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I Greci di Paul Karl Feyerabend:
un nuovo paradigma?
Andrea Cozzo
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146 A. Cozzo
1 Vd. B. Gentili, 'La Grecit? antica fra cultura umanistica e scienza', Studi it. filol.
class. 85, 1992, pp. 1-20, part. p. 1.
2 Gentili, L La Grecit?', cit. pp. 9 e 10.
3 Gentili, 'La Grecit?', cit. p. 11.
4 cLa Grecit?', cit. pp. 17-18.
5 Questa ?, almeno, la communis opinio. Ma PKF stesso ha precisato: "La gente
crede che io sia un filosofo. Questo non ? del tutto in accordo con i fatti. Io non ho mai
studiato filosof?a, e mi mancano quelle conoscenze sgeciali che tali studi forniscono. Io
ho studiato f?sica, astronomia, regia teatrale e canto. E vero, certo, sono stato unprofes
sore di filosof?a, il che significa che sono stato un impiegato della stato in California e
nella Confederazione Elvetica - ma chiunque pu? diventare impiegato dello stato se ha i
giusti appoggi" (DivS p. 155).
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 147
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148 A. Cozzo
ture e confutazioni (1969), tr. it. Bologna 1972, pp. 235-264. Sui Greci di Popper vd.
Cambiano, 77 ritorno degli antichi, cit. p. 24 sgg.
9 Lo stesso PKF, in LpA, ne ha ricostruito i tratti peculiari, la interna coerenza e la
fecondit? dei risultati, nonostante sia ben chiaro che Aristotele non soddisfi quel postu
lato dell'aumento di contenuto ritenuto per lo pi? indispensabile per la validit? di una
teor?a. Nel cap. 8 di A?, PKF cerca di mostrare come, tra Faltro, "la visione del continuo
sostenuta dagli scienziati, da Galileo (senza esitazioni) a Weyl (con molte esitazioni), fu
un passo indietro risperto ad Aristotele" (AR p. 20). Vd. anche PdE p. 72 n. 6.
10 La legge aristot?lica di inerzia (secondo cui gli oggetti che non vengono pertur
bati dalFesterno persistono nel loro stato), per esempio, viene ripresa da Descartes ed ha
un importante ruolo nelFindagine biol?gica fino alFinizio del nostro sec?lo (scoperta
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 149
delle uova degli insetti, dei batteri, dei virus, ecc). Di contro, la legge newtoniana, in
questo caso, non sarebbe utilizzabile (cfr. Lp A p. 155 n. 3).
11 Tra l'altro, ada dove prese le sue idee Copernico? Da antiche autorit?, come
disse egli stesso, fra cui Filolao che era un pitag?rico confusionario. Come procedette
quando voile incorporare Filolao nell'astronom?a del suo tempo? Viol? ogni regola me
todol?gica che caratterizzava la scienza dell'epoca" (RSAS p. 417). L'esempio dell'elio
centrismo e quello delF atomismo (introdotto in occidente da Democrito, poi confutato
da Aristotele, quindi ripreso nel XVI sec?lo, poi ancora eliminato alla fine del sec?lo XIX
e infine riconsiderato nel XX) sono quelli preferiti da PKF per dimostrare il "ritorno
delle teorie" (per es. RSAS pp. 415-416; SSL pp. 154-155; A4 p. 10).
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150 A. Cozzo
sto a verificare la sua utilit? in tutti quei casi che sembrano favorire
Fawersario, o anche ad ammettere che esiste un problema. Questa ul
teriore indagine, i suoi dettagli, la conoscenza delle difficolt?, dello
stato gen?rale della conoscenza e il riconoscimento delle obiezioni son?
le cose che distinguono il "pensatore rispettabile" dalFeccentrico e
non il contenuto originario della sua teor?a. Se pensa che si debba dare
ad Aristotele un'altra possibilit?, lo faccia e si attendano i risultati.
(...) se egli non rimane soddisfatto delFaristotelismo nella forma in cui
oggi si presenta, ma cerca di adattarlo al presente stato delle cose in
astronom?a, in f?sica e in microfisica, avanzando nuove proposte,
guardando i vecchi problemi da una nuova angolazione, ahora si sia
riconoscenti che finalmente c'? qualcuno che ha delle idee straordina
rie e non si cerchi di fermarlo in anticipo con argomentazioni non per
tinenti e fuorviate" {CEBE pp. 79-80) 12.
