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Questo tema della mobilità sociale e della democrazia viene analizzato da uno dei
principali esponenti del pragmatismo e attivismo americano John Dewey, ma in
chiave prospettica diversa; analizza questo rapporto sulla base delle interazioni che
vi sono tra scuola e democrazia. Il tema della democrazia che noi abbaimo osservato
nella prospettiva dello status viene posto al centro della riflessione pedagogica
Dewey sostiene che la scuola fa parte della società in quanto istituzione sociale, il
cui scopo è l’educazione dei fanciulli.
L’educazione è un processo sociale che porta il bambino alla conoscenza della
tradizione culturale e del progresso compiuto dall’umanità nel corso del tempo.
L’educazione non è preparazione alla vita, bensì vita stessa. Le conoscenze acquisite
attraverso l’educazione non sono fini a se stesse, bensì sono applicate alla vita, al
contesto in cui il bambino vive: attraverso tali conoscenze, il fanciullo vive il
presente nel migliore dei modi e si prepara a fare altrettanto nel futuro.
Perciò nella scuola devono essere utilizzati tutti gli strumenti e riprodotte tutte le
situazioni necessarie per rendere il bambino partecipe del patrimonio culturale e
per conoscere il passato.
La scuola perciò deve rappresentare un luogo di vita sociale semplificata (che faciliti
la vita sociale esistente). Infatti, la vita esistente è così complessa che il bambino non
può entrarvi in contatto senza confusione o distrazione.
La vita sociale che la scuola rappresenta si deve sviluppare gradualmente, partendo
dalle esperienze che il bambino conduce in famiglia e nell’ambiente sociale in cui
cresce.
L’educazione quindi ha una funzione fondamentale di trasmissione sociale ed essa
trova piena realizzazione nell’ambiente scolastico. La scuola assolve la funzione di
mediare tra società e fanciullo, fornendogli esperienze semplificate che gli
impediscano di essere travolto dall’ambiente sociale.
Egli infatti afferma che la scuola è lo snodo fondamentale tra società e democrazia,
la scuola deve concorrere alla realizzazione dell’educazione come valore
democratico, attraverso anche il metodo dei problemi. Quando l’educazione fa si
che tutti i membri di una società attraversino i campi problematici vi è più
interazione e miglioramento sociale. Endosmosi, esperienza educativa e dis-
educativa nucleo centrale di dewey ha a che fare con il fondo di adattamento
Obiettivo di dewey cercando di rendere l’individuo di adattarsi efficacmente alla
società possa essere collegato alla flessibilità disponibilità per il sistema
L’impianto pedagogico di Dewey però non mira a quella flessibilità che porta
all’assoggettamento della società sull’individuo, il quale viene inglobato in questo
contesto e perde la possibilità di crearsi un progetto di vita. L’uomo deve cercare di
essere flessibile ed elastico nei confronti degli scopi del mercato, deve essere
sempre disponibile a cambiare per gli scopi del sistema.
Di questo assoggettamento ne parla anche il filosofo e sociologo Marcuse, che
faceva parte della scuola di Francoforte insieme ad Horkheimer e tanti altri.
Marcuse parla di razionalità strumentale cioè calcola la razionalità rispetto allo
scopo. L’uomo viene assoggettato agli scopi della società, viene visto al pari con la
natura, cioè qualcosa da poter sfruttare. Ma l’uomo non viene sfruttato solo come
forza-lavoro, ma in tutto il suo insieme, infatti la sfera esistenziale viene piegata
all’interno del sistema perciò l’uomo diviene più utile e funzionale nel suo tempo
libero che in quello lavorativo perché utilizza il tempo libero per gli scopi del
sistema. Utilizza questo tempo per perseguire quei falsi bisogni appartenenti alla
società, ma che l’uomo interiorizza come propri e li persegue. Perciò nello stato
dell’apparente benessere regna l’illibertà perché l’individuo si trova in una
prospettiva falsa e totalizzante dove ogni ambito della via umana ne è condizionato.