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COLLANA

Com.testi
Materiali e interventi per una cultura della comunicazione
diretta da Mario Morcellini

-l-
FworiLuogo
L' immigrazione e i media italiani

Rapporto di ric:erca dell'Osservatorio Terzo.com su informazione,


praticlrc gionnlistiche e opirtione pubblicct

Direzione del Progetto e prefazione di


Mario Morcellirti

A cura di
Marco Birtotto e Valentina Martino

Saggi di
M. Ilitrotto, M. Bruno, A. Cerase, S. Chiarello Ciardo,
l;. I)'Anrato, P. Dominici, P. Latrrano, V. Martino, A. Miconi,
K. Mornamji Keboti, P. Panarese, V. Thlucci

Postfazioni di
liclourulo Potriarca e Vittorio Roidi

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4.3. Quali e quante'Ì ..:..:.............. 50 J.2. U na realtà economica mediaticamente invisibilc ........ pirg. ilt
4.3.1. Piccole notrzre -53 7.3. L'area "economia" e l'attrazione della stampa )) lt5
4.3.2. Notizie celibi -5-5 7.4. Un'attcnzione lirritata >) I t'/
4.3.3. Fatti e notizie 57 7^-5. Il legame rrecessario tra agenda politica e mediale ..... )) lls
4.3.4. Più carabinieri chc immigrati ................ 59 7.6. Conoscere il fenomeno: semplificare senza ridurre .... )> |.10
4.3.5. Le testatc 6t .L'ttrea "cultura", ovvero I'imrlaturità
7 .'7

4.3.6. I terni dclle testate 66 della rappresentazione >) t2.l


4.4. Conre e perché? 68 7.8. Un "confronto" di live llo locale ......... )> l2ì
4.4.1 . L' incidcnte .......... 69 J .9. L' allenz.ione alla "cultura" e
4.4.2.I1crimine 10 Ia "cultura dell'attenzione" ............. l].1
4.4.3.I1criminale 7l 7.10. "Economia" e "cultura":
4.4.4. La forza del quotidiano 73 dall'insufTicienza all'assenza dcl fenomeno I l(r
4.4.5. La retata .......... 75
4.4.6. L' Albanese .......... 7B
4.4.'1.La protesta 19 8. Notizic "fuori luogo". Questioni di responsabilità
di Pierc Dontirtit'i c Poolo Purtrtre.re l.)()
B. L Il giornalisrno e le nuove sfide della prassi:
5. Immigrazionc e appartcncnza religiosa
di Morco Brutro ti.ì
il valore della consapevolezz.a I -l()
8.2. Ai confini dcll'ctica.
5.1 . Il bias Islamico e il Terrorisnro: I-avoro giornalistico c agire comunicativo .................. I l(r
alcuni dati sul nralirtteso tìl B.-1. Lc voci sugli inrrnigrati:
5.2. Alcunc brevi considerazioni su cronache di un malc diffuso I ì()
distorsioni e stereotipi nei discorsi sull'islam. l(( r
8.4. Suggerimenti e proposte | ,l()
5.3. Dalla lotta al terrorismo all'islamofbbia:
(x)
alcuni esernpi
5.4. L'appartenenza religiosa e culturale Parte Il - Le redozictnt........ | .5()
() |
dei nrigranti: uso e abuso del di{Ièrenzialismo. ...........
9. Dentro la cittadella
rli Moru:o Birtotto l(ì I
6. "L'ennesimo sbarco di clandestini".
La tematica dell'arrivo nella comunicazionc italiana 9.1 . La causa perduta e il rnalc c()nìr.ul(' l(' I
rli Marco Brutto rri 9.2. Analizzarc lc emittcnti ............... l(' I
6.1. L analisi dei dati rl1 9.3. Ipotesi e verifiche ll,''
9.4. Notizic tipiche e tipiche crrrri('......, .. ll,t'
6.2. Gli eventi "sbarchi" e I'attenzionc dci rncrliit.
ltxl 9.-5. Aspcttarsi l'inaspcttato .............,,, . It,li
Alcuni casi ....
9.(r. L'cccczionc c la nonna I /t I
6.3. "L'emergenza sbarchi" lill
6.4. "Invasione di clandestini" o
"alla ricerca di un porlo anricti"l:
10. []na notiziu colnc lunlc ultrc
gli arrivi nei mcdia italiarri,
una rapprescnlitz.iottc pol;rt i zzlrl ; t r' Ittt tt l,tt tl r' llll tI i tl tul rct r (' r ft t,rt' l/l
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4.3. Quali e quanre?
50 I .2. Una realtà economica mediaticamente invisibile ........
4.3.1 . Piccole notizie
53 7 .3.L'area "economia" e I'attrazione della
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4.3.2.Notizie celibi stampa l-5
5-5 7 .4. Un'attenzione limitata
4.3.3. Fatti e notizie t7
57 7.5. II legame necessario tra agenda politica e mediale .....
4.3.4. Più carabinieri che immigrari ................ l8
59 7.6. Conoscere il fenomeno: semplificare senza ridurre
4.3.5. Le testate......... .... » 20
(rl 7 .7 .l area "cultura", ovvero I,immaturità
4.3.6. I temi delle testare
66 della rappresentazione
4.4. Come e perché? (rtl 122
7.8. Un "confronto" di livello Iocale ...........
4.4.1 . L'incidente 123
69 7 .9. L' attenzione alla "cultura" e
4.4.2.I1crimine
7A Ia "cultura dell' attenzione', .............
4.4.3. I1criminale 124
7t 7.I0. "Economia" e "cultura,,:
4.4.4 . La forza del quotidiano
73 dall' insufficienza all' assenza del fenomeno
4.4.5. La retata 126
75
4.4.6. L'AIbanese
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4.4.7 . La protesta
7t) 8.
\g!|zie "fuori luogo,,. euestioni di responsabilità
panarese....._.
di Piero Dominici e Paola
129
5. Immigrazione e appartenenza religiosa 8.1 . Il giornalismo e le nuove sfide della prassi:
di Marco Bruno il valore della consap ey o1e22a................
r{I . 129
5.1. Il bias Islamico e il Terrorismo: 8.2. Ai confini dell'etica.
alcuni dati sul malinteso Lavoro giornalistico e agire comunicativo ..................
5.2. Alcune brevi considerazioni su
rl 8.3. Le voci sugli immigrati:
r36
distorsioni e stereotipi nei discorsi sull'islam. cronache di un male diffuso
5.3. Dalla Iotta al terrorismo all,islamofobia: tr 8.4. Suggerimenti e proposte
139
t49
alcuni esempi
5 .4. L' appartenenza rel igiosa e culturale
dei migranti: uso e abuso del differenzialisnro 159

9. f)entro la cittadella
6. "L'ennesimo sbarco di clandestini,,. di Murcct Binotto
La tematica dell,arrivo nella comunicazionc itullnnu t6r
9.1. La causa perduta e il male comune
di Marco Bruno ........
9.2. Analizzare le emittenti
)> l6l
6.1. L'analisi dei dati t).3. lpotesi e verifiche
>) 163
..,.,.,,.,,,,,r,,.1
6.2. Gli eventi "sbarchi,, e l,attenzione clei nrccliu, (),4. Notizie r65
tipiche e tipiche cause r66
Alcuni casi............ ,,,,r,,,,r,r, 9..5. Aspcttarsi l' inaspettato
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6.3. "L'emergenza sbarchi" (),(r, )> 168


l,'cccczione e la norma
6.4. "Invasione di clandestini,' o >) 170
"alla ricerca di un porto amico",l:
gli arrivi nei media italiani, 10. llrtu notizia come tante altre
una rappresentazione polarizzatu c li ntilulllo,,,.,,,,,,.,.1 rli Atulratt Cerase » 173
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7. Migrazioni l(1,2, | ,o s(:onttrio dol uanthlurnsntn
di Patrizia Inurarut ,,,,,,,,'rrrr!trl rtrl cilrìtp0 tlorndhtleo t77
7.1. l,a complcssitil clcl lbnurncno. I (1, l, l,n rt'tlurlono o$Gfglnlmmlrrnpr
7.  Migrazioni
di Patrizia Laurano

