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Negli anni Sessanta del secolo scorso la DC annoverava tra i suoi leader un docente di storia
economica formatosi nell’università cattolica di Milano, dove aveva tenuto cattedra dagli anni
Trenta, prima del trasferimento alla Sapienza di Roma. Poco più di un metro e mezzo o giù di lì di
statura, calvo e ben piantato Amintore Fanfani, chè di lui si tratta, era una fonte inesausta di
energia realizzatrice e di tigna personale verso gli avversari interni. La vicenda della DC di quegli
anni s’intrecciava infatti con durissime lotte intestine che lo vedevano quale protagonista; talvolta
come cacciatore talaltra da preda. Due ruoli opposti che in lui si tenevano alla perfezione. Di norma
la faccenda andava così: Fanfani, capo del governo in carica, veniva disarcionato da congiure di
palazzo, quindi l’opinione pubblica ne perdeva le tracce. Il professore, radiofonato e teleripreso a più
non posso, scompariva per lunghi periodi dai mass media, onde i non addetti ritenevano di esserselo
levato per sempre dai piedi. Quando la speranza pareva oramai sicura certezza capitava un
congresso nazionale DC, una controcongiura di palazzo, una crisi non risolta coi partiti alleati,
insomma un qualcosa che rimetteva nel gioco politico l’attivissimo e tenace Fanfani; il quale
mostrava la prontezza di un misirizzi cui si toglie la molla che lo tiene fisso in terra. Insuperabile
nell’andare su e giù, dal trono alla polvere e viceversa, era detto perciò da Montanelli il “rieccolo”.
Il cavaliere Silvio Berlusconi “rieccolo” lo è per modo di dire, giacché non ha mai smesso la
sua presenza politica volta anzitutto a tutelare e sviluppare i propri interessi privati, in virtù di uno
strapotere mediatico, concessogli in modo ipocrita e senza farsi scrupolo dai governi di centro-
sinistra: si potrà mai dimenticare l’elogio di D’Alema a Mediaset quale “risorsa del paese”?
Il “rieccolo” si riferisce al probabile ritorno del cavaliere Berlusconi alla guida del governo
italiano; così almeno lasciano intendere sia le previsioni degli esperti sia lo sfacciato proposito del
medesimo Berlusconi di riportare gli italiani alle urne con l’ignobile e truffaldino sistema da lui già
patrocinato nella precedente legislatura e definito dal suo autore, il leghista Calderoli, una porcata.
Mercè la quale il cavaliere primeggia, grazie anche all’irrisolto conflitto d’interessi da cui ricava
l’ampia sfera del proprio potere che a sua volta lo tutela da qualsivoglia provvedimento. Come un
mostruoso polipo Berlusconi avviluppa coi suoi tentacoli l’intera società italiana nei gangli vitali:
l’informazione, l’economia, la politica. E che mai dovette essere il potere mussoliniano degli anni
belli (1927-1941) appetto a questo di Berlusconi?
Il primo, il cavaliere Benito Mussolini, giammai ebbe infatti la piena potestà del suo
pedissequo, in quanto cavaliere, Silvio Berlusconi. Era indifferente al denaro il primo cavaliere,
laddove il pedissequo ne impazzisce e mercanteggia il centesimo. Amante del potere politico
assoluto, il primo non ebbe giammai in cale i quattrini che potevano meglio garantirglielo. Il
pedissequo nel denaro ci sguazza, desidera averne quanto più ne può, lo concede o lo nega secondo
dove la batte. Negli anni del potere Mussolini abitò coi suoi in una villa concessagli in utenza. Il
pedissequo invece colleziona o erige dimore fastose. La vendita de Il Popolo d’Italia fu l’unico affare
di Mussolini. Il pedissequo, che negli affari c’è nato, continua a farne, arricchendosi all’infinito.
Entrambi nocivi all’Italia, Mussolini pratica nondimeno antiche virtù contadine: la
frugalità, l’assenza di qualsiasi ostentazione di censo, il disagio pei fasti mondani del potere;
laddove il pedissequo non sa stare senza l’esibizionismo mondano, balneare o meno.
Del tutto fuori luogo perciò il paragone tra i due, richiamato dalla stampa italiana dopo la
dichiarazione del pedissequo di voler far giungere a Roma “milioni e milioni d’italiani” se
Napolitano, sciolto il parlamento, non avesse indetto nuove elezioni (Il Giornale 28/I/08). Povero
Musslen! Vien voglia di dire a noi antifascisti.
Indice della rivista
Febbraio 2008
Lavori in corso
Biografico
Dal Mondo
Note e rassegne
Scaffali Aperti
AA.VV., L’altro Mediterraneo. Uomini merci idee dall’Africa e dall’Asia, Roma, Carocci,
2007 [Cecilia Dau Novelli]
Alberto Giordano, Il pensiero politico di Luigi Einaudi, Genova, Name edizioni, 2006
[Roberto Bonuglia]
Antonio Santoni Rugiu, La lunga storia della scuola secondaria, Roma, Carocci, 2007
[David Rettura]
Antonio Gibelli, Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò,
Torino, Einaudi, 2005 [Francesca Cannavò]
Massimo L. Salvadori, Italia divisa. La coscienza tormentata di una nazione, Roma,
Donzelli, 2007 [Leonardo Campus]
Carlo Carboni (a cura di), Elite e classi dirigenti in Italia, Roma, Laterza, 2007 [Laura
Daga]
Guido Crainz, L’ombra della guerra. Il 1946, l’Italia, Roma, Donzelli, 2007 [Francesca
Santoro]
Giovanni Aliberti
Prefazione
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Elite&Storia.
Quadrimestrale di studi storici