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(15.0)
La progettazione delle opere di fondazione deve eseguirsi attraverso l’analisi
delle interazioni fra strutture, in elevazione e di fondazione, e terreno. Grazie
all’attuale disponibilità di potenti strumenti di calcolo, è possibile simulare,
con sufficiente aderenza al reale, il comportamento del complesso sistema co-
stituito dall’insieme dei tre suddetti organismi.
Il sempre maggiore affinamento della sperimentazione di sito e di laborato-
rio in campo geotecnico ha permesso di definire, a partire dalla fine degli anni
Sessanta del secolo scorso, modelli di comportamento che, in condizioni del
tutto generali, sia in termini di percorsi tensionali, che di modalità di applica-
zione del carico, si mostrano molto efficaci nella previsione del comportamen-
to meccanico del terreno. È così possibile tenere conto della sua natura multi-
fase, utilizzando legami tensioni-deformazioni anche ben più complessi di
quelli elastico-lineari. Altri aspetti, che contribuiscono a rendere impegnativa
l’analisi globale del sistema complesso, riguardano gli effetti del tempo, la
necessità, che talvolta si presenta, di tenere conto della natura tridimensionale
del sistema, nonché la scelta dell’elemento di volume di terreno rappresentati-
vo (REV: Representative Element Volume) ai fini dell’analisi. Tale ultimo a-
spetto può rivelarsi di cruciale importanza quando la struttura del terreno di
fondazione è attraversata da sistemi di discontinuità più o meno fitti e/o dalla
presenza di disomogeneità rilevanti [21]. In questi casi, infatti, va opportuna-
mente verificata la efficacia dei parametri geotecnici dedotti dalla sperimenta-
zione di laboratorio, ai fini della rappresentatività nella previsione del com-
portamento meccanico dello stesso terreno alla scala del sito. Tali aspetti sono
adeguatamente tenuti in conto dall’Eurocodice 7 [16], (Progettazione geotec-
nica: regole generali), in 2.1 (Design Requirements) e in 2.4 (Geotechnical
1
Claudia Vitone ha curato sia le parti del testo in cui i criteri di progetto sono ispirati anche ad
esigenze di compatibilità con aspetti geotecnici, sia quelle in cui l’analisi è eseguita con model-
li LPM-STM.
239
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
2
Si veda il par. 14.2, in Premessa; il cap. 14, da (14.2.1d) in poi; il par. 14.2.5.
3
Si vedano [20], [19], [7].
4
Si veda [1], 5.6.4.
5
Si veda [1], 5.6.4, (5).
240
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
6
La superficie di contatto fra fondazione e terreno; le sezioni di “spiccato” dei pilastri, delle
pareti in elevazione; ecc.
7
Si veda il successivo (15.5d).
241
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Premessa (15.1)
ζl =z/ln
8
Per la definizione di zone e regioni vedere il cap. 14, dopo la (14.2.1d)
9
Si veda [5], 2.1.
10
Per effetto dell’aggiungersi della incidenza dei pesi propri di pilastri e pareti.
11
Si veda la Premessa al cap. 14.
242
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
che rappresenta la misura relativa del braccio della trave, rispetto alla luce net-
ta, misurata fra le facce dei pilastri12.
È naturalmente poi semplice13, determinato il valore di ζl da tenere a base
del dimensionamento, ricavare il corrispondente valore dell’altezza geometri-
ca totale della sezione trasversale rispetto ad ln:
ηl = h/ln. (15.2)
Nei successivi (15.5a-h), si delinea la influenza che sulla misura della
(15.5) hanno gli obiettivi prestazionali che generalmente sono posti alla base
del progetto strutturale: resistenza, ridondanza e duttilità; robustness; capacity
design; resistenza e funzionalità; estetica; economia; durabilità; affidabilità.
12
Si veda (14.2.1a), ove si propone ζl a misura della “capacità portante” ad arco-tirante, rispet-
to a quella a trave. Il rapporto (15.2), peraltro, risulta determinante ai fini del progetto delle
armature, non solo nel caso delle travi.
13
Vedi cap. 14, (14.2.1d).
14
Per (15.3), (15.4), (15.5) si veda più avanti.
