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SISTEMA NERVOSO

TESSUTO NERVOSO

Il tessuto nervoso è uno dei quattro tipi fondamentali di tessuto che compongono il corpo degli
animali. La sua funzione fondamentale è di ricevere, trasmettere ed elaborare gli stimoli interni ed
esterni del corpo. Il tessuto nervoso è inoltre responsabile delle funzioni psichiche e intellettive
degli esseri umani, come la memoria, la conoscenza, la coscienza.

Il tessuto nervoso forma una struttura di maggiore complessità chiamata sistema nervoso. Le
cellule nervose si associano tra loro da un punto di vista morfologico e funzionale: i neuroni, infatti,
associandosi tra loro costituiscono delle fibre nervose intercomunicanti. Infatti, il tessuto nervoso
rappresenta un vero e proprio sincizio funzionale: i neuroni possono scambiarsi messaggi grazie
a due caratteristiche loro proprie:

 Eccitabilità: La cellula nervosa può reagire a degli stimoli esterni (fisici e chimici) di varia
natura che vengono convertiti in impulso nervoso;
 Conducibilità: L'impulso nervoso insorto su una cellula nervosa può essere trasmesso alle
altre cellule sotto forma di piccola corrente elettrica e in corrispondenza di particolari
giunzioni cellulari che sono le sinapsi.

Il tessuto nervoso è composto essenzialmente da due tipi di cellule: i neuroni, veri responsabili
della ricezione e della trasmissione degli impulsi nervosi, e le cellule della glia, o nevroglia, che
hanno funzioni di supporto strutturale e funzionale rispetto ai neuroni.

 NEURONI
I neuroni sono cellule solitamente dotate di lunghi filamenti, caratterizzate dalla capacità di
eccitarsi se stimolate da un impulso elettrico. Sono composti da un corpo cellulare, detto
soma o pirenoforo, dal quale si diramano due tipi di prolungamenti:
 Dendriti: La loro funzione è di ricevere gli stimoli provenienti dall'esterno, o da altri
neuroni, e di trasmetterli verso il corpo cellulare;
 Assoni: Ne è presente uno solo per ogni neurone. L'assone ritrasmette
l'informazione nervosa giunta al corpo cellulare verso l'esterno: può essere
connesso ai dendriti di altri neuroni, o alle giunzioni neuromuscolari dei muscoli.
I neuroni che trasmettono gli impulsi non entrano mai veramente in contatto con quelli che
li ricevono; questa separazione è detta fessura sinaptica o più semplicemente sinapsi.
All'interno del terminale assonico, in minuscole vescicole, è immagazzinato un
neurotrasmettitore di origine chimica rilasciato nella sinapsi nel momento in cui giunge un
impulso nervoso elettrico; questo neurotrasmettitore passa l'impulso al neurone
immediatamente successivo legandosi ai recettori presenti sulla sua membrana.
 CELLULE GLIALI
Le cellule della glia, o nevroglia, sono cellule di varia forma e funzione, non direttamente
coinvolte nei processi di trasmissione degli impulsi nervosi, ma che costituiscono un
sostegno strutturale ai neuroni, assicurando loro nutrimento, protezione dalle lesioni, e
svolgendo altri compiti fisiologici quali l'isolamento elettrico degli assoni. Ne sono esempi:
 Astrociti: Cellule dotate di numerosi prolungamenti che ancorano fisicamente i
neuroni assicurando loro il rifornimento di sangue. Regolano inoltre l'ambiente
chimico esterno dei neuroni rimuovendo gli ioni ed hanno una funzione protettiva,
andando a costituire la barriera ematoencefalica che riveste i vasi del Sistema
Nervoso Centrale.
 Oligodendrociti e le cellule di Schwann: Isolano elettricamente gli assoni
rivestendoli di una sostanza grassa chiamata mielina, producendo la cosiddetta
guaina mielinica. La guaina isola l’assone permettendo una migliore propagazione
dei segnali elettrici.
ENCEFALO

L’Encefalo è quella parte del sistema nervoso centrale completamente contenuta nella scatola
cranica e divisa dal midollo spinale tramite un piano convenzionale passante subito sotto la
decussazione delle piramidi. Dal punto di vista embriologico, l'encefalo si sviluppa da tre vescicole
del primitivo tubo neurale: il prosencefalo, che evolve in telencefalo e diencefalo, il mesencefalo e
il rombencefalo, da cui originano bulbo, ponte e cervelletto.

Anatomicamente, l'encefalo è costituito dal cervello (diviso in telencefalo e diencefalo), dal tronco
encefalico (le cui parti sono mesencefalo, ponte e bulbo) e dal cervelletto. In senso caudo-
craniale si trovano:

 Tronco Encefalico: è una prosecuzione craniale del midollo spinale, possiede circuiti che
generano archi riflessi (connettendo i nuclei dei nervi cranici). È costituito a sua volta da tre
porzioni, in senso caudo-craniale:
1. Bulbo: detto anche midollo allungato o mielencefalo, è il segmento inferiore
dell'encefalo e prosegue in basso, senza interruzione, nel midollo spinale;
2. Ponte: posizionato ventralmente al cervelletto, che origina principalmente come una
sua espansione.
3. Mesencefalo: in continuità superiormente con il diencefalo, costituito dai due
peduncoli cerebrali ventralmente e dal complesso del tetto dorsalmente.
 Cervelletto: è la porzione situata nella scatola cranica posteriore. Esso rappresenta il
centro di coordinazione motoria in base a molteplici informazioni ottenute dalla sensibilità
vestibolare e recettiva.
 Cervello: è il centro integrativo più alto e raffinato del sistema nervoso centrale, si forma
dal completamento di:
 Telencefalo: la porzione più superficiale dell'encefalo, costituito dagli emisferi
cerebrali e dai nuclei della base.
 Diencefalo: posto internamente alla sostanza bianca telencefalica, è costituito da
cinque porzioni (talamo, epitalamo, metatalamo, ipotalamo, subtalamo)
strutturalmente e funzionalmente legate ai nuclei della base. Si trova in
continuazione, caudalmente, con il mesencefalo tramite i due peduncoli cerebrali.

La Vascolarizzazione dell’Encefalo è molto complicata. Avremo:

 Il Sistema Arterioso ha origine dalle due carotidi interne, da cui hanno origine le arterie
comunicanti posteriori e le cerebrali anteriori e medie, e dalle due arterie vertebrali, che
tramite l'arteria basilare danno origine alle arterie cerebrali posteriori. Le cerebrali anteriori
sono poi anastomizzate tra loro grazie all'arteria comunicante anteriore e, tramite le arterie
comunicanti posteriori, con le cerebrali posteriori: si forma così un anello vascolare detto
poligono di Willis, che regola le variazioni di pressioni e di portata ematica all'encefalo.
 Il Sistema Venoso è rappresentato dai seni della dura madre, che costituiscono un
sistema di drenaggio convergente; il sangue poi si raccoglie nell'apice della piramide
dell'osso temporale, passa alla vena giugulare interna e da qui, attraverso la vena cava
superiore, arriva al cuore.

L’encefalo è avvolto dalle meningi che sono in continuità con quelle che forniscono gli involucri del
midollo spinale. All’interno dell’encefalo sono contenute cavità intercomunicanti entro cui scorre il
liquido cefalo-rachidiano (o liquor); quella compresa tra bulbo e ponte anteriormente, e
cervelletto posteriormente, è detta IV ventricolo e rappresenta la continuazione in alto del canale
centrale midollare. A livello mesencefalico la cavità del IV ventricolo prosegue nell’acquedotto
mesencefalico (di Silvio) che, a livello del diencefalo, si apre nel III ventricolo, cavità propria del
diencefalo. All’interno degli emisferi sono infine accolte due cavità pari e simmetriche dette
ventricoli laterali (I e II ventricolo), in comunicazione diretta con il III ventricolo.
MIDOLLO SPINALE

Il midollo spinale è la porzione extracranica del sistema nervoso centrale, collocata all'interno del
canale vertebrale. Comincia dal foro occipitale, come prosecuzione del bulbo, e continua in senso
caudale fino al cono midollare a livello lombare. La sua estensione fibrosa, detta filum terminale, si
prolunga fino al coccige. Il midollo spinale è un fitto fascio di neuroni, collocato, assieme alla teca
meningea che lo avvolge e che gli permette una certa libertà di movimento, all'interno del canale
vertebrale. La sua sezione trasversale è variabile: il primo rigonfiamento, a livello cervicale,
corrisponde all'origine dei fasci che innervano gli arti superiori, mentre dal rigonfiamento lombare si
dipartono i fasci che innervano gli arti inferiori.

Il midollo spinale è caratterizzato da un’organizzazione di tipo segmentale ripetuta, evidenziata


dalla presenza di 31 paia di nervi spinali più due nervi coccigei rudimentali. Ciascun nervo
spinale si unisce al midollo spinale attraverso due branche, la radice dorsale e la radice ventrale.
Ci sono tanti nervi spinali quanti sono gli incavi tra le vertebre. I 30 segmenti spinali vengono divisi
in 4 gruppi e ciascun segmento prende il nome dalla sede vertebrale dalla quale il nervo ha
origine: avremo 8 vertebre cervicali, 12 toraciche, 5 lombari e 5 sacrali.

In sezione, il midollo spinale si presenta con una parte più interna di sostanza grigia, che ha
l’aspetto di una farfalla, circondata da uno spesso rivestimento di fasci di sostanza bianca. Le
parti dorsali delle ‘ali’ della farfalla sono denominate corna dorsali, mentre le parti ventrali sono
dette corna ventrali. La sostanza grigia, che si trova tra i corni ventrale e dorsale, è chiamata
zona intermedia. Tutto il resto è costituito da sostanza bianca, formata da fasci di assoni diretti
rostralmente e caudalmente. Le cellule del corno dorsale ricevono afferenze sensoriali dai gangli
delle radici dorsali, mentre nel corno ventrale si ritrovano i motoneuroni che proiettano i loro assoni
ai muscoli attraverso le radici ventrali.

Esistono due tipi di neuroni del midollo spinale: I motoneuroni alfa che innervano le fibre
muscolari e i motoneuroni gamma che innervano i propriocettori del muscolo. Le cellule della zona
intermedia sono inter neuroni che trasmettono e modulano gli output motori in risposta agli input
sensoriali e ai comandi provenienti dal cervello.

