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Spazi Vettoriali
11 aprile 2013
”La Biblioteca è una sfera il cui centro esatto è qualsiasi esagono, e la cui circonferenza è
inaccessibile.”
1
Note: Nel secondo foglio di esercizi:
1. il terzo ‚ dell’Esercizio 2.5. ha soluzione L : x2 + y2 + z2 ´ 4xy ´ 4yz ´ 4xz = 0.
2. il primo ‚ dell’Esercizio 3.8 ha soluzione S X r = t (0, 0, 0), (´2, 0, ´2) u.
Ñ Ñ Ñ Ñ
In questo foglio di esercizi: se V è spazio vettoriale e u 1 , . . . , u h P V, indicherò con L t u 1 , . . . , u h u
Ñ Ñ
ciò che a lezione è stato indicato [ u 1 , . . . , u h ]. A scanso di equivoci, si tratta del sottospazio lineare
# ˇ +
h ˇ
ÿ Ñ ˇ
ai u i ˇ ai P R Ď V.
ˇ
i=1
Ñ Ñ
Si ricordi che dim L t u 1 , . . . , u h u ď h.
Indice
1 Ripasso di Teoria 2
1.1 Basi e Dimensione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.2 Sottospazi vettoriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1 Ripasso di Teoria
1.1 Basi e Dimensione
Ñ Ñ
Ricordiamo che un sistema di vettori B = t v 1 , . . . , v n u di uno spazio vettoriale V si dice una
Ñ
base quando i v i sono linearmente indipendenti (LI) e generano V.
Ñ Ñ
Essere linearmente indipendenti significa che una loro combinazione lineare a1 v 1 + ¨ ¨ ¨ + an v n
dà il vettore nullo soltanto quando tutti i coefficienti ai P R sono nulli. (Un sistema di vettori è
linearmente dipendente (LD) se e solo se uno dei suoi vettori si scrive come combinazione lineare
Ñ
dei rimanenti.) Generare V significa invece che ogni v P V si scrive come combinazione lineare dei
Ñ
v i . Se B è una base di V, diciamo che dim V = n, cioè: la dimensione è il numero di elementi in
una (qualunque) base. Ad esempio, dim Rn = n.
Si noti che se ho una base B e ci aggiungo dei vettori a caso, ottengo ancora un insieme di
generatori per V; ma di certo perdo l’indipendenza lineare; viceversa, se tolgo generatori da una Qua c’è l’es-
base, continuo ad avere vettori linearmente indipendenti, ma adesso sono troppo pochi per generare senza delle basi
tutto lo spazio. In altre parole: una base (per definizione un sistema di generatori indipendenti) è Ð−
un sistema massimale di vettori linearmente indipendenti o, equivalentemente, un sistema minimale
di generatori.
Ñ Ñ
Attenzione! Si noti che, dato uno spazio del tipo W = L t u 1 , . . . , u m u, il fatto che ci siano m
vettori generanti non implica che dim W = m. Infatti, questi m vettori per definizione generano
W, ma nessuno ci assicura che siano LI! Potrei ad esempio poter scrivere il primo come combinazione
dei rimanenti. Ciò che è certo è che dim W ď m. Per trovare una base di W bisogna individuare
2
tutti i vettori generanti che si scrivono come combinazione lineare degli altri, e buttarli via. Ciò
che resta è una base.
Quindi per costruire una base si può agire in due modi: togliere i vettori ’sovrabbondanti’ da
un insieme di generatori (dove ’sovrabbondanti’ significa: scrivibili come combinazione lineare degli
altri) finché non si trova un sistema LI; oppure aggiungere vettori a un sistema LI finché non si
raggiunge un sistema di generatori. Una base è un insieme di vettori ’equilibrato’, nel senso che ci
sono abbastanza vettori da generare tutto lo spazio, ma non cosı̀ tanti da ammettere relazioni di
dipendenza lineare!