15
Si vedano, nel cap. 14, il par. 14.1.4 e, poi, (14.2.7); (14.2.24); (14.2.33); (14.2.185). In par-
ticolare si veda quanto detto sul tema dei minimi di armatura, a proposito delle piastre
(14.2.387a).
16
Si veda (14.1.4).
243
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.1
Fig. 15.2
244
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 152b
17
I percorsi “trasversali” di trazione sono quelli cosiddetti di “risalita” del carico entro la strut-
tura di fondazione.
18
In generale si dovrebbe dire: con legge lineare.
19
Rispetto a quelli meno “piatti”, nella ipotesi posta di pressione sul terreno uniforme, che, se-
condo il linguaggio LPM , equivale ad assumere itinerari di discesa equidistanti e percorsi da
carichi uguali.
20
Fig. 15.1, (I).
245
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.3
21
Si veda (14.1.29a).
22
I modelli delle figg.15.2a e 15.2b rappresentano due configurazioni equilibrate ma manife-
stamente incongruenti. Va detto, tuttavia, che nelle proporzioni del disegno la attivazione
dell’effetto arco non appare inverosimile. In entrambi i casi si apprezza la funzionalità di
un’armatura longitudinale diritta filante senza interruzioni: inferiore in fig. 15.2a e superiore in
fig.15.2b. Si ricordi, ancora una volta, che non si propone di fare affidamento esclusivamente
su un comportamento ad arco, ma di organizzare il disegno dell’armatura in modo da non e-
scluderne la possibilità. In tal modo, a costi assai limitati, si dota la struttura di una risorsa di
ridondanza disponibile.
246
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
23
Si legga quanto detto in merito, a proposito delle travi in elevazione, (14.2.71). Va precisato
che nel caso delle fondazioni questo aspetto riveste particolare rilevanza, in considerazione del-
la notevole entità dei carichi in gioco, e delle corrispondenti elevate sollecitazioni di taglio: si
veda (15.1).
24
Si veda (14.2.71).
25
Si veda (14.2.381).
26
Si veda la fig. 15.1, (II).
27
Si veda la (15.31).
247
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.4
28
Si veda EC7, [16],6.8, (2).
248
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Secondo EC2, [1], 6.2.1, (8), "per elementi soggetti prevalentemente a carichi uniformemente
distribuiti, lo sforzo di taglio di progetto non deve essere verificato ad una distanza minore di d
misurata dalla faccia dell’appoggio." Quindi, se si accetta di confondere d con z, la prescrizio-
ne EC2 equivale ad assumere nella (15.9):
cotθ = 1. (15.17)
Sempre secondo EC2, [1], 6.2.2, (1) non richiedono armatura a taglio elementi in cui risulti:
τEd ≤ τRd,c (15.18)
con, nella ipotesi di elemento non precompresso, EC2, [1], (6.2a):
τRd,c = (d/z)[CRd,c k (100 ρl fck)1/3+ k1σcp]. (15.19)
EC2, [1], (6.2b), precisa che comunque si può porre:
τRd,c ≥ (d/z) (vmin + k1σcp). (15.20)
Assumendo, a titolo di esempio i valori raccomandati da EC2, [1]:
CRd,c = 0,18/ γc; (15.21)
γc = 1,5;
k = min[1+ (200/d)1/2;2], (15.22)
con d espresso in mm;
ed assumendo, a titolo di esempio:
ρl = 0,005, (15.23)
che è minore del limite raccomandato da EC2, [1]
ρl ≤ 0,02; (15.24)
fck=25 N/mm2; (15.25)
d/z=1,11,
corrispondente a:
z=0,9 d, (15.26)
d=950 mm; (15.27)
risulta infine:
τRd,c =0,45 N/mm2. (15.28)
Posto, sempre a titolo di esempio:
σtnEd =0,225 N/mm2 =(1/2) τRd,c, (15.29)
l’altezza minima relativa che deve avere la trave di fondazione perchè nella sezione di control-
lo risulti non necessario il calcolo dell’armatura a taglio nell’esempio proposto è pari a:
ζlmin = min(z/ln)=1/[2(τRd,c/ σtnEd + cotθ)]= 1/6. (15.30)
Secondo EC2, [1], 6.2.1, (3) e (4), nelle zone ove è soddisfatta la verifica:
τEd ≤ τRd,c (15.31)
"non risulta necessario calcolare le armature a taglio......si raccomanda di disporre comunque
un’armatura minima29 secondo 9.2.2".
