Sei sulla pagina 1di 15

CAPITOLO 3 – LA TEORIA PSICODINAMICA: La personalità nella psicanalisi freudiana

LA CONCEZIONE FREUDIANA DELLA PERSONA

La teoria della personalità di Freud è un modello dei processi e delle strutture mentali. Per Freud, la mente è un
sistema di energia meccanicistico che contiene e orienta le pulsioni istintuali. Per Freud l’obiettivo di tutti i
comportamenti è il piacere che risulta dalla riduzione della tensione o dalla riduzione dell’energia. Un altro importante
aspetto della concezione freudiana della persona riguarda la relazione tra l’individuo e la società. Nella psicanalisi, gli
impulsi sessuali e aggressivi sono innati nella natura umana. Gli individui funzionano in base al principio di piacere e
ricercano la gratificazione per soddisfare i propri impulsi.  il ruolo della società consiste nel controllare queste
tendenze biologiche e naturali.

A differenza di tutti gli altri teorici della personalità, Freud non ha mai eseguito esperimenti in laboratorio e non ha
mai creato test psicologici standardizzati. Egli aveva fiducia in una sola modalità modalità d’indagine  lo studio dei
casi analizzati col metodo delle libere associazioni.

LA PERSONALITA’ NELLA PSICANALISI FREUDIANA

Lo psicologo della personalità prende in considerazione 4 argomenti diversi:

1. Struttura
2. Processo della personalità
3. Crescita e sviluppo
4. Psicopatologia e cambiamento comportamentale

STRUTTURA  aspetti stabili e duraturi della personalità

Freud ha fornito due modelli concettuali della mente: un modello riguarda i livelli di coscienza (conscio – inconscio),
l’altro modello riguarda invece i sistemi funzionali della mente.

 I livelli di coscienza e il concetto di inconscio


Secondo la teoria psicanalitica vi sono gradi sostanzialmente diversi di consapevolezza dei fenomeni mentali.
Freud ha proposto 3 livelli di consapevolezza:
1. Coscio  comprende i pensieri di cui siamo consapevoli in vari momenti
2. Preconscio  si riferisce ai contenuti mentali dei quali potremmo facilmente diventare consapevoli
se prestassimo loro attenzione
3. Inconscio  i contenuti mentali inconsci sono una parte della mente di cui siamo inconsapevoli e
non possiamo diventare consapevoli se non in circostanze particolari. L’inconscio è analogico e nonn
tiene conto né del tempo né dello spazio.
Per quanto riguarda l’Inconscio, un importante contributo a questa teoria la diedero i sogni. I sogni,
per Freud rivelano con chiarezza che la mente presenta contenuti inconsci, drasticamente diversi dai
pensieri consci. Nella teoria psicanalitica, i sogni hanno due livelli di contenuto: un contenuto
manifesto (la trama del sogno) e un contenuto latente (che corrisponde alle idee inconsce, alle
emozioni e agli impulsi espressi nella trama del sogno.
Nella sua teoria dei sogni, Freud oltre a ipotizzare due livelli bei sogni, ha prospettato una relazione
particolare tra i due livelli: il contenuto latente è composto dai desideri inconsci. Il contenuto
manifesto è la realizzazione di un desiderio e simboleggia la realizzazione dei desideri inconsci.
L’inconscio non ha carattere lineare e logico ed è altamente motivato. I principi motivazionali
entrano in gioco per due aspetti: in primo luogo i contenuti mentali penetrano nell’inconscio con
certe motivazioni. L’inconscio immagazzina le idee traumatiche perché lasciarle a livello coscio
provocherebbe dolore e disagio psicologico. In secondo luogo, i pensieri incosci influenzano
l’esperienza coscia del momento (le nostre esperienze psicologiche del momento, le nostre azioni, i
sentimenti e i pensieri consci, sono, secondo Freud, determinati dai contenuti mentali dell’inconscio
di cui siamo inconsapevoli.
 L’Es, l’Io e il Super-Io
Freud ha elaborato un secondo modello della mente composto da tre diversi sistemi mentali che hanno una
specifica funzione psicologica:
1. Es  cerca di scaricare l’eccitazione e la tensione e assolve alla funzione mentale di ridurre
la tensione con l’obiettivo di tornare allo stato di quiete interiore. L’Es opera in base al
principio di piacere che si pone l’obiettivo appunto di raggiungere il piacere ed evitare il
dolore. L’Es persegue la gratificazione in due modi: mediante l’azione o semplicemente
immaginando di avere ottenuto quello che cercava (per l’Es la gratificazione immaginata
vale quanto quella reale). L’Es, inoltre funziona interamente al di fuori della consapevolezza
coscia.
2. Super-Io  è in netto contrasto con l’Es. le funzioni del super-io riguardano gli aspetti
morali del comportamento sociale. Il super-io contiene gli ideali a cui aspiriamo ed è una
rappresentazione interiore delle regole morali del mondo sociale.
3. Io  mentre l’Es persegue il piacere e il super-io ricerca la perfezione, l’Io cerca la realtà. La
funzione dell’Io consiste nell’esprimere e soddisfare i desideri dell’Es tenendo però dei limiti
del mondo reale e delle esigenze del Super-Io. Differentemente dall’Es, l’Io cambia nel
tempo e durante l’infanzia elabora funzioni sempre più complesse.

PROCESSO  aspetti dinamici della personalità, comprese le motivazioni

Gli aspetti processuali della teoria della personalità riguardano appunto le dinamiche motivazionali. La concezione
freudiana dell’energia mentale è interamente biologica e nella teoria psicanalitica la fonte di tutta l’energia psichica
risiede in stati di eccitazione all’interno del corpo (istinti o pulsioni) che tendono all’espressione e alla riduzione della
tensione.

 Gli istinti di vita e di morte


Quante sono le pulsioni dell’essere umano e in cosa consistono?

Freud distinse gli istinti dell’Io, che si riferiscono alla tendenza all’autoconservazione, e gli istinti sessuali che
si riferiscono alla tendenza alla conservazione della specie. Solo successivamente egli individuò ancora due
istinti: l’istinto di vita (libido) e l’istinto di morte.
Questo modello dei processi motivazionali è altamente integrato con il modello freudiano delle strutture
psicanalitiche. Gli impulsi sessuali, aggressivi o di morte fanno parte dell’Es (la prima struttura della
personalità che ci accompagna sin dalla nascita  gli impulsi sessuali e aggressivi fanno parte della natura
umana).
 Le dinamiche del funzionamento
Che cosa accade all’energia associata alle due pulsioni?

