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Una descrizione più semplice e sufficiente per i nostri scopi si può ottenere studiando come

vengono modificati i principali segnali elementari nel passaggio attraverso il canale. Questo
approccio consente di introdurre in maniera semplice i quattro parametri fondamentali per la
descrizione sintetica del canale wireless: delay spread, banda di coerenza, Doppler spread, e
tempo di coerenza. Come vedremo, tali parametri sono legati tra loro a due a due, e consentono
di interpretare il comportamento del canale nel dominio del tempo e della frequenza.

7.2.1 Delay spread e banda di coerenza


Si supponga di voler misurare la dispersione temporale del canale, trasmettendo un impulso di
durata molto breve, al limite un impulso ideale s̃(t) = δ (t). Dalla (7.5) si ha:

r̃(t) = c̃(t,t) = ∑ αn (t)e jφn (t) δ [t − τn (t)]


n

Il segnale r̃(t) è costituito da una sequenza di impulsi centrati negli istanti τn (t) aventi aree
complesse αn (t)e jφn (t) . Il canale è allora dispersivo nel tempo, in quanto il segnale di ingresso
avente durata idealmente nulla viene “disperso” su un intervallo di tempo più ampio; questo
fenomeno è del tutto analogo alla dispersività introdotta dalla convoluzione in un sistema LTI.
Una misura della dispersione temporale introdotta dal multipath è la differenza tra i tempi di
arrivo del primo e dell’ultimo percorso:

Tm = τmax − τmin (7.10)

dove τmax = maxn τn (t) e τmin = minn τn (t) sono assunti indipendenti da t. Tale quantità prende
il nome di multipath delay spread o più semplicemente delay spread del canale.2 Il delay spread
1 In generale, la descrizione di un processo aleatorio gaussiano complesso richiede di specificare anche la funzione

di correlazione coniugata rc̃c̃∗ (τ1 , τ2 ;t1 ,t2 ) = E[c̃(τ1 ;t1 )c̃∗ (τ2 ;t2 )]; in ipotesi abbastanza generali, si può provare che
quest’ultima è identicamente nulla.
2 Più precisamente, la quantità definita dalla (7.10) prende il nome di maximum delay spread. Sono possibili

definizioni alternative del delay spread, che tengono conto del peso relativo dei vari percorsi di propagazione (es.
RMS delay spread), ma l’interpretazione qualitativa del delay spread come misura delle dispersività temporale del
canale rimane ugualmente valida.
è legato alla massima differenza spaziale tra i percorsi del multipath, per cui esso assume valori
maggiori in ambienti di propagazione più estesi e/o con maggior numero di ostacoli. Ad esempio,
per canali indoor il delay spread assume valori tra 10 ÷ 1000 ns, per canali outdoor suburbani
assume valori tra 200 ÷ 2000 ns, in aree urbane assume valori tra 1 ÷ 30 μ s.
L’inverso del delay spread prende il nome di banda di coerenza Bc = T1m del canale, e si può
interpretare come il massimo intervallo di frequenze in cui la risposta in frequenza C̃( f ;t) del
canale si mantiene approssimativamente costante.
Supponiamo ora di trasmettere un segnale s(t) passabanda, con banda || f | − fc | ≤ W , su un
canale con delay spread Tm . Il segnale ricevuto è dato dalla (7.5), dove l’inviluppo complesso
s̃(t) è un segnale passabasso avente supporto in (−W,W ). Poiché la rapidità con cui varia s̃(t) è
inversamente proporzionale a W , il segnale s̃(t) cambia su tempi dell’ordine di 1/W . Se risulta

