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da
RINASCIMENTO
2016 ~ a. 56
ISTITUTO
NAZIONALE
DI STUDI
SUL
RINASCIMENTO
SecondaSerie
Seconda Serie
VOLUME
VOLUME LIV
LVI
Rinascimento
direttore
Michele Ciliberto
2016
RINASCIMENTO
Seconda serie
VOLUME CINQUANTASEIESIMO
Seconda Serie
VOLUME LVI
Rinascimento
direttore
Michele Ciliberto
2016
Direttore
Michele Ciliberto
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Saggi e testimonianze
Jill Kraye, Beyond Moral Philosophy: Renaissance Humanism and
the Philosophical Canon . . . . . . . . . . . . p. 3
Pasquale Terracciano, La politica all’inferno: rileggendo il sogno
di Machiavelli . . . . . . . . . . . . . . . » 23
Nicola Panichi, «Car, quelque langue que parlent mes livres, je
leur parle en la mienne». Montaigne lettore di Guicciardini e
Machiavelli . . . . . . . . . . . . . . . . » 53
Gilberto Sacerdoti, Le dannabili opinioni di Christopher Mar-
lowe. L’anticristianesimo rinascimentale tra guerre di religione,
nuova filosofia e fonti pagane . . . . . . . . . . . » 77
Rosanna Camerlingo, Machiavelli a Oxford. Guerra e teatro da
Gentili a Shakespeare . . . . . . . . . . . . . » 123
Gianni Paganini, Descartes, Elisabeth e Campanella. Connessioni e
reazioni intorno alla «terza nozione primitiva» . . . . . » 139
Testi e commenti
Ilaria Morresi, Una visita alla biblioteca di Marin Sanudo . . » 167
Note e varietà
Annarita Angelini, Poliziano nell’umanesimo francese . . . » 213
Marialuisa Baldi, Cardano vestito alla francese: dal Proxeneta a
La science du monde . . . . . . . . . . . . . » 231
Maria Elena Severini, I Ricordi in Francia: la prima fortuna del-
le massime politiche di Francesco Guicciardini . . . . . » 253
Valentina Lepri, Per la ricezione di Machiavelli e di Guicciardini
nella cultura diplomatica della Polonia cinque-seicentesca . . » 283
~V~
Sommario
Discussioni
Massimiliano Malavasi, Ficinus redivivus. Su una nuova edizio-
ne della versione latina del Pimander e sui rapporti tra umanesi-
mo e religione . . . . . . . . . . . . . . . . » 327
Brian P. Copenhaver, Contro ‘l’umanesimo’: l’autocoscienza di
Pico e la sua fama . . . . . . . . . . . . . . » 359
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Marco Matteoli
marco.matteoli@sns.it
1 Cfr. V. Spampanato, Vita di Giordano Bruno con documenti editi e inediti, Messina 1921,
p. 703; A. Mercati, Il sommario del processo di Giordano Bruno, Roma 1942, p. 105.
2 Cfr. G. Bruno, Oratio valedictoria, in Eiusd. Opera latine conscripta, publicis sumptibus
edita, recensebat F. Fiorentino [F. Tocco, G. Vitelli, V. Imbriani, C.M. Tallarigo], 3 voll.
in 8 parti, Neapoli[-Florentiae] 1879-91, I, 1, p. 1. È utile ricordare che le date dei luoghi
soggetti alla riforma protestante seguono il calendario giuliano.
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nianza di Martin Crusius nella quale egli ricorda che a Tubinga, il 21 novem-
bre del 1588, fu messo a conoscenza da parte di Bruno del suggerimento che
egli aveva ricevuto da Nicodemus Frischlin di recarsi presso la corte imperiale,
dimostratosi poi, alla prova dei fatti, un consiglio infruttuoso e forse mosso
da una motivazione poco nobile.3 Tale è dunque la breve cornice temporale
entro cui si inserisce la permanenza di Bruno nell’allora capitale dell’Impero,
circoscritta tra l’inizio della primavera e il tardo autunno del 1588; un periodo
che, come è stato sottolineato da Cengiarotti e da altri studiosi,4 deve leggersi
nel segno della continuità con il resto dell’esperienza tedesca, caratterizzata
quindi da due principali e più significative tappe – Wittenberg (1586-1588) e
Helmstedt (1589-1590) – e soggiorni più brevi, ma non meno importanti, come
Praga, Tubinga e Francoforte, tra i quali si può includere anche Zurigo, dove
Bruno passa poco prima di giungere in Italia. Una fase estremamente fertile dal
punto di vista della produzione scientifica, che vede la stampa di alcune delle
principali opere latine di Bruno – dagli scritti di argomento dialettico-lulliano,
ai poemi francofortesi e l’ultima delle opere mnemotecniche – oltre che l’ela-
borazione delle cosiddette opere magiche e di due testi di argomento dialettico
e metafisico, tutti editi postumi.5 Non è, tuttavia, solo per la vita scientifica e
3 Cfr. R. Sturlese, Su Bruno e Tycho Brahe, «Rinascimento», II s., XXV, 1985, p. 325;
E. Canone, «Hic ergo sapientia aedificavit sibi domum»: il soggiorno di Bruno in Germania (1586-
1591), in Giordano Bruno. Gli anni napoletani e la ‘peregrinatio’ europea. Immagini. Testi. Docu-
menti, a cura di E. Canone, Cassino 1992, pp. 126-129; S. Ricci, Giordano Bruno nell’Europa
del Cinquecento, Roma 2000, pp. 410-411; M. Ciliberto, Giordano Bruno. Il teatro della vita,
Milano 2007, pp. 393-395.