29
Si veda (14.2.186).
249
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.5
b) Robustness (15.5b)
250
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Nel caso di fondazioni dirette realizzate con strutture continue (travi, reti-
coli, platee), un criterio può essere quello di tenere a base del dimensionamen-
to un valore limite, fig. 15.6:
lo,max (15.32)
della luce libera, corrispondente al caso estremo di vuoto presente nel ter-
reno, che la fondazione può “scavalcare” contenendo la misura del danno alla
sovrastruttura. A tale valore limite, assunta una misura compatibile per la
cotθ30, corrisponde una misura affidabile di h.31
Fig. 15.6
30
Si veda (14.2.65), ove si esaminano le condizioni (con particolare riferimento alla cotθ) che
favoriscono la attivazione di un comportamento arco-tirante.
31
Tenuto conto dell’oggetto del presente capitolo, il requisito di robustness viene in seguito
riconsiderato per orientare le scelte relative al disegno delle armature: si veda la fig. 15.12.
32
Si veda in EC8, 5.2.3.3, 1(P), ove si precisa che fra i princìpi ispiratori del progetto struttura-
le sismico rientra quello di evitare rotture fragili delle strutture di fondazione, applicando anche
ad esse la regola del capacity design.
33
Si intende: rispetto all’altezza strettamente necessaria secondo lo scenario a base di calcolo.
251
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Il requisito della robustness, come si è visto, consiste, nel caso della trave
di fondazione, nell’assicurare possibili percorsi ad azioni accidentali straordi-
narie . Si veda la fig.15.6. A causa delle mancate reazioni del terreno, i carichi
(di calcolo) sono costretti a “risalire” entro la trave.
Il dimensionamento è dunque correlato ai carichi agenti di calcolo e non ai
carichi massimi che il pilastro può portare al terreno in base alla sua capacità
resistente. Diversamente, il requisito di capacity design consiste nel dotare la
fondazione della capacità di resistere al carico massimo che il pilastro è in
grado di trasferirle.
Potrebbe farsi rientrare in questo ambito la regola di dettaglio che richiede
che l’altezza della fondazione sia commisurata alla necessità di ancorarvi le
barre provenienti dalle strutture verticali soprastanti. Nel caso assai comune di
barre compresse, sarebbe raccomandabile che tale ancoraggio fosse realizzato
in rettilineo: regola che può condizionare direttamente il dimensionamento
dello spessore strutturale di calcestruzzo di elementi di fondazione relativa-
mente sottili, come i cordoli sottostanti le pareti verticali. Per evitare il rischio
di “sfondamento” del calcestruzzo, alla estremità inferiore delle barre verticali
compresse, si deve assumere:
h ≥ lbd + cmin. (15.33)
Fig. 15.7
252
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Secondo EC8, 5.2.3.3, (1)P, deve essere prevenuto il rischio che si creino indesiderabili mec-
canismi di rottura fragile, in regioni essenziali ai fini del transito dei carichi verticali di servi-
zio, quando ancora tutti gli altri elementi strutturali confluenti in quella regione non hanno dato
fondo alle proprie risorse di resistenza. EC8, a titolo di esempio, indica alcune di tali regioni, e
fra queste le fondazioni.
34
Si veda (15.5).
35
Terreni coesivi, come limi ed argille.
36
Si veda EC7, [16], 6.8, (3) e (5).
253
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
37
Vedi (15.11).
38
Riconducibili, come si è detto, a effettiva geometria e rigidezza della fondazione, nonché
tipo di terreno.
39
Metodi e modelli utilizzati in questo paragrafo, pur rappresentando soluzioni non particolar-
mente affinate della complessa questione delle interazioni fra struttura e terreno, sono tuttavia
adeguati agli obiettivi che ci si propone di perseguire. In particolare si intende mostrare come
le caratteristiche geometriche specifiche di una trave che si vuole sufficientemente rigida ri-
spetto al terreno, secondo sommarie ma attendibili valutazioni, risultano generalmente tali da
richiedere un disegno dell’armatura che non risulti incompatibile con la ipotesi di comporta-
mento ad arco-tirante. Si veda in proposito quanto detto per le travi in elevazione, (14.2.65).