Attraverso i motoneuroni, il midollo spinale costituisce la via obbligata per il controllo dei muscoli e
riceve pertanto i segnali che regolano il movimento dalle strutture superiori attraverso i tratti
discendenti. Esso è anche la porta di ingresso dell’informazione somato-sensoriale. La parte
sensoriale e la parte motoria del midollo spinale sono connesse tra loro e formano circuiti neuronali
intrinseci ad esso in grado di organizzare movimenti riflessi, come il riflesso da stiramento, il
riflesso di retrazione, il riflesso tendineo del Golgi.

MENINGI

Le meningi sono un sistema di membrane che, all'interno del cranio e del canale rachidiano,
rivestono il sistema nervoso centrale, e proteggono l'encefalo e il midollo spinale. Sono involucri
connettivali membranosi costituiti di tre lamine concentriche denominate, dall'esterno all'interno,
DURA MADRE, ARACNOIDE E PIA MADRE. Le meningi aderiscono alla scatola cranica,
precisamente al tavolato interno a cui la dura è attaccata e separata soltanto da uno spazio
virtuale detto spazio epidurale. Il ruolo fondamentale delle meningi è di protezione meccanica
del nevrasse (soprattutto la dura madre).

L'aracnoide e la pia madre, interponendosi tra i vasi e il materiale nervoso, costituiscono la barriera
meningea; quest'ultima impedisce a sostanze tossiche, metaboliti e farmaci di penetrare dal
sangue all'ambiente perineuronale, inoltre nutre il tessuto cerebrale.
 Dura Madre: è la più esterna delle tre meningi che ricoprono il midollo spinale. Il sacco
durale, che contiene il midollo spinale e le altre meningi, termina però a livello di S2,
costituendo l'apice del cono midollare. La dura madre è composta da tessuto fibroso con
una discreta presenza di fibre elastiche, internamente è rivestita da endotelio. Tra la dura
madre e l'aracnoide è presente uno spazio virtuale, detto spazio subdurale.
 Aracnoide: è la seconda meninge, si colloca al di sotto della dura madre e può esservi
separata dallo spazio subdurale, generalmente considerabile quale uno spazio virtuale e si
continua con l'aracnoide cranico. È più sottile della dura madre e si fonde con essa a livello
dei fori intervertebrali. Sotto lo strato intermedio dell'aracnoide si apre lo spazio
subaracnoideo nel quale decorrono le principali arterie e vene che vascolarizzano il
midollo spinale e la pia madre, oltre al liquido cefalorachidiano.
 Pia Madre: è la più interna e delicata delle meningi, avvolge strettamente il midollo spinale
in tutto il suo decorso, passando perfino nella fessura mediana anteriore in cui forma una
struttura reticolare. La pia madre riveste internamente anche il filo terminale.

LIQUIDO CEFALORACHIDIANO (o LIQUOR)

Lo spazio tra aracnoide e pia madre si chiama subaracnoide, e in esso è contenuto il liquido
cerebrospinale o liquor, prodotto dai plessi corioidei situati nei ventricoli cerebrali. È percorso da
trabecole fibrose che lo fissano alla pia madre. Il liquido cerebrospinale formato dai plessi coroidei
nei ventricoli, circola attraverso i due forami interventricolari destro e sinistro (forami di Monro)
all'interno del terzo ventricolo cerebrale e attraverso il dotto mesencefalico (acquedotto di Silvio)
nel quarto ventricolo cerebrale, da dove questo fuoriesce (nei pressi del cervelletto) attraverso due
aperture laterali, destra e sinistra (fori laterali di Luschka), e un'apertura mediana (forame di
Magendie).

Il liquor o liquido cerebro-spinale bagna, isola, drena e nutre ogni parte del sistema nervoso
centrale, creando sia l'ambiente ottimale per la riproduzione delle cellule della nevroglia e il
funzionamento delle cellule nervose, sia un'ulteriore protezione dai traumi esterni, assorbendo e
distribuendo le forze che vengono applicate su tutta la superficie dell'encefalo.

Dopo aver svolto il suo compito viene riassorbito dalle "granulazioni (o villi) aracnoidei di
Pacchioni" che si trovano nei "seni venosi" cerebrali, in particolar modo nel "seno sagittale".
IL NEURONE

ECCITABILITA’ NEURONALE

L’eccitabilità neuronale è una proprietà biofisica fondamentale dei neuroni che consiste nella
capacità di generare impulsi elettrici che si propagano lungo la membrana. La membrana
plasmatica del neurone e dei suoi prolungamenti ha la caratteristica di reagire a cambiamenti
dell’ambiente (stimoli) con mutamenti dello stato fisico-chimico che generano variazioni del
potenziale elettrico di membrana (potenziale d’azione); questo potenziale viene usato per
propagare gli impulsi elettrici con i quali i neuroni comunicano con le altre cellule.

L’eccitabilità neuronale dipende dalla presenza nella membrana di canali dotati di due
caratteristiche: la permeabilità selettiva per determinate specie ioniche (potassio, sodio, cloro o
calcio) e la possibilità di variare questa permeabilità in relazione alla differenza di potenziale
esistente tra le due superfici della membrana. I canali presenti nelle cellule nervose sono detti
voltaggio-dipendenti, perché hanno la capacità di cambiare conformazione, e quindi
permeabilità, quando il campo elettrico muta di segno o di intensità.

