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NORMA ITALIANA Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento UNI EN 832
Edifici residenziali
GIUGNO 2001
NORMA EUROPEA
SOMMARIO La norma fornisce un metodo di calcolo semplificato per la determinazione
del fabbisogno di calore e di energia per il riscaldamento di edifici residen-
ziali, o di loro parti.
Le norme UNI sono elaborate cercando di tenere conto dei punti di vista di tutte le parti
interessate e di conciliare ogni aspetto conflittuale, per rappresentare il reale stato
dell’arte della materia ed il necessario grado di consenso.
Chiunque ritenesse, a seguito dell’applicazione di questa norma, di poter fornire sug-
gerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato dell’arte
in evoluzione è pregato di inviare i propri contributi all’UNI, Ente Nazionale Italiano di
Unificazione, che li terrà in considerazione, per l’eventuale revisione della norma stessa.
INTRODUZIONE 1
2 RIFERIMENTI NORMATIVI 1
6 APPORTI DI CALORE 10
7 FABBISOGNO DI CALORE 12
prospetto 3 Valori numerici dei parametri a0 e della costante di tempo di riferimento τ0 ........................ 13
figura 2 Fattore di utilizzazione per costante di tempo di 8 h, 1 d, 2 d, 1 settimana e infinito,
valido nel caso di metodo di calcolo per un periodo mensile ..................................................... 14
10 RAPPORTO 16
APPENDICE M BIBLIOGRAFIA 48
(informativa)
APPENDICE ZB DEVIAZIONI-A 49
(informativa)
SETTEMBRE 1998
ICS 91.140.10
La presente norma europea è stata approvata dal CEN l’1 luglio 1998.
I membri del CEN devono attenersi alle Regole Comuni del CEN/CENELEC
che definiscono le modalità secondo le quali deve essere attribuito lo status di
norma nazionale alla norma europea, senza apportarvi modifiche. Gli elenchi
aggiornati ed i riferimenti bibliografici relativi alle norme nazionali corrisponden-
ti possono essere ottenuti tramite richiesta alla Segreteria Centrale oppure ai
membri del CEN.
La presente norma europea esiste in tre versioni ufficiali (inglese, francese e
tedesca). Una traduzione nella lingua nazionale, fatta sotto la propria respon-
sabilità da un membro del CEN e notificata alla Segreteria Centrale, ha il me-
desimo status delle versioni ufficiali.
I membri del CEN sono gli Organismi nazionali di normazione di Austria,
Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda,
Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito,
Repubblica Ceca, Spagna, Svezia e Svizzera.
CEN
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE
European Committee for Standardization
Comité Européen de Normalisation
Europäisches Komitee für Normung
Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles
© 1998 CEN
Tutti i diritti di riproduzione, in ogni forma, con ogni mezzo e in tutti i Paesi, sono
riservati ai Membri nazionali del CEN.
2 RIFERIMENTI NORMATIVI
La presente norma europea rimanda, mediante riferimenti datati e non, a disposizioni
contenute in altre pubblicazioni. Tali riferimenti normativi sono citati nei punti appropriati
del testo e vengono di seguito elencati. Per quanto riguarda i riferimenti datati, successive
modifiche o revisioni apportate a dette pubblicazioni valgono unicamente se introdotte
nella presente norma europea come aggiornamento o revisione. Per i riferimenti non da-
tati vale l’ultima edizione della pubblicazione alla quale si fa riferimento.
prEN 410 Glass in building - Determination of luminous and solar characteristics
of glazing
EN ISO 7345 Thermal insulation - Physical quantities and definitions
(ISO 7345:1987)
prEN ISO 10077-1 Windows, doors and shutters - Thermal transmittance - Simplified
calculation method
3.1 Definizioni
Ai fini della presente norma, si applicano le definizioni della EN ISO 7345 e le seguenti:
3.1.2 temperatura interna: Media aritmetica della temperatura dell'aria e della temperatura me-
dia radiante al centro della stanza (temperatura interna di bulbo secco).
3.1.5 spazio riscaldato: Vani o ambienti riscaldati ad una o a più temperature di progetto.
3.1.6 spazio non riscaldato: Vano o ambiente che non fa parte dello spazio riscaldato.
3.1.7 zona termica: Parte dello spazio riscaldato con una prefissata temperatura di progetto, e
nella quale si assume che la temperatura abbia variazioni nello spazio trascurabili.
3.1.8 coefficiente di flusso termico: Rapporto tra il flusso termico di due zone termiche e la dif-
ferenza di temperatura tra le due zone.
