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Gian Franco Belsito

Via Crucis
Le SCULTURE di
Antonio Gaglianone
nella Chiesa
di Belvedere Marina (CS)
VIA CRUCIS
La Via Crucis installata1 nell’aula liturgica della Chiesa parroc-
chiale Maria Santissima del Rosario di Pompei in Belvedere
Marittimo (CS), è opera dello scultore Antonio Gaglianone2
e venne commissionata da don Erminio Tocci, allora parroco
della suindicata Parrocchia3. Don Silvio Rumbolo, successore
di don Erminio, non fece in tempo a collocarla perché, prima
ancora che celebrasse la prima Quaresima in quell’edificio rico-
struito, venne chiamato al cielo da nostra sorella morte. L’ope-
ra venne conservata, con tutte le altre suppellettili sacre, nel
magazzino di uno dei generosi collaboratori della parrocchia.

Origine e significato della Via Crucis


nell’ambito della pietà popolare
La Via Crucis è una forma di preghiera comunitaria e popolare
le cui origini storiche sono rinvenibili fin dal 13004. Questo pio

Testi a cura di 1. Questa Via Crucis, opera dello scultore Antonio Gaglianone, in data 22.02.2018 è
Gian Franco Belsito stata installata dal Maestro Gerardo Furingo, Pino e Vincenzo Caroprese, Claudio
Capano e l’infaticabile e onnipresente Giuseppe Cristofaro. I pannelli installati, ad
Sculture: opera di Giuseppe La Fauci invece, spesso ritenuti una Via Crucis, in realtà illustrano
Antonio Gaglianone
il racconto del Kerygma (nucleo centrale di tutto il Vangelo: nascita, passione, morte e
Consulenza editoriale: risurrezione di Gesù Cristo). Mi riservo di esporre in altra sede il progetto dell’opera
Oscar Serra di La Fauci.
2 . Antonio Gaglianone (1914-2007), pittore e scultore, a Roma nella Galleria Passeg-
© 2018 Editrice Velar
giata di Ripetta, gestita insieme al fratello pittore e critico d’arte Giovanni Gagliano-
24020 Gorle (Bg) ne, ha attraversato il periodo della Scuola Romana, con un’identità profondamente
www.velar.it autonoma. Nelle sue sculture e nei suoi quadri fortissima è, come ha scritto di lui il
ISBN 978-88-6671-???-? critico Giuseppe Selvaggi, “la rappresentazione delle masse rassegnate agli eventi,
incolonnate nella necessità della rappresentazione del vivere quotidiano, per cui una
certa aria di naif è in realtà strumento di rottura. Il suo è un realismo popolare elevato
I testi biblici nel libretto a dignità di racconto corale”.
sono tratti da La Sacra Bibbia 3. Per la verità l’opera venne commissionata da Don Erminio, primo parroco della
nella versione ufficiale del 2008 giovane parrocchia, per la struttura dell’Emmanuele, all’interno della quale doveva
a cura della Conferenza Episcopale
Italiana.
sorgere anche una Chiesa. La struttura è tutt’ora un’opera incompiuta.
4 . Questo pio esercizio risulta tra quelli approvati dalla Chiesa come forma di pre-
Stampato in Italia ghiera comunitaria. Per questa si veda Congregazione per il culto divino e la discipli-
La Stamperia di Gorle na dei sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti, Città del
(Bg)
Vaticano 2002, nn. 131-135. Per l’approfondimento sul senso teologico di questi atti si
Prima Edizione marzo 2018 veda Maggioni C., Via Crucis – Via Matrsi – Via Lucis nel segno della Pasqua, in Rivista
Liturgica, 2016 (3), 113-120.

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Via Crucis P r e s e n ta z i o n e