Di solito la loro permeabilità si aggira intorno al valore di 107 ioni/s; la velocità di apertura è di
pochi microsecondi e la loro probabilità di apertura e chiusura varia in relazione a determinati
stimoli specifici. Ogni neurone riceve continuamente migliaia e migliaia di segnali elettrici inviati
alle sue diramazioni dendritiche da altri neuroni; dopo di ciò questi segnali (che possono essere
inibitori o eccitatori) vengono integrati e, infine, viene emessa una risposta che si propaga lungo il
suo assone e le sue numerose diramazioni sotto forma di potenziale d’azione. L’impulso elettrico
transita da una cellula all’altra sfruttando il processo di trasmissione sinaptica. Le sinapsi
operano un elaborato processo di trasduzione del segnale, attraverso il quale un impulso elettrico
viene convertito nel rilascio di un segnale chimico (neurotrasmettitori) da parte della cellula
nervosa che invia il messaggio; la cellula che lo riceve traduce il messaggio chimico in un nuovo
impulso elettrico.

POTENZIALE DI MEMBRANA

La funzionalità dei sistemi cellulari è determinata dall’esistenza di una differenza di potenziale tra i
due versanti della membrana citoplasmatica, con l’interno elettronegativo rispetto all’esterno. La
presenza di un Potenziale di Membrana e soprattutto la possibilità di modificarlo in risposta a
precisi eventi (potenziale d’azione), costituiscono per la cellula uno dei più formidabili ed evoluti
strumenti di trasmissione dei segnali intercellulari.

Nonostante la presenza di fenomeni elettrici in tutte le cellule, vi è l’abitudine di distinguere tra


cellule eccitabili e non eccitabili, in base alla capacità di rispondere con la formazione di un
potenziale d’azione, in risposta ad una variazione di energia ambientale in grado di indurre
depolarizzazione (variazione verso valori più positivi del potenziale di membrana). Le variazioni
transitorie del potenziale di membrana sono la conseguenza di modificazioni del flusso di correnti
totali che entrano ed escono dalla cellula. Il flusso di corrente è sotto il controllo dei canali ionici.
Possiamo distinguere tra canali ionici passivi, che sono scarsamente controllati da fattori
estrinseci, e canali ionici attivi, che modificando il loro stato di apertura e chiusura, sono elementi
determinanti per l’insorgenza di un potenziale d’azione.

 Equilibrio ionico

Analizzando la composizione chimica dei componenti intra ed extracellulare, ci si accorge che


nello spazio intracellulare è presente un’elevatissima concentrazione di ioni K+, mentre le cariche
negative prevalenti sono quelle di origine proteica e quelle dei fosfati. Nell’ambiente extracellulare,
il Na+ è il catione presente in maggioranza, seguito dal Ca+. Mentre l’anione più concentrato
sembra essere il Cl-. La struttura qualitativa dei due comparti si mantiene sempre costante, quindi
non ci sarà mai una cellula dove il Na+ è più concentrato nel citoplasma o il K+ nel liquido
extracellulare.

Nei neuroni, il potenziale di membrana in condizioni di riposo varia tra i -60 e -70 mV. Essendo il
potenziale un valore non misurabile in termini assoluti, per convenzione si assume pari a zero il
valore di potenziale all’esterno della cellula, per cui il potenziale di membrana, definito come V m,
sarà:

Vm= Vi - Ve

Dove: Vi è il potenziale esistente all’interno della cellula, e Ve è quello presente all’esterno.

Ogni situazione che porta alla diminuzione della differenza di potenziale ai lati della membrana
prende il nome di ripolarizzazione, mentre si chiamerà iperpolarizzazione la situazione inversa.

 Potenziale di riposo

Il potenziale di riposo della maggioranza delle cellule presenti nel nostro organismo è dovuto alla
presenza, nella membrana plasmatica, di canali ionici passivi per gli ioni K+. Il potassio, essendo
più concentrato a livello citoplasmatico, tenderà a spostarsi verso l’ambiente extracellulare, spinto
dal gradiente di concentrazione. Essendo la membrana plasmatica scarsamente permeabile agli
anioni, a causa della mancanza di canali appositi, il flusso continuo di ioni K+ determinerà un
eccesso di cariche positive all’esterno della cellula, ed un eccesso di cariche negative all’interno.

Su ogni ione K+ vanno ad agire due diverse forze: una elettrica ed una chimica. Il gradiente di
concentrazione spingerà K+ verso l’esterno, mentre quello elettrico, generato dalle forze
elettrostatiche dovute alla separazione della carica, darà origine ad una differenza di potenziale
elettrico che tenderà a sospingere il catione nella direzione opposta. Man mano che aumenta la
diffusione del potassio, aumenterà anche la differenza di potenziale, fin quando questa non sarà in
grado di controbilanciare l’intensità del gradiente chimico, che sarà via via più debole dato. Il valore
di potenziale a livello del quale si instaura questa condizione, prende il nome di potenziale di
equilibrio. In condizioni di riposo, le cellule non sono in assoluto permeabili solo agli ioni potassio.

