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IL Veleno Kantiano PDF
IL Veleno Kantiano PDF
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IL VELENO KANTIANO
GUIDO MATTIUSSI S. I.
Il Veleno
Kantiano
SECONDA EDIZIONE
ROMA
TIPOGRAFIA PONTIFICIA NELL'ISTITUTO PIO IX
(artigianelli S. GIUSEPPE)
1914
IMPRIMI POTEST
Romae, 5 novembris 1913
OcTAVius Turchi S. I.
IMPRIMATUR
Fr. Albertus Lepidi, O. P., S. P. /V> Magister
IMPRIMATUR
Franciscu&,£iMMSm. Vicar. Urbis Adsessor
CAPITOLO I.
cattolica.
3
34 CRITICA KANTIANA
scienze fisiche.
Ma il Kant ha cura d'ammonirci e in principio
rienza.
Così fu stabilita la nuova dottrina, eh' ebbe dal
suo autore la propria denominazione, essendo detta
idealismo trascende7itale . Messa da parte 1' illusione
della metafisica, che da Platone a Leibnitz fece per-
dere tanta fatica e tanto tempo, col cercare e col
credere d' aver trovato una sincera ontologia, non
penseremo d' avere altra scienza che della natura,
in quanto conosciamo i fenomeni e V ordine con cui
Ragione pratica.
4
50 CRITICA KANTIANA
libertà.
gnità di persona.
DELLA RAGIONE 53
j
vate dal migliore Copernico, Emmanuele Kant. Al
quale sorgono ogni giorno, purtroppo anche in una
*
schiera infiacchita dei nostri, fervidi ammiratori, che
gridano : Non conosce Kant chi sospetta eh' egli
pecchi di scetticismo o d' idealismo ; a lui siam de-
bitori d'una buona dottrina che ammette Tanirna e
Dio, la sua morale è elevata e un sentimento pro-
fi fondo di religione la informa e la compie.
CAPITOLO III.
Questione impossibile.
cato il cranio.
O si nega che l' intelletto sia per sé medesimo
conoscitivo, e però rappresentativo dell'oggetto a cui
sembra portarsi, e allora é cattiva la natura che gli
diede quell' invincibile tendenza (ma ancora : come
fate a negarlo, se con ciò stesso pensate di dire la
sensi.
Le cose in sé conoscibili.
sieme ;
peraltro si arriva col raziocinio a vedere che
una verità è contenuta nell'altra. Dunque oggettiva-
mente l'una e l'altra è vera, com' è vero ciò che l' in-
Sofismi kantiani.
nito nel finito. Con che egli viene ad escludere l' in-
A un oggetto materiale, o
percepire, disse egli,
un cambiamento, bisogna riferire il primo a una po-
sizione fuori di noi, il secondo ad una successione :
rispondente ai pensieri.
Non ci deve essere un mondo fuori di noi, per-
mie kantiane!
E l'esistenza di Dio si può provare? No, dice
Kant; perchè la miglior prova s'appoggerebbe al
'
sdegnasse d'esser detto seguace di Hume nello scet-
ticismo, di Protagora nell' idealismo, di Locke nel
sensismo, raccoglieva di fatto nel suo sistema gli
'
Ma d'altra parte, se quelle prime determinazioni che
hanno i corpi nello spazio e nel tempo (proprio Vhic
et nunc degli antichi) sono forme soggettive del sen-
ziente, da lui proiettate fuor di sé, ma non vera-
mente percepite nella realtà, che resta di tutti gli
1
Q) Al Kant dispiacque d'esser detto idealista e confutò
l'idealismo nella 2^ ed. della Critica della ragione. L'appa-
renza sensibile, egli disse, non ha- alcun valore oggettivo:
ma i fenomeni non ci appaiono se non in quanto son legati
da leggi universali e necessarie: ora questo è criterio mas-
simo d'oggettività. Così egli ma come lo sa? E se le leggi
;
il bandolo.
DELLA NUOVA CRITICA 83
vero Dio.