esercizio è nato in Terra Santa per riproporre plasticamente lo porta con sé la grazia della missionarietà, dell’uscire da se stes-
stesso itinerario di Gesù sul Golgota. Gli studiosi della materia si e dell’essere pellegrini: il camminare insieme verso i santuari
sono arrivati a classificare diversi schemi di preghiera. Si può e il partecipare ad altre manifestazioni della pietà popolare,
facilmente capire la varietà dei momenti e delle diverse stazio- portando con sé anche i figli o invitando altre persone, è in se
ni (le stazioni sono a volte raffigurate nelle chiese o anche in stesso un atto di evangelizzazione. Non coartiamo né preten-
luoghi all’aperto e ricordano l’itinerario di Gesù che, in genere, diamo di controllare questa forza missionaria!
parte dalla preghiera dello stesso Gesù nell’Orto degli ulivi Per capire questa realtà c’è bisogno di avvicinarsi ad essa con
fino alla morte e alla sepoltura. Il Direttorio su pietà popolare lo sguardo del Buon Pastore, che non cerca di giudicare, ma
e liturgia ci ricorda che si può aggiungere sempre un’ultima di amare”6. Continuando ci ha suggerito ancora che la pietà
stazione, ovvero la Risurrezione). Concretamente i cristiani popolare più che essere azione del popolo è azione del “popo-
che si affidano a questa preghiera compiono un percorso spiri- lo di Dio”, cioè un popolo guidato dallo Spirito Santo7. Il genio
tuale, spesso rappresentato da un percorso fisico – non sempre popolare legge, talvolta, alcuni fatti biblici e, altre volte, addi-
breve – che diventa metafora della vita intesa come cammino. rittura creando, a modo proprio e originale, una fede incarnata
Il credente qui si troverà a ripercorrere la strada del Calvario nel tessuto sociale di un’intera comunità dando così seguito
che Cristo compì a Gerusalemme e avrà modo di rimeditare le al “cattolicesimo popolare”8. Si dà così luogo a quel fecondo
proprie vie segnate dal dolore. Avvertirà, così, conforto e con- rapporto tra fede e cultura che crea una multiformità di suoni
solazione nel sapersi compagno di Cristo in cammino. Questa e colori che non hanno nulla a che spartire con l’omologazione
forma di preghiera appartiene alla lunga tradizione della pietà o con l’appiattimento. La Via Crucis non è dunque creazione
popolare. La fede del popolo di Dio, mosso dallo Spirito San- solo artistica da esibire in ambiente domestico o museale. Il
to, ha inventato, senza il minimo riferimento biblico, alcune suo fine è quello di aiutare, l’occhio umano, a leggere i fatti
stazioni che fanno oramai parte della Via Crucis tradizionale: del cammino di Cristo verso il Calvario per rileggere il proprio
le tre cadute del Signore (III, V, VII), l’incontro di Gesù con la dolore e per contemplare cosa accade all’animo umano viene
Madre (IV) e con la Veronica (VI). Queste stazioni della Via toccato dalla sofferenza e sostenuto dalla fede. In pratica è
Crucis pongono il problema del rapporto tra pietà popolare, una preghiera del popolo e l’opera artistica è destinata ad un
liturgia e visione del magistero. Da questo punto di vista, mi uso liturgico. In questo senso, proprio a Belvedere, vediamo
rendo conto che questa non è certo la sede adatta per affron- come tutto il popolo partecipa ai fatti della passione di Cristo
tare adeguatamente tutto questo problema. Ritengo però che con genuinità e verità, tanto che alcuni studiosi hanno potuto
oramai vi siano studi corposi che dimostrano da tempo che il dire che addirittura la Liturgia ufficiale della Chiesa dovrebbe
popolo, vero soggetto della pietà popolare, non va più letto prendere ad esempio la pietà popolare come verità di un’azio-
come una categoria sociologica, ma con la qualifica teologica di ne sentita da tutto il popolo di Dio9.
popolo di Dio5. La fede di quella pietà popolare che inventa e
crea, secondo la propria cultura di appartenenza, non esprime La funzione sociale e catechistica dell’opera d’arte
affatto una fede di seconda serie, tanto da esigere opportune e L’opera artistica religiosa oggi è spesso presa in considerazio-
necessarie correzioni e/o armonizzazioni con la liturgia uffi- ne più per il suo valore economico e finanziario che non per
ciale della Chiesa. Papa Francesco l’ha definitivamente sdo-
ganata dal pensare periferico della Chiesa e ci ricorda, inoltre,
6. Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 24-XI-2013, AAS 105
che la pietà popolare “è un modo legittimo di vivere la fede, (2013) 1019-1137, 124-125.
un modo di sentirsi parte della Chiesa, e di essere missionari; 7. Cfr Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 24-XI-2013, AAS 105
(2013) 1019-1137, 122-126.
8. I. Schinella, Cattolicesimo popolare. Una sfida per il terzo millennio, Editrice Domeni-
5. I. Schinella, Cattolicesimo popolare. Una sfida per il terzo millennio, Editrice Domeni- cana Italiana, Napoli 2007.
cana Italiana, Napoli 2007; M. Pretto, Teologia della pietà popolare. Orientamenti fonda- 9. Cf I. Schinella, La pietà popolare e l’anno liturgico: le due mani dello Spirito Santo, in
mentali, Editoriale progetto 2000, Cosenza 2005. Rivista Liturgica 2016 (3), 9-39.

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Via Crucis P r e s e n ta z i o n e

