Al proposito della evangelizzazione francescana in Latino-America si può parlare di una
vera e propria invasione spirituale per il numero di frati che vide coinvolti: le statistiche parla di un numero pari a 8,441 frati nel periodo dal 1493 al 1820! quasi il 56 percento del totale dei religiosi missionari, a questo aggiungasi che, quasi da subito, entrarono nell'ordine elementi autoctoni, meticci e creoli giungendo, alla fine del periodo coloniale, a superare in numero gli stessi missionari provenienti dalla Spagna. In definitiva si può calcolare che i francescani presenti nelle Indie Occidentali, nei primi tre secoli di evangelizzazione, era circa 16,000. Occorre dire che questo esercito di frati non visse disordinatamente, ma continuarono a osservare l'obbedienza dell'ordine, nel rispetto delle strutture gerarchiche originarie o di quelle che si resero necessarie in relazione alla realtà indigena. I Commissari e le Circoscrizioni giocarono un ruolo importante nell'organizzazione del francescanesimo americano. La figura del vicario-visitatore già esisteva, con il compito di vigilare l'attività conventuale correggendo gli eventuali abusi, quello che non esisteva erano le circoscrizioni dove questi “ispettori” potessero esercitare la loro giurisdizione. Nel Nuovo Mondo queste circoscrizioni divennero strutture permanenti, ed il primo Commissario di cui si ha notizia fu frate Juan Trasierra, nominato nell'anno 1505, con giurisdizione sulle “terre scoperte o ancora da scoprire nelle Indie”. Solo alcuni anni più tardi si creerà la comisarìa general de las indias con sede in Messico, e a metà del secolo comincerà a figurare un commissario generale per la provincia del Perù, giungendo così a ripartire in due sfere d'azione la Circoscrizione generale delle Indie: la Comisarìa general de la Nueva Espana con giurisdizione sulla provincia francescana del Messico e Centro America fino a Panama e con sede in Messico, e la Comisarìa general del Perù con sede in Lima e giurisdizione su tutta l'America del Sud. Queste due istituzioni, che dipendevano dalla Commissarìa generale delle Indie con sede in Madrid, furono in seguito soppresse nell'anno 1769. L'Ordine Francescano era organizzato in strutture regionali e provinciali, intendendo con il termine Provincia un territorio ben determinato e governato da un superiore chiamato “Provinciale”. Questa struttura è quella che meno ha subito variazioni nella sua implementazione in America. Le 17 Provincie americane si formarono durante tutto il secolo XVI e nei primi anni del secolo XVII, che corrisponde al periodo di maggior splendore della evangelizzazione francescana in America. Tutte ebbero inizio da tre ceppi: Messico, Perù e, in misura minore, Santo Domigo; con eccezione della Provincia di San Diego in Messico che era formata dai frati minori Scalzi, tutti gli altri erano frati minori di Osservanza Regolare. Le Provincie erano ripartite in Custodie, che accoglievano un gruppo di conventi ed erano governate da un Custode. I Custodi eleggevano tra di loro un rappresentate denominato custos custodium, vale a dire il “custode dei custodi”, che li rappresentava nei capitoli generali. Non si conoscono in quell'epoca custodie indipendenti, in quanto erano tutte dipendenti da un Provincia. Se il numero di conventi di una regione non era sufficiente per formare un Provincia, li si organizzava in forma Vicaria e non di Custodia. Con il fenomeno della riforma il fenomeno custodiale viene completamente modificato; gruppi di riformati si uniscono per formare un Custodia però svincolata dalla Provincia, d'altro canto le nuove Provincie dell'Osservanza Regolare non ammettevano la suddivisione custodiale, sopravvisse il titolo di custos custodium che fu attribuito ai rappresentanti della Provincia nel Capitolo. In America non si diede il caso di strutture custodiali di tipo medioevale, nemmeno nel caso del Perù, dalla cui Provincia dipendevano almeno cinque custodie negli anni precedenti al 1565, ma piuttosto si prestavano a dare copertura giuridica ad un gruppo di conventi non sufficientemente numeroso per formare un Provincia, ma che a questo si stavano preparando. Ecco il primo tipo di struttura custodiale americana: un Provincia in formazione. Tutte le Provincie americane, ad eccezione di quella di Santa Cruz nell'Isola Espanola, passarono attraverso questa fase. Vi furono anche un buon numero di custodie missionarie, che normalmente dipendevano da una Provincia ma che in alcuni casi riuscirono a emanciparsi da essa. Il Custode di queste missioni era incaricato del governo ordinario, lasciando al Provinciale l'intervento in fatti maggior gravità. Ancor oggi, in America, il titolo di custos custodium indica il rappresentante dei Guardiani della Provincia nel Capitolo Generale. Tra le strutture locali troviamo i Conventi, che erano gli edifici nei quali risiedevano abitualmente i frati, a volte nelle documentazioni si utilizzava anche il termine Monastero, dal tono più monacale. Le