In quest'ottica la scienza viene sviluppata semplicemente, quasi
tautol?gicamente, dalla conoscenza, che ? di per s? pluralistica, ed ?
solo per questo aumento di alternative che offre - non per una sua in
tr?nseca sacralit? - che va studiata la storia stessa della conoscenza:
"ogni sing?la teor?a, ogni favola, ogni mito che fanno parte di questa
collezione costringono le altre a una maggiore articolazione, e tutte
contribuiscono, attraverso questo processo di competizione, alio svi
luppo della nostra coscienza. Nulla ? mai deciso, nessuna concezione
pu? mai essere lasciata fuori da un'esposizione gen?rale. Plutarco o
Diogene Laerzio, non Dirac o von Neumann, sono i modelli per la pre
sentazione di una conoscenza di questo genere in cui la storia di una
scienza diventa parte inscindibile della scienza stessa: la storia ? es
senziale per dare un contenuto alie teorie che una scienza comprende
in ogni momento particolare, ma anche per promuoverne gli sviluppi
successivi13. (...) II compito dello scienziato (...) ? (...) di "trasfor
mare in causa pi? forte la causa pi? debole", come dicevano i sofisti, e
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 151
in tal modo di soste?ere il moto del tutto" (CM p. 27. Con parole quasi
identiche si esprime in RSAS p. 261).
N?, come si capisce, la consueta distinzione delle scienze in fisiche
e sociali (comprese le discipline umanistiche e le arti) ? una distin
zione, per cosi dire, oggettiva; si tratta, piuttosto, di "distinzioni fra
cose reali (arti, discipline umanistiche, scienze, che sono tutte, o trat
tano di, tradizioni-in-uso) e incubi su di esse" (AR p. 18; cfr. DM p.
128). La lettura stessa - di libri di storia, di fisica, di gialli e di ro
manzi - pu? essere conciliata con la visione di serial televisivi corne
Dallas e Dynasty; Platone e Aristotele non avrebbero fatto diversa
mente perch? per loro essere "filosofi" non significava specializzarsi
in una disciplina e rifiutare qualche forma di sapere, bens?, al contra
rio, occuparsi di tutto (cfr. DM p. 139) 14.
La nozione di "incommensurabilit?", a cui si ? sopra accennato,
di (alcune) teorie tra loro risulta incompatibile con quella di "progres
so" nella scienza. La posizione di PKF ? chiara e radicale, o per dir?a
pi? semplicemente, coerente e onesta: si valuti, ad esempio, Fafferma
zione di un critico che sostenesse che, sulla realt?, noi ne sappiamo di
pi? delle persone che vivevano ai tempi di Parmenide e di Aristotele:
"Questo sembra molto corretto e plausibile - ma chi son? i "noi" di
cui sta parlando il critico? Sta parlando di se stesso? Ahora Fasser
zione ? owiamente falsa. Non c'? dubbio che su molti argomenti Ari
stotele ne sapeva di pi? di lui. Su certi argomenti ne sapeva persino di
pi? di molti avanzati studiosi odierni (ad esempio ne sapeva di pi? su
Eschilo di qualunque classicista moderno). II "noi" si riferisce forse al
gen?rico "individuo coito"? Anche in questo caso Fasserzione ? falsa.
Si riferisce alla totalit? degli scienziati moderni? Ci sono ahora moite
cose che Aristotele conosceva ma che gli scienziati moderni non cono
scono e non possono conoscere per la natura stessa di quello di cui si
occupano. Lo stesso vale se sostituiamo Aristotele con i Pigmei, o con
qualunque tribu "primitiva" che ? riuscita a soprawivere alie pesti,
alia colonizzazione e alio sviluppo. Ci sono un mucchio di cose scono
sciute a "noi" intellettuali occidentali ma che altri conoscono. (Owia
mente ? vero anche Finverso: ci sono un mucchio di cose sconosciute
ad altri ma che noi conosciamo. II problema ?: quai ? il giusto equili
brio?)" (AR p. 160).
14 Non ? raro trovare accostati, in PKF, personaggi che siamo abituati a pensare
molto lontani tra di loro: Einstein e Platone (SA pp. XXXI-XXXII), Platone, Lutero,
Rousseau, Marx (SA p. 77); Platone, Cristo, Kant, Marx, Lutero, Aristofane, Erasmo,
Voltaire, Lessing, Heine, Bob Hope (SSL p. 63 n. 47), Sartre e Platone, Pitagora e Mo
nod (AR p. 7), Clistene e Mandela (AR p. 16), Achille e Galileo (AR p. 267).
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152 A. Cozzo
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 153
nate, separa, per cosi dire, le apparenze da una sostanza che per? non
sa definir? 16. Il mondo dei presocratici, dei lirici (Saffo con il suo
"eros dolce-amaro", Anacreonte con il suo "di nuovo amo e non amo;
sono folle e non sono folle") e dei pittori tardo-geometrici (con i loro
"miscugli di prospettiva e di piantine dettagliate") testimoniano, pi?
tardi, il fatto che i sentimenti sono diventati fuggevoli, ambivalenti,
contraddittori. Dal punto di vista di A, tutti questi pensatori, e artisti,
sono pazzi vaneggianti (cfr. CM p. 223) perch? hanno eliminato non
solo alcune osservazioni precedenti, ma anche alcuni importanti stan
dard di razionalit? precedenti. Eraclito, per es., nel frammento gi? ci
tato, dal punto di vista di A, "sospende le reg?le che si richiedono per
costituire gli individui e pone fine a tutti i fatti A sugli individui" (CM
p. 224).