1
Tm  (7.11)
W
allora il segnale s̃(t) si mantiene approssimativamente costante su intervalli di tempo dell’ordine
di Tm . Pertanto nella (7.5) è possibile fare l’approssimazione

s̃[t − τn (t)] ≈ s̃(t − τmin ) ∀n

Supponendo per semplicità τmin = 0 (il che corrisponde a misurare i ritardi dei percorsi del mul-
tipath relativamente al percorso avente ritardo minore, ad esempio il percorso LOS se presente)
si ha allora

r̃(t) ≈ ∑ αn (t)e jφn (t)


s̃(t) = c̃(t)s̃(t) (7.12)
n

dove

c̃(t) = ∑ αn (t)e jφn (t) = α (t)e jφ (t) (7.13)
n

è modellabile come un processo aleatorio gaussiano complesso, con inviluppo α (t) ≥ 0 e fase
φ (t).
La (7.12) mostra che il canale si comporta come un sistema non dispersivo temporalmente, in
quanto r̃(t) dipende solo da s̃(t) valutato nello stesso istante di tempo. Infatti la (7.12) si può ot-
tenere rigorosamente dalla (7.6) se si assume che c̃(τ ;t) = c̃(t) δ (τ ), ovvero il canale comprende
un unico percorso con ritardo nullo. Inoltre, ricordando che c̃(t) è un processo gaussiano, il cana-
le agisce sul segnale trasmesso come una sorta di rumore moltiplicativo: in particolare, quando
c̃(t) ≈ 0, la potenza del segnale ricevuto è estremamente piccola, indipendentemente dalla po-
tenza trasmessa, e ciò introduce, come vedremo, una pesante degradazione delle prestazioni. In
effetti, poiché c̃(t) varia nel tempo, la potenza del segnale ricevuto varia nel tempo in accordo
alla rapidità di variazione del canale: questo fenomeno prende il nome di fading (affievolimento).
Se s̃(t) è l’equivalente passabasso di un segnale modulato numericamente, la sua banda W
è inversamente proporzionale all’intervallo di simbolo T , ovvero W ∼ T1 , per cui la condizione
(7.11) si può riformulare come

Tm  T (7.14)

In questo caso, la (7.12) mostra che il canale è in grado di modificare solo istantaneamen-
te la forma d’onda del segnale trasmesso, ma senza introdurre dispersione temporale e quindi
interferenza intersimbolica (ISI) nel segnale modulato.
Ricordando la definizione di banda di coerenza Bc = 1/Tm , le condizioni (7.11) e (7.14)
possono essere formulate equivalentemente come

Bc  W (7.15)

ovvero il canale è non dispersivo temporalmente se la sua banda di coerenza è molto maggiore
della banda del segnale.
Per un segnale avente banda W ∼ 1/T , un canale wireless che verifichi una tra le relazioni
equivalenti (7.11), (7.14) o (7.15) si dice non dispersivo temporalmente, oppure non selettivo o
flat (piatto) in frequenza. La relazione i-u di un canale di questo tipo è data dalla (7.12).
 Esempio 7.1 (GSM). Il sistema radiomobile GSM adopera la modulazione binaria Gaussian Minimum
Shift Keying (GMSK), una variante di FSK con minore occupazione spettrale, con tasso di simbolo Rs =
1/T pari a 270.833 ks/s ≈ 271 kbaud. Il comitato COST 207 ha definito quattro canali di prova per il
sistema GSM: Rural Area (RA) con Tm = 0.1μ s, Typical Urban (TU) con Tm = 1.1 μ s, Bad Urban (BU)
con Tm = 2.4μ s, Hilly Terrain (HT) con Tm = 5.0μ s. Poiché l’intervallo di simbolo del sistema GSM è
1
T≈ = 3.69μ s
271 · 103 s−1
la condizione (7.14) Tm  T si può considerare soddisfatta solo per il canale RA, che risulta pertanto non
selettivo in frequenza. Tutti gli altri canali sono selettivi in frequenza, per cui introducono interferenza
intersimbolica e richiedono equalizzazione, realizzata nel GSM introducendo un certo numero di simboli
di training in ogni frame GSM. 