4 Cfr. G. Cengiarotti, Tra Wittenberg e Praga (1586-1588). Continuità e discontinuità nel
progetto di riforma di Giordano Bruno, in Giordano Bruno in Wittenberg 1586-1588. Aristoteles,
Raimundus Lullus, Astronomie, hrsg. von T. Leinkauf, Pisa-Roma 2004, pp. 133-148; Sturlese,
Su Bruno e Tycho Brahe, cit., pp. 324-325.
5 Per rendersi conto di quanto essa sia significativa, è opportuno dare conto dell’intera
produzione bruniana risalente a quei pochi anni. A Wittenberg Bruno pubblica, nel 1587, il
De lampade combinatoria Lulliana e il De progressu et lampade venatoria logicorum, mentre nel
1588 dà alle stampe l’Oratio valedictoria, con la quale si congeda dal senato accademico, e il
Camoeracensis Acrotismus, che ripropone le centoventi tesi contro la fisica aristotelica discus-
se a Parigi nel 1586. Inoltre elabora una prima redazione della Lampas triginta statuarum,
contenuta in un codice manoscritto assieme al De lampade combinatoria e alle Animadver-
siones circa lampadem Lullianam che porta la data del 1587, mentre risale al 1588 il testo sui
Libri Physicorum Aristotelis, contenuto in due codici della biblioteca di Erlangen. A Praga, nel
1588, vengono editi, invece, il De specierum scrutinio e gli Articuli centum et sexaginta adversus
huius tempestatis mathematicos atque philosophos. Nel 1589 è pubblicata, a Helmstedt, l’Oratio
consolatoria e nel 1591 a Francoforte escono il De triplici minimo et mensura, De monade, nume-
ro et figura, De innumerabilis, immenso et infigurabili, oltre al De imaginum, signorum et idearum
compositione. Contemporaneamente, tra il 1589 e 1591 vengono elaborate tutte le cosiddette
opere magiche: De magia, Theses de magia, De magia mathematica, De rerum principiis, elemen-
tis et causis, Medicina Lulliana, De vinculis in genere, raccolte nel codice Norov. Risalgono
invece al 1591, probabilmente a Padova, una seconda stesura della Lampas triginta statuarum
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Giordano Bruno a Praga tra lullismo, matematica e filosofia
e i testi matematici intitolati Praelectiones geometricae e Ars deformationum. Infine sono editi
pochi anni dopo la morte di Bruno l’Artificium perorandi (1612, ma risale al periodo di Wit-
tenberg) e la Summa terminorum metaphysicorum (1609) che raccoglie lezioni tenute durante
il soggiorno a Zurigo.
6 Cfr. Sturlese, Su Bruno e Tycho Brahe, cit., pp. 309-312; Cengiarotti, Tra Wittenberg
e Praga, cit., pp. 136-139.
7 Sono rilevanti, in questo senso, le affermazioni che riecheggiano già negli Articuli
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adversus mathematicos e poi nel De minimo, sul minimo come fondamento ontologico dell’in-
finito, le quali rivelano un radicale cambiamento di impostazione rispetto ai dialoghi italiani:
«Minimum est substantia rerum, quatenus videlicet aliud a quantitatis genere significatur,
corporearum vero magnitudinum prout est quantitatis principium. [...] Inde maximum nihil
est aliud quam minimum» (G. Bruno, De triplici minimo et mensura, in Eiusd. Opera latine
conscripta, cit., I, 3, pp. 139-140); «Minimum ergo est prima rerum materia et substantia, quod
sane ita implicat maximum, ut ab, in, cum, ex ipso, item per, in, ad ipsum sit omnis tum
physica tum geometrica magnitudo» (G. Bruno, Articuli centum et sexaginta adversus huius
tempestatis mathematicos atque philosophos, in Eiusd. Opera latine conscripta, I, 3, cit., p. 24).
8 Cfr. G. Bruno, Opere lulliane, edizione diretta da M. Ciliberto, a cura di M. Mat-
teoli, R. Sturlese, N. Tirinnanzi, Milano 2012, pp. 571-573; L. Brotto, Haro Guillén de,
marchese di San Clemente, in Giordano Bruno. Parole concetti immagini, direzione scientifica di
M. Ciliberto, 3 voll., Pisa 2014, I, ad vocem.
9 Su Rodolfo II d’Asburgo, cfr. R.J.W. Ewans, Rodolfo II d’Asburgo. L’enigma di un impe-
ratore, Bologna 1984; P. Marshall, Praga esoterica. Alchimia, astrologia e magia nella città di
Rodolfo II, Torino 2007.