Nella cellula neuronale, man mano che Na+ entra, il potenziale di membrana si allontana dal
potenziale di equilibrio, aumentando la forza elettromotrice che spinge il K+ all’esterno. Alla fine il
potenziale di membrana si assesterà su un valore tale per cui il flusso di K+ verso l’esterno sarà
controbilanciato da quello in ingresso di Na+. Questo valore di potenziale di riposo (-70 mV per il
neurone) è poco più positivo del potenziale di equilibrio del potassio (-80 mV), ma molto lontano
dal potenziale di equilibrio del Sodio (+55 mV).
POTENZIALE D’AZIONE

A differenza del potenziale di riposo, che presenta un valore fisso nel tempo, il potenziale d’azione
è costituito da una variazione rapida del potenziale di membrana, con ritorno veloce al suo valore
precedente. Normalmente i potenziali d’azione sono molto veloci nei neuroni (2ms) e nel muscolo
striato scheletrico (5ms), ma sono molto più lenti (200ms) nel muscolo striato cardiaco, in cui ha
una forma a plateau. Attraverso i potenziali d’azione, le cellule nervose inviano segnali ad altre
cellule nervose o muscolari, in cui innescano la contrazione.

Nella maggior parte dei neuroni, portando il potenziale ad un valore pari a -55 mV, denominato
valore soglia, si innesca un fenomeno elettrico, il potenziale d’azione appunto. Si tratta di una
risposta così ampia da determinare un’inversione di polarità (l’interno della cellula diventa positivo
e l’esterno diventa negativo), che si propaga lungo tutta la fibra. Il potenziale d’azione risponde alla
legge del “tutto o nulla”, che dice che non si ha gradualità della risposta: uno stimolo o è capace di
provocare il potenziale (soprasoglia) o non lo è (sottosoglia).

Una volta che la membrana ha raggiunto il suo valore soglia, inizia una fase di rapida
depolarizzazione che supera il limite dello 0 (overshoot) consentendo all’apice del potenziale
d’azione di raggiungere un valore positivo intorno ai +35 mV. Abbastanza rapidamente, il
potenziale di membrana ritorna poi verso i valori di riposo. Alla fine della depolarizzazione si
osserva anche una fase di iperpolarizzazione postuma.

Durante la fase di depolarizzazione, l’apertura massiccia di canali del sodio voltaggio-dipendenti


permette ai due gradienti passivi (chimico ed elettrico) di determinare il rapido ingresso di ioni Na+
all’interno della cellula, causando uno spostamento del potenziale di membrana da valori vicini al
potenziale di equilibrio del potassio (-70 mV), verso valori più prossimi al potenziale di equilibrio
del sodio (+55 mV). Questo valore però non viene raggiunto, dato che il picco del potenziale
d’azione, come detto, sarà di +35 mV. A questo punto i canali del sodio si inattivano, mentre i
canali del potassio raggiungono e mantengono il massimo stato di apertura. Questo stato di
inversione del potenziale permette ad ambedue i gradienti di cooperare alla fuoriuscita del potassio
e quindi ad un ritorno al potenziale di riposo. Nei neuroni, sono stati trovati anche canali per il
calcio voltaggio-dipendenti, che si aprono in risposta ad una depolarizzazione di membrana. A
causa di un’elevata concentrazione extracellulare di questo ione, esso fluirà all’interno della cellula
contribuendo alla fase di depolarizzazione del potenziale d’azione.

Un’implicazione diretta dell’inattivazione dei canali del sodio consiste nel fenomeno detto della
refrattarietà. Questo termine si riferisce al fatto che una volta che un potenziale d’azione è stato
avviato, un secondo potenziale non potrà partire, qualunque sia l’intensità dello stimolo. Questo
periodo di tempo è detto periodo refrattario assoluto ed è compreso normalmente all’interno di
una fase di depolarizzazione del potenziale d’azione. Esiste anche un periodo refrattario relativo
che si colloca durante la fase di ripolarizzazione e anche nei periodi successivi. In questa fase è
possibile far partire un nuovo potenziale d’azione, ma per generarlo è necessario uno stimolo più
intenso.
PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE D’AZIONE

I potenziali d’azione sono condotti lungo tutta la fibra nervosa per trasferire informazioni ad altri
neuroni, a cellule somatiche o a fibre muscolari, che a loro volta sono in grado di condurre tale
segnale all’interno della fibra stessa. L’instaurarsi del potenziale d’azione si verifica in seguito ad
uno stimolo elettrico che supera il valore soglia. Grazie alle sue proprietà di auto-generazione e
qualora sussistano condizioni favorevoli, il potenziale d’azione è adatto a trasmettere il messaggio
anche lontano dal punto di insorgenza. La costante di ampiezza dell’evento tutto o nulla e la sua
indipendenza dalla costante dello spazio della membrana ne fanno un ottimo corriere per le lunghe
distanze.

Il potenziale d’azione si genera in seguito alla propagazione elettrotonica di circuiti depolarizzanti


locali. Questa differenza di potenziale genera flussi locali di correnti ioniche che portano cariche
positive all’interno della cellula e le sottraggono all’esterno. Quando la depolarizzazione raggiunge
il valore soglia e viene attivato un adeguato numero di canali del sodio voltaggio-dipendenti, allora
si genera il potenziale d’azione. Anche questo evento elettrico si propaga lungo tutta la cellula.
Esso infatti si sposta perché zone adiacenti vengono depolarizzate in successione dal passaggio
degli ioni Na+.