Freud ipotizza che un dato impulso istintivo possa essere espresso in molti modi. Nella dinamica del
funzionamento può accadere che agli istinti venga bloccata temporaneamente l’espressione; che vengano
espressi in maniera modificata o ancora che vengano espressi in modo indiretto.
Ogni processo può essere descritto in termini di dispendio energetico e proprio per questo le persone che
dirigono la maggior parte dei loro sforzi verso l’inibizione finiscono per sentirsi stanche e annoiate.
Angoscia  Nella teoria psicanalitica un ruolo fondamentale lo svolge l’angoscia, esperienza emotiva
dolorosa che rappresenta una minaccia o un pericolo per la persona. In uno stato di libera fluttuazione”
dell’angoscia, gli individui sono incapaci di collegare il proprio stato di tensione a un oggetto esterno; al
contrario in una condizione di paura l’oggetto esterno fonte di terrore è noto. Per Freud l’angoscia
rappresenta un’emozione dolorosa che agisce come segnale di un pericolo incombente per l’Io. L’angoscia,
dunque lo mette in allarme rispetto a un pericolo consentendogli così di agire.
L’angoscia è una condizione talmente dolorosa che non siamo in grado di tollerarla a lungo. Sappiamo che la
nostra mente custodisce istinti sessuali e aggressivi socialmente inaccettabili e dunque per affrontare tale
condizione senza provare costantemente angoscia, secondo Freud, l’individuo mette in atto delle difese nei
confronti dei pensieri che suscitano angoscia.  meccanismi di difesa
Tali meccanismi costruiscono modi per distorcere la realtà ed escludere dalla coscienza determinati
sentimenti, così da non provare angoscia. Questi meccanismi sono funzioni messe in atto dall’Io per far fronte
agli impulsi socialmente inaccettabili dell’Es.

LA CRESCITA E LO SVILUPPO

Per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo, Freud ha proposto che tutte le persone si sviluppano attraverso vari stadi
e che gli eventi che avvengono in tali stadi sono responsabili dello stile di personalità e delle differenze tra gli individui
che permangono durante tutta la vita. Si presume dunque che l’esperienza precoce dell’infanzia e lo stadio nelle quali
queste esperienze hanno luogo abbiano un effetto permanente sulla personalità.

 Lo sviluppo degli istinti e gli stadi dello sviluppo


Freud ha teorizzato che le pulsioni istintive tendono a localizzarsi in particolari aree del corpo (zone erogene)
e che la zona erogena più importante in un dato momento cambia nel corso dello sviluppo. Freud individua 5
stadi psicosessuali in cui ogni stadio è caratterizzato da una fonte corporea di gratificazione. Gli stadi sono:
1. Stadio orale  bocca alimentazione, suzione..
2. Stadio anale (2-3 anni) ano
3. Stadio fallico (4-5 anni)  in questo stadio di verificano il complesso di Edipo e di Elettra
4. Stadio di latenza  durante il quale il bimbo sperimenta una diminuzione delle spinte e
dell’interesse sessuale
5. Stadio genitale  con l’inizio della pubertà
 Lo sviluppo dei processi di pensiero
Distingue processi di pensiero primario (corrisponde al linguaggio dell’inconscio) e processi di pensiero
secondario ( corrisponde al linguaggio della coscienza, all’esame di realtà e alla logica. Si sviluppa dopo che il
bimbo ha acquisito il processo di pensiero primario e lo sviluppo ditale capacità procede parallelamente allo
sviluppo dell’Io e del Super-Io.

CAPITOLO 4 – LA TEORIA PSICANALITICA DI FREUD: le applicazioni, i concetti teorici collegati e la ricerca


contemporanea

i metodi in grado di far luce sulla personalità della persona individuare la causa dei disturbi psicologici hanno
generalmente due caratteristiche: devono essere accurati e rapidi.

Freud aveva utilizzato la tecnica delle libere associazioni che però non soddisfano il criterio di efficienza in quanto
nello stabilire una relazione di trasfert per permettere al paziente di lavorare sulle libere associazioni si perdeva
troppo tempo.

 I metodi più autorevoli sono dunque I TEST PROIETTIVI


La qualità che ditingue i test proiettivi dagli altri è la loro ambiguità. Al soggetto viene chiesto di rispondere
ad una serie di item di test ambigui per i quali è necessario interpretarli. Le interpretazioni date dal soggetto
possono rivelare aspetti della personalità.
I due test proiettivi più diffusi sono:
1. Rorschach
2. Il test di appercezione tematica (TAT)  composto da alcune tavole in cui sono rappresentate varie
scene. La maggior parte delle tavole raffigura una o più persone.
LA PSICOPATOLOGIA

Per quanto riguarda lo sviluppo della patologia, Freud sostiene che è possibile che negli stadi evolutivi, lo sviluppo
degli istinti vada incontro a diversi insuccessi (fissazioni). le fissazioni possono verificarsi in due casi: quando le
persone ricevono scarsa gratificazione durante uno stadio dello sviluppo tanto da temere di passare ad uno stadio
successivo o quando ottengono una gratificazione eccessiva che gli inibisce il desiderio di passare allo stadio
successivo.

Un altro fenomeno evolutivo collegato alla fissazione è la regressione in cui l’individuo cerca di tornare ad una
modalità di soddisfazione precedente, a un punto precedente di fissazione. La regressione spesso si verifica in
condizioni di stress.
Per ognuno dei 3 diversi stadi di sviluppo della prima infanzia (orale, anale, fallico) esiste un tipo di carattere
corrispondente che si è formato a causa di una fissazione di quello stadio.

La teoria psicanalitica afferma che la psicopatologia ha origine dallo sforzo di gratificare istinti rimasti bloccati a uno
stadio precedente dello sviluppo. L’individuo cerca ancora gratificazioni sessuali e aggressive secondo forme infantili, il
suo problema però è che tale gratificazione è associata a traumi vissuti. L’espressione di un tale desiderio può
rappresentare per l’Io un segnale di pericolo e ciò crea sentimento di angoscia e dunque un conflitto: un certo
desiderio è associato sia al piacere sia al dolore.

Per ridurre la dolorosa esperienza di angoscia, l’Io mette in atto i meccanismi di difesa. Se la difesa ha esito positivo la
persona non riconosce più tali sentimenti come propri e quindi il livello di angoscia si riduce; al contrario se il loro
intervento non è efficace l’energia associata agli impulsi inconsci si esprime nei sintomi patologici.

