala: range dimensionale entro cui operano le nanotecnologie, convenzionalmente individuato tra 1 e 100 nm
Nanomateriale: struttura molecolare in cui una delle tre dimensioni nello spazio è inferiore ai 100 nm
Materiale nanostrutturato/nanoignegnerizzato: materiale le cui proprietà sono controllate alla nanoscala attraverso l’impiego di
nanotecnologie, può contenere o meno nanomateriali al suo interno
Nanocomposito: materiale composito in cui almeno una delle fasi costituenti possiede una o più dimensioni inferiori a 100 nm.
CEMENTI FOTOCATALITICI= La fotocatalisi è il fenomeno naturale per cui una sostanza, chiamata fotocatalizzatore, attraverso
l’azione della luce naturale o artificiale, attiva un forte processo ossidativo che porta alla trasformazione di sostanze organiche e
inorganiche nocive (ossido e biossido di azoto, biossido di zolfo, materiale particolato organico in sospensione, composti organici volatili,
monossido di carbonio e ozono) in composti assolutamente innocui.
CEMENTI BIODINAMICI= A contatto con la luce del sole, il principio attivo presente nel materiale consente di “catturare” alcuni
inquinanti presenti nell’aria, trasformandoli in sali inerti e contribuendo così a liberare l’atmosfera dallo smog. La malta, inoltre, prevede
l’utilizzo per l’80% di aggregati riciclati, in parte provenienti dagli sfridi di lavorazione del marmo di Carrara, che conferiscono una brillanza
superiore ai cementi bianchi tradizionali. La “dinamicità” è invece una caratteristica propria del nuovo materiale, che presenta una fluidità
tale da consentire la realizzazione di forme complesse come quelle che caratterizzano i pannelli di Palazzo Italia. ll nuovo materiale
presenta, inoltre, caratteristiche di lavorabilità e resistenza straordinarie se confrontato con le malte classiche. È due volte più resistente alla
compressione (oltre 60 MPa a fronte di 30 MPa delle malte classiche) e due volte più resistente alla flessione (oltre 10 MPa a fronte di 5MPa
delle malte classiche).
CEMENTI TRASPARENTI= Materiale innovativo poiché non contiene fibre ottiche, come i normali cementi trasparenti utilizzati
fino ad oggi, i.light® garantisce la trasparenza miscelando, secondo una formulazione sviluppata, cemento e additivi. Le resine, di differenti
colori, reagendo sia con la luce artificiale sia con quella naturale, creano luce calda e morbida all'interno dell'edificio e un'immagine di
chiaro nitore all'esterno. I pannelli trasparenti si propongono come componenti architettonici con funzioni diversificate e fra loro integrabili
come internal lighting (tecniche di ombreggiamento e diffusione della luce) e isolamento termico (la conducibilità della componente plastica è
piuttosto bassa).
Si tratta di un pannello prefabbricato in grado di far filtrare la luce ma al tempo stesso capace di offrire la solidità di un calcestruzzo altamente
performante.
Nasce dall'unione di due materiali molto diversi: un polimero più trasparente del vetro e una malta di nuovissima concezione. Il legame che si
viene a creare consente di ottenere un manufatto estremamente compatto e con caratteristiche meccaniche ed estetiche elevate.
I pannelli durante il giorno fanno filtrare la luce naturale all'interno di un ambiente chiuso, consentendo un risparmio di energia elettrica. Con il
buio, invece, la luce interna fuoriesce illuminando la parte dell'edificio.
CEMENTO DERIVATO DAL RISO= Biosilica= Il calcestruzzo può essere realizzato con la cosiddetta “lolla di riso”, ovvero
quella pellicola che ricopre i chicchi quando sono sulla pianta. La pula di riso viene eliminata durante la lavorazione del prodotto. La pula, dopo
la raffinazione del riso, potrà essere recuperata e utilizzata per la produzione di cemento ecosostenibile perché ricca di un ossido
importantissimo, l’ossido di silicio, un componente fondamentale del calcestruzzo. A sviluppare questo nuovo cemento è stato un team di
ricercatori dei texani del ChK Group Inc. ll team del Texas è riuscito a isolare il carbonio mediante un processo di combustione che lo
espelle. Per eliminare il carbonio, la sostanza dovrà subire un processo di cottura a circa 800 °C in strutture prive di ossigeno. Per raggiungere
alte temperature è necessario impiegare grandi quantità di energia, quindi in termini ambientali bisogna sempre considerare il rovescio della
medaglia.