7.1. La complessità del fenomeno, la difficoltà della sua rappresentazione

La mobilità migratoria tra gli stati non rappresenta più una sfida quanto una
realtà in atto della società globalizzata. Un fenomeno non solo ampio ma anche
generalizzato verso paesi che, come l’Italia, fino a qualche decennio fa erano
invece terra d’emigrazione.
La contemporanea affermazione di realtà prodotte dai mezzi di comunica-
zione (sempre più padroni di spazio e tempo) ha portato ad allargare le coordi-
nate del conoscere, ponendo inevitabilmente il tema del confronto tra culture,
saperi, identità dapprima separati. Il contatto con l’esterno è diventato totale
ed inevitabile nella metropoli, ponendo all’individuo nuovi problemi per la
gestione di questo spazio di socialità.
Storicamente la perdita di certezze è stata sempre fattore di mutamento, ma
molto più problematico è tentare di cogliere il destino di uno società globale che
si fonda (o meglio pretende di fondarsi) sull’incertezza. Non a caso la ricerca
sociale sull’immigrazione ha evidenziato fenomeni di chiusura e di timore nei
paesi d’arrivo: l’abbandono del proprio sicuro orizzonte di conoscenze e certezze
è messo in dubbio e sfidato dalle novità, culturali e sociali, portate dall’arrivo
di mondi diversi all’interno del nostro mondo quotidiano.
Il razzismo che emerge come “sottofondo” da questo tipo di analisi si pro-
pone con caratteristiche piuttosto diverse da quello “duro e rozzo” delle prime
teorizzazioni. Se infatti quest’ultimo è oramai tabù sociale, sembra cioè essere
entrato nell’interiorizzazione collettiva come una forma degenerata e fonda-
mentalmente sbagliata nel rapporto con la diversità, tipi di razzismo più sottili e
differenziati rimangono maggiormente giustificabili culturalmente e accettabili
moralmente. Da un lato, abbiamo il cosiddetto razzismo inegualitario, che si
sostanzia in una difesa del privilegio, inteso come status economico e sociale
e come accesso alle risorse e al potere; dall’altro, un razzismo differenzialista,
prodotto invece dalla riscoperta del particolare e dello specifico comunitario
di fronte alla destrutturazione delle identità sociali tradizionali.
Questi due tipi di discriminazione, che portano sia a processi di inferioriz-
zazione dell’altro che a progetti di esclusione della diversità, appaiono radicati
su elementi “culturalisti” e sono spesso interiorizzati e messi in atto in maniera
quasi involontaria ed inconscia dalla popolazione accogliente.
L’interrogativo, a questo punto, riguarda il peso dei mass media nell’age-

109
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

volare processi di questo tipo, così come emerge dalle analisi delle notizie di
immigrazione. Il frame interpretativo adottato dai media inserisce l’immigra-
zione nel triangolo “clandestinità – criminalità – carrette del mare”, sottoline-
ando i temi della legalità, della devianza e della sicurezza. Sebbene con tutte
le attenuanti dovute ai processi di routine produttive proprie della professione
giornalistica, alla forza degli eventi nell’informazione, alla necessaria velocità
e brevità oggi richiesta dall’interconnessione mondiale delle notizie, la visione
triangolare proposta dai media appare comunque una visione distorta del feno-
meno migratorio che non agevola certamente l’integrazione sociale.
Questo atteggiamento dell’informazione se poteva essere in qualche modo giu-
stificato all’inizio del fenomeno migratorio, quando l’Italia si è trovata sprovvista
di mezzi materiali e morali per affrontare la massa di individui che si riversavano
sul suo territorio in cerca di fortuna, oggi – all’interno di uno scenario stabilizzato
e normalizzato di flussi di individui, peraltro ancora inferiore rispetto alle medie
europee – appare, oltre che pericoloso, distante dalla realtà.
L’analisi delle notizie relative alle aree problematiche “economia” e “cul-
tura” evidenzia in maniera netta la tematizzazione accolta nei nostri media
del fenomeno migratorio ed evidenzia una singolare contraddizione di fondo.
I due campi qui presi in considerazione, infatti, raccolgono una percentuale
decisamente bassa sia nell’informazione televisiva che in quella stampata, a
fronte di una indiscutibile predominanza delle notizie di cronaca (Tab. 32).
Notevolmente, per quanto minoritario, il campo economico-culturale è l’uni-
co a trattare l’immigrazione come realtà presente e operante nella società di
accoglienza, non centrandosi invece sui fatti e sulle persone nello specifico
momento migratorio.

Tab. 32 – Argomento degli articoli e dei servizi: quotidiani e telegiornali (v.a.)

quotidiani telegiornali

Cronaca e terrorismo 315 48


Arrivi e regolarizzazioni 113 47
Economia, lavoro e sanità 57 6
Cultura, religione e integrazione 53 8
Altro 18 6
Totale 556 115

Nonostante siano state accorpate sotto l’etichetta “economia” e “cultura”


diverse aree problematiche, dal lavoro alla sanità, dai diritti alla religione fino
all’integrazione, cioè a quello che dovrebbe essere il primo obiettivo ed il ri-
sultato finale delle politiche migratorie, la rilevanza di queste due aree appare
decisamente sottotono nell’informazione. Sebbene esse risultino essere circa
il 10% rispetto al totale del medium considerato, è la rilevante sproporzione
rispetto alla sezione “cronaca e terrorismo” e “arrivi e regolarizzazioni” a co-

110
Capitolo VII - Migrazioni

stituire l’evidenza più significativa. Il potere euristico delle due macroaree deve
così essere utilizzato in negativo: il tema immigrazione non si presenta con una
distribuzione omogenea fra i diversi settori considerati, ma viene schiacciato
su quelle aree tematiche meno utili a cogliere il fenomeno nella sua integrità e
complessità. Questo risultato appare ulteriormente confermato dall’analisi delle
sezioni del quotidiano in cui troviamo articoli sull’immigrazione. Le notizie,
infatti, che riportano argomenti di economia, ad esempio, non occupano – come
sarebbe logico aspettarsi – la sezione economica-finanziaria se non in minima
parte (2 articoli, ne Il Messaggero 1) ma la sezione di cronaca, nazionale (10
articoli) e locale (21 articoli)2.

7.2. Una realtà economica mediaticamente invisibile

Si inserisce, a questo punto, un’evidente contraddizione, uno scollamento


fra la definizione e l’origine dell’immigrazione e la sua rappresentazione ed
immagine veicolata dai media.
Le cause dei flussi internazionali di individui sono molteplici, ma, fra le
principali, l’ONU ha individuato “gli squilibri economici internazionali, la
povertà ed il degrado ambientale” 3, quindi l’alta disoccupazione o sottoccupa-
zione. Inoltre, forte fonte di attrazione di migranti è il bisogno di manodopera
da parte di alcuni paesi, fenomeno che ha contribuito a determinare una globa-
lizzazione del mercato del lavoro. Come si nota, sono sopratutto fattori di tipo
economico i motori propulsivi della scelta migratoria: pur volendo scindere
le motivazioni economiche da quelle politiche (concernenti, cioè, i rifugiati,
i richiedenti diritto d’asilo, i profughi di guerra), che appare comunque una
distinzione complessa ed artificiosa, è la possibilità di trovare un lavoro e di
guadagnare a spingere gli individui ad emigrare dalla loro terra d’origine4. Sep-
pure spesso attraverso vie illegali, gli immigrati arrivano in Italia con la speranza
di trovare un’occupazione e di regolarizzare la propria posizione: l’irregolarità
spesso condiziona soltanto la fase d’inizio dell’esperienza migratoria. Dicono
le statistiche che sette immigrati regolari su dieci sono entrati nel nostro paese

1
Un articolo, del 9/12/2002, riguarda i termini per la regolarizzazione di colf e badanti;
il secondo, del 15/01/2003 , sul rapporto consegnato dal Comando carabinieri ispettorato del
Lavoro al ministro del Welfare, Roberto Maroni riguardo il lavoro nero.
2
Questo discorso non può essere applicato al quotidiano IlSole24ore che ha carattere pretta-
mente economico e presenta una suddivisione in sezioni diversa dalla altre testate. Ad esempio,
molti articoli relativi all’immigrazione, in particolare alla legge Bossi-Fini, sono presenti nella
sezione “Norme e tributi” e presentano dati ed informazioni anche di carattere molto tecnico
(scadenze, moduli, leggi, …) non confrontabili con nessun altro quotidiano.
3
Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo, organizzata dall’ONU a Il
Cairo nel settembre 1994.
4
Secondo i dati del Dossier Statistico 2004 sull’immigrazione presentato dalla Caritas i due
terzi (66,1%) degli immigrati sono tenuti in Italia per motivi di lavoro.