-r^^
CAPITOLO IV.
conoscente ,
poiché tutti senza eccezione questo inten-
dono quando dicono di conoscere; intendono di pensar
con la mente o di esprimere a parole la cosa, a cui
7
98 LA NUOVA CRITICA
q. XIV art. I.
se pur non s' inganna, con che vien meno dal cono-
scere. Perciò le cose materiali prendono nell' intel-
j
senso. Dovunque è cognizione, l'atto medesimo è
conoscibile, e cade ancora sotto la coscienza l' incli-
,
ferenza : una essenziale, l'altra a modo di proprietà
•
ferisca all'oggetto e come da esso dipenda; al con-
trario il senso, come riceve l' impressione dell'agente
;i esteriore, senza nulla apprendere dell' intima costitu-
zione di cotesto agente, né poterne ravvisare la sem-
plicità o la composizione, così viene a sentire la sua
sensazione stessa, senza discernere in alcuna guisa il
ad operare ;
però il senso percepisce una cosa, in
quanto ne riceve qualche passione. Ma non v'è azione
d' una stessa parte materiale sovra di sé medesima ;
riore.
8
114 LA NUOVA CRITICA
obiettiva.
Il8 LA NUOVA CRITICA
di Emmanuele Kant.
9
T30 LA NUOVA CRITICA
concetto.
CONFRONTATA ALL ANTICA I33
*
^ ^
der semplice ciò che esso ìioji vede composto (tutto sta
qui); altro è dire che l'intelletto riguardo al suo og-
getto formale non vede nulla che sia reale, e, con-
tro la naturale tendenza, alla quale del resto non
v'è correzione possibile, rimane illuso. Questo non
possiamo ammettere, che senza dubbio la natura,
tendendo ad essere, tende al bene ; il bene della na-
tura intellettiva è tutto posto nella verità, ossia nel
conoscere ciò che è veramente ; adunque l'intelletto
IO
146 LA NUOVA CRITICA
vocità l'analogia.
Abbiamo così accennata la principal questione
che riguarda le intenzioni logiche aggiunte alla
prima operazione intellettiva, che è la semplice ap-
prensione o il concetto. Non fu meno profonda la
critica dei vetusti filosofi riguardo al giudicio o alla
seconda operazione della mente. E se qui pure il
classi è richiesta ;
perchè dai concetti, e specialmente
da quelli che nel giudizio tengono il posto del sog-
getto, dipende la maniera del giudizio medesimo.
Kant al contrario, sempre strano, volle dividere i
,
telligente e ciò che il medesimo attribuisce all'og-
,
quanto e astratta, ovvero le si aggmngessero m
j quanto soggiace alla riflessione intellettiva.
(
Così distinsero molto chiaramente l'ente di ra-
t' .
Verità e certezza.
reremo.
Prima di esporre quanto perfettamente la sapienza
antica abbia studiato la questione proposta, e così
nulla mancasse all' esame che dovea farsi del cono-
scere, non meno che à.^^ essere, accenniamo come
fosse incapace, non diciam di sciogliere, ma eziandio
di proporre il problema, E. Kant. Tutto per lui,
II
l62 LA NUOVA CRITICA
verso.
È vero che salendo sopra di noi, non possiamo
formarci un concetto proprio delle essenze spirituali
e tanto meno di Dio infinito. Ma quella nozione che
pur ce ne possiamo formare, dedotta per analogia
dalle cose a noi manifeste, e compensata della sua
limitazione con saperla inferiore alla realtà, e puri-
ficata dalle imperfezioni e dai modi degli enti infe-
riori, basta ad elevar l'intelletto, assai più che se il
verità.
dine intellettuale.
Due questioncine.
12
178 LA NUOVA CRITICA
Scetticismo.
Immanenza
190 IMMANENZA
Pensiero antico.
Perversione moderna.
14
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CAPITOLO VI.
Immanenza
riguardo all'ordine soprannaturale
virtù d'acquistarla.
