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gioco vite umane e difronte ad un agente patogeno di cui si conosce ben poco si adegua sempre al
principio di massima cautela.
E lo fa ancor di più nel caso di uno studio che rispetto alla raccolta, l’analisi e l’interpretazione dei
dati ha sollevato parecchi dubbi, critiche e perplessità provenienti da diversi membri de la comunità
scientifica (statistici, matematici, biologi, medici…) la cui competenza in quei campi non è
discutibile.
In un periodo di emergenza sanitaria in cui sono in gioco vite umane, uno scienziato non cede
all’auto-esaltazione, fa passare il senso civico prima di tutto e quindi non si appoggia su teorie che
non hanno ancora passato quel vaglio per attaccare e sminuire pubblicamente le misure restrittive
della mobilità imposte dalle autorità, senza potere dimostrare se le sue affermazioni possano o no
determinare un morto in più.
Non fa affermazioni pubbliche, come ‘liberiamo i bambini’, che possono invogliare certe fasce
della popolazione ad abbassare la guardia e adottare comportamenti meno sicuri o addirittura
irresponsabili in un periodo di emergenza sanitaria in cui sono in gioco vite umane.
Uno scienziato infine è cosciente del fatto che se egli pubblica delle affermazioni non ancora
convalidate, esse possono essere ribattute da media divulgativi non scientifici (CefalùWeb, Palermo
Today...), e finiranno per raggiungere fasce sociali incapaci di fare la distinzione tra risultati
scientificamente dimostrati e affermazioni ancora allo stato di teorie, specialmente se provenienti da
una persona che si presenta con i suoi titoli accademici. Anche in questo caso si possono spingere
alcuni individui ad adottare comportamenti meno sicuri o addirittura irresponsabili (“Persino il
professore l’ha detto sul ‘giornale’!”)