10 Cfr. Ricci, Giordano Bruno nell’Europa del Cinquecento, cit., pp. 411-419.
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14 Cfr. S. Ricci, La fortuna del pensiero di Giordano Bruno. 1600-1700, Firenze 1990, pp. 27-
47; W.J. Ong, Ramus. Method, and the Decay of Dialogue. From the Art of Discourse to the Art of
Reason, Cambridge (MA)-London 19832, pp. 295-318; C. Vasoli, L’enciclopedismo del Seicento,
Napoli 2005; H. Hotson, Johann Heinrich Alsted 1588-1638. Between Renaissance, Reformation,
and Universal Reform, Oxford 2000.
15 Cfr. Bruno, Opere lulliane, cit., p. 530.
16 Cfr. G. Pico della Mirandola, Apologia adversos eos, qui aliquot propositiones theologi-
cas carpebant, in Id., Opera omnia, scripta in editione Basilensi anno 1572 collecta [rist. anast.,
con una premessa di E. Garin, Torino 1971], pp. 180-181: «quae dicitur ars combinandi et
est modus quidam procedendi in scientiis et est simile quid sicut apud nostros dicitur Ars
Raymundi, licet forte diverso modo procedant. [...] Illa enim ars combinandi est, quam ego
in conclusionibus meis voco alphabetariam revolutionem».
17 Cfr. P. Mainardi, De auditu kabbalistico, in Raimundus Lullus, Opera, Reprint of the
Strasbourg 1651 edition, with an introduction by A. Bonner, Stuttgart-Bad Cannstatt 1996,
p. 107: «Receptum enim nullum recipitur nisi per modum recipientis: cuius signum est per-
fectio philosophiae Platonis in eo. Quod est: quoniam ubi philosophia Platonis desinit, ibi
incipit Kabbala sapientia»; cfr. P. Zambelli, Il De auditu kabbalistico e la tradizione lulliana
nel Rinascimento, Firenze 1965.
18 G. Bruno, Lampas triginta statuarum, in Id., Opere magiche, edizione diretta da M. Ci-
liberto, a cura di S. Bassi, E. Scapparone, N. Tirinnanzi, Milano 2000, p. 940.
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pubblico quel progetto che prevedeva di rifondere, all’interno della cornice dia-
lettico-lulliana tracciata dal De lampade combinatoria e dal De progressu et lampade
venatoria logicorum, il cuore teorico della sua filosofia, presentandola attraverso
la suggestiva rappresentazione di alcune serie di trenta archetipi mnemonici,
organizzati secondo uno schema enciclopedico-combinatorio.19 Tale iniziati-
va non va però immediatamente in porto e, al posto dell’annunciata opera,
Bruno dà alle stampe un testo di geometria dal titolo esplicitamente provoca-
torio – Articuli centum et sexaginta adversus huius tempestatis mathematicos atque
philosophos – che contiene un’innovativa rilettura della geometria euclidea tutta
centrata su quel concetto di minimo geometrico che, un paio di anni prima a
Parigi, Bruno aveva desunto dalla conflittuale e critica presentazione del com-
passo di Fabrizio Mordente.
A questo punto vorrei quindi concentrare la mia analisi su due aspetti par-
ticolari di questo testo, che non ritengo essere stati sufficientemente appro-
fonditi dalla critica. Il primo riguarda il valore della bellissima e densa dedica
indirizzata all’imperatore Rodolfo II che introduce lo scritto matematico e che,
a ben ragione, è stata definita alla stregua di un ‘manifesto’ della visione filo-
sofica e politica di Bruno.20 In queste pagine, infatti, è descritto il ruolo ideale
del filosofo all’interno della società umana, un ruolo caratterizzato dalla mas-
sima autonomia intellettuale, ma che ha come scopo quello di proteggere il
sapere dai settarismi dogmatici, tutelando, di conseguenza, la salute culturale e
la tenuta civica della comunità stessa.21 Bruno propone all’imperatore l’intrec-
cio indissolubile tra sapienza e scienza, civile conversazione e vincolo sociale,
ribadendo il valore costruttivo e ‘politico’ di una religione fondata sulla pace,
la tolleranza e l’amore, in contrasto con le tante sette che hanno insanguinato
l’Europa negli ultimi decenni. Si tratta di motivi profondamente bruniani, che
stridono però, sia per i temi che per il registro stilistico, con quanto segue nel
19 Sul rapporto tra la Lampas triginta statuarum e gli altri due testi lulliani, cfr. Cambi,
La ‘machina’ del discorso, cit., pp. 159-172.