Ma nell'analisi dei presocratici ? particularmente su Senofane,
Feroe popperiano - e non solo popperiano -, che PKF si sofferma. In
AR, addirittura, gli ? dedicato Fintero capitolo secondo come ad "uno
dei primi intellettuali occidentali. Come molti suoi successori era una
linguaccia presuntuosa. Ma, diversamente dai suoi successori, aveva
un fascino considerevole" (AR p. 95; l'allusione pol?mica ? chiara
mente a Popper: nel cap. 'Banalizzare la conoscenza: commenti sulle
escursioni filosofiche di Popper', viene esplicitamente ricordato che
Popper fa risalire a Senofane la tradizione del razionalismo critico) 17.
Egli si opponeva ad Omero e ad Esiodo per le loro idee religiose su cui
tutta la Grecia si fondava. Ma questa opposizione alie tendenze cultu
rali del suo tempo viene spesso interpretata dagli studiosi moderni
come una critica delF antropomorfismo omerico, che prepara l'awento
del pensiero razionale 18. Ora, questa interpretazione, secondo PKF, ?
infondata ed ideol?gica. Infatti, dopo avere citato i frr. 11-12, 14-16,
23-26 D.-K., il nostro autore menziona anche il commento di Timone
di Fliunte, allievo dello scettico Pirrone - "II modesto Senofane, cen
sore di omeriche menzogne, credo, ha foggiato un dio di aspetto non
umano, in ogni senso uguale, immobile, integro e pi? spirituale dello
spirito" (21 A 35 D.-K.) - e poi aggiunge: " "Di aspetto non umano",
Cosi Timone chiama il dio di Senofane. ed egli (esso?) ? dawero inu
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154 A. Cozzo
19 Vd. anche A4 p. 135: "Si osservino i tratti disumani, anzi mostruosi di questo
dio, che molti Studiosi (fra cui Schachermayer e von Fritz) hanno elogiato come "fon
dati su una concezione divina purificata", n? la cosa sorprende, giacch? esso ? il perfetto
ritratto degli intellertuali che vogliono guidare il mondo dalla loro scrivania, "senza re
carsi or qui ora l?", semplicemente con "la forza del pensiero" ". Cito un passo cosi
esplicitamente pol?mico perch? esso mostra un carattere a mi? awiso fondamentale del
pensiero di PKF, e cio? la critica della scienza in quanto separata dalla vita quotidiana -
troppo spesso considerata dagli interlocutori di PKF come semplice sarcasmo fine a se
stesso.
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 155
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156 A. Cozzo
tifico. Perch? questo conflitto viene usato per eliminare gli d?i e non il mondo scienti
fico? Entrambi sono oggettivi nelle intenzioni e entrambi sono nati in modo dipendente
dalla cultura. La sola risposta che ho udito a questa domanda ? che gli oggetti scientifici
si comportano in modo pi? regolare degli d?i e possono essere esaminati e controllati in
modo pi? dettagliato. La risposta assume quello che si deve dimostrare, cio? che le leggi
scientifiche sono reali mentre gli d?i non lo sono. Fa inoltre delF accessibilit? e del com
portamento conforme a leggi un criterio di realt?. Questo renderebbe i timidi uccellini e
gli anarchici dawero molto irreali".
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 157
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158 A. Cozzo
sputa tra filosof?a e poesia' di cui parla Platone 22: i filosofi tentavano
di rubare ai poeti il ruolo di guida intellettuale e politica e, per far ci?,
li screditavano, ma facendo uso non di argomentazioni bens? di un
mito secondo cui la poesia era empia e priva di contenuti (cfr. DM pp.
72-73).
