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limolici «Mimmi
CIMI IALE - IIHUI
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g¥r. 9 -/
DOCUMENTI INEDITI
PER LA STORIA
DKLLF.
DÀ
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Questo campito dunque, d’investigare cioè la parte di merito che
ha l’Italia nell’arte militare, e specialmente nelle armi da fuoco, è
quello che mi sono imposto da tre anni in qua con gli studi miei,
condotti colla pazienza e colla ostinazione del pellegrino che voglia
giungere al santuario dove giurò di sciogliere il suo voto, coll'af-
fezione del figlio cui null’altro è più caro che la gloria e l’onore
della madre sua, ad ogni costo
col coraggio del soldato che cerca
piantare la sua bandiera sugli spaiti delle mura nemiche. Voglio
mostrare al mondo quanto sia stata grande l’Italia nostra in tutta
sorta d’invenzioni d’armi da fuoco sino da tempi remotissimi, e non
con vane parole, ma coi documenti che sono andato qua e là racco-
gliendo negli archivi pubblici e privati del nostro paese, scuoten-
done la polvere secolare di che eran coperti.
Incitamenti e conforti di dotti uomini, consigli ed aiuti di bene-
voli e cari amici, mi hanno reso più tenace del mio proposito,
e più fiducioso di portarlo a compimento. Perchè, avendo già in
pronto grandissimo numero di queste preziose memorie, ho divisato
d’incominciarne la stampa per non ritardarne più a lungo la cono-
scenza ai miei connazionali. E siccome se avessi voluto pubblicarle
per ordine cronologico avrei dovuto attendere sino a che dapper-
tutto non avessi rovistato e tutte non le avessi raccolte, cosi ho de-
terminato distribuirle cronologicamente sì, ma per serie degli archivi
dai quali furono tratte. Ove poi abbisognino schiarimenti, rettifi-
cazioni e note che rendano più chiara la intelligenza del documento,
o correggano inesattezze di scrittori nostrani e stranieri , o spie-
ghino od interpretino il senso di alcuni vocaboli oscuri o ne ri- ,
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private del Regno perchè mi diano mezzi per incarnare la mia idea;
la quale spargerà nuova gloria e nuova luce suH’origiue e sul pro-
gresso delle armi da fuoco italiane, e sarà la fonte purissima dalla
quale chiunque avrà la volontà il sapere e la lena per dettarne la
storia potrà attingere notizie inedite ed incontestabili. Mi sarà ri-
cusato questo generoso concorso'? La preziosità dell’opera, la bontà
dello scopo, mi sono garanti che le mie brame saranno appagate. Io
voglio abbattere col mio lavoro i parziali edifici della spartita pe-
nisola e gettare le fondamenta di un unico e nuovo edificio, del-
l'edificio della Nazione risorta. E se dottissimi uomini mi hanno pre-
ceduto con opere particolari di siffatto genere, io ne farò tesoro per
ma non per riprodurle; chè materiali inediti da me pos-
citarle, i
UGELO 4IGELI CU
Capitano (l'Artiglieria.
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,
Cura Magister guilelmus Rombino ciuis noster habitator Ferrane, qui (licitur esse
homo ingeniosus, sit nccessarius nobis prò factis guerre nostre crete (2) rogamus de-
lectionem vestram quod sibi vellitis concedere quod aliquas spingarda» (3) et instru-
menta necessaria prò suo ministerio possit de vestris districtilms extrahi facere et con-
(I) AÌ colò, tiglio naturale di Obizzo II e fratello' di Attiro vanii ino. bastardo anrires.su, ai quale succedette
nel principato nel 1.161. Fu «otto quello marchese rhe si vide in Ferrara (1.162) il primo orologio pubblico,
e Tu posto sopra la torre del suo palazzo la quale poi fu detta di Higobello. come si ha dalla cronaca estense
riportala dal Muratori (Wrr. IlaL, loro xv).
;2) Creta, cioè Canditi una delle maggiori isole del Mediterraneo, posta all’ingresso dell’Arcipelago, tra
la costa S. E. della Morea, la costa libica o di Uarca, e la costa S. O. dell’Asia minore. Nell'anno 1363 ri-
bellossi alla repubblica veneta per certi privilegi che i coloni veneziani di Candia credevano dover avere
eguali ai eittadini di Venezia. Domenico Micbiel fu allora eletto capitano generale da mar, ossia ammiragli'» V
dell'armata di osservazione e di operazione contro l'isola. Luchino del Verme, veronese, ebbe il supremo
'-ornando dell’esercito. Questi sbarcò le sue truppe nell’isola il 7 maggio 1364, ed il 10 fu data la battaglia
con la cooperazione della flotta del Michicl, e presa la citili.
