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GESTIRE I PROGE T TI IN
MODO AGILE
INTRODUZIONE ALL’AGILE
PROJECT MANAGEMENT
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Agile Project Management - prima parte
SOMMARIO
Introduzione all’Agile............................................................................ 3
1.1 Il Project Management............................................... 3
1.2 I vincoli di progetto................................................... 5
1.3 Il Manifesto Agile....................................................... 6
1.4 L’Agile e gli approcci tradizionali............................... 8
1.5 Confronto tra Agile e Waterfall................................ 9
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CAPITOLO 1
INTRODUZIONE ALL’AGILE
Dalla definizione di progetto del Project Management Institute, secondo cui “un
Progetto è uno sforzo temporaneo sostenuto per creare un prodotto o servizio
unico”, desumiamo tre caratteristiche comuni ad ogni progetto:
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Agile Project Management - prima parte
PLANNING
INITIATING CLOSING
EXECUTING
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1.2 I vincoli di progetto
I progetti sono tipicamente gestiti prendendo in considerazione quattro variabili
che descrivono i vincoli ai quali un progetto deve attenersi. Tali variabili sono:
FISSE
QUALITÀ QUALITÀ
VARIABILI
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Agile Project Management - prima parte
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Per poter gestire questa flessibilità è necessario contrattualizzare le attività con
contratti adatti (o contratti “agili”). Ne sono esempio:
• contratti a forchetta minima e massima;
• contratti a condivisione del rischio;
• contratti a soglie;
• contratti Time & Material.
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Agile Project Management - prima parte
REQUIREMENT
ANALYSIS
DESIGN
DEVELOPMENT
TESTING
MAINTENANCE
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Nell’esempio, la fase di Design inizierà una volta terminata l’analisi dei requisiti,
lo sviluppo a seguito della fase di Design, il Test una volta concluse le attività
di sviluppo e così via. Un approccio di questo tipo presenta alcune peculiarità
intrinseche:
• Rischi relativi alla schedulazione. Esiste un alto rischio di non centrare gli
obiettivi di tempo prefissati; risulta infatti impossibile considerare fin da subito
tutte le variabili in gioco e descrivere in maniera completamente definita i
requisiti e il design della soluzione.
• Limitata flessibilità. Ad esempio, i requisiti che sono alla base del software
che verrà sviluppato sono congelati molto presto senza possibilità di essere
rivisti in seguito. Accade spesso però che i requisiti non siano completamente
definiti nelle fasi iniziali del progetto o che gli stessi possano cambiare in corso
d’opera per il manifestarsi di rischi/opportunità che devono essere tenuti in
considerazione per ottenere un output di qualità nei tempi e al costo definiti.
• Scarso coinvolgimento del cliente. Il cliente viene coinvolto solo nelle prime
fasi del progetto, con il conseguente rischio di non riuscire a soddisfarne i
desideri in maniera completa.
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Agile Project Management - prima parte
Gli approcci più innovativi del mondo Agile rivisitano in chiave iterativa i passaggi
della Waterfall aderendo, così, al contesto complesso e incerto di oggi; contesto in
cui i clienti rivedono i requisiti nel corso dello sviluppo e le tecnologie sono in continua
innovazione. Questa instabilità rende impossibile sviluppare un’applicazione in un unico
processo che parte da un’attività e arriva all’ultima, senza produrre versioni intermedie
che rappresentino il prodotto richiesto e che rendano possibile fare dei test e apportare
modifiche in modo veloce. Con gli approcci Agile, infatti, ad ogni step vengono
rivalutati i requisiti e fissati nuovi obiettivi.
Sebbene grazie alla metodologia Agile sia disponibile una prima versione di
prodotto in tempi brevi, prima di arrivare alla versione definitiva sono richieste
numerose revisioni e modifiche, non contemplate in un approccio tradizionale a
Waterfall. In definitiva, l’approccio tradizionale permette di operare in modo
strutturato quando sono definite e fisse le variabili di Budget, Tempo e
Requisiti, mentre il metodo Agile risulta una valida alternativa per rispondere
alla richiesta di flessibilità in cui si guarda alle esigenze della domanda. La scelta
va fatta perciò tra un sistema più prescrittivo, ossia maggiormente vincolato da
standard e uno adattivo, quindi più libero da vincoli.