111
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

clandestinamente; chi è clandestino oggi, quindi, diventa nella maggior parte


dei casi, il lavoratore di domani.
Eppure, nonostante la forte spinta economica, l’immigrato non viene mai
considerato come soggetto economico attivo e la sua identità non viene definita
in termini lavorativi. Anzi, è convinzione diffusa nell’opinione pubblica italiana
che gli immigrati presentino tassi di disoccupazione più alti rispetto ai lavoratori
nazionali e che il loro maggiore insediamento sia in organizzazioni criminali
ed illegali. Curiosamente, questa credenza convive con l’abusato stereotipo
dell’immigrato che “viene a rubare il lavoro all’italiano”, già in difficoltà per
la sfavorevole congiuntura economica strutturale. Sono i dati statistici a per-
mettere di chiarire e fare luce su queste situazioni. I risultati ottenuti da Istat e
Cnel-Caritas, infatti, evidenziano una maggiore disoccupazione degli immigrati
nelle quattro macro-regioni considerate singolarmente, ma un tasso analogo, e
talvolta inferiore, a livello nazionale. I lavoratori immigrati, cioè, essendo assai
più mobili sul territorio rispetto a quelli nazionali sono maggiormente distribuiti
a livello territoriale, spostandosi dove è maggiore l’offerta e recuperando così i
tassi di disoccupazione. Circa il 60% della forza lavoro immigrata risiede nelle
regioni settentrionali, mentre solo il 16% si trova al sud; la forza lavoro italiana,
invece, risiede per oltre il 30% nel Meridione e per meno del 50% al nord. Il
Dossier statistico sull’immigrazione presentato dalla Caritas calcola in 5,2%
il vero tasso di disoccupazione degli immigrati, di più di due punti inferiore a
quello generale italiano 5.
Viene sfatata in questo modo la falsa credenza dell’alta disoccupazione
immigrata, considerata principale causa di reclutamento nelle organizzazioni
criminali. La numerosa presenza in carcere di popolazione extracomunitaria
appare collegata a reati minori e particolarmente alta in regioni che, però, non
presentano tassi allarmanti di delinquenza. Anche in questo caso, quindi, an-
drebbe ridimensionata l’enfasi sulla criminalità e maggiormente analizzate le
cause e la distribuzione del problema carcerario6.
L’immigrato, come già sottolineato, è quindi considerato più un problema
sociale, di sicurezza e di ordine pubblico, che una risorsa economica. Adottare
questo atteggiamento significa chiudere gli occhi di fronte ad una realtà innegabile
presente ormai nel nostro paese: al di là di qualsiasi tipo di pregiudizio, positivo

5
Cfr. Dossier Statistico Immigrazione 2003. Dai dati emersi dal Dossier statistico 2004
sull’immigrazione presentato dalla Caritas emerge inoltre che, dal 2000 al 2003, le assunzioni
dei lavoratori extracomunitari sono quasi raddoppiate.
6
Gli immigrati rappresentano il 30% della popolazione carceraria (e oltre il 50% nelle carceri
minorili) e risultano in leggera diminuzione (un punto e mezzo) rispetto allo scorso anno. I reati
sui quali negli anni scorsi si è registrato il maggiore coinvolgimento di cittadini immigrati (quelli
in materia di prostituzione e droga) sono quelli in cui si è verificata la flessione più consistente
durante il 2002. Le statistiche sembrano escludere un diretto rapporto fra criminalità e immi-
grazione: le percentuali, infatti, con maggior numero di immigrati sul totale della popolazione
– come Vicenza, Reggio Emilia, Perugina – sono tra le più sicure.

112
Capitolo VII - Migrazioni

o negativo, l’immigrato è oggi un cittadino che produce ricchezza. L’apporto del


suo lavoro costituisce una discreta fetta del nostro Pil, circa il 6-7%, un dato che
acquista maggiore importanza se letto in rapporto all’aumento della popolazione
immigrata: dal 1995 al 2000, infatti, a fronte di una percentuale quasi raddoppiata
della presenza migratoria in Italia, l’apporto al Pil è quasi triplicato. Le stime per
il futuro, quindi, se si manterranno tali proporzioni, appaiono piuttosto positive
considerato l’aumento della popolazione extracomunitaria.
Sempre secondo la Caritas, i lavoratori immigrati in Italia sono circa il
3,6% della forza lavoro complessiva e la loro presenza appare particolarmente
importante almeno in due direzioni. Innanzi tutto, risponde ad un “bisogno
demografico” particolarmente sentito dal nostro paese, fra i più vecchi al
mondo, dove circa il 25% della popolazione è costituito da ultrasessantenni.
Una inversione della piramide demografica dovuta principalmente al crollo
della natalità degli ultimi decenni e che ha prodotto, di conseguenza, una
netta diminuzione della popolazione in età lavorativa. Al contrario, l’età
dell’immigrazione in Italia si attesta per il 62% nella fascia tra i 25 ed i 49
anni, in cui si colloca solo il 36% degli italiani. Appare naturale, quindi, il
bisogno strutturale dei flussi migratori nel nostro paese per mantenere gli
attuali livelli di benessere.
In secondo luogo, la presenza di forza lavoro immigrata ha permesso,
nell’ultimo decennio, la sopravvivenza, o la rivitalizzazione, di interi settori
produttivi. Ad esempio, la pesca a Mazara del Vallo, la floricoltura in Liguria,
la pastorizia in Abruzzo e nel Lazio. L’incidenza dei lavoratori extracomunitari
è del 9,9% sul totale delle assunzioni e, prendendo in considerazione i dati
sul saldo tra assunzioni e cessazioni dei rapporti, si evidenzia che i lavoratori
immigrati sono assunti con più frequenza e sono tenuti in attività con maggiore
facilità. Talvolta, questo avviene perché i lavoratori stranieri sono disposti (o
costretti) ad accettare lavori più gravosi, meno pagati e meno tutelati 7. Nell’in-
sieme, però, il lavoro immigrato svolge una funzione complementare più che
concorrenziale rispetto a quello svolto dai cittadini italiani.
Non soltanto risorse, però, ma anche operatori economici. Gli immigrati
soprattutto attraverso il flusso internazionale dei loro risparmi, diventano pro-
motori per lo sviluppo. L’invio delle rimesse8, infatti, costituisce il secondo
flusso monetario mondiale dopo il petrolio, rendendo così l’immigrazione

7
Dai controlli effettuati dall’Ispettorato del lavoro costituito dai Carabinieri presso il Mini-
stero del lavoro risulta, nel biennio 2000-2001, una qualche irregolarità contributiva per il 40%
degli immigrati e la mancanza di un permesso di soggiorno per 1/5 dei lavoratori impiegati
nelle aziende ispezionate. Risulta alta anche l’incidenza degli infortuni sul lavoro, soprattutto
nel settore agricolo.
8
La Banca d’Italia ha stimato un incremento del volume di rimesse canalizzate attraverso il
sistema bancario da 749,3 milioni di euro nel 2001 a 1.167,1 milioni di euro nel 2003. A questo
bisogna aggiungere i trasferimenti attraverso gli operatori di intermediazione finanziaria, stimabili
in circa 1-1,2 miliardi di euro. Cfr. Bocconi, DIA, DNA, UIC, Immigrazione e flussi finanziari.
Secondo rapporto, Egea, Milano 20003.