la sua valenza simbolica. In alcuni casi viene utilizzata come si vuole rappresentare è la passione di Cristo. In questo, mi
pretesto per muovere una critica serrata ai responsabili della piace proprio dirlo, vi sono diversi elementi di originalità.
comunità ecclesiale perché poco attenti all’uso del denaro. Il primo è dato dal fatto che la bellezza sta proprio in que-
Eppure, San Francesco d’Assisi, che in quanto ad attenzione sto: è la verità di un uomo che sceglie di andare incontro ad
verso i poveri, è quello che più si avvicina a Gesù Cristo, non una morte ingiusta per amore. La bellezza vera, perciò, non
badava a spese quanto si trattava di dedicare suppellettili e è quella falsa dei cosmetici o degli interventi correttivi della
vasi sacri da destinare all’uso liturgico. A noi sfugge il valo- chirurgia. La bellezza è quella della verità di un uomo che
re simbolico dell’esistenza e spesso queste analisi risultano non si sottrae al dolore per amore. Come quello di una madre
molto superficiali. che dà alla luce un figlio nelle doglie del parto. Quel dolore
L’opera d’arte nella Chiesa si è sviluppata per la sua funzione è capace di creare una bellezza indescrivibile. Qui il nostro
didattica e come una bella forma di carità verso i poveri. Le autore, ripercorrendo la storia di Cristo, ci chiede di compie-
grandi tele e gli affreschi più belli sono nati perché i pastori re il nostro viaggio guardando al dolore con occhi diversi. Il
d’anime, che di fatto erano i committenti (come don Erminio dolore non ci abbruttisce anzi, nel dolore si rivela, proprio
con Antonio Gaglianone in questo caso), volevano che il Van- come in una manifestazione, la verità della nostra umanità.
gelo arrivasse a toccare gli animi anche di chi non sapesse L’umanità della madre che si dispone in quel sentiero per
leggere. Opera destinata al popolo, all’uso liturgico10 ma ad incrociare gli occhi del figlio. Quella madre che lo aveva par-
iniziare dai più poveri. Oggi spesso l’opera d’arte viene vista torito, lavato, asciugato ora deve seguirlo come maestro nella
come un fenomeno per esperti. La funzione didattica, a cui via del dolore e imparare da Lui ad amare i suoi figli, sebbene
l’opera d’arte è asservita, non ne sminuisce il valore, anzi, lo soffrendo.
esalta proprio perché lo dispone ad una fruizione condivisa
e popolare, non ad appannaggio di palati esperti e raffinati, Tratti originali della Via Crucis
quasi che l’arte debba leggersi solo da parte di una casta, di Antonio Gaglianone
come un discorso di élite. In questo caso, ad esempio, tutti Il mio dire qui non sarà quello dello studioso, ma dell’appas-
possono leggere la linea di dolore che attraversa le creazioni. sionato di opere d’arte all’interno della Chiesa. Sono convin-
Ogni pannello presenta i diversi momenti della sofferenza di to che la creazione del Gaglianone, del resto, riveli dei tratti
Cristo nel suo cammino di sofferenza, dal momento del pro- talmente originali ed evidenti che persino occhi poco esperti
cesso fino al Calvario. Benedetto XVI, quand’era Cardinale, come i miei non possono non cogliere. Prima di tutto si capisce
aveva sviluppato la tematica in diversi interventi, tra cui spic- che vi sono almeno due mani: quella della committenza, don
ca il Messaggio al Meeting di Rimini del 2002, in cui, partendo Erminio, e quella dell’artista.
dal Salmo 44 e citando Agostino e Platone, Kabasilas e von La mano di don Erminio è chiaramente rinvenibile
Balthasar, parla del rapporto tra bellezza e verità affermando: nell’introduzione di tre stazioni che normalmente non sono
“La bellezza è certamente conoscenza, una forma superiore inserite nello schema classico della Via Crucis: il “Bacio di
di conoscenza poiché colpisce l’uomo con tutta la grandezza Giuda”, l’“Ecce Homo” e “Oggi sarai con me in paradiso”.
della verità... La vera conoscenza è essere colpiti dal dardo Queste tre stazioni hanno un sapore prettamente biblico e teo-
della bellezza che ferisce l’uomo... L’essere colpiti e conqui- logico. Le prime due fanno riferimento al mistero dell’iniquità
stati attraverso la bellezza di Cristo è conoscenza più reale e che tenta in ogni caso di prevalere sul bene. La stazione del
più profonda della mera deduzione razionale”11. buon ladrone invece è tutta riferita al piano della Grazia che
Non potrebbe essere diversamente, visto che il soggetto che è smisurata da parte del Padre quando trova un cuore che si
lascia convertire, sia pure in punto di morte. Il progetto della
10. Sulle ragioni che portano a riscoprire il legame tra arte e catechesi si veda Dell’A-
Via Crucis in 17 stazioni non è del tutto nuovo; è tipica invece
sta A., Eclissi. Oltre il divorzio tra arte e Chiesa, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2016. della tradizione spagnola la sistemazione del cammino dolo-
11. J. Ratzinger, La bellezza. La Chiesa, LEV-Itaca, Roma-Castel Bolognese 2005, 11-26. roso di Cristo in 17 momenti.
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Via Crucis P r e s e n ta z i o n e

Il liturgista Marini ci informa che proprio l’inizio della Via Le forme di Cristo e dei suoi amici non rimandano ai linea-
Crucis è spesso fluttuante12. Per la verità si contano ben qua- menti essenziali tipici degli orientali, anzi, a ben vedere, i volti
ranta schemi di preghiera anche se quella classica è organiz- arrotondati richiamano una certa calabresità a noi molto nota.
zata in 14 stazioni13. I tratti degli uomini e delle donne segnati dal dolore non sono
L’autore, che ci ha voluto consegnare un’opera assolutamen- appariscenti o eclatanti ma discreti, ordinari; sembra di sentire
te originale, ha voluto leggere la passione di Cristo con gli il loro silenzio vinto dal dramma di una quotidianità difficile,
occhi di un artista calabrese innamorato della sua terra, del dolorosa. Si vede un Cristo con il volto di un calabrese, una
suo popolo, delle sue tradizioni e delle sue radici. Madonna della nostra terra. L’arte è bella proprio perché sem-
La terra è il materiale utilizzato per dare seguito alle forme e plice: è come se lo scultore ci stesse invitando ad incarnare
non vi si può non leggere un ritorno alla visione dell’uomo nella nostra storia, nella nostra cultura, la vicenda di Cristo,
adamitico, originato dalla terra. La Bibbia ci ricorderebbe: della sua famiglia e dei suoi amici.
“Dalla terra veniamo alla terra torniamo” (cfr Gen 3,19). Dalla Vi si potrà leggere ancora l’attualità dei calabresi sopraffatti
terra, nostra madre, deriva il pane, alimento e sostentamento. dai soprusi e dal malaffare: altri Cristi che vengono condanna-
La terra è dunque nostra madre e chiede di essere coltiva- ti a morte dai diversi Giuda e Pilato di oggi (qui sono convinto
ta e custodita con rispetto. La terra ricorda l’uomo calabrese che la nostra fantasia potrebbe continuare). Il percorso che
dedito all’agricoltura che si impasta con i valori essenziali del Gaglianone propone non è solo quello di leggere la riflessione
nostro mondo e che grida ancora per la salvaguardia e tutela di un artista, ma è un invito a rileggersi in quel viaggio e non
di tutto il creato. La terra si fa opera di denuncia di tutti quegli tanto come singolo ma come popolo in cammino, che non
abusi che creano danni ecologici irreversibili. teme di accogliere, responsabilmente, il dolore come il tratto
più originale della propria bellezza.