3.1.9 dispersione termica: Energia termica scambiata per trasmissione e ventilazione fra lo spa-
zio riscaldato e l'ambiente esterno, durante un dato periodo di tempo.
3.1.10 coefficiente di dispersione termica: Coefficiente del flusso termico dallo spazio riscaldato
all'ambiente esterno.
Nota Il coefficiente di dispersione termica può essere definito solo per un edificio con una zona singola.
3.1.11 apporto di calore: Calore prodotto o entrante all'interno dello spazio riscaldato da sorgenti
di calore diverse dal sistema di riscaldamento.
3.1.12 fattore di utilizzazione: Fattore di riduzione degli apporti totali mensili o stagionali (interni
e solari passivi) che fornisce la parte degli apporti utili.
3.1.13 periodo di calcolo: Periodo di tempo considerato per il calcolo delle dispersioni e degli ap-
porti termici.
Nota I periodi di calcolo più frequentemente utilizzati sono il mese e la stagione di riscaldamento.
3.1.14 fabbisogno di calore: Calore che deve essere fornito all'ambiente riscaldato per mantenere
la temperatura di progetto dello spazio riscaldato.
3.1.15 fabbisogno energetico per il riscaldamento: Energia che deve essere fornita al sistema di
riscaldamento per soddisfare il fabbisogno di calore.
Nota Le ore possono essere usate come unità di tempo invece dei secondi per tutte le quantità che dipendono dal
tempo (per esempio, per i periodi di tempo come anche per i ricambi d'aria) ma in questo caso l'unità di misura
dell'energia sarà il watt-ora [Wh] invece del Joule.
4.2 Procedimento
Si riporta di seguito il procedimento di calcolo per l’edificio considerato. Inoltre nel caso in
cui si applichi la presente norma a edifici esistenti, si deve seguire il procedimento specia-
le riportato nell’appendice A.
1) Definire i confini dello spazio riscaldato e, se necessario, delle differenti zone e spazi
non riscaldati, come indicato in 4.3;
2) edificio con zona termica singola: calcolare il coefficiente di dispersione termica dello
spazio riscaldato come definito in 5;
edificio con più zone termiche; seguire la procedura riportata nell'appendice B;
3) definire la temperatura di progetto ed eventualmente le modalità di funzionamento in-
termittente;
4) per il calcolo stagionale, definire o calcolare la durata e i dati climatici della stagione di
riscaldamento come specificato in 8.2.
Quindi, per ciascun periodo di calcolo:
5) calcolare le dispersioni termiche Ql:
a) assumendo costante la temperatura interna, come riportato in 5;
∑ H z θiz
θ i = --------------------
z
[1]
∑Hz
z
dove:
θiz è la temperatura di progetto della zona z;
Hz è il coefficiente di dispersione termica della zona z, come riportato nel punto 5.
Negli altri casi, in particolare per gli edifici che comprendono locali con diversa destinazio-
ne d'uso sotto lo stesso tetto, l'edifico è diviso in più zone e deve essere applicata la pro-
cedura di calcolo riportata nell’appendice B.
5.1 Principio
La dispersione termica totale, Ql, di un edificio con una singola zona termica riscaldato a
temperatura interna uniforme, durante un dato periodo di tempo, è data dalla:
Q l = H ( θi – θe ) t [2]
dove:
θi è la temperatura di progetto;
θe è la temperatura media esterna durante il periodo di calcolo;
t è la durata del periodo di calcolo;
H è il coefficiente di dispersione termica dell'edificio.
H = HT + HV [3]
dove:
HT è il coefficiente di dispersione termica per trasmissione, calcolato secondo la
EN 13789 (per gli elementi che incorporano apparecchi di ventilazione vedere
l'appendice C);
HV è il coefficiente di dispersione termica per ventilazione (vedere 5.2).
Nota (θi - θe) t è legato ai gradi giorno definiti in modi diversi nei vari Paesi.
L'equazione [2] può essere adattata a livello nazionale per permettere l'uso dei gradi gior-
no. Il risultato della relazione adattata deve, ciò nonostante, essere lo stesso dell'equazio-
ne [2] per ogni edificio residenziale.
5.2.1 Principio
Il coefficiente di dispersione termica per ventilazione HV è calcolato per mezzo della:
H V = V˙ ρ a c a [4]
V˙ = V n [5]
dove V è il volume dello spazio riscaldato, calcolato sulla base delle dimensioni interne.