Il movimento ad anello della corrente ionica locale è dovuto ad uno spostamento di cariche rea
interno ed esterno della membrana senza attraversamento da parte dello ione Na+, in quanto la
sua conduttanza (gNa) non è modificata. Il sodio attraverserà la membrana solo nel punto in cui si
genera il potenziale d’azione. Poiché molte fibre nervose e muscolari hanno lunghezze superiori
alla costante di spazio, la propagazione del potenziale d’azione lungo tutta la fibra è possibile solo
grazie alla generazione di nuovi potenziali, che si innescano autonomamente nelle zone adiacenti
a quelle che già hanno raggiunto il valore soglia. Questo fa si che il potenziale d’azione possa
propagarsi mantenendo la stessa ampiezza e forma. La direzione di propagazione sarà sempre
una: quella che tende ad allontanarsi dal punto di insorgenza del potenziale d’azione e sarà
unidirezionale, perché le membrane che si sono precedentemente depolarizzate contengono
canali in stato di refrattarietà e quindi solo le successive potranno depolarizzarsi. (FIBRE
AMIELINICHE)

Alcune fibre nervose sono mielinizzate, cioè rivestite da guaina mielinica che le abbraccia. Questa
è costituita da più avvolgimenti a spirale delle membrane plasmatiche delle cellule di Schwann,
per i neuroni del sistema nervoso periferico, e degli oligodendrociti, per i neuroni del sistema
nervoso centrale. Negli assoni più lunghi, la guaina mielinica presenta interruzioni ogni 1-2 mm,
dette nodi di Ranvier. Queste aree sono dovute allo spazio laterale di due cellule gliali. La guaina
determina un aumento della velocità di conduzione del segnale auto-rigenerativo. Ciò è dovuto al
fatto che, attraverso la guaina, si crea un aumento della resistenza delle membrana e
conseguentemente un aumento della costante di spazio. Grazie all’isolamento mielinico dunque, il
potenziale d’azione viene condotto da un nodo all’altro molto velocemente. I tratti internodali infatti
sono incapaci di produrre potenziali d’azione. La resistenza al flusso ionico è elevatissima nei tratti
mielinici, e le correnti si concentrano tutte nei tratti amielinici (nodi di Ranvier).

Quindi, lungo le fibre mieliniche, il potenziale d’azione si instaura solo nei nodi di Ranvier, zone a
bassa resistenza in cui vi è un’adeguata densità di canali del sodio voltaggio-dipendenti. Ciò
determina l’instaurarsi di una depolarizzazione “soprasoglia”. I potenziali si propagano “saltando”
da un nodo all’altro progredendo più velocemente (conduzione saltatoria) nelle fibre mieliniche, a
differenza di quelle amieliniche in cui la propagazione si sviluppa generando correnti ioniche ad
anelli sequenziali in ogni tratto della membrana.

La propagazione del potenziale d’azione lungo l’assone avviene a velocità costante. Nelle fibre
amieliniche la velocità è proporzionale al diametro dell’assone. Nei neuroni mielinici, la velocità di
propagazione è determinata anche dalla distanza tra i nodi di Ranvier, più sono distanti più sarà
veloce la conduzione saltatoria. Nelle fibre mieliniche inoltre si ha minor numero di ioni Na+ e K+.
SINAPSI CHIMICHE ED ELETTRICHE

La Sinapsi (o giunzione sinaptica), è una struttura altamente specializzata che consente la


comunicazione delle cellule del tessuto nervoso tra loro (neuroni) o con altre cellule (cellule
muscolari, sensoriali o ghiandole endocrine). Attraverso la trasmissione sinaptica, l'impulso
nervoso (potenziale d'azione) può viaggiare da un neurone all'altro o da un neurone a una fibra per
esempio muscolare (giunzione neuromuscolare).