Secondo la teoria psicanalitica della psicopatologia, la persona con disturbi psicopatologici vive un conflitto tra
desiderio (impulso) e l’angoscia che prevede un pericolo nel caso in cui il desiderio venga espresso. I desideri risalgono
dall’infanzia : le paure e i desideri che facevano parte di uno specifico periodo dell’infanzia sono trasportati
nell’adolescenza e in età adulta. La persona dunque cerca di controllare l’angoscia rislendo ai meccanismi di difesa,
tuttavia se il conflitto si estende eccessivamente può portare a sintomi nevrotici o addirittura psicotici. I sintomi
esprimono dunque un conflitto inconscio tra desiderio e angoscia.

IL CAMBIAMENTO PSICOLOGICO – Come avviene?

Secondo la teoria evolutiva della psicanalisi, lo sviluppo normale della personalità richiede un livello di frustrazione
ottimale. Quando in un particolare stadio evolutivo la frustrazione è troppo scarsa o eccessiva la personalità non si
sviluppa normalmente e si instaura una fissazione. Se ciò accade l’individuo ripete modelli di comportamento senza
tener conto di altri cambiamenti nella situazione e dunque è necessario ricorre alla psicoterapia. Il processo di
cambiamento terapeutico, in psicanalisi implica l’atto di affrontare le emozioni e i desideri precedentemente inconsci
e lottare con queste esperienze dolorose in un ambiente relativamente sicuro.

Per prima cosa in psicoterapia è dunque importante comprendere le dinamiche psicologiche del paziente. Il metodo
usato da Freud è quello delle libere associazioni attraverso cui analista e paziente riescono anche ad andare oltre il
contenuto manifesto dei sogni e raggiungere il contenuto latente. Per Freud era dunque fondamentale portare
l’inconscio ad un livello conscio, così da permettere al paziente di prendere consapevolezza e comprendere i loro
desideri e i loro conflitti.

Nella psicanalisi il paziente riprende e completa il processo di crescita che si era interrotto quando era iniziata la
nevrosi. Si espone nuovamente il paziente (in condizioni più favorevoli) alle situazioni emotive che non era riuscito ad
affrontare in passato. Tale riesposizione è influenzata dal transfert  atteggiamenti del paziente nei confronti
dell’analista che ricalcano gli atteggiamenti originariamente rivolti alle figure parentali.
I CONCETTI TEORICI COLLEGATI E GLI SVILUPPI RECENTI

Molti teorici hanno conservato la prospettiva psicodinamica, tuttavia ne hanno ampliato e modificato il lavoro in
direzioni altamente significative:

 ADLER  ciò che separa Adler da Freud è la maggiore accentuazione dei pensieri sociali e dei pensieri cosci
rispetto alle spinte sessuali, istintuali e ai processi inconsci. Secondo Adler, il modo in cui una persona cerca
di affrontare i sentimenti diventa parte di uno stile di vita, un aspetto caratteristico del funzionamento della
sua personalità.
 JUNG
 HORNEY
 SULLIVAN
 TEORIA DELLE RELAZIOI OGGETTUALI
 PSICOLOGIA DEL SE’
 TEORIA DELL’ ATTACCAMENTO

CAPITOLO 5 – UNA TEORIA FENOMENOLOGICA: Carl Rogers e la teoria della personalità centrata
sulla persona

Rogers era in disaccordo su alcuni punti della teoria freudiana: non condivideva l’idea che gli individui fossero come
controllati da forze inconsce, che la personalità sia determinata in modo immutabile dalle esperienze precoci
dell’infanzia e che l’esperienza psicologica nell’adulto sia la ripetizione dei conflitti repressi del passato.

Rogers ha elaborato una nova teoria della persona che mette in evidenza le percezioni consce del presente piuttosto
che i residui inconsci del passato, le esperienze interpersonali costruite nel corso della vita piuttosto che le relazioni
coi genitori vissute nell’infanzia e la capacità delle persone di crescer verso la maturità psicologica piuttosto che la loro
tendenza a reiterare conflitti infantili.

Rogers evidenzia la soggettività dell’esperienza sostenendo come non reagiamo a una realtà assoluta ma ad una
nostra percezione di tale realtà.  Campo fenomenico: spazio delle percezioni che costituisce la nostra esperienza ed
è una costruzione soggettiva. L’individuo costruisce questo mondo interiore delle esperienze e la sua costruzione
rispecchia sia il mondo esterno della realtà sia il mondo interiore dei bisogni, degli obiettivi e delle credenze.

La concezione di base della persona nella teoria di Rogers è definita da due aspetti della soggettività:

1. Gli individui sono soggetti ad una forma particolare di malessere psicologico: una forma di alienazione, la
sensazione che le proprie esperienze e attività quotidiane non abbiano origine nel proprio sé autentico.
Questi sentimenti emergono perché noi abbiamo bisogno dell’approvazione degli altri e diciamo a noi stessi
che i loro desideri e i loro valori sono anche i nostri.
Diversamente da Freud che sosteneva che gli impulsi dovevano essere tenuti a freno dall’Io e civilizzati dal
Super-Io e dunque distorcere e negare tali impulsi faceva parte del funzionamento normale, per Rogers
questi impulsi sono una potenziale forma di saggezza.
2. Idea della motivazione umana: la nostra motivazione più profonda è orientata verso la crescita positiva.
Rogers riconosce che talvolta le persone agiscano in maniera distruttiva e malvagia ma sostiene che quando
siamo liberi siamo in grado di dirigere il nostro potenziale.

UNA PROSPETTIVA FENOMENOLOGICA

Rogers adotta un approccio fenomenologico allo studio della persona.


Approccio fenomenologico  consente di indagare le esperienze consce delle persone e non cerca di caratterizzare la
realtà indipendentemente dall’uomo che la osserva. Al contrario, l’interesse cade sull’esperienza dell’osservatore: sul
modo in cui la persona sperimenta il mondo. Rogers sostiene che l’interesse
fondamentale per la psicologia della personalità non è esterno, non riguarda oggetti esterni misurabili o
comportamenti, bensì l’esperienza interna. L’esperienza interna ha una qualità soggettiva: il suo significato si fonda
sull’interpretazione della persona che vive l’esperienza.

STRUTTURA

 Il sé
Secondo Rogers il sé è un aspetto dell’esperienza fenomenologica ossia un aspetto della nostra esperienza
del mondo. Una delle cose che completa la nostra esperienza conscia è l’idea che noi abbiamo di noi stessi.
Secondo Rogers l’individuo percepisce esperienze e oggetti esterni e attribuisce loro significati. Il sistema
globale dei significati e delle percezioni costituisce il campo fenomenico dell’individuo. Il sé rappresenta un
modello organizzato e coerente di percezione che dura nel tempo e caratterizza l’individuo e dunque il sé è
una struttura della personalità. Il sé è la persona nella sua interezza e inoltre può avere accesso alla coscienza
dunque comprende percezioni di sé consce. Rogers ha individuato due diversi aspetti del sé:
1. Sé reale
2. Sé ideale

 Le misure del concetto di sé  tecniche Q-sort e differenziale semantico che misurano la discrepanza tra il sé
reale e il sé ideale.