7.2.2 Doppler spread e tempo di coerenza


Per misurare la variabilità temporale del canale, si supponga di inviare sul canale un segnale
sinusoidale s(t) = Re[e j2π fct ] = cos(2π fc t), per cui s̃(t) = 1. Sostituendo nella (7.5) e ricordando
la (7.13) si ha

r̃(t) = ∑ αn (t)e jφn (t) = c̃(t) = α (t)e jφ (t)


n

per cui il segnale ricevuto a radio frequenza è

r(t) = Re[r̃(t)e j2π fct ] = Re[α (t)e jφ (t) e j2π fct ] = α (t) cos[2π fc t + φ (t)]
trasmettitore

ricevitore v

Figura 7.3: Geometria dell’effetto Doppler.

A differenza di quanto accade su un canale LTI, il segnale in uscita non è una semplice sinusoide
a frequenza fc , ma una sinusoide modulata in ampiezza e fase da c̃(t) = α (t)e jφ (t) ; ciò comporta
in genere un allargamento dello spettro del segnale di uscita rispetto a quello della sinusoide in
ingresso, ovvero il sistema introduce una dispersione frequenziale. Si noti che tale dispersione è
causata dalla natura tempo-variante del canale, ed infatti è assente se il canale è LTI.
Esaminando più in dettaglio la propagazione sul canale wireless, si vede che tale dispersione
frequenziale dipende principalmente dalla mobilità del trasmettitore e/o del ricevitore, e com-
prende due differenti fenomeni: una traslazione dello spettro associata alla componente LOS,
ed una dispersione vera e propria associata alla componente NLOS. Entrambi i fenomeni sono
conseguenza dell’effetto Doppler, noto anche in ambito acustico e raffigurato schematicamen-
te in Fig. 7.3: un segnale avente frequenza fc e lunghezza d’onda λ = c/ fc , irradiato da un
trasmettitore fisso verso un ricevitore in moto, subisce una traslazione in frequenza pari a
v v
fd = cos(θ ) = fc cos(θ )
λ c
dove v è la velocità del ricevitore e θ è l’angolo che forma la direzione di propagazione con la
direzione del moto. Si noti che fd è massima (in modulo) quando cos(θ ) = ±1 (ovvero quando
θ = 0 oppure θ = π ), in tal caso si ha fd = ± fd,max = ± fc (v/c), mentre è null quando cos(θ ) = 0,
ovvero quando θ = ±π /2. Poiché v/c  1, la massima traslazione in frequenza assume di solito
valori non superiori a qualche centinaio di Hz.
Il meccanismo evidenziato in Fig. 7.3 è predominante se esiste solo la componente LOS:
esso introduce una traslazione in frequenza dello spettro del segnale trasmesso, che può essere
compensata dagli algoritmi di sincronizzazione di frequenza. Più difficile da modellare e com-
pensare è la dispersione frequenziale associata alla componente NLOS, raffigurata in Fig. 7.4,
che dipende principalmente dal moto relativo tra il ricevitore e gli ostacoli ambientali. Poiché
tali ostacoli, in ambienti con elevato numero di scatteratori, tendono a riflettere verso il ricevitore
segnali da tutte le direzioni angolari, il segnale ricevuto presenta componenti Doppler a tutte le
frequenze comprese nell’intervallo (− fd,max , fd,max ). La misura della larghezza spettrale di c̃(t)
si chiama Doppler spread Bd : essa può essere calcolata rigorosamente determinando la PSD di
ricevitore v

trasmettitore

Figura 7.4: Dispersione frequenziale dovuta all’effetto Doppler nel caso di propagazione NLOS.

c̃(t). In genere si assume che


v v
Bd = fd,max = = fc
λ c
La grandezza reciproca Tc = B1 prende il nome di tempo di coerenza ed è una misura dell’inter-
d
vallo di tempo in cui le caratteristiche del canale si mantengono approssimativamente costanti,
nel senso che c̃(τ ;t1 ) ≈ c̃(τ ;t2 ) se |t1 − t2 |  Tc .
Consideriamo adesso gli effetti del Doppler spread su un segnale passabanda s(t) avente
banda monolatera W . Se