40
Il valore da assumere per Iw deve di regola tenere conto del fattore (1-ν2), essendo ν il coeffi-
ciente di Poisson.
254
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
b: (15.34d)
la larghezza della superficie di appoggio al terreno (la minore delle due di-
mensioni).
La cosiddetta lunghezza caratteristica della trave su suolo di Winkler è pari a:
lk = λ/π = 2 [4 Eb Jb / (k b) ]1/4, (15.35)
essendo:
Eb : (15.35a)
il modulo di elasticità longitudinale del calcestruzzo della trave di fondazione;
Jb= (1/12) b h3, (15.35b)
il momento di inerzia della sezione trasversale della trave di fondazione, sup-
posta rettangolare41.
Un criterio, semplificato ma significativo42, di rigidezza longitudinale mi-
rato a dotare la trave della capacità di ripartire pressoché uniformemente la
pressione al terreno, quanto meno sino alle mezzerie delle due campate conti-
gue al pilastro, è quello di assumere:
λk = lk / ln ≥1. (15.36)
Sostituendo nella (15.2) la (15.36), dopo avere in essa sostituito la (15.35),
risulta:
ηl = h /ln ≥ 1/[(16/3 Iw) (Eb/Es) (b/h)]1/4 (15.37)
A titolo di esempio si assuma:
Iw =Iwmax=3,4043, (15.37a)
Eb/Es = 3544, (15.37b)
b/h = 245. (15.37c)
Con i suddetti valori risulta:
ηlmin ≈ 1/6. (15.38)
Nel caso di terreni molto più deformabili, invece, posto:
Eb/Es = 3000 (15.38a)
risulta:
ηlmin ≈ 1/18. (15.39)
Dall’esempio numerico proposto si evince che il criterio di rigidezza lon-
gitudinale, applicato al caso di travi su terreno mediamente rigido (ad esempio
Es ≥ 800 N/mm2 ), porta generalmente ad un dimensionamento dell’altezza
della trave che autorizza a considerare affidabile un modello di comportamen-
to arco-tirante, e, di conseguenza, preferibile una disposizione delle armature
longitudinali a barre filanti.
Esaminiamo ora la influenza che la domanda di rigidezza relativa trave di
fondazione/struttura in elevazione ha sul dimensionamento della sezione resi-
stente della trave e, di conseguenza, sulla concezione del progetto delle arma-
ture. (15.39a)
41
Circa la preferenza da dare alla forma rettangolare della sezione trasversale di una trave, an-
che al fine di favorirne la attivazione dell’effetto arco-tirante, si veda (14.2.71) e (15.6).
42
Si rilegga la nota alla (15.34a).
43
Caso di blocco rigido e molto lungo rispetto alla sua larghezza (trave), [13], [12].
44
Caso di terreno “mediamente rigido”.
45
Caso di trave di fondazione trasversalmente rigida, θtrasv = 45°.
255
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Secondo EC2, [1], appendice G, (7), si può definire una rigidezza relativa:
KR = (EJ)s / (Esl3),
in cui:
(EJ)s “ è il valore approssimato della rigidezza flessionale per unità di larghezza della struttura
dell’edificio in esame, ottenuto sommando la rigidezza flessionale della fondazione, di ciascun
elemento intelaiato e dei muri di controvento”;
Es è il modulo di elasticità longitudinale del terreno;
l è la lunghezza della fondazione.
Sempre secondo EC2, [1], “rigidezze relative maggiori di 0,5 indicano sistemi strutturali rigi-
di”.
e) Estetica (15.5e)
46
Ridondante rispetto al dimensionamento che sarebbe sufficiente per la funzione di diffusione
del carico al terreno, di cui al precedente punto (15.34).
256
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
f) Economia (15.5f)
g) Durabilità (15.5g)
h) Affidabilità (15.5h)
257
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
La fig. 15.5, (I), (I’), (II), (II’), dimostra quanto siano efficaci e irrinunciabili,
in talune speciali condizioni, armature filanti su tutta la lunghezza, ancorate
alle estremità.