PROCESSO

Diversamente da Freud Rogers non presenta un modello elaborato della personalità con una suddivisione in
diverse istanze della personalità. Egli propone un modello che mette in luce quella che per lui è la struttura
centrale della personalità: il sé.

L’autorealizzazione

Rogers riteneva che il processo fondamentale della personalità fosse una tendenza progressiva verso la crescita
della personalità  autorealizzazione: tendenza di un organismo a crescere da entità semplice a entità
complessa, a passare dalla dipendenza al’indipendenza. Vi è la tendenza di ogni persona a ridurre bisogni o
tensioni.

La coerenza del sé e la congruenza

Oltre all’autorealizzazione, le persone ricercano coerenza del sé e congruenza tra il senso di sé e l’esperienza di
tutti i giorni. Secondo Rogers, l’individuo tende a mantenere la coerenza (un’assenza di conflitto) tra le diverse
percezioni del sé e a raggiungere la congruenza tra le percezioni del sé e le diverse esperienze.

Concetto di coerenza del Sé – Lecky : l’organismo non cerca di raggiungere il piacere e evitare il dolore, ma cerca
di conservare la propria struttura. L’individuo fonda un sistema di valori al cui centro si trova l’autovalutazione. Le
persone organizzano valori e funzioni in difesa del loro sistema e si comportano in modo coerente con il loro
concetto di sé.

Per quanto riguarda la congruenza, per Rogers un tipo importante è quella tra il senso di sé e la consapevolezza
delle proprie azioni e delle esperienze.

Talvolta però le persone sperimentano un’incongruenza tra il sé e l’esperienza e quando ciò si verifica l’individuo
prova angoscia e sarà dunque motivato a difendere il sé attraverso i processi difensivi. Quando percepiamo come
minacciosa un’esperienza in quanto è in conflitto con il nostro concetto di sé non permettiamo che questa
raggiunga il livello conscio e attraverso la subcezione siamo in grado di essere consapevoli di un’esperienza
discrepante con il concetto di sé prima che questa raggiunga la coscienza. La risposta alla minaccia è la difesa
attraverso la negazione o più comunemente la dispersione.
Il bisogno di considerazione positiva

Gli individui tendono ad agire in accordo con il concetto che hanno di loro stessi e non riescono ad accettare tutte
le esperienze (buone e cattive) come passi verso l’autorealizzazione perché le persone hanno un bisogno
psicologico di base: il bisogno di considerazione positiva  le persone hanno bisogno di essere accettate e
rispettate dagli altri. Rogers ritiene che il bisogno di considerazione positiva eserciti un effetto importante sul
funzionamento della personalità e talvolta le persone perdono il contato con i propri sentimenti autentici e i
propri valori nello sforzo di perseguire la considerazione positiva da parte degli altri.

Secondo Rogers la persona è fondamentalmente attiva e tende all’autorealizzazione. Come parte del processo di
autorealizzazione cerchiamo di mantenere una congruenza tra il sé e l’esperienza, tuttavia a causa della
considerazione positiva condizionata che ha pesato sulle esperienze passate possiamo negare o distorcere le
esperienze che minacciano il sistema di sé.

LA CRESCITA E LO SVILUPPO

Per Rogers lo sviluppo non è limitato nei primi anni della vita. Il sé dopo essersi costituito all’inizio della vita
diventa sempre più complesso nel corso della vita. Il lavoro di Rogers suggerisce che i fattori evolutivi debbano
essere considerati secondo due livelli di analisi:

1. Livello delle interazioni genitore – figlio : i genitori devono fornire un ambiente ottimale per la crescita
psicologica. L’ambiente ottimale è per Rogers quello che fornisce la considerazione positiva
incondizionata.
2. Livello delle strutture biologiche interne : gli individui devono sperimentare la congruenza tra il sé e
l’esperienza quotidiana o al contrario distorcano gli aspetti della propria esistenza per ottenere la
considerazione dagli altri e mantenere un concetto di sé coerente.

In campo evolutivo la questione fondamentale per Rogers è se il bambino è libero di crescere e di realizzare se steso o
se le condizioni di valore del bimbo lo inducono ad assumere atteggiamenti difensivi e ad agire in una condizione di
incongruenza. Lo sviluppo sano avviene in un’atmosfera in cui il bimbo possa sperimentarsi pienamente, accettare se
stesso ed essere accettato dai genitori.

CAPITOLO 7 - LE TEORIE DEI TRATTI DI PERSONALITA’: Allport, Eysenck e Cattell

La concezione della persona nella teoria dei tratti

I teorici dei tratti considerano i tratti come elementi centrali della personalità. Tratto  pattern coerenti dei modi in
cui le persone si comportano, provano emozioni e sentimenti e pensano.

I teorici dei tratti hanno posto in primo piano una misurazione scientifica oggettiva. Uno dei principali interessi dei
teorici dei tratti è la misurazione che ha lo scopo di costruire quindi una scienza della personalità basata sulla visione
teorica dei tratti.(Freud si era basato su resoconti di casi clinici e Rogers non era riuscito ad affiancare alcuni dei suoi
principali costrutti teorici agli elementi di misurazione).
 Che funzione scientifica svolgono i costrutti dei tratti? I teorici dei tratti usano tali costrutti per almeno due, talvolta
tre funzioni scientifiche: descrizione, previsione e spiegazione.

1. La descrizione  i tratti riassumono il comportamento tipico di una persona e quindi descrivono com’è
tipicamente una persona. La maggior parte dei teorici dei tratti cerca di descrivere non solo le persone in
quanto individui, singolarmente. Essi cercano di definire uno schema descrittivo generale all’interno del quale
ogni persona possa essere descritta. Provano dunque a stabilire una tassonomia della personalità.
2. La previsione  una questione importante per i teorici della personalità è se queste classificazioni,
all’interno di una tassonomia della personalità abbiano un valore pratico. Si è visto come con i punteggi dei
tratti di personalità di un soggetto siamo in grado di fare previsioni. Persone con differenti livelli di un certo
tratto di personalità possono differenziarsi in modo prevedibile nel loro comportamento quotidiano.
3. La spiegazione  se la psicologia della personalità si propone come scienza allora deve essere in grado di
spiegare. Alcuni teorici dei tratti hanno suggerito che i costrutti dei tratti possono essere utilizzati per
spiegare il comportamento delle persone. Tuttavia, non tutti gli psicologi dei tratti arrivano alla spiegazione e
si soffermano dunque alla descrizione e alla previsione.

