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Rischio e valutazione del rischio Memo - 1

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Approccio normativo e approccio


basato sulla valutazione del rischio

Approccio tradizionale alla sicurezza:


Approccio tradizionale alla sicurezza
- la norma fissa dei limiti entro i quali l’attivita’ va condotta
- Chi effettua il controllo verifica il rispetto di questi limiti e sanziona le
eventuali violazioni

I limiti insiti in questo tipo di approccio:


- Vuoto normativo se le situazioni non sono normate; mancano le regole;
- La norma va a regolare una attivita’ esistente, quindi esiste un certo
ritardo, piu’ o meno rilevante, fra il momento in cui una situazione si crea e
il momento in cui viene regolata;
- L’evoluzione tecnologica: questa puo’ determinare delle nuove situazioni di
rischio e anche in questo caso si crea un gap fra il momento in cui si crea
la nuova situazione e il momento in cui viene regolata;
- L’evoluzione tecnologica incide anche in un altro modo: aumenta la
complessita’ del sistema di produzione e soprattutto aumenta la velocita’
in cui questo mutamento avviene.

DPR 547/55 Il DPR 547/55 e’ l’esempio di questa normativa. Fa parte di quel gruppo di
norme che alla meta’ degli anni ‘50 si e’ occupata della sicurezza del lavoro
e della salute sui luoghi di lavoro (che allora si chiamavano anti infortunistica
e igiene del lavoro).
Se andiamo a vedere quella norma troviamo una definizione dettagliata e
WTD precisa di macchine e attrezzature, con la definizione di requisiti di sicurezza.
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Nuova normativa negli anni ‘90 Negli anni ‘90 l’Unione europea ha promosso una nuova normativa, che e’
stata recepita nell’ordinamento italiano dal D Lgs 626/94.

Questa normativa, cercando di risolvere i limiti che abbiamo indicato prima,


introduceva il nuovo concetto di valutazione del rischio.

Nella normativa precedente il concetto fondamentale era:


- la legge fissa il principio di cio’ che e’ permesso e cio’ che e’ vietato
- Controlla in seguito che questo principio venga seguito e non ci siano
violazioni.
E’ quello che gli anglosassoni chiamano principio di “command and control”

Il principio di valutazione del rischio Il principio di valutazione del rischio e’ radicalmente diverso.

In questo caso e’ il datore di lavoro che deve valutare il livello di rischio,


capire se esista un livello di rischio residuo significativo e nel caso in cui
questo avvenga ridurlo sino ad azzerarlo o renderlo comunque non
significativo.

E’ chiaro che il principio applicato sia molto diverso da quello precedente.

Va comunque considerato che i due principi si sovrappongono: rimane una


normativa tradizionale da applicare ed a questo si aggiunge l’obbligo di
valutazione del rischio

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Valutazione del rischio

Rischio Una definizione di rischio: l’incertezza presente in una data situazione.


Tanto maggiore e’ la differenza fra i due estremi della situazione tanto
maggiore e’ l’incertezza e quindi il rischio.

La definizione che da’ il D lgs 81/08 al punto 1 dell’art. 2, e’:


s) «rischio»: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle
condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente
oppure alla loro combinazione;

Molte definizioni di rischio, non solo all’interno del D Lgs 81/08, legano il
concetto di rischio al danno, come se questo fosse un elemento essenziale.
Ritengo invece migliore la definizione data all’inizio, in cui il rischio ha sia un
versante down che un versante up (perdita e vantaggio).

Se infatti il concetto di rischio fosse sempre e inevitabilmente legato ad una


perdita, non si vedrebbe perché una persona razionale dovrebbe correre un
rischio.
In una logica razionale una persona affronta l’ipotesi di subire una perdita
solo perché dall’altro lato sa che potrebbe avere un vantaggio.

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Approccio alla sicurezza in termini di E’ un approccio molto piu’ in linea con i tempi che viviamo: non siamo di fronte a
rischio una tecnologia ed un approccio ai problemi organizzativi dati che avranno,
almeno per un medio periodo una certa stabilita’, ma un periodo molto
turbolento suscettibile di grandi cambiamenti che inoltre si realizzano in tempi
molto brevi.

E’ molto piu’ comprensivo rispetto a quanto accadeva in passato: non si


valutano solo le regole applicabili, ma l’intera situazione complessiva, sia essa
gia’ stata considerata in precedenza o meno e in funzione del livello di rischio si
determinano gli accorgimenti da prendere.

E’ diverso il soggetto ed il suo ruolo: prima il datore di lavoro applicava le regole


definite dal legislatore, ora e’ il soggetto che applica le regole e deve effettuare la
valutazione del rischio.

Processo di valutazione del rischio E’ necessario partire dai fattori di rischio più rilevanti e poi scendere per
approfondimenti successivi per arrivare a dei fattori che diventano di poco conto.

Molto spesso si identifica la valutazione del rischio con la valutazione


dell’immobile all’interno del quale avviene l’attività.
Il contenitore all’interno del quale avviene l’attività ha una importanza
fondamentale, ma limitarsi a questo sarebbe molto riduttivo.
Deve essere considerata attentamente l’attivita’ svolta, i rischi che questa
comporta oltre al contesto in cui avviene.