Supponiamo di voler costruire un insieme massimale di vettori LI in V (una base), dove dim V =
Ñ
n. Scegliamo allora un primo vettore v 1 P V. Lui da solo, neanche a dirlo, è LI. Come sceglierne un
Ñ Ñ
v 2 che sia LI da v 1 ? Beh, il secondo è sempre facile da scegliere: basta prenderlo non proporzionale
1
al primo! Dal terzo in su, non è più cosı̀ evidente come sceglierlo. Tuttavia, è vero questo: una volta
Ñ Ñ Ñ Ñ
che il terzo vettore v 3 è stato scelto, si può affermare che t v 1 , v 2 , v 3 u è LI esattamente quando la
Ñ Ñ Ñ Ñ Ñ Ñ
matrice ( v 1 v 2 v 3 ) P Rn,3 ha rango2 3 (cioè rango massimo). E cosı̀ a salire con v 4 , v 5 , . . . , v n .
Ñ
Example 1.1. In R2 la situazione è piuttosto semplice. Scelto un vettore v 1 P R2 , come si
trova una base? Basta prenderne un altro che non sia parallelo al primo! cioè va scelto con un
Ñ Ñ
un’altra direzione. In altre parole, deve essere v 1 ^ v 2 ‰ 0.
Ñ
Example 1.2. In R3 si può fare cosı̀ per trovare una base. Si sceglie un primo vettore v 1 , un
Ñ Ñ Ñ Ñ
secondo vettore v 2 non parallelo al primo e si trova v 3 = v 1 ˆ v 2 . Dovremmo ricordare per sempre
3
il seguente fatto: tre vettori di R sono linearmente dipendenti ðñ sono complanari ðñ il loro
prodotto misto è nullo. In altre parole, abbiamo un criterio concreto per stabilire se abbiamo in
Ñ Ñ Ñ
mano o meno una base di R3 : tre vettori v 1 , v 2 , v 3 P R3 formano una base esattamente quando
il loro determinante
v11 v12 v13
Ñ Ñ Ñ
v 1 ^ v 2 ^ v 3 = v21 v22 v23 ‰ 0.
v31 v32 v33
Remark 1.1. Se in un sistema di vettori compare il vettore nullo, quel sistema non è mai LI.
(Perché?)
Remark 1.2. Se sai che dim V = n e hai n vettori, allora per controllare se formano una base
puoi limitarti a controllare se sono LI; oppure puoi scegliere di controllare se generano V. A tua
scelta! (Perché?)
Remark 1.3. Sia n = dim V. Se m ă n, allora m vettori di V, per quanto possano essere
LI, non generano V (e quindi non formano una base). Se invece m ą n, allora m vettori, per
quanto possano generare V, sono di certo linearmente dipendenti (e quindi non formano una base).
Esempio: 4 vettori di R3 sono sempre LD.
1 Perché? Scrivete i dettagli: basta una riga!
2 Se questa parola non è ancora stata definita, si ritorni su questa frase a tempo debito.
3
1.2 Sottospazi vettoriali
Un sottoinsieme non vuoto W Ď V di uno spazio vettoriale V è detto sottospazio vettoriale se
risulta uno spazio vettoriale per le operazioni (somma vettoriale e prodotto scalare per vettore)
rispetto a cui V è spazio vettoriale. In altre parole, W deve contenere tutte le combinazioni lineari
formate a partire dai propri elementi. Precisamente:
4
Quindi W è sottospazio. Troviamone una base. Notiamo anzitutto che possiamo scrivere il suo
generico vettore come
a 0 1 0 0 0
=a¨ +b ¨ .
a´b b 1 0
looomooon ´1 1
loooomoooon
M N
L’ultima equazione ci dice che M, N generano W. Questo implica che dim W ď 2. Ma siccome
M, N sono LI, formano una base e quindi dim W = 2. Perché M, N sono LI? Perché l’unica loro
combinazione lineare che dà il vettore nullo (la matrice nulla!) è quella in cui i coefficienti sono
tutti nulli. Infatti,
1 0 0 0 0 0 a 0 0 0
a¨ +b¨ = ðñ = ðñ a = b = 0.