Infatti, sebbene la fig. 15.8 mostri che in presenza di terreno reagente al di
sotto del plinto le armature potrebbero “graduarsi” sull’intera lunghezza, tut-
tavia la citata fig. 15.5 prova che la estensione a tutta lunghezza delle barre
longitudinali inferiori può risultare essenziale ai fini della robustness, nei casi
in cui dovessero trovarsi vuoti al di sotto del plinto. Si osservi come i diversi
modelli mettano in luce:
• la essenzialità delle sole armature filanti inferiori, in condizioni norma-
li, fig. 15.3, (II);
Fig. 15.8
51
Il caso particolare di terreno molto rigido e resistente (come ad esempio la roccia), rispetto
allo stesso calcestruzzo del blocco, è trattato successivamente, par. 15.2.4.
258
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 15.9
52
Si veda la fig. 15.1: con θ si indica l’angolo di inclinazione rispetto alla orizzontale del per-
corso dei carichi che “scendono” verso il terreno.
53
L’incasso del blocco di fondazione, inoltre, come è noto contribuisce ad aumentare la capaci-
tà portante limite del terreno.
54
Naturalmente l’armatura longitudinale non può essere omessa, in mancanza di un affidabile
controllo della fessurazione.
259
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.10
260
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
La fig.15.10 mostra una disposizione delle armature a più strati. Si noti che
le barre corrispondenti, appartenenti a diversi strati, sono disposte nel mede-
simo piano verticale, per favorire l’insinuarsi del calcestruzzo fluido al mo-
mento del getto. La disposizione a più strati è necessaria al fine di offrire alle
spinte orizzontali H, che si dirigono lungo percorsi di compressione nel calce-
struzzo verso le estremità ancorate, un fronte di conglomerato di sezione ade-
guata alla intensità di tale sforzo.
La sezione di calcestruzzo di competenza di detta armatura, di altezza htL e
base btL55, può dimensionarsi in modo che risulti56:
ωct ≤ 1,00, (15.41)
essendo:
ωct = (fyd / fcd) ρ, (15.41a)
la percentuale meccanica riferita alla suddetta sezione del corrente inferiore
del plinto:
Act57= btL htL (14.41b)
e
ρ = AsL / Act (15.41c)
la percentuale geometrica riferita sempre alla suddetta sezione di calcestruzzo
del corrente teso.
Si notino le armature perimetrali di recinzione, che svolgono funzione di
confinamento della piastra tesa di base del plinto, fig. 15.10, (II) e (III). Come
mostra il dettaglio di figura, è raccomandabile che queste barre perimetrali
siano disposte all’esterno dei prolungamenti verticali terminali di ancoraggio
delle barre longitudinali. Infatti, in tal modo, possono contrastare la tendenza
delle spinte orizzontali H ad “aprire” verso l’esterno i suddetti ancoraggi “a
piega”58.
Le barre verticali dei pilastri vanno prolungate entro il plinto. Deve verifi-
carsi se tale prolungamento è sufficiente per il loro ancoraggio. Nel caso di
fondazioni di pilastri, generalmente questa verifica è largamente soddisfatta,
se il dimensionamento di h ha seguito le regole indicate in precedenza. Qualo-
ra non lo fosse, sarebbe necessario provvedere per evitare il rischio che le bar-
re compresse “punzonino” il calcestruzzo “perforandone” lo strato estremo
inferiore di ricoprimento. Una buona regola è, in questi casi, quella di adegua-
re l’altezza della fondazione59. Si osservi che un valore di h commisurato a
tutti gli altri aspetti prestazionali, ma insufficiente ad ancorare le barre vertica-
li può talvolta verificarsi per fondazioni di pareti, (15.33)60.
55
Si veda (14.1.29b).
56
Si veda (14.1.29c).
57
Si veda (14.1.29b).
58
Si veda la fig. 14.12, in cui si suggerisce la disposizione di forcelle orizzontali di ritegno,
proprio per evitare l’apertura della “piega”.
59
Si veda (15.33).
60
Si veda il par. 14.2.3.
261
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Si notino, in fig. 15.10, (II), le staffe del pilastro disposte anche all’interno
del plinto, quanto meno per un tratto nella parte superiore del plinto. Esse
possono svolgere funzione di confinamento in una regione di concentrazione
di sforzi di compressione e di deviazione per diffusione del carico verticale.