12. Il Liturgista ci offre un resoconto delle varietà dell’inizio della Via Crucis in questo
modo: “Nel lungo processo di formazione della Via Crucis sono da segnalare due ele-
menti: la fluttuazione della ‘prima stazione’ della Via Crucis e la varietà delle stazioni Conclusione
stesse. La creazione artistica è opera non solo umana e non si può
Per quanto concerne l’inizio della Via Crucis, gli storici segnalano almeno quattro non accorgersi e, quasi sentire, che qualcosa di inafferrabile e
episodi differenti, scelti quale ‘prima stazione’:
– l’addio di Gesù a sua Madre; si tratta di una ‘prima stazione’ che non sembra aver avu-
indescrivibile vi soggiace.
to una larga diffusione, probabilmente a causa del problematico fondamento biblico; Le forme create forse rimandano a dei dettagli che possono
– la lavanda dei piedi; questa ‘prima stazione’, che si situa nell’ambito dell’Ultima Cena sembrare, ai più, come qualcosa di già visto e conosciuto,
e dell’istituzione dell’Eucaristia, è attestata in alcune Via Crucis della seconda metà segnati come sono dal genio e dalla cultura dell’artista, tutta-
del secolo XVII, che ebbero larga fortuna;
– l’agonia del Getsemani; il Giardino degli ulivi, dove Gesù, in estrema e amorosa ob- via ci si rende conto di un Oltre che li trascende. Suggeriscono
bedienza al Padre, decise di bere fino all’ultima goccia il calice della passione, costi- chiaramente un’appartenenza, al proprio dolore, alla propria
tuisce l’inizio di una Via Crucis del secolo XVII, breve – comprende solo sette stazioni cultura sebbene oltrepassino i confini del tempo e dello spazio.
–, notevole per il suo rigore biblico, diffusa ad opera soprattutto dei religiosi della
Compagnia di Gesù;
Una bellezza, quella di Gaglianone, che affascina e seduce
– la condanna di Gesù nel pretorio di Pilato, ‘prima stazione’ assai antica, che segna mentre racconta la storia, per immagini, del dolore di Cristo e
efficacemente l’inizio dell’ultimo tratto del cammino di dolore di Gesù: dal pretorio dunque anche del semplice visitatore.
al Calvario”. Il racconto del nostro scultore evoca molto di più di quello che
Cfr www.vatican.va/news_services/liturgy/documents/ns_lit_doc_via-crucis_it.html
13. 1 – Gesù è condannato a morte; 2 – Gesù è caricato della Croce; 3 – Gesù cade per si vede: si racconta di Cristo, della sua sofferenza, della Mater
la prima volta; 4 – Gesù incontra sua Madre; 5 – Gesù è aiutato dal Cireneo a portare dolorosa, ma anche della nostra gente, delle tante sofferenze,
la Croce; 6 – La Veronica asciuga il volto di Gesù; 7 – Gesù cade per la seconda volta; dei nostri paesi, del valore della nostra bella terra calabrese.
8 – Gesù incontra le donne di Gerusalemme; 9 – Gesù cade per la terza volta; 10 –
Gesù è spogliato delle vesti; 11 – Gesù è inchiodato sulla Croce; 12 – Gesù muore sulla
Cosa non può fare il genio di un artista creativo e originale
Croce; 13 – Gesù è deposto dalla Croce; 14 – Gesù è deposto nel Sepolcro. quando si accosta ai fatti della fede. Sono dei segni chiari,

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Via Crucis

VIA CRUCIS

inequivocabili, che si lasciano descrivere con immediatezza Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
e, tuttavia, rimandano a qualcosa di irraggiungibile e di più Amen.
grande, che ci afferra proprio perché ci contiene.
Il viaggio che lo scultore propone ci fa passare per i sentieri Introduzione
sconosciuti della nostra terra ma insieme ci rimanda al cielo. “Un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a
Cielo e terra vengono tenuti insieme in un percorso spirituale lui, gli domandò: ‘Maestro buono, che cosa devo fare per avere
per ogni uomo segnato dal dolore. La terra, che lo scultore ha in eredità la vita eterna?’” (Mc 10,17).
plasmato con le sue mani, è diventata così porta verso il cielo Gesù ha risposto a questa domanda inoltrandosi sulla via del
per sentieri che non sono i nostri. Calvario. Non tutti possono capirlo. La via del dolore è miste-
riosa, è come l’acqua: si trova una via sua in ogni canale. Chi si
Don Gian Franco Belsito lascia sedurre da questa via, senza ribellarsi, ma accettandola,
scopre l’Amore.
Tanti, di fronte al dolore, si lasciano vincere dalla paura e,
come quel giovane ricco, scappano via tristi.
Noi oggi siamo qui perché vogliamo leggere il nostro dolore
nel tuo. Signore, non vogliamo sentirci soli nelle nostre cadute.
Desideriamo rialzarci con Te per arrivare fino alla fine.
La via della croce si farà così metafora dell’esistenza perché
possiamo scoprire anche noi la forza della debolezza.
Rivivremo anche noi la memoria delle nostre cadute e, nelle
nostre debolezze, scopriremo così la forza di un Dio che si è
fatto uomo per portare la pace dove c’è guerra, l’amore dove
c’è odio e il perdono dove regna l’offesa.

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I STAZIONE

Il Bacio di Giuda

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Matteo 26,47-49.
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici,
e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi
dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro
segno, dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. Subito si
avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò.

MEDITAZIONE
La storia di Giuda non è poi così diversa da tante che ciascuno di
noi conosce: l’amico che ti tradisce. Il bacio rivela anche un modo
inaspettato perché tale è, sempre, un tradimento. È il mistero
della libertà di Dio e dell’uomo che, insieme, non impediscono al
demonio di svolgere il suo mestiere.
Il fascino della tentazione è dietro ogni angolo: a volte si presenta
con il volto del guadagno facile, della scorciatoia, del piacere, del
decidersi da soli, persino del buon senso. Sembrano tante facce, in
realtà sono tante maschere dietro cui si nasconde un solo volto:
quello del divisore.
Gesù dice a Giuda: Per questo sei qui? Per quale motivo noi siamo
sulla terra? Per seguire la via del male o quella del bene?

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, guida i nostri passi perché non ci
lasciamo sedurre dai facili guadagni e non percorriamo quelle
strade che, apparentemente, sembrano più appaganti ma che alla
fine, poi, lo sappiamo bene, generano il rimorso e il pentimento.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO...