ALTRI MAERIALI A BASE CEMENTIZIA – HEMPRECRETE= è un bio-composito costituito dal nucleo legnoso
interno della pianta di canapa mescolato con un legante a base di calce. Il nucleo di canapa ha un alto contenuto di silice che gli permette di
legarsi bene con la calce. Questa proprietà è unica per la canapa tra tutte le fibre naturali. Il risultato è un materiale isolante cementizio
leggero che pesa circa un settimo o un ottavo del peso del calcestruzzo. I blocchi di cocciopesto completamente stagionati galleggiano in un
secchio d'acqua. Non viene utilizzato come elemento strutturale, ma solo come riempimento isolante tra i membri del telaio, sebbene tenti
di ridurre le scaffalature. Il materiale da costruzione del futuro. La simbiosi della pianta più antica coltivata dall'uomo (la canapa) con uno
dei materiali da costruzione più antichi e provati (calce naturale) è il materiale da costruzione del futuro. I due materiali vengono pressati
per formare un mattone usando un processo ad aria fredda. La pianta di canapa cresce di circa 50 volte più veloce del legno; la biomassa
sufficiente per una piccola casa unifamiliare crescerà in soli cinque mesi su un ettaro di terra. Il collegamento di canne di canapa sciolte con
calcare e minerali naturali rende il materiale duro come la pietra e resistente alle influenze esterne, il che significa che gli edifici resteranno in
piedi per molte generazioni, risparmiando l'ambiente e il denaro. Eccellenti proprietà termiche rendono superfluo l'isolamento aggiuntivo
come il polistirene. La canapa ha proprietà simili all'argilla per quanto riguarda la purificazione dell'aria e la regolazione dell'umidità,
garantendo un ambiente di vita sano e aria pulita.
Calore isolante
Conservare il calore
Calore riflettente
Si raffredda in estate, si scalda in inverno.
Fonoassorbente
Regola l'acustica della stanza
Regola l'umidità
Neutralizza gli odori (ionizzazione)
Previene la muffa
Estremamente resistente
Efficienza energetica
Negativo CO² (-90%)
Riciclabile
sbalzi di temperatura. Si tratta in tutti i casi di cuscini pneumatici costituiti da fogli in membrana trasparente a base di fluoro, mantenuta tesa
grazie alla pressurizzazione interna controllata.
L’INVOLUCRO EDILIZIO e LE TECNOLOGIE MULTISTRATO
SISTEMI DI TAMPONAMENTO STRATIFICATI- Facciate a composizione multistrato= La
progettazione e la successiva realizzazione degli elementi di involucro si caratterizza, essenzialmente, per un generale processo di
alleggerimento della materia affiancato dalla riduzione progressiva degli spessori e per la possibilità di progettare le qualità superficiali degli
strati esterni, non solo riferite ad aspetti protettivi, ma anche in relazione allo studio e alla definizione di nuove qualità estetiche. Rispetto alla
tradizionale costruzione massiccia in muratura si verificano significativi cambiamenti nelle prestazioni e nella complessità degli edifici: si
assiste alla sempre più spinta specializzazione degli strati e alla progressiva riduzione degli spessori. Anche i materiali cosiddetti tradizionali
subiscono una sorta di metamorfosi, dando origine a prodotti di alto contenuto tecnologico – prestazionale. Possiamo distinguere tra :
I compensati e i multistrati in legno, già risultato di una prima manipolazione della materia, aumentano le proprie prestazioni attraverso
una specializzazione delle loro parti interne o qualificando gli strati più esterni: è il caso del compensato Twin L, un sandwich le cui superfici
esterne sono in betulla, mentre la parte interna è costituita da sfogliati di conifera.I compensati e i multistrati in legno possono essere sia
rivestiti esternamente, con dei materiali differenti in relazione al loro utilizzo, sia uniti ad altri materiali in strutture sandwich.