Fig. 15.11
61
Il caso di eccentricità dello sforzo normale F agente sul pilastro è qui rappresentato ipotiz-
zando la presenza, contemporaneamente ad F, della coppia ΔF zc.
262
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
EC2, [1], 9.8.2.2, (1), fornisce indicazioni per valutare la adeguatezza dell’ancoraggio di barre
diritte, prive di prolungamento a squadro. E raccomanda che, qualora tale lunghezza non fosse
sufficiente, l’ancoraggio sia assicurato appunto ripiegandole verso l’alto, oppure con appositi
dispositivi posti alle estremità. Sempre secondo EC2, [1], la verifica dell’ancoraggio deve ef-
fettuarsi nella sezione a tal fine più “critica”.
Secondo EC2, [1], 9.8.2.2, (5), "per barre diritte prive di ancoraggio terminale, il minore valore
di x (che è la lunghezza della zona critica a partire dal bordo del plinto) è il più critico. Sempli-
ficando si può assumere xmin = h/2. Per altri tipi di ancoraggio, valori di x più elevati possono
essere più critici"
Fig. 15.12
263
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
In questo caso, peraltro, come mostra il dettaglio della citata figura, sareb-
be preferibile che il nodo estremo A2 (ancorato) fosse portato addirittura sino
al lembo superiore della fondazione, in modo da rendere possibile la utilizza-
zione di un punto di ingresso nel terreno (per effetto della scabrezza della su-
perficie di contatto), a qualsiasi quota esso si trovi, e quindi anche oltre la
lunghezza di ancoraggio strettamente necessaria. Si può temperare la severità
dell’ipotesi, riducendo la lunghezza del tratto verticale di ancoraggio da l0 ad
l0-xmin, avendo indicato con xmin, fig.5.12, la minima dimensione del terreno
sottostante reagente, valutata assumendo valori estremi della sua capacità por-
tante.
Fig. 15.13
264
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
La fig. 15.13 mostra il caso, peraltro non raro, di plinti posti a confine, che
pertanto risultano inevitabilmente eccentrici ed eccentricamente caricati.
L’intento è sempre quello di esaminare possibili soluzioni per un corretto di-
segno delle armature.
Obiettivo prestazionale è che il progetto delle armature sia compatibile con
la ipotesi di massimo sfruttamento del blocco eccentrico di confine. Per que-
sto, come mostra la figura, si è assunto un diagramma di pressioni uniforme,
al quale tuttavia corrisponde la massima deviazione, C1→B2→B0, richiesta
per il carico verticale F1 proveniente dal pilastro (massima e1).
Il LPM mostra come F1 , per deviare, deve imprimere la coppia di spinte
orizzontali H. Allo scopo di equilibrare tale coppia si può disporre una trave
di collegamento fra il plinto di confine ed il più vicino plinto interno. L’equi-
libramento avviene per “solidarietà”. Una parte (ΔF) del carico totale F2 della
fondazione interna utilizzando il percorso A0→A1→B2→B0, si trasferisce sul
plinto di confine ed assicura, nei nodi di deviazione, il richiesto equilibrio del-
le spinte H.
Fig. 15.14
265
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
62
Si veda la (14.2.166) e la relativa nota.
63
Il modello è schematico.
64
Si veda (14.2.196).
65
E difatti la figura mostra che secondo il modello (II) non sono necessari itinerari di trazione
trasversali.
266
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Secondo EC2, [1], 9.8.3, (1), "travi di collegamento possono essere utilizzate per eliminare
l’eccentricità del carico sulle fondazioni."
Fig. 15.15
Fig. 15.16
66
Il riferimento alla “roccia” è preso da EC2, 9.8.4. In generale si dovrebbe parlare di terreno
molto rigido e resistente, rispetto al calcestruzzo del blocco di fondazione.
267
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.17
268
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
67
Si veda il par.14.1.2, quanto detto dopo la (14.1.29c) e (14.3.20).
68
Da EC2, fig. 9.14.
69
Regole che stabiliscono un rapporto massimo fra passo e diametro delle staffe sono specifi-
che delle regioni confinate, e, quindi, di elementi sismici primari: si veda EC8, 5.4.3.1.2, 6(P),
b).
