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Corso di Laurea: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M.

270/04)
Insegnamento: FILOSOFIA DELLA MENTE
Lezione n°: 34
Titolo: Il Settecento II
Attività n°: 1

La Filosofia moderna

IL SETTECENTO II
Prof.ssa Lorenza Lei
Corso di Laurea: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 270/04)
Insegnamento: FILOSOFIA DELLA MENTE
Lezione n°: 34
Titolo: Il Settecento II
Attività n°: 1

Shaftesbury e Hutcheson
Introduzione
Nel corso del Settecento la filosofia si concentra sui problemi legati alla morale, al fine di
costruire una nuova etica libera da ogni costrutti religioso o metafisico, come prodotto
della libertà dell’uomo. Per rispondere a queste esigenze nasce una nuova corrente detta
del “sentimentalismo etico” con Anthony Shaftesbury e Francis Hutcheson nei quali l’etica
è basata sul senso della morale, cioè su una capacità innata che consentirebbe di
distinguere il bene dal male. Questo orientamento era stato ulteriormente integrato da
David Hume e Adam Smith attraverso un’analisi empirica per fondere la morale con il
meccanismo della simpatia. Questo nuovo corso di laicizzazione dell’etica viene poi
concluso e sedimentato dall’utilitarismo di Jeremy Bentham.
Corso di Laurea: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 270/04)
Insegnamento: FILOSOFIA DELLA MENTE
Lezione n°: 34
Titolo: Il Settecento II
Attività n°: 1

Shaftesbury e Hutcheson
Corso di Laurea: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 270/04)
Insegnamento: FILOSOFIA DELLA MENTE
Lezione n°: 34
Titolo: Il Settecento II
Attività n°: 1

Shaftesbury e Hutcheson
Anthony Ashley Cooper Shaftesbury, fu un filosofo inglese. Di nobile famiglia, allievo di
Locke, si formò sui classici dell'antichità, in particolare Platone, i neoplatonici e gli stoici,
perfezionando la propria educazione con una serie di viaggi sul continente, nel corso dei
quali ebbe modo di studiare l'italiano e il francese. Di idee liberali, militò nel partito Whig,
ottenendo nel 1695 un seggio parlamentare alla Camera dei Comuni, carica che dovrà
lasciare tre anni più tardi a causa delle precarie condizioni di salute. Dopo la Gloriosa
Rivoluzione e l'ascesa al trono di Anna Stuart nel 1702, abbandonò la vita politica,
compiendo frequenti viaggi in Olanda e stabilendosi infine a Napoli, dove morì.
Vicino alle posizioni del deismo, nella sua opera principale, Ricerca sulla virtù e il merito
(1699), Shaftesbury rivendicò l'autonomia della sfera morale dalla religione e dalla
politica, delineando i tratti di un approccio etico fondato sul reciproco soddisfacimento dei
bisogni dei singoli individui. Contro la dottrina morale di Hobbes, che riconduceva la
natura umana a un malvagio istinto egoistico, Shaftesbury sottolineò come in ogni
individuo coabitassero sia una naturale tendenza altruistica sia un impulso egoistico.
Pertanto, solo un sistema educativo capace di armonizzare tali pulsioni avrebbe garantito
il mantenimento dell'ordine sociale, avviando l'umanità sulla strada del progresso civile e
culturale. Tra le sue altre opere: I moralisti (1710), Sensus communis (1710),
Caratteristiche (1711).
Corso di Laurea: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 270/04)
Insegnamento: FILOSOFIA DELLA MENTE
Lezione n°: 34
Titolo: Il Settecento II
Attività n°: 1

Shaftesbury e Hutcheson
Corso di Laurea: SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE (D.M. 270/04)
Insegnamento: FILOSOFIA DELLA MENTE
Lezione n°: 34
Titolo: Il Settecento II
Attività n°: 1