 Sinapsi Elettrica
Nella sinapsi elettrica la trasmissione del segnale avviene per passaggio diretto di ioni tra le
due cellule nervose senza alcuna mediazione chimica; questo rende la trasmissione
estremamente veloce (senza ritardo sinaptico) e bidirezionale. Il passaggio di ioni avviene
grazie alla presenza di particolari Gap Junction.
Ogni giunzione comunicante è formata dall'unione di due emicanali (chiamati
"connessoni") formati da proteine trans-membrana chiamate connessine. Il complesso
proteico forma un canale che quando è aperto ha un'apertura di 2nm mettendo in
comunicazione il citoplasma delle due cellule e permettendo lo scambio diretto di ioni tra
esse. La presenza ravvicinata di varie gap junction forma tra le due cellule una tipica forma
di placca. La regolazione dell'apertura o chiusura del canale dipende dalla concentrazione
di ioni Ca2+ e dal pH.
Le sinapsi elettriche permettono una rapida comunicazione tra i neuroni adiacenti
sincronizzandone l'attività elettrica. Infatti, quando una delle due cellule viene eccitata si
crea un gradiente di potenziale tra il neurone eccitato e quello non eccitato. L'apertura dei
connessoni permette agli ioni positivi di spostarsi nella cellula postsinaptica secondo
gradiente. Raggiunto un determinato valore soglia la cellula post sinaptica si depolarizza ed
innesca il potenziale d'azione. Questo fa sì che le cellule pre e post sinaptiche si trovino
sempre nelle stesso stato di polarizzazione.
Nell'organismo umano le sinapsi elettriche sono frequenti negli stati embrionali ma
nell'adulto molto rare anche se di recente sono state evidenziate in molte regioni cerebrali.
 Sinapsi Chimica
La sinapsi chimica si caratterizza per l’utilizzo di molecole, dette neurotrasmettitori, come
vettori per il trasferimento dell’informazione da un neurone ad un altro. La sinapsi consiste
di tre parti principali:
1. Membrana terminale dell’assone presinaptico, a ridosso della giunzione
(membrana presinaptica);
2. Spazio giunzionale altamente specializzato e situato tra i due neuroni, detto
intervallo o spazio inter sinaptico, od ancora fessura sinaptica;
3. Membrana cellulare, giustapposta alla precedente, di un altro neurone, anch’essa
altamente specializzata nel ruolo della trasmissione dell’informazione (membrana
postsinaptica).
Le sinapsi possono essere differenziate in vari modi: in base alle modalità in cui si forma il
collegamento (sinapsi ad opposizione piatta o indentata), o in base alla componente
postsinaptica, che può essere rappresentata da un altro assone, da un dendrite o dal corpo
di un altro neurone. Anche la forma delle vescicole contenenti il neurotrasmettitore può
essere utilizzata come elemento distintivo di una sinapsi. Così avremo le sinapsi di tipo I di
Grey e di tipo II di Grey.
Il meccanismo d’azione delle sinapsi inizia con il neurone presinaptico che riceve un
segnale depolarizzante che raggiunge la soglia, permettendo così il potenziale d’azione
che percorre l’assone fino al bottone sinaptico. La presenza, in quest’area, di una notevole
quantità di canali del calcio voltaggio-dipendenti, permette al potenziale d’azione di
provocarne l’apertura, determinando un aumento della concentrazione intracellulare del
catione che innesca la fusione delle membrane vescicolari con quella presinaptica delle
zone attive e la conseguente esocitosi delle vescicole di neurotrasmettitore nello spazio
intersinaptico.
Il tempo che intercorre tra l’insorgenza del potenziale d’azione e l’esocitosi del
neurotrasmettitore viene definito ritardo sinaptico e varia tra i 0,5 e i 5 ms. Questo lasso di
tempo è occupato prevalentemente dalla diffusione del Ca2+ verso le zone attive.
L’arrivo del potenziale d’azione al bottone sinaptico causa la depolarizzazione della
terminazione presinaptica, con conseguente apertura dei canali voltaggio dipendenti per il
Ca2+ che si attivano a circa -40 mV e il conseguente ingresso di ioni calcio nella
terminazione. Quindi, uno dei passaggi fondamentali per l’innesco della trasmissione
sinaptica riguarda il ruolo giocato dalle variazioni intracellulari di Ca2+.
Inoltre, al sopraggiungere dell'impulso nervoso al bottone sinaptico, le vescicole che esso
contiene, ricche di messaggeri chimici (neurotrasmettitori), si fondono con la membrana
cellulare liberando il proprio contenuto nella fessura sinaptica. I neurotrasmettitori vengono
quindi captati da specifici recettori posti sulla membrana postsinaptica, modificandone la
permeabilità al passaggio di ioni. Si viene così a generare un potenziale post-sinaptico
depolarizzante (apertura dei canali ionici, con risultante eccitazione) oppure
iperpolarizzante (chiusura dei canali ionici, con risultante inibizione).
Una volta trasmesso il segnale, il neurotrasmettitore viene poi riassorbito dalla
terminazione presinaptica o degradato sa enzimi specifici presenti nella fessura della
sinapsi; una piccola quota può anche diffondere fuori dalla fessura ed entrare, ad esempio,
nel circolo sanguigno.

NEUROTRASMETTITORI

Un neurotrasmettitore (o "neuromediatore") è una sostanza che veicola le informazioni fra le


cellule componenti il sistema nervoso, i neuroni, attraverso la trasmissione sinaptica. All'interno del
neurone, i neurotrasmettitori sono contenuti in vescicole dette vescicole sinaptiche, che sono
addensate alle estremità distali dell'assone nei punti in cui esso contrae rapporto sinaptico con altri
neuroni. Nel momento in cui il neurone viene raggiunto da uno stimolo, le vescicole sinaptiche si
fondono per esocitosi con la membrana pre-sinaptica, riversando il proprio contenuto nello spazio
sinaptico o fessura inter-sinaptica. I neurotrasmettitori rilasciati si legano a recettori o a canali ionici
localizzati sulla membrana post-sinaptica.

In relazione al tipo di risposta prodotta, i neurotrasmettitori possono essere eccitatori o inibitori


(chiamati anche soppressori), cioè possono rispettivamente promuovere la creazione di un impulso
nervoso nel neurone ricevente o inibire l'impulso. Tra i neurotrasmettitori inibitori, i più noti sono
l'acido gamma-amminobutirrico (GABA) e la glicina. Al contrario, il glutammato rappresenta il
più importante neurotrasmettitore eccitatorio del cervello.