Le teorie dei tratti di personalità: prospettive fondamentali condivide dai teorici dei tratti

I teorici della personalità concordano nel dire che le persone possiedono generiche predisposizioni (tratti) a
reagire in particolari modi. Si presume dunque che la personalità possa essere caratterizzata in termini di
tendenza costante dell’individuo relativa al comportarsi, al sentire, al pensare in un determinato modo. Le
persone che hanno una forte tendenza a comportarsi in un dato modo sono descritte come soggetti con un
punteggio alto sui tratti corrispondenti, mentre coloro che hanno una tendenza meno marcata a comportarsi in
quel modo sono descritte come soggetti che hanno un punteggio basso relativamente agli stessi tratti (tratto
molto presente= pt. Alto, tratto meno marcato= pt. Basso).

Tutti i teorici della personalità concordano nel ritenere che tali tendenze generali a comportarsi in un modo o in
un altro rappresentano gli elementi fondamentali della personalità. Si ritiene inoltre che vi sia una diretta
corrispondenza tra le azioni di una persona collegate al tratto e il fatto che la persona possieda il tratto
corrispondente.

Un altro assunto condiviso è che il comportamento e la personalità umana possano avere un’organizzazione
gerarchica. Una famosa analisi gerarchica è stata proposta da Eysenck:

Eysenck suggerisce che al livello più semplice il comportamento può essere considerato in termini di risposte
specifiche. Tuttavia, alcune di queste risposte sono collegate insieme e danno vita ad abitudini più generalizzate.
Diverse abitudini che tendono a verificarsi insieme formano i tratti. Al massimo livello di organizzazione, vari tratti
possono essere raggruppati insieme a formare i fattori secondarie e di ordine superiore, o superfattori (che sono
anche tratti ma ad un livello più alto e più astratto di generalizzazione).

In sostanza le teorie dei tratti suggeriscono che le persone mostrano generiche predisposizioni a rispondere in un
certo modo e che queste predisposizioni siano organizzate gerarchicamente e che il concetto di tratto possa
essere il fondamento per una teoria scientifica della personalità.

Sebbene abbiano delle concordanze, la teoria dei tratti costituisce una famiglia di prospettive collegate tra loro,
ma non identiche.

ALLPORT

Definisce i tratti come tendenze stabili e coerenti dell’adattamento di un individuo al proprio ambiente. I tratti sono
dunque differenti dagli stati e dalle attività che descrivono gli aspetti di personalità temporanei, di breve durata e
causati da circostanze esterne.

Esistono diverse tipologie di tratti?

Allport risponde a tale domanda individuando una distinzione tra tratti cardinali, tratti centrali e disposizioni
secondarie.

o Tratti cardinali  esprime una disposizione pervasiva ed evidente nella vita di una persona e influenza ogni
sua azione. Generalmente le persone hanno pochi se non nessuno tratti cardinali.
o Tratti centrali  (es. onestà, gentilezza..) esprimono disposizioni che interessano una gamma più limitata di
situazioni.
o Disposizioni secondarie  sono tratti meno evidenti, generalizzati e coerenti.
Allport non affermava che un tratto si esprime in ogni situazione, a prescindere dalle caratteristiche di quella
situazione. Egli ha riconosciuto l’importanza della situazione spiegando perché una persona non si comporta sempre
allo stesso modo. Spesso, secondo Allport i tratti emergono in una situazione e non in un’altra.

Un tratto esprime il modo in cui una persona generalmente si comporta in alcune occasioni, non come si comporterà
in ogni situazione. Secondo Allport sono necessari sia il concetto di tratto (per comprendere la coerenza del
comportamento), sia il concetto di situazione (per spiegare la variabilità del comportamento) per comprendere il
comportamento.

L’autonomia funzionale

Allport ha analizzato non solo i tratti stabili ma anche i processi motivazionali. Ha messo in evidenza l’autonomia
funzionale della motivazione umana. Benché le motivazioni degli adulti possano avere origini dalle motivazioni infantili
volte a ridurre la tensione, l’adulto supera queste motivazioni originarie. Nella vita adulta le motivazione diventano
indipendenti o autonomi da questi primi impulsi verso la riduzione della tensione.

La concezione della persona nella teoria di Allport

Infine un contributo importante di Allpor riguarda l’enfasi posta da lui sull’unicità dell’individuo. A differenza degli altri
teorici dei tratti Allport ha usato principalmente un approccio idiografico alla ricerca che si focalizza sull’individuo
potenzialmente unico. Questo approccio contrasta con quello di altri teorici dei tratti che adottano procedure nomo
tetiche in cui un gran numero di soggetti viene descritto sul’insieme di una base di un insieme di tratti di personalità
universali e comuni.

Identificare le dimensioni primarie dei tratti: l’analisi fattoriale

Eccetto Allport in genere gli psicologi dei tratti hanno cercato di individuare dei tratti universali che tutti, in gradi
diversi possiedono. Tuttavia essendoci un numero elevato di tratti è importante rilevare che alcuni tratti sono collegati
tra loro e tendono quindi a presentarsi insieme. Alcuni tratti sono dunque essere la manifestazione di altri tratti più
fondamentali. Per identificare tali tratti fondamentali è necessario uno strumento preciso per identificare la struttura
di base dei tratti di personalità  analisi fattoriale  strumento statistico che riassume i modi in cui un gran numero
di variabili si muovono insieme o si presentano insieme. È lo strumento di cui gli psicologi dei tratti si servono per
identificare le strutture della personalità.

CATTELL

Cattell ha fornito due criteri principali: il primo ci permette di distinguere tra tratti originari e tratti superficiali. I tratti
superficiali rappresentano livelli diversi di analisi (Cattell si basava sull’idea che vi fossero relazioni gerarchiche tra i
tratti) e rappresentano tendenze comportamentali che esistono in superficie e dunque facilmente osservabili. I tratti
originari, al contrario sono le strutture psicologiche interne che rappresentano la fonte o la causa sottostante delle
interrelazioni osservate tra i tratti superficiali. I tratti originari che sono emersi attraverso l’analisi fattoriale sono le
strutture della personalità fondamentali nella teoria di Cattell. Cattell aveva identificato 16 tratti originari e li aveva
raggruppati in 3 categorie. Tratti di abilità, tratti temperamentali e tratti dinamici.