Shaftesbury e Hutcheson
Francis Hutcheson fu un filosofo irlandese. Predicatore presbiteriano a Dublino, seguace
della filosofia di Shaftesbury, pubblicò nel 1725 la sua opera più importante, il Saggio
sull'origine delle nostre idee della bellezza e della virtù, in cui prese le difese del maestro
contro le critiche di Bernard Mandeville. Si trasferì poi in Scozia, dove insegnò filosofia
morale presso l'Università di Glasgow. Qui, attese alla composizione di un ponderoso
trattato di etica, il Sistema di filosofia morale, che venne pubblicato postumo nel 1755.
Contro Mandeville e, indirettamente, contro Hobbes, Hutcheson negò che si potesse
ridurre la sfera etica al principio dell'egoismo individuale. Al contrario, come aveva già
sostenuto Shaftesbury, nell'uomo opera una tendenza altruistica (la benevolenza), che
sotto la guida di un innato senso morale, manifestazione e dono di Dio, riesce a
temperare gli istinti egoistici, orientando la condotta di ciascuno verso il bene collettivo. A
questa posizione, che identifica la virtù etica con la massimizzazione della felicità sociale,
si ispireranno poi i filosofi utilitaristi, in particolare Jeremy Bentham.
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Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 34/S1
Titolo: Il Settecento II
Attività N°: 1

Smith e Bentham
Corso Di Laurea: Scienze E Tecniche Psicologiche (D.M. 270/04)
Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 34/S1
Titolo: Il Settecento II
Attività N°: 1

Smith e Bentham
Adam Smith era un economista e filosofo scozzese. Scrisse il famoso saggio Ricerche
sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni, che rappresentò una delle prime
ricerche sistematiche sul capitalismo e sullo sviluppo storico dell’industria a livello
europeo.
Svolse i suoi studi nelle università di Glasgow e Oxford, e diede lezioni di retorica e di
letteratura ad Edimburgo (1748-1751). In quel periodo cooperò con il filosofo David
Hume, fino alla morte di quest’ultimo, nel 1776, collaborazione assai proficua per lo
sviluppo delle teorie etiche ed economiche di Smith.
Venne nominato professore di logica nel 1751 e docente di filosofia morale nel 1752
presso l’università di Glasgow. Nel 1759 scrisse una raccolta delle sue lezioni di etica nel
volume Teoria dei sentimenti morali, ed ebbe modo di conoscere molti esponenti della
scuola di pensiero dei fisiocratici e fu soprattutto influenzato da François Quesnay e
Anne-Robert-Jacques Turgot, grazie ai quali riuscì a riflettere su alcuni elementi utili per le
sue teorie.
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Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 34/S1
Titolo: Il Settecento II
Attività N°: 1

Smith e Bentham
Dal 1766 si dedicò alla stesura dell’opera, poi pubblicata dieci anni dopo, Ricchezza delle
nazioni, opera che decretò l’inizio della storia dell’economia come scienza indipendente.
Si tratta di un testo che esprime il primo tentativo di dividere l’economia politica dalle
altre discipline ad essa collegate, dalla teoria della politica, all’etica e al diritto. Smith
propone un’attenta analisi dei processi della produzione e della distribuzione della
ricchezza economica, dimostrando le correlazioni con le fonti di reddito e il livello di
produttività del lavoro. Da qui la tesi sostanziale secondo la quale è il lavoro, e quindi il
capitale, che fa aumentare la produttività e viene utilizzato al meglio senza interferenza
pubblica e di libero scambio. Smith per spiegare meglio questa sua concezione, utilizzò la
metafora della “mano invisibile”, in quanto ogni individuo, per ottenere un proprio
vantaggio, viene spinto come da una mano invisibile, ad agire per il bene della
collettività. Ogni eventuale interferenza da parte del governo viene quindi vista come
particolarmente dannosa.
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Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 34/S1
Titolo: Il Settecento II
Attività N°: 1

Smith e Bentham
Corso Di Laurea: Scienze E Tecniche Psicologiche (D.M. 270/04)
Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 34/S1
Titolo: Il Settecento II
Attività N°: 1