I pannelli realizzati mediante l’incollaggio di due sottili “pelli” di alluminio, polimero o materiale lapideo su una struttura alveolare di supporto in
polimero o in alluminio. Si tratta di un elemento a sandwich reso possibile dall’applicazione di una tecnologia aerospaziale, il cosiddetto honeycomb, che
garantisce elevate caratteristiche meccaniche di resistenza alla flessione, alla compressione e agli urti. Questi pannelli sono utilizzati per il rivestimento
degli edifici e sono prodotti in grandi dimensioni mantenendo degli spessori minimi;
I materiali metallici, che attraversano una fase evolutiva sul terreno della leggerezza unita alla resistenza e agli spessori sottili, sono rivolti alla combinazione
tra pannelli di lamiera a cui è interposto un materiale plastico espanso, con la funzione di isolante, utilizzati generalmente nelle coperture. Il procedimento di
collegamento tra i materiali che formano il sandwich, il cosiddetto bonding, avviene tramite un processo che permette di ottenere l’accoppiamento delle
lastre mediante una reazione chimica.
L’INVOLUCRO EDILIZIO e TECNOLOGIA STRATIFICATA A SECCO
Involucro stratificato a secco= una tipologia costruttiva di involucro nella quale l’insieme delle unità tecnologiche e degli
elementi tecnici (singoli componenti e sistemi di elementi), con funzioni portanti o non portanti, è assemblato con giunzioni a secco e
fissato ad una struttura principale attraverso sistemi di ancoraggio.
Caratteristiche:
1. Incremento delle prestazioni
Il numero di fattori che entrano in gioco nella progettazione di un componente è cresciuta nel tempo a causa di:
un aumento delle esigenze dell’utenza;
la volontà̀ di adattare il più̀ possibile l’edificio alle esigenze dell’utenza;
un’offerta crescente del mercato dei sistemi e dei componenti;
una maggiore incidenza della norma;
una maggiore consapevolezza del possibile danno prodotto all’ambiente;
2. Specializzazione delle funzioni e dei materiali
La separazione dei materiali tipica della tecnologia stratificata a secco permette di ottenere la specializzazione delle funzioni nelle tre
principali parti costitutive – stratificazioni, giunzioni, finiture.
3.facilità di assemblaggio
Gli elementi tipicamente impiegati nella tecnologia stratificata a secco sono maneggevoli e di facile collegamento. Rispettano l’economicità
della messa in opera offrendo la possibilità di essere agevolmente smontati in previsione di un loro futuro riutilizzo.
4.flessibilità
La capacità di essere facilmente assemblati favorisce la flessibilità ̀ non solo delle soluzioni tecniche, ma anche delle scelte ambientali e
spaziali. Ad esempio è molto agevole modificare la distribuzione spaziale degli interni o sostituire una parte di involucro senza necessità di
demolire.
LA CASA PASSIVA
Dal Low Energy Building alla Passiv Haus= Negli anni Ottanta nel Nord Europa comincia a diffondersi lo standard
dell'edificio a basso consumo energetico, uno standard energetico imposto per legge per i nuovi edifici in Svezia e Danimarca. molti
elementi necessari per ridurre il consumo energetico dell'edificio vennero introdotti, studiati e testati, in particolare soluzioni specifiche per
l'isolamento, la riduzione dei ponti termici, soluzione per la tenuta all’aria , vetri isolanti e sistemi di ventilazione e recupero di calore . Da
questa prima rassegna di esperienze deriva anche il concetto di casa passiva. Venne così definita la CASA PASSIVA, ad indicare quegli edifici
che, nel clima dell'Europa Centrale, hanno un fabbisogno energetico per il riscaldamento molto piccolo o addirittura trascurabile e
quindi non hanno bisogno di riscaldamento attivo. Queste case possono essere tenute al caldo "passivamente", utilizzando solo le fonti di
calore interne esistenti, l'energia solare ottenuta attraverso le finestre. Il Passive House Institute (PHI) è un istituto di ricerca indipendente
che ha svolto un ruolo particolarmente cruciale nello sviluppo del concetto di Casa Passiva - l'unica riconosciuta a livello internazionale,
standard energetico basato sulle prestazioni in costruzione.
Lo standard passivo prevede un fabbisogno per il solo riscaldamento invernale inferiore a 15 kWh / (m² a).