Per identificare questi tratti Cattell ha fondato il proprio lavoro su 3 differenti fonti di dati relativi alla personalità:

1. Dati-L  dati relativi agli eventi della vita. Questi dati riguardano situazioni reali detta vita di tutti i giorni e
possono consistere in calcoli effettivi relative ai comportamenti o a valutazioni fatte sulla base di osservazioni
2. Dati-Q  dati provenienti da questionari sui self-report o a risposte ai questionari
3. Dati-OT  dati relativi a test oggettivi e comprende micro situazioni comportamentali in cui il soggetto non è
consapevole della relazione esistente tra le risposte e le caratteristiche di personalità che vengono misurate.
La concezione della persona nella teoria di Cattell

Cattell non vede la persona come un’entità statica che si comporta allo stesso modo in tutte le situazioni ma l’azione
sociale non dipende solo dai tratti ma anche da altre due determinanti: stati e ruoli.
Stato = emozione o stato d’animo in un momento particolare, delimitato nel tempo
Ruolo = certi comportamenti sono legati al ruolo sociale che una persona deve sostenere. Due persone si possono
comportare in maniera diversa l’una nei confronti dell’altra in contesti diversi in cui rivestono ruoli diversi.

Benché Cattell credesse che i tratti apportassero stabilità al comportamento nelle diverse situazioni, sosteneva anche
che lo stato d’animo di una persona (stato) e il modo in cui si presenta in una determinata situazione (ruolo)
influenzeranno il suo comportamento.

 La teoria di Cattell basata sui 16 fattori presenta uno svantaggio di natura pratica in quanto è scomodo nelle
applicazioni pratiche seguire un numero tanto levato di fattori e uno svantaggio di natura scientifica in
quanto dietro a così tanti fattori è possibile che si nasconda una struttura dei tratti di personalità più
semplice. Eysenck si occuperà di andare ad indagare questa struttura di base dei tratti di personalità.

LA TEORIA DEI TRE FATTORI DI EYSENCK

Punto cruciale della teoria di Eysenck è l’enfasi posta sull’aspetto biologico dei tratti della personalità.

Per costruire una teoria della personalità anche Eysenck ha condotto un’analisi fattoriale ma ha anche compiuto
un’analisi fattoriale secondaria.
Quando si analizza un ampio spettro di tratti di personalità l’analisi fattoriale iniziale può indicare un numero
moderatamente alto di fattori (non statisticamente indipendenti) e di conseguenza si applica un’analisi fattoriale
secondaria in grado di identificare una semplice serie di fattori indipendenti: i superfattori (dimensioni continue con
un estremo inferiore e uno superiore e con una maggiore concentrazione di soggetti posti al centro. Sono dimensioni
di tratti frutto di un’analisi fattoriale secondaria).

Eysenck identifica 3 superfattori: estroversione-introversione (E),nevroticismo (N) e psicoticismo (P)

CAPITOLO 8 – LA TEORIA DEI TRATTI: il modello dei cinque fattori

Il modello dei 5 fattori ha molti tratti in comune con le altre teorie della personalità (è un approccio basato sui tratti e
si collega all’analisi fattoriale) ma ha apportato molte prove, frutto di ricerca che indicano che i 5 fattori sono
necessaria e sufficienti per una tassonomia delle differenze individuali. Questa idea si fonda sull’analisi fattoriale di
tre tipi di dati:

1. I termini indicanti tratti nel linguaggio corrente e nei questionari


Il modello dei 5 fattori, diversamente dagli altri invece di creare un linguaggio specifico si affidano al
linguaggio corrente e in particolare a quegli aggettivi che descrivono le personalità. La procedura consiste nel
far valutare ai partecipanti se stessi e gli altri relativamente ad un’ampia varietà di tratti. Le valutazioni
verranno esposte ad analisi fattoriale per vedere quali tratti sono collegati e si presentano dunque insieme.
Sono stati quindi identificati cinque fattori che possiedono un notevole livello di affidabilità e di validità e che
sono in grado di rimanere relativamente stabili nel corso dell’età adulta (Costa e McCrae):
 COSCIENZIOSITA’
 APERTURA
 GRADEVOLEZZA
 NEVROTICISMO
 ESTROVERSIONE
2. La ricerca tran culturale (che verifica l’universalità delle dimensioni dei tratti):
Sebbene i fautori della teoria dei Big Five fossero convinti che la struttura della personalità fondata sui Big
Five fosse universale si esaminò come invece la prova a sostegno di tale affermazione fosse limitata. Essi
infatti sostenevano che nonostante la traduzione nelle varie lingue del loro strumento di misurazione (il NEO-
PI-R), gli stessi 5 fattori comparivano con grande regolarità. Tuttavia si osservò come il processo di traduzione
potesse inavvertitamente imporre determinati fattori psicologici ai soggetti appartenenti ad altre culture in
cui però tale fattore potrebbe non comparire spontaneamente. Invece di imporre dunque una scala di
misurazione in lingue inglese sarebbe importante studiare i termini indigeni dei tratti di personalità. Quando
questo accadeva però i cinque fattori non apparivano coerentemente e anzi si è osservato come una
soluzione basata su tre fattori fosse più stabile tra i partecipanti e gli osservatori in quanto l’estroversione, la
gradevolezza e coscienziosità fossero presenti in diverse lingue e che quindi l’universalità dell’intero modello
fosse discutibile.
3. La relazione tra i questionari dei tratti e gli altri questionari o valutazioni
Sono stati elaborati numerosi questionari per misurare i Big Five, tra questi uno importante è il NEO-PI-R
(Neo Personality Inventory)

La teoria dei cinque fattori sostiene che i cinque tratti primari siano più di una semplice descrizione dei modi in cui le
persone differiscono tra loro. I tratti sono considerati come entità presenti in ciascuna persona a livelli differenti. Tale
concezione sostiene che i tratti influenzino causalmente lo sviluppo psicologico di ciascun individuo ( i cinque fattori
rappresentano per questa teoria tendenze disposizionali possedute universalmente da tutti gli individui).

McCrae e Costa propongono l’idea che i cinque fattori abbiano una base biologica e che le differenze
comportamentali sono determinate da influenze genetiche sulle strutture neurali e sulla chimica del cervello. Essi
sostengono che la base biologica connessa a tali fattori sia così forte che le cinque tendenze di base non sono
influenzate dall’ambiente. In questa prospettiva dunque le influenze esterne non hanno impatto sui tratti.