269
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Secondo EC2, [1], 9.8.4, (1), (2), l’armatura di recinzione orizzontale può essere distribuita
uniformemente sull’altezza h, e dimensionata per una forza orizzontale complessiva (H, secon-
do le figure richiamate in precedenza) pari a:
Fs = 0,25 (1-c/h) NEd.
Secondo EC2, [1], 9.8.4, (1) si raccomanda che tali armature siano previste quando la pressione
limite ultima sul terreno supera un valore limite, q2. Il valore di q2 raccomandato daEC2 è:
q2 = 5 MPa,
e che le armature abbiano un diametro minimo di 8 mm.
Fig. 15.18
I modelli di fig.15.19 possono essere utilizzati per giustificare alcune delle re-
gole principali sui dettagli costruttivi di blocchi su pali soggetti a carico cen-
trato. Si osservi nelle figg. 15.19-15.22:
1. la possibilità, con adeguati valori di θ, vicini ai 45°, di modelli di com-
270
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 15.19
Si noti, nelle figg. 15.20 e 15.21, che la disposizione della regione di anco-
raggio a fuori dall’impronta del palo è utile al fine di assicurare in ogni singo-
lo nodo di deviazione del carico verticale elementare F(1) una convergenza di
70
Per l’attivazione dell’effetto arco-tirante vedere quanto detto a proposito delle travi,
(14.2.65).
271
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
sole aste compresse71. Inoltre ciascuno dei tre flussi, secondo il particolare del
modello semplificato di fig. 15.20, è formato da percorsi elementari tutti fra
loro paralleli. È infatti buona regola evitare che lungo la loro discesa verso le
fondazioni i carichi verticali principali incontrino fessurazioni o, più in gene-
rale, siano costretti ad attraversare regioni danneggiate da trazioni causate da
eventuali spinte locali, come quelle derivanti dall’ancoraggio, anche per ade-
renza, delle barre tese principali.
La disposizione delle armature entro l’impronta della sezione del palo ha
lo scopo di evitare spinte trasversali di rilevante intensità. Queste sarebbero
inevitabili in quanto i carichi F(1) sarebbero costretti, dopo essersi “appoggia-
ti” alla barra disposta all’esterno, a deviare trasversalmente per rientrare nel
palo, con valori di θ molto ridotti (fig. 15.24).
Si legga EC2, [1], 9.8, (1), per il punto 3; 9.8,(2) per il punto 1; 9.8,(3) per il punto 6, e per i
minimi valori dei diametri delle barre; 9.8, (4) per il punto 4; 9.8, (5) per il calcolo della lun-
ghezza di ancoraggio.
Fig. 15.20
71
Nodo CCC: si veda EC2, 6.5.4, (4).
272
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 15.21
Fig. 15.22
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Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.23
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Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 15.24
Fig. 15.25
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Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.26
Fig. 15.27
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Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 15.28
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Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.29
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Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 15.29a
72
Sulla utilità di tali prolungamenti, che allontanano l’ancoraggio dai nodi di deviazione e fa-
voriscono la formazione di nodi di deviazione C-C-C si veda (14.1.28). Si veda anche dopo la
(14.2.225).
279
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.29b
La fig. 15.29b mostra come anche in presenza di azioni orizzontali73 agenti sul
blocco sia necessaria armatura orizzontale superiore ed armatura verticale.
Le armature orizzontali hanno la funzione di consentire ad H di trovare le
posizioni “migliori”74 (B1, C2 e D2) per entrare nei pali, dividendosi in altret-
tante aliquote. Il disegno di figura si riferisce ad un blocco a due pali, e si è
assunto che tali aliquote siano uguali. Questa ipotesi è tanto più verosimile
quanto più il blocco è rigido rispetto al sistema pali-terreno75.
Le armature verticali dei pali vanno prolungate sino alla estremità superio-
re del blocco, ovvero fino a B1, e servono ad equilibrare la spinta verticale V,
che nasce in conseguenza della deviazione del carico orizzontale H.
Anche per il caso qui trattato valgono considerazioni inerenti le modalità
di ancoraggio più favorevoli, di cui si è fatto cenno in (15.53).
Si propone solo qualche cenno ad aspetti inerenti le regole sui dettagli costrut-
tivi delle armature, secondo EC2 [1].
73
Si rammenti che il presente volume non tratta strutture sismiche. Ci si limita pertanto solo a
questo cenno.