Molti neurotrasmettitori vengono rimossi dallo spazio tra le sinapsi da specifiche proteine che
risiedono nelle membrane dei neuroni e delle cellule della glia. Questo processo prende il nome di
ricaptazione o captazione. Senza la ricaptazione, i neurotrasmettitori potrebbero continuare a
stimolare o deprimere il neurone post-sinaptico. Un altro meccanismo di rimozione dei
neurotrasmettitori è la loro distruzione tramite un enzima. Ad esempio, nelle sinapsi colinergiche
(quelle del neurotrasmettitore acetilcolina) l'enzima acetilcolinesterasi distrugge l'acetilcolina. Molte
sostanze stimolanti e anti-depressive alterano la trasmissione dei neurotrasmettitori dopamina,
norepinefrina (o noradrenalina) e epinefrina (adrenalina), chiamati nel complesso catecolamine. Ad
esempio, la cocaina blocca la ricattura della dopamina, consentendole di rimanere più a lungo
nello spazio inter-sinaptico.
Sulla base della dimensione, i neurotrasmettitori possono essere distinti in neuropeptidi e piccole
molecole. I neuropeptidi comprendono dai 3 ai 36 amminoacidi, mentre nel gruppo delle piccole
molecole ci sono amminoacidi singoli, come il glutammato ed il GABA e i neurotrasmettitori come
l'acetilcolina, la serotonina e l'istamina. I due gruppi di neurotrasmettitori presentano anche
modalità di sintesi e rilascio differenti.

LA GIUNZIONE NEUROMUSCOLARE

La giunzione neuromuscolare è una regione specializzata in cui la terminazione dell’assone


(bottone sinaptico) di un motoneurone stabilisce un contatto funzionale con la cellula muscolare.
Attraverso la giunzione neuromuscolare, il segnale elettrico nervoso (potenziale d’azione) è
trasmesso dall’assone alla cellula muscolare, dove è trasformato in energia meccanica (la
contrazione, che porta al movimento). Ogni neurone motore può stabilire un contatto con un
numero di cellule muscolari che va da meno di 10 a molte centinaia. L’insieme costituito dal
neurone, il suo assone e l’insieme delle fibre muscolari innervate costituisce l’unità motrice, ossia
l’unità funzionale del sistema costituito dal muscolo e dalla sua innervazione.

La fibra nervosa si porta a livello di una fibra muscolare, perde il suo rivestimento mielinico, fonde
la sua membrana basale con quella della fibra muscolare, costituisce una serie di espansioni
bottoniformi, ospitate in invaginazioni del sarcolemma della fibra muscolare; tali invaginazioni sono
dette docce sinaptiche. Il sarcoplasma della regione della fibra nei pressi della giunzione
neuromuscolare è denominato "suola della placca motrice", risulta privo di miofibrille, ricco di
mitocondri, RER, ribosomi liberi, e presenta nuclei definiti "nuclei della suola" (sono nuclei della
fibra muscolare).

A livello della giunzione neuromuscolare, nello spazio compreso tra il bottone sinaptico e la
fibrocellula muscolare, viene liberato il neurotrasmettitore acetilcolina, che si lega ai recettori
colinergici presenti in una area specifica (placca motrice) della membrana della cellula muscolare.
Il complesso formato da neurotrasmettitore e recettore modifica la permeabilità della membrana
della cellula muscolare, consentendo l’ingresso dello ione sodio. Questo modifica la carica
elettrica della cellula muscolare, provocando un potenziale d’azione muscolare (potenziale di
placca) che si propaga a tutta la cellula, innescando una cascata di eventi destinata a produrre la
contrazione muscolare. La giunzione neuromuscolare costituisce un punto di grande interesse
medico, perché l’alterazione della trasmissione neuromuscolare causa la perdita delle funzioni
muscolari (miopatie). La giunzione è anche il bersaglio di varie sostanze tossiche, come il curaro e
il veleno di serpenti e ragni, che interferiscono con il rilascio dell’acetilcolina.

Le fasi che portano al processo di contrazione muscolare (accoppiamento eccitazione-


contrazione), sono:

1. Arrivo del potenziale d’azione al bottone sinaptico (tramite i canali voltaggio dipendenti del
Na+)
2. Si aprono dei canali voltaggio dipendenti del Ca++, lo ione entra all’interno del bottone
sinaptico
3. Il calcio provoca l’esocitosi delle vescicole
4. L’acetilcolina diffonde nello spazio sinaptico e va a legarsi ai recettori colinergici Nicotinici
(l’ACH ad un certo punto si stacca dal recettore e viene scissa dall’acetilcolinesterasi in
colina e acido acetico  la colina viene recuperata nel bottone sinaptico tramite l’endocitosi
delle vescicole (reuptake)
5. I recettori nicotinici causano l’ingresso di Na+ (provocano, in minor misura, la fuoriuscita di
K+)  il sarcolemma si depolarizza (POTENZIALE DI PLACCA)
6. Se il potenziale di placca supera la soglia si aprono i canali voltaggio dipendenti e si avrà il
potenziale d’azione
7. Il potenziale d’azione si propaga fino ai tubuli T, anche la membrana dei tubuli T avrà i
canali voltaggio dipendenti del potenziale d’azione
8. Il potenziale d’azione raggiunge i “recettori” DHP (diidropiridina) collegati meccanicamente
ai recettori Rianodina, che son canali per il Ca++ i quali si aprono liberando lo ione calcio
nel sarcoplasma
9. All’arrivo del calcio nel sarcoplasma, lo ione si lega alla troponina C
10. La tropomiosina si sposta liberando i siti di legame actina-miosina
11. Si disattiva l’azione inibitrice della troponina I
12. Di conseguenza la miosina è libera di interagire con l’actina, l’ATP può essere idrolizzato,
può avvenire la contrazione

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