V˙ = V˙ f + V˙ x [8]
˙
Per i sistemi di ventilazione bilanciati, V f è pari al più grande tra i valori della portata d'aria
fornita, V˙ sup , e di quella esausta V˙ ex .
Nota Quando non si hanno informazioni nazionali, la stima della portata d'aria addizionale V˙ x può essere calco-
lata per mezzo della:
V ⋅ n 50 ⋅ e
V˙ x = ---------------------------------------------
- [9]
f V˙ sup – V˙ ex 2
1 + -- ------------------------
e V ⋅ n 50
dove:
n50 è il numero dei ricambi d'aria risultanti applicando una differenza di pressione di 50 Pa tra interno ed
esterno, inclusi gli effetti delle prese d'aria;
eef sono i coefficienti di esposizione al vento, ricavabili dall’appendice F.
Se esiste un sistema di ventilazione meccanica che opera solo per un intervallo di tempo
limitato, la portata d'aria si calcola per mezzo della:
V˙ = ( V˙ o + V ' x ) ( 1 – β ) + ( V˙ f + V˙ x ) β [10]
V˙ = V˙ f ( 1 – η v ) + V˙ x [11]
Per i sistemi che recuperano il calore dall'aria esausta verso il sistema di produzione di
acqua calda o il sistema di riscaldamento con pompa di calore, la portata d'aria di ventila-
zione è calcolata non tenendo conto della riduzione. La riduzione del fabbisogno energe-
tico dovuta al recupero di calore deve essere tenuta in conto nel calcolo del fabbisogno
energetico del relativo sistema.
6 APPORTI DI CALORE
7 FABBISOGNO DI CALORE
a0 τ0 [h]
Metodo di calcolo mensile 1 16
Metodo di calcolo stagionale 0,8 28
Nella figura 2 si riportano i valori del fattore di utilizzazione per periodi di calcolo mensili e
per diverse costanti di tempo.
8h
1d
2d
1 settimana
Infinito
Nota Il fattore di utilizzazione è definito indipendentemente dalle caratteristiche del sistema di riscaldamento, un
controllo della temperatura perfetto e una flessibilità infinita. Gli effetti dovuti ad un sistema di riscaldamento
a lenta risposta, e ad un imperfetto sistema di controllo possono essere importanti e dipendono dal rapporto
apporti-perdite. Di ciò si dovrebbe tenere conto nella parte di calcolo relativa al sistema di riscaldamento (ve-
dere 9.3).
10 RAPPORTO
Un rapporto che fornisce una valutazione del fabbisogno energetico annuale per il riscal-
damento di un edificio, ottenuto secondo le procedure della presente norma, deve conte-
nere le seguenti indicazioni.
10.2 Risultati
A.3 Calcoli
Il consumo di energia dell’edificio esistente deve essere determinato in accordo alla presen-
te norma usando i dati raccolti come dati di ingresso. Gli intervalli di confidenza dei risultati
devono essere valutati, e confrontati con quelli relativi al consumo sperimentale di energia.
Se si ha una coincidenza significativa, si suppone che il modello, incluso la stima dei dati
di ingresso, sia corretto.
Se gli intervalli di confidenza non coincidono significativamente, si devono svolgere ulte-
riori indagini per verificare alcuni dati o per introdurre nuovi fattori di influenza che posso-
no essere stati ignorati in precedenza e, si deve procedere ad un ricalcolo con la nuova
serie di dati di ingresso.
H zy = H T, zy + ρ a c a V˙ zy [B.1]
Allora, per ciascun mese e per ciascuna zona:
6) I flussi di calore inclusi i trasferimenti di calore per trasmissione e ventilazione verso e
dalle zone limitrofe, e tra ciascuna zona e l'ambiente esterno, sono calcolati, assu-
mendo che la temperatura interna sia costante:
Q l, zy = H zy ( θ z – θ y ) t e Q l, z = ∑ y Q l, zy + H z ( θi – θe ) t [B.2]
Quando Ql,z < 0, la zona z deve essere considerata come uno spazio non riscaldato e
il calcolo continua da 4 per la zona successiva.
7) L'effetto dell'intermittenza è determinato quando richiesto. Tuttavia, il metodo sempli-
ficato indicato nell'appendice J non può essere applicato quando diverse zone hanno
differenti periodi orari di intermittenza.
8) Gli apporti solari e interni Qg,z sono calcolati secondo 6.2 e 6.3.
9) Il fattore di utilizzazione ηz è determinato in base a 7.2.