1 0 ´1 1 0 0 a´b b 0 0
Remark 1.4. Si noti che le soluzioni di un’equazione differenziale formano sempre uno spazio
vettoriale. Infatti la somma di soluzioni è soluzione, e una soluzione moltiplicata per una costante è
una funzione che risulta ancora soluzione dell’equazione data. Ad esempio, mostriamo che l’insieme
S = t f P C2 (R) | f 2 ´ 2f 1 = 0 u Ă C2 (R) è un sottospazio vettoriale: se λ P R e f P S, allora λf P S,
perché (λf) 2 = λf 2 = λ(2f 1 ) = 2(λf 1 ) = 2(λf) 1 X. Similmente, se f, g P S allora (f + g) 2 = f 2 + g 2 =
2f 1 + 2g 1 = 2(f 1 + g 1 ) X.
Esercizio 2.2. Qual è la dimensione di Rm,n , lo spazio delle matrici a m righe e n colonne?
E’ mn Scriverne una base.
Esercizio 2.4. Sia V = R2 [t] l’insieme dei polinomi di grado ď 2, a coefficienti in R, nell’inde-
terminata t. Mostrare che V è uno spazio vettoriale di dimensione 3. (Più in generale, convincersi
del fatto che dim Rn [t] = n + 1.) Dopodiché, per ciascuno dei seguenti sottoinsiemi di V, si dica se
è linearmente indipendente, se genera tutto V, se ne è una base:
(i) A = t 1 + t, 2t + t2 , 1 + 3t + t2 u; LD, quindi NON BASE. Perché ”quindi”?
(ii) B = t 1 + 2t, 3 + t2 , 1 + t + t2 u; LI, quindi BASE. Perché ”quindi”?
(iii) C = t 3 + 2t ´ t2 , 2 ´ t + t2 u; LI ma NON BASE. Perché ”ma”?
(iv) D = t 3 ´ 2t + t , 5 + t, 2 + 3t ´ t , 2 + 4t2 u.
2 2
Sono 4 ñ Sono..., quindi...
5
1. Trovare una base e la dimensione di A. dim A = 2
2. Mostrare che ?
0 3?
P A.
1 1+ 3
ed esprimerla nella base scelta.
A = t a + bt + (a + 2b)t3 | a, b P R u Ă V.
6
Esercizio 2.9. In R4 abbiamo i sottoinsiemi
$ ˇ ,
’
’ a1 ˇˇ /
/
a2 ˇ
& ˇ .
W1 = ˇ a2 ´ a3 + a4 = 0 Ă R4
’ a3 ˇ
’ /
/
a4 ˇ
% -
$ ˇ ,
’ a1 ˇˇ
’ /
/
a2 ˇ
& ˇ .
W2 = ˇ a1 + a4 + 1 = 0 Ă R4 .
’ a3 ˇ
’ /
/
a4 ˇ
% -
Dire quale è sottospazio e trovarne una base. W1 è sottospazio (dimostrarlo!). E perché W2 no?
Esercizio 2.10. Sia V uno spazio vettoriale su R e siano H, K Ă V due sottospazi. Conside-
riamo l’insieme
Ñ Ñ Ñ Ñ
S = t u + v | u P H, v P K u Ď V.
1. Mostrare che S è sottospazio di V. Questo sottospazio è detto la somma dei sottospazi H e
K, e si scrive S = H + K.
2. Mostrare che dim (H + K) ď dim H + dim K. Di fatto, si ha
Ñ
3. La somma S = H + K è detta diretta quando H X K = t 0 u. Mostrare che la somma S è diretta
se e soltanto se ogni vettore di S si scrive in modo unico come somma di elementi di H e K.
La somma diretta si indica con S = H ‘ K.
4. Mostrare che dim(H ‘ K) = dim H + dim K.
Esercizio 2.11. Mostrare che in R3 due sottospazi W1 , W2 di dimensione 2 non sono mai in
somma diretta. Trovare un esempio di sottospazi V1 , V2 Ă R3 tali che dim V1 = 1, dim V2 = 2 e
V1 ‘ V2 = R3 .
´1 0 ´1 0
7
Ñ
5. Calcolare esplicitamente W1 X W2 . W1 X W2 = R u 3
1. I primi tre formano una base? Se ne trovano tre che formano una base? No
4. Calcolare W1 + W2 , W1 + W3 , W2 + W4 , W1 X W4 .