Il loro errore è sì grande, che logicamente di-
212 IMMANENZA
riceve.
Può invece compararsi il soggetto a qualche per-
fezione, la quale non è assolutamente impossibile in
Capacità soprannaturale.
224 IMMANENZA
15
226 IMMANENZA
colar ragione ;
però di nuovo ripugna che questa
con proprietà risponda all'Essere infinito (I p. q. XII
art. II).
che s' avveri, come di fatto 1' abbiam dalla fede, por-
remo in ordine ad essa nella creatura la sola pò-
RIGUARDO ALL ORDINE SOPRANNATURALE 235
sponder che sì ;
parrebbe di averne assai per dir di
;
RIGUARDO ALL ORDINE SOPRANNATURALE 24I
nuovi apologeti.
Certo, le più nobili tendenze della natura, di-
Dottrina dell'Angelico.
spiriti.
'
RIGUARDO all'ordine SOPRANNATURALE 27 1
18
274 IMMANENZA
Immanenza
nella cognizione intellettiva
19
290 IMMANENZA
sibilità.
grazia delle forme che troviam nei fiori, non sono negli
animali ;
gl'insetti son certo inferiori ai mammiferi, ma
di nuovo che mirabili istinti e che ingegnose ope-
razioni nelle api e in tanti altri viventi dell' infimo
294 IMMANENZA
agente.
Così, oltre la diversità della perfezione intellet-
rore.
ai
NELLA COGNIZIONE INTELLETTIVA 307
CAPITOLO Vili.
Alcune conseguenze
Temperamenti inutili.
Verità relativa.
Dogmi mutabili.
21
322 ALCUNE CONSEGUENZE
Ecclesia, a. s.
guardo a Mosè.
Molto bene avvertivano i vecchi logici che da un
falso antecedente può dedursi secondo le regole un
conseguente vero. Infatti quell'antecedente, ancorché
falso, può contenere qualche parte vera basta per : la
sua estensione ;
posso dunque trarne con buona con-
seguenza quelle parti che forse son vere. Tuttavia
non assegno così una reale cagione della verità, e
nemmeno nell'ordine conoscitivo quell' antecedente
per sé mi conduce a sapere il vero ; ma soltanto
per accidente arrivo ad enunciare un giudizio con-
forme alla realtà, in quanto accade che il mio dire
convenga con ciò che trovasi nelle cose. Tali sono
e così provano gli argomenti relativi e ad honiiiiem,
sostenuti solo dall' ignoranza e dall'errore di quelli
ai quali si rivolgono.
Anche disputando con un avversario, non meno
che cercando luce per sé stessi, convien procedere
in guisa da conoscere e da possedere la verità. Vor-
remo dunque appoggiar le conclusioni a premesse
assolutamente vere e dalle quali per necessità di lo-
tesi né ammessi ?
sputare ;
perchè anche questa, come le altre parti
mente lontano !
Mentalità moderna.
getto ad errore.
Ma quale stranezza è cotesta di vantare la per-
petua evoluzione dogma, conforme al costante
del
progredire del genere umano, e poi di volere libe-
rarsi da tutto ciò che in tanti secoli s'è fatto, e di
rigettar con la critica tutto ciò che si è aggiunto
alle idee e alle parole dei primi tempi, chiamandolo
superfetazione, cristallizzazione dannosa, spoglia ca-
duca della fede cristiana ? Ma se la legge è il pro-
gresso, dall'anno di grazia 500 all'anno 1500, come
e perchè non si è progredito ? E che vantaggio vi
possiam concepire.
Viene un laico professore a domandare che cosa
ALCUNE CONSEGUENZE 345
sieno dileguati.
1
CAPITOLO IX.
Articolo I.
Illusioni.
I
l'operazione e l'oggetto: ma tutte queste sono cose
I
lontane dal dovere assoluto, che dev'essere superiore
j
alla volontà dell'uomo, superiore a qualunque bene
da conseguire altrimenti o a qualunque dolore da
j
sopportare, superiore alla difficoltà di qualunque
[
sforzo che si richieda per mantenere l' intero adempi-
mento.