74
“Migliori” sempre in termini di economia della energia di deformazione da investire.
75
In effetti la differenza di energia di deformazione fra i due itinerari A2→ C2, ed A2→ B2 è
normalmente del tutto trascurabile rispetto a quella che i carichi orizzontali agenti devono in-
vestire nei loro itinerari all’interno dei pali (i tagli) e poi nel terreno di fondazione.
280
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Nella sezione 12, EC2, [1], 9.8.5, (1), prevede anche l’impiego di pali di fondazione trivellati
non armati.
Secondo EC2, [1], 9.8.5, (2)"al fine di consentire una corretta messa in opera del calcestruzzo
attorno all’armatura, è di primaria importanza curare i dettagli costruttivi dell’armatura, delle
gabbie di armatura e di ogni inserto collegato in modo da non ostacolare il getto."
Secondo EC2, [1], 9.8.5, (3) è consigliato il seguente valore minimo, As,bpmin dell’armatura lon-
gitudinale dei pali trivellati gettati in opera:
per Ac ≤ 0,5 m2, e cioè Φ ≤ 800 mm, circa,
As,bpmin = 0,005 Ac.
Per 0,5 m2<Ac≤1,0 m2, e cioè 800 mm<=Φ ≤1100 mm, circa,
As,bpmin = 25 cm2;e cioè As,bpmin ≥0,0025 Ac.
Per Ac>1,0 m2, e cioè Φ >1100 mm, circa,
As,bpmin ≥0,0025 Ac.
Secondo EC2, [1], 9.8.5,(3), si raccomanda quanto segue.
Diametro minimo barre longitudinali:
dbL,min = 16 mm.
Numero minimo barre longitudinali:
n°bL, min = 6.
Distanza massima fra le barre longitudinali:
sbL, max = 200 mm.
EC2, [1], 9.8.5, (4), rimanda ad EN 1536 per i dettagli costruttivi relativi alle armature longitu-
dinali e trasversali dei pali trivellati.
Sempre secondo EC2, [1], 4.4.1.3, (4), quando il calcestruzzo è messo in opera direttamente
contro il terreno, non trattato, è consigliato un copriferro di 75 mm.
281
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.30
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Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 15.31
Fig. 15.32
283
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Considerazioni analoghe a quelle proposte per il caso delle piastre senza ner-
vature (piastre su pilastri), (14.2.424), possono valere per le platee di fonda-
zione. Un aspetto rilevante, specifico delle platee di fondazione, è rappresen-
tato, proprio come nel caso delle travi, dalla intensità dei carichi verticali in
gioco, generalmente molto maggiore di quella dei carichi agenti su un’analoga
soletta in elevazione. Pertanto, nel caso delle platee, risultano ancora più mo-
tivate le raccomandazioni formulate a proposito della preferenza da dare a so-
luzioni che non rendano essenziali le armature a taglio.
Fig. 15.33
284
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Fig. 15.34
76
Si veda il par. 14.2.1 ed EC2, 6.4.
77
Rispetto alla soluzione precedente.
78
Si veda EC2, 6.4.2.
79
Si ricorda che il presente capitolo è dedicato elusivamente ad una sommaria analisi delle
modalità di progettazione dell’armatura di strutture di fondazione.
80
(14.3.24) punto c).
81
Si veda (14.2.411).
285
Teoria e pratica delle costruzioni in cemento armato **
Fig. 15.35
82
Il cosiddetto “metodo del telaio equivalente”.
286
Il progetto delle armature delle strutture di fondazione
Infatti è possibile assumere come modello un telaio le cui travi sono costi-
tuite dalle intere fasce di platea, comprese fra le linee mediane delle due cam-
pate contigue al generico allineamento dei pilastri. L’armatura complessiva
della fascia deve poi essere distribuita secondo criteri che tengano conto della
circostanza che l’addensamento dei flussi dei carichi, nella fascia di pilastro,
tipo (1), si verifica sia per i momenti flettenti negativi (armature inferiori), sia
per i momenti flettenti positivi (armature superiori). Tuttavia risulta più ac-
centuato l’addensamento dei momenti flettenti negativi. Nella citata fig. 15.35
si riporta la proposta di distribuzione di EC2, [1], Appendice I, I.1.2, prospet-
to I.1.
287