10) Il fabbisogno di energia termica netta è ottenuto dalla differenza tra le perdite e gli ap-
porti utili:
Q h, z = Q l, z – η z Q g, z [B.3]
Il fabbisogno di energia termica totale dell'edificio per ciascun mese è la somma dei fab-
bisogni relativi a ciascuna zona:
Qh = ∑ Q h, z [B.4]
e il fabbisogno annuale per il riscaldamento dello spazio è ottenuto dalla somma dei fab-
bisogni per ogni mese. Il fabbisogno energetico viene quindi calcolato secondo 9.
La divisione in zone deve essere descritta nel rapporto.
dove:
γal è il rapporto tra gli apporti solari Qg e la dispersione termica dello strato d'aria Q1,al
durante il periodo di calcolo, dato dalla:
Qg = IsAs
QL,al = UeA (θi - θe) t
κ è un fattore calcolato per mezzo della:
κ = 1 – exp – -----------------
AZ
[C.4]
ρ a c a V˙
dove Z è un parametro definito dalla:
1 hr 1
---- = --------------------------------
- + ------------------- [C.5]
Z hc (hc + 2hr ) U i + U e
figura C.2 Rapporto δ tra la somma delle differenze di temperatura interna-esterna accumulata quando il
sistema di ventilazione è acceso, e il suo valore durante l’intero periodo di calcolo, in funzione di γal
Nota Questo metodo si applica principalmente quando l'aria è ricircolata all'interno delle pareti esterne dell'edificio.
L'aria esausta può essere ugualmente utilizzata, a condizione che siano prese adeguate misure per evitare
problemi legati alla condensazione.
C.2.2 Procedimento
Il fattore di rendimento dello scambiatore di calore equivalente aria-aria è dato da:
2
U0
η v = ------------
-κ [C.6]
U iU e
dove:
Ui e Ue sono rispettivamente le trasmittanze termiche delle parti interna ed esterna della
parete contenente lo spazio d'aria (vedere C1.2);
U0 è la trasmittanza termica di tale parete, assumendo che lo spazio d'aria non sia
ventilato;
κ è il fattore definito dall'equazione [C.4].
Il fattore di rendimento dello scambiatore di calore equivalente aria-aria è sempre minore
di 0,25.
figura D.1 Spazio soleggiato adiacente con indicati i coefficienti di dispersione termica e degli apporti e rete
elettrica equivalente
D.1.3 Procedimento
Le dispersioni sono calcolate in base al punto 5, per lo spazio non riscaldato. L'apporto
solare che lo spazio soleggiato apporta allo spazio riscaldato QSs è la somma degli appor-
ti diretti attraverso la parete divisoria QSd e degli apporti indiretti QSi derivanti dello spazio
soleggiato riscaldato dal sole:
Q Ss = Q Sd + Q Si [D.1]
Si assume, in prima approssimazione, che le superfici assorbenti siano tutte ombreggiate
nella stessa proporzione da ostacoli esterni e dall'involucro esterno dello spazio soleggiato.
D.2.2 Procedimento
Le dispersioni termiche sono calcolate in base a quanto prescrive il punto 5, come avvie-
ne per le pareti esterne ordinarie. Gli apporti solari di un elemento opaco con isolamento
trasparente, avente esposizione j, sono calcolati in base a 6.3, usando come superficie di
ricezione effettiva:
U
A s = A F s F F ------- α g T1 [D.4]
Ue
Tali apporti sono sommati agli altri apporti solari.
Nota Questo metodo semplificato può sottostimare gli apporti solari degli elementi con isolamento trasparente. Me-
todi più accurati richiedono informazioni aggiuntive sui componenti dell'elemento.
D.3.2 Procedimento
Le dispersioni aggiuntive per pareti solari ventilate sono calcolate in base all'appendi-
ce C.2. Gli apporti solari sono calcolati in base a 6.3 utilizzando come superficie di rice-
zione effettiva:
a) se lo strato d'aria ventilato è coperto da uno strato esterno opaco:
dove:
Ui e κ sono calcolati in base a C.1.2;
ω è il rapporto tra la radiazione solare totale ricevuta dall'elemento quando lo strato
d'aria è esposto alla radiazione solare totale durante il periodo di calcolo; ω è dato
dalla figura D.2. Può essere calcolato dalla:
- 2,2 ⋅ γ al
ω = 1– e [D.6]
dove:
γal è il rapporto tra gli apporti solari e le dispersioni termiche dello strato d'aria duran-
te il periodo di calcolo definito in C.1.2.