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
II STAZIONE

ECCO L’UOMO

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Giovanni 19,4-5
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo condu-
co fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna”.
Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello
di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!”.

MEDITAZIONE
Un uomo flagellato e coronato di spine non può non indurre pietà.
Il politico navigato avverte i lineamenti del dolore che segnano
quel volto. Si sente spinto a fare qualcosa per liberarlo. Questa
spinta però non è profonda perché non è vera: egli è troppo preoc-
cupato di difendere la sua posizione, la sua ambizione. Nella sua
arroganza e presunzione pensa di poter salvare ogni cosa senza
schierarsi e senza prendere posizione. Gli eventi lo sorprenderan-
no e si troverà ad essere un ipocrita di fronte alla Verità. Crede di
lavarsi le mani senza assumersi la responsabilità.

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, illumina il nostro sguardo perché
ogni qual volta ci troviamo di fronte ad un uomo che soffre non
facciamo finta di guardare da un’altra parte. Donaci di essere servi
dell’umanità sofferente; donaci di respingere le lusinghe dell’am-
bizione e del potere per poter essere sempre servi della Verità che
incontriamo sul nostro cammino. Te lo chiediamo per Gesù Cristo
nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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III STAZIONE

CONDANNA A MORTE DI GESù

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Marco 15,12-13.15
Pilato disse loro di nuovo: “Che cosa volete dunque che io
faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”. Ed essi
di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”. Pilato, volendo dare
soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba
e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse
crocifisso.

MEDITAZIONE
Quest’uomo, simbolo del dolore, viene condannato. Chi doveva
assicurargli giustizia unita alla gratitudine lo destina alla croce.
Una pena capitale così terribile non si può mai capire, ancora di
più quando viene comminata ad un innocente. Non c’è solo Pilato
e i tanti che si nascondono dietro i potenti. Ci sono gli scribi, i fari-
sei: tutti coloro che fanno del proprio impegno religioso un modo
di apparire giusti per condannare chi è veritiero perciò scomodo.
Spesso siamo proprio noi, frequentatori del tempio, che condan-
niamo tanti ingiustamente.

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, donaci di poter ricercare sempre la
giustizia, la legalità e fa’ si che il garbo e la correttezza non diven-
tino il pretesto per non prendere posizione di fronte a chi sof-
fre ingiustamente. Donaci di saper essere veritieri anche quando
costa. Donaci di saper essere giusti anche quando occorre pagare
di persona. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
IV STAZIONE

GESù CARICATO DeLLA CROCE

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Giovanni 19,16-17
Pilato lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso
il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota.

MEDITAZIONE
I soldati sono dei subalterni che si vendono per quattro soldi e,
per questo, sopportano le angherie e la prepotenza ingiusta dei
superiori. Sono dei mercenari. Appena si presenta, davanti ai loro
occhi, un debole si avventano su di lui per scaricarvi tutto ciò che
hanno subito. Sono uomini senza nome perché si fanno deboli con
i forti e forti con i deboli. Sono privi di intelligenza perché non
si chiedono mai un perché. Solo ordini da eseguire in attesa del
giorno della paga. Una vita intera dietro il denaro, a costo anche
di uccidere senza mai chiedersi: che cosa sto facendo? Perché vivo?
Qual è lo scopo della mia esistenza?

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, rialzaci dalle nostre cadute, riconduci
il nostro spirito smarrito alla Tua Verità. Non permettere che la
ragione umana, che Tu hai creato per Te, si accontenti delle verità
parziali della scienza e della tecnologia senza cercare di porre le
domande fondamentali del senso e dell’esistenza14. Te lo chiediamo
per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

14. Cfr Benedetto XVI, Lettera apostolica Porta fidei, 12.

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V STAZIONE

GESù CADE LA PRIMA VOLTA

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Libro del profeta Isaia 53,4.7
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addos-
sato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso
da Dio e umiliato.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era
come agnello condotto al macello, come pecora muta di
fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

MEDITAZIONE
Il Figlio di Dio si è fatto uomo e non ha avuto paura di cadere.
Eppure in quel passo ceduto tutto trova senso: il dolore di tutta
l’umanità ha avuto una direzione, quella di Cristo. Gli ebrei ster-
minati nei campi di sterminio, i cristiani uccisi dai persecutori
della fede, gli uomini liberi vinti dagli oppressori di ogni tempo
possono dire di aver avuto Cristo con loro. Nessuno può più dire
di essere solo. Cristo è caduto perché così ogni nostra caduta fosse
avvolta nel senso del mistero di un Dio misericordioso che viene a
vincere il male con la debolezza.

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, donaci di saper scegliere il Dio della
pace. Aiutaci a stare sempre dalla parte dei più deboli ed indifesi,
anche contro i potenti di turno. Donaci di saper scegliere la via
difficile della testimonianza a prezzo della nostra stessa esistenza,
piuttosto che stabilire un prezzo, ahimè, sempre basso, della nostra
misera vita. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
VI STAZIONE

GESù INCONTRA SUA MADRE

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Luca 2,34-35
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli
è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come
segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà
l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”.

MEDITAZIONE
Credo non ci sia dolore più grande come quello di una madre che
vede morire il proprio figlio. Le parole dei profeti erano rimaste
depositate nel cuore e solo ora diventano spade che si trafiggono
nell’anima. Quella fanciulla solo ora capisce il senso delle parole
di Simeone; solo ora, perché la comprensione viene percepita nelle
profondità delle viscere.
Qui si consuma il dolore di ogni madre che riceve la notizia della
morte del proprio figlio: quello del parto educativo continuo; quel-
lo dell’interruzione di gravidanza; quello delle stragi del sabato
sera; quello degli attentati terroristici; quello dei giovani morti
in guerra.