Principali caratteri dell’edificio passivo
forte isolamento termico dell’involucro
sfruttamento passivo dell’energia solare e delle fonti interne per il riscaldamento
ventilazione meccanica controllata che recupera calore dall’aria in uscita
produzione di acqua calda con un collettore solare o una pompa di calore
Principali aspetti progettuali
ottimale orientamento dell'edificio verso il sole
ottimale rapporto tra superficie dell'involucro e volumetria
efficace isolamento termico dell'involucro
assenza di ponti termici
impermeabilità dell'involucro al vento
impianto di ventilazione meccanica controllata
impianto di riscaldamento a collettori solari e a pannelli termoradianti
(pompa di calore aggiuntiva)
Passivhaus è il principale standard di progettazione a basso consumo energetico internazionale, in tutto il mondo lo standard di
progettazione Passivhaus contribuisce significativamente a migliorare il comfort e la qualità dell'aria interna, così a ridurre le spese di
riscaldamento.
Secondo la definizione: una casa passiva è una costruzione in cui il comfort - termico può essere conseguito mediante il post-
riscaldamento o il post-raffreddamanto del flusso d'aria fresca necessaria per una buona qualità dell'aria interna, senza la necessità di
ulteriori ricircolo dell'aria.
Il Passive House Planning Package (PHPP) è lo strumento di progettazione chiave utilizzata quando si pianifica una Casa Passiva e come
tale, serve come base di verifica per la Casa Passiva standard. Mentre ci sono altri strumenti di progettazione presenti sul mercato, è alto
livello di precisione del PHPP che lo contraddistingue: i bilanci energetici possono essere calcolati con il PHPP con una precisione di + / -
0.5KWh.
vetrate a sud non sono state progettate con un opportuno sistema schermante. Pertanto può essere necessario incorporare alcuni
dispositivi di ombreggiatura esterna per ridurre la quantità di guadagni solari diretti in estate.
Il comfort interno nella Passiv Haus= E’ interessante notare che gli stesi requisiti dello standard casa passiva soddisfino
automaticamente tutti i criteri di comfort interno in virtù soprattutto del sostanziale miglioramento dell’isolamento termico.
Infatti:
si migliora l'isolamento termico (indipendentemente da quale componente costruzione edilizia esterna, ad esempio a parete, tetto,
pavimento, …) e, in tal modo, il flusso di calore dall'interno verso l'esterno è ridotto.
vi è una differenza di temperatura minore tra l'area del locale (le superfici della zona e l'aria ambiente) e la superficie interna del
componente edilizio ben isolato.
la temperatura della superficie interna è solo leggermente diversa dalle altre temperature della zona, questo vale sia in estate che in
inverno. In inverno, le superfici interne degli elementi costruttivi esterni sono moderatamente calde (pareti esterne, tetti sono al
massimo 1 ° C al di sotto la temperatura ambiente, mentre per le superfici vetrate si registra un delta termico massimo da 3 a 3,5°).
LA PRIMA CASA PASSIVA= La prima casa passiva in Germania è stata costruita nel 1991 a Darmstadt-Kranichstein dal Dr.
Wolfgang Feist. Il fabbisogno energetico delle 4 villette a schiera ammonta in media a 10 kWh/m 2a e si mantiene stabile da 15 anni. Nel
1988, Drs. Bo Adamson e Wolfgang Feist pubblicarono il loro lavoro sulla progettazione di un nuovo tipo di casa ad alta efficienza energetica
conosciuto come una Casa Passiva (o Passivehaus) a Darmstadt, Kranichstein. Il modello dell'edificio è stato sviluppato per funzionare con
80-90% di energia in meno rispetto a una tipica casa residenziale, pur fornendo un adeguato comfort termico per i suoi abitanti. L’edificio,
costruito per resistere a un clima tipicamente continentale, mirava a dimostrare come un edificio potesse fornire un ambiente in cui vivere
nelle migliori condizioni di comfort, quasi senza sistema di riscaldamento o alcun tipo di sistema di raffreddamento durante le estati calde
nei freddi mesi invernali. Per fare questo, diverse tecnologie ed elementi di progettazione dovevano lavorare in armonia reciproca, molti
dei quali non erano mai stati testati in un’unica soluzione di involucro. Sistemi di monitoraggio vennero pertanto installati all’interno
dell’edificio per testare la resa e l’efficacia nel corso degli anni. Uno degli elementi chiave per il successo di funzionamento della Casa
Passiva è il calore catturato e immagazzinato del tutto gratuitamente attraverso l'orientamento dell'edificio. Per conseguire sufficiente
guadagno di calore senza l'uso di sistemi di riscaldamento, le case passive devono avere una notevole quantità di finestre esposte a sud, al
fine di raccogliere la luce solare massima disponibile durante il giorno. Durante i periodi freddi dell'anno il calore solare viene
immagazzinato all'interno e aiuta a mantenere la casa ad una temperatura ambiente confortevole mentre durante i mesi estivi è necessario
un minor guadagno solare per mantenere la casa calda. Nella Casa Passiva di Darmstadt Kranichstein, ogni unità ha sei grandi finestre
rivolte a sud per ricevere la radiazione solare e sistemi oscurati quali persiane o tapparelle per bloccare il sole ed evitare fenomeni di
surriscaldamento indesiderato.