Smith e Bentham
Jeremy Bentham, è stato un filosofo, giurista ed economista inglese, che ha fondato la dottrina
dell’utilitarismo. Fu un bambino prodigio: all'età di dodici anni venne ammesso all'Università di
Oxford, dove studiò diritto. Dopo la laurea venne abilitato alla professione legale, che tuttavia
non praticò; attese invece all'elaborazione di una proposta di riforma del sistema giuridico e a
uno studio teorico sui rapporti tra etica e legislazione, pubblicando alcuni scritti sull'argomento
e conquistando un'ampia fama nel 1789 con l'Introduzione ai principi della morale e della
legislazione.
Caposcuola dei 'filosofi radicali' di tendenza riformista e favorevole al suffragio femminile,
assieme a James Mill (1773-1836) e a suo figlio John Stuart Mill fondò e curò la pubblicazione
della 'Westminster Review', rivista su cui scrissero numerosi pensatori liberali. Rifacendosi alle
idee di Cesare Beccaria, Bentham assunse come base fondamentale la tesi secondo la quale
ogni attività morale e ogni azione sociale porta all’ottenimento della maggiore felicità possibile
al maggior numero possibile di persone. In tal modo si mette in campo un’azione che viene
considerata buona quando si prospetta utile, ovvero quando concorre alla felicità comune,
determinando un piacere o evitando un dolore. Contrario sia alla teoria del contratto sociale sia
all'idea del diritto di natura, nell'Introduzione ai principi della morale e della legislazione
Bentham pose l'utilitarismo a fondamento dei suoi programmi di riforma sociale e del suo
progetto di scienza della morale.
Corso Di Laurea: Scienze E Tecniche Psicologiche (D.M. 270/04)
Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 34/S1
Titolo: Il Settecento II
Attività N°: 1

Smith e Bentham
Secondo Bentham si poteva verificare scientificamente, tenendo conto dei possibili piaceri
e dei possibili dolori, quale azione fosse ritenuta moralmente giusta e quale politicamente
augurabile, applicando sostanzialmente il principio di utilità. Attraverso questo calcolo,
per il piacere occorre tener conto anche dell’intensità, della durata, della prossimità, della
certezza, ma anche della purezza, e dell’estensione, ovvero per poter estendersi a più
persone possibili.
Anche il diritto e le scienze politiche dovevano fondarsi sul principio dell'utile, che a sua
volta si basava su una prospettiva entro cui l'uomo è concepito come essere mosso
unicamente dal desiderio di conseguire il piacere e rifuggire il dolore.
Nella prospettiva di Bentham, la democrazia rappresentativa, fondata sul suffragio
universale (pur limitato ai maschi alfabetizzati), costituiva la forma di governo migliore
per garantire la felicità sociale.
Il pensiero di Bentham influenzò profondamente le riforme della fine del XIX secolo
nell'amministrazione del governo britannico e nel diritto sia civile sia penale. Tra le sue
opere si ricordano anche Saggio sulla tattica politica (1816) e Deontologia, o scienza della
moralità (postumo, 1834).
Corso Di Laurea: Scienze E Tecniche Psicologiche (D.M. 270/04)
Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 34/S2
Titolo: Il Settecento II
Attività N°: 1

TEST
LEZ. 33-34
Corso Di Laurea: Scienze E Tecniche Psicologiche (D.M. 270/04)
Insegnamento: Filosofia Della Mente
Lezione N°: 34/S2
Titolo: Il Settecento II
Attività N°: 1

Test lez. 33-34


In questa sezione, come attività formativa a supporto dell’apprendimento, viene proposto
un test a risposta multipla.
Lo studente dovrà rispondere ai quesiti scegliendo un’unica risposta in un set di quattro
alternative.
Per completare il test ha a disposizione 30 minuti e al termine potrà verificarne
immediatamente l’esito.
Le domande di questo test sono relative alle lezioni 33-34.
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Insegnamento: FILOSOFIA DELLA MENTE
Lezione n°: 34/S3
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Attività n°: 1

DOMANDE DI
APPROFONDIMENTO
Lez. 33-34
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Insegnamento: FILOSOFIA DELLA MENTE
Lezione n°: 34/S3
Titolo: Il Settecento II
Attività n°: 1

Domande di approfondimento Lez. 33-34


In questa sessione lo studente potrà rispondere alle seguenti domande aperte. Per la
correzione ed un’eventuale valutazione, l’esercitazione dovrà essere caricata nella sezione
“e-Porfolio” dell'area didattica personale portale studente.

1) Quale è il pensiero filosofico di Anthony Ashley Cooper Shaftesbury?

2) Si spieghi il pensiero filosofico di Locke. Perché si può definire empirista?

Tempo richiesto: 30 minuti

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