PREGHIAMO
O Dio, nostro Padre Onnipotente, ascolta la nostra preghiera,
perché le mamme della nostra storia possano essere comprese e
contemplate in quello sguardo d’amore tra la Madre e il Figlio,
lungo la via del Calvario. Ascolta il grido di dolore che si eleva
ogni qual volta una madre guarda il figlio morire: perché queste
storie possano essere mutate in storie di risurrezione e di pace. Te
lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

22 23
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VII STAZIONE

GESù è AIUTATO DAL CIRENEO

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Marco 15,21-22
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un
certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di
Alessandro e Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota,
che significa “Luogo del cranio”.

MEDITAZIONE
Il contadino che torna dalla fatica quotidiana non vede l’ora di
poter far ritorno a casa in vista del meritato riposo. Simone di
Cirene non poteva certo immaginare questo incontro fortuito e
improvviso. Non avrà certo gradito l’azione di forza dei soldati che
lo hanno costretto a prendere addosso la croce di Cristo. Certo, di
fronte a quel triste e macabro spettacolo, il suo cuore si sarà sicu-
ramente intenerito. Viene così coinvolto nel destino e nel cammino
della croce di Cristo. I figli, Alessandro e Rufo, sono conosciuti
dall’evangelista (Mc 15,21) forse facevano parte di quel gruppo di
persone che avrebbero seguito il Cristo spinti proprio dal Padre che
viene così coinvolto nel medesimo percorso. L’incontro col dolore,
anche se fortuito e inatteso, provoca e apre sentieri di fede che ti
portano direttamente nel cuore di Cristo.

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, donaci la capacità di poter scorgere i
tanti cristi sofferenti che si presentano nel nostro cammino; donaci
la forza di saperci piegare per poter prendere la croce anche di altri;
donaci di saper educare i nostri figli alla scuola del dolore; donaci
di saper offrire del nostro tempo nel volontariato verso i bisognosi.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
VIII STAZIONE

GESù è ASCIUGATO DALLA VERONICA

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Libro del profeta Isaia 53,2-3
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguar-
di, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto
dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprez-
zato e non ne avevamo alcuna stima.

MEDITAZIONE
Il sangue che cola sul suo volto, gli sputi ricevuti dai passanti,
la terra che l’avrà sporcato non possono nascondere la bellezza
dell’uomo dei dolori che si fa largo nei nostri cammini. Ci voglio-
no gli occhi teneri e aggraziati di una donna per scoprire tanta
bellezza. Gesù non si oppone. Il suo cammino qui si fa sosta per
respirare, per prendere fiato. Un sollievo, sia pure piccolo, in tanta
strada provata dal dolore unito al disprezzo dei più.
La Veronica, nell’aiutare il condannato, ci insegna che, talvolta, si
può scegliere di andare controcorrente per portare un aiuto.

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, donaci di saper difendere gli oppressi e
i maltrattati di ogni tempo; donaci la forza di saper andare avanti
anche con il vento contrario; donaci occhi capaci di saper vedere
il diamante che si nasconde dietro le incrostazioni della macchina
del fango costruita dai tanti carnefici del nostro tempo. Te lo chie-
diamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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IX STAZIONE

GESù CADE LA SECONDA VOLTA

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Libro delle Lamentazioni 3,1-2.9.16
Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza del-
la sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle
tenebre e non nella luce. Ha sbarrato le mie vie con blocchi
di pietra, ha ostruito i miei sentieri. Ha spezzato i miei denti
con la ghiaia, mi ha steso nella polvere.

MEDITAZIONE
Gesù è l’Agnello che prende su di sé le colpe di noi tutti per redimer-
ci. In questo cammino della sua storia umana ha registrato la fatica
e la debolezza. Lungo quella via si è sentito schiacciato ed è caduto.
Come Lui, tanti nostri giovani sono caduti sotto il peso della vita.
Alcuni dei nostri figli, schiacciati, sono finiti in carcere. Il carcere,
troppo spesso, lo abbiamo visto come il giusto castigo per chi si è
macchiato di colpe gravi. Non possiamo negare che alcune volte le
condizioni di vita dei carcerati sono disumane. Appena escono, poi,
il nostro giudizio su di loro diventa un ulteriore peso. Non riuscia-
mo sempre a dare loro fiducia. Quel peso si fa sempre più duro. Non
guardiamoli come ex detenuti: sono nostri figli che sono caduti e che
hanno bisogno di un sorriso che li sproni a rialzarsi.

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, spesso i nostri occhi diventano giudici
spietati di fronte a chi cade lungo il cammino. Donaci di saper
essere testimoni credibili della Tua misericordia. Lo ripetiamo ogni
volta che preghiamo con le parole che ci ha insegnato Tuo Figlio:
“Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri
debitori”. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
X STAZIONE

GESù CONSOLA LE PIE DONNE

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Luca 23,27-28
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che
si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù,
voltandosi verso di loro, disse: “Figlie di Gerusalemme, non
piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”.

MEDITAZIONE
Lungo la via del Calvario gli amici più stretti si sono dati, quasi
tutti, alla fuga. Sorprendentemente si trovano alcune donne che, ci
piace immaginare, con le fiaccole accese, gli vanno incontro. Sono
donne che non si scandalizzano, che non scappano via, che non si
intimoriscono di fronte ai soldati, ai potenti o ai molti passanti.
Sono donne che con coraggio testimoniano la loro fedeltà a quel
Cristo segnato dal dolore ingiusto. Anche Gesù è scosso dalla loro
presenza e, soprattutto, dal loro pianto. Lungo quella via, Gesù
dice poche parole: c’è bisogno di un pianto diverso di fronte al
dolore, non quello della commiserazione o della pietà, ma della
condivisione. Quelle donne piangono per i tanti dolori che sono
stati arrecati ai corpi femminili, soprusi, violenze e femminicidi,
dolori che Cristo ci chiede di saper condividere.