Ad Em. Kant parve bastante, anzi parve totale
e perfetta ragion del dovere, la dignità dell' uomo,
l'onore della persona. Ma ripugna che sia nell'uomo
stesso da sé considerato una necessità superiore a
lui stesso ; ripugna che la creatura finita sia ragione
indefinita e insuperabile d'una regola da serbare;
ripugna eh' ella sia norma suprema e fine ultimo, in
quella guisa che dovrebbe essere per imporre la ne-
cessità che dicemmo. Insomma non e' è stretto vin-
colo d' obbligazione morale, senza Dio che n' è l'au-
Favoreggiatori imprudenti.
r.
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 36 I
n L. I, Dist. X. q. III.
-
La nuòva apologetica.
dell'intelletto.
Articolo II.
gibile.
I
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 385
rito.
lismo tomista.
Noteremo che in queste materie, ov'è facile as-
seca al volere e all' amore : dunque 1' amore che era libero
senza la visione, resta pur libero con la medesima. Rispon-
diamo che troppo intrinseco è l' ordine della volizione alla
conoscenza e troppo intima la dipendenza di quella da
questa e nell' essere e nel modo con ciò svanisce il brutto
:
^
* ^
Influsso vicendevole.
tervenire.
Ogni volta adunque che il pensare ad un certo
oggetto non è imposto alla mente da necessità di
giudizi.
dine morale.
Ma, quanto al primo, ripugna che l'assenso ai
senso.
412 PRIMATO DELLA VOLONTÀ
'
27
8
I
O
j
e quanto V intelletto non è da se determinato ('). \
ciamo ?
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 423
I
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 433
28
434 PRIMATO DELLA VOLONTÀ
centi ?
Articolo III.
Filosofia dell'Azione.
i
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 439
sistere.
I
Sofismi toccanti la volontà.
i
Sono dunque infondate e false le accuse mosse
contro r intelletto per negargli la parte sua nel mo-
strar la via e nel dirigere la volontà. Né può ne-
garsi che se anche in ordine a conoscere il vero
resta qualche ufficio al buon volere, quest' ufficio è
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 449
29
450 PRIMATO DELLA VOLONTÀ
I
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 45 I
i
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 453
quali par che sia novità nel mondo quella a che essi
J
attendono la prima volta: nuovo finalmente Teccesso j
di giudicare che, per quella morale spontanea rela-
i
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 455
Pragmatismo.
dell'oggetto.
La prima maniera d' intendere, che i dogmi sono
ordinati a reggere le nostre operazioni, ha gran parte
\
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 465
30
466 PRIMATO DELLA VOLONTÀ
1
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 467
1
PRIMATO DELLA VOLONTÀ 47!
Vero, si terminerà.
Finis universi est veriias. Perchè è certissimo che
ragion suprema della creazione è la gloria divina:
a questa anche il conseguimento dell'ultimo fine pei
CAPITOLO II
CAPITOLO III
Questione impossibile » 54
Sola l'intuizione vale? > 60
Le cose in sé conoscibili » 67
Sofismi kantiani » 71
La ragione pratica impotente > 83
476 INDICE
CAPITOLO IV
La nuova critica confrontata all'antica.
CAPITOLO V
Immanenza.
CAPITOLO VI
Immanenza riguardo all'ordine soprannaturale.
CAPITOLO VII
CAPITOLO Vili.
Alcune conseguenze.
CAPITOLO IX
Primato della volontà.
volontà •»
375
Quale più eccellente? » 377
Influsso vicendevole » 398
La volontà nella fede » 417
La volontà negli errori > 431
Art. III. — La filosofia dell'azione > 438
Sofismi per l' insufficienza dell" intelletto . . » 440
Sofismi toccanti la volontà » 448
Il pensiero secondo l'azione > 454
Pragmatismo . » 459
Conclusione > 468
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