A partire dagli anni 60 vari autori si sono chiesti se vi sia sufficiente coerenza nel comportamento da sostenere l’idea
del concetto di tratto come elemento cardine di una teoria della personalità. Il più importante autore fu Mischel che
concluse che il comportamento delle persone cambia spesso o manca di coerenza tra le varie situazioni. Questa
incoerenza riflette la capacità umana di modificare le proprie azioni in funzione delle diverse opportunità, delle
diverse e regole e norme delle diverse circostanze. Per considerare la maggiore ominore coerenza dei tratti occorre
considerare due aspetti:

 Stabilità longitudinale  valuta se in una data persona un punteggio alto su un tratto sarà sempre alto anche
se misurato in un altro momento. La coerenza longitudinale esiste in almeno 3 forme:
1. Se si confrontano diverse fasce d’età si rilevano generalmente differenze limitate
2. Se ci si interroga circa la stabilità longitudinale tra le persone si possono trovare prove di una stabilità
significativa che emergono non solo con le autovalutazioni ma anche con le etero valutazioni
3. Esistono prove della stabilità longitudinale di comportamenti specifici relativi ad un tratto

È possibile che vi sia una certa coerenza longitudinale nei tratti di personalità un po’ in quanto i fattori
biologici influenzano i tratti e un po’ anche in quanto secondo i teorici della personalità e dello sviluppo i
fattori ambientali contribuiscono ad essa. Benché la personalità possa cambiare vi sono potenti forze che
operano per mantenere stabilità nel tempo.

 Coerenza transituazionale  rileva se in una data persona un punteggio alto su uno specifico tratto sarà
sempre alto anche se misurato in altre situazioni o contesti. Tendenzialmente i livelli di coerenza tran
situazionale sono bassi nonostante essi non fossero comunque mai uguali a 0: le persone dunque mostravano
comunque un certo livello di coerenza nei loro comportamenti. Si enfatizzò comunque come le persone
possono cambiare comportamento da una situazione all’altra.

CAPITOLO 10 – Gli approcci del comportamentismo e delle teoria dell’apprendimento allo studio della
personalità

Nel comportamentismo è visibile il pensiero filosofico del determinismo secondo cui un evento è causato da un
evento precedente. Il determinismo applicato al comportamento umano implica che il comportamento degli individui
sia causato da eventi regolati da leggi scientifiche.

La scienza della personalità nell’approccio del comportamentismo

come approccio alla scienza della personalità il comportamentismo si differenzia profondamente dalle altre teorie:

1. Il comportamento deve essere spiegato in termini di influenza causale dell’ambiente sulla persona,
mentre le altre teorie erano interessate ad esaminare le strutture psicodinamiche e i tratti, ovvero il
modo in cui i fattori interni della personalità influenzano le esperienze e le azioni del soggetto. I
comportamentisti invece si chiedono come i fattori ambientali determinano in maniera causale il
comportamento dei soggetti.
2. La seconda differenza riguarda la metodologia di ricerca: se per le altre teorie della personalità erano le
persone ad essere oggetto di studio, per i comportamentisti le teorie sulla persona derivano
principalmente da studi su animali.
3. Un'altra caratteristica distintiva riguarda la strategia di ricerca:
Visto che il comportamento è determinato dall’ambiente, i comportamentisti conducono le loro ricerche
manipolando le variabili ambientali per scoprire in che modo modificano il comportamento. Questo
metodo di ricerca oltre ad essere poco etico è anche poco pratico in quanto spesso le azioni possono
essere determinate da un elevato numero di variabili collegate tra loro. Proprio per questo motivo i
comportamentisti studiano solitamente le reazioni semplici e gli organismi più semplici.  strategia dei
sistemi semplici

Teoria del condizionamento classico – Pavlov

la teoria del condizionamento classico vede il suo inizio agli inzi del 900 (1913) negli scritti pubblicati da Watson che
riprende gli esperimenti attuati da Pavlov sugli animali. Dapprima Pavlov, ad es in un suo esperimento con un vìcane,
descrive come uno stimolo incondizionato (uno stimolo che attiva naturalmente una risposta incondizionata), può
essere associato ad uno stimolo dapprima neutro (poi condizionato) in modo tale da ottenere anche col secondo la
stessa risposta (condizionata).
Watson estese la teoria sull’uomo: anche le emozioni infatti possono essere condizionate  risposta emotiva
condizionata (caso del piccolo Albert).

Grazie alla scoperta di Watson fu possibile elaborare una terapia che aveva proprio l’obiettivo di permettere la
disattivazione dell’ansia attraverso la tecnica della desensibilizzazione sistematica, concepita appunto con l’intento di
inibire l’ansia mediante controcondizionamento tramite cui la persone apprende una nuova risposta fisiologica
incompatibile con la risposta già presente.

Oltre a ciò Pavlov scoprì che la risposta condizionata tendeva poi ad associarsi ad altri stimoli simili generalizzazione
scoprì inoltre che se lo stimolo originariamente neutro viene presentato più volte senza farlo seguire neanche
occasionalmente dallo stimolo incondizionato si verifica un annullamento del condizionamento  estinzione

Teoria del condizionamento operante- Skinner

Il padre della teoria del condizionamento opreante fu Skinner che si basò sugli studi del condizionamento calssico di
Pavlov, ma criticando la teoria del condizionamento strumentale di Thorndike che si basava sulla ricompensa o sulla
punizione. Il meccanismo fondamentale su cui si basa il condizionamento operante è il rinforzo che consiste nella
presentazione di stimoli o punizioni atti a provocare le risposte desiderate o a eliminare quelle indesiderate. Gli
esperimenti sugli animali vennero svolti nelle Skinner-box. Nel condizionamento operante è fondamentale il pattern
secondo cui veniva somministrato il rinforzo. Analizzò gli schemi di rinforzo dividendoli in schemi ad intervallo fisso o
variabile e in schemi a rapporto fisso o variabile evidenziando come quelli a rapporto variabile siano effettivamente i
più efficaci.

Differenze tra il condizionamento classico e operante

La teoria del condizionamento classico di Pavlov e quella del condizionamento operangte di Skinner sono
contrapposte siaper quanto riguarda le procedure seguite per effettuare il condizionamento, sia per quanto riguarda
le caratteristiche del comportamento condizionato. Innanzitutto il condizionamento ckassico implica l’evocazione di
comportamenti riflessi e involontari (ad es salivazione), mentre il condizionamento operante riguarda comportamenti
manifesti e controllati dall’organismo.

L’apprendimento per condizionamento classico avviene associando uno stimolo dapprima neutro (poi condizionato)
ad uno stimolo incondizionato, che produce naturalmente una risposta incondizionata in modo tale da ottenere anche
col primo la stessa risposta (condizionata). L’apprendimento per condizionamento operante, invece si basa sul rinforzo
e sulla punizione in grado di potenziare o inibire le probabilità che un determinato comportamento si verifiche ancora.