1
U 0 = ------------------------------- [D.7]
Ri + Rl + Re
è la trasmittanza termica della parete.
figura D.2 Rapporto ω tra la radiazione solare totale ricevuta dall’elemento quando lo strato d’aria è aperto alla
radiazione solare totale durante il periodo di calcolo, in funzione di γal
U U0 V˙
A s = A α FS FF ------0- 1 + -------
- ρ a c a ---- κ [D.9]
he U
2 A
i
D.5.3 Procedimento
L'apporto radiativo netto di un elemento avente orientamento j è calcolato come segue.
a) elemento opaco senza copertura trasparente,
Q s = UAR e ( α I sj – F f h r ∆θ er t ) [D.11]
b) elemento trasparente:
Q s = ( A sj I sj – UA R e F f h r ∆θ er t ) [D.12]
Il coefficiente di irraggiamento esterno hr è dato da
3
h r = 4 εσ ( θ ss + 273 ) [D.13]
dove:
ε è l'emissività per la radiazione termica della superficie esterna;
σ è la costante di Stefan-Boltzman = 5,67 × 10-8 W/(m2 · K4);
θss è la media aritmetica tra la temperatura superficiale e la temperatura del cielo.
Nota 1 La differenza tra edifici pluri-familiari e mono-familiari è legata alla differenza evidente tra le superfici delle loro
pareti esterne per un dato volume interno.
Nota 2 Gli alloggi con n50 < 3 h-1 (con gli aeratori aperti) potrebbero essere troppo ermetici per la ventilazione natu-
rale. Dovrebbero essere previste in questo caso aperture per le finestre.
I ricambi d'aria dovuti a ventilazione naturale dovrebbero essere determinati su base na-
zionale, considerando il clima, gli edifici intorno, il tipo e la geometria dell'edificio, le di-
mensioni e la disposizione delle aperture. Quando non sono disponibili informazioni na-
zionali, i ricambi d'aria medi mensili durante il periodo di riscaldamento possono essere ri-
cavati dai prospetti F.2 e F.3.
prospetto F.2 Ricambio d'aria, n [h-1], per edifici pluri-familiari con ventilazione naturale, in funzione della classe di
permeabilità dell'edificio e dell'esposizione al vento
prospetto F.3 Ricambio d'aria, n [h-1], per edifici mono-familiari con ventilazione naturale, in funzione della classe
di permeabilità dell'edificio e dell'esposizione al vento
Permeabilità dell’edificio
Classe di esposizione al vento Bassa Media Alta
Nessun riparo 1,5 0,8 0,5
Riparo moderato 1,1 0,6 0,5
Riparo consistente 0,7 0,5 0,5
Tipo di vetrata g⊥
Vetrata singola 0,85
Doppio vetro trasparente 0,75
Per altri tipo di vetro usare i valori certificati
Un altro metodo consiste nel riferirsi agli apporti solari attraverso vetrate pulite singole o
doppie. Gli apporti solari attraverso altri tipi di vetrate possono essere riferiti a questi tra-
mite la:
g⊥
Q sz = Q s, ref -------------
- [G.1]
g ⊥, ref
dove;
Qsz è l'apporto solare attraverso il tipo di vetrata considerata;
Qs,ref è l'apporto solare attraverso la vetrata di riferimento, che è la vetrata singola se la
vetrata considerata è semplice, e la vetrata doppia negli altri casi;
g⊥ è la trasmittanza per energia solare totale del tipo di vetrata considerata;
g⊥,ref è la trasmittanza per energia solare totale della vetrata di riferimento.
G.2.1 Principio
Il fattore di riduzione dovuto all’ombreggiatura può essere calcolato con la:
F S = F hF oF f [G.2]
dove:
Fh è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto ad ostruzioni esterne;
Fo è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto ad aggetti verticali;
Ff è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto ad aggetti orizzontali.