PREGHIAMO
O Dio, nostro Padre Onnipotente, donaci di saper accompagna-
re i tanti che si incamminano sulla strada del dolore innocente.
Donaci di saper condividere la sorte di quelle persone eliminate,
fragili e indifese, come i bambini non nati e le donne uccise, perché
possiamo essere vicini a chi è risultato provato dalla sofferenza. Te
lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
XI STAZIONE

GESù CADE LA TERZA VOLTA

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi 2,6-7
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non riten-
ne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso,
assumendo una condizione di servo diventando simile agli
uomini.

MEDITAZIONE
Gesù è con la faccia a terra. È umiliato dai potenti del mondo.
Quante volte questa storia si ripete ancora oggi. Vogliamo dire,
ai tanti umiliati e oppressi del pianeta, che è possibile rialzarsi,
proprio come ha fatto Gesù. L’essere sottoposti ad un’umiliazione
ingiusta ci piega ma non ci spezza. Quando si interviene sul piano
educativo con necessarie potature, si avverte il dolore della lama
che taglia una parte di noi, fa riflettere e fa crescere. Alimentiamo
la speranza di tutti coloro che cadono lungo il percorso. Ricor-
diamo loro che la fragilità è della condizione umana, ma occorre
rialzarsi, guardando Cristo che cade e si rialza. Ogni vita viene
generata nel dolore, come sa ogni mamma che partorisce: la gioia
della vita nascente fa dimenticare le doglie del parto.

PREGHIAMO
O Dio, nostro Padre Onnipotente, non ti chiediamo di non farci
cadere mai, ma di darci la forza, sempre, di saperci rialzare. Le
difficoltà non mancano in ogni cammino come anche le cadute.
Fa’ che la nostra storia ci spinga sempre ad andare oltre, elevando
lo sguardo verso l’orizzonte più lontano, dove si muove l’Amore
di un Dio che risolleva. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro
Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
XII STAZIONE

GESù è SPOGLIATO

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Marco 15,22-24
Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa “Luogo
del cranio”, e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli
non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti,
tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso.

MEDITAZIONE
Gesù viene spogliato delle sue vesti. Non bastavano gli insulti
e gli sputi, il sangue e il disprezzo, bisognava toglierli anche la
dignità. Gesù viene denudato, di fronte a tutti. Uno scandalo. Non
è solo un uomo: è il Re che è nudo. L’onda dello scandalo dilata
il clamore.
Quanti altri scandali si consumano ogni qual volta viene negata
la dignità dell’essere umano con la violenza, con la forza o con la
macchinazione della calunnia.
Nel dolore un segnale di speranza: la tunica non viene divisa.
Nello scandalo della dignità violata la Chiesa, tunica che avvolge
il corpo di Cristo, rimane tutta d’un pezzo.

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, fa’ che sia sempre salvaguardata la
dignità di ogni uomo, che nessuno, anche in situazioni estreme,
dimentichi che la dignità umana va sempre difesa, senza cedi-
menti.
Quando lo scandalo si abbatte nella nostra storia, ricoprici con la
Tua tunica e tienici stretti a Te. Supereremo la prova e il dolore.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
XIII STAZIONE

GESù è INCHIODATO SULLA CROCE

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Giovanni 19,16a.19
Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Pilato com-
pose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scrit-
to: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”.

MEDITAZIONE
Quei chiodi vengono conficcati nella carne e procurano dolore. Le
modalità sono quelle inaspettate e brusche. Quel ferro che penetra
nella carne è atroce. Tante malattie oggi giungono proprio così:
inaspettatamente, costringono a restare a letto e, lentamente, con-
sumano corpi martoriati che si avvicinano alla morte.
La malattia spesso si fa problema non solo per l’ammalato, ma
anche per chi vive al suo fianco. Il tempo non è più lo stesso. Le
giornate dipendono dal dolore del malato.
Un dolore che lentamente e brutalmente toglie la vita. Tutta la
famiglia porta quella croce. Il dolore si fa più atroce quando i figli
piccoli restano senza la madre o le madri si scoprono senza il loro
figlio amato.

PREGHIAMO
O Dio, nostro Padre Onnipotente, donaci la calma nella sconfitta
e la serenità nella prova, perché il dolore non possa abbruttirci;
donaci, nella sofferenza, di sapere di essere visti e guardati da
Cristo che ha provato quell’angoscia sull’albero della croce, perché
sappiamo essere compagni di chi vive nel letto del dolore. Te lo
chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
XIV STAZIONE

OGGI SARAI CON ME IN PARADISO

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Luca 23,39-43
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei
tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimpro-
verava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei
condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché rice-
viamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli
invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricordati
di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità
io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.

MEDITAZIONE
Cosa avrà pensato Gesù? Ciò per cui è stato mandato ora si com-
pie. Il senso della sua storia sta proprio in questo donarsi. Certo,
non aveva immaginato di essere confuso tra i delinquenti. Tanti
curiosi, lì vicino, a cercare di capire e vedere se accadesse qualcosa
di strano. Ma gli amici? Quelli che lo avevano seguito fin dall’i-
nizio dove sono? Uno di loro sembra averlo persino rinnegato.
Sì, quando Gesù accetta la sofferenza ingiusta fino alla morte,
neppure noi lo comprendiamo, anzi, di fatto, proprio come Pietro,
non lo riconosciamo. Un delinquente, un lontano, invece, si sente
molto vicino a Lui. “Ricordati di me Signore”.