20 Cfr. Ciliberto, Giordano Bruno. Il teatro della vita, cit., pp. 395-406.
21 Cfr. Bruno, Articuli adversus mathematicos, cit., pp. 5-6: «Divinoque muneri, quo nos
non ut caeci, sed uti caecorum duces ordinati sumus, inque hoc humanae Reip. corpore in-
ter eos adnumeramur, quibus munus atque vices (quia sic omnino asserere cogimur) oculo-
rum tenere praecipitur, et negotia veritatis atque lucis pro viribus agere est iniunctum: vel in
eo saltem gradu sumus, ut pro parte Reip. animi nostri civitatem hanc a tyrannide patrum
illorum atque huiusce generis militiae principum tueamur. Ubi eam legis severitatem vigere
volumus, ut ratio tum vera, tum necessaria requiratur, nullaque viri quantumlibet excellen-
tis et illustris authoritas pro argumento valeat. Ubi pro infami damnatur iudicio, si qua est
quae de videndis atque visibilibus perperam citra oculorum usum sententia proferatur. Ea
etenim impudentissima patrum ignorantiae cautela est, ut etiam lege disputare prohibeat,
atque firmum esse in auditis et in semel concepta permanere sententia laudabile praedicet:
quod sane statutum ad bestiales illos bene refertur, qui iam non homines, sed ad imaginem
et similitudinem hominum sunt effincti, unde hac specie serventur ut asini, oves, equi, muli,
boves, versutiorum illorum atque prudentiorum dignissimum peculium».
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Giordano Bruno a Praga tra lullismo, matematica e filosofia
ne e per quale motivo le viene anteposto il testo degli articoli matematici; quale
sia la causa di un cambiamento di direzione che, come si è detto, introduce
nuovi e importanti elementi di ordine teorico nella speculazione bruniana, per
certi versi inediti, se ammettiamo come occasionali gli scritti sul compasso del
Mordente. Si tratta infatti di una svolta che non appare come prevista nel per-
corso di riflessione tematica fino allora sviluppato, sebbene già dal De l’infinito
e poi negli scritti di commento alla Fisica aristotelica elaborati tra il 1586 e il
1588 Bruno avesse mostrato un sempre più spiccato interesse per l’atomismo
naturale, anche e soprattutto in funzione critica delle posizioni di Aristotele, il
quale, per negare l’attualità dell’infinito, ribadiva l’idea dell’infinito in potenza,
appoggiandosi alla nozione di continuità dello spazio geometrico.25 Giovanni
Aquilecchia, a margine dell’edizione di alcuni scritti matematici inediti pubbli-
cati intorno alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, ha ipotizzato che
la notizia della morte di Giuseppe Moleti, titolare della cattedra di matema-
tica a Padova e deceduto nella primavera del 1588, potesse aver contribuito a
spingere Bruno verso la città veneta,26 con l’intento di tenere lezioni private di
geometria – commentando il De minimo da poco pubblicato – «a certi scholari
todeschi».27 La critica ha poi evidenziato che alcuni di questi studenti erano già
stati allievi di Bruno fin dai tempi di Wittenberg e Helmstedt: non risulta quindi
del tutto immotivato porsi la questione se Bruno fosse a conoscenza della va-
canza della cattedra patavina da più tempo e non fosse questo uno dei motivi
che lo indussero a sviluppare ulteriormente e a dare un corpo più sistematico
a quella geometria del minimo abbozzata negli scritti parigini e perfezionata
infine nel De triplici minimo et mensura edito a Francoforte nel 1591.28 In ogni
caso, non potendo documentare tale ipotesi, resta comunque utile mostrare la
densità e l’importanza delle relazioni intrattenute da Bruno in quel periodo con
studenti di medicina, matematica e filosofia, senz’altro interessati ai temi che
25 Gli argomenti aristotelici che interessano questa riflessione bruniana sono, in mag-
gior parte, condensati nel terzo libro della Fisica. Qua Aristotele lega esplicitamente la no-
zione di continuo a quella di infinito, analizzando le posizioni degli atomisti e criticandone
la nozione di contatto, per poi sostenere che un corpo, che per definizione è limitato e par-
tibile, non può essere infinito. Conclude quindi affermando che nelle grandezze non possa
darsi infinito in estensione – poiché la massima estensione, cioè l’universo, è corpo, dunque
è limitato e finito – mentre esse possono essere potenzialmente suddivise all’infinito. Cfr.
Aristotele, Fisica, III, 200b-208a.
26 Cfr. G. Bruno, Praelectiones geometricae e Ars deformationum, testi inediti a cura di
G. Aquilecchia, Roma 1964, pp. xi-xv.
27 Cfr. Firpo, Il processo di Giordano Bruno, cit., p. 153.
28 Analizzando la corrispondenza tra Besler e lo zio e tutore Wolfgang Zeileisen, Eu-
genio Canone ipotizza che il progetto di rientrare in Italia, con destinazione Padova, possa
essere fatto risalire alla primavera del 1590, ossia poco prima o durante il soggiorno di
Bruno a Helmstedt; cfr. E. Canone, Hieronymus Besler e due sue lettere, «Bruniana & Campa-
nelliana», XVIII, 2012, pp. 375-404: 389-390.