Come si può vedere dai grafici, mentre la metodologia tradizionale ha alti costi
di pianificazione iniziali, che poi vanno riducendosi di molto, quelli dell’approccio
Agile crescono nel tempo fino a stabilizzarsi, nelle fasi finali, su di un costo
maggiore rispetto a quello dell’approccio classico. Tuttavia, nel caso sia necessario
apportare delle modifiche allo scope o alle caratteristiche implementate, i costi nel
caso del metodo tradizionale crescono in modo esponenziale, mentre hanno un
andamento più costante nell’Agile.
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Agile Project Management - prima parte
CAPITOLO 2
STRUMENTI E RUOLI NELL’AGILE
Un altro elemento, che lega le diverse metodologie, è il ciclo di vita dello sviluppo
Agile, il quale si articola secondo quattro fasi: una prima fase denominata
Interation 0, una fase di Sviluppo in cui seguendo step incrementali si crea il
sistema, una fase di Rilascio che produce l’ultima versione dell’applicazione e,
infine, la Produzione.
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2.2 Sfide nello sviluppo Agile del software
Per riuscire ad utilizzare in modo efficiente le metodologie Agili è importante
sviluppare nuove competenze e approcciare l’argomento con una mentalità
diversa, rispetto a quella che richiederebbe il processo di sviluppo tradizionale.
Innanzitutto, l’Agile richiede molta perseveranza, perché il processo completo
è lungo e iterativo. Inoltre, anche al management è richiesta una maggiore
attenzione per seguire lo sviluppo in ogni sua parte e per consentire al team
libertà nel prendere le decisioni.
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Agile Project Management - prima parte
Esiste poi il DSDM che identifica un altro metodo per fare Agile; esso è fondato su
otto principi. Tale metodo è stato diffuso dal consorzio DSDM, nato allo scopo di
definire uno standard per lo sviluppo rapido delle applicazioni.
Infine, la metodologia SCRUM, che diffonde il principio del Timeboxing e definisce
dei ruoli chiave che lavorano al progetto.
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Quest’ultima fase si può affrontare inoltre attraverso dei “Cartellini” (Kanban) che
rappresentano le task da svolgere nell’ambito delle singole iterazioni. Si ottiene
così una stima e una pianificazione accurata, pur permettendo al team di reagire ai
cambiamenti.
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Agile Project Management - prima parte
BIBLIOGRAFIA
Ambler, S., & Holitza, M. (2012). Agile for dummies. John Wiley & Sons, Inc.
Anwer, F., & Aftab, S. (2017). SXP: Simplified Extreme Programing Process Model.
Modern Education and Computer Science(6), 25-31.
Caciotti, M. (2018). Burn Down Graph and Project requirements reporting. Tratto da help.
wrike.com: https://help.wrike.com/hc/en-us/community/posts/360001265865-Burn-
Down-Graph-and-Project-requirements-reporting
Kniberg, H., & Skarin, M. (2014). Kanban e Scrum - ottenere il massimo da entrambi.
Ovais, M., Dennehy, D., Conboy, K., & Oivo, M. (2018). Kanban in software engineering:
A systematic mapping study. Journal of Systems and Software, 96 - 113.
Prylutskyi, D. (s.d.). Scrum and Kanban – Are They That Different After All? Tratto da
perfectial.com: https://perfectial.com/blog/scrum-and-kanban-are-they-different/
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Gli autori
Maurizio Ciraolo
Maurizio Ciraolo Responsabile di Horsa PPM Division. PMP® – Prince2® Practitioner - P3O®
(Portfolio, Programme and Project Offices) - Oracle Primavera Implementation Specialist -
Change Management®, AgilePM® - PMO Value Ring® Practitioner.
Alessia Collavo
Alessia Collavo Consulente della divisione PPM di Horsa – Laureata in Ingegneria Gestionale
con tesi: “Change Management nell’implementazione di strumenti a supporto del Project
Portfolio Management”. Ha partecipato a vari progetti in ambito PPM.
Riccardo Masullo
Riccardo Masullo Consulente della divisione PPM di Horsa – Prince2® Foundation, ITIL®
Foundation – Laureato in Ingegneria Gestionale, ha coordinato numerosi progetti nel campo
del Project Portfolio Management, come consulente e come Project Manager.
info@horsa.com
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