In questo franco dialogo con gli antichi 23, in cui non solo si pon
gono domande e si ascoltano le risposte ma anche si giudica consape
volmente e dichiaratamente, la linea del 'progresso' pu? addirittura
essere invertita e la cr?ativit?, oggi di gran moda in quanto categor?a
cult?rale, e comunque sempre valutata positivamente come una 'sco
perta' dei lirici, pu? essere altrettanto lecitamente intesa come presun
tuosa autonom?a dell'io e "scissione dell'uomo dall'ambiente" - scis
sione assente invece nel concetto antico di ispirazione divina del poeta,
come anche in gen?rale nell'immagine dell'uomo omerico, come in
particolare gli studi dello Snell hanno chiarito (cfr. AR p. 139 sgg.); e
ancora, contrariamente alia opinione comune, i presocratici possono
essere visti come un arretramento rispetto ad Omero, in quanto pre
sentano "una semplificazione infantile dei fenomeni e della loro inter
pretazione tradizionale" (RSAS p. 137): il topos del mondo greco
come fanciullezza del mondo (occidentale) moderno 24 ? s? richiamato,
ma anche variato e diversamente connotato rispetto al suo uso tradi
zionale, sicch? i Greci pi? antichi (Omero) risultano pi? 'maturi' di
quelli a noi cronol?gicamente pi? vicini (presocratici). E cos? che PKF
affronta il problema classico della nascita della Ragione: questa non
va considerata come il "miracolo greco", bens? come "il procedimento
astratto degli intellettuali, il vuoto "razionalismo" " (A4 p. 143): i
Greci non inventarono le argomentazioni - perch? queste esistono in
tutte le societ? -, bens? la credenza che un modo specifico di argumen
tare fosse indipendente dalla situazione contestuale e dalla tradizione
(cfr. AR pp. 12-13). Cos?, la nascita del razionalismo risulta essere
soltanto un tentativo di svalutare e semplificare la complessit? della
realt? esperita: e il tentativo riusci non perch? la forza delle idee di
Anassimandro, Eraclito, Senofane e Parmenide fosse irresistibile,
bens? a causa di diversi fattori concomitanti, quali Forganizzazione
politico-territoriale di Clistene e lo sviluppo delPeconomia monetaria,
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 159
25 Cfr. AS p. 141: "Un forte motivo per il conseguimento di una sorta di indipen
denza da parte di queste nuove propri?t? povere di particolari fu, a mio awiso, la sco
perta che col loro aiuto si potevano raccontare nuove specie di storie, per cosi dire nuove
sorte di miti, con tratti sorprendenti. (...) Se al concetto tradizionale di Dio, che viene
spiegato da numerosi episodi, si sostituisce un concetto in cui si parla ormai solo del po
tere, o ?elYessere, si pu? raccontare la seguente storia, la quale in verit? non ? molto in
teressante, n? convalidata da una tradizione, ma ? nondimeno assai persuasiva: "Dio o ? *
uno o ? molti. Se ? molti, essi sono o uguali o diversi. Se sono uguali, sono come i citta
dini di una citt?; e quindi non sono d?i. Se sono diversi, alcuni sono subordinan, e
quindi di nuovo non sono d?i (poich? ilpotere di un dio, che ? il suo unico carattere, non
ha ?onfini). Dio ? dunque uno solo". Storie di questo tipo - in seguito le si chiam? dimo
strazioni (...)". Cfr. SSL p. 190 e n. 3, con rimando alio scritto pseudo-aristotelico Su
Melisso, Senofane e Gorgia.
26 "Questo diventa chiaro dalla sua identificazione di Pensiero ed Essere (Diels
Kranz, frammento B3). L'identificazione era famili?re nella Grecia antica ma Parme
nide fu il primo a usarla come argomento contro Fopportunismo cult?rale. Una versione
moderna della credenza secondo cui alcune tradizioni non sono soltanto migliori di al
tre, ma sono di un genere completamente diverso e soltanto esse sono in grado di fornirci
conoscenza si pu? trovare in B.L. van der Waerden, Science Awakening, New York
1963, p. 89. Van der Waerden descrive i modi diversi in cui i matematici babilonesi ed
egiziani computavano Tarea di un cerchio e chiede: "Come faceva T?lete a distinguere
fra le ricette correrte, esatte per il calc?lo e quelle approssimate, scorrette? Natural
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160 A. Cozzo
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 161
cosi introdotti non sono entit? astratte, non sono separati dalle cose (...). Sono adattati
aile circostanze in cui emergono e cambiano con esse" (AR p. 114).
30 "Le malattie che si incontrano nei passi di carattere emp?rico del Corpo ippo
cratico sono definite alio stesso modo. Non sono "malattie corne entit?", cio? cose e pro
cessi astratti che possono essere separati dal corpo sofferente, sono caratteristiche di
questo corpo. Vengono scoperte mediante un esame diretto, pres?ntate per mezzo di sto
rie e cambiano insieme al corpo esaminato e al medico che conduce l'esame" (AR p.
114). E in SSL p. 43 n. 21: "una serie di scritti appartenenti al corpus ippocratico dimo
strano che la crescente astrazione ebbe come conseguenza uno scadimento della prassi
medica; cfr. Harris Coulter, Divided Legacy, I Washington 1971"; invece Fatteggia
mento di esaminare casi concreti piuttosto che speculare te?ricamente "si venne consoli
dando in epoca ellenistica sotto Finflusso dello scetticismo. Cfr. L. Edelstem, Empirie
und Skepsis in der Lehre der griechischen Empirikerschule, in Quellen und Studien zur
Geschichte der Naturwissenschaften in der Medizin, 3, 4, Berlin 1933, pp. 45
sgg-".
