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I primi canti veramente afroamericani furono quindi canti religiosi e furono gli spirituals, che erano derivati dagli inni protestanti inglesi; avevano preso una prima forma nel clima eccitato dei camp meeting; in quei grandi raduni all’aperto, i predicatori (che non di rado erano negri) apostrofavano con drammatico ardore e con veemenza i fedeli e questi si lasciavano vincere dalla composizione e rispondevano con trasporto alle parole del predicatore. Quei sermoni con le fervide risposte della congregazione erano gia musica (I’m a witness for my Lord, Rev. Kelsey withe the Congregation of the Temple Chard of God in Christ). A poco a poco gli inni religiosi negri precisarono la loro forma musicale e poetica. Gli spitrituals che venivano cantati allora erano perd diversi da quelli che s’ascoltano oggi nelle sale da concerto; erano disadorni, un poco rozzi come questo Everybody talking about heaven registrato fra i negri del- Alabama. Altri canti meno appassionanti, pit terreni (gli americani dicono hearty) cominciarono a risuonare nel Sud fra le comunita negre dopo le guerre di Secessione. In quegli anni gli schiavi liberati da Lincoln dovettero rendersi conto di quanto fosse miserevole la loro condizione: disprezzati, umiliati in mille modi, capirono subito che la liberta per loro era cosa diversa dalla liberta dei bianchi. Per molti di loro del resto la vita non era minimamente cambiata dopo la liberazione: erano rimasti nel Sud occupati come braccianti presso i loro ex-padroni. I pid fortunati si erano trasformati in mezzadri, si erano presto caricati di debiti, i pitt coraggiosi 0 i pit disperati che si trasferirono altrove finirono per ritrovarsi ammassati nelle periferie delle citta, in ambienti ostili, a fare lavori a cui non erano abituati. Comincid in quegli anni, pressappoco all’inizio di questo secolo, l’era del blues, il pit tipico e popolare canto afroamericano. II blues avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella nascita della musica jazz (Lonesome blues, Guitar Welch). Nelle strofe del blues l’universo dolente e squallido del negro americano si tradusse in poesia, ma si trattava di una poesia di tipo nuovo, una poesia fatta solo di ombre, di una malinconia greve che non ha mai fine: il cantante di blues non canta cid che ha, ma sempre cid che non ha e non avra mai. Quello che sentite é un blues classico, risale alla fine del secolo scorso ed & conosciuto in molte versioni e s’intitola Trouble in mind (Big Bill Broonzy), é la storia di un uomo disperato, ma appoggera la testa sui binari della ferrovia e aspettera che il treno delle 2.15 restituisca la pace al suo cervello. Il blues fu il principale ingrediente di quella ibrida, coloratissima musica che si sarebbe chiamata jazz. Non fu perd il solo: all’inizio ebbe grande importanza il ragtime, una musica popolare essenzialmente pianistica. Il ragtime ebbe origine negli ultimi anni del secolo scotso in un paio di citt del Missouri, Sedalia e St. Louis Po Spiritual, ragtime, blues e musica per bande variamente mescolate assieme diedero luogo alla nascita del primo ruvido jazz; come fosse esattamente quella musica attorno agli anni 1910-1915 quando si poteva ascoltare soprattutto nei locali del quartiere malfamato di New Orleans, Storyville, non ci é dato di sapere, perché nessuno allora pens6 di registrarla su dischi. A New Orleans dopo il 1917 restarono poche possibilita di lavoro ai musicisti: potevano suonare con le fanfare marcianti oppure sui ponti dei battelli a pale che portavano i gitanti su e gitt per il Mississippi, ma i locali notturni che avevano ospitato i pionieri del jazz erano ormai quasi tutti chiusi ¢ quindi bisognava andarsene. Andarsene al Nord. A Chicago per esempio. Li aveva avuto un ottimo successo la Original Dixieland Jass Band, un’orchestrina bianca venuta da New Orleans e diretta da Nick La Rocca: costui era figlio di un ciabattino calabrese che suonava bene la cornetta, anche se non sapeva leggere un rigo di musica: del resto a New Orleans aveva fatto soprattutto l’elettricista; quanto ai musicisti che lo circondavano erano dei poveracci come lui, come tutti gli altri suonatori di jazz; fu PODJB ad incidere il primo disco di jazz che sia stato pubblicato, nel 1917, s’intitola Livery Stable Blues. A Chicago del resto c’erano gia tantissimi negri che da tempo avevano cominciato ad abbandonare le campagne del Sud per cercare un lavoro piii remunerativo nelle fabbriche del Nord. Fra i primi musicisti di New Orleans arrivati a Chicago c’erano Jelly Roll Morton, Sidney Bechet e il grande Joe Oliver detto King, il re; il re perché a Storyville era considerato un suonatore di cornetta insuperabile. A Chicago perd Oliver sarebbe stato superato e proprio dal suo allievo prediletto, Louis Armstrong: lo chiamé lui stesso nel 1922 per farlo suonare nell’orchestrina che dirigeva al Lincoln Garden: questa era una delle pitt grandi sale da ballo del South Side, il quartiere negro in cui si_aprivano a Si incontravano gangsters dappertutto dove si suonava jazz: al Plantation, al Kelly Stable, al Sunset, all’Etex Club; in questo locale nel 1928 suonava il complesso di uno dei migliori clarinettisti negri di New Orleans, Jimmy Noone, con lui c’era Earl Hines, uno dei pit illustri pianisti della storia del jazz; Hines aveva composto l’A monday date che orchestra suonava tutte le sere. C’era anche il jazz per i poveri a Chicago: era quello che si ascoltava nelle bettole frequentate dai negri e nei rent-parties. I rent-parties erano delle festicciole a pagamento organizzate nelle sere di sabato in qualche appartamento del quartiere negro; erano aperte a tutti e servivano a raccogliere il denaro necessario a pagare |’affitto (il rent) di qualche poveraccio in difficolta; alla musica di solito provvedevano i pianisti, non gli davano un soldo, un po’ di cattivo whisky di contrabbando,

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