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Considerando un luogo di lavoro possiamo avere due situazioni:
Il luogo in cui avviene il lavoro - l’attivita’ avviene all’interno di uno o piu’ immobili che possiamo
esattamente identificare. L’edificio scolastico ha un indirizzo, e’ un luogo
fisico con delle sue caratteristiche.
- In altri casi il luogo di lavoro cambia di continuo e non possiamo
identificarlo esattamente a meno di valutarlo giorno per giorno e magari ora
per ora. Pensiamo al lavoro di un installatore, di un impiantista che si trova
ad operare in luoghi diversi e magari in piu’ luoghi nella stessa giornata.

In questi casi dobbiamo definire uno o piu’ luoghi di lavoro tipo o teorici:
- pensiamo ad un impiantista (elettricista ad esempio) che lavori in un
ambiente domestico, come realizzazione di impianti all’interno di
appartamenti o abitazioni. In questo caso avremmo un ambiente di lavoro
caratterizzato da lavori su impianti a bassa tensione, con un limitato
impiego di lavori in altezza (base di lavoro che non sara’ oltre un metro), in
assenza di fattori esterni che possano comportare un rischio aggiuntivo;
- All’opposto possiamo avere lo stesso lavoro di impiantista, che lavori in un
ambiente industriale: la tensione degli impianti potrebbe essere media o
alta e non solo bassa, i lavori in altezza potrebbero comportare un rischio
ben diverso (con base di lavoro a tre/cinque metri), con un ambiente di
lavoro molto piu’ rischioso. Un impiantista che lavori in azienda si trovera’
ad operare su parti di impianti o su reparti mentre il resto della produzione
va avanti.

Le due situazioni possono poi sovrapporsi:


- la scuola sviluppa la gran parte delle sue attivita’ all’interno dell’edificio
scolastico, ma una parte avviene comunque al di fuori: visite a musei,
spettacoli teatrali, gare sportive.
- Il comune svolge una parte delle sue attivita’ nel municipio, ma gli operai
comunali svolgono la gran parte delle attivita’ in esterno: cantieri esterni,
strade, ecc.

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I fattori ed i rischi considerati Rischi considerati attraverso:

Fattori di rischio (aspetti dell’organizzazione del lavoro)


- Ambienti di lavoro: il lavoro viene considerato attraverso gli spazi
effettivi o teorici in cui si svolge;
- Attrezzature / macchine: le macchine o le attrezzature impiegate nel
lavoro;
- Procedure: il modo in cui il flusso di lavoro e’ organizzato e si svolge;
- Sostanze: le sostanze naturali, chimiche o di altra natura impiegate nel
processo produttivo.

E poi attraverso l’analisi dei rischi specifici


- Elettricita’
- Incendio / esplosione
- Rumore
- Vibrazioni
- Illuminazione
- Microclima
- Movimentazione manuale carichi
- Agenti chimici
- Agenti biologici
- Video terminali
- Radiazioni ionizzanti
- Radiazioni non ionizzanti
- Polveri

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Analisi del rischio Applicando questo schema di analisi si passa all’analisi dei singoli fattori di
rischio, partendo da quelli piu’ rilevanti e passando poi a quelli che hanno una
minore rilevanza.

Verra’ valutata in prima battuta la conformita’ alle norme ed in seguito,


soddisfatto questo primo criterio, il rischio residuo valutando se questo sia
significativo o meno.

Nel primo caso non sara’ necessario fare ulteriori azioni, nel secondo occorrera’
agire per eliminare il rischio o se questo non e’ possibile ridurlo ad un livello non
significativo o comunque accettabile.

Rischio accettabile A questo punto si pone il problema di definire il rischio accettabile, che
indicheremo come il massimo livello di danno che potremmo affrontare:
- un danno che sia completamente recuperabile, che non lasci cioe’ delle
conseguenze permanenti e non eliminabili;
- Che il recupero avvenga in un tempo non troppo lungo;

Il danno che rientra in questa definizione e’ quindi gestibile, mentre un danno


piu’ alto non lo sarebbe, diventerebbe un danno inaccettabile e quindi va
modificata la situazione che lo crea.

Quindi in conclusione: se il danno e’ accettabile la situazione di rischio puo’


essere affrontata, se invece il danno potenziale supera questo limite dobbiamo
modificare i termini della situazione, finche’ il danno non ne sara’ sceso al di
sotto.

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Datore di lavoro nella scuola La scuola ha un problema particolare: il datore di lavoro e’ il dirigente scolastico,
ma e’ un datore che ha competenza sull’aspetto organizzativo, mentre la
competenza sull’edificio che ospita l’organizzazione spetta all’ente proprietario.