31 Vd. pi? anal?ticamente AR p. 102, con rinvio agli Studi sulVeleatismo di G. Ca
logero, e con Fesemplificazione di Elettra 588 sgg., per quello ehe riguarda la divinit? in
Sofocle.
32 La conoscenza in forma di lista si manifesta sia nell'eclettismo religioso, sia nel
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162 A. Cozzo
erano anche parte del senso comune. La sua obiezione "Ho chiesto
una cosa e ne ottengo moite" assume che una parola significhi una sola
cosa; ma ? proprio il punto in discussione. I suoi interlocutori conce
dono l'unit? ai numeri (Tee te to) o alle api (Menone), ma si rifiutano di
estendere l'uniformit? te?rica a questioni sociali come la conoscenza e
le virt? 33: Platone era ben consapevole della difficolt? di estendere
concetti semplici a questioni complesse. Anche questo ? rimasto un
problema vitale fino a oggi, come la scissione fra scienze e cultura
umanistica" (AR p. 67).
E in termini di storie tradizionali, naturalmente, che si esprime il
teatro che, come d'altronde anche Fepica, si occup?, molto tempo
Fambito della ricerca, ad esempio in quella 'storiografica' dove "versioni diverse della
stessa storia vengono tramandate una accanto alFaltra (questo venne elevato a principio
da Erodoto - VII 152, 3: legein ta legomen?f (AR p. 101). Erodoto rientra in pieno,
naturalmente, in quelle che PKF chiama "tradizioni storiche, le quali producono una
conoscenza regionale o, rispetto alle condizioni, relativa (di ci? che ? buono o cattivo,
vero o falso, bello o brutto, ecc." (AR p. 167); per via di questa consapevolezza, come
mostra esplicitamente il famoso Proemio delle sue Storie, "Erodoto attribuisce uguale
peso alle realizzazioni dei Greci e dei Barbari. (...) in seguito gli sciovinisti greci (Plu
tarco, ad esempio) non mostrarono alcuna simpatia per una prospettiva cosi ampia"
(AR p. 168). Tucidide appartiene invece alia tradizione astratta (vd. AR p. 291). E a
proposito di Erodoto 3, 38 che, con Pindaro, riconosce che "la tradizione ? il re di tut
to", e chiama pazzo Cambise perch?, dopo avere invaso FEgitto, ne profano i templi e ne
derise le tradizioni sacre: "Si noti che, secondo questa linea di ragionamento, la deri
sione da parte di Senofane di "tutto ci? che le antiche leggi e usanze avevano reso sacro"
indica anche una mente disturbata e malata; non ? segno di larghezza di vedute" (AR p.
42. vd. anche SSL p. 111).
33 II rimando ? alla Greek Popular Morality di K.J. Dover e, in AR p. 127 n. 17, a F.
Wehrli, Hauptrichtungen des Griechischen Denkens, Stuttgart-Zurich 1964. In SA pp.
135-138, a proposito dello stesso problema, vengono citati Theaet. 146c-146d, 147c
148b, Meno 71d-72a e 73a-b: vengono menzionati esempi di conoscenza (quella del
calzolaio, quelle di altri artigiani etc.) e di virtu (quella delFuomo, quella della donna,
quella del fanciullo etc.); si mostra nell'oggetto di ricerca "attraverso il carattere aperto
delF elenco la sua incompiutezza e mutevolezza: non si pu? esaurire la cosa a parole, ma
per mezzo di esempi si possono fissare (provisoriamente) certi limiti" (SA p. 136). I
"numeri, e forse anche le api, sono cose semplici. Essi sono gli stessi per i Greci e per i
Barbari, per gli Ateniesi e per gli Spartani; perci? ? possibile caratterizzarli per mezzo di
definizioni generali. Costumi, virt?, conoscenze cambiano invece da una nazione alFal
tra e anche fra i Greci variano fra citt? e campagna, dal tempo di Omero a quello della
democrazia ateniese, ad Atene e a Sparta. Qui una caratterizzazione comune non sem
bra possibile, ma Socrate si sforza nondimeno di conseguirla" (A4 p. 139). Vale la pena
menzionare, perch? ? indicativo dell'atteggiamento anti-intellettualistico di PKF, il fatto
ehe egli, in ?R p. 117, dopo avere citato i testi gi? segnalati diverse volte, aggiunge:
"Muratori, op?rai metallurgici, pittori, architetti e ingegneri apparentemente rimasero
in silenzio, ma lasciarono edifici, gallerie e opere d'arte di ogni tipo a mostrare che la
loro conoscenza dello spazio, del tempo e dei materiali era pi? progressiva, pi? fruttuosa
e di gran lunga pi? dettagliata di qualunque altra cosa sia emersa dalle speculazioni dei
filosofi".