Angolo formato dall’aggetto verticale 45° N latitudine 55° N latitudine 65° N latitudine
S E/O N S E/O N S E/O N
0° 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00
30° 0,90 0,89 0,91 0,93 0,91 0,91 0,95 0,92 0,90
45° 0,74 0,76 0,80 0,80 0,79 0,80 0,85 0,81 0,80
60° 0,50 0,58 0,66 0,60 0,61 0,65 0,66 0,65 0,66
Angolo formato dall’aggetto orizzonte 45° N latitudine 55° N latitudine 65° N latitudine
S E/O N S E/O N S E/O N
0° 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00
30° 0,94 0,92 1,00 0,94 0,91 0,99 0,94 0,90 0,98
45° 0,84 0,84 1,00 0,86 0,83 0,99 0,85 0,82 0,98
60° 0,72 0,75 1,00 0,74 0,75 0,99 0,73 0,73 0,98
J.1 Introduzione
Questo procedimento è valido soltanto per sistemi di riscaldamento nei quali l’emissione
di calore può essere regolata agevolmente in maniera rapida a seconda delle variazioni
del fabbisogno di calore. Questo procedimento sovrastimerà l'effetto del regime di funzio-
namento intermittente nel caso di sistemi di riscaldamento che hanno una grande inerzia
termica.
Questo procedimento ipotizza, inoltre, che la potenza del sistema di riscaldamento sia
sufficiente per assicurare il raggiungimento della temperatura interna di progetto quando
la temperatura esterna è al più basso valore di progetto. Se il sistema di riscaldamento è
stato dimensionato in modo preciso, non si dovrebbe assumere che, durante i mesi più
freddi, il riscaldamento sia continuo ma piuttosto che il riscaldamento sia intermittente.
Questo procedimento consente di calcolare la riduzione del fabbisogno di calore risultan-
te da un regime di funzionamento intermittente. Tale riduzione è calcolata per ogni perio-
do di attenuazione (per esempio per le notti, i fine settimana, i periodi di vacanza), e la ri-
duzione globale per il periodo di calcolo considerato risulta la somma di tutte le riduzioni
calcolate.
J.2 Definizioni
Nella presente appendice si usano le seguenti definizioni:
riscaldamento intermittente: Comprende un qualunque profilo di regolazione climatica
che consente, durante alcuni periodi temporali (per esempio la notte, il giorno, il fine set-
timana, ecc.), la riduzione della temperatura a valori al disotto di quello usuale di progetto.
Modi di funzionamento
Per permettere un sistema di funzionamento intermittente, il sistema di riscaldamento fun-
ziona successivamente in diversi modi. Essi sono:
- regime normale: Il sistema di riscaldamento funziona in modo da mantenere la tem-
peratura interna al valore che essa avrebbe senza l'intermittenza;
- spegnimento: Il sistema di riscaldamento non fornisce calore;
- regime ridotto: Il calore è fornito in funzione della temperatura esterna ad una poten-
za inferiore a quella del regime normale;
- regime attenuato: Il flusso di calore è controllato per mantenere una temperatura at-
tenuata;
- avviamento: Il sistema di riscaldamento funzione a potenza nominale.
A seconda del sistema di controllo, le modalità di funzionamento all'accensione possono
seguire due diverse strategie:
- accensione prefissata: L'accensione dell’avviamento è fissata dall'utente.
- accensione ottimizzata: L'utente fissa l'intervallo di tempo nel quale è raggiunto il re-
gime di funzionamento normale e il sistema di regolazione ottimizza i tempi di riaccen-
sione dell’avviamento in base alla temperatura interna ed esterna.
J.3 Metodo
Il metodo qui presentato è basato sul calcolo dell'andamento della temperatura dell'edifi-
cio, quando essa si porta al disotto del valore normale di progetto. Questo andamento vie-
ne calcolato considerando un modello di edificio (vedere figura J.1). Questo modello ope-
ra una distinzione tra la temperatura interna dell'edificio e quella della sua struttura. L'iner-
zia termica dell'edificio è rappresentata da una capacità caratterizzata da una temperatu-
ra pari a quella della struttura. Gli scambi tra la struttura e l'ambiente esterno, tra la strut-
tura e l'ambiente interno, e direttamente tra l’ambiente interno ed esterno sono conside-
rati in modo separato.
Il metodo è basato sulla valutazione della lunghezza di tre periodi diversi (figura J.2): un
periodo senza riscaldamento, un periodo durante il quale viene mantenuta la temperatura
attenuata, un periodo di accensione durante il quale il sistema di riscaldamento funziona
alla massima potenza e che termina quando la temperatura interna ha raggiunto il valore
di progetto.
figura J.2 Programma orario di riscaldamento intermittente in caso di regime con l'indicazione dei periodi con-
siderati
Legenda
1 Riscaldamento spento
2 Periodo di attenuazione
3 Funzionamento a potenza nominale
Y Temperatura
Z Flusso di calore
X Tempo
18) Accensione ottimizzata: calcolare il tempo durante il quale non c'è riscaldamento
tnh:
t nh = t u – t bh [J.16]
19) Accensione prefissata: calcolare il periodo di tempo senza riscaldamento nel caso
in cui non vi è attenuazione:
t nh = t u [J.17]
20) Calcolare il valore della temperatura interna, θi1, raggiunto alla fine del periodo senza
riscaldamento:
t nh
θ il = θ inh + ξ ( θ c0 – θ cnh ) exp – ------
- [J.18]
τp
21) In caso di attenuazione e se θsb > θi1 passare alla fase (26).