La prima menzione delle spingarde si ha dalla cronaca estense, gennaio 1354. nel racconto dei pre-
(3)
parativi falli da Rinaldo d’F.ste per l’impresa contro Argenta. * Interim preparari fccit maximam quanti-
tatem balistarum, sclopetorum, spinganlarum et aliorum militato et peditam per trrram, et per aquara
(Pergamena sciolta).
Nicolaus de Trìdento, magister scloporum (3), quei» nobis per vestras licteras com-
mendastis fecit sollicite diligentiam suoni circa expedicionem ojus, qua quidem expe-
ditio esse non valuit nisi modo. Quare ipsum ad vos remittimus. Patroni autem nostri
Andrea Contarmi fu il 62° doge. Sali al potere nel 1366 ed assunse il reggimento della repubblica in
(1)
una deile epoche più pericolose alla sua esistenza. Oliò i Veneziani iti guerra coi Genovesi, cogli Uugberi,
col Patriarca di Aqatleji e coi signori di Carrara; vinto Vittore Pisani a Poli e presa Chioggia dai nemici,
pareva dovesse suonare l’aUìm’ora della repubblica. Ma il magnanimo doge Contarmi, con Carlo Zeno ed
il prode Pisani, benché alla età di setlanladue anni montato il primo sur una galera, delle trenlaqnattro
dell'armata, non toccò più terra finché non ebbe ritolto Chioggia ai Genovesi. Liberata Venezia dall'Immi-
nente pericolo, si continuò energicamente la guerra per racquietare gli altri paesi ; ma frappostosi tra ì
«-•intendenti Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, cessarono dal combattere. Convennero in Torino pertanto
«li ambasciadori di Venezia, di Genova, del re d’Ungheria, del patriarca d'Aquileja. del signore di Padova
e di quei di /.ara, oltre a quelli di Cipro, di Francia, di Borgogna e di Milano. La sentenza di arbitra-
melo pronunziala e sottoscritto il trattato in una sala del castello (ora palazzo Madama) di questa
fu ritta,
il giorno K agosto 1 1* 1 Il doge Contarmi mori l’anno seguente.
. .
(2) Il Michiet era sollo Trieste generale delle truppe venete e direttore dell'assedio contro quella città,
che sino dall’anno antecedente si era ribellata a’ Veneziani. Un codice della Marciana contiene tutto il car-
teggio tra Doge, et il Michicl che è, puolc dirsi, il giornale dell’assedio. Il mio dotto amico cav. Gio.
il
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arsenatus mittunt per galeam siue usserium (1) paratum ad receasum balot&s et pulue-
rem prò sclopis. —
Data in nostro Ducali Palatio die xxj aprili», Indictione vij (1360).
(I) Vuenum. Uteiere, bastimento onerario pel trasporlo dei cavalli. Avevano a poppa un portone o micio
(da ciò u «curi) che si apriva a mo' di ponte levatoio per facilitare rimbarco e lo sbarco dei cavalli.
Queste sieno le cosse le quale sicuo in la bastia da Kormizene (1) per muuicione
In prima iiij" Schiopi grandi (2) fomidi di poluere et balote
Item iiij" Schiopi pisoli (3) da man fornidi
(Omissis).
(1) Vormujvu', terra nel ducalo di Modena dalla quale è lontana sette miglia. Ila un castello ricostruito
nel cinquecento, che pcrteune prima ai Pio, quindi, e tuttora, ai Bone (impugni. Fu patria di Andrea detto
da Pormigine, celebre architetto del xvi secolo, il cui cognome, se non erro, dovea essere Harchete o Mar-
chesi: perche (rovo nel G*v« (Carteggio ined. «Tartufi, v. m. p. 548) ricordato un • Jacomo d A sorba Mar-
'
chiai: da Fortmgwe • che insieme ad Aliiuandro di Cruloforo di {tigni da Bergamo faceva relazione agli
operai di S. Petronio in Bologna intorno al >* tabernacolo (ciAono)over cupola ....che va posta sopra Vallar
grande eee. ». Perciò il Gaye cadde in errore attribuendo questa relazione ad Andrea mentre il documento
dice chiaramente che fu Jacomo d 'Andrea, cioè suo figlio.
(2) Cioè da posta, o da cavalletto
(3) Maneschi o portatili.
Itcm prò magistro Paulo ile colonna superstante in cittadella qui ordinauit lapidea
lx. a bombardis existentibus in castro Vercellarum prò eius mercede juxta bullam, etc.