PREGHIAMO
O Dio, Padre Onnipotente, donaci di sapere che non è mai troppo
tardi per pentirci e tornare a Te con tutto il cuore per essere accolti
nel Tuo regno di luce infinita. Donaci di saper essere pronti ad
amare, come in un gioco a perdere, pur di saperci ritrovare in Te.
Fa’ che il dolore e la prova, lo smarrimento e la disperazione non
ci portino mai a guardare da un’altra parte all’infuori di Te. Te lo
chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.
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XV STAZIONE

GESù MUORE SULLA CROCE

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Marco 15,33-37
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino
alle tre del pomeriggio. 34Alle tre, Gesù gridò a gran voce:
«Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?». 35Udendo questo, alcuni dei pre-
senti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36Uno corse a inzup-
pare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava
da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo
scendere». 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino


alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce:
“Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni
dei presenti dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a
inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli
dava da bere, dicendo: “Aspettate, vediamo se viene Elia a
farlo scendere”. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

MEDITAZIONE PREGHIAMO
La tradizione della Chiesa ci ha fatto commentare, da lungo tem- O Dio, Padre Onnipotente, donaci di saper morire ogni giorno
po, le sette parole di Gesù morente: “Dio mio, Dio mio, perché come Cristo.
mi hai abbandonato?” (Mt 27,46); “Padre, perdona loro perché Da quell’albero della croce partono due legni come delle braccia:
non sanno quello che fanno” (Lc 23,34); “In verità io ti dico: oggi uno, in orizzontale, per abbracciare il mondo; l’altro, in verticale,
sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43); “Donna, ecco tuo figlio!...” per raggiungere il cielo. Fa’ che possiamo sentirci tutti fratelli
(Gv 19,26.27); “Ho sete” (Gv 19,28); “È compiuto!” (Gv 19,30); perché abbracciati dal Tuo amore infinito e senza riserve. Te lo
“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). Sono il chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
testamento di Gesù. Sono le parole dell’amore del Padre che dona Amen.
la vita di suo Figlio. Sono il canto dell’amore fedele nonostante le
nostre infedeltà. Quella morte ci dice che possiamo essere amati; PADRE NOSTRO
che nessuno è più escluso dalla partecipazione ad una vita piena
e senza fine. Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

40 41
V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
XVI STAZIONE

GESù DEPOSTO DALLA CROCE

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Marco 15,42-43.46
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia
del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del
sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con corag-
gio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Egli allora,
comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce.

MEDITAZIONE
Finalmente il corpo di Cristo viene consegnato a Colei che lo ave-
va umanamente generato. Quella donna, come ogni madre a cui
viene consegnato un figlio morto, l’avrà abbracciato e baciato,
senza paura, sì perché l’amore è più forte della morte. Il bacio
è lo stesso che quella madre avrà dato al corpicino del bambino
Gesù, ci piace pensare, sorridente. Ora è il Gesù morto che viene
baciato, per un senso di pietà vera, generata dall’amore. Tanti di
noi fanno lo stesso quando vanno a fare visita agli amici o parenti
defunti: si vuole arrivare in casa prima che chiudano la bara, per
poter donare, con il bacio alla salma, quell’alito di vita che vince
la morte e che dispone il defunto all’amore senza fine.

PREGHIAMO
O Dio, nostro Padre Onnipotente, donaci di saper amare, come
Gesù, senza riserve, senza se e senza ma, sino alla fine per essere
degni figli Tuoi. Nell’ora della prova più crudele, donaci di saperla
affrontare con le braccia di Maria, che si aprano all’accoglienza
generosa; con i suoi occhi, indirizzati verso il cielo, in segno di
quell’offerta di sé al Padre e con il bacio dell’amore alla vita senza
fine. Te lo chiediamo per Gesù Cristo nostro Signore.
Amen.

PADRE NOSTRO

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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V i a C r u c i s - L e S ta z i o n i
XVII STAZIONE

GESù VIENE SEPOLTO

– Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.


– Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

PAROLA DI DIO
Dal Vangelo secondo Matteo 27,59-60
Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e
lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatta scavare
nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del
sepolcro, se ne andò.

MEDITAZIONE
La pietra e la terra nuove sono destinate ad accogliere, momenta-
neamente, il corpo morto di Gesù.
La tomba nuova nel giardino nuovo.
Nuovo perché incontaminato e intatto doveva essere il giardino
destinato ad accogliere il suo corpo, come intatto fu quel corpo
della Madre, Maria, che lo accolse nel suo grembo per donarlo
alla storia umana.
La terra ci insegna l’umiltà della fine di ogni percorso umano; ci
insegna l’umiltà della morte e la pedagogia dell’attesa dei frutti
della risurrezione.
Il giardino nuovo e intatto ci ricorda che la terra è nostra madre:
va rispettata e inquadrata in una sana visione di salvaguardia e
custodia del creato.
Il valore del creato è inestimabile e tutto il suo bene “ci è stato
affidato, in prestito, dai nostri figli”.

PREGHIAMO
O Dio, nostro Padre Onnipotente, donaci di essere poveri e fragili Donaci di saper essere umili come la terra. Te lo chiediamo per
come la terra per saper accettare anche la nostra morte quando Gesù Cristo nostro Signore.
arriverà. Amen.
Perché sappiamo essere custodi pazienti della terra, nostra madre,
rispettando i suoi ritmi, che contemplano tempi di produzione ma PADRE NOSTRO
anche momenti di pausa. Fa’ che non ci facciamo vincere dalle
logiche del profitto e dell’interesse. Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore siano
impresse nel mio cuore.

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PREGHIERA

O Dio, Padre Onnipotente, proteggimi: in te mi rifugio.


Nelle tue mani è la mia vita.
Indice
Donami la pazienza nell’ora della prova
la pace nell’apparente sconfitta, perché Tu sei con me.
Donami il coraggio e la forza di sapermi rialzare
e la forza di saper andare avanti anche con il vento contrario.
Ti pongo sempre davanti a me.
Non potrò vacillare.
Non abbandonare la mia vita negli inferi
e non lasciare che il tuo servo veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
Amen.
(cfr Sal 15)

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€ 5,00
ISBN 978-88-6671-505-4

NUOVO ISBN

9 788866 715054

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