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 163
34 Vd. anche A4 p. 128: "Perfino taluni schemi logici fondamentali, come il modus
tollens, che fioriscono e prosperano negli ambiti pi? aridi della l?gica formale, si trovano
dapprima nella tragedia, ai fini della costruzione e deirintreccio del nodo tr?gico, e que
sto ? a sua volta il risultato di un urto di tradizioni inconciliabili: Oreste deve vendicare
il padre, e quindi uccidere la madre, ma non gli ? lecito ucciderla dal momento che essa
? una sua consangu?nea".
35 In SSL p. 191 n. 5 si rinvia, in riferimento a ci?, a K. von Fritz, Antike und Mo
derne Trag?die, Berlin 1962.
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164 A. Cozzo
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 165
la guarigione del malato (cfr. AS pp. 8-10) 36: "un medico, diceva
questo autore, deve riportare le persone ad uno stato di benessere;
deve essere dunque in grado di enunciare la sua meta negli stessi ter
mini familiari che son? usati dai suoi pazienti (L 'antica medicina, ca
pitoli 15 e 20 [...]) 37. Alcuni medici avevano sostenuto, e il pubblico
in larga parte era giunto a credere, che la salute ritorna ad un organi
smo malato per conto suo e che probabilmente gli esperti non facevano
che ritardare il processo (SuWarte cap. 5). La medicina, diceva il trat
tatello Nomos (capitolo I) che sembra appartenere al quarto sec?lo,
"[...] ? la pi? illustre di tutte le arti, a causa dell'ignoranza di coloro
che la praticano e di quelli che disinvoltamente la giudicano, ? ora di
tutte le arti di gran lunga la meno stimata. La ragione principale di
questo errore mi sembra sia questa: la medicina ? la sola arte che i no
stri stati non hanno assoggettato ad alcuna pena eccetto che quella del
disonore e il disonore non ferisce chi ne ? coperto. Questi uomini son?
in realt? molto simili ai soprannumerari nelle trag?die. Proprio come
questi hanno Fapparenza, gli abiti, le maschere di attori senza essere
attori, lo stesso accade per i medici; molti hanno la reputazione di me
dici, molto pochi lo sono in realt? (...)" " (AR p. 45).
Dunque, ancora in piena et? classica si ha una coesistenza delle
due tendenze di pensiero (astratta e tradizionale), piuttosto che una
netta prevalenza di quella recente sulla pi? vecchia: del resto, nello
stesso Platone, la differenza tra la Repubblica e le Leggi pu? essere
spiegata con Fipotesi che il filosofo, nelFultima parte della sua vita,
abbia accettato di combinare i risultati del pensiero astratto con quelli
della tradizione (cfr. SSL p. 192; vd. anche p. 43 n. 21). Piuttosto,
nell'affermarsi del 'razionalismo' fu fondamentale il ruolo di Aristo
36 PKF aggiunge che "il teorizzare, inoltre, interferisce sulFumanit? del medico,
giacch? lo spinge a vedere nel paziente nient'altro che materiale di ricerca".
37 A p. 64 di AR viene citato il passo del cap. 15: "Non riesco dawero a capire in
quai modo coloro che professano quella teor?a e allontanano la medicina dalla sua via
attuale, traendola verso un postulato, riescano a curare gli uomini. Non hanno infatti
scoperto, pens?, alcuna sostanza che in s? sia "il caldo", "il freddo", "il secco", "Fumi
do", e che non comunichi con nessun'altra forma. Al contrario io pens? che essi dispon
gano degli stessi cibi e bevande di cui tutti ci serviamo, ma che attribuiscano ad uno di
questi Fesser "caldo", a un altro "freddo", a un altro "secco", e a un altro infine "umi
do", perch? sarebbe assai futile prescrivere a un malato di prendere qualche cosa di
caldo: subito infatti domander? "Che cosa?", sicch? occorrer? rispondere a vanvera op
pure ricorrere a qualcuno dei cibi conosciuti". In A4 p. 144 viene ricordato, forse non
del tutto opportunamente, anche il passo di Plat. Phaedr. 270b (a p. 145 dello stesso SA
? riportato il passo di Antica medicina cap. 20); in SSL p. 53 n. 34 si rinvia, per un'e
sposizione delle correnti astratte e storiche in Grecia, a O. Temkin ('Isis' 1953), tr. ted.
in Antike Medizin, hrg. von H. Flashar, Darmstadt 1971, pp. 1-28 (Griechische Medizin
als Wissenschaft und Handwerk).
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166 A. Cozzo
38 In AR pp. 117 e 155 viene citato a sostegno il passo del De gener. et corn 325a
18 sgg. Alle pp. 167-168 dello stesso AR, dopo avere presentato come esempio di pen
siero relativistico "le obiezioni di Poseidone contro le pretese universalistiche di Zeus (//.