ZEB
DEFINIZIONI= DIRETTIVA EUROPEA 31/2010/UE
Articolo 2: Definizioni
Edificio a energia quasi zero: edificio ad altissima prestazione energetica, determinata conformemente all’allegato I. Il fabbisogno
energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa
l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze.
Prestazione energetica di un edificio: quantità di energia, calcolata o misurata, necessaria per soddisfare il fabbisogno energetico connesso
ad un uso normale dell’edificio, compresa, in particolare, l’energia utilizzata per il riscaldamento, il rinfrescamento, la ventilazione, la
produzione di acqua calda e l’illuminazione.
Circa il 60% degli Stati membri ha fissato in un documento legale (ad esempio, regolamentazioni in materia di edilizia e decreti in materia di
energia) l'applicazione dettagliata della definizione di edifici a energia quasi zero. L'applicazione dettagliata della suddetta definizione, deve
includere un indicatore numerico del consumo di energia primaria espresso in kWh/(m 2a). Per gli edifici residenziali, la maggior parte degli Stati
membri mira a un consumo di energia primaria non superiore a 50 kWh/(m2a). Il consumo massimo di energia primaria è compreso tra 20
kWh/(m2a) Danimarca 33 kWh/(m2a) Croazia litoranea 95 kWh/(m2a) Lettonia.
Vari paesi (Belgio, Estonia, Francia, Irlanda, Slovacchia, Regno Unito, Bulgaria, Danimarca, Croazia (continentale), Malta e Slovenia) puntano
a 45 o 50 kWh/(m2a).
NORMATIVA ITALIANA
Un edificio a energia quasi zero NZEB, sia di nuova costruzione che esistente, deve rispondere ai seguenti requisiti tecnici:
stabiliti dal DM 26 giugno 2015 “Requisiti minimi degli edifici” sono rispettati gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel rispetto
dei principi minimi di cui all’Allegato 3, paragrafo 1, lettera c), del D.Lgls 3 marzo 2011, n. 28.
Dal 2021, tutti gli edifici nuovi o soggetti a una ristrutturazione importante di primo livello dovranno essere a fabbisogno di energia quasi
zero (NZEB). Negli stessi casi gli edifici pubblici dovranno rispondere ai requisiti NZEB già dal 2019. Alcune regioni più ambiziose hanno
imposto per i nuovi edifici la data anticipata al 2016 (Lombardia) e, in Emilia Romagna, al 2017 per gli edifici pubblici e al 2019 per gli altri.
IL RUOLODELL’INVOLUCRO EDILIZIO= Per un edificio che sia NZEB la riduzione delle dispersioni energetiche è da
considerarsi prioritaria, per cui è fondamentale riqualificare e anche costruire edifici nuovi energeticamente più efficienti: L’involucro
edilizio risulta dunque l’elemento su cui concentrare l’attenzione per contenere le dispersioni.
Ci sono già numerosi esempi di edifici in tutta Europa che, attraverso una combinazione degli elementi dello Standard Passive House, con
fonti di energia rinnovabili, possono essere considerate come Edifici a energia quasi zero.
STRATEGIE DI INVOLUCRO PER IL CLIMA MEDITERRANEO=
Minimizzare e prevenire i guadagni di calore esterni ed interni=
isolamento termico dell’involucro
forma dell’edificio
ombreggiamento delle superfici opache e di quelle finestrate
controllo dei guadagni termici (inerzia termica)
Interventi di schermatura e protezione verdi
A causa della loro particolare struttura, membrane PTFE sono resistenti all'acqua e ai raggi UV e risultano
chimicamente inattivo. Alcuni dei primi progetti realizzati in questa particolare fibra di vetro che si è
avvalsa di fibra di vetro rivestiti con PTFE risalgono a più di 40 anni fa e sono ancora in ottime condizioni.
CA BIOEDILIZIA – BAUBIOLOGIE
BIOCLIMATICA