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TORINO - ARCHIVIO GENERALE DEL REGNO
(Voi. Gioie k Movili. 1418)
(Omissis)
Item. cy sensuit e leuentaire des choses qui soot au chastel et cq la ville de Ville
franche (1).
si vedrà a cannone separato, e carri per trasportarla, e cassa per poterla sparare, ed una
suo tempo) il
macchina apposita, il falcone per incavalcarla e scavalcarla. Come questa bombarda ebbe tal nome, credo
,
certo, per ricordare Amedeo VII, il conte rowo, cosi la darmi Lutto, sarà stata appellata da Amedeo Vili
cosi in onore del suo figlio Luigi che fu il II duca di Savoia.
Cy apres sensuit leuentaire des choses et biens meubles qui sont au chastel de
Vy (Fico).
Et premieremo^ vne grosse bombarde de fer qui sapclle lardye (1) ensemble xl
(Omissis).
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.
Dilecti filij salut. et ap.lica. ben. Dilectus tilius L. (1) tt. sci laurentij in damaso
pbr cardinalis aquilegiensis et Camerarius nr. aplice sedia Legatila forte indigebit
certis machinamentis p. expugnatione nonullor. oppidor. que a n.ris et roman. ecc.ie
hostibus occupantur et indebite detinentur. Eamobrem uolumus et deuotioib. u.ris
comittimns et mandamus quat. si quid apud uos buius modi macliinamentor. est. eidem
motuctis et p.cipne quada. bombardam (2) que sup.iorib. annis du. bone memorie
dilectus tilius nobilis vir Nicolaus piccininus ad n.ra et ecc.ie romane stipendia ca-
pitaneus gnalis militaret fabricata fuit: certo ut audiuimus statuto p. uos facto ne
dieta bombarda ex p.usiura transportarct r alijs q. in contrarium facien. no. obstan.
Nam infra breues dies illa p.usium remittet r . Dat. Home apud sanctum petrum sub
anulo n.ro secreto die xny°. nouemiiris MceccxLv". Pont, n.ri Anno quùtodecimo:
B. Ro(kkku.a.
(fuori) Dilectis tilijs . . Piiorib. Artiura Ciuitatis n.re perusij.
(1) /.orlane» o Medinola padovano, sfrondo aironi di bassa, sfrondo altri di nobile orinine
^illustro rolle sue opere. Attese prima in patria alle arti liberali ed alle mediche e tìsiche discipline, quindi
r crossi a Roma dove rivolse i suoi studi ali arle militare, mentre in quel tempo colà valovan piu le armi che
la toga. Perché s'ingrazio Martino V ed Eugenio IV, e dopo morto il Vìtelleschi fu creato capo supremo di
tutte Ir milizie papali. Andò con queste in aiuto de' Fiorentini, ed alla battaglia di Alighieri vinse l'eser-
cito del Visconti comandato da Nicolò Piccinini. Da Calisto III Tu inviato con le truppe pontificie in Ungheria
contra i Torchi, de' quali In vincitore presso Belgrado arridendone sei mila e togliendo loro sessanta arti-
glierie- Fa dapprima vescovo di Tran ( Tragurium ) città di Dalmazia, indi arcivescovo di Firenze, patriarca
d'Aquilcja, cardinale prete del titolo di S. I.orcnzo in Damaso, e nel 1464 da Paolo II fu creato vescovo di
Albano. Mori in Roma il 15 (od il 23) di marzo del 1465 e fu sepolto nella chiesa del suo titolo (Vedasi
Vtlae fi re» ge»tae Homanorum Ponli/u um etc., tom. Il, col. i/l 9-925).
(2) Nel Museo Nazionale d'artiglieria è bombarda lasciata da Nicolo Piccinini in Osimo nei 1443, che nelle
la
Riformagionl di quel comune è nominata la bombarda grassa di Sicolò Piccinino. Sembra però che appar-
tenesse ai Perugini perchè questi nel 1416 pretendevano fosse loro dagli Osimani restituita. Giórni fa so-
spettare che la bombarda dimandata da Eugenio IV in prestito ai Perugini, e specificata dicendo loro che fu
costrutta negli anni scorsi vivente il Piccinini, sia quella che il celebre capitano aveva lasciata in Osimo
nel 1445. È quest'artiglieria una bombarda, mortaio di ferro colalo in due pezzi, cioè troni fai e cannone, ron
diam. interni, quella di mill. S65 e 530, questo di miti. 465 e 155. Pesa chil 1190, e pittava pietre di circa
Chat. 2>0
Illustrìssimo sgnore mio priuzipi in niilano maria galiazmili a.ni sanitate. auùo la
uostra magnificha signorja chomo questa bombarda che stata guasta, per la grada
de dio adeso sta bona e galrda incualle tempo chuntra nemjzi vostri bona e gallarda
perche magnjficho sinorc louostro chomesario miser bartolomie de ebarmon» (1) e
(1) Darlolomto Codio da Cremona ingegnere dorale, arcbttetto del castello di Milanu. Il chiarissimo G. L.