CAPITOLO 11 – UNA TEORIA COGNITIVA: la teoria dei costrutti personali di George A. KELLY

La concezione della scienza della personalità in Kelly

Scienza  diversamente dagli altri psicologi della personalità Kelly non riteneva importante giudicare le teorie vere o
false, ma piuttosto capire in che modo la teoria possa essere utile. Dal momento che tendenzialmente gli scienziati
sono interessati a predire gli eventi, per determinare ciò occorre verificare quali eventi si possono predire con una
determinata teoria.
Secondo Kelly teorie differenti sono in grado di fare tipi diversi di previsioni e di conseguenza ogni teoria è a modo suo
utile. Ciò dunque implica il fatto che non occorra scegliere l’una o l’altra teoria ma può anzi essere importante vedere
il mondo da diverse prospettive.  alternativismo costruttivo
 La scienza dunque consiste nel tentativo di elaborare sistemi di costrutti scientifici utili per prevedere gli eventi e
ogni singola teoria della personalità può contribuire alle elaborazioni di previsioni utili e uniche circa le persone.

Un’altra caratteristica della concezione della scienza di Kelly è che lascia spazio ai metodi clinici in contrapposizione ai
metodi puramente sperimentali.

La concezione della persona in Kelly

Kelly utilizza la metafora dell’uomo come scienziato  secondo Kelly l’uomo tenta di elaborare idee che gli
consentano di predire gli eventi significativi della nostra esperienza quotidiana. Quando facciamo queste previsioni
agiamo come scienziati: elaboriamo una teoria, verifichiamo le ipotesi e infine valutiamo l’evidenza.

Concepire l’uomo come scienziato da un lato mette in luce il fatto che le persone sono tendenzialmente orientate
verso il futuro e inoltre proprio come gli scienziati, anche le persone possono adottare teorie diverse per fare
previsioni distinte  questa idea fornisce una nuova interpretazione sul libero arbitrio e sul determinismo. Se i
comportamentisti ritenevano che le persone reagiscono all’influenza dell’ambiente, Kelly al contrari riteneva che essi
non reagissero passivamente all’ambiente ma che piuttosto agiscano attivamente attraverso il libero arbitrio.

La teoria della personalità di Kelly

STRUTTURA

Per quanto riguarda la struttura della personalità, Kelly individua i costrutti come aspetti stabili e duraturi della
personalità.

Costrutto  elemento di conoscenza attraverso il quale il soggetto automaticamente interpreta e costruisce il


mondo. L’idea fondamentale è che le persone anticipano gli eventi osservando i pattern e le regolarità. Le persone
notano che alcuni eventi condividono determinate caratteristiche che li distinguono dagli altri, individuando così
analogie e differenze. Senza i costrutti noi non saremmo in grado di organizzare il nostro mondo e di descrivere gli
eventi, gli oggetti e le persone. Secondo Kelly sono necessari tre elementi per formare un costrutto; due di essi
devono essere percepiti come elementi simili tra loro e un terzo elemento che deve essere percepito come diverso dai
primi due. Il modo in cui i primi due elementi sono costruiti come simili formano  polo di somiglianza, mentre il
modo in cui sono sovrapposti al terzo elemento forma  polo di contrasto.
Un costrutto è dunque il prodotto da un confronto somiglianza –contrasto.

I costrutti possono essere distinti in:

 Verbali  che possono essere espressi a parole


 Preverbali  utilizzato anche quando la persona non riesce a esprimerlo a parole e viene appreso prima che
la persona sviluppi l’uso del linguaggio.

Inoltre Kelly sostiene che i costrutti che le persone usano sono organizzati come parte di un sistema all’interno del
quale si differenziano sulla base delle circostanze a cui sono riferiti. Ogni costrutto ha infatti un ambito e un fuoco
di partenza. L’ambito di partenza comprende tutti quegli eventi per la quale la persona trova utile l’applicazione
del costrutto stesso, mentre il fuoco di partenza comprende invece gli eventi particolari per i quali l’applicazione
del costrutto sarebbe maggiormente utile.

Alcuni costrutti sono più importanti di altri nel sistema dei costrutti della persona. Esistono così costrutti nucleari
(basilari per il funzionamento della persona e possono venire modificati solo con conseguenze profonde per il
resto del sistema dei costrutti) e costrutti periferici (molto meno importanti, la cui variazione si riflette sulla
struttura marginale). Il sistema dei costrutti di una persona è organizzato quindi gerarchicamente. In una
gerarchia vi possono essere costrutti più ampi e comprensivi (costrutti superordinati - animale) i quali
comprendono a loro volta costrutti specifici e più circoscritti (costrutti subordinati – tigre). I costrutti dunque si
differenziano anche per la loro ampiezza e la loro inclusività.

Il comportamento di una persona esprime il sistema di costrutti e un cambiamento in un aspetto del sistema di
costrutti generalmente determina cambiamenti in altre parti del sistema. Sebbene i costrutti siano generalmente
coerenti tra loro, alcuni possono essere in conflitto e generare tensione e difficoltà.

Per riconoscere il sistema dei costrutti di una persona Kelly ha sviluppato una tecnica di valutazione: il test del
repertorio dei costrutti di ruolo (REP test).

PROCESSO

Per quanto riguarda gli aspetti del processo, la teoria dei costrutti personali non interpreta il comportamenti in
termini di motivazione, di pulsioni e di bisogni come facevano le altre teorie. Per Kelly non era la motivazione
dunque ad alimentare il comportamento in una certa direzione. Nel postulato fondamentale Kelly sostiene che i
processi psicologici delle persone sono canalizzati dal modo in cui le persone anticipano gli eventi. Sperimentando
gli eventi un individuo osserva somiglianze e contrasti ed elabora in questo modo i propri costrutti sulla cui base
gli individui anticipano il futuro. I costrutti dunque vengono verificati in base alla loro capacità predittiva. Per
quanto riguarda invece l’orientamento dell’azione, per Kelly le persone orientano il proprio comportamento nella
direzione che a loro giudizio offre maggiori opportunità di anticipare gli eventi futuri. Se l’evento anticipato si
verifica la previsione è confermata e il costrutto convalidato; se invece questo non succede il costrutto sarà
invalidato e dunque il soggetto dovrà sviluppare un nuovo costrutto.

Nella teoria di Kelly, soprattutto per quanto riguarda la psicopatologia un ruolo fondamentale è svolto da: ansia,
paura e minaccia.

Potrebbero piacerti anche