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Amonte/Avalle

una favola contemporanea

Fu tanti anni fa che gli abitanti del villaggio di Avalle ricordano di aver visto il primo corpo nel fiume.
Alcuni anziani si ricordano ancora la scarsezza di mezzi e delle procedure con cui ai tempi si gestiva
una simile situazione. Si dice che a volte ci mettessero ore e ore per ripescare dieci persone dal
fiume, e persino allora a sopravvivere erano in pochissimi.
Nonostante che negli ultimi anni il numero delle vittime del fiume sia molto aumentato, la brava
gente di Avalle ha reagito ammirevolmente alla sfida. Senza dubbio il loro sistema di salvataggio non
ha rivali: la maggior parte di chi viene trovato nelle acque vorticose viene raggiunto in meno di venti
minuti, in molti casi meno di dieci. Solo un piccolo numero annega ogni giorno prima dell’arrivo dei
soccorsi, un notevole progresso rispetto al passato.
Parla con la gente di Avalle e ti racconteranno con orgoglio del nuovo ospedale sulla riva del fiume,
della flottiglia di barche di salvataggio pronte a intervenire istantaneamente, dell’assicurazione
sanitaria omnicomprensiva per coordinare tutta la mano d’opera impiegata, e della dedizione dei
tanti nuotatori provetti sempre pronti a rischiare la vita per salvare le vittime delle correnti impetuose.
Certo che il costo è salato, dicono gli abitanti di Avalle, ma quando ci sono in gioco vite umane le
persone per bene devono fare tutto il necessario e anche di più.
Ah, anche se ad Avalle c’è qualcuno che di tanto in tanto solleva la questione, alla maggior parte
degli abitanti non interessa scoprire che cosa stia succedendo più su, ad Amonte. A quanto pare c’è
così tanto da fare per aiutare quelli che sono finiti nel fiume che nessuno ha tempo di verificare per
prima cosa in che modo siano finiti in acqua tutti quei corpi. E’ così che gira il mondo, a volte.

Donald Ardell

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