Vicarie erano residenze conventuali con capacità di alloggiamento di non più di 12 frati, non godevano del titolo di convento in senso stretto e, in una certa misura, dipendevano dal convento più vicino. Erano governate da in Vicario al quale si riconosceva anche il titolo di Guardiano. La Dottrina era una struttura il cui nome aveva un duplice significato: era il luogo in cui si “insegnava”; ed anche la comunità di indigeni “cristianizzati”. Intorno ad ogni convento si trovava una dottrina. Le Visite erano i luoghi visitati regolarmente dai missionari, che però non vi avevano una residenza stabile eccetto che in casi speciali motivati dalla distanza o dal numero di abitanti. Le Vicarie e Assistenze erano strutture puramente missionarie, da non confondere con le Vicarie di cui si è già parlato più sopra, nelle quali abitualmente risiedevano permanentemente alcuni religiosi. Il naturale sviluppo delle Dottrine o delle Vicarie erano le Parrocchie Indiane; dopo un certo tempo, normalmente abbastanza lungo, le dottrine e le vicarie diventavano vere Parrocchie con compiti di catechizzazione, predicazione e amministrazione dei sacramenti. Missione, con questo termine, che inizialmente non aveva un significato istituzionale, nel secolo XVIII si passò a definire una struttura istituzionale con compiti di evangelizzazione. In questo senso un sinonimo di questo termine è “conversione vivente”. I Collegi di Propaganda della Fede furono istituiti e approvati da Papa Innocenzo XI e costituiscono una struttura atipica all'interno dell'Ordine Francescano. Nacquero per dare nuovo impulso al lavoro missionario, il cui fervore iniziale si era alquanto affievolito. Per statuto i collegi erano organizzati come conventi autonomi, ordinariamente non ve ne era più di uno per provincia. Ogni collegio era governato da un Guardiano ed un Consiglio e dipendeva direttamente dal Ministro Generale dell'Ordine. Il numero di frati per ogni collegio non poteva essere superiore a 33, anche se più tardi questo numero fu ampiamente superato. L'importanza di questa struttura va valutata, innanzitutto, con rispetto alla evangelizzazione, che fu il suo principale obiettivo, rivitalizzando le missioni che in quel momento erano abbastanza trascurate, ma anche, ed in misura certamente non minore, in relazione alla possibilità che, attraverso questi collegi, si offriva alla Congregazione per la Propaganda della Fede della Curia Romana, di mettere piede in America e controllare da vicino l'opera di evangelizzazione. A questo scopo, con una modifica degli statuti, si introdusse una carica denominata “Procuratore dei Collegi Missionari presso la Congregazione di Propaganda della Fede”, quasi una controfigura del Commissario Generale delle Indie, il cui compito principale era di servire come intermediario tra i Collegi e la Congregazione ed informare quest'ultima sui progressi compiuti dai Collegi nell'opera di evangelizzazione. Non è certo se ciò sia stato fatto sistematicamente, certo è che almeno una volta si verificò nell'anno 1700 per mezzo di un rapporto redatto da Frate Francesco Diaz da Buonaventura, il cui titolo era “Relatio Missionum Occidentalium sub vexillis seraphici Instituti”, e cioè “Rapporto delle Missioni Occidentali sotto l'insegna dell'Istituto Serafico” (era chiamato Istituto Serafico l'ordine francescano minore dei fratelli poveri di San Francesco serafico). La invasione francescana nel Nuovo Mondo produsse effetti impattanti anche sullo stesso ordine: i francescani dovettero creare nuove strutture organizzative ed amministrative, ed apportare modifiche alle vecchie per adattarle alla nuova realtà evangelizzatrice. E' fuori di dubbio che l'impresa missionaria in America sia stata la più grande mai fatta dall'America, certamente non avrebbe potuto essere portata a termine senza il concorso comune del clero regolare e secolare e, specialmente, senza l'opera dei cosiddetti cinque Ordini ai quali, in seguito, si uniranno altre entità religiose. Tutti gli Ordini missionari si trovavano nelle condizioni migliori per intraprendere il compito che era stato loro affidato e, nonostante piccole rivalità interne, furono uniti nell'affrontare i grandi problemi connessi con l'evangelizzazione: la difesa dei diritti e della dignità dei nativi, la censura degli abusi commessi da governatori, conquistatori e mandatari. Inoltre all'interno di ogni Ordine tutto ciò che è stato realizzato va riconosciuto a cadauno dei suoi membri, anche a quelli di cui non ci è pervenuto il nome; tutti sapevano che, andando nelle Americhe, avrebbero incontrato privazioni immani, sudori abbondanti, poca o nessuna soddisfazione umana e rischio della vita. Ciò dovutamente precisato passiamo ad analizzare le tappe della azione francescana in America. Grosso modo si possono distinguere tre tappe nell'opera di evangelizzazione dei francescani: la prima corrisponde al secolo XVI nella quale si ha il boom missionario, con un Ordine che si struttura, in funzione