22) Calcolare la temperatura della struttura θc1, raggiunta alla fine del periodo senza ri-
scaldamento:
se t nh = 0 allora θ c1 = θ c0 [J.19]
θ i1 – θ inh
oppure θ c1 = θ cnh + ---------------------
- [J.20]
ξ
23) Dal momento in cui termina l'attenuazione, la durata del periodo di attenuazione è pari
a 0 e la temperatura della struttura alla fine del periodo di attenuazione θc2 è pari a
quella raggiunta alla fine del periodo senza riscaldamento:
t sb = 0 e θ c2 = θ c1 [J.21]
24) Accensione ottimizzata: passare alla fase (32).
25) Accensione prefissata: passare alla fase (30).
26) In caso di attenuazione, calcolare il tempo di spegnimento tnh necessario per raggiun-
gere la temperatura di attenuazione:
ξ ( θ c0 – θ cnh )
t nh = τ p ⋅ max 0 ;ln -------------------------------------
- [J.22]
θ isb – θ inh
27) Calcolare la temperatura della struttura θc1 alla fine di questo periodo:
se t nh = 0 allora θ c1 = θ c0 [J.23]
θ isb – θ inh
oppure θ c1 = θ cnh + ------------------------
- [J.24]
ξ
28) Calcolare la durata del periodo di attenuazione tsb:
Accensione ottimizzata
ξ ( θ cpp – θ csb )
--------------------------------------
t sb = max 0 ; t u – t nh – max 0, τ p ⋅ ln θ ipp – θ io
- [J.25]
30) Calcolare l'attuale durata della fase di accensione del riscaldamento tbh:
ξ ( θ cpp – θ c2 )
t bh = max 0, τ p ⋅ ln --------------------------------
- [J.28]
θ ipp – θ io
31) Accensione prefissata: se tbh è maggiore della durata del regime normale che segue
l’attenuazione (caso improbabile, salvo specificazione di una durata eccessiva), dimi-
nuire allora tu di conseguenza prima di proseguire.
32) Calcolare la temperatura della struttura alla fine della fase di accensione θc3:
se t bh = 0 allora θ c3 = θ c2 [J.29]
θ io – θ ipp
oppure θ c3 = θ cpp + ---------------------
- [J.30]
ξ
33) Calcolare la riduzione delle dispersioni termiche dovuta al regime di riscaldamento in-
termittente considerato ∆Qilj:
∆ Q ilj = H sb [(θ i0 – θ inh) t nh + (θ i0 – θ isb ) t sb + (θ i0 – θ ipp) t bh ] – Cζ (θ c0 – θ c1+ θ c2 – θc3) [J.31]
34) Calcolare la riduzione delle dispersioni termiche totale per il periodo di calcolo che ri-
sultano da tutti i periodi d'intermittenza:
dove:
nj è il numero di periodi di tipo j nel periodo di calcolo (per esempio numero di
notti nel mese).
La sommatoria è estesa a tutti i periodi d'intermittenza aventi luogo durante il periodo
di calcolo (per esempio un mese con attenuazione notturna e nel fine settimana:
n1 = 19 notti di attenuazione e n2 = 4 (o 5) fine-settimana.
35) Le dispersioni termiche totali Ql, durante il periodo di calcolo considerato, per un edi-
ficio monozona, con riscaldamento intermittente, sono date dalla:
Q l = H sp ( θ i0 – θ e ) t sp + H sb ( θ i0 – θ e ) ( t – t sp ) – ∆ Q il [J.33]
dove:
θi è la temperatura interna durante i periodi di regime normale (θisp) e di attenua-
zione (θisb);
θe è la temperatura esterna;
t è il periodo di calcolo;
tsp è la durata del periodo di calcolo, durante il quale il coefficiente di dispersione
termica è Hsp (ventilazione normale).
prospetto L.2 Caratteristiche degli elementi dell'edificio, così come forniti dall’architetto
Nota Il valore di g è 0,9 × 0,65, e il coefficiente di assorbimento del pavimento dello spazio soleggiato e della parete
di separazione è stato stimato pari a 0,5 ± 0,1.
