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di Maurizio Mazziero
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“La sua idea [di Giuliano Amato, ndr] era semplice: abbattiamo il debito pubblico di un terzo
(600 miliardi di euro, su 1800), colpendo solo il ceto medio-superiore, ovvero il terzo più
ricco degli italiani, con un’imposta media di 75 mila euro a famiglia.
Poi venne il banchiere Pellegrino Capaldo, anche lui - riferiscono i giornali - vicino al
centro-sinistra, con la proposta-monstre di prelevare qualcosa come 900 miliardi di euro
(metà del debito, più di metà del Pil), questa volta però molto democraticamente spalmati
su tutti i possessori di immobili: il che fa «solo» 50 mila euro a famiglia.
Poi venne Walter Veltroni, che nel discorso del Lingotto riprese la proposta Amato,
immaginando un governo di illuminati che - forte di altre misure di contenimento del deficit -
chiedesse «al decimo più fortunato degli italiani» di aiutare il governo stesso a «far
scendere il debito in modo rapido verso dimensioni più rassicuranti». L’idea era di
abbattere il debito di 600 miliardi (proposta Amato), ma con due importanti varianti:
colpendo solo i ricchi (il 10% di «fortunati»), e ricorrendo anche ad altre misure.
Immaginando una patrimoniale che incidesse «solo» per 200 miliardi (anziché per 900 o
600, come nelle proposte Amato-Capaldi), farebbe 80 mila euro a famiglia.
E infine (nei giorni scorsi) venne Pietro Ichino, che ci assicurò che la patrimoniale di
Veltroni è solo una delle misure per abbattere il debito (le altre sono: dismissioni del
patrimonio pubblico e tagli draconiani di spesa), e che quanto all’importo ci si poteva
accontentare di 30-40 miliardi in 2 anni, concentrati su 2,5 milioni di famiglie ricche. Come
dire una patrimoniale che «fa il solletico» al debito, visto che 30-40 miliardi lo limerebbero
del 2%.
In breve: Capaldo vuole colpire tutti i possessori di case (80% degli italiani), Amato solo il
ceto medio-superiore (33% degli italiani), Veltroni solo i «ricchi» (10% degli italiani).”
Ora è risaputo che l’individuazione di un ricco nel nostro Paese è piuttosto ardua, certo fra
i ricchi potrebbe rientrare chi vive di salario e occupa posizioni aziendali medio-alte.
Il collettivo di Noise from Amerika (Alberto Bisin, Michele Boldrin e Sandro Brusco) ci
spiega anche perché una patrimoniale è assurda e pericolosa:
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Assurdit%C3%A0_e_pericolosit%C3%
A0_della_patrimoniale_straordinaria#body
Giustamente ci viene fatto notare che ciò che preoccupa nel debito è la variazione dello
stock [la variazione del debito, ndr] e il rischio di default riguarda la capacità di pagare gli
interessi. Quindi l’obiettivo principale da perseguire in tema di debito è il pareggio di
bilancio, puntare a generare un attivo, per evitare che la dimensione del debito cresca.
Nell’articolo ci viene ben spiegato che la patrimoniale nelle nostre condizioni è inutile e
assurda dato che opera solo su un lato della medaglia, quella delle maggiori tasse, proprio
il versante che frena la crescita. Nulla invece sulla diminuzione della spesa, sebbene la
riduzione del debito genererebbe una minore spesa in interessi con l’illusione, come
sempre è avvenuto, di avere un maggior margine per incrementare la spesa.
Se il livello di welfare della Svezia può rappresentare un miraggio, va detto che gli svedesi
lo raggiungono con un’imposizione fiscale inferiore alla nostra; non è aumentando le tasse
che si raggiunge un miglior livello di servizi ma tagliando gli sprechi.
Sarebbe riduttivo limitare a questi pochi concetti il contributo dell’articolo di Noise from
Amerika, un articolo certamente da leggere senza farsi intimidire dalla presenza di qualche
termine economico.
La partita sulla patrimoniale è solo all’inizio, difficile dire quale governo sarà capace di
farsene carico, certo ci dovremo allarmare nel momento in cui si andrà verso un governo
tecnico appena prima dell’appuntamento elettorale. Nel frattempo non mancheranno
ulteriori uscite disinformative degli utili imbecilli, che come sempre in questi frangenti
vengono mandati avanti. Nostro dovere di cittadini: stare attenti a non farci abbindolare
anche questa volta.
Gli articoli dell’autore, non rappresentano nel modo più assoluto una testata giornalistica in
quanto vengono redatti senza alcuna periodicità. Non possono pertanto considerarsi
prodotti editoriali ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001.
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