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egli andava elaborando in quel periodo e che, viceversa, possono aver indotto
Bruno a declinare in maniera ancora più marcata certe riflessioni intorno all’a-
tomismo geometrico, la corpuscolarità delle relazioni tra i composti, la magia
naturale, la medicina in chiave lulliana. Tra gli amici, allievi e collaboratori del
Nolano è indubbiamente rilevante la figura di Hieronymus Besler che, dopo
aver frequentato Bruno a Wittenberg e a Helmstedt, si spostò a Padova, dove
sicuramente si trovava nell’estate del 1590, quando, assieme allo zio Wolfgang
Zeileisen – anch’egli ammiratore e conoscente del Nolano – si immatricolò
come studioso di medicina,29 mentre nel luglio dell’anno successivo assun-
se la carica di Procuratore della ‘nazione germanica artista’, l’istituzione ac-
cademica che riuniva gli studenti di filosofia, medicina e teologia dell’ateneo
patavino che provenivano dalle regioni della Germania, Danimarca, Boemia,
Slesia, Svizzera, ecc.30 Dai documenti presenti negli archivi dell’università di
Padova, si apprende, fra l’altro, che anche gli studenti della ‘nazione’ tedesca,
nel novembre del 1590, avevano contribuito a sollecitare le autorità dell’ateneo
per la nomina di un nuovo lettore di astronomia – incarico precedentemente
occupato dal Moleti –, oltre che di uno di filosofia e uno di medicina prati-
ca.31 All’inizio dell’agosto del 1591 Besler viene inoltre citato negli atti della
‘nazione germanica’ come uno dei protagonisti delle vicende conclusive di una
controversia apertasi qualche mese prima a carico di Johannes Jessenius ( Jan
Jessensky) che dall’anno precedente era divenuto assistente di Girolamo Fabrici
d’Acquapendente, occupandosi di dissezioni anatomiche e dell’insegnamento
della chirurgia.32 Jessensky era un medico proveniente dalla Slesia, di lontana e
nobile origine ungherese, che aveva studiato a Wittenberg e Lipsia nella metà
degli anni Ottanta del Cinquecento e che dal dicembre del 1588 frequentava
stabilmente l’università di Padova; Jessenski, oltre ad essere medico, era an-
che interessato alla filosofia naturale e negli anni Novanta e poi all’inizio del
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Giordano Bruno a Praga tra lullismo, matematica e filosofia
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Giordano Bruno a Praga tra lullismo, matematica e filosofia
42 Questa particolare svolta teorica e, al tempo stesso, ‘strategica’, per l’assidua opera
di individuazione e selezione di un pubblico adatto a recepire le novità scientifiche e filosofi-
che della «nolana filosofia», ritengo appunto che possa giustificarsi anche a motivo dei nuovi
incontri e relazioni intrattenute durante il periodo tedesco. In questo senso il soggiorno a
Praga, l’incontro con gli intellettuali e le influenti persone che frequentavano la corte impe-
riale – tra i quali, lo ricordiamo, vi era anche Enrico Giulio di Braunschweig, rettore dell’u-
niversità di Helmstedt e futuro duca – può aver indirizzato Bruno ad approfondire quegli
aspetti teorici che troveranno poi piena espressione nei poemi francofortesi e negli scritti di
argomento magico, questi in gran parte elaborati nel momento di massima vicinanza con
gli studenti e i docenti di medicina dell’università di Helmstedt. Rispetto a questa fase gli
Articuli costituiscono dunque un primo e ‘sperimentale’ tentativo di rifondare i paradigmi
teorici portanti della filosofia bruniana, anche alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche
con le quali Bruno si sta confrontando in quei luoghi e in quegli anni.
43 Il tema del rapporto tra sostanza unica e universale e singoli enti è centrale so-
prattutto nel De la causa, principio et uno. I testi che, invece, anticipano in qualche modo le
riflessioni degli Articuli sono, per quanto riguarda la costituzione materiale dei corpi e la
critica alla continuità del piano geometrico (con il conseguente proporsi di una prospettiva
corpuscolarista), il Camoeracensis Acrotismus, pubblicato nello stesso anno a Wittenberg, e la
breve sezione dei dialoghi sul compasso del Mordente intitolata De somnii interpretatione che
Bruno stesso cita nel testo praghese. Questa breve raccolta di diciotto ‘aforismi’ costituisce
la parte più tecnica del primo tentativo teorico di derivare un sistema geometrico a partire
dal concetto di minimo e diviene ‘incunabolo’ per le analoghe e successive riflessioni (cfr.
L. De Bernart, «Numerus quodammodo infinitus». Per un approccio storico-teorico al ‘dilemma
matematico’ nella filosofia di Giordano Bruno, Roma 2002, pp. 17-19: per una dettagliata pre-
sentazione della geometria del De somnii interpretatione, cfr. ivi, pp. 241-294). È interessante,
a questo proposito, osservare che nel De somnii interpretatione la nozione di minimo è decli-
nata essenzialmente in termini geometrici (e il corpuscolarismo naturale agisce come mero
termine di confronto); negli Articuli, invece, essa fonda sia il contesto geometrico (con i
concetti di punto e termine), sia quello fisico-materiale (con l’atomo e il vacuo); infine, nel
De minimo, essa diviene triplice, agendo come paradigma costitutivo dell’atomismo, della
geometria e dell’aspetto metafisico-formale.