Questo deriva:
(…) il datore di lavoro per gli uffici e le istituzioni scolastiche dipendenti dal
Ministero della Pubblica Istruzione viene individuato, (…)C) Istituzioni scolastiche
ed educative statali: i Capi della Istituzioni Scolastiche ed Educative Statali;
Art. 1 DM 21/6/1996 n. 292

3. Gli obblighi relativi agli interventi strutturali e di manutenzione necessari per


assicurare, (…), la sicurezza dei locali e degli edifici (…) restano a carico
dell’amministrazione tenuta, per effetto di norme o convenzioni, alla loro fornitura
e manutenzione.
In tale caso gli obblighi previsti dal presente decreto legislativo, relativamente ai
predetti interventi, si intendono assolti, da parte dei dirigenti o funzionari preposti
agli uffici interessati, con la richiesta del loro adempimento all’amministrazione
competente o al soggetto che ne ha l’obbligo giuridico.
(punto 3, art. 18 D Lgs 81/08)

Questo ha ingenerato la falsa idea che il datore di lavoro, dirigente scolastico,


per gli interventi strutturali, esaurisca il suo obbligo con la sola segnalazione
all’ente proprietario.

E’ indubbio che la segnalazione sia un punto fondamentale e non eludibile, ma


tuttavia la situazione e’ molto piu’ complessa.
Dove il dirigente scolastico trovi una situazione che potrebbe comportare dei
rischi e non abbia modo di eliminarli direttamente deve comunque almeno
evitare danni: mettendo in sicurezza la situazione o intervenendo fino all’estremo
di bloccare in parte o tutto l’utilizzo dell’edificio.

La segnalazione e’ certamente un primo passo, ma in molti casi l’azione deve


WTD essere piu’ incisiva per evitare rischi a carico di persone e danni.
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Dalla valutazione dei rischi della scuola emerge un problema. Facciamo


qualche esempio:
- l’edificio ha uscite insufficienti o non utilizzabili
- Le uscite avvengono attraverso scale normali e non di sicurezza
- Non ha gli idranti quando sarebbero previsti (scuole oltre le 100 persone)
- l’ente proprietario non ha completato, o non ha avviato, l’iter di
prevenzione incendi presso il comando dei Vigili del fuoco

Sono ovviamente dei problemi gravi che comportano un rischio:


- in caso di emergenza l’uscita e’ difficoltosa o potrebbe essere
problematica
- Da un controllo dei Vigili del fuoco, anche casuale potrebbero nascere dei
problemi anche a carico della scuola. Un problema del genere era nato in
una mia scuola dall’intervento dei pompieri per rimuovere un nido di
vespe.

In questo caso la scuola si deve muovere sull’ente proprietario, comune o


provincia e in caso di mancate risposte valutare quale puo’ essere un’azione
alternativa. Che va ovviamente vista caso per caso.

L’obiettivo e’ migliorare la situazione della sicurezza della scuola ed evitare


comunque delle sanzioni.

In altri casi il problema resta, ma e’ molto piu’ lieve e comunque formale.


Un estintore senza cartello e’, ad esempio un problema, ma molto
difficilmente questo aumenta la situazione di rischio.

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Chi deve fare la valutazione del rischio Abbiamo parlato lungamente della valutazione del rischio, di quale deve
essere l’approccio, ma non abbiamo parlato di due problemi tutt’altro che
secondari.

Il primo: chi deve redigere la valutazione del rischio.

E’ un obbligo, non delegabile, del datore di lavoro.

Articolo 17 - Obblighi del datore di lavoro non delegabili


1. Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività:
a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del
documento previsto dall’articolo 28;
D Lgs 81/08

Succede che il documento di valutazione del rischio sia materialmente steso


da un’altra figura, molto spesso il responsabile del servizio di prevenzione e
protezione. Anche in questo caso il datore di lavoro lo fa suo e diventa un
suo atto, pur essendo materialmente redatto da un altro soggetto.

Il documento deve avere inoltre data certa.

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Quando occorre aggiornare la Il secondo punto.


valutazione del rischio
3. La valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata, nel
rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, in occasione di modifiche del
processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della
salute e sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della
tecnica, della prevenzione o della protezione o a seguito di infortuni
significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la
necessità. Nelle ipotesi di cui ai periodi che precedono il documento di
valutazione dei rischi deve essere rielaborato, (…) nel termine di trenta giorni
dalle rispettive causali.
Art. 29 comma 3 D Lgs 81/08.

Quindi l’obbligo di aggiornamento si applica ai cambiamenti della situazione,


e ove non ci siano cambiamenti organizzativi, tecnici o in relazione ad eventi
particolari non esiste un preciso obbligo di aggiornamento.

E’ comunque una corretta prassi che il documento sia rielaborato


periodicamente, quindi che da parte del Servizio di prevenzione e
protezione ci siano delle verifiche periodiche.

Nello stesso modo i lavoratori, i referenti di plesso, gli eventuali preposti e gli
addetti emergenza e pronto soccorso, devono segnalare i cambiamenti e le
variazioni che possono rilevare affinché vengano recepiti nel documento.

Per ogni questione o domanda relativa ai contenuti di questo modulo di formazione vi chiediamo di inviare una e-mail all’indirizzo
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