113
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

non un’alternativa allo sviluppo ma essa stessa un fattore di sviluppo. Ne sono


testimonianza tangibile le numerose sigle e agenzie che si occupano della
circolazione del denaro degli immigrati9. Nonostante presentino talvolta alti
costi di commissioni, queste si basano su un effettivo bisogno del lavoratore
immigrato di far pervenire denaro presso la propria famiglia non soddisfatto
dal circuito bancario tradizionale. Buona parte degli immigrati, infatti, incontra
serie difficoltà ad essere considerata una clientela affidabile anche per i ser-
vizi più basilari, rimanendo ancorata ad un’immagine appiattita sulle tonalità
assistenziali, che riguardano invece, soprattutto e non sempre, la prima fase di
insediamento. Persiste, quindi, una certa diffidenza nei confronti degli stranieri
che non permette la simbiosi fra immigrato e banche.
Gli immigrati, quindi, possono essere definiti delle vere e proprie “imprese
migranti” che, in virtù dei loro spostamenti, rientrano perfettamente nelle logiche
transnazionali dettate dalla globalizzazione, di cui restano però un attore non
protagonista. Eppure, il migrante rappresenta un soggetto economico sia per
il paese di accoglienza che per il paese di origine: è un attore transnazionale a
tutti gli effetti che produce sviluppo. Il volume delle rimesse, infatti, raggiunge
spesso quantità talmente elevate da rappresentare una delle voci più importanti
dell’economia di un paese. Ad esempio, nel 2000 e nel 2001, le rimesse in
Ecuador sono state la maggior fonte di risorse dopo le esportazioni petrolifere,
superando i principali prodotti tradizionali10. Inoltre, diventano anche una specie
di ammortizzatore sociale interno, sostituendosi ad un welfare spesso assente,
poiché sono destinate soprattutto a persone in situazioni di disagio economico.
In questo modo, i migranti finanziano sia le società globali che si occupano del
trasferimento di denaro, sia l’economia interna del proprio paese di origine.
Infine, un ultimo dato da sottolineare riguarda l’imprenditorialità immi-
grata, un settore spesso poco conosciuto ma di notevole importanza. La via
autonoma all’occupazione, infatti, rappresenta per gli immigrati innanzi tutto
una possibilità per svolgere un lavoro più qualificato e remunerativo di quelli
tradizionalmente offerti dal mercato italiano e per aggirare le difficoltà che
spesso presenta il lavoro dipendente. Sebbene definita come “imprenditoria
etnica” questa realtà economica non si rivolge soltanto al proprio gruppo di
appartenenza ma al mercato globale, come prevedibile in un normale processo
di integrazione. Una realtà presente solamente dall’inizio degli anni Novanta11
e sviluppata particolarmente a Milano e a Roma, già capitali dell’immigrazio-
ne in generale. Le imprese con titolari immigrati sono soprattutto relative al
commercio al dettaglio (28,4%) e alle costruzioni e impiantistica (19,3%), ma

La capillare diffusione della rete Western Union ha fatto dell’Italia il secondo mercato al
9

mondo, per il gruppo, dopo gli Stati Uniti.


10
Il volume delle rimesse per l’Ecuador dal resto del mondo, nei due anni considerati, è stato
rispettivamente di 1.364 e di 1.430 milioni di dollari.
11
È stata, infatti, la legge 39/1990 a concedere agli immigrati regolarizzati la facoltà di
esercitare un’attività in forma autonoma.

114
Capitolo VII - Migrazioni

ultimamente è in crescita una peculiare forma di imprenditoria basata sulla


mediazione culturale, la cui funzione sconfina dall’ambito economico per
abbracciare l’ideale dell’integrazione. La mortalità delle imprese immigrate,
però è piuttosto alta, seppure ancora minore rispetto al tasso di nascita e risente,
anche in questo caso, delle difficoltà e delle diffidenze del mondo bancario,
interlocutore indispensabile per l’accesso al credito, e di normative e pratiche
amministrative più complesse ed onerose.
Dopo aver tentato di delineare in questo quadro complessivo i principali
aspetti che legano l’immigrazione all’economia, resta da domandarsi quanto i
nostri mezzi di comunicazione siano stati in grado finora di trasmettere queste
realtà.

7.3. L’area “economia” e l’attrazione della stampa

Abbiamo già accennato alla scarsa presenza di articoli relativi all’economia


nel panorama dell’informazione italiana nel periodo preso in considerazione
dalla nostra indagine, ma cerchiamo ora di approfondire le caratteristiche e le
modalità di questa limitata presenza per ottenere un quadro più completo della
trattazione dell’aspetto economico legato all’immigrazione nei nostri media.
Innanzi tutto, distinguiamo il peso di ogni testata presa in considerazione
nel nostro campione (Fig. 8).

Fig. 8 – Area problematica “Economia, lavoro e sanità”


nei quotidiani e nei telegiornali (v.a.)

16 15
14
12
10 9
8
8 7 7 7 7
6
4
4
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Come appare evidente, l’aspetto economico dell’immigrazione è trattato


soprattutto dai quotidiani, cioè da quel settore dell’informazione spesso deputato
ad essere luogo di maggior approfondimento rispetto alla televisione, dove il
tema sembra quasi assente, fatta eccezione per il telegiornale della terza rete

115
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

che appare più sensibile a questa tematica. Non risulta inoltre discriminante, nel
caso dei quotidiani, la differenziazione fra la sezione nazionale e quella locale 12,
che si è invece dimostrata significativa nel caso di altre aree problematiche. Il
discorso, però, non si può limitare esclusivamente ad una constatazione di tipo
numerico: alla scarsa presenza corrisponde, infatti, anche una scarsa visibilità
degli articoli e dei servizi dedicati a questo tema. Nei quotidiani, prendendo in
considerazione come indicatori la grandezza del titolo e la posizione all’interno
della pagina, troviamo che la maggioranza degli articoli dedicati a questa area
ha una bassa visibilità (34 casi su 57). Gli articoli che hanno un testo più lungo
ed occupano una posizione più centrale nel quotidiano sono 10, di cui 4 nella
cronaca locale. Le notizie che ottengono un indice di visibilità più alto, quindi,
sono soprattutto a livello nazionale (6 casi) e si trovano in maggioranza nel
quotidiano Il Tempo, che dà particolare rilevanza alla denuncia delle regioni di
una minore assistenza sanitaria, dovuta alla regolarizzazione degli immigrati e
dei loro familiari, poiché, all’aumento di popolazione da assistere, non aumenta
il budget stanziato per le cure13. La notizia viene ripresa dal quotidiano anche
successivamente, sempre con un’alta visibilità. In questo secondo articolo è
riportata la dichiarazione del prefetto Anna Maria D’Ascenzo, capo dipartimento
Immigrazione del ministero dell’Interno, nel corso di un’audizione davanti al
Comitato Schengen sulla regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari. Il
prefetto, annuncia anche la futura realizzazione di nuovi centri di permanenza
temporanea e di identificazione per immigrati, ed invita “i cittadini ad essere
“aperti” verso gli stranieri che giungono in Italia”14. Altra notizia con un alto
indice di visibilità ne Il Tempo riguarda i dati emersi dossier sul “sommerso”
consegnato dai carabinieri al ministro del welfare Maroni, secondo i quali
un’azienda su due utilizza lavoratori in nero, in particolare studenti, clandestini
e minorenni15. Il Corriere della Sera, invece, dà alta visibilità al decreto sulle
locazioni agevolate firmato dal viceministro alle infrastrutture, Ugo Martinat,
e controfirmato dal ministro dell’economia Giulio Tremonti, che dà attuazione
alla legge del 1998 sulle locazioni e che offre ai datori di lavoro l’opportunità
di stipulare contratti di locazione a favore dei dipendenti immigrati o non
residenti16.