15, 184 ss.)", aggiunge che "Aristotele sostitui le regionifisiche (che erano antenati de
gli elementi) con soggetti teorici (poesia, biologia, matem?tica, cosmologia) che avevano
concetti propri, leggi e condizioni autonome. Combinando il fatto (gi? noto a Omero:
Od. 18, 136) che la comprensione umana viene modificata dalle circostanze (fisiche e
sociali) con il riconoscimento (presente in Erodoto) che perfino le usanze e le credenze a
noi pi? estranee son? parte essenziale delle vite di chi le accetta, e lo aiutano in diversi
modi, arriviamo alia concezione per cui tutte le opinioni, per quanto relative o regionali
son? degne di essere prese in considerazione". Vd. anche Fanalisi particolareggiata
svolta in SSL pp. 192-197, e soprartutto in Lp A.
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 167
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168 A. Cozzo
loro visione del mondo non sar? messa da parte: la citt? ha bisogno di
tutte le componenti che contribuiscono alla sua crescita, non pu? per
mettersi di perderne nemmeno una. E vero, vi sono ora nuove leggi e
una nuova moralit?: le leggi di Zeus sono rappresentate da Apollo. Ma
non si deve permettere che queste leggi mettano completamente da
parte quello che c'era prima. Il loro ingresso nella citt? ? garantito
purch? dividano il loro potere con quelle che le hanno precedute. Cos?
una generazione prima di Erodoto, nello stesso momento in cui leggi e
costumi popolari venivano dichiarati validi, la loro validit? veniva ri
stretta per fare spazio a leggi e costumi diversi ma altrettanto impor
tanti" (AR pp. 56-57). Perch? chiarire tutto questo? Per awertire che
ben altra ? la situazione nelle moderne democrazie, in cui le scelte im
portanti, lungi dalFessere prese dal pop?lo, sono anzi delegate ad
'espertF o a crappresentanti del pop?lo' (cfr. A/? p. 59).
Invece, tutto pu? essere deciso "solo se tutti vengono ammessi a
partecipare al dibattito e se vengono incoraggiati a pronunciare le loro
opinioni sulFargomento. Questa posizione ? presentata nel modo mi
gliore e pi? semplice nel grande discorso di Protagora (Platone, Prota
gora 320c-328d); i cittadini di Atene non hanno bisogno di essere
istruiti nella lingua, nella pratica della giustizia e nel modo di trattare
gli esperti (condottieri, naviganti, architetti): essendo cresciuti in una
societ? aperta 41 in cui Fistruzione ? diretta e non mediata e scompi
gliata da educatori, essi hanno appreso tutte queste cose dal princi
pio" (SA p. 78). A proposito di Protagora, bisogna chiarire che da Pla
tone (Prot. 322c sgg. e 325c sgg.) emerge che, non solo Erodoto, ma
neanche lui asseriva, come fecero invece altri crelativistf, che, data la
non validit? universale delle istituzioni, non si potesse decidere di
adottarne alcune e di rifiutarne altre: relativismo non significa nichili
smo (cfr. AR p. 43).
Un paradigma scettico?
E ben chiaro, ormai, come i Greci di PKF, pur nella loro alterit?
rispetto a noi, non si presentino nelFasettica veste della obiettivit?
41 ? qui ben chiara la differenza tra il concetto di societ? aperta e societ? chiusa di
PKF e quello di K.R. Popper, per il quale vedi, ad esempio, La societ? aperta e i suoi ne
mici. Platone totalitario I (1966), rr. it. Roma 1973, p. 245: "Una societ? chiusa pu? es
sere giustamente paragonata a un organismo (...) per il fatto che ? un'unit? semi-orga
nica i cui membri sono tenuti insieme da vincoli semi-biologici: parentela, vita in co
mune, partecipazione agli sforzi comuni, ai pericoli comuni, aile gioie comuni e ai disagi
comuni. (...) in una societ? aperta molti membri si sforzano di elevarsi socialmente e di
prendere il posto di altri membri". E evidente come, qui, Fespressione "societ? aperta"
si riferisca alla odierna societ? occidentale connotata positivamente per quei meccani
smi di concorrenzialit? che possono, invece, altrettanto giustificatamente, presentarla
come il luogo delF homo homini lupus.
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 169
42 G.E.R. Lloyd, Magia ragione esperienza. Nascita e forme della scienza greca
(1979), tr. it. Milano 1982, p. 9 (d'ora in avanti citato anche nel testo come
MRE).