Poiché la parete di partizione non ha particolare rivestimento, UPE è uguale al coefficiente di scambio su-
perficiale, ovvero 10 W/(m2 · K).
Il coefficiente di dispersione termica dello spazio non riscaldato, Hue, è stato calcolato per
valutare il fattore di riduzione b.
prospetto L.5 Calcolo del coefficiente di dispersione termica per lo spazio non riscaldato
I coefficienti di dispersione termica dalla zona riscaldata verso l'esterno e verso lo spazio
non riscaldato sono calcolati nel prospetto L.6. Quelli verso gli spazi non riscaldati sono
moltiplicati per b e sommati al coefficiente di dispersione termica.
L'effetto degli angoli bidimensionali è stato considerato usando le dimensioni esterne. La
soletta in calcestruzzo che continua nello spazio soleggiato è stata considerata come un
ponte termico lineare di lunghezza pari a 5 m con un valore Ψ di 0,28 W/(m · K). Il suo ef-
fetto è trascurabile.
prospetto L.6 Calcolo dei coefficienti di dispersione termica dallo spazio riscaldato [W/K]
L'incertezza sulla temperatura media mensile è assunta pari a ± 0,1 K, mentre un'incer-
tezza del 5% è stata assunta per la radiazione solare.
La grande incertezza deriva per prima cosa dall’incertezza dei dati di ingresso e secondo
dal metodo semplificato di analisi dell'errore che è stato utilizzato. Ciononostante, un me-
todo di analisi dell'errore più sofisticato ridurrebbe l'incertezza meno del 30%.
Se l'obiettivo del calcolo fosse stato quello di verificare la corrispondenza ai regolamenti
energetici, si sarebbero dovuti usare dati di ingresso convenzionali, assunti per ipotesi
esatti, e il risultato sembrerebbe molto più accurato.
I risultati ottenuti con il metodo stagionale e con quello mensile (basati su due differenti
definizioni della stagione di riscaldamento) sono prossimi l'uno all'altro: non vi è una signi-
ficativa differenza. La differenza tra i risultati netti è minore dell’1% tra il metodo mensile
e il metodo calcolato su base stagionale, e minore del 5% tra il metodo mensile e il meto-
do calcolato su base stagionale normalizzata. Bisognerebbe aggiungere che, in questo
caso, la stagione di riscaldamento normalizzata è indicata per quegli edifici che hanno bassi
apporti solari e sono non bene coibentati. I risultati ottenuti per i mesi nei quali il rapporto ap-
porti/perdite è maggiore di 0,7 sono dubbi, poiché piccole indeterminatezze nei dati di ingres-
so possono generare errori grandi. Tuttavia, il fabbisogno energetico per questi mesi non dif-
ferisce in modo significativo dallo zero.
Punto Deviazione
5.2 Francia (Décret n° 88-319 du 05 avril 1988 portant modification des articles
R 111-6 et R 111-7 du code de la construction et de l'habitation relatifs aux
équipements et aux caractéristiques thermiques des bâtiments d'habitation)
(Arrêté du 05 avril 1988 relatif aux solutions techniques pour maison individuelles
et aux méthodes de calcul des coefficients de déperditions thermiques, de
besoins de chauffage et de performance thermique globale des logements)
Il regolamento francese specifica l'uso del metodo di calcolo francese ThG.
5.3 Francia (Décret n°88-319 du 05 avril 1988 portant modification des articles
R 111-6 et R 111-7 du code de la construction et de l'habitation relatifs aux
équipements et aux caractéristiques thermiques des bâtiments d'habitation)
(Arrêté du 05 avril 1988 relatif aux solutions techniques pour maison individuelles
et aux méthodes de calcul des coefficients de déperditions thermiques, de
besoins de chauffage et de performance thermique globale des logements)
Il regolamento francese specifica l'uso del metodo di calcolo francese ThB.
9 Francia (Décret n°88-319 du 05 avril 1988 portant modification des articles
R 111-6 et R 111-7 du code de la construction et de l'habitation relatifs aux
équipements et aux caractéristiques thermiques des bâtiments d'habitation)
(Arrêté du 05 avril 1988 relatif aux solutions techniques pour maison individuelles
et aux méthodes de calcul des coefficients de déperditions thermiques, de
besoins de chauffage et de performance thermique globale des logements)
Il regolamento francese specifica l'uso del metodo di calcolo francese ThC.