12
Nel caso dell’economia, non c’è praticamente differenza: la nazionale raccoglie il 29 dei
casi, quella locale il 28.
13
17/01/2003, sez. nazionale.
14
20/02/2003, sez. nazionale.
15
15/01/2003, sez. nazionale.
16
18/01/2003, sez. nazionale.

116
Capitolo VII - Migrazioni

7.4. Un’attenzione limitata

Anche dall’analisi della tipologia degli articoli esaminati viene confermata una
bassa visibilità, in media, delle notizie di carattere economico sull’immigrazione.
In prevalenza, infatti, si tratta di servizi di redazione: 30 casi, soprattutto de Il
Messaggero e de IlSole24ore ma significativamente anche da brevi e box (17
casi). Come prevedibile conseguenza, la presenza in prima pagina (anche solo
come richiamo) è poco frequente (13 casi su 57, di cui 9 nella sezione nazionale
e 4 in quella locale). Il Messaggero sopravanza nettamente gli altri quotidiani,
con 6 casi equamente divisi fra nazionale e locale, mentre La Repubblica si
evidenzia per non avere, nel periodo considerato, nessun riferimento in prima
pagina, nonostante abbia un discreto numero di articoli sull’immigrazione (7),
con una visibilità, però, piuttosto bassa. Fra gli articoli con un richiamo in prima
pagina de Il Messaggero, uno è dedicato alla presenza musulmana in Italia, sulla
scia delle dichiarazioni del ministro Pisanu, in cui il giornalista plaude all’“in-
contro di alto livello politico […] promosso […] in una delle sedi del Senato e
dedicato proprio all’Islam in Italia”, giudicando “ingiusto, oltre che dannoso,
continuare a ignorare la realtà dei musulmani nel nostro paese, non affrontare
i nodi politici che precludono una piena definizione dei loro diritti e dei loro
doveri” 17. Un altro pezzo è dedicato alle difficoltà di curare gli immigrati dalla
pelle scura, perché occorre “usare parametri diversi, a tenere conto di differenze
comportamentali e biochimiche che variano da continente a continente” 18. Fra
gli articoli di cronaca locale de Il Messaggero che presentano richiami nella
prima pagina di questa sezione troviamo la notizia di tre ginecologhe afgane che
seguono un tirocinio di formazione coordinato all’Ospedale Fatebenefratelli di
Roma e la situazione del quartiere Esquilino, teatro di una lunga battaglia fra
i commercianti cinesi che aprono negozi per la vendita all’ingrosso e comune
di Roma, che invece vieta questa formula 19.
Sono, infine, il Corriere della Sera ed Il Tempo a presentare due articoli con
richiami in prima pagina, il primo riferendo le parole del presidente Ciampi
sulla dignità degli immigrati e riportando notizia del decreto sulle locazioni,
di cui abbiamo già accennato; il secondo, invece, con due articoli dedicati alla
spesa sanitaria. Come prevedile, le notizie che conquistano almeno un richiamo
in prima pagina sono anche quelle con una maggiore visibilità, cioè più lunghe
e più evidenti all’interno della pagina del quotidiano.
Nei servizi dei telegiornali questa situazione si riflette in servizi filmati, di
media lunghezza (il TG3 si distingue per il maggior numero di servizi lunghi:
5 casi, infatti, rientrano nella classe 91-120 secondi) e praticamente mai pre-
senti nel sommario iniziale (l’unica eccezione è rappresentata nuovamente dal

17
10/02/2003, sez. nazionale.
18
19/01/2003, sez. nazionale.
19
15/02/2003, sez. locale.

117
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

TG3, anche se con un unico caso). In questo caso, però, il dato maggiormente
evidente riguarda l’assenza complessiva dei telegiornali: tranne il telegiornale
della terza rete ed un unico servizio sul TG5, gli altri telegiornali sono com-
pletamente assenti.
Spostandosi verso il contenuto delle notizie economiche sull’immigrazione
troviamo una divergenza interessante. Nei quotidiani abbiamo una netta preva-
lenza di articoli su eventi o fatti e sui loro aggiornamenti (37 casi su 57), seguiti
a distanza da articoli in cui si riportano dati statistici (8 casi). Se il primo dato
è in linea con gli articoli delle altre aree, la presenza di otto articoli dedicati
ai dati statistici rappresenta un fattore veramente peculiare di quest’area. Ciò
non toglie che la carta stampata conferma un “giornalismo alla deriva degli
eventi” 20, cioè una preponderanza di narrazione di fatti che, rispondendo ai
criteri di notiziabilità richiesti dalla professione giornalistica, entrano di diritto
nelle notizie selezionate ogni giorno. Talvolta la presenza di particolari eventi
riesce, in virtù di una propria forza ed evidenza, ad imporre una tematizzazione
che esula dal fatto raccontato ed approfondisce la riflessione intorno ad esso.
Spesso, però, l’informazione non sembra in grado di “prescindere dal concreto
prodursi degli eventi per orientarsi verso un output informativo che offra oc-
casioni di riflessione, di problematizzazione ed analisi, in grado di esplicitare
delle alternative rispetto alle questioni cruciali”21 imposte, nel nostro caso, dal
fenomeno immigratorio.

7.5. Il legame necessario tra agenda politica e mediale

Il problema, allora, diventa quello di cercare di comprendere quanto l’at-


teggiamento inadeguato ed incompleto dei media verso l’immigrazione sia
un prodotto esclusivo dei processi di newsmaking e quanto, invece, risponda
al clima di paura diffusa, ostilità ed allarme della società. Talvolta, infatti, gli
operatori dei media riportano soltanto un sentire comune già presente a livello
della collettività (o almeno percepito tale da loro stessi), limitandosi a riflette-
re un atteggiamento riscontrabile socialmente. In quest’ottica, l’immigrato e
l’immigrazione non sono mai soggetti di articoli economici poiché i media si
fanno “voce” del sentire comune, secondo cui la considerazione dello stranie-
ro lavoratore “regolare” come ricchezza è ancora estranea, se non addirittura
contraria alla visione dell’immigrato, quasi per definizione,“illegale”.
Un comportamento comunque non giustificabile che, presentando inadegua-
tamente la realtà dei fatti, legittima indirettamente le paure e le diffidenze della
popolazione. Come spesso accade, pubblico e media si alimentano reciproca-
mente nei processi (viziosi) di costruzione della realtà. Si pone, inoltre, in un

20
Cfr. C. Marletti, Mass media e società multietnica, Anabasi, Milano 1995, p. 14.
21
G. Buso (a cura di), Osservatorio sulle manifestazioni del razzismo, dell’antisemitismo e
della xenofobia in Italia, supplemento di “Sisifo”, n. 2, secondo semestre 1996, p. 66.

