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Kathy went to Haiti

stavamo discutendo del ciberspazio: Joyce, e Mc Luhan ed Eco, una macchina da scrivere
portatile mentre il treno andava. La mano risaliva sulla coscia, mythical mannish lesbian-
sessuata, gendered, non un atteggiamento puritano ma qualcosa d’altro. Allora una luce
abbagliante, rossa- un globo dietro la fronte, in basso. E ancora!

Mi sento così stanca a volte. Avere vissuto tutto, averlo rivissuto. C’era un falò acceso
lungo la spiaggia, qualcuno era andato a nuotare, altri si avviavano tenendosi per mano e
carezzandosi verso il crinale, da dove giungeva una musica lontana, battente. Techno,
dissi, techno. La temperatura saliva, il mio corpo prese a muoversi, un tremito sottile mi
scompaginava, non aveva alcun senso eppure stava capitando; come avevo detto un’altra
volta: la tristezza vola via.- Allora ti vidi per la prima volta.

Tumore, AIDS- non è chiaro. Allora.

(Kathy scese dall’aereo e si guardò attorno. Prima volta ad Haiti, sesso sfrenato e
mystères, i giorni che passavano, che sono passati. I-love-you sussurrati, un giorno come
sempre. Mescolava inglese e francese parlando: una storia del confine, frontiera.)

Giacomo Conserva, da SCHNABEL, 1998

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