Calai, scrisse un. piegeaotissima biografia di questo arrbitetlo cirile e miniare, pubblicata nel Potiienur.
(fot. is ni, p. 223-930).
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miser tìlipo (1) fato moltto bon seruigio alla vostra magnificha signoria perche tuti
dai pochu dorraj in noti allo zorno niente per servir la uosstra magnificha sinorija
tanto speto chomo bombarda voi u trar a tabulazo (3)
e finijto sellale (2) dela dita
perche signore aujzo la uostra magnificha signorja nome mancha ni chosa nisuna
chome bezona per miser bartolnmeo e per miser filipo nodc mangare ne de beuere ne
laurenti chocbe bezona per me de cnalchose. graziamo la nostra magnjficha signorjia
che me fa fare tanto bene, data a milan dieze de mazo mijli quatro (cento) setantaduij
Signore p.dunateme. groso omo fato grosa 1
(1) Filippo de Hcotiolii il» Ancona Commissario sovra il invorio del castello di Milano.
Die quinto decembris anno a nat. D.nj M° D° Lxxuij Callari in regio consilio
Attesa la relacio feta per lo Inginner Jorge paleazo fratin en consei ques pot
posar en defensa lalguer (1) de aqi al stiu (2) donant diligencia en la obra y acu-
dint be la gent (3) y que altrament no sta para poderse defendre de inimich poderos
y no fentse les diligencies degudes poria dar carrec sa Mag. y por euitar majors en-
conuenients, y per dites y altres que ocorren y poden ocorrer cada hora es cosa ne-
cessaria tenir dines promtes y espedits por tots bons respectes etc.
(1) Alghero.
(2) Cioè — all’ ertale.
(3) La geni; intcndansi gli abitanti dei villaggi che erano siati obbligati di lavorare nelle fortifica zioni
di Cagliari e di Algbero.
(1) Baccio Ponicllj da /iremo legnaiolo di»cipulo de francione, come egli si sottoscrisse in una lettera, a
Lorenzo il Magnifico, da (Irbino il IR giugno 1481 , fu celebre architetto civile e militare del secolo xv.
• Nulla si sa di certo intorno all'anno della sua morte- Congettura probabile sembra quella che fosse tra
il 1 400 e H91: sapendosi che nel suo luogo di architetto e commissario nella Marca era gii, nel 1491, Ciò.
Antonio Garibaldi genovese; e che accadesse in Urbino, ecc. » (Vasari, Vile de' più eccellenti pittori, ecc.,
Firenze, Le 3lonnier. Voi. IV, p. 138). Io non saprei dire quando e dove morisse il Pontelli , ma il docu*
mento citalo prova che il 25 agosto del 1192 egli era io Jesi ed obbligava il Comune a consegnargli tutte
le artiglierie per munire la rocca.
(2) Gio. Antonio de’ Garibaldi, dal dotto annotatore delle vite di Vasari, è detto genovese, ma a Genova non
se ne è potuto trovare ricordo finora. È chiamato pure architetto, ma per essere commissario della rocca di
Jesi e di altre nella Marra non era mestieri fosse architetto, bastava fosse militare. Trovo nelle stesse Rl-
formagloni che il giorno 21 luglio 1192 doveva occuparela rocca mentovata con una squadra di fanti delle
milizie papali.
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.
(Omissis).
Sor Nicolaus sanctis: circumspectus ciuis Esinus: vnus etiam ex ronsciliarijs in
dicto conscilio existens: dixit quod libere concedantur artigiane et alia con*
tenta in litteris R.®‘ D. Gubernatoris ab9que alia replicatiooe et obligatione: sed
stetur fidei sue R.®* D. (Dominai ioni*) de restitutione artigiane: et satiBfatione aliamo»
rerum petitarum: —
(1) H questa la feria Rocca costruita in Jesi dopo il mille, e demolita, come quella che la precedette, dal
popolo che sapeva bene a quale uso servissero questi propugnacoli che i papi innalzavano perla difesa delle
citlh cheponevano sotto V ombra de//* «onte chiari. Fa fatta, la Rocca in discorso, costruire da papa In-
si
nocenzo con
Vilidisegni del Pontelli che si recò all'uopo in Jesi sul Unire di gennaio del 1488 ed ebbe
i
in compenso dal comune, il 7 di marzo, dngento fiorini (Rif. municip., ad ann. f. 19 e 29'.