118
Capitolo VII - Migrazioni

insanabile contrasto con quella funzione etica e pedagogica, di riflessione e di


approfondimento, richiesta dal codice deontologico della professione giornali-
stica, che oggi invece appare tutta imbrigliata su logiche di drammatizzazione
di eventi. Compito prioritario dei mezzi di comunicazione dovrebbe essere
sempre di considerare come l’immagine da essi veicolata di un dato fenomeno,
soprattutto nei riguardi un tema già così complesso come quello migratorio,
influenzi fortemente la rappresentazione sociale e, di conseguenza, gli atteg-
giamenti ed i comportamenti dell’opinione pubblica 22.
Nei telegiornali presi in considerazione nella nostra indagine, invece, non
si registra questa netta predominanza degli eventi rispetto alle altre categorie
considerate (4 casi), ma il numero complessivo dei servizi dedicati agli aspetti
economici dell’immigrazione è talmente esiguo da rendere difficili generaliz-
zazioni fondate.
Si può, quindi, concludere che la trattazione prevalente dei media lega la
presenza straniera nel nostro paese soprattutto a problemi di ordine pubblico,
la cui soluzione è affidata all’intervento repressivo delle forze di polizia.
Analizzando i protagonisti delle notizie economiche sull’immigrazione si
riscontrano soprattutto gruppi di immigrati, cioè lo straniero inteso come sog-
getto collettivo, e le istituzioni (9 casi) 23. Un risultato prevedibile in articoli che
trattano di temi economici e che, quindi, si occupano dei rapporti fra l’immi-
grazione e le istituzioni, politiche, sanitarie, giudiziarie. Occorre sottolineare,
però, che sia nella carta stampata che nei telegiornali, predominano articoli e
servizi senza alcun protagonista chiaramente identificabile (14 casi).
In generale, quindi, emerge dalla nostra indagine una fondamentale incapa-
cità da parte dei media di tematizzare le grandi questioni legate alla presenza
straniera in Italia, particolarmente accentuata dall’analisi della presenza delle
notizie economiche, un settore legato a doppio filo con le dinamiche migratorie,
poiché molla di partenza della decisione di emigrare e scopo ultimo del migrante,
inteso sia come rimesse verso i familiari rimasti nel paese di origine, sia come
accumulazione di capitale da reinvestire una volta ritornato in patria.
L’Europa in generale sembra essere stata vittima di una “sindrome dell’asse-
dio” di fronte alle “masse di disperati” che si riversa sul proprio territorio. Ini-
zialmente, la paura e l’intolleranza hanno anche condizionato le scelte elettorali
di molti cittadini europei, che si sono rivolti a partiti più estremisti e xenofobi 24.

22
Cfr. a questo proposito l’analisi del pubblico (Parte III, infra) che, attraverso la sommi-
nistrazione di un questionario, ha rivelato come gli atteggiamenti e le credenze diffuse nella
popolazione siano spesso distanti dai dati reali.
23
Si nota dai risultati una certa sovrapposizione fra gli articoli riguardanti l’immigrazione:
nonostante la suddivisione delle notizie in diverse sezioni (particolarmente evidente in un quo-
tidiano, ma ugualmente riscontrabile in un telegiornale), gli elementi che connotano le notizie
sull’immigrazione sembrano accomunati dalle stesse caratteristiche. Nell’economia, come già
nella sezione politica o di cronaca, si incontrano gli stessi temi, la clandestinità, i permessi di sog-
giorno, il lavoro e spesso anche le stesse persone che parlano di immigrazione, politici e autorità.
24
Cfr. il caso di Le Pen in Francia ed il successo della lista di Pim Fortuyn in Olanda.

119
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

Sintomo, in realtà, di una richiesta verso i propri governi di attuare misure con-
crete per regolarizzare “un’immigrazione selvaggia”. In Italia la prima legge
sull’immigrazione (e con essa le prime regolarizzazioni) risale al 1988 25; nel
2002 abbiamo l’ultima integrazione della normativa in materia (legge Bossi-
Fini 26) e soprattutto le due distinte regolarizzazioni ad essa seguite 27: una per
collaboratrici domestiche e badanti (aggettivo curiosamente trasformato in
sostantivo per non utilizzare una terminologia professionale più appropriata)
e l’altra per gli irregolari che lavorano alle dipendenze delle imprese italiane.
Da questo traspare inevitabilmente la corrispondente lentezza, non solo nel
meccanismo di decisione ma nell’adeguare le categorie di lettura, dell’elabora-
zione politica 28, sottolineata nuovamente dalle recenti sentenze con cui la Corte
Costituzionale ha giudicato incostituzionali due norme della legge Bossi-Fini 29.
Il ritardo dell’agenda politica non può che accompagnarsi ad un ritardo dei
media: il discorso adottato dai mezzi di comunicazione sul fenomeno migra-
torio non appare infatti arrivato ad una soglia di maturità, di consapevolezza
e di approfondimento, ma resta ancorato alle prime immagini delle “carrette
dei mari”, come se l’Italia non fosse pronta a considerasi paese di accoglienza
e terra di opportunità per coloro che, come gli italiani di qualche decennio fa,
cercano un lavoro e migliori condizioni di vita.

7.6. Conoscere il fenomeno: semplificare senza ridurre

Il lavoro e le dinamiche ad esso connesso sono certamente aspetti preminenti


dell’immigrazione ed una loro corretta conoscenza e rappresentazione può fa-
vorirne la comprensione, ma non esaurisce la realtà del fenomeno migratorio.
Il migrante che arriva in Italia non è solo un lavoratore, ma anche un cittadino
portatore di determinati bisogni socio-culturali.
L’ostacolo, in questo caso,è superare una concezione puramente strumentale
che vede l’immigrato soprattutto come forza lavoro e considerarlo innanzi tutto
una persona. La sfida appare duplice e complessa: da un lato, occorre insegnare
a non temere gli immigrati come una minaccia per l’occupazione ma, allo stesso

25
Legge, n. 400 del 23 agosto 1988.
26
Legge n. 189 del 30 luglio 2002.
27
D.L. n. 195 del 9 settembre 2002.
28
Le politiche governative sembrano comunque non in grado di cogliere la dinamicità dei
fenomeni che attraversano la nostra società e rispondono in maniera inadeguata alle esigenze ed
ai bisogni dei cittadini. In riferimento all’ultima sanatoria, infatti, più voci del mondo imprendi-
toriale del nord hanno lamentato una percentuale troppo bassa di accoglimento di manodopera
extracomunitaria rispetto al fabbisogno industriale. La società, come spesso accade, sembra
molto più avanti della politica.
29
Si tratta della sentenza 222 15 luglio 2004 per l’art. 13 comma 5 bis e per l’art. 14 comma
5 ter e della sentenza 223 15 luglio 2004 per l’art.14, comma 5 quinques.

120
Capitolo VII - Migrazioni

tempo, sottolinearne l’importante apporto per la nostra economia; dall’altro, bisogna


riconoscere le opportunità culturali date dall’ingresso di nuove tradizioni e di nuovi
costumi di cui è inevitabilmente portatore l’immigrato accanto, però, all’esigenza
del riconoscimento di diritti e doveri come cittadino del nostro paese.
Se l’aspetto economico trova difficoltà ad inserirsi adeguatamente nella rap-
presentazione del fenomeno migratorio italiano, quello culturale è praticamente
assente. Il dibattito politico sembra in questo campo ancora più distante dalla
realtà dei fatti, non riuscendo a recepire adeguatamente la rilevanza strutturale
assunta dall’immigrazione. L’Italia conosce ormai, come i suoi vicini europei,
una migrazione almeno di seconda generazione, cioè ormai stabile e stanziata
sul territorio, non più visto come momento di passaggio verso altre mète o
come momentanea dimora prima di tornare al paese di origine ma come luogo
dove vivere a tutti gli effetti con la propria famiglia. Non può più, quindi, ac-
contentarsi di considerare l’immigrazione come un problema esclusivamente
politico, da affrontare in termini di emergenza senza prospettive a lungo termine
e senza considerare le migliaia di persone che già vivono nel nostro paese e
che contribuiscono al funzionamento della società.
A partire dagli anni Settanta, la popolazione immigrata in Italia è raddoppiata
ogni dieci anni e si sta radicando nel territorio: all’inizio del 2001, secondo dati
Istat, il 10% degli immigrati viveva nel nostro paese da più di 15 anni, il 26% da
più di 10 anni e il 54% da più di 5 anni. Ma un dato ancora più significativo del
carattere assunto dalla nostra immigrazione è relativo alla tipologia dei permessi
di soggiorno: rilasciati per il 66,1% per motivi di lavoro, ma per il 24,3% per mo-
tivi familiari e per un altro 7% per motivi comunque stabili o di una certa durata.
L’immigrazione è quindi un dato strutturale della nostra società e, di conseguenza,
l’apertura verso di essa è ormai indispensabile: le politiche di accoglienza e di
inclusione sono una necessità per rispondere ad una realtà di fatto.
La vitalità, inoltre, che contraddistingue la nostra immigrazione, relativa-
mente recente, rispetto a quella di altri paesi, sembrerebbe permettere una certa
“facilità” nell’affrontare i problemi e le difficoltà di costruzione di una società
effettivamente multiculturale. L’Italia può, infatti, imparare dagli esempi di quei
paesi che hanno conosciuto prima di noi questo livello di sviluppo e a cui spesso
guardiamo come modelli sociali e politici: gli Stati Uniti, in cui l’incidenza
degli immigrati sulla popolazione residente è del 10%, il Canada, con il 16%, la
Svizzera, che arriva al 20% 30. Inoltre, nella nostra penisola, il fenomeno migra-
torio appare trasversalmente diffuso attraverso l’intero territorio e, seppure con
un’incidenza maggiore nelle aree economicamente più produttive, è presente
con insediamenti crescenti anche nei piccoli centri e nelle aree urbane. Questa
distribuzione diversificata ha permesso una modalità di insediamento diffuso
che ha impedito il formarsi di ghetti e di quartieri dedicati esclusivamente agli
immigrati che, se da un lato possono favorire la conservazione delle proprie
tradizioni grazie allo scambio con gli altri immigrati, dall’altro possono pe-

30
In Italia, è pari al 4,2%.

121
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

ricolosamente precludere un’effettiva integrazione con la popolazione locale.