W  Bd (7.16)

allora l’allargamento dello spettro del segnale dovuto al Doppler spread può essere ritenuto
trascurabile. Ciò significa che il canale si può modellare come un sistema LTI, per cui

c̃(τ ;t) = c̃(τ ) = ∑ αn e jφn δ (τ − τn )


n

In questo caso si parla di canale non dispersivo in frequenza, o non selettivo o flat nel tempo, o
ancora con fading lento; in caso contrario si parla di fading veloce.
Se il segnale s(t) è un segnale numerico avente intervallo di simbolo T , essendo W ∼ 1/T e
ricordando che Tc = 1/Bd , la (7.16) si può esprimere equivalentemente come

T  Tc (7.17)

ovvero il canale non varia significativamente durante il tempo necessario per la trasmissione di
un simbolo.
T W

fading veloce fading veloce fading lento fading lento


selettivo in non selettivo in non selettivo in selettivo in
variabilità temporale

variabilità temporale
frequenza frequenza frequenza frequenza

Tc Bd

fading lento fading lento fading veloce fading veloce


selettivo in non selettivo in non selettivo in selettivo in
frequenza frequenza frequenza frequenza

Tm T Bc W
dispersione temporale dispersione temporale

Figura 7.5: Classificazione del canale Figura 7.6: Classificazione del canale
wireless nel dominio del tempo. wireless nel dominio della frequenza.

 Esempio 7.2 (GSM). Il GSM opera ad una frequenza portante dell’ordine di fc = 900 MHz. A questa
frequenza, un ricevitore che si sposta alla velocità di 120 km/h subisce un Doppler spread pari a

v 120 · 103
Bd = f d,max = fc = 900 · 106 = 100 Hz
c 3600 · 3 · 108
cui corrisponde un tempo di coerenza di

1
Tc = = 10 ms
Bd
Poiché la durata di un simbolo GSM è pari a T = 3.69μ s, si vede che il canale si mantiene approssima-
tivamente costante durante la trasmissione di Tc /T ≈ 2700 simboli, per cui il canale è caratterizzato da
fading lento. 

7.2.3 Classificazione del canale wireless


Con riferimento alla trasmissione sul canale wireless di un segnale numerico con banda W ∼ T1 ,
combinando insieme le condizioni sul canale viste in precedenza, si hanno le quattro tipologie di
canale, riassunte schematicamente in Fig. 7.5 (dominio del tempo) ed in Fig. 7.6 (dominio della
frequenza):

(1) Canale con fading veloce e selettivo in frequenza: si ha quando Tm  T  Tc , ovvero


quando Bc  W  Bd .
(2) Canale con fading veloce e non selettivo in frequenza: si ha quando Tc , Tm  T , ovvero
quando Bd , Bc  W .
192 Trasmissione numerica sul canale wireless

(3) Canale con fading lento e selettivo in frequenza: si ha quando Tc , Tm  T , ovvero quando
Bd , B c  W .
(4) Canale con fading lento e non selettivo in frequenza: si ha quando Tm  T  Tc , ovvero
quando Bc  W  Bd .

L’ultimo caso, noto anche come fading flat-flat, richiede che Tc  Tm , ovvero Tm Bd  1 (prodotto
delle dispersioni nel tempo ed in frequenza); canali del genere si dicono underspread e risultano
essere quelli più comuni in pratica. Più in generale, il caso di fading veloce è piuttosto raro, e
si verifica solo quando T è grande e quindi nel caso di trasmissione a basso baud-rate. Pertanto
le situazioni più frequenti sono quelle caratterizzate da fading lento, il che consente la stima dei
parametri del fading (in particolare la fase) e quindi la possibilità di effettuare la demodulazione
coerente. Nel seguito considereremo in dettaglio il caso (4) di fading flat-flat, mostrando che
anche questa tipologia di fading relativamente semplice determina una pesante degradazione
delle prestazioni su canali caratterizzati da propagazione NLOS.

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