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32. jazz “di consumo”, dopo lo swing; “figli e figliastri”: Rhythm & Blues, Rock & Roll, Bossa Nova, Funky, Fusion, jazz “elettrico”. Louis Prima - Louis Jordan - Spike Jones - Jimmy Smith - Weather Report - John Me Laughlin Jazz For Fun, per divertimento: se teniamo presente che il jazz & nato come musica d'evasione, non ¢’& poi molto da scandalizzarsi se alcuni suoi esponenti hanno scelto la via, indubbiamente pit facile, ma pit soddisfacente, del succes- s0 popolare ottenuto con I'uso di temi accattivanti e mezzi espressivi, dalle gags alla danza all’impiego di strumenti alla ‘moda, del resto connaturati con tutta la musica popolare ame- ricana - che poi, in questo, ha fatto da guida atutto il mondo. Questo “jazz di consumo”, che infatti ha molte delle carat- | teristiche della musica commerciale, prime tra tutte Vimpie- | {20 di temi ballabili e cantati la scarsita di improvvisazione, rappresenta quindi una continuita della tradizione degli spet- tacoli di minstrels, vaudeville, musicals ed anche, in un certo senso, della ormai saturata (¢ prossima alla fine) swing cra- ze, in direzione del Rhythm & Blues, Rock , Funky. ‘Antesignano di questa tra- sformazione in senso popola- re fu il trombettista e cantante di New Orleans, di origine italiana, Louis Prima (1911- 1978), che gia nel suo gruppo | della fine degli anni ‘30-pe- | raltro comprendente grandi | come Pee Wee Russell - uti- lizzava novelties spettacolar, 210 ¢ lancid canzoni dall’enorme successo, addirittura arrivate i tiomi nostri, come Buonasera Signorina, Civilization (Bon. fo, Bongo, Bongo), Just A Gigolo, Angelina (ma compose an. che il fantastico Sing, Sing, Sing, cavallo di battaglia dell’era dello swing ¢ tanto entusiasmante da essere tuttora eseguito) Sul fronte dello spettacolo, doveva presto essere affiancato, negli anni "40, dagli umoristici “City Slickers” di Spike Jones (1911-1964), che realizzava dei veri e propri spettacoi, ap. parsi in fortunate serie televisive, in cui lui edi suoi sidemen (comungue anch’essi ottimi musicisti) si producevano nelle pit esilaranti gags con uso di svariati“strumenti” di fortuna ‘Anche i grandi Fratelli Marx furono, oltre che umoristi sof sticati, valenti jazzisti. ‘Altro jazzman di successo popolare fu il sassofonista e can- tante Louis Jordan (1908-1975: nero, a differenza dei primi due), la cui musica pud definirsi Rhythm & Blues, tant’é che oggi viene denominato “I’inventore del Rock”: suo pitt grande hit, Choo Choo Ch’ Boogie. Si andava, quindi, verso Valtra musica che ereditava la struttura dal Blues e specialmente dal Boogie, il Rock ‘n’ Roll, anch’esso, negli anni ‘50, strumento di evasione per i consumatori, specie giovani, che non se la sentivano di seguire il nuovo (Be Bop ¢ Cool) o il vecchio (Re- vival) jazz e non trovavano pil le tante, divertenti, big bands degli anni ‘30. Ed il distacco dalle correnti principali del jazz, nella direzio- ne consumistica, si é poi rinnovato, puntualmente, nei decenni successivi, ad esempio con la contaminazione con la musica sudamericana della Bossa Nova (comunque genere altamente interessante e con pit stretti legami col jazz, e con il quale, ad esempio, si rilancid nel 1962 un grande come il sassofonista Stan Getz)*, oppure con il pitt sensuale Funky connesso con Vhard bop, 0 con la Fusion ed il Jaz elettrico cui si sono dedicati in certi periodi jazzisti di valore, da Miles Davis Dizzy Gillespie al vibrafonista Gary Burton (che ha speri- 2 mentato varie forme di fusion, anche con il “latino”, il coun- try ed il tango) ai pianisti Chick Corea e Joe Zawinul (che assieme al sassofonista Wayne Shorter fondava nel 1970 i popolarissimi Weather Report), il chitarrista John McLau- ghlin e cosi via. Vi sono poi stati casi, in tutta la storia del jazz, di artisti di grande personalita ma poco considerati da certa critica, forse “4nsospettita” dal loro successo: tanto per citarne alcuni, lon- tani tra di loro nel tempo, il gruppo vocale dei Mills Brothers (v. Cap. IV, Par. 19) - addirittura non inclusi in alcune puritane discografie jazz! - o l’organista Jimmy Smith (1925-2005), certamente il pil’ grande solista moderno di questo strumento atipico, ma non per cid incapace di possibilita espressive in abili mani®. Io penso che un parere finale su queste diverse contami- nazioni vada dato seguendo un metro di giudizio assoluto: certamente, i pregnanti temi in 3/4 degli zingari jazzisti non sono tematicamente jazz, ma sono grande musica contenente, consapevolmente © no, diversi elementi del jazz, e lo stes- so pud dirsi dei tanghi di Astor Piazzolla (che tra altro ha spesso ospitato musicisti jazz), 0 di tante incisioni di Al Hirt o Chuck Mangione, due trombettisti apprezzati dal grande pubblico per la loro produzione “consumistica”, ma ottimi jazzisti, e via dicendo, cosi come, d’altra parte, vi sono tan- te performances o sperimentazioni jazz che sono o di scarso valore artistico 0 comunque stucchevoli (si pensi a certe cose di Revival dilettantesco o di Kenton ). Certamente pregevoli, ed in ogni caso divertenti, sono quelle performances di gruppi come la Dirty Down Brass Band, capace di utilizzare, in una ben riuscita fusion, elementi del jazz tradizionale, del R & B ed oltre. 212

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