L’Italia, inoltre, presenta una ricca e diversificata presenza dei paesi di prove-
nienza che la rendono un evidente esempio di policentrismo migratorio, in cui
sono rappresentati tutti i continenti e, quindi, in uno stesso contesto societario,
differenti tradizioni linguistiche, culturali, sociali e religiose. La difficoltà di
armonizzare tutte queste realtà è evidente, ma deve avvenire innanzi tutto in
un contesto certo di diritti e doveri, che garantisca sia la popolazione autoctona
che quella immigrata, e in una disposizione di conoscenza ed interiorizzazione
del patrimonio culturale e religioso dell’altro. Le paure e gli allarmismi sono,
infatti, figli dell’ignoranza e dell’incomprensione.
Un’ultima considerazione in campo culturale riguarda il problema dei mi-
nori, cioè dei figli di immigrati che, seppure considerati anch’essi immigrati,
sono spesso nati in Italia. Nonostante, infatti, le difficoltà del ricongiungimento
familiare, subordinato ai requisiti di possedere un lavoro stabile ed un alloggio
adeguato 30, i minori rappresentano ormai un quinto della popolazione immigrata
e pongono nuove problematiche, legate al mondo della scuola, dell’istruzione
e dell’avviamento professionale.

7.7. L’area “cultura”, ovvero l’immaturità della rappresentazione

Come già abbiamo notato, l’incidenza numerica dell’area problematica “cul-


tura”, sotto cui sono state riportate, in una fase successiva di ricodifica ed analisi
dei dati, aree riguardanti la religione, l’integrazione, la solidarietà, presenta un
andamento analogo a quella “economia”. Notiamo, infatti, una presenza maggio-
re nei quotidiani (53 casi sul totale di articoli relativi all’immigrazione di 556)
rispetto ai telegiornali (che registrano solo 8 casi sul totale di 115).
Anche in questo caso, partiamo dalla specifica delle testate in rapporto
all’area problematica da noi presa in considerazione (Fig. 9).

Fig. 9 – Area problematica “cultura” nei quotidiani e nei telegiornali (v.a.)

16 15
14
14
12
10
8
8
6
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4 3 3 4
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rie
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C

30
Conseguenza di queste politiche è che appena un terzo delle persone coniugate ha i figli
con sé.

122
Capitolo VII - Migrazioni

Dall’analisi dei successivi risultati emergono, però, alcune differenze inte-


ressanti rispetto alla trattazione dei temi economici.
Innanzi tutto, appare diversa la visibilità delle notizie. L’indice di visibilità,
infatti, assume più spesso modalità alta o media, in particolare nella sezione
locale. Sono soprattutto La Repubblica ed Il Giornale ad avere un’alta visibilità,
anche se con importanti differenze: nel caso del quotidiano romano, la visibilità
non corrisponde ad un richiamo in prima pagina, però, gli articoli rientrano
nella sezione nazionale; mentre per la testata milanese, si riscontra spesso la
presenza in prima pagina, ma nella sezione locale.
Anche nel caso della “cultura”, comunque, la presenza in prima pagina è in
generale piuttosto bassa (14 casi, di cui la metà appannaggio de Il Giornale),
ma anche in questo caso, con importanti differenze tra la sezione locale e
quella nazionale: 10 casi nella prima in confronto ai 4 della seconda. A livello
nazionale trovano spazio la notizia della condanna della legge Bossi-Fini
da parte della Cassazione perché considerata eccessivamente repressiva 32,
ripresa anche da Il Messaggero33, un articolo de Il Sole24ore sul lavoro
come “via maestra dell’integrazione”34, che fa sempre riferimento all’ultima
legge varata sull’immigrazione ed, infine, su La Repubblica le polemiche
suscitate dalla proposta di istituire vagoni separati avanzata dal consigliere
provinciale trentino Boso35.

7.8. Un “confronto” di livello locale

In generale, dunque, le notizie di “cultura” sono più numerose nella sezione


locale dei quotidiani. Questo risultato appare confermare la maggiore attenzione
che abitualmente si riscontra a livello locale per il fenomeno dell’immigra-
zione, sia come partecipazione dei cittadini ad eventi e manifestazioni di tipo
“etnico”, sia come proposte politiche pratiche per favorire l’integrazione e la
conoscenza fra culture. La Repubblica, ad esempio, evidenzia – anche se con
una breve – l’iniziativa del XVI municipio di Roma di realizzare un calendario
multireligioso, in cui siano riportate le festività cristiane, ebraiche, induiste,
islamiche, scintoiste e maoiste, da distribuire agli studenti e agli insegnanti del
territorio municipale 36. Altri due articoli – nella stessa giornata – parlano, inve-
ce, della Grande Orchestra di Piazza Vittorio che “unisce ventidue maestri di
tredici angoli del pianeta”37 e che vuole mostrare l’altra faccia dell’Esquilino, “il

32
26/01/2003, sez. nazionale.
33
26/01/2003, sez. nazionale.
34
9/12/2002, sez. nazionale.
35
18/01/2003, sez. nazionale.
36
21/01/2003, sez. locale.
37
12/12/2002, sez. locale.

123
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

binomio Esquilino-Cultura…simbolo dell’accoglienza di Roma”38. La Stampa


dedica due brevi alle celebrazioni di una festa islamica a Roma, definendo le
migliaia di partecipanti come una “moltitudine eterogenea, ordinata, allegra”39
ed è anche l’unico quotidiano a dedicare una breve all’apertura di un call cen-
ter in lingua araba nella capitale40. La testata torinese riporta poi una storia di
umanità, ripresa anche da Il Messaggero: l’aiuto dato da un tassista romano a
Jaida, una piccola ghanese che, nel viaggio aereo per raggiungere la madre, ha
perso all’aeroporto di Fiumicino la coincidenza per Palermo41.
Al contrario, gli articoli presenti su Il Giornale assumono spesso un tono
negativo, mettendo in evidenza soprattutto i problemi legati all’immigrazio-
ne. Ad esempio, ben 8 articoli su 10 sono dedicati alla situazione difficile del
quartiere Esquilino di Roma, uno rintraccia le “spine” del IV Municipio nei
“parcheggi, immigrazione, asili nido”42, e una breve, infine, riporta la notizia
di un corteo di immigrati organizzato per chiedere le riapertura delle pratiche
della regolarizzazione per i lavoratori autonomi43.
Nella sezione nazionale è La Repubblica a mostrare il maggior numero di
articoli (10 su 22), dedicati in particolare alla presenza musulmana in Italia,
sia in relazione alle dichiarazioni di apertura del ministro Pisanu verso l’islam
moderato44 sia, invece, riguardo alle manifestazioni di integralismo verificatesi
nel Nord45. Il quotidiano, inoltre, dedica un lungo articolo alla proposta del
leghista Boso di istituire vagoni separati per gli immigrati46 e alla presentazione
di un libro dal titolo “Multiculturalismo e identità”, curato da Carmelo Vigna
e Stefano Zamagni47. Quest’ultimo è, inoltre, l’unico articolo di “cultura” che
si trova nella omonima sezione del quotidiano; gli altri occupano soprattutto la
sezione di cronaca, in particolare – come si è già notato - quella locale.