43 Lloyd riconosce che Fidea senofanea della divinit?-mente ? una "nozione che
senza dubbio ? ancora influenzata da un modello umano" (MRE p. 18); che il pensiero
tradizionale soprawive, ad esempio in Erodoto (p. 30 sgg.), ancora dopo la nascita della
scienza; che, "se ? vero che Fideale di una scienza puramente razionale favori alcuni dei
maggiori trionfi della scienza greca, questo predominio razionalistico non ? privo, pero,
di risvolti negativi. Spesso Findiscutibilit?, il rigore e Fesattezza erano ottenuti a prezzo
di una certa arbitrariet? e di un certo dogmatismo, e in qualche caso anche di un certo
impoverimento del contenuto empirico della ricerca" (p. 85; cfr. p. 87); e che, in gene
rale, nel rendere conto del (relativo) affermarsi del razionalismo - in buona parte fatto
convincentemente coincidere con lo sviluppo della dialettica (an?loga la proposta di
concepire la scienza moderna fatta da M. Pera, Scienza e retorica, Roma-Bari 1991) -
molta importanza va assegnata alia concomitanza di pi? fattori.
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170 A. Cozzo
capire che, come anche nel caso dei purificatori, il sollievo che i pa
zienti ottenevano dai suoi intervenu doveva essere in gran parte di na
tura psicol?gica, e dovuto alla loro fiducia nella sua abilit? e autorit?
piuttosto che a un effettivo potere di guarigione" (p. 41).
Ora, quai ? la differenza pi? importante tra Fimpostazione di
PKF e quella, appena richiamata, di Lloyd? Credo che consista funda
mentalmente nello scopo stesso dei due tipi di indagine, che vengono,
perianto, strutturati diversamente: per Lloyd, "Pobiettivo primario ?
di definir? i caratteri distintivi delPantico pensiero greco nel periodo
cruciale in cui la scienza e la filosof?a stavano emergendo come tipi di
indagine ben individ?an" (MRE p. 13); per PKF, il fine non ? solo
portare a termine una ricerca scientifica, ma portarla a termine per
porre esplicitamente il problema radicale: "vale la pena di continuare
la ricerca scientifica? (...) perch? Fesistenza di questo prodotto do
vrebbe impedirci di porci la domanda pi? importante di tutte, la do
manda: fino a che punto ? stata realizzata la felicita dei singoli esseri
umani e fino a che punto la loro liberta? (...) La nostra domanda ?
dunque: che valori sceglieremo per esplorare le scienze di oggi? Mi
sembra che la felicita e il completo sviluppo di ogni sing?lo essere
umano rappresentino ora, e sempre, i pi? alti valori possibili" (CpS p.
290). Li, dunque, un lavoro in ultima istanza semplicemente 'scienti
fico' e sul passato; qui, un lavoro consapevolmente ed esplicitamente
diretto a far riflettere sul mondo odierno, un dialogo col passato tal
mente portatore di senso, per richiamare ancora le parole del Gentili,
"da divenire un dialogo nel presente sul presente" 44: un dialogo nel
quale PKF ha rintracciato una tradizione per farsene continuatore.
Egli non ha solo interpretato Protagora, ma se ne ? anche proclamato
in qualche modo allievo 45; ed ha utilizzato Platone non solo per la cri
tica "della prosa accademica e del pensiero accademico" (SSL p.
181), ma finanche nel prenderlo a modello narrativo, cos? da scrivere i
suoi ultimi libri (DM e DC) in forma di dialogo 4?. Quanto al probabile
debito nei confronti di Sesto Empirico per la critica a Senofane, ne ho
gi? accennato sopra (n. 20); ma la ripresa dello scetticismo antico, in
PKF, va al di l? dei pochi riferimenti espliciti, e, nonostante lo stu
dioso abbia pi? volte messo in rilievo le differenze tra la propria posi
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I Greci di Paul Karl Feyerabend 171
47 Cfr. ad es. Sext. Emp. Pyrrhon. Hypotyp. 3, 280: "Lo scettico, per amore verso
gli uomini, vuole, per quanto gli ? possibile, guarir? col ragionamento la presunzione e la
temerariet? dei dogmatief \
48 E della vis pol?mica di Timone di Fliunte, come anche delFabitudine sestiana di
ripetere spesso gli stessi concetti con le stesse parole fa uso lo stile stesso di PKF.
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172 A. Cozzo
Universit? di Palermo
49 Anzi, PKF cita nella stessa pagina, ma un po' prima, Fammissione dello stesso
Evans-Pritchard di avere pure lui cons?ltate gli oracoli azande e di averli trovati perfet
tamente soddisfacenti per Famministrazione delle faccende domestiche.
* Diversi saggi di PKF sono stati ripubblicati pi? volte, anche nelle opere sorto
elencate, ma quasi sempre dopo che Fautore li aveva rimaneggiati: pertanto ? capitato di
fare riferimento, nel testo, alio stesso articolo menzionando ora Fu?a ora Faltra delle
opere in cui era compreso. Alle opere di PKF che ho citato bisogna aggiungere adesso
Ambiguit? e armon?a. Lezioni Trentine, a cura di F. Castellani, Roma-Bari 1996, che ri
prende in buona parte anche i temi che ho evidenziato nel presente articolo.
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