(2) lina spingarda jesina, di Terrò battuto, che faceva parte delle artiglierie del Comune in quell'epoca,
ora si conserva nel Museo Nazionale d'Arliglieria, e se ne darà il disegno nella pubblicazione de' documenti
dell'archivio municipale di Jesi.
(1) Di questo G topolini Cotura o Coltura si hanno memorie dal 1553, 1° dicembre , al 1560 nei registri
farnesiant, dove ^ segnato il Coltura come maestro fonditore d'artiglieria in Parma al servizio del dura
Ottavio, Farnese.
(2) Mitocco, o Mutarci* castello delia valle Misolcina appartenente già ad un tal Gian Pietro Sacco, dal
quale Gian Giacomo Trivulzio lo comperò col titolo di conte. In un diploma (22 settembre 1185), del dura
Gian Galeazzo, si dire venditore il conte Enrico Saeco, ma/ 1
certo che «Gian Pietro Sacco comparisce qual
venditore nello stesso strumento di vendita rogato da Pietro Brenna Gii dalli 20 novembre 1190». Nel di-
ploma dell'imperatore Federico, detto il terzo, in data di Norimberga IH novembre 1187 • al Nobile Gioii
Giacomo Trivulzio, cavaliere aurato, e conte di Mota ero, e del Sagro Imperio confermasi la compra, ch'egli
aveva fatto del cartello di Mo&acco e della ralle Mitolcina da Gian Pietro de Sacco col titola di conte, eroi
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e che porteno la grandeza de le infrascritte balle corno di soto si contene de pexo et
grandeza et pexo grandeza et pretio.
(Omissis).
Et facto e il presente instrumcnto de estima per Joanne Cotura il dicto magistro
de Avignone in In terra de Mixocho presente li infrascritti testimonj et mi notar:
subscripto dimane di esso M.ro Joanne et signato de la sua Marcha li quali testi-
monj sono lo egregio domino Joanne pctro del pyccno vicario de Rovoredo, et Ca-
pitanio Ms. Dona Mscha, Ms. Balzarono de Boero banderaro d.no Jacomo Tuschano,
Ms. Joanneantonio et Jacomo Tuschano fratelli, Enrico fiol de Ms. Simone d’arnoldo,
Ms. Bernardo boccatio, Ms. Bernardino de S“. Bernardino et Ms. stephano Tartaglino
de Koveredo tuti testimonj noti.
diruti unne» mii per »c c pei midi eredi e successori: aggìungi’iidovisi altresì quello di batter moneta d'oro
e d argento in detto castello o nel suo territorio • (Hosuiki, nell'istoria di (imn Jacopo Trinitzio, ccc., voi li,
p. 3A8. 34H). ornalo castello venne atterrato dai (ingioiti nel ed allora la zecca fu trasferita a Bove*
redo, terra posta al primo ingresso della valle Misolnna.
(I) Un eguale sisleaa mi si narra clic sia stato esperimtunato iu Inghilterra, qualche anno fa, ma se ne
ignorano i risultamcntì.
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Secondo col cambiamento d'esse lumiere, mediante l’applicazione d'nn grano amo-
vibile, il quale bì può con semplicissima manopera in poche minute di tempo estrarre
Ne deriva anche da questa terza metodo due considerevoli vantaggi, cioè un ri-
culo de Cannoni molto minore del ordinario, avanti che la palla sia escila dalla bocca;
onde li colpi riesciranno piò esatti, e l'anima meno soggetta ad essere urtata dalle
Palle: ed in secondo luogo non potendo il fluido sfogarsi per il foccone, dovrà agire
sulla Palla con tutta sua forza, che perciò una più longa portata con le solite ca-
grazia, di poter eseguire sù d'un Cannone di grosso calibro quelle esperienze più
concludenti per scoprire, Be veramente dai sopra accennati tre ritrovali (del secondo
e terzo de quali ha l’onore di presentare all'E. V. un modello) possa derivarne qualche
vantaggio al Regio servizio.
(I) Il R°. Macchinista Malley aveva, sino dall'anno 1758, proposto un grano m due pero, uno a cono tronco
di rame battuto, nella parte inferiore, l'altro cilindrico di ferro a vite, superiormente. Ora questo stesso si*
Menu e adottato in Francia pe' cannoni di bronro risali da I da campagna c da montagna {Aule -tnr moire
porlalif de rampogne eie., IRtii. pag. Il, pi. 1).
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