dell'evangelizzazione, in conventi e chiese orientate alla “missioni vive”, come in Puebla, Tlaxcala e Cholula. La seconda tappa, corrispondente al secolo XVII, registra una prevalenza della vita conventuale rispetto all'attività missionaria, quasi come se i missionari fossero affetti da una sorta di stanchezza nella evangelizzazione. La terza tappa ha inizio nell'anno 1686 con la nascita, come già detto, dei Collegi Apostolici di Propaganda della Fede, che favorirono un recupero del primitivo fervore missionario. Si possono segnalare tre centri principali nell'itinerario missionario: la prima tappa fu quella caraibica, quando al secondo viaggio di Colombo si unirono due frati francescani seguiti successivamente da altri confratelli e si fonda la prima Provincia con sede in Santo Domingo. Da qui il cammino si allarga nella Giamaica, Porto Rico, Cuba e finalmente in terra ferma. La seconda tappa, il Messico, sarà il grande centro di espansione dell'attività francescana secondo due direttrici: verso il Nord, nei vasti territori che ora fanno parte del Stati Uniti d'America, e verso il sud in direzione del Perù. In Perù i francescani giunsero nell'anno 1531,dove costruirono un convento nella città di Lima, che era stata appena fondata, e dove istituirono un commissariato generale con giurisdizione sopra tutta l'America Meridionale, dopo la pacificazione dalle rivolte politiche e militari. Da Lima, attraversando la Bolivia, giunsero in Cile e, nei paesi del Rio de la Plata, giunsero attraverso due cammini: dal Perù alla regione del Tucuman, e dall'Atlantico al Paraguay. Le cifre dell'attiva amministrazione francescana sono particolarmente significative; nel 1586, nel solo Arcivescovato Messicano, amministravano oltre mezzo milione di persone. Il successo della missione evangelizzatrice fu dovuto più ai carismi personali, alle doti ed alle virtù dei singoli individui più che ad un metodo codificato anche se, quasi certamente, vi fu un fondo comune a tutti gli evangelizzatori. Senza dubbio ogni Ordine impresse certe caratteristiche peculiari proprie all'attività missionaria; l'Ordine francescano si caratterizzò per la mancanza di un dottrinarismo aprioristico, che permise ai suoi missionari di adattarsi a circostanze, tempi e luoghi. Altra caratteristica dei francescani era il loro atteggiamento nei confronti delle leggi della Corona: pur essendo generalmente rispettosi di esse, non mancavano di combatterle quando le ritenevano intrinsecamente ingiuste o inadeguate alla realtà concreta del luogo o del momento. Occorre però dire che la radice dei mali che afflissero le Indie Occidentali non era tanto nella inadeguatezza delle leggi, quanto nella loro mancata applicazione, come ad esempio nel caso della legge sulla encomiendas. Punto basilare nella evangelizzazione francescana fu il loro rapporto con i nativi: nel secolo XVI il missionario viveva in funzione degli Indios più che del convento. Successivamente diedero vita a sistemi originali, (che in parte furono copiati anche da altri Ordini), come ad esempio quello delle reducciones, ed a scuole e collegi per i figli degli Indios in forma di internato. I francescani furono anche buoni linguisti, il che permise loro un migliore contatto ed un migliore dialogo con le popolazioni autoctone; non era raro che nella Nuova Spagna si incontrassero missionari che parlavano e scrivevano tre differenti lingue native. L'evangelizzazione francescana oltre alla trasmissione della fede, contribuì anche ad una fusione tra la cultura autoctona e la civiltà europea, e forti della loro antica esperienza nel campo dell'erboristeria medicinale, trasmisero le loro competenze nella preparazione dei medicamenti più indispensabili. Nel 1552 medico del Collegio di Tlatelolco era un Indio, Martin de La Cruz, che scrisse un libro sulle erbe medicinali delle Nuove Indie nel quale si descrivono le piante e le rispettive proprietà curative, testo che fu tradotto in perfetto latino da altro indio di Xochimilco, il professore e umanista Juan Badiana. Una figura importante tra i missionari francescani è quella di frate Diego Valadés che, oltre che missionario fu anche scrittore e cronista dell'attività francescana missionaria nel Nuovo Mondo, di cui diede una testimonianza scritta e grafica nella quale espone la sua visione della giustificazione teologica della evangelizzazione ed il cui messaggio si può sintetizzare in tre punti: primo) gli indios sono figli di Dio, discendenti di Adamo ed Eva e, come gli altri uomini, necessitano della Redenzione; secondo) la Redenzione, operata per mezzo di Gesù Cristo, raggiunge tutti gli uomini grazie alla evangelizzazione; terzo) l'evangelizzazione suppone la “missione”, ovverosia l'invio da parte della Chiesa. In definitiva il lavoro artistico di Valadés rappresenta una adeguata illustrazione di quello che fu il lavoro missionario francescano svolto nel Nuovo Mondo: l'annuncio della Redenzione fatto per mandato della Chiesa e al servizio della Chiesa.