7.9. L’attenzione alla “cultura” e la “cultura dell’attenzione”

Riguardo alla tipologia di articolo, anche per la cultura è forte il peso dei
servizi di redazione (33 casi), mentre perdono importanza brevi e box (4 casi,

38
12/12/2002, sez. locale.
39
12/02/2003, sez. locale.
40
20/02/2003, sez. locale.
41
19/01/2003, sez. locale.
42
16/12/2002, sez. locale.
43
20/01/2003, sez. locale.
44
22/01/2003, sez. nazionale.
45
10/02/2003; 11/02/2003, sez. nazionale.
46
18/01/2003; 19/01/2003, sez. nazionale.
47
26/01/2003, sez. nazionale.

124
Capitolo VII - Migrazioni

di cui 3 nella sezione locale) a favore dei pezzi di inviati e corrispondenti (9


casi, tutti in sezione nazionale tranne uno, di cui due raccolgono le riflessioni
e gli stati d’animo a Padova dopo gli episodi di intolleranza religiosa verso
i musulmani 48). Un risultato che testimonia, se non altro, una maggiore lun-
ghezza degli articoli su questi temi, ma che acquista maggiore rilevanza ac-
canto a quello sul contenuto dell’articolo: infatti, di fronte alla predominanza
(39 casi) dei fatti e degli aggiornamenti su eventi (che caratterizza, peraltro,
ogni area problematica presa in considerazione), appare il commento (6 casi).
Un segnale della riflessione, almeno di una parte del mondo giornalistico ed
intellettuale, sulle dinamiche innestate dal fenomeno migratorio. Il Corriere
della Sera dedica un articolo di commento alla religione sikh, spiegandone
le origini ed i riti49; La Repubblica presenta due articoli, uno nella sezione
locale dedicato alla “Festa mobile”, organizzata all’Esquilino, una rassegna
di documentari, letture, musiche e performance teatrali; l’altro, nella sezione
nazionale, presenta un libro sul multiculturalismo50, di cui si è già accennato.
Il Messaggero dedica un articolo di commento al giudizio negativo espresso
dalla Cassazione sulla legge Bossi-Fini51 ed, infine, Il Sole24ore presenta due
articoli di commento sul fenomeno migratorio in generale, riportando cifre,
dati e provvedimenti legislativi52.
È curioso notare che, come appena visto, presentano articoli di commento
praticamente tutte le testate quotidiane considerate tranne Il Giornale che rac-
coglie però una le frequenze più alte per numerosità e visibilità delle notizie:
evidentemente il quotidiano milanese dedica spazio al racconto di eventi (9
casi sommando notizie di eventi e ripresa di cronaca) piuttosto che alla rifles-
sione anche in un campo trasversale e delicato come quello che investe le varie
forme culturali.
Nei telegiornali, il campo culturale è raccontato soltanto attraverso servizi
filmati, piuttosto brevi (da 8 a 90 secondi) e praticamente mai presenti nel
sommario (un solo caso riferito al TG4). Il contenuto dei servizi televisivi è
spalmato su tutte le variabili considerate con una lieve preponderanza per la
trattazione tematica, ma il numero totale dei casi è troppo basso per inferire
delle evidenze. Sicuramente può essere considerata una buona tendenza verso
una riflessione sganciata, in parte, dagli eventi.
Un’ultima annotazione riguarda i “personaggi” delle notizie di cultura:
considerando sia i protagonisti che gli intervistati delle notizie analizzate,
compaiono, oltre agli immigrati e alle forze dell’ordine già incontrati, i rap-
presentati di associazioni di volontariato o esponenti del mondo religioso,

48
10/02/2003; 11/02/2003, sez. nazionale.
49
14/01/2003, sez. locale.
50
26/01/2003, sez. nazionale.
51
26/01/2003, sez. nazionale.
52
9/12/2002; 14/01/2003.

125
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

anche se con percentuali piuttosto basse. Essi testimoniano, però, una certa
vitalità del mondo dell’associazionismo e, in generale, della società civile.

7.10. “Economia” e “cultura”: dall’insufficienza all’assenza del fenomeno

Senza ripetere qui le considerazione già svolte sulla necessità di considerare


il peso delle routine produttive e dei processi di newsmaking nell’elaborazione
delle notizie, è possibile concludere registrando una certa differenza fra la pre-
sentazione delle notizie economiche e quelle di cultura che non si evidenzia
tanto nella numerosità quanto nelle modalità di trattazione. Dopo tutto, sono
anche due campi tematici profondamente diversi e che richiedono, per loro stessa
natura, differenti approcci da parte dei giornalisti. Mentre le notizie relative
al mondo economico richiamano direttamente problematiche di tipo politico e
si rivelano particolarmente importanti in un’ottica di piena comprensione del
fenomeno migratorio, dalle sue origini alla realtà del suo insediamento, quelle
di tipo culturale potrebbero essere particolarmente utili per favorire una cono-
scenza ed un approfondimento dei mondi che convivono nella nostra società e
per porsi come luogo di stimolo e di riflessione. Le comunità di immigrati in
Italia sono certamente più organizzate, anche da un punto di vista culturale ed
associativo, di quanto sembri leggendo i quotidiani. Spesso sono gruppi dotati
di propri strumenti di comunicazione, giornali, riviste, siti Internet, luoghi di
socializzazione e di aggregazione. Realtà che difficilmente emergono dal tes-
suto locale e provinciale in cui sono inseriti, ma che forse sarebbe necessario
conoscere anche per favorire una maggiore comprensione delle culture e delle
tradizioni di cui, prima di tutto il resto, sono portatori gli immigrati. Una pacifica
convivenza può certamente essere alimentata da una più diffusa conoscenza
dell’altro e da un maggiore scambio culturale.
Non mancano poi anche nel panorama associazionistico italiano, ma non
solo, iniziative per favorire l’integrazione e la tolleranza reciproci, attraverso
dibattiti, mostre, eventi teatrali ed altro. Sembra, però, che questi temi non
salgano sul palcoscenico offerto dai mezzi di comunicazione, circolando
probabilmente fra addetti ai lavori e persone già sensibilizzate su questi temi.
Una mancanza che, in questo caso, può forse rientrare nelle dinamiche e nelle
modalità interne allo stesso mondo giornalistico italiano, un mondo in cui le
pagine dei giornali dedicate alla cultura sono sempre troppo poche e spesso
cannibalizzate dalle notizie sulle pseudo-realtà televisive.
Seppure con doverosi distinguo, allora, la nostra analisi coglie innanzi tutto
la mancanza di una rappresentazione mediale fedele ed esauriente della realtà
migratoria nel nostro paese. Ciò è ancora più colpevole laddove dalla società
si possono già cogliere esempi di avvicinamento e di “agire comunicativo” tra
realtà nuove che vengono a contatto. Non a caso una recente ricerca ha stig-
matizzato in questi termini il rapporto tra immigrazione e mass media: “degli
esempi di integrazione, accoglienza, dialogo i mass media italiani non parlano
quasi mai. Mai trattano della loro cultura, delle loro esigenze e richieste; viene
ignorata l’identità culturale dei cittadini immigrati e solo di recente ne viene

126
Capitolo VII - Migrazioni

riconosciuta la valenza economica. L’immigrazione trova spazio sui giornali e


in Tv solo quando si fa emergenza, minaccia, problema” 53.
Da sempre domande della società e risposte della politica procedono a due
velocità, la comunicazione mediata deve allora diventare uno dei “luoghi” della
sfera pubblica dove istanze individuali e normazione si incontrano, soprattutto
per quei fenomeni, come quello migratorio, entrati di forza nell’arena della
“pubblicità”.

53
M. Corte, op. cit.

127

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