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Marco Matteoli
44 Il motivo delle ‘ombre delle idee’ è ancora presente nella speculazione bruniana
degli ultimi anni: basti pensare al De imaginum compositione, del 1591, che si apre proprio
con una lunga disamina della conoscenza, declinata secondo la teoria umbratile, ossia su-
bordinando i piani della memoria e dell’elaborazione concettuale delle idee a quello dell’e-
sperienza sensibile della natura e della sua visualizzazione interiore (cfr. G. Bruno, Opere
mnemotecniche, edizione diretta da M. Ciliberto, a cura di M. Matteoli, R. Sturlese, N. Ti-
rinnanzi, 2 voll., Milano 2004-09, II, pp. 493-499).
45 Cfr. Bruno, Articuli adversus mathematicos, cit., pp. 21-22: «Ignorantia minimi facit
geometras huius saeculi esse geametras, et philosophos esse philasophos. 2. Si minimum
non subsistit, nihil subsistat oportet. 3. Si minimum certa ratione non cognoscatur, quan-
tum nullum cognoscatur oportet. 4. Sicut unitas est substantia numeri et essentia omnis, ita
et minimum tum geometricae tum physicae quantitatis. 5. Minimum duplex in hoc propo-
sito intelligimus: alterum in plano quod est punctum, alterum in solido quod est atomus».
46 Cfr. G. Aquilecchia, Giordano Bruno e la matematica a lui contemporanea: in margine al
De minimo [1990], in Id., Schede bruniane, Roma 1993, pp. 311-317.
~ 314 ~
Giordano Bruno a Praga tra lullismo, matematica e filosofia
47 Cf r. Atomism in Late Medieval Philosophy and Theology, ed. by C. Grellard and
A. Robert, Leiden-Boston 2009.
48 Cfr. De Bernart, «Numerus quodammodo infinitus», cit., pp. 27-67.
49 Cfr. D. Nicolai de Cusa... Opera. In quibus theologiae mysteria plurima, sine spiritu
Dei inaccessa... revelantur... Item in philosophia praesertim in Mathematicis, difficultates multae...
explicantur et demonstrantur..., Basileae, ex officina Henricpetrina, 1565, III; Id., Scripta mathe-
matica, edidit M. Folkerts, Hamburg 2010; Id., Les écrits mathématiques, présentation, trad.
et notes par J.-M. Nicolle, Paris 2007.
50 Cfr. L. De Bernart, Cusano e i matematici, Pisa 1999; R. Sturlese, Coincidenza degli
opposti e quadratura del cerchio: il Cusano nello Spaccio, in Favole, metafore, storie. Seminario su
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qualcosa di inconsistente. La riflessione di Proclo tende così a riaffermare il valore del punto
in quanto principio ‘formale’ (ma non causale) delle grandezze, recuperando la definizione
pitagorica che lo accosta a quella di unità: «Quemadmodum igitur Unitas alia quidem est
Numerorum genitrix, alia vero ut substrata Numeris materia: et principium quidem utraque
(non tamen id quod Numerus) alio autem modo, atque alio principium: ita sane Signum
quoque partim quidem est Magnitudinum parens, et autor, partim vero principium, non
utique iuxta genitricem causam» (Procli Diadochi Lycii philosophi Platonici ac mathematici
probatissimi in primum Euclidis Elementorum librum commentariorum ad universam mathematicam
disciplinam principium eruditionis tradentium..., a Francisco Barocio patritio Veneto summa
opera, cura, ac diligentia cunctis mendis expurgati... nunc recens editi, Patavii, Excudebat
Gratiosus Perchacinus, 1560, pp. 49-56). Sul concetto di punto nella matematica greca:
V. Vita, ll punto nella terminologia matematica greca, «Archive for History of Exact Sciences»,
XXVII, 1982, 2, pp. 101-114; G.R. Giardina, Astrazionismo e proiezionismo nell’In Euclidem di
Proclo, «Rivista di storia della filosofia», LXIII, 2008, 1, pp. 29-39. Sull’edizione di Barozzi del
commento di Proclo cfr. L. Maierù, La diffusione di Proclo, commentatore di Euclide, nel Cinque-
cento, [11°] «Annuario del Liceo Scientifico ‘B. G. Scorza’ di Cosenza», 1999, pp. 49-68.
55 Cfr. A. Dhanani, The Physical Theory of Kalām. Atoms, Space and Void in Basrian
Mu‘tazilī Cosmology, Leiden-New York-Köln 1994.
56 Cfr. E. Jordi Gayà, La concepción luliana de ‘punctum’ en su contexto medieval, «Estu-
dios lulianos. Revista cuatrimestral de investigación luliana y medievalística», XIX, 1975,
pp. 41-51; C. Compagno, Il Liber de geometria nova et compendiosa di Raimondo Lullo,
«Ámbitos. Revista de estudios de ciencias sociales y humanidades», XXXI, 2014, pp. 35-45.
57 Cfr. E. Pistolesi, Quadrar el cercle després de Ramon Llull: el cas de Nicolau de Cusa, in 2n
Col·loqui europeu d’estudis catalans (Béziers, 19-21 gener 2006), 2 voll., Montpellier 2007, I, La
recepció de la literatura catalana medieval a Europa, edició a cura de C. Camps, M. Roser i Puig,
pp. 17-32; R. Ramis Barcelò, La filosofía luliana en la universidad durante los siglos XV y XVI,
«Anuario Filosófico. Revista del Departamento de Filosofía de la Universidad de Navarra»,
XLIX, 2016, 1, pp. 177-196.
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64 Cfr. V. Prosperi, «Di soavi licor gli orli del vaso». La fortuna di Lucrezio dall’Umanesimo
alla Controriforma, Torino 2004; A. Brown, The Return of Lucretius to Renaissance Florence,
Cambridge (MA) 2010; M. Paladini, Lucrezio e l’epicureismo tra Riforma e Controriforma, Na-
poli 2011. Anche Bruno si mostra interessato ai temi lucreziani, come testimonia già la
densa presenza di riferimenti epicurei nel De l’infinito; appena tornato in Francia chiede
poi al bibliotecario Cotin copia del De rerum natura e sviluppa, nelle opere di commento
alla Fisica di Aristotele, motivi corpuscolari, pur negando, fin dal De la causa, la sussistenza
del vuoto e ammettendo un principio di animazione universale. La presenza di Lucrezio è
infine evidente nei poemi francofortesi e negli scritti sulla magia naturale (cfr. C. Monti,
Incidenza e significato della tradizione materialistica antica dei poemi latini di Giordano Bruno:
la mediazione di Lucrezio, «Nouvelles de la République des Lettres, XIV, 1994, 2, pp. 75-87;
M. Salvatore, Protagonisti e testi – Giordano Bruno, Lucrezio e l’entusiasmo per la vita infinita,
«Studi rinascimentali. Rivista internazionale di letteratura italiana», I, 2003, pp. 113-120;
S. Bassi, Immagini di Bruno ‘mago’, in Autobiografia e filosofia. L’esperienza di Giordano Bruno,
Atti del Convegno (Trento, 18-20 maggio 2000), a cura di N. Pirillo, Roma 2003, pp. 7-20;
E. Fantechi, Tra Aristotele e Lucrezio. La concezione dello spazio nella teoria cosmologica di Gior-
dano Bruno, «Rinascimento», II s., XLVI, 2006, pp. 557-583; Ead., Lucrezio, in Giordano Bruno,
Parole concetti immagini, cit., II, ad vocem).
65 La componente pitagorica della geometria bruniana è stata messa in rilievo già da
K. Atanasijević, La doctrine métaphysique et géométrique de Bruno exposée dans son ouvrage De
triplici minimo, Paris-Belgrade 1923 e, in anni più recenti, da P. Zellini, Figure della ripetizio-
ne nella filosofia della natura di Giordano Bruno, in Aspetti della geometria nell’opera di Giordano
Bruno, a cura di O. Pompeo Faracovi, Lugano 2012, pp. 103-128.
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modo, confermato anche dalle importanti vicende biografiche alle quali abbia-
mo accennato e che vedono gli interessi teorici di Bruno sempre più converge-
re con quelli di un certo ‘pubblico’ scientifico, i medici e filosofi della natura che
affiancano Bruno nei suoi spostamenti tra Wittenberg, Helmstedt e Padova.
Tale evoluzione può essere tuttavia colta, in maniera esemplificativa, anche in
un testo simbolo per quegli intensi anni di rielaborazione e riorganizzazione
del sistema filosofico bruniano, ovvero la Lampas triginta statuarum, composta
inizialmente a Wittenberg e rivista e modificata tra Helmstedt e Padova, la
quale, come si è accennato, si trova così ad essere protagonista ‘in negativo’
degli importanti cambiamenti teorici avvenuti in quel periodo. Per la particola-
re collocazione temporale e gli esiti legati alla sua elaborazione, la Lampas tri-
ginta statuarum è infatti un testo molto utile per sottolineare le variazioni teori-
che che entrano in gioco in questa fase dello sviluppo della filosofia di Bruno; è
altresì e in generale un testo fondamentale per comprendere la complessa
struttura della «nolana filosofia» e i nuclei teorici più importanti del suo siste-
ma. Essa costituisce una suggestiva «enciclopedia» 66 delle nozioni principali del
pensiero bruniano, rappresentate e descritte sotto forma di immagini esempla-
ri e organizzate secondo uno schema di lettura e ‘applicazione’ dialettica che
richiama esplicitamente gli scritti lulliani, in particolar modo l’Arbor scientiae e
l’Explanatio di Lavinheta. La Lampas viene elaborata inizialmente nel periodo
wittenberghese e, in quanto tale, è conservata nel codice manoscritto custodito
alla Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg assieme ad alcuni degli scritti di
argomento lulliano e porta un riferimento alla primavera del 1587.67 Un’altra
copia manoscritta, indipendente da questa, ma derivante da un comune anti-
grafo, è presente nel codice Norov e, da una testimonianza dello stesso Besler,
si apprende che, oltre ad essere stata scritta da lui, fu redatta a Padova nell’au-
tunno del 1591.68 I due testi, pur nella speculare conformità, presentano molte
varianti le quali, come ha mostrato Nicoletta Tirinnanzi nella «Nota ai testi»
che introduce l’edizione della Lampas presente all’interno del volume dedicato
alle opere magiche, fanno comprendere come la versione del 1591 fosse teori-
camente più compiuta della precedente, sia per le numerose puntualizzazioni
che meglio esplicano e chiariscono il testo, sia per la scelta di modificare alcune
espressioni e termini per renderli più coerenti con il corpus degli scritti di argo-
mento magico che Bruno aveva elaborato in quegli stessi anni.69 In questa otti-
ca ha quindi senso sottolineare uno dei tanti interventi, pur non molto signifi-
cativo sul piano testuale, che tuttavia lascia intravedere un rafforzamento delle
posizioni che abbiamo cercato di evidenziare in questo lavoro. Nella parte fina-
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70 Bruno, Lampas triginta statuarum, cit. p. 1304. È opportuno sottolineare, a questo
proposito, che, già nella prima stesura della Lampas, l’atomo è definito «sostanza indivisibile
sul piano fisico» ed è messo in corrispondenza con l’idea di punto, a sua volta indivisibile
rispetto ad un procedimento di divisione ‘geometrico-pratica’, ricreando specularmente
quello schema concettuale ideato nei dialoghi del Mordente del 1586 e perfezionato, in
particolare, nel De somnii interpretatione, che vede il punto riflettere nell’ambito geometrico
la corpuscolarità della natura.
71 Ivi, p. 1306.
72 Cfr. ibid.
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73 G. Bruno, Lampas triginta statuarum, in Eiusd. Opera latine conscripta, cit., III, p. 154;
cito, in questo caso, dall’Edizione Nazionale, poiché i curatori adottano come testo di rife-
rimento per la Lampas quello della prima versione; cfr. ivi, pp. xiv-xv.
74 Bruno, Lampas triginta statuarum, in Id., Opere magiche, cit., p. 1256.
75 Cfr. Tirinnanzi, Nota ai testi, cit., p. cvii.
76 Cfr. Bruno, Articuli centum et sexaginta adversus mathematicos, cit., pp. 24-25: «Minimi
explicatio, seu centri in circumferentiam expansio, generatio est, circumferentiae vero in
centrum contractio mors physice loquendo»; Id., De triplici minimo et mensura, cit., p. 237:
«Caput II. Ex minimo crescit et in minimum omnis magnitudo extenuatur».
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di motivi che spingono Bruno a riconsiderare tutto il suo sistema alla luce di
un’innovativa e importante nozione, quella di minimo: l’unità si fa sempre più
corpo nella natura e negli enti della natura e, seppure non venga meno il prin-
cipio di animazione naturale e vitale che compone e configura tutte le cose,
a partire dalle loro componenti minime ed essenziali, è sempre più rilevante
l’immagine di un universo che si autosostiene e si alimenta delle proprie forze
e intesse ovunque, ad ogni grado dell’esistente e all’infinito, quell’intensità on-
tologica che la Monade stessa gli infonde. Si coglie, infine, come questo nuovo
e differente paradigma teorico riesca a far convergere con maggiore coerenza
questa peculiare concezione metafisica con la sua inevitabile e inseparabile rea
lizzazione naturale, esprimendo questo stesso principio unitario anche sul pia-
no logico-gnoseologico, definendo quindi una nuova geometria i cui postulati
teorici si fondano sul minimo.77
77 A completamento dei numerosi studi citati è importante segnalare anche i molti la-
vori di Angelika Bönker-Vallon (in particolare: Giordano Bruno e la matematica, «Rinascimen-
to», II s., XXXIX, 1999, pp. 67-94; Bruno e Proclo: connessioni e differenze tra la matematica neo-
platonica e quella bruniana, in La filosofia di Giordano Bruno. Problemi ermeneutici e storiografici,
a cura di E. Canone, Firenze 2003, pp. 129-144; Matematica, in Enciclopedia bruniana e cam-
panelliana, diretta da E. Canone, G. Ernst, 2 voll., Pisa-Roma 2006-10, I, Giornate di studi
2001-2004, coll. 105-119) e i saggi di M. Mulsow, La geometria applicata nell’opera di Bruno, in
Giordano Bruno. Gli anni napoletani e la ‘peregrinatio’ europea, cit., pp. 146-151 e J. Seidengart,
La métaphysique du minimum indivisible et la réforme des mathematiques chez Giordano Bruno, in
Atomismo e continuo nel XVII secolo, Atti del Convegno internazionale (Napoli, 28-29-30 aprile
1997), a cura di E. Festa e R. Gatto, Napoli 2000, pp. 55-86.
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FINITO DI STAMPARE
PER CONTO DI LEO S. OLSCHKI EDITORE
PRESSO ABC TIPOGRAFIA • CALENZANO (FI)
NEL MESE